di Kahlil Gibran
L'amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l'amore basta a all'amore.
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La musica è il suono elettrizzato in cui lo spirito vive pensa e crea. (Ludwig van Beethoven)
Basta sentire una nota musicale, e ci viene subito annunciata una vita che non ci è stata narrata da alcuno, che non è predicata da alcun predicatore. Supponete ch’io cerchi di riferire esattamente quel che vedo attraverso la musica: il campo della mia vita diviene una pianura illimitata che è bello attraversare, e alla cui fine non v’è morte né delusione.
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Achille - La nascita del Pelìde
Non ha sicuramente bisogno di presentazioni il più grande eroe tra tutti gli Achei. Dopo millenni, si parla ancora delle sue gesta, del suo valore e della sua ferocia in battaglia, come si parla anche della sua invulnerabilità e del suo unico punto debole: il tallone. Tuttavia non tutti conoscono le diverse versioni della sua nascita e della sua vita, come neanche il fatto che inizialmente, nei primi poemi come l'Iliade e l'Odissea, non fosse mai stata menzionata né la sua invulnerabilità né il suo famoso tallone.
Oltre a lui, la coppia ebbe anche altri sei figli, e Teti tentò di renderli tutti immortali: li ungeva di giorno di ambrosia e di notte li ardeva nel fuoco, ma i primi sei non sopravvissero al tentativo. Il settimo, ovvero Ligirone, subì lo stesso trattamento, ma nel momento in cui venne messo in mezzo alle fiamme, le sue urla fecero svegliare di soprassalto Peleo, il quale irruppe nella stanza e colse la moglie nell’atto. Alla vista del figlioletto sofferente in mezzo al fuoco, Peleo cacciò un urlo di spavento. Teti, adirata d quell’ingiustificata reazione, fece cadere il piccolo per terra e, furente col marito, svanì come un sogno e tornò a vivere nelle profondità dell’Oceano. Il piccolo rimase ustionato sulle labbra e sul tallone, per cui Peleo lo affidò alle cura del centauro Chirone, che diede un nuovo nome al bambino: Achille, (che significa: "senza labbra"), poiché la sua bocca non si era mai accostata al seno di sua madre. Inoltre, Chirone sostituì il tallone ustionato del piccolo con quello di un gigante, disseppellito dal centauro stesso. Il nome di quella creatura era Damiso e in vita era famoso per la sua velocità. Grazie al nuovo tallone, il piccolo, crescendo, si distinse particolarmente nella corsa, meritandosi l’appellativo di “Piè veloce".
La versione di Achille unto nell’ambrosia di giorno e ustionato nel fuoco di notte la si legge nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, ma secondo la versione più popolare (figlia di un poema romano mai terminato del I secolo d.C., "l'Achilleide" di Publio Papinio Stazio), Achille venne immerso dalla madre Teti nel fiume Stige, le cui acque lo avrebbero reso invulnerabile. Tuttavia, durante l’atto, Teti lo prese per un tallone, impedendo quindi che quel punto venisse toccato dall’acqua.
In ogni caso venne affidato alle cure e all’istruzione del centauro Chirone e di un altro mentore di nome Fenice. Il Centauro lo rinvigorì nutrendolo con interiora di leone e di cinghiale oltre che di midollo di orso, in modo da trasmettergli la forza di questi animali; poi lo addestrò nell'arte della medicina, della musica e delle nobili virtù, come il rifiuto per l'eccesso e la menzogna. Fenice, che col tempo divenne una seconda figura paterna per Achille, invece lo addestrò nell'uso delle armi, facendo di lui un formidabile guerriero nonostante fosse solo un bambino.
Una volta cresciuto e completato l'addestramento, Achille tornò a Ftia da suo padre Peleo e lì strinse un'immortale amicizia con Patrloco. Dopo del tempo, vennero nella città Nestore e Odisseo per comunicare ai due che presto sarebbe partita una spedizione verso Troia, capeggiata dal re di Micene Agamennone, per muovere guerra alla città. Teti profetizzò al figlio che se avesse rinunciato a partire avrebbe vissuto una vita lunga e serena. Tuttavia, dopo la sua morte, sarebbe stato dimenticato. Se invece fosse partito avrebbe vissuto circondato di gloria e ammirazione compiendo gesta eroiche in battaglia. Ma in quel caso, la sua vita sarebbe stata breve. Achille scelse di partire, preferendo una vita corta ma radiosa piuttosto che una vita lunga ma senza fama e gloria.
Secondo altri, invece, all'età di nove anni ad Achille venne fatta una profezia dall'indovino Calcante: egli vaticiniò che presto tutti gli Achei avrebbero mosso guerra alla città di Troia, ma che Achille sarebbe morto sotto le mura di essa. Spaventata per la sorte del figlio, sua madre Teti decise di travestirlo da femmina e lo mandò a Sciro per nasconderlo, presso la corte di re Licomede. Lì visse e crebbe insieme alle figlie del re, confondendosi tra di loro. Venne soprannominato "Pirra", cioè la "Fulva", a causa dei suoi capelli biondissimi. Lì visse per nove lunghi anni, ma neanche un indomito guerriero come lui poteva sfuggire al fato e illudere la tela del destino tessuta dalle Moire. Nel prossimo racconto vedremo il perché.
~ Dipinto di Antoine Borel, "Teti immerge Achille nello Stige" ~
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Lascia andare le persone che non sono
pronte ad amarti. Questa è la cosa più
difficile che dovrai fare nella tua vita e
sarà anche la cosa più importante.
Smetti di avere conversazioni difficili con persone che non vogliono cambiare.
Smettila di presentarti alle persone che non hanno interesse per la tua presenza.
So che il tuo istinto è quello di fare del tuo meglio per essere apprezzata da chi ti circonda, ma è un impulso che ti ruba
tempo, energia, salute mentale e fisica.
Quando inizi a lottare per una vita con gioia, interesse e impegno, non tutti saranno pronti
a seguirti in quel luogo.
Ciò non significa che devi cambiare chi sei, significa che devi lasciare andare le persone che non sono pronte ad accompagnarti.
Se sei esclusa, insultata, dimenticata o ignorata dalle persone a cui dedichi il tuo tempo, non ti stai facendo un favore continuando a offrire loro la tua energia
e la tua vita.
La verità è che non sei per tutti e non tutti sono per te.
Questo è ciò che rende così speciale gli incontri con persone con cui hai amicizia
o amore reciproci. Saprai quanto è prezioso perché hai sperimentato ciò che non è.
Più tempo passi cercando di farti amare
da qualcuno che non ne è capace,
più tempo sprechi privandoti della possibilità di quella connessione con qualcun altro.
Ci sono miliardi di persone su questo pianeta e molte di loro ti incontreranno, al tuo livello
di interesse e impegno.
Più rimani coinvolto con persone che ti usano come cuscino, opzione di sfondo o terapista per la loro guarigione emotiva, più a lungo ti allontani dalla comunità che desideri.
Forse se smetti di presentarti, non ti cercheranno. Forse se smetti di provare, la relazione finirà. Forse se smetti di inviare messaggi, il tuo telefono rimarrà scuro per settimane.
Ciò non significa che tu abbia rovinato la relazione, significa che l'unica cosa che l'ha sostenuta è stata l'energia che solo tu hai
dato per mantenerla. Questo non è amore, è attaccamento. è voler dare una possibilità a chi non se lo merita!
La cosa più preziosa che hai nella tua vita è
il tuo tempo e la tua energia, poiché entrambi sono limitati. Ciò a cui dedichi tempo ed energia definirà la tua esistenza.
Quando ti rendi conto di questo, inizi a capire perché sei così ansioso quando passi del tempo con le persone, in attività, luoghi o situazioni che non ti si addicono.
Inizierai a realizzare che la cosa più importante che puoi fare per te stesso e per tutti quelli intorno a te è proteggere la tua energia più ferocemente di qualsiasi altra cosa.
Rendi la tua vita un rifugio sicuro, dove solo le persone “compatibili” con te sono ammesse.
Non sei responsabile del salvataggio di nessuno. Non sei responsabile di convincerli a migliorare. Non è il tuo lavoro esistere per le persone e dare loro la tua vita!
Perché se ti senti male, se ti senti obbligato, sarai la radice di tutti i tuoi problemi a causa della tua insistenza, temendo che non ti restituiscano i favori che hai concesso. è il tuo unico obbligo realizzare che sei il padrone del tuo destino e accettare l'amore che pensi di meritare.
Decidi che meriti una vera amicizia, un vero impegno e un amore completo con persone sane e prospere.
Quindi aspetta e vedi quanto tutto inizia a cambiare.
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Anthony Hopkins
Donne Autunno
Ci sono donne che l’autunno
ce l’hanno nell’anima,
perché si nutrono di silenziose nostalgie
e di dolci solitudini,
di misterioso desiderio
di introspezione e di rinascita.
Negli occhi hanno mille colori caldi,
infinite tonalità di giallo,
marrone, rosso e verde
che danno vita a splendide opere d’arte.
Le donne autunno
indossano la loro malinconia
con leggerezza ed eleganza
ed hanno la stessa generosità
degli alberi dorati,
che regalano alla terra le loro foglie per nutrirla
e per rafforzare le radici.
Amano l’eleganza delle foglie,
che hanno mille colori
e improvvisano misteriose danze nell’aria,
fino a quando, stanche,
si posano con leggerezza sul terreno.
Sono donne che sanno rinnovarsi ed evolversi,
come l’eterno rinascere della natura,
perché sanno che l’autunno
... è la primavera dell’anima.
Agostino Degas
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450 anni!
Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita. L'essercitio mio è di pittore. Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell'equilibrio che regola l'universo tutto. In questa magia l'anima mia risuona dell'Unico Suono che mi riporta a Dio.
Ecco i pazzi. Il disadattati. I ribelli. I facinorosi. Le spine nei fori quadrati. Quelli che vedono le cose diverse. Non sono appassionati di regole. E non hanno alcun rispetto per lo status quo.
Si possono citare, essere in disaccordo con loro, glorificarli o denigrarli. L’unica cosa che non si può fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana nel futuro.
Mentre alcuni possono vederli come pazzi, noi li vediamo come geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelli che lo fanno davvero
Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita.
(Alda Merini)
e stasera passeggiamo per le strade di Parigi..o meglio andiam per Musei..
e quale Museo se non il Louvre..
io ci sono stata anni orsono..beata di mille tesori..e non solo la Gioconda...
si assaporano, e dico assaporano profumi arcani..quasi polverosi..dove la luce fà giochi fantastici..
aleggiano volteggi alati e bellezze supreme..
ogni tanto qualche tenda si smuove, sfrusciando..e volgi lo sguardo..magari qualcosa si smuove...
e alla mente ti tornan antiche leggende e antichi suoni..immagini viste sui libri o in televisione..
le luci in alcune stanze sono soffuse per rispetto a mille bellezze dipinte in altre la luce avvolge..
ma quell'alone di mistero ti accompagna in tutto il viaggio..per tutto quel cammino..
chissà se per incanto o per immaginazione..
qualcosa succederà...
, il Louvre, possiede le sue leggende e le sue storie avvolte dal mistero. Le sue gallerie che ospitano stupende opere, i lunghi corridoi, le collezioni nascoste e l’alone di mistero che ha sempre accompagnato la sua storia hanno contribuito a stimolare l’immaginazione e la nascita di storie fantastiche.
Io che ci sono stata posso dirvi che qualcosa di vero c'è..entri in un altra dimensione....
e allora...
,magari vorresti fare qualche "incontro leggendario"...
Belfagor, il fantasma del Louvre.
La mummia dai poteri malefici si aggirerebbe la notte tra splendide opere d'arte, lasciandosi spesso "fotografare". Non sarebbero rare infatti le apparizioni del fantasma e anche coloro che raccontano di averlo visto.
Un alone di mistero e leggenda che ha nutrito negli anni fantasie letterarie e cinematografiche. Belfagor ovvero Il fantasma del Louvre (Belphégor ou Le fantôme du Louvre) è il romanzo del 1926 di Arthur Bernède. Guardando in "casa nostra" troviamo "La Favola di Belfagor Arcidiavolo", unica novella nota di Niccolò Machiavelli; una satira contro i costumi della Firenze di quegli anni, scritta tra il 1518 e il 1527 e conosciuta anche con il titolo Belfagor arcidiavolo o Il demonio che prese moglie.
A dirla tutta, il Fantasma del Louvre non è l'unica presenza misteriosa che Parigi ospita, vi è infatti un altro "fantasma" famosissimo: Il Fantasma dell'Opera di Gaston Leroux, abitante dei sotterranei dello splendido teatro parigino dell'Opera e a cui si è ispirato Andrey Lloyd Webber per il suo famosissimo musical.
Non mancano anche diverse trasposizioni cinematografiche della stessa opera di Gaston Leroux.
La curiosità sulla quale ci piace soffermarci però, riguarda il "legame" tra i due fantasmi fantasiosamente rafforzato dalla collaborazione che Leroux diede a Bernède nella stesura della sceneggiatura del film del 1927, dedicato a Belfagor, che venne sceneggiato direttamente dall’autore del romanzo originale e co-prodotto appunto da Gaston Leroux, il padre del Fantasma dell’Opera.
Belfagor o Belphegor nella sua definizione più corretta era il demone delle scoperte e delle invenzioni. Era adorato dai Moabiti, popolo discendente dal biblico Moab e stanziato nella regione a est del Mar Morto, presso i quali si manifestava nella forma di una giovane e sensuale donna. È stato poi assimilato al diavolo. Nella demonologia cristiana viene infatti raffigurato anche come uno dei sette principi dell'inferno. Belfagor attira le anime degli uomini e li seduce promettendogli scoperte e geniali invenzioni che li arricchiranno.
Rappresenta inoltre il peccato mortale dell'accidia.
e allora..perchè no..inoltriamoci chissà potremmo raccontarne di storie..vere o presunte..
La Musa
e ..notte fasmagorica a tutti
“Vivere non è difficile potendo poi rinascere.
Cambierei molte cose un po’ di leggerezza e di stupidità.”
Da L’animale
“Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te”
Da La cura
“E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza”
Da E ti vengo a cercare
“Giù dalla torre
butterei tutti quanti gli artisti
perché le trombe del giudizio suoneranno
per tutti quelli che credono in quello che fanno”.
Da La Torre
“Siamo esseri immortali
caduti nelle tenebre, destinati a errare;
nei secoli dei secoli, fino a completa guarigione.”
Da Le sacre sinfonie del tempo
“E il cuore
quando si fa sera
muore d’amore
Non ci vuole credere
che è meglio
stare soli.”
Da Secondo imbrunire
“Era magnifico quel tempo, com’era bello,
quando eravamo collegati, perfettamente,
al luogo e alle persone che avevamo scelto,
prima di nascere.”
Da Un irresistibile richiamo
“Dal balcone ammiravo il vuoto
che ogni tanto un passante riempiva.”
Da Niente è come sembra
“Arido è l’inferno
sterile la sua via”.
Da Lode all’inviolato
“Verrà un nuovo temporale e finirà l’estate
La quiete dei colori autunnali a riflettersi sulle strade e sugli umori
come il dolce malessere dopo un addio.”
Da La quiete dopo un addio
“Meccanici i miei occhi
di plastica il mio cuore
meccanico il cervello
sintetico il sapore.”
Da Meccanica
“Ferito al mattino a sera offeso
salta su un cavallo alato
prima che l’incostanza offuschi lo splendore”.
Da Le aquile non volano a stormi
“Più diventa tutto inutile
e più credi che sia vero
E il giorno della Fine
non ti servirà l’Inglese”.
Da Il re del mondo
“La musica non è fatta di note corrette, ma di passione, dedizione, intenzione travolgente.”
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