https://www.youtube.com/watch?v=JQclXCPvYXk
Jannik Sinner x Lisaoffside - Intervista Intesa San Paolo 29 aprile 2025
L'azzurro ha parlato alla community di Intesa san paolo.. ha rilasciato nello stesso giorno (quello di ieri sera al TG1)una intervista speciale.. "In campo non stavo come un giocatore si dovrebbe sentire. Rientro con una mentalità diversa. E mi piacerebbe avere bambini, ma ora non potrei essere il papà che vorrei" "La chiave per restare a certi livelli - afferma poi parlando con la Community di Intesa Sanpaolo - è che ogni giorno è una opportunità di far vedere che sei migliorato anche in allenamento: se sei costante i risultati primo o poi arrivano". E ancora: "Ormai non manca tanto, quindi ci vediamo a Roma. Speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, però sono molto contento di fare il mio ritorno a Roma. Non c'è posto più bello. Molto presto ci saremo, non solo io, ma tutto il gruppo italiano con dei giocatori incredibili. Aspettiamo un bel tifo". Affronta nella suddetta intervista rilasciata alla comunity di Intesa Sanpaolo un tema che gli sta particolarmente a cuore, quello dei bambini. E lo fa partendo dal valore attribuito al ranking di numero 1 al mondo: "Il n.1 non è un trofeo ma è il traguardo di cui parlerei a un figlio: stare 52 settimane in vetta è qualcosa di grande. Bambini? Mi piacciono tanto, sicuramente penso ad avere dei figli, ma non ora perché non riuscirei ad essere il papà che vorrei. È troppo presto per me". Anche perché la vita del tennista - che Jannik sintetizza nelle parole "dedizione, costanza, passione e talento" - è fatta anche di rinunce: "Ne faccio tante: mi piacerebbe uscire di più la sera, fare qualche sciatina in più, andare al mare: ma ho 23 anni, ho fatto tanti sacrifici per diventare numero 1 e non voglio buttar via tutto. So che la vita vera è fuori dal campo: l'importante è tenere tutto in equilibrio". ----------------- Per completezza..tutta l'intervista: ha raccontato qual è secondo lui la chiave del successo: “La chiave è che ogni giorno è un’opportunità - ha detto Sinner - . La partita è un’opportunità per far vedere alla gente che sei migliorato. Anche in allenamento, se sei costante prima o poi i risultati arrivano”. “Metto la dedizione al primo posto, ci sono tante giornate in cui sei stanco e magari non hai neanche voglia, però sei lì e magari fai anche mezz’ora in più e questo fa la differenza. Il talento va all’ultimo posto. La costanza è molto importante, la passione è normale averla. Se metti tutte queste cose insieme e hai pure talento, allora diventi un giocatore fortissimo”. Per una ricetta di grande successo, come gli ha insegnato anche papà Hanspeter, grande cuoco, non bisogna solo mettere, ma anche togliere a volte, l'importante è l'equilibrio: “Devi togliere tante cose: dall’uscire la sera, al fare una sciata in più, all’andare al mare qualche volta. Però è molto importante farle, alla fine io ho 23 anni, quasi 24, ho fatto tante cose per essere in questa posizione e non voglio buttar via tutto. Però so anche che la vita vera è quella fuori dal campo, la vita privata, la famiglia. Alla fine l’importante è l’equilibrio giusto". Qualcuno quando parla di Sinner lo descrive come un robot, freddo, privo di emozioni. Jannik non è affatto così: “Andare via da casa da piccolo? Sicuramente mi ha fatto bene perché sono cresciuto molto veloce. Quando fai la spesa la prima volta, la lavatrice, devi stendere e non hai i tuoi genitori lì con te. Ho pianto tanto da piccolo, anche adesso a volte capita di piangere, perché sennò vuol dire che non senti nulla, non hai emozioni invece non è vero. Sono molto calmo quando vinco, ma quando perdo anche io ho dei momenti così, sarebbe strano altrimenti. Il comportamento in campo? Lì ho fatto grandi progressi, non tanto in quello che vedete voi, ma come mi sento io: sono molto più tranquillo, consapevole dei miei mezzi, di quello che so fare. Dove sono migliorato di più? Sicuramente dritto e servizio abbiamo fatto grandi passi, il rovescio è sempre stato forte. Il traguardo di cui vado più orgoglioso? Il numero uno, non è un risultato secco ma sono 52 settimane giocate ad altissimo livello con tanti risultati fatti". Sinner: "Vorrei un figlio, ma non ora" "Un figlio? Sì, ma non adesso. Perché non potrei essere il padre che vorrei. Non riuscirei ad essere il padre che vorrei. Io ho avuto un rapporto speciale con i miei genitori perché erano sempre lì. Quindi sarebbe troppo presto, ma a me piacciono molto i bimbi. “Vi prometto che lavorerò sempre tantissimo, darò tutto come ho fatto finora e poi i risultati verranno”. --------------------------
Jannik è il numero Uno in tutto.. è una meraviglia ascoltarlo e vederlo.. non aggiungo altro..solo applausi x lui.. è in assoluto un ragazzo favoloso e un atleta autentico, vero
"Ho fatto fatica ad accettare questa sospensione di 3 mesi, perché sapevo di non aver fatto nulla, quindi perché avrei dovuto pagare?
Qualche commento su di me? Ognuno è libero di dire quello che vuole. Ciò che conta per me è sapere cosa è successo, cosa ho passato, e non lo auguro a nessuno. Ognuno è libero di dire quello che vuole, va bene."
Jannik Sinner - Intervista completa TG1 prima del ritorno agli Internazionali BNL d'Italia 2025 

"Ognuno è libero di dire quel che vuole e di giudicare - ha aggiunto Sinner riferendosi ai tanti commenti rilasciati da molti suoi colleghi in merito a quanto lui accaduto - l'importante per me è che so io cosa è successo e cosa ho passato ed era molto difficile e non auguro a nessuno di passare da innocente una cosa del genere"
"L'anno scorso è stato molto stressante ma siamo riusciti ad ottenere risultati incredibili, anche quest'anno siamo partiti bene poi è successo quello che è successo. All' inizio era un po' strana la situazione in cui mi sono trovato, anche fuori dal campo sono successe delle cose che non mi aspettavo ma piano piano sto tornando nel ritmo di allenamenti veri e con un obiettivo davanti. Mi sto allenando con dei giocatori forti per vedere su che livello sono, a volte va bene altre ho un calo. Sono però contento di tornare a Roma, un torneo speciale, ma sicuramente ci entrerò con un mentalità diversa. Mi manca la competizione, nell'allenamento non hai pressione e tensione, ma sono contento, ripeto, che questa fase sia terminata e siamo pronti a ripartire".
In quel momento lì non ho capito cosa fosse successo, non sapevo nulla, poi ho accettato - devi accettare - e abbiamo provato a ricostruire e abbiamo saputo subito da dove proveniva questa contaminazione. Ma ho fatto fatica ad accettare questi tre mesi perché nella mia testa mi dicevo 'non ho fatto niente, perché devo pagare il prezzo?'. Poi abbiamo parlato con il mio avvocato in modo molto concreto su quello che poteva succedere nel peggiore dei casi".
Dopo Sinner ha continuato a giocare e a vincere, ha conquistato due Slam, le Nitto ATP Finals, il posto di numero 1. Però, ammette, "come mi sono sentito io in campo non era come un giocatore si dovrebbe sentire. Ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella e questo divertimento giorno dopo giorno è andato un po' via. La fortuna che ho avuto è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato molto e mi hanno creduto: il mio team, la mia famiglia. Alla fine ho costruito la mia bolla dove non entrava nessun altro e questo mi ha dato la voglia di continuare e di prepararci bene per i Grand Slam perché l'anno scorso li ho giocati bene, anche se ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros. E' andato tutto bene anche se non mi sono sentito una persona felice in campo".
"E' difficile rispondere - ha poi riflettuto Sinner quando richiesto di un parere sulle linee guida che oggi regolano i controlli antidoping - Abbiamo gli stessi protocolli, quando si è positivi ognuno ha lo stesso percorso da fare e nessuno ha dei trattamenti diversi anche se nel mio caso ho ricevuto un po' di critiche per questo, ma non sono stato trattato in modo diverso perché ho dovuto fare tante audizioni e mi hanno controllato più degli altri. Dipende da come vedi le cose. Se c'è una contaminazione e non te ne rendi conto, e può succedere, ma i dottori la controllano e dicono che non dà forza o vantaggi è un' altra cosa".
"No, non me lo immaginavo, non lo vedevo realistico e direi una bugia se dicessi il contrario - ha ancora ammesso riferendosi al suo traguardo di numero uno del mondo - Quando ero giovane, quando non mi allenavo quasi mai e ai tornei c'erano ragazzini che si allenavano tutti i giorni con cui riuscivo a giocare alla pari mi ha dato un po' di direzione nel dirmi che sapevo giocare a tennis. Ma la scelta tra sci e tennis l'ho fatta in base a quello che mi piaceva di più e mi piaceva di più giocare a tennis perché è uno sport naturale, vedi la personalità cosa che nello sci non si vede. Poi ho avuto i miei genitori che mi hanno lasciato tranquillo e mi hanno detto vai, non ci sono problemi, e poi sono cresciuto velocemente come persona".
Per diventare numero 1, spiega, "oltre al talento serve tanto: sacrifici, momenti di difficoltà, fortuna, nel non farsi male e nell'avere le persone giuste al momento giusto. Servono tante altre cose. Il talento è importante se lo combini con il lavoro ed è lì che fai il botto".
"Scatti di rabbia ne ho anche io, e tanti, ma giocare a tennis è come giocare a poker: quando vedi l'atro che sta facendo fatica e vederlo ti da la forza. Io ho dei momenti quando sono stanco o nervoso e alle volte non sento la partita in cui il mio team deve fare dei trucchetti per farmela sentire. Altre volte sono nervoso perché voglio dimostrare a me steso di essere capace e poi non ci riesco. Sono tanti momenti in cui non tutto va alla perfezione".
"Abbiamo una vita fuori dal campo, come tuti. A volte vedete solo il giocatore che è in campo ed è giusto che sia cosi, ma abbiamo anche una vita fuori dal campo, e finora ho gestito sempre abbastanza bene le situazioni che ho avuto. Nella mia testa giocare a tennis è importante, però fuori dal campo c'è una parte ancora più importante del tennis che è la vita privata, familiare, con il team, perché senza di loro non sarei nessuno".
"Due ne ho conosciuti meglio - ha poi raccontato parlando dei Big3 e del loro dominio sul circuito - Roger invece non l'ho visto spesso perché lui era infortunato e poi ha smesso. Posso giudicare un po'meglio Rafa e Novak. Rafa mi piace perché è un combattente, si tiene le persone intorno a sé in modo molto bello ed equilibrato. Se guardiamo ai numeri il migliore è Nole. Ma dobbiamo essere contenti di vivere questo momento perché quello che anno fatto vedere loro tre insieme negli ultimi quindici anni e pazzesco".
Punti importanti e belli che il numero uno del mondo ricorda con piacere ce ne sono, ma anche punti sbagliati costati cari sono ancora impressi nella sua memoria: "Ricordo il match point con Carlos agli US Open quando ho sbagliato il rovescio dopo il servizio largo. Il punto più bello è quello del mio primo Slam vinto, quel dritto lungolinea me lo ricordo benissimo".
L'emozione più grande? "Dal punto di vista personale quando ho saputo che sarei diventato numero uno è stata una sensazione incredibile perché è stato il risultato di un anno intero. Un altro momento pazzesco da italiano è quando entri sul Centrale di Roma o Torino, non sembra di stare in un campo da tennis ma in uno stadio di calcio. Una sensazione difficile da raccontare".
L'Italia sta vivendo il suo periodo da record, 45 i titoli vinti dal 2018 ad oggi sui 101 totali conquistati in singolare maschile nell'era Open.
"Abbiamo avuto un cambio incredibile quando Fognini ha vinto a Montecarlo, poi Berrettini ha fatto benissimo sull'erba facendo la finale a Wimbledon, poi sono arrivato io e adesso sta arrivando Musetti tra i primi dieci. Arnaldi sta facendo risultati incredibili e poi c'é Sonego che sta sempre lì e Darderi e gli altri. Ne abbiamo davvero tanti, e da tifoso italiano è bellissimo perché quando ne perdi uno in un torneo ne hai altri cinque .E in un Grand Slam se siamo dieci vuol dire che il 10% dei giocatori sono italiani".
A fine stagione molto probabilmente terminerà la collaborazione con Darren Cahill: "Lui l'anno scorso mi ha detto 'guarda, faccio l'ultimo anno con te e poi smetto'. Sono cose che devi accettare, è una sua scelta. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti risultati, però ogni cosa bella ha una fine soprattutto nel lavoro. Va bene cosi, ma in un anno possono cambiare tante cose, vediamo…".
"C'è stato un momento in cui mi è venuto voglia di dire basta, mollo tutto. prima degli Australian Open non era un momento felicissimo, c'era ancora quel caso di doping, e mi sono detto vediamo come va quest'anno. In Australia non mi sentivo a mio agio negli spogliatoi, quando mangiavo, sentivo che gli altri giocatori mi guadavo in modo diverso e mi sono detto che era pesante viere il tennis in questo modo. Li era diverso. Mi sono detto magari dopo l'Australia un po' di tempo libero mi farà bene, poi è andata come è andata ma in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi sono tanti, ma non ho giocato Rotterdam anche per quel motivo: mi serviva del tempo diverso, con gli amici e dando priorità alle persone a cui voglio bene".
Jannik Sinner.
e per "certi giornalisti" comprendo anche qualcuno di questi signori che oggi fanno articoli L’intervista di Jannik Sinner al TG1: tre considerazioni Cosa ci ha colpiti di più relativamente al numero uno del mondo durante il colloquio con Gian Marco Chiocci. ------------------ .non smetterò mai di soffermarmi sul dopo della vittoria AO ..non fece Rotterdam e non si presentò al Quirinale inviando un certificato medico,quando tutti , quando ,soprattutto i cosidetti "addetti ai lavori",,certi giornalisti e uomini di sport , lo criticavano per la sua scelta.. questi signori si sono arrogati il diritto di echitettare come inopportuna quella scelta di jannik .altri e non faccio nomi lo hanno apostrofato con considerazioni veramente vergognose, si vergognose,. spero che ieri sera molti di questi abbiano ascoltato l'intervista e che oggi abbiano la decenza di stare in silenzio...alla loro pochezza Jannik ha risposto con la sua Grandezza di Uomo. noi,fan e tantissimi altri sappiamo chi è Jannik.. da ieri sera spero che ci sia la consapevolezza in altri di apprezzare questo ragazzo umile e semplice che ha dato a tutti una lezione di vita straordinaria. e per "certi giornalisti" comprendo anche qualcuno di questi signori che oggi fanno articoli ----------------------------
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Jannik è il numero Uno in tutto.. è una meraviglia ascoltarlo e vederlo.. non aggiungo altro..solo applausi x lui.. è in assoluto un ragazzo favoloso e un atleta autentico, vero
"Ho fatto fatica ad accettare questa sospensione di 3 mesi, perché sapevo di non aver fatto nulla, quindi perché avrei dovuto pagare?
Qualche commento su di me? Ognuno è libero di dire quello che vuole. Ciò che conta per me è sapere cosa è successo, cosa ho passato, e non lo auguro a nessuno. Ognuno è libero di dire quello che vuole, va bene."
Jannik Sinner - Intervista completa TG1 prima del ritorno agli Internazionali BNL d'Italia 2025 

"Ognuno è libero di dire quel che vuole e di giudicare - ha aggiunto Sinner riferendosi ai tanti commenti rilasciati da molti suoi colleghi in merito a quanto lui accaduto - l'importante per me è che so io cosa è successo e cosa ho passato ed era molto difficile e non auguro a nessuno di passare da innocente una cosa del genere"
"L'anno scorso è stato molto stressante ma siamo riusciti ad ottenere risultati incredibili, anche quest'anno siamo partiti bene poi è successo quello che è successo. All' inizio era un po' strana la situazione in cui mi sono trovato, anche fuori dal campo sono successe delle cose che non mi aspettavo ma piano piano sto tornando nel ritmo di allenamenti veri e con un obiettivo davanti. Mi sto allenando con dei giocatori forti per vedere su che livello sono, a volte va bene altre ho un calo. Sono però contento di tornare a Roma, un torneo speciale, ma sicuramente ci entrerò con un mentalità diversa. Mi manca la competizione, nell'allenamento non hai pressione e tensione, ma sono contento, ripeto, che questa fase sia terminata e siamo pronti a ripartire".
In quel momento lì non ho capito cosa fosse successo, non sapevo nulla, poi ho accettato - devi accettare - e abbiamo provato a ricostruire e abbiamo saputo subito da dove proveniva questa contaminazione. Ma ho fatto fatica ad accettare questi tre mesi perché nella mia testa mi dicevo 'non ho fatto niente, perché devo pagare il prezzo?'. Poi abbiamo parlato con il mio avvocato in modo molto concreto su quello che poteva succedere nel peggiore dei casi".
Dopo Sinner ha continuato a giocare e a vincere, ha conquistato due Slam, le Nitto ATP Finals, il posto di numero 1. Però, ammette, "come mi sono sentito io in campo non era come un giocatore si dovrebbe sentire. Ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella e questo divertimento giorno dopo giorno è andato un po' via. La fortuna che ho avuto è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato molto e mi hanno creduto: il mio team, la mia famiglia. Alla fine ho costruito la mia bolla dove non entrava nessun altro e questo mi ha dato la voglia di continuare e di prepararci bene per i Grand Slam perché l'anno scorso li ho giocati bene, anche se ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros. E' andato tutto bene anche se non mi sono sentito una persona felice in campo".
"E' difficile rispondere - ha poi riflettuto Sinner quando richiesto di un parere sulle linee guida che oggi regolano i controlli antidoping - Abbiamo gli stessi protocolli, quando si è positivi ognuno ha lo stesso percorso da fare e nessuno ha dei trattamenti diversi anche se nel mio caso ho ricevuto un po' di critiche per questo, ma non sono stato trattato in modo diverso perché ho dovuto fare tante audizioni e mi hanno controllato più degli altri. Dipende da come vedi le cose. Se c'è una contaminazione e non te ne rendi conto, e può succedere, ma i dottori la controllano e dicono che non dà forza o vantaggi è un' altra cosa".
"No, non me lo immaginavo, non lo vedevo realistico e direi una bugia se dicessi il contrario - ha ancora ammesso riferendosi al suo traguardo di numero uno del mondo - Quando ero giovane, quando non mi allenavo quasi mai e ai tornei c'erano ragazzini che si allenavano tutti i giorni con cui riuscivo a giocare alla pari mi ha dato un po' di direzione nel dirmi che sapevo giocare a tennis. Ma la scelta tra sci e tennis l'ho fatta in base a quello che mi piaceva di più e mi piaceva di più giocare a tennis perché è uno sport naturale, vedi la personalità cosa che nello sci non si vede. Poi ho avuto i miei genitori che mi hanno lasciato tranquillo e mi hanno detto vai, non ci sono problemi, e poi sono cresciuto velocemente come persona".
Per diventare numero 1, spiega, "oltre al talento serve tanto: sacrifici, momenti di difficoltà, fortuna, nel non farsi male e nell'avere le persone giuste al momento giusto. Servono tante altre cose. Il talento è importante se lo combini con il lavoro ed è lì che fai il botto".
"Scatti di rabbia ne ho anche io, e tanti, ma giocare a tennis è come giocare a poker: quando vedi l'atro che sta facendo fatica e vederlo ti da la forza. Io ho dei momenti quando sono stanco o nervoso e alle volte non sento la partita in cui il mio team deve fare dei trucchetti per farmela sentire. Altre volte sono nervoso perché voglio dimostrare a me steso di essere capace e poi non ci riesco. Sono tanti momenti in cui non tutto va alla perfezione".
"Abbiamo una vita fuori dal campo, come tuti. A volte vedete solo il giocatore che è in campo ed è giusto che sia cosi, ma abbiamo anche una vita fuori dal campo, e finora ho gestito sempre abbastanza bene le situazioni che ho avuto. Nella mia testa giocare a tennis è importante, però fuori dal campo c'è una parte ancora più importante del tennis che è la vita privata, familiare, con il team, perché senza di loro non sarei nessuno".
"Due ne ho conosciuti meglio - ha poi raccontato parlando dei Big3 e del loro dominio sul circuito - Roger invece non l'ho visto spesso perché lui era infortunato e poi ha smesso. Posso giudicare un po'meglio Rafa e Novak. Rafa mi piace perché è un combattente, si tiene le persone intorno a sé in modo molto bello ed equilibrato. Se guardiamo ai numeri il migliore è Nole. Ma dobbiamo essere contenti di vivere questo momento perché quello che anno fatto vedere loro tre insieme negli ultimi quindici anni e pazzesco".
Punti importanti e belli che il numero uno del mondo ricorda con piacere ce ne sono, ma anche punti sbagliati costati cari sono ancora impressi nella sua memoria: "Ricordo il match point con Carlos agli US Open quando ho sbagliato il rovescio dopo il servizio largo. Il punto più bello è quello del mio primo Slam vinto, quel dritto lungolinea me lo ricordo benissimo".
L'emozione più grande? "Dal punto di vista personale quando ho saputo che sarei diventato numero uno è stata una sensazione incredibile perché è stato il risultato di un anno intero. Un altro momento pazzesco da italiano è quando entri sul Centrale di Roma o Torino, non sembra di stare in un campo da tennis ma in uno stadio di calcio. Una sensazione difficile da raccontare".
L'Italia sta vivendo il suo periodo da record, 45 i titoli vinti dal 2018 ad oggi sui 101 totali conquistati in singolare maschile nell'era Open.
"Abbiamo avuto un cambio incredibile quando Fognini ha vinto a Montecarlo, poi Berrettini ha fatto benissimo sull'erba facendo la finale a Wimbledon, poi sono arrivato io e adesso sta arrivando Musetti tra i primi dieci. Arnaldi sta facendo risultati incredibili e poi c'é Sonego che sta sempre lì e Darderi e gli altri. Ne abbiamo davvero tanti, e da tifoso italiano è bellissimo perché quando ne perdi uno in un torneo ne hai altri cinque .E in un Grand Slam se siamo dieci vuol dire che il 10% dei giocatori sono italiani".
A fine stagione molto probabilmente terminerà la collaborazione con Darren Cahill: "Lui l'anno scorso mi ha detto 'guarda, faccio l'ultimo anno con te e poi smetto'. Sono cose che devi accettare, è una sua scelta. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti risultati, però ogni cosa bella ha una fine soprattutto nel lavoro. Va bene cosi, ma in un anno possono cambiare tante cose, vediamo…".
"C'è stato un momento in cui mi è venuto voglia di dire basta, mollo tutto. prima degli Australian Open non era un momento felicissimo, c'era ancora quel caso di doping, e mi sono detto vediamo come va quest'anno. In Australia non mi sentivo a mio agio negli spogliatoi, quando mangiavo, sentivo che gli altri giocatori mi guadavo in modo diverso e mi sono detto che era pesante viere il tennis in questo modo. Li era diverso. Mi sono detto magari dopo l'Australia un po' di tempo libero mi farà bene, poi è andata come è andata ma in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi sono tanti, ma non ho giocato Rotterdam anche per quel motivo: mi serviva del tempo diverso, con gli amici e dando priorità alle persone a cui voglio bene".
Jannik Sinner.
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Allora...
aggiornamento Jannik!!
Lunedi 5 maggio..
Primo allenamento ore 19.00 sul centrale
prima sarà a festa per Coppa David e Billy King alle ore 18,oo
comunicato il primo allenamento di Sinner al Foro Italico.
Primo allenamento ore 19.00
prima sarà a festa per Coppa David e Billy King alle ore 18,oo
Sinner è a Roma, le immagini esclusive - VIDEO
l numero uno del mondo è atterrato a Ciampino con un volo da Nizza. Lunedì alle 19 primo allenamento al Foro Italico
Sinner è a Roma, le immagini esclusive - VIDEO
l numero uno del mondo è atterrato a Ciampino con un volo da Nizza. Lunedì alle 19 primo allenamento al Foro Italico
Jannik Sinner è arrivato a Roma, finalmente. Il numero uno del mondo è atterrato a Ciampino con un volo proveniente da Nizza. Pronto a recitare il ruolo di protagonista assoluto agli Internazionali BNL d'Italia. Lunedì subito tre impegni per il 23enne di Sesto Pusteria: il media day - la consueta conferenza stampa pre-torneo - alle 16, la celebrazione del doppio successo di Malaga delle nazionali di Davis Cup e Billie Jean King Cup sul Centrale alle 18 ed il primo allenamento - sempre sul Centrale - con il ceco Jiri Lehecka dalle 19 alle 21.
https://ticketing.internazionalibnlditalia.com/
l numero uno del mondo è atterrato a Ciampino con un volo da Nizza. Lunedì alle 19 primo allenamento al Foro Italico
04 maggio 2025
Jannik Sinner è arrivato a Roma, finalmente. Il numero uno del mondo è atterrato a Ciampino con un volo proveniente da Nizza. Pronto a recitare il ruolo di protagonista assoluto agli Internazionali BNL d'Italia. Lunedì subito tre impegni per il 23enne di Sesto Pusteria: il media day - la consueta conferenza stampa pre-torneo - alle 16, la celebrazione del doppio successo di Malaga delle nazionali di Davis Cup e Billie Jean King Cup sul Centrale alle 18 ed il primo allenamento - sempre sul Centrale - con il ceco Jiri Lehecka dalle 19 alle 21.
sbarcato nel pomeriggio a Roma con un volo privato da Nizza, si è diretto subito in un hotel del centro dotato di palestra e campi da tennis dove si allenerà serenamente nei prossimi giorni.
https://youtu.be/yVvf8dhfGQg
L'azzurro ha parlato alla community di Intesa san paolo..
"In campo non stavo come un giocatore si dovrebbe sentire. Rientro con una mentalità diversa. E mi piacerebbe avere bambini, ma ora non potrei essere il papà che vorrei"
"La chiave per restare a certi livelli - afferma poi parlando con la Community di Intesa Sanpaolo - è che ogni giorno è una opportunità di far vedere che sei migliorato anche in allenamento: se sei costante i risultati primo o poi arrivano". E ancora: "Ormai non manca tanto, quindi ci vediamo a Roma. Speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, però sono molto contento di fare il mio ritorno a Roma. Non c'è posto più bello. Molto presto ci saremo, non solo io, ma tutto il gruppo italiano con dei giocatori incredibili. Aspettiamo un bel tifo".
"Il n.1 non è un trofeo ma è il traguardo di cui parlerei a un figlio: stare 52 settimane in vetta è qualcosa di grande. Bambini? Mi piacciono tanto, sicuramente penso ad avere dei figli, ma non ora perché non riuscirei ad essere il papà che vorrei. È troppo presto per me". Anche perché la vita del tennista - che Jannik sintetizza nelle parole "dedizione, costanza, passione e talento" - è fatta anche di rinunce: "Ne faccio tante: mi piacerebbe uscire di più la sera, fare qualche sciatina in più, andare al mare: ma ho 23 anni, ho fatto tanti sacrifici per diventare numero 1 e non voglio buttar via tutto. So che la vita vera è fuori dal campo: l'importante è tenere tutto in equilibrio".
“Metto la dedizione al primo posto, ci sono tante giornate in cui sei stanco e magari non hai neanche voglia, però sei lì e magari fai anche mezz’ora in più e questo fa la differenza. Il talento va all’ultimo posto. La costanza è molto importante, la passione è normale averla. Se metti tutte queste cose insieme e hai pure talento, allora diventi un giocatore fortissimo”. Per una ricetta di grande successo, come gli ha insegnato anche papà Hanspeter, grande cuoco, non bisogna solo mettere, ma anche togliere a volte, l'importante è l'equilibrio: “Devi togliere tante cose: dall’uscire la sera, al fare una sciata in più, all’andare al mare qualche volta. Però è molto importante farle, alla fine io ho 23 anni, quasi 24, ho fatto tante cose per essere in questa posizione e non voglio buttar via tutto.
Però so anche che la vita vera è quella fuori dal campo, la vita privata, la famiglia. Alla fine l’importante è l’equilibrio giusto".
“Andare via da casa da piccolo? Sicuramente mi ha fatto bene perché sono cresciuto molto veloce. Quando fai la spesa la prima volta, la lavatrice, devi stendere e non hai i tuoi genitori lì con te. Ho pianto tanto da piccolo, anche adesso a volte capita di piangere, perché sennò vuol dire che non senti nulla, non hai emozioni invece non è vero. Sono molto calmo quando vinco, ma quando perdo anche io ho dei momenti così, sarebbe strano altrimenti. Il comportamento in campo?
Lì ho fatto grandi progressi, non tanto in quello che vedete voi, ma come mi sento io: sono molto più tranquillo, consapevole dei miei mezzi, di quello che so fare. Dove sono migliorato di più? Sicuramente dritto e servizio abbiamo fatto grandi passi, il rovescio è sempre stato forte. Il traguardo di cui vado più orgoglioso? Il numero uno, non è un risultato secco ma sono 52 settimane giocate ad altissimo livello con tanti risultati fatti".
Sinner: "Vorrei un figlio, ma non ora"
"Un figlio? Sì, ma non adesso. Perché non potrei essere il padre che vorrei. Non riuscirei ad essere il padre che vorrei. Io ho avuto un rapporto speciale con i miei genitori perché erano sempre lì. Quindi sarebbe troppo presto, ma a me piacciono molto i bimbi. “Vi prometto che lavorerò sempre tantissimo, darò tutto come ho fatto finora e poi i risultati verranno”.
L’intervista di Jannik Sinner al TG1: tre considerazioni
Cosa ci ha colpiti di più relativamente al numero uno del mondo durante il colloquio con Gian Marco Chiocci.
L’intervista di Jannik Sinner al TG1: tre considerazioni
Cosa ci ha colpiti di più relativamente al numero uno del mondo durante il colloquio con Gian Marco Chiocci.
Jannik è il numero Uno in tutto.. è una meraviglia ascoltarlo e vederlo.. non aggiungo altro..solo applausi x lui.. è in assoluto un ragazzo favoloso e un atleta autentico, vero
"Ho fatto fatica ad accettare questa sospensione di 3 mesi, perché sapevo di non aver fatto nulla, quindi perché avrei dovuto pagare?
Qualche commento su di me? Ognuno è libero di dire quello che vuole. Ciò che conta per me è sapere cosa è successo, cosa ho passato, e non lo auguro a nessuno. Ognuno è libero di dire quello che vuole, va bene."
Jannik Sinner - Intervista completa TG1 prima del ritorno agli Internazionali BNL d'Italia 2025 

"Ognuno è libero di dire quel che vuole e di giudicare - ha aggiunto Sinner riferendosi ai tanti commenti rilasciati da molti suoi colleghi in merito a quanto lui accaduto - l'importante per me è che so io cosa è successo e cosa ho passato ed era molto difficile e non auguro a nessuno di passare da innocente una cosa del genere"
"L'anno scorso è stato molto stressante ma siamo riusciti ad ottenere risultati incredibili, anche quest'anno siamo partiti bene poi è successo quello che è successo. All' inizio era un po' strana la situazione in cui mi sono trovato, anche fuori dal campo sono successe delle cose che non mi aspettavo ma piano piano sto tornando nel ritmo di allenamenti veri e con un obiettivo davanti. Mi sto allenando con dei giocatori forti per vedere su che livello sono, a volte va bene altre ho un calo. Sono però contento di tornare a Roma, un torneo speciale, ma sicuramente ci entrerò con un mentalità diversa. Mi manca la competizione, nell'allenamento non hai pressione e tensione, ma sono contento, ripeto, che questa fase sia terminata e siamo pronti a ripartire".
In quel momento lì non ho capito cosa fosse successo, non sapevo nulla, poi ho accettato - devi accettare - e abbiamo provato a ricostruire e abbiamo saputo subito da dove proveniva questa contaminazione. Ma ho fatto fatica ad accettare questi tre mesi perché nella mia testa mi dicevo 'non ho fatto niente, perché devo pagare il prezzo?'. Poi abbiamo parlato con il mio avvocato in modo molto concreto su quello che poteva succedere nel peggiore dei casi".
Dopo Sinner ha continuato a giocare e a vincere, ha conquistato due Slam, le Nitto ATP Finals, il posto di numero 1. Però, ammette, "come mi sono sentito io in campo non era come un giocatore si dovrebbe sentire. Ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella e questo divertimento giorno dopo giorno è andato un po' via. La fortuna che ho avuto è stata avere delle persone intorno a me che mi hanno aiutato molto e mi hanno creduto: il mio team, la mia famiglia. Alla fine ho costruito la mia bolla dove non entrava nessun altro e questo mi ha dato la voglia di continuare e di prepararci bene per i Grand Slam perché l'anno scorso li ho giocati bene, anche se ho avuto un piccolo infortunio prima del Roland Garros. E' andato tutto bene anche se non mi sono sentito una persona felice in campo".
"E' difficile rispondere - ha poi riflettuto Sinner quando richiesto di un parere sulle linee guida che oggi regolano i controlli antidoping - Abbiamo gli stessi protocolli, quando si è positivi ognuno ha lo stesso percorso da fare e nessuno ha dei trattamenti diversi anche se nel mio caso ho ricevuto un po' di critiche per questo, ma non sono stato trattato in modo diverso perché ho dovuto fare tante audizioni e mi hanno controllato più degli altri. Dipende da come vedi le cose. Se c'è una contaminazione e non te ne rendi conto, e può succedere, ma i dottori la controllano e dicono che non dà forza o vantaggi è un' altra cosa".
"No, non me lo immaginavo, non lo vedevo realistico e direi una bugia se dicessi il contrario - ha ancora ammesso riferendosi al suo traguardo di numero uno del mondo - Quando ero giovane, quando non mi allenavo quasi mai e ai tornei c'erano ragazzini che si allenavano tutti i giorni con cui riuscivo a giocare alla pari mi ha dato un po' di direzione nel dirmi che sapevo giocare a tennis. Ma la scelta tra sci e tennis l'ho fatta in base a quello che mi piaceva di più e mi piaceva di più giocare a tennis perché è uno sport naturale, vedi la personalità cosa che nello sci non si vede. Poi ho avuto i miei genitori che mi hanno lasciato tranquillo e mi hanno detto vai, non ci sono problemi, e poi sono cresciuto velocemente come persona".
Per diventare numero 1, spiega, "oltre al talento serve tanto: sacrifici, momenti di difficoltà, fortuna, nel non farsi male e nell'avere le persone giuste al momento giusto. Servono tante altre cose. Il talento è importante se lo combini con il lavoro ed è lì che fai il botto".
"Scatti di rabbia ne ho anche io, e tanti, ma giocare a tennis è come giocare a poker: quando vedi l'atro che sta facendo fatica e vederlo ti da la forza. Io ho dei momenti quando sono stanco o nervoso e alle volte non sento la partita in cui il mio team deve fare dei trucchetti per farmela sentire. Altre volte sono nervoso perché voglio dimostrare a me steso di essere capace e poi non ci riesco. Sono tanti momenti in cui non tutto va alla perfezione".
"Abbiamo una vita fuori dal campo, come tuti. A volte vedete solo il giocatore che è in campo ed è giusto che sia cosi, ma abbiamo anche una vita fuori dal campo, e finora ho gestito sempre abbastanza bene le situazioni che ho avuto. Nella mia testa giocare a tennis è importante, però fuori dal campo c'è una parte ancora più importante del tennis che è la vita privata, familiare, con il team, perché senza di loro non sarei nessuno".
"Due ne ho conosciuti meglio - ha poi raccontato parlando dei Big3 e del loro dominio sul circuito - Roger invece non l'ho visto spesso perché lui era infortunato e poi ha smesso. Posso giudicare un po'meglio Rafa e Novak. Rafa mi piace perché è un combattente, si tiene le persone intorno a sé in modo molto bello ed equilibrato. Se guardiamo ai numeri il migliore è Nole. Ma dobbiamo essere contenti di vivere questo momento perché quello che anno fatto vedere loro tre insieme negli ultimi quindici anni e pazzesco".
Punti importanti e belli che il numero uno del mondo ricorda con piacere ce ne sono, ma anche punti sbagliati costati cari sono ancora impressi nella sua memoria: "Ricordo il match point con Carlos agli US Open quando ho sbagliato il rovescio dopo il servizio largo. Il punto più bello è quello del mio primo Slam vinto, quel dritto lungolinea me lo ricordo benissimo".
L'emozione più grande? "Dal punto di vista personale quando ho saputo che sarei diventato numero uno è stata una sensazione incredibile perché è stato il risultato di un anno intero. Un altro momento pazzesco da italiano è quando entri sul Centrale di Roma o Torino, non sembra di stare in un campo da tennis ma in uno stadio di calcio. Una sensazione difficile da raccontare".
L'Italia sta vivendo il suo periodo da record, 45 i titoli vinti dal 2018 ad oggi sui 101 totali conquistati in singolare maschile nell'era Open.
"Abbiamo avuto un cambio incredibile quando Fognini ha vinto a Montecarlo, poi Berrettini ha fatto benissimo sull'erba facendo la finale a Wimbledon, poi sono arrivato io e adesso sta arrivando Musetti tra i primi dieci. Arnaldi sta facendo risultati incredibili e poi c'é Sonego che sta sempre lì e Darderi e gli altri. Ne abbiamo davvero tanti, e da tifoso italiano è bellissimo perché quando ne perdi uno in un torneo ne hai altri cinque .E in un Grand Slam se siamo dieci vuol dire che il 10% dei giocatori sono italiani".
A fine stagione molto probabilmente terminerà la collaborazione con Darren Cahill: "Lui l'anno scorso mi ha detto 'guarda, faccio l'ultimo anno con te e poi smetto'. Sono cose che devi accettare, è una sua scelta. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti risultati, però ogni cosa bella ha una fine soprattutto nel lavoro. Va bene cosi, ma in un anno possono cambiare tante cose, vediamo…".
"C'è stato un momento in cui mi è venuto voglia di dire basta, mollo tutto. prima degli Australian Open non era un momento felicissimo, c'era ancora quel caso di doping, e mi sono detto vediamo come va quest'anno. In Australia non mi sentivo a mio agio negli spogliatoi, quando mangiavo, sentivo che gli altri giocatori mi guadavo in modo diverso e mi sono detto che era pesante viere il tennis in questo modo. Li era diverso. Mi sono detto magari dopo l'Australia un po' di tempo libero mi farà bene, poi è andata come è andata ma in quel momento lì mi ha fatto bene, tre mesi sono tanti, ma non ho giocato Rotterdam anche per quel motivo: mi serviva del tempo diverso, con gli amici e dando priorità alle persone a cui voglio bene".
Jannik Sinner.
LA NASCITA DELLA JANNIK SINNER FOUNDATION.
Jannik launches the "Jannik Sinner Foundation" to promote Sport & Education for the youngest








Jannik launches the "Jannik Sinner Foundation" to promote Sport & Education for the youngest
"Per me è un onore sostenere bambini e giovani atleti" - ha dichiarato Sinner in un comunicato stampa -. Lo sport mi ha insegnato lezioni inestimabili: disciplina, resilienza e il coraggio di rimanere fedele a me stesso – lezioni che credo valga la pena condividere. Attraverso il nostro lavoro, vogliamo mostrare ai bambini cosa è possibile, non solo nello sport, ma nella vita".
Jannik Sinner.
“Ogni bambino merita pari opportunità, indipendentemente dalle sue origini - sono le parole di Alex Vittur nel comunicato del lancio della Fondazione -. Questa convinzione è ciò che ha ispirato la Fondazione Jannik Sinner. Il nostro obiettivo è abbattere le barriere sociali e creare spazi in cui lo sport e l'istruzione diventino strumenti potenti per la crescita, l'inclusione e la speranza. La nostra missione è quella di aprire più porte a più bambini, perché ogni sogno merita di essere riconosciuto, sostenuto e di avere la possibilità di realizzarsi".
E Stefano Domenicali aggiunge: “Sono estremamente orgoglioso di unirmi a questo importante iniziativa sostenuta con tanta passione da Jannik. Sono certo che la fondazione porterà avanti i valori che hanno rafforzato la nostra amicizia fin dall'inizio: dedizione, rispetto e determinazione. Jannik incarna perfettamente queste caratteristiche con la sua essenza, la sua gentilezza e il suo spirito competitivo, rendendolo un ruolo modello che va ben oltre il mondo dello sport. La sua capacità di motivare milioni di persone attraverso il suo impegno quotidiano e la costante ricerca dell'eccellenza è, oggi più che mai, fonte di ispirazione".
“Stiamo lavorando molto duramente in questi giorni e speriamo di giocare un ottimo tennis nella stagione sulla terra rossa. So che non sarà un’impresa facile e che i primi match saranno davvero complicati, ma spero di recuperare un buon ritmo il più in fretta possibile".
Su ciò che ha fatto durante questa pausa forzata:
“Ho potuto fare cose che normalmente non rientrano nella mia routine, oltre ad aver trascorso più tempo con la mia famiglia e i miei amici. Mi sono cimentato in diverse attività e ho imparato nuove cose su me stesso. Credo che questo stop mi abbia aiutato sotto certi punti di vista.”
Vagnozzi a SuperTennis: "Sinner dovrà trovare fiducia, ma tornare a Roma è bellissimo"
C'è fiducia di far bene..dice Vagno.
L'azzurro ha parlato alla community di Intesa san paolo..
"In campo non stavo come un giocatore si dovrebbe sentire. Rientro con una mentalità diversa. E mi piacerebbe avere bambini, ma ora non potrei essere il papà che vorrei"
"La chiave per restare a certi livelli - afferma poi parlando con la Community di Intesa Sanpaolo - è che ogni giorno è una opportunità di far vedere che sei migliorato anche in allenamento: se sei costante i risultati primo o poi arrivano". E ancora: "Ormai non manca tanto, quindi ci vediamo a Roma. Speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, però sono molto contento di fare il mio ritorno a Roma. Non c'è posto più bello. Molto presto ci saremo, non solo io, ma tutto il gruppo italiano con dei giocatori incredibili. Aspettiamo un bel tifo".
"Il n.1 non è un trofeo ma è il traguardo di cui parlerei a un figlio: stare 52 settimane in vetta è qualcosa di grande. Bambini? Mi piacciono tanto, sicuramente penso ad avere dei figli, ma non ora perché non riuscirei ad essere il papà che vorrei. È troppo presto per me". Anche perché la vita del tennista - che Jannik sintetizza nelle parole "dedizione, costanza, passione e talento" - è fatta anche di rinunce: "Ne faccio tante: mi piacerebbe uscire di più la sera, fare qualche sciatina in più, andare al mare: ma ho 23 anni, ho fatto tanti sacrifici per diventare numero 1 e non voglio buttar via tutto. So che la vita vera è fuori dal campo: l'importante è tenere tutto in equilibrio".
“Metto la dedizione al primo posto, ci sono tante giornate in cui sei stanco e magari non hai neanche voglia, però sei lì e magari fai anche mezz’ora in più e questo fa la differenza. Il talento va all’ultimo posto. La costanza è molto importante, la passione è normale averla. Se metti tutte queste cose insieme e hai pure talento, allora diventi un giocatore fortissimo”. Per una ricetta di grande successo, come gli ha insegnato anche papà Hanspeter, grande cuoco, non bisogna solo mettere, ma anche togliere a volte, l'importante è l'equilibrio: “Devi togliere tante cose: dall’uscire la sera, al fare una sciata in più, all’andare al mare qualche volta. Però è molto importante farle, alla fine io ho 23 anni, quasi 24, ho fatto tante cose per essere in questa posizione e non voglio buttar via tutto.
Però so anche che la vita vera è quella fuori dal campo, la vita privata, la famiglia. Alla fine l’importante è l’equilibrio giusto".
“Andare via da casa da piccolo? Sicuramente mi ha fatto bene perché sono cresciuto molto veloce. Quando fai la spesa la prima volta, la lavatrice, devi stendere e non hai i tuoi genitori lì con te. Ho pianto tanto da piccolo, anche adesso a volte capita di piangere, perché sennò vuol dire che non senti nulla, non hai emozioni invece non è vero. Sono molto calmo quando vinco, ma quando perdo anche io ho dei momenti così, sarebbe strano altrimenti. Il comportamento in campo?
Lì ho fatto grandi progressi, non tanto in quello che vedete voi, ma come mi sento io: sono molto più tranquillo, consapevole dei miei mezzi, di quello che so fare. Dove sono migliorato di più? Sicuramente dritto e servizio abbiamo fatto grandi passi, il rovescio è sempre stato forte. Il traguardo di cui vado più orgoglioso? Il numero uno, non è un risultato secco ma sono 52 settimane giocate ad altissimo livello con tanti risultati fatti".
Sinner: "Vorrei un figlio, ma non ora"
"Un figlio? Sì, ma non adesso. Perché non potrei essere il padre che vorrei. Non riuscirei ad essere il padre che vorrei. Io ho avuto un rapporto speciale con i miei genitori perché erano sempre lì. Quindi sarebbe troppo presto, ma a me piacciono molto i bimbi. “Vi prometto che lavorerò sempre tantissimo, darò tutto come ho fatto finora e poi i risultati verranno”.
L'azzurro ha parlato alla community di Intesa san paolo..
"In campo non stavo come un giocatore si dovrebbe sentire. Rientro con una mentalità diversa. E mi piacerebbe avere bambini, ma ora non potrei essere il papà che vorrei"
"La chiave per restare a certi livelli - afferma poi parlando con la Community di Intesa Sanpaolo - è che ogni giorno è una opportunità di far vedere che sei migliorato anche in allenamento: se sei costante i risultati primo o poi arrivano". E ancora: "Ormai non manca tanto, quindi ci vediamo a Roma. Speriamo di essere abbastanza preparati per essere lì, però sono molto contento di fare il mio ritorno a Roma. Non c'è posto più bello. Molto presto ci saremo, non solo io, ma tutto il gruppo italiano con dei giocatori incredibili. Aspettiamo un bel tifo".
"Il n.1 non è un trofeo ma è il traguardo di cui parlerei a un figlio: stare 52 settimane in vetta è qualcosa di grande. Bambini? Mi piacciono tanto, sicuramente penso ad avere dei figli, ma non ora perché non riuscirei ad essere il papà che vorrei. È troppo presto per me". Anche perché la vita del tennista - che Jannik sintetizza nelle parole "dedizione, costanza, passione e talento" - è fatta anche di rinunce: "Ne faccio tante: mi piacerebbe uscire di più la sera, fare qualche sciatina in più, andare al mare: ma ho 23 anni, ho fatto tanti sacrifici per diventare numero 1 e non voglio buttar via tutto. So che la vita vera è fuori dal campo: l'importante è tenere tutto in equilibrio".
“Metto la dedizione al primo posto, ci sono tante giornate in cui sei stanco e magari non hai neanche voglia, però sei lì e magari fai anche mezz’ora in più e questo fa la differenza. Il talento va all’ultimo posto. La costanza è molto importante, la passione è normale averla. Se metti tutte queste cose insieme e hai pure talento, allora diventi un giocatore fortissimo”. Per una ricetta di grande successo, come gli ha insegnato anche papà Hanspeter, grande cuoco, non bisogna solo mettere, ma anche togliere a volte, l'importante è l'equilibrio: “Devi togliere tante cose: dall’uscire la sera, al fare una sciata in più, all’andare al mare qualche volta. Però è molto importante farle, alla fine io ho 23 anni, quasi 24, ho fatto tante cose per essere in questa posizione e non voglio buttar via tutto.
Però so anche che la vita vera è quella fuori dal campo, la vita privata, la famiglia. Alla fine l’importante è l’equilibrio giusto".
“Andare via da casa da piccolo? Sicuramente mi ha fatto bene perché sono cresciuto molto veloce. Quando fai la spesa la prima volta, la lavatrice, devi stendere e non hai i tuoi genitori lì con te. Ho pianto tanto da piccolo, anche adesso a volte capita di piangere, perché sennò vuol dire che non senti nulla, non hai emozioni invece non è vero. Sono molto calmo quando vinco, ma quando perdo anche io ho dei momenti così, sarebbe strano altrimenti. Il comportamento in campo?
Lì ho fatto grandi progressi, non tanto in quello che vedete voi, ma come mi sento io: sono molto più tranquillo, consapevole dei miei mezzi, di quello che so fare. Dove sono migliorato di più? Sicuramente dritto e servizio abbiamo fatto grandi passi, il rovescio è sempre stato forte. Il traguardo di cui vado più orgoglioso? Il numero uno, non è un risultato secco ma sono 52 settimane giocate ad altissimo livello con tanti risultati fatti".
Sinner: "Vorrei un figlio, ma non ora"
"Un figlio? Sì, ma non adesso. Perché non potrei essere il padre che vorrei. Non riuscirei ad essere il padre che vorrei. Io ho avuto un rapporto speciale con i miei genitori perché erano sempre lì. Quindi sarebbe troppo presto, ma a me piacciono molto i bimbi. “Vi prometto che lavorerò sempre tantissimo, darò tutto come ho fatto finora e poi i risultati verranno”.

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