martedì 28 settembre 2021

12..DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."


 DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."

Visto il recente interesse per il settore librario zeppeliniano, mi sembra utile riportare l'uscita ad inizio settembre della versione riveduta e aggiornata del libro di Dave Lewis e Mike Tremaglio: EVENINGS WITH LED ZEPPELIN. THE COMPLETE CONCERT CHRONICLE. Revised and Expanded Edition, (Omnibus Press).
Il libro, come dice chiaramente il titolo, rivede e amplia la prima edizione del 2018.
Mike Tremaglio è noto per le sue ricerche e i suoi contributi su Tight But Loose e sul sito ufficiale ledzepelin.com, appare inoltre nei crediti dell'edizione di The Complete BBC Sessions come ricercatore aggiunto.
Dave Lewis non ha bisogno di introduzioni: è noto a tutti i fan per essere il cronista più titolato dei Led Zeppelin, essendo l'autore e il curatore di decine di pubblicazioni oltre che il fondatore della fanzine Tight But Loose.
Tra le sue pubblicazioni per Omnibus Press ricordo il seminale "Led Zeppelin. A Celebration" (1991), conosciutissimo in italia nella traduzione intitolata "Led Zeppelin. Anni di fuoco" edita da Arcana nel 1993, a cui ha fatto seguito "Led Zeppelin: The Tight But Loose' Files. Celebration II" nel 2003. Nel 1997 ha pubblicato insieme a Simon Pallett "The Concert File" vera e propria Bibbia per i fan che non si accontentavano della produzione studio dei Led Zeppelin ma che erano desiderosi di addentrarsi nel magico mondo dell'attività concertistica del gruppo: date dei tour, scalette e report dei concerti, il tutto corredato da tante foto, annunci e articoli di giornali, biglietti. Il libro esprimeva nel suo impianto un ferreo rigore nella ricerca dei dati e delle informazioni da parte dei due autori ed è a tutt'oggi, seppure per certi versi sorpassato, essenziale. La riedizione del 2005 in formato "pocket", anche se meno attraente, amplia le informazioni date aggiungendo ad esempio le "Bootleg cd references" per ogni data: per ogni avido collezionista un'informazione importantissima al fine di ampliare la propria collezione.
Ma veniamo all'ultimo libro.
"Evenings With Led Zeppelin" segue la prospettiva del concerto dopo concerto già seguita per The Concet File. Ogni tour viene presentato nel dettaglio e di ogni singola data vengono segnalati il giorno e il luogo, sono fornite informazioni generali sul contesto del concerto, le reazioni della stampa e le recensioni, l'eventuale esistenza di registrazioni descritte nella loro tipologia, lunghezza e contenuto.
Chi ha la pazienza e la passione giusta vi trova una infinità di informazioni. Per esempio che i "New Yardbirds" non sono mai esistiti con questo nome: dai contratti e dai cartelloni emerge in maniera chiara che dal 7 settembre 1968 il gruppo era presentato e si presentava di volta in volta come Yardbirds, The Yardbirds featuring Jimmy Page, Yard-Birds, con l'unica eccezione di una annuncio del Melody Maker per il concerto, che poi non ha avuto luogo, alla Middle Earth Roundhouse di Londra del 5 ottobre 1968 dove il gruppo è presentato come "The New Yardbirds" (al loro posto hanno suonato gli Who) e di un poster per il concerto del 25 ottobre alla University of Surrey di Londra probabilmente stampato prima che il gruppo decidesse di esordire con il nuovo nome Led Zeppelin.
L'apparato grafico è notevole, corredato come è da tantissime immagini: poster, annunci di giornali, foto dei luoghi, biglietti, articoli, comunicati stampa. La rilegatura è con coperta rigida e con sovracoperta con sfondo nero (la prima edizione era bianca). Il volume ha 624 pagine contro le 576 della prima edizione. Se vi state chiedendo se le 48 pagine in più sono dovute ad una diversa impaginazione del testo vi smentisco subito: il contenuto del libro è proprio aumentato, sia nel testo che nelle foto.
Se proprio devo trovare un piccolo difetto è che per questa edizione è stata usata una grammatura della carta inferiore, così anche se ha molte pagine in più, il volume è leggermente più sottile...
Per concludere: il libro in questione è una pubblicazione di pregio, di sicuro una pietra miliare nella bibliografia non solo di Lewis ma dei Led Zeppelin. Chi cerca gossip guardi a qualcos'altro. Chi vuole sostanza compri questo libro.
Power, Mistery and Chronicles of the Gods!

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Led Zeppelin Italia and FriendsLed Zeppelin Italia Fans Club
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"Suonava la batteria come qualcuno che non sapeva cosa sarebbe successo dopo, come se fosse in equilibrio sul bordo di un burrone. Da allora nessuno è più riuscito ad avvicinarsi a lui, e non credo che in futuro nessuno sarà mai capace di farlo. Sarà per sempre il più grande batterista di tutti i tempi"
Dave Grohl (Nirvana e Foo Fighters)

. il rumore che diventa suono, il battito che diventa ritmo, f spingere la nostra vita a tutta velocità e non smettete mai di fare rivoluzioni... la luna diventa il sole, la notte il giorno, perché dietro ogni persona se ne nasconde un'altra, forse più bella, forse più nuova...siamo noi con tutto quel bagaglio di meraviglia..e Bonzo era ed è meraviglia🥰 e se posso condivido il post sul mio diario.. 

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Nel novembre 1970 Lester Bangs, uno dei critici musicali più famosi di sempre, diede inizio a al rapporto burrascoso tra i Led Zeppelin e Rolling Stone con questa recensione dell'album Led Zeppelin III.
Continuo a nutrire questa specie di odio-amore per i Led Zeppelin. In parte per via di un interesse genuino e per speranze indifendibili, in parte per la convinzione che nessuno di tanto rozzo possa essere così male, mi approccio a ogni nuovo album aspettandomi chissà cosa. Di sicuro non dei sottili rimandi ai monolitici Yardbirds, nemmeno esperimenti di vero blues, oppure chissà quale varietà di idee. Forse è solo che mi sembrano la versione anni Settanta del biblico Vitello d’oro.
Di tutte le band in circolazione, gli Zep sono davvero oggi: la loro musica è effimera come i fumetti della Marvel ma al contempo vivida come un vecchio cartone in Technicolor. Non sfida l’intelligenza o la sensibilità di nessuno, preferisce invece un impatto viscerale che assicurerà ai ragazzi una fama assoluta per molto tempo a venire. I loro album trasformano i rozzi attrezzi di quelle monotone blues band di bianchi in qualcosa di splendido nel suo insensibile schifo, come un film epico di Cecil B. DeMille. Se mi affido a così tante metafore visive e cinematografiche, è solo perché si prestano benissimo alla band. Non sono mai stato a un concerto degli Zep, ma alcuni amici (molti di loro sono il tipo di persona, devo ammettere, che ascolta tutto purché sia in condizioni pietose e a un volume inaudito) descrivono una fragorosa, indistinta onda di marea sonora che non assorbe ma avvolge per impedire ogni tipo di distrazione.
Il loro terzo album devia un pochino dal percorso tracciato dai primi due, anche se spesso e volentieri i pezzi sono acustici. La maggior parte di questi ultimi sembra normale materiale loro ma abbassato di decibel, mentre le incursioni più pesanti potrebbero tranquillamente essere pezzi esclusi da Zeppelin II. Anzi, la prima volta che ho ascoltato l’album il mio pensiero più concreto è stato il totale anonimato della maggior parte dei pezzi: nessuno potrebbe fraintendere la band, ma nessuno stratagemma riesce a emergere granché. Almeno non come ha fatto quella grandiosa e gioiosamente assurda eiaculazione vocale di Plant in stile orangutan che ha reso Whole Lotta Love un classico di basso livello. Immigrant Song ci arriva vicino, con i suoi ritmi bulldozer e i mugolii raddoppiati e senza parole di Bobby Plant che rimbombano dietro alla voce principale. Come una specie di coro cannibale che urla nella luce infernale di un selvaggio rito di fertilità. Di grandioso però, e qui sta il genio degli Zep, c’è che l’effetto finale è completamente bidimensionale e surreale. Potreste ascoltarlo, come ho fatto io, mentre guardate a volume zero una sacerdotessa pagana mentre si muove sulla danza rituale di Ka davanti all’altare sacrificale in fiamme di Fire Maidens Of Outer Space. E credetemi, gli Zep mi hanno fatto pulsare il sangue più freneticamente di quei ritmi tribali.
Sfortunatamente, quel che rimane dell’isteria di Z III è al contempo utile o troppo melodrammatico. Friends ha una buona base acustica un po’ amara, ma ci rinuncia dando tutto ai respiri striduli e monotoni di Plant. Rob, ascolta Iggy e gli Stooges.
Celebration Day e Out On The Tiles sono pezzi stampati in serie dagli Zeppelin che nessun fan potrebbe disprezzare e nessun altro potrebbe ascoltare facendo sforzo. Since I’Ve Been Loving You rappresenta invece la quota obbligatoria della lentissima e letalmente noiosa jam blues da sette minuti, e Hats Off to (Roy) Harper dedica un’insalata di bottleneck e scintillanti riverberi vocali a un menestrello inglese che, così mi è stato detto, va più verso alla tradizione dello spettacolo di varietà.
Uno scatto della risposta di Plant a questo simpatico personaggio.

05/10/1970: 51 anni del disco dei Led Zeppelin che trovò il mondo impreparato
e la Musa parlò...
e anche la Fenice...
Una data che bisognerebbe festeggiare ogni anno, e a maggior ragione se si spengono 51 candeline.
Incredibilmente però una parte abbondante della critica quel 5 Ottobre 1970 sostenne che qualcosa in quel supergruppo si fosse rotto.
La band giusto un anno prima pubblicando “Led Zeppelin II” era di fatto entrata nell’olimpo del rock.
Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham divennero i nomi che qualsiasi appassionato del genere doveva saper recitare a memoria, perché non si trattava solo di musica, si trattava di dare voce ad una generazione che aveva una terribile voglia di urlare il proprio malessere ma una claustrofobica sensazione di non essere ascoltata da nessuno.
Per questo motivo dietro l’hard rock e la psichedelia dei primi Led Zeppelin si nascondeva un mondo che finalmente si sentiva rappresentato; dietro le visionarie ritmiche di John Bonham, l’erotismo della voce di Plant, gli tsunami sonori di Page c’era una generazione che finalmente sapeva di esistere, e che soprattutto si sentiva meno sola.
Per questo un nuovo disco dei Led Zeppelin non era un evento come un altro e il minimo cambio di registro poteva essere visto come un tradimento verso tutti quelli che riuscivano a ritrovare il senso della propria esistenza dietro la loro musica.
La verità però è che molto semplicemente quando vivi un’epoca d’oro come quella vissuta dal gruppo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, anche reinventandoti, innovando, sperimentando, sei fatalmente destinato a produrre qualcosa di incredibile.
“Led Zeppelin III” non è il disco che fa da ponte tra il II e il IV (che poi divenne il più grande successo del gruppo), il III è concepito come un manifesto di libertà espressiva, è un capolavoro che con gli anni ha messo d’accordo tutti, come solo i migliori dischi sono stati capaci di fare.
Su cosa si appoggiarono allora coloro i quali criticarono aspramente questa pubblicazione?
Si appoggiarono sul fatto che i Led Zeppelin erano i portavoce di una generazione arrabbiata, ma nel III vennero rispolverate delle sonorità folk e blues che misero in difficoltà tante persone che scrivevano di musica e che credevano di aver inquadrato bene il fenomeno “Led Zeppelin”. La conclusione di tutto ciò fu che la band venne accusata di essersi “rammollita” e di aver perso il furore sonoro dei primi lavori.
Chi sosteneva ciò non aveva evidentemente capito la portata del gruppo del quale stava scrivendo. Seppur il risultato di essere uno dei principali simboli della rivoluzionaria generazione sessantottina già fosse un grande traguardo, in realtà le pretese di Page e compagni erano molto più alte, l’obiettivo era quello di costruire qualcosa destinato a vivere per sempre.
Il disco nasconde tutta la complessità del gruppo che lo ha generato, è come una intricata figura tridimensionale che ripetutamente si rigira su se stessa senza chiudersi mai. Perché quando pensi di aver capito tutto dei Led Zeppelin, in realtà sei solo all’inizio.
“Led Zeppelin III” si apre con “Immigrant Song” che si presenta come una sorta di ouverture di un’opera lirica, il riff iniziale è uno dei più famosi della storia del rock, l’atmosfera teatrale che genera il brano ha portato il gruppo ad utilizzarlo come pezzo di apertura dei live, quasi una sorta di dichiarazione d’intenti, e l’intento stavolta è quello di alzare l’asticella.
“Friends” mette subito in chiaro che questo disco suonerà in modo differente, ai pomposi riff ai quali erano abituati i fan si sostituiscono delle sonorità completamente acustiche, i ritmi cadenzati trasportano l’ascoltatore in una serata di campagna con vino, canti popolari e barili al posto delle sedie. È un brano che riallaccia il gruppo alle sue tradizioni familiari, che sa di libertà e che riporta la musica alla sua ancestrale funzione di momento di condivisione. Non a caso l’ispirazione per i brani più acustici del disco Jimmy Page e Robert Plant l’hanno avuta in un periodo di isolamento dal caos della quotidianità in una montagna nel Galles.
La successiva “Celebration Day” sicuramente rassicura il fan più nostalgico, Page ritorna a perturbare l’ambiente generando un’onda sonora che viene abilmente cavalcata da Plant, sembrano tornati i vecchi Led Zeppelin.
Chi, arrivato a questo punto, avrà pensato di esser riuscito a decodificare il percorso artistico che vuole seguire la band nel disco verrà improvvisamente catapultato in una oscura palude priva di appoggi, in una enorme landa di sabbie mobili all’interno della quale è inevitabile cadere e sprofondare. Ma se cadere nel nulla significa ascoltare “Since I’ve Been Loving You”, io non voglio più rialzarmi.
Il capolavoro del disco senza ombra di dubbio, inizia come una ballata blues, sale di tono fino a mostrare le scale del paradiso, quelle che poi verranno narrate nel disco successivo in quella “Stairway to Heaven” che a detta di molti è la più bella canzone di tutti i tempi.
I due pezzi sembrano fatalmente legati all’immortalità, ti accompagnano passo passo senza lasciarti per mezzo secondo.
In “Since I’ve Been Loving You” non c’è nessun cambio brusco, tutto è perfettamente levigato, come fosse concepito da un vecchio fabbro, in una infinita serie di spirali concentriche che ti conducono lontano senza che tu manco ti fossi accorto di essere partito. Chi ascolta il brano viene passivamente trasportato lungo le sue morbide melodie che col tempo tendono ad articolarsi complicando sempre più la struttura ritmica, John Bonham dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori percussionisti di sempre, Jimmy Page guida minuziosamente ogni passo armonico, ma nulla, chi ascolta questo pezzo non si accorge di nulla.
Si preme su “play”, iniziano i primi secondi e all’improvviso sono passati 7 minuti e mezzo di pura bellezza.
Con “Out of Tiles” i Led Zeppelin tornano a graffiare incendiando l’atmosfera ovattata generata dal brano precedente. “Gallows Pole” e “Bron-Y-Aur Stomp” ripropongono le melodie folk e blues inaugurate da “Friends”, stavolta aggiungendoci anche sonorità country, il rullante di Bonham scandisce quasi il rumore dei stivali che percuotono il pavimento in una festa di campagna.
“Tangerine” e “That’s the Way” portano ad un ulteriore cambio di passo, al dinamismo dei brani precedenti si oppone la dolcezza della melodia tracciata da Page e compagni, ancora una volta il gruppo mostra un’altra faccia del maestoso costrutto artistico costruito. Le sonorità stavolta sono distensive, Robert Plant indossa quasi le vesti di un cantastorie che accompagna gradualmente l’ascoltatore al finale del blues ipnotico di “Hats off To (Roy) Harper”.
Alla fine del disco ci si arriva quasi stanchi, come succede sempre quando si ascolta un capolavoro.
Il III dei Led Zeppelin è e sarà per sempre un manifesto di libertà artistica, oltre che di onnipotenza di un gruppo che ha cambiato irreversibilmente la musica degli anni 60 e 70 e che ha dettato i canoni di quella che si sarebbe prodotta successivamente, perché a partire da “Led Zeppelin III” nulla sarebbe stato più come prima.



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Neal Preston.e Robert Plant..
il fotografo accreditato e il Gold..
..e quella volta che Grant lo mise in punizione(il fotografo)...
l'articolo è comunque più ampio..
e Neal parla del suo amore..la fotografia
https://www.goldminemag.com/interviews/photographer-neal-preston-is-about-to-change-rock-history
https://www.goldminemag.com/interviews/photographer-neal-preston-is-about-to-change-rock-history

https://www.goldminemag.com/interviews/photographer-neal-preston-is-about-to-change-rock-history


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5 tracce vocali isolate per dimostrare che Robert Plant dei Led Zeppelin è il più grande cantante rock di sempre
È facile farsi prendere dalla brillantezza dei Led Zeppelin. Come outfit, sono sicuramente uno dei più potenti in circolazione. Includere il mercuriale maestro di chitarra Jimmy Page nei tuoi ranghi e le potenti percussioni di John Bonham e anche il ritmo dinamico di John Paul Jones , e hai delle credenziali serie. Ma forse il gioiello più luminoso di questa particolare corona è il talentuoso Robert Plant.
Il cantante della band sin dall'inizio (, Plant non è solo considerato un grande cantante ma gli stessi artisti che hanno scolpito la definizione di ciò che dovrebbe essere un cantante rock. Anche se non ci sono molti artisti comparativi nella scena rock odierna, Plant ha contribuito a gettare le basi dei cantanti ovunque con la sua gamma impressionante, la consegna fragorosa e la forma indiscutibile. Anche se giustamente visto come un membro integrante dei Led Zeppelin, Plant ha effettivamente influenzato l'intera industria musicale con il suo lavoro. Di seguito, stiamo esaminando cinque tracce vocali isolate per evidenziare quel talento.
Una delle più grandi band che abbia mai camminato sulla terra avrebbe sempre avuto bisogno di un cantante decente. Spesso visto come il punto focale della band, il ruolo del frontman è quello di essere un'arma puntata all'estremità della carica della band verso la celebrità. Per Plant, un cantante che non era solo appassionato del proprio mestiere e del suo perfezionamento, la vita di un cantante rock 'n' roll non era necessariamente tutto ciò che doveva essere. Con riccioli succulenti, un petto nudo e una performance potente, è facile lanciare Plant nel solito ruolo ma, la verità è che era sempre molto diverso.
Questo non vuol dire che il cantante non sia stato coinvolto nello stile di vita dei Led Zeppelin. In seguito all'esplosione della band sulla scena rock alla fine degli anni Sessanta, Plant, come il resto della band, fu inghiottita per un po 'dall'isteria. Ma, per fortuna, una cosa che il cantante ha sempre tenuto in prima linea nella sua vita è stata la sua arte. Plant si è sempre assicurato che le sue esibizioni fossero le migliori possibili, sia sul palco che in studio.
Di seguito, stiamo esaminando cinque tracce isolate che mostrano la portata del geniale lavoro di Plant. Anche se giustamente pensato all'archetipo del cantante rock, suggeriamo, ascoltando quanto segue, è il migliore in assoluto.
Robert Plant ha isolato le tracce vocali:
'Whole Lotta Love'
Una delle canzoni innegabilmente brillanti della band, "Whole Lotta Love" è intrisa della potenza vocale rock molto roca, ruggente e stravagante che porterebbe Plant allo status di leggenda. Sfrenato e inarrestabile, Plant usa ogni grammo del suo essere per offrire una delle migliori performance mai registrate.
La voce di Plant in "Whole Lotta Love" è ciò che lo distingue. È la performance di un cantante supremo, è una performance di proporzioni epiche, essenzialmente rende la traccia quello che è. Le affettazioni sulla sua voce forniscono alla canzone accenni di personalità, profondamente sessualizzati come sono, che altrimenti andrebbero persi. Si va dal ringhiante mammifero alla fenice urlante e ogni incarnazione nel mezzo. È un momento di trasformazione che vede il cantante volubile al suo meglio essenziale.
'Ramble On'
Tratto dall'iconico secondo album Led Zeppelin II , che il quartetto pubblicò nel 1969 con enorme successo, la visione di "Ramble On" era una fantasia di Robert Plant. Come molti altri artisti della sua età, il cantante si è ispirato al lavoro dello scrittore di fantascienza JRR Tolkein e con il brano fa riferimento al suo impatto su di lui.
Il cantante ha usato momenti in tutto il testo per esprimere la sua connessione, versi come "le profondità più oscure di Mordor" e "Gollum e il malvagio" sono entrambi i cappucci per lo scrittore. È una sezione di testi di cui Plant ha successivamente confessato di essere imbarazzato. Tuttavia, la performance vocale non è qualcosa di cui dovrebbe mai vergognarsi in quanto contraddistingue Plant come una delle migliori.
Whichever way you feel about it, one thing that can’t be denied is Plant’s imposing vocal performance for the track. Plant had millions fall weak at the knees for his gravel toned screech of the band’s early efforts. However, on ‘Stairway’, he returns to a vulnerable and tender sound that showed the world he was capable of far more than offered in Led Zeppelin—it truly his one of his finest ever performances.
In qualunque modo la pensi, una cosa che non si può negare è l'imponente performance vocale di Plant per la traccia. Plant ha fatto cadere milioni di persone deboli alle ginocchia per il suo stridio dai toni ghiaiosi dei primi sforzi della band. Tuttavia, in "Stairway", ritorna a un suono vulnerabile e tenero che ha mostrato al mondo che era capace di molto di più di quanto offerto in Led Zeppelin: è davvero una delle sue migliori performance di sempre.
"Heartbreaker"
Il brano è tratto dal disco del 1969 Led Zeppelin II della band ed è attribuito a tutti e quattro i membri della band, un'impresa notevole e che suggerisce un'ineguagliabile unità all'interno del gruppo. Ha anche mostrato il rispetto che ciascuno dei membri del gruppo aveva l'uno per l'altro. Il talento in mostra in uno studio dei Led Zeppelin deve essere stato piuttosto imponente, ed è in canzoni come questa che vediamo il rispetto che hanno l'uno per l'altro.
Sebbene la canzone contenga certamente uno dei più grandi riff rock della storia, ampiamente interpretato da Jimmy Page, il vero tesoro della traccia arriva con l'iconica performance vocale di Plant. Anche se il lamento di un cantante rock è diventato un luogo comune durante gli anni settanta, va ricordato che Robert Plant ha gettato quelle basi molto tempo prima.
Quando i Led Zeppelin pubblicarono Led Zeppelin III nel 1970, è probabile che molte persone si aspettassero che fallissero. Avevano prodotto due dischi eccezionali e nessuno pensava che il loro treno espresso verso la vetta potesse continuare a sbuffare così di cuore. Ma, come sappiamo ora, la band ha fatto proprio questo e ha regalato uno dei momenti più belli e sottovalutati della loro carriera. È stato attraverso canzoni come la magnifica "Since I've Been Loving You" che possiamo sentire la loro evoluzione.
Sempre preoccupato per la sua arte, anche il tono di Plant è leggermente diverso. Non solo dipendeva dal lamento ghiaioso che era diventato così adorato, ma Plant usò anche il disco per mostrare i suoi momenti più teneri.

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LONDON LYCEUM BALLROOM 12 OTTOBRE 1969
I Led Zeppelin avevano assaltato il Lyceum di Londra quella domenica sera, con una maratona di due ore di spettacolo pieno di azione....Uno spettacolo estremamente potente, durissimo e forte davanti a una folla entusiasta e molto appassionata... La band è incredibile e la voce di Robert è una vera delizia, nella sua espressione migliore e più alta che mai...Jimmy Page offriva una chitarra urlante, e con Plant dava una combinazione che garantiva del buon rock ad un pubblico selvaggio... La stampa inglese annunciava che i Led Zeppelin avrebbero ricevuto " il compenso più alto mai pagato a un gruppo britannico per una sola notte in questo paese ", anche se l' importo effettivo non verrà mai rivelato...
Andy Brown ci raccontava " È stata una delle prime esibizioni dei brani dell' album Led Zepp 2, ed è stato fantastico... Era la prima volta che la maggior parte di noi sentiva parlare di " Whole Lotta Love "...La band era in una forma fantastica anche se ancora grezza...Al Lyceum eravamo tutti seduti a gambe incrociate sul pavimento e prendevamo tutto il parterre... Era una cosa che non avevo mai sperimentato prima, il blues acustico era diventato la mia passione tanto da girare nei negozi di dischi per provare qualsiasi nuovo artista che lo suonasse, ma dopo quello spettacolo il blues / rock e soprattutto l' improvvisazione, diventarono il mio amore per i tutti prossimi anni a seguire... La varietà dei vari stati d' animo avevano catturato il pubblico durante quella serata, non sono sicuro per quanto tempo lo show è andato avanti con i bis richiesti a ripetizione...Ho spesso detto alla gente ( quando raccontavo del concerto ) era durato più di 2 ore, probabilmente è stata un' esagerazione, ma ci siamo arrivati davvero oltre le 2 ore... Un' altra cosa che mi rimane nella mente era che sono stato la prima persona ad alzarsi e ballare... Comunque ho assistito ad uno spettacolo killer con l' energia che scorreva fuori dagli altoparlanti "...
La buona forma di Plant è confermata dalle sue urla nel brano di apertura, con i gemiti particolarmente elevati durante " Good Times Bad Times " collegata a " Communication Breakdown "... Poi balbetta e geme i testi quando canta " I Can' t Quit You Baby ", eseguendo alcune impressionanti acrobazie vocali... Il nastro viene tagliato in molti punti del concerto, ma il dialogo di Robert Plant con la folla sembra essere intatto, tantochè proprio in " I Can' t Quit You Baby " un membro del pubblico lancia una bottiglia a Plant, costringendo il cantante a dargli un avvertimento " perchè stai incasinando questo concerto ??? sei uno stupido sciocco, potevi diventare il nostro unico desiderio ... Adesso se pensi di essere davvero così intelligente, vieni quì e prova a fare di nuovo quella cosa, oppure credi di essere così furbo ??? Ti suggerisco di venire quì e fare quella cosa semplice ancora una volta, c'è un batterista dietro di me che lo vuole vedere ancora..." Intanto il brano verrà ripreso e portato al termine, ma Plant ritorna ancora una volta sul ragazzo colpevole " Grazie mille, grazie, grazie, è un grande piacere essere quì stasera, e vorremmo accogliere il nostro amico, così abituato a gettare le noci di cocco nella fiera, tu non sai davvero come ci si comporta ad un concerto..." Si riparte con Jimmy Page che sembra avere le dita un pò appiccicose durante gli assoli in " Heartbreaker ".... John Bonham ci va pesante durante " You Shook Me ", purtroppo il nastro viene tagliato al secondo versetto sulla parte finale... " What is and What Should Never Be " è eccellente, il perfetto equilibrio che c' e' tra calma e tempesta....La sorpresa della nottata è la versione di " White Summer ", anche se tendeva ad essere sempre la stessa canzone notte dopo notte, questa è stata diversa e con una interpretazione davvero fantastica, fluida, pulita e precisa, insomma una versione veramente grande di quello che normalmente era solo un pezzo solista di routine.... Per quanto riguarda le nuove canzoni del set sembrano ancora fedeli alle riproduzioni che erano sugli album... " Heartbreaker " è ancora caratterizza da John Bonham che suona con uno sfondo jazz più swinging, con Page nell' assolo breve e libero di molti dei trucchi che avrebbe poi incorporato in futuro nel pezzo.... Robert Plant sembra piangere e grida attraverso il secondo versetto di " Dazed and Confused " mentre Bonzo attacca i suoi tamburi con piena forza durante la parte solista della chitarra... I versi di apertura di " How Many More Times " sono cantati sopra le righe, e l' intera band spinge Plant al limite... C' è una Jam spaventosamente bella poco prima della sezione sul tema di " Bolero ", che presenta alcuni accenni a " Over Under Sideways Down " un hit degli Yardbirds.... Il medley include un " Boogie Chillen " disgiunto, purtroppo il resto della canzone è tagliato in più pezzi lasciandoci con una fine brusca, ma alla fine sarà sempre un grande spettacolo....Il nastro registrato in Audience è abbastanza chiaro, con Bonzo e Jones che sembrano un pò più distanti del solito....Si può sentire....
Era il 12 Ottobre 1969 ...BUONGIORNO PEOPLE



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““Ero al Kidderminster College contemporaneamente a Robert Plant. Aveva l'abitudine di strimpellare una chitarra nella sala comune, ma sfortunatamente non impressionava la maggior parte delle persone e spesso gli veniva detto di stare zitto""
— - Un compagno di studi universitario di Robert Plant: Robert Plant: A Life, Paul Rees
“I was at Kidderminster College at the same time as Robert Plant. He used to strum a guitar in the common room, but unfortunately he didn’t impress most people and was often told to shut up””
— - A fellow college student of Robert Plant: Robert Plant: A Life, Paul Rees
.beh chi gli diceva stare zitto e di smettere ha perso l'occasione di tacere..a volte certe persone parlano a sproposito e poi si ritrovano a dire..."sai io Robert l'ho visto agli inizi..era imbattibalie"..
. well who told him to shut up and stop has lost the opportunity to keep quiet .. sometimes some people talk out of turn and then find themselves saying ... "you know I saw Robert at the beginning .. it was unbeatable" ..💕


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PAUL STANLEY ricorda di aver visto i LED ZEPPELIN per la prima volta: "Fino ad oggi, non ho mai visto niente di così perfetto
Paul Stanley ha ricordato la prima volta che ha visto un LED ZEPPELIN concerto quando aveva solo 17 anni e vive a New York.
"Ho visto gli ZEPPELIN , penso fosse l'agosto del '69, tra il primo e il secondo [disco]", ha detto Stanley . "E stavano effettivamente suonando 'What Is And What Should Never Be' , un paio di quelle tracce, e Jimmy [ Page ] aveva il suo arco e stavano muovendo la sua chitarra a sinistra e a destra in modo che potesse puntarla.
"Ero assolutamente sbalordito", ha continuato. "Fino ad oggi, non ho mai visto nulla che fosse quella perfetta non solo in termini di sincronicità e il fatto che tutti erano così tanto sullo stesso campo di gioco -. È stata l'energia sessuale che veniva giù dal palco, il stravaganza, l'atteggiamento presuntuoso. Lo hanno sostenuto. Penso che sapessero quanto fossero grandi. E io ero solo ...
"Prima di tutto, la band era spettacolare e suonava - non userò parolacce - ma suonavano più stretti di un qualcosa... Quindi, erano fantastici. E Robert Plant stava cantando come qualcosa di un altro pianeta. Stava suonando le note senza sforzo , e c'era una tale spavalderia in tutto ciò che stavano facendo, mi ha semplicemente sbalordito."
Stanley ha anche parlato della sua amicizia con il chitarrista dei LED ZEPPELIN e di cosa ha significato per lui connettersi con il suo idolo a livello personale.
"E' fantastico essere stato un ragazzino che ha visto gli ZEPPELIN e poi suonare a Londra e avere Jimmy che ci guardava... Jimmy ha visto [ KISS ], penso che fosse il tour prima dell'ultimo", ha detto. "E in seguito, abbiamo cenato e siamo usciti per il tè e il pranzo.
"C'è un vecchio adagio secondo cui dovresti essere stanco di incontrare i tuoi eroi e le persone a cui ammiri, perché, francamente, molti di loro sono stronzi", ha aggiunto Stanley . " Jimmy è l'esatto opposto. Vive e respira musica, ed è un ragazzo fantastico e formidabile, e direi il chitarrista più importante e influente, non solo in termini di esecuzione, ma in termini di visione. Ciò che ha creato è stato sinfonico. Non è semplice come una chitarra, un basso, una batteria e un cantante. Quello che ha fatto in quei dischi era multistrato e una sorta di arazzo. Ha dipinto con un pennello incredibile e una tavolozza di colori incredibile. Quindi è proprio lì al il massimo per me".
Quasi dieci anni fa, Stanley disse al Las Vegas Sun di aver incontrato Page per la prima volta nel 1976 mentre i KISS stavano registrando il loro album "Destroyer" e i LED ZEPPELIN stavano mettendo insieme la colonna sonora di "The Song Remains The Same" , e i due erano uno di fronte all'altro nell'atrio dello studio di registrazione.
"Eravamo nell'atrio, e Jimmy si avvicinò e sapeva chi ero e chi era la band", ha ricordato Stanley . "È stato sbalorditivo. Non cinque anni prima, ero tra il pubblico e guardavo i LED ZEPPELIN a bocca aperta, ma non ci credevo".


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Jimmy Page nomina l'unica canzone che ha dimostrato che i Led Zeppelin erano "avant-garde"
Led Zeppelin 's secondo album, la fantasia di nome Led Zeppelin II , è uno dei più influenti record di tutti i tempi. Per tutta la sua durata di 41 minuti, la band ha iniziato ad allontanarsi dal loro suono esplicitamente orientato al blues e si è spostata nella direzione del gigantesco esoterico che sarebbero diventati.
Pubblicato nell'ottobre 1969, l'album contiene alcuni dei loro brani più amati come "Ramble On", "Moby Dick" e "Whole Lotta Love". Dal punto di vista sonoro, può essere preso come la band che ha riconosciuto la fine degli anni '60 e l'alba degli anni '70. Uno dei dischi più pesanti della band, è salutato come un capostipite dell'hard-rock e del metal.
È noto che le sessioni di scrittura e registrazione dell'album sono avvenute durante un periodo frenetico per la band. È stato concepito tra gennaio e agosto 1969 e, sorprendentemente, i Led Zep hanno completato tre tournée americane e quattro europee mentre scrivevano il disco. Questa sensazione di essere sempre in movimento si è riversata nel suono dell'album. Ogni canzone è stata registrata, mixata e prodotta in un misto di studi nel Regno Unito e in America, tra cui Olympic a Londra e Sunset a Los Angeles. Mai prima o dopo un disco era stato creato così letteralmente al volo.
"È stato abbastanza folle, davvero", ha ricordato in seguito Jimmy Page Rolling Stone . “Non avevamo tempo e dovevamo scrivere numeri nelle stanze d'albergo. Quando è uscito l'album, ne ero davvero stufo. L'avevo appena sentito così tante volte in così tanti posti. Penso davvero di aver perso fiducia in esso.”
Presto, questa cattiva volontà si sarebbe dissipata con l'uscita dell'album. Notoriamente, è stato prodotto da Page ed è riuscito a far cadere Abbey Road dei Beatles due volte al primo posto nelle classifiche degli album statunitensi. L'ingegnere Eddie Kramer ha accreditato Page per il suono dell'album, nonostante tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare.
Nel 2008, Kramer ha dichiarato a Classic Rock : "Abbiamo inciso alcuni dei brani in alcuni degli studi più bizzarri che si possano immaginare... ma alla fine sembrava dannatamente meraviglioso... c'era un ragazzo al comando ed era il signor Page".
Il momento clou dell'album è stato senza dubbio "Whole Lotta Love", che è diventato anche il più grande successo della band. Un favorito dai fan sin dalla sua uscita, è stata una dichiarazione d'intenti spavalda da parte della band, hard rock fino al tee, mescolata con un po' di brillantezza psichedelica e sperimentale. Il colorante era colato, i Led Zeppelin si stavano dirigendo verso la stratosfera.
In un'intervista con Guitar World, Page ha dichiarato: "Durante il missaggio, con l'aiuto dell'ingegnere Eddie Kramer, abbiamo eseguito tutto il panning e aggiunto gli effetti, incluso l'utilizzo di oscillatori a bassa frequenza sul registratore per abbattere il tutto. e sollevalo di nuovo in modo che il suono si muova a ritmo".
Avviando i Led Zeppelin dopo la scomparsa degli Yardbirds e volendo proseguire in una direzione più pesante e avanguardistica che avevano inizialmente calpestato, Page ha finalmente realizzato la sua visione su "Whole Lotta Love". La sezione centrale è una delle parti più viscerali dell'intero catalogo posteriore. Della composizione della canzone, Page ha affermato: “Era qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima in quel contesto, figuriamoci nel bel mezzo di una canzone. Ecco quanto eravamo lungimiranti, ecco quanto era all'avanguardia ed ecco quanto ci divertivamo".
Inoltre, Kramer in seguito disse: "Il famoso mix 'Whole Lotta Love', in cui tutto sta andando a rotoli, è una combinazione di Jimmy ed io che voliamo in giro su una piccola console giocherellando con ogni manopola conosciuta dall'uomo".
Contro ogni previsione, i Led Zeppelin hanno prodotto un disco iconico con alcune delle canzoni più importanti che abbiano mai creato. Hanno avuto la lungimiranza e il coraggio di seguire la propria visione creativa, e ha funzionato. Poco dopo, avrebbero riempito il vuoto lasciato dai Beatles, e tutti gli altri avrebbero seguito il loro esempio. Molto di questo può essere attribuito agli effetti di "Whole Lotta Love", sembrava che nulla fosse stato fatto prima.
Led Zeppelin - Whole Lotta Love (Official Music Video)

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