come dice la mia cara amica Marina Delg
abbiamo il party!!!!!!
e cosa vogliamo di più dalla vita!!!!
Led Zeppelin Lets have a party
Led Zeppelin - Let´s Have A Party- Live in Sydney, Australia - February 27th,, 1972.
abbiamo il party!!!!!!
e cosa vogliamo di più dalla vita!!!!
e arrivano ....
Led Zeppelin - Live in Sydney (February 27th, 1972) - 8mm film
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The Battle Of Evermore - Led Zeppelin
Led Zeppelin live in Seattle, 1977.
https://youtu.be/CTstnU30CWQ
https://youtu.be/wHj_fZG8-lU
Led Zeppelin - The Battle Of Evermore
The Battle of Evermore
Queen of Light took her bow, And then she turned to go,
The Prince of Peace embraced the gloom, And walked the night alone.
Oh, dance in the dark of night, Sing to the morning light.
The dark Lord rides in force tonight, And time will tell us all.
Oh, throw down your plow and hoe, Rest not to lock your homes.
Side by side we wait the might of the darkest of them all.
I hear the horses’ thunder down in the valley bElow,
I’m waiting for the angels of Avalon, waiting for the eastern glow.
The apples of the valley hold, The seeds of happiness,
The ground is rich from tender care, Repay, do not forget, no, no.
Dance in the dark of night, sing to the morning light.
The apples turn to brown and black, The tyrant’s face is red.
Oh war is the common cry, Pick up your swords and fly.
The sky is filled with good and bad that mortals never know.
Oh, well, the night is long the beads of time pass slow,
Tired eyes on the sunrise, waiting for the eastern glow.
The pain of war cannot exceed the woe of aftermath,
The drums will shake the castle wall, the ring wraiths ride in black, Ride on.
Sing as you raise your bow, shoot straighter than before.
No comfort has the fire at night that lights the face so cold.
Oh dance in the dark of night, Sing to the morning light.
The magic runes are writ in gold to bring the balance back. Bring it back.
At last the sun is shining, The clouds of blue roll by,
With flames from the dragon of darkness, the sunlight blinds his eyes.
La battaglia di Evermore la battaglia di sempre
LA BATTAGLIA DI SEMPRE
La Regina della Luce prese il suo arco e si voltò per andare,
Il Principe della Pace abbracciò le tenebre e attraversò la notte da solo.
Oh, danzate nell'oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
Il malvagio Signore cavalca in forze stasera e il tempo ci dirà tutto.
Oh, gettate a terra il vostro aratro e la vostra zappa,
non chiudete a chiave le vostre case.
Fianco a fianco aspettiamo la grandezza dei più malvagi fra loro.
Odo il fragore dei cavalli
Giù nella valle
Aspetto gli angeli di Avalon
Aspetto il bagliore dell'Oriente.
I frutti della valle hanno in sé i semi della felicità,
la terra e ricca per tenera cura, ricambiatela, non dimenticate, no, no.
Danzate nell'oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
I frutti diventano marrone e nero, il viso del tiranno è rosso.
Oh, la guerra è pianto collettivo,
raccogliete le vostre spade e correte.
Il cielo è pieno di bontà e cattiveria che i mortali non conosceranno mai.
Oh be', la notte è lunga,
Il tempo si sgrana lento come un rosario,
Occhi stanchi al sorgere del sole
Che aspettano il bagliore dell'Oriente.
Il dolore della guerra non può superare il dolore di ciò che verrà dopo.
Il suono dei tamburi scuoterà le mura del castello, dove gli spettri cavalcheranno vestiti di nero.
Cantate mentre sollevate il vostro arco, tirate più dritto di prima.
Non dà conforto il fuoco che di notte illumina il viso così freddo.
Danzate nell'oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
Le magiche rune scrivono a lettere d'oro per riequilibrare la bilancia.
Per riequilibrarla.
Finalmente il sole splende,
Le nuvole della tristezza vengono cacciate,
Con le fiamme dal drago dell'oscurità
La luce del sole acceca i suoi occhi.
Queen of Light prese il suo arco, e poi si voltò per andare,
Il Principe della Pace abbracciò l'oscurità e camminò da solo la notte.
Oh, balla nel buio della notte, canta alla luce del mattino.
L'oscuro Signore cavalca in forze stanotte, e il tempo ci dirà tutto.
Oh, butta giù il tuo aratro e zappa, non riposare per chiudere a chiave le tue case.
Fianco a fianco aspettiamo la potenza del più oscuro di tutti loro.
Sento il tuono dei cavalli giù nella valle muggire,
Sto aspettando gli angeli di Avalon, aspettando il bagliore orientale.
Le mele della valle tengono, i semi della felicità,
Il terreno è ricco di tenera cura, ripaga, non dimenticare, no, no.
Danza nell'oscurità della notte, canta alla luce del mattino.
Le mele diventano marroni e nere, la faccia del tiranno è rossa.
Oh la guerra è il grido comune, prendi le tue spade e vola.
Il cielo è pieno di cose buone e cattive che i mortali non conoscono mai.
Oh, beh, la notte è lunga, le perle del tempo passano lente
Occhi stanchi sull'alba, in attesa del bagliore orientale.
Il dolore della guerra non può superare il dolore delle conseguenze,
I tamburi scuoteranno le mura del castello, gli spettri dell'anello cavalcano in nero, cavalca.
Canta mentre alzi l'arco, tira più dritto di prima.
Nessun conforto ha il fuoco di notte che illumina il viso così freddo.
Oh balla nel buio della notte, canta alla luce del mattino.
Le rune magiche sono scritte in oro per riportare l'equilibrio. Riportarlo.
Finalmente il sole splende, le nuvole blu passano,
Con le fiamme del drago dell'oscurità, la luce del sole acceca i suoi occhi.
Led Zeppelin IV (del 1971) ed è cantato assieme alla grandissima Sandy Denny,
Nata a Londra il 6 gennaio del 1947, Sandy Denny morì a trentun anni, il 21 aprile del 1978 a seguito di una emorragia cerebrale, dopo una banale caduta dalle scale qualche giorno prima a casa di un’amica. L’eccezionale presenza nel tanto amato universo musicale, la tormentata esistenza artistica, il suo carisma e quella voce incredibile, hanno tenuto sempre lontano ogni velo di oblio, scatenando un vero e proprio seguito ed una passione che non trova cedimenti neanche a distanza di oltre vent’anni. Gli artisti che l’hanno conosciuta ne hanno tramandato l’amore e la gente che l’ha amata allora se l’è sempre portata nel cuore. Nuove generazioni si affacciano con curiosità e stupore al mondo di Sandy Denny; anche a loro è dedicato questo viaggio attraverso la discografia dove appare la cantante, almeno quella ufficiale che dovrebbe essere qui rappresentata sostanzialmente al completo.
Delle origini sappiamo che, strappata alla professione di infermiera, incantava i frequentatori del Barge, un "folk club" galleggiante sulle rive del Tamigi a Kingston. Forza di carattere, convinzione, smisurata fiducia nelle proprie capacità, la portarono presto a essere una ricercata intrattenitrice di serate fumose in locali londinesi sempre più affollati, in compagnia della sua chitarra e della sofferta angoscia da palcoscenico che non l’abbandonerà mai; in repertorio canzoni di Bob Dylan, Tom Paxton e Pete Seeger, fra le amicizie più significative nell’ambiente quelle di Al Stewart, Paul Simon, John Renbourn e Alex Campbell. Fu proprio quest’ultimo (morto alcolizzato nel 1987) che la portò di forza in sala d’incisione, previa qualche session per la BBC e qualche registrazione per amici. Vengono così alla luce due album: "Alex Campbell and His Friends" e "Sandy and Johnny" (entrambi editati nel 1967 per la Saga Eros in vinile), quest’ultimo con il Johnny Silvo Folk Group. Le canzoni inserite nei dischi citati vengono poi pubblicate in vinile e CD col titolo "The Original Sandy Denny" (B&C Mooncrest) che ne riepiloga il contenuto con la sola aggiunta di "My Ramblin’ Boy". La più amata ed eseguita da Sandy era un traditional dal titolo "The False Bride"; la più bella, indubbiamente "You Never Wanted Me", scritta per lei dal primo amore, il cantautore americano Jackson C. Frank.
L’incontro e l’amicizia con Dave Cousin, leader di un trio proveniente da Twickenam chiamato The Strawbs, producono il primo salto di qualità: una buona rock band al servizio della cantante. A fissare questa importante esperienza ecco due lavori: "All Our Own Work" (Hallmark, vinile) e in seguito, il più famoso "Sandy Denny And The Strawbs" (Hannibal, vinile e rist. CD); tutte le canzoni vengono registrate nell’estate del 1967 a Copenhagen e prodotte da Gustav Winkler, i dischi contengono sostanzialmente le medesime tracce anche se con una sequenza diversa. Il secondo, uscito nel 1973, include in più due canzoni di Cousin eseguite senza l’ausilio della cantante. La perla è "Who Knows Where The Time Goes?", terza canzone in assoluto scritta da Sandy (su un traditional) e rimasta immortale.
Nel frattempo la nostra resta folgorata dall’esibizione all’Horseshoe di Tottenham della nuova formazione dell’amico Renbourn, un gruppo jazz-folk chiamato Pentangle che vede la presenza della cantante Jacquie McShee, di Bert Janish, di Danny Thompson (con cui Sandy avrà un’importante relazione), di Tubby Hayes e di Ronnie Scott. E’ un periodo di grande eccitazione e di luminose prospettive che vede però purtroppo la cantante avvicinarsi smisuratamente all’alcool e alla vita nevrotica, ma è anche un periodo denso di nuovi incontri e di una creatività senza pari. Sandy comincia a scrivere canzoni in proprio con efficacia e convinzione e attraverso la nuova amicizia con un imberbe illuminato produttore, Joe Boyd, oggi leader della Rykodisc, un bostoniano profondamente amante del folk inglese, nascerà casualmente il fatale incontro con i Fairport Convention, una giovane rock band alla disperata ricerca di una cantante in seguito alla defezione di Judy Dyble. Gustoso l’aneddoto dell’audizione che ebbe luogo in un locale di Fulham nel maggio del 1968: in due giorni furono sentite una decina di cantanti, ma quando Sandy attaccò una canzone di Tim Buckley e successivamente la propria "You Never Wanted Me", i ragazzi smisero di suonare e la stettero a sentire a bocca aperta, supplicandola letteralmente di unirsi a loro, cosa che lei fece con entusiasmo solamente perché li credeva americani.
Il gruppo, formato da Richard Thompson, Ian Matthews, Simon Nicol, dal batterista Martin Lamble (che morirà come sappiamo l’anno seguente in un incidente stradale assieme alla ragazza di Thompson), da Ashley Hutchings e naturalmente da Sandy Denny, registra in estate "What We Did On Our Holidays" (Island vinile e rist. CD), primo disco con la Denny in formazione, sotto la produzione di Boyd. Un lavoro strano, non unidirezionale, frammentato dove Sandy comincia ad emergere come autrice (suo il brano iniziale "Fotheringay"), uno sforzo che servirà da timone per dirigersi verso sonorità più acustiche, anche se il cammino si rivelerà tortuoso e non privo di lacerazioni e difficili convivenze (soprattutto nel dualismo fra i due cantanti, Sandy e Ian Matthews, il quale lascerà la band a fine registrazione).
La discografia del periodo comprende "Heyday" (che la Hannibal edita nel 1987), una raccolta di esibizioni per la BBC, le ultime con Matthews in formazione, in gran parte cover di canzoni americane uscito in vinile e, con una canzone in più, su cassetta. I primi mesi del 1969 vedono la band stringere una collaborazione proficua con gli Election, gruppo capitanato dall’australiano Trevor Lucas, pioniere di sonorità folk-rock, in piena sintonia con le direzioni desiderate dai Fairport. Insieme si esibiscono dal vivo (anche il tragico 12 maggio), insieme provano a spingere i propri suoni elettrici verso matrici folk più classiche e insieme drizzano le antenne nei confronti della musica proveniente dall’America, restando folgorati da "Music From Big Pink" della Band. Sandy trascina i ragazzi su audaci territori folk-rock marchiati dalla tradizione, trovando le corde per estendere la propria inconfondibile voce in una gamma di emozioni e di possibilità ancora inespresse.
Nascono le canzoni di "Unhalfbricking" (Island vinile e rist. CD), sempre con Boyd dietro il banco; è un disco stupendo che forse più di ogni altro mette in evidenza le qualità vocali di Sandy col gruppo. Curiosamente in copertina compaiono i genitori della cantante, che si fa ricordare per la rinnovata versione di "Who Knows Where The Time Goes?", vero e proprio cavallo di battaglia fino all’ultimo concerto di Kingsway. Il gruppo è frastornato per la morte di Lamble, ma rigenerato, convinto dei propri mezzi e con l’apporto del nuovo entrato Dave Swarbrick ispirato ricamatore di un violino granitico e dolce, fa uscire il capolavoro "Liege & Lief" (Island vinile e rist. CD). Nella mitica session il gruppo registrò tre tracce che non trovarono posto nel disco e cioè: "Quiet Jois Of Brotherhood", "Ballad Of Easy Rider" e "Dear Landlord". La ristampa in CD uscì con alcune copie piene di refusi, di cui il più grossolano fu il titolo "Liege and Life", roba da fanzine. Il disco, purtroppo, fu anche il primo stop della collaborazione con i Fairport Convention, che Sandy lasciò letteralmente a piedi alla vigilia di un tour a seguito di incomprensioni, capricci e incapacità di condividere la nuova leadership di Swarbrick, ma a onor del vero bisogna aggiungere che le duecento sigarette al giorno e la sbronza sempre incombente avevano reso il suo carattere decisamente instabile e insofferente, oscurandone il lato dolce e romantico.
Le strade così bruscamente divise riportano Sandy da Trevor Lucas, condividendone l’appartamento di Fulham, l’amore e la voglia di ricominciare a fare musica. Le mura domestiche, assieme ad un considerevole numero di demo e incisioni varie, partorirono in lei il desiderio di formare una nuova band, progetto che trovò sbocco in un combo di vecchi amici di Lucas e ottimi sessionists, come il batterista Gerry Conway, il bassista Pat Donaldson e il chitarrista Jerry Donahue, ex Poet And The One Man Band. Il gruppo, nato come Tiger’s Eye, cambiò nome dopo alcuni giorni e divenne Fotheringay, prendendo a prestito il nome dalla vechia canzone di Sandy ispirata a Maria di Scozia. L’omonimo stupendo disco (Island e Hannibal in vinile; ristampa in cd con due extra tracks) uscì nella primavera del 1970 e rafforzò in Sandy la fiducia nelle proprie capacità compositive ma anche la consapevolezza di aver bisogno di una band per esprimersi al meglio; questo causò contrasti sempre più forti con Boyd, il quale invece spingeva per un debutto solista della cantautrice (impegnandosi anche finanziariamente), contrasti che finirono successivamente in una rottura burrascosa e definitiva. Il lavoro dei Fotheringay fu giustamente ben accolto e apprezzato, mentre il successivo tour andò piuttosto maluccio, facendo barcollare il gruppo che incise ancora (session per BBC) ma non editò nessun secondo disco. Il 1970 fu, di contro, un anno di grazia per la notorietà di Sandy in patria e oltreoceano; tra l’altro vinse il poll come migliore cantante femminile di Melody Maker e cominciò ad essere molto ricercata per collaborazioni prestigiose, una per tutte il favoloso duetto con Robert Plant in "The Battle Of Evermore" di cui tutti abbiamo goduto nel mitico "Led Zeppelin IV" (se non ricordo male fu anche l’unica occasione in cui gli Zepp ospitarono qualcuno a cantare).
Il tanto agognato (dal pubblico) e temuto (da lei) album solista, che Boyd aveva fortemente sognato in collaborazione con Richard Thompson, fu progettato e realizzato di getto da Sandy nel 1971 e uscì col titolo di "The North Star Grassman & The Ravens"(Island vinile e rist. CD); una memorabile serie di canzoni quasi tutte registrate in presa diretta, rese ancora più fatate dall’amicizia e dalla devozione dei collaboratori e dei musicisti presenti. Nonostante il risultato e il successo, Sandy finì l’anno esausta e in preda ad una forte crisi depressiva che alimentò la sua cronica insicurezza tenendola lontana dai palchi per un po’. Nel gennaio del 1972 esce un curioso disco a nome The Bunch dal titolo "Rock On" (Island vinile, non ristampato) prodotto da Trevor Lucas; il gruppo altri non è che una reunion di vecchi membri dei Fairport, fra cui la stessa Sandy, che incidono una raccolta di rock’n roll cover col pretesto di tenere a battesimo la riapertura dei mitici Manor studios. Si scopre così che nel frattempo Sandy non ha smesso di scrivere canzoni e, sotto la spinta di Lucas, alcuni dei presenti (fra cui Thompson e Donaldson) si danno appuntamento per la primavera, con in programma il secondo lavoro solista della cantante. Esce un disco stupendo, da molti considerato il migliore di tutta la sua produzione, rappresentato semplicemente dal suo nome e da una splendida foto di copertina (Island vinile rist. in CD).
Sempre di matrice folk ma con suoni più corposi, "Sandy" è un disco immancabile ed è solo per motivi di spazio che fra tutte le tracks citiamo "Listen, Listen" e la vecchia "Quit Joys Of Brotherood".
Un episodio scuote la vita di Sandy: il compagno Trevor raccoglie l’appello di Swarbrick e si unisce ai Fairport Convention, sull’orlo dello scioglimento, imbarcandosi in un lungo tour attraverso gli States. La solitudine domestica spinge dapprima la cantante a scrivere (nascono così le bellissime canzoni per il disco successivo) e in seguito ad intraprendere un tour in proprio sulle tracce dei Fairport, arrivando addirittura ad aprire un concerto dei Genesis a New York, nonché alimentando ovviamente le voci di un ricongiungimento con i vecchi compagni di musica. "Like An Old-Fashioned Waltz" viene così registrato fra Londra e Los Angeles ed esce (Island per il vinile e Carthage per la rist. CD) nell’estate del 1973. E’ il primo disco di Sandy dove, seppur in presenza dei soliti musicisti, scompaiono decisamente le amate sonorità folk e musica e testi si fanno più intimisti: storie di solitudine, di distanze incolmabili, melodie attenuate e pervase da orchestrazioni a volte anche troppo corpose sbalordiscono critica e pubblico. Eppure Sandy è orgogliosissima del lavoro e le esibizioni live del periodo sono davvero memorabili, come quella all’Howff, un minuscolo locale di Primrose Hill, il 4 settembre. "Solo" e "No End" sono le canzoni più toccanti di questo strano disco.
Qualche giorno dopo Sandy sposa Trevor Lucas e qualche giorno dopo ancora annuncia il suo ricongiungimento con i Fairport Convention. In questo clima di euforia viene progettato un lungo e ambizioso tour mondiale che si rivelerà invece un fiasco clamoroso e sarà interrotto bruscamente. Per colmare il disastro finanziario il gruppo decide di dare alle stampe un disco dal vivo che esce in Europa col titolo "Live Convention" (vinile e rist. CD Island), mentre negli States come "A Moveable Feast".
Tamponata l’emorragia finanziaria tutti quanti si prendono una bella pausa di riflessione ritirandosi in campagna dove, ovviamente, ricominciano a scrivere nuove canzoni (tralasciamo invece i particolari sullo stile di vita in quel periodo, fra coppie aperte, vite immerse in droga e alcool e via discorrendo, non tanto per questioni di giudizio quanto perché non siamo in grado di valutarne l’effetto creativo). Nel bel mezzo di questa confusione, fra nuovi contrasti dovuti a divergenze di stile ma probabilmente anche nel divertimento più accanito, Sandy, Swarbrick, Pegg, Lucas, Mattacks, e Donahue annunciano alla Island l’intenzione di tornare in sala di incisione, trovando accordo sul produttore in Glyn Johns (aveva lavorato con Eagles, Who e Rolling Stones), fortemente voluto dalla label per gestire tutto quel caos apparente. L’apporto di Sandy è determinante ma il disco, "Rising For The Moon" (Island, vinile non rist.), nasce fra mille difficoltà, inframmezzato da un tour americano al termine del quale oltretutto Mattacks lascia la band. Le nuove sonorità risentono della produzione, ma fra i solchi strumentali e l’apprezzabile apporto di Swarbrick si fa largo la stupenda "One More Chance" che ci offre una Sandy rigenerata sul piano compositivo e interpretativo, grande canzone che ci fa sognare ancora. Il disco non è male, anzi, ma a seguito dello scarso successo commerciale la Island decide di non rinnovare il contratto e il gruppo si sfalda (almeno per quel che riguarda i coniugi Lucas e Jerry Donahue).
Il cammino artistico di Sandy Denny non si ferma certo qui, le nuove canzoni vengono però scritte in un clima più faticoso e si prendono lo spazio di due anni prima di apparire ancora su un disco. Disco che esce nella primavera del 1977 col titolo di "Rendevous" (Hannibal vinile e rist. in Cd con una traccia in più, "Full Moon"), disco che riconferma più che altro le qualità interpretative ed espressive, lasciando qualche dubbio sulla scrittura, dove Sandy si fa aiutare dagli amici, come nella splendida "I Wish I Was A Fool For You" (R. Thompson) e nella riuscita cover "Candle In The Wind", anche se "Gold Dust" e "I Am A Dreamer" sono inconfondibilmente degne della miglior Sandy Denny. Certo che gli arrangiamenti ad esempio sono spesso pasticciati e cercano più che altro di scrollarle di dosso l’immagine della folk-singer; certo anche che il periodo non era granchè felice per lei, dal punto di vista fisico e psichico, certo che, oltretutto, Sandy si ritrovò pure incinta (diede alla luce la figlia Georgia, si dice, in preda ai fumi di una bella sbronza).
Non c’è traccia di poesia nell’ultimo periodo della vita di Sandy Denny, non ci sono nuove canzoni, eppure non le manca l’affetto degli amici di sempre e quello determinante di Trevor, con cui progetta di trasferirsi negli States, dove crescere la bimba e ritentare il successo. Le ultime esibizioni live in patria sono però stupende, l’ultimo concerto, un vero colpo d’ala, risale a Domenica 27 Novembre 1977, al Royalty Theathre Sound Circus di Kingsway a Londra, una serata rimasta seminascosta per oltre vent’anni, ma vedremo poi. Il tormento della sua esistenza si ferma di colpo in fondo alle scale della casa di Miranda Ward, sua amica e manager, forse a seguito di uno dei suoi frequenti mancamenti: l’emorragia cerebrale la porta in coma per alcuni giorni, spegnendo la fiamma della sua vita il 21 aprile del 1978. Ma la discografia ovviamente continua e quella che scorriamo ora velocemente di seguito è tutto quanto emerge dopo la sua scomparsa, sforzi spesso prodotti dall’amore, dalla passione e dalla dedizione di chi l’ha amata veramente.
Innanzitutto il quadruplo "Who Knows Where The Time Goes?" (Island, 3CD), dove ci troviamo di tutto e tutto al meglio, fra outtakes, incisioni dal vivo, hits demo e rarità. E’ imperdibile. Altrettanto interessante è un CD edito dalla Raven (RVCD46) del 1995 dal titolo "The Attic Tracks 1972-1984" ma altro non è che un riassunto (18 canzoni) dei più famosi e completi "The Attic Tapes" (nastri, sempre da Raven), con un bellissimo booklet pieno di foto e aneddoti vari tutti dedicati a Sandy. I tapes invece, usciti col medesimo titolo, iniziano le loro pubblicazioni nel 1988 e meritano un attimo in più di attenzione. La prima cassetta (vol.1) contiene 21 tracce con materiale inedito riguardante prevalentemente outtakes di Sandy coi Fairport. Il vol. 2, interamente dedicato a Trevor Lucas, contiene diciassette canzoni registrate dal vivo al Troubadour, il famoso locale di Brompton Road. La cassetta n° 3, uscita nel 1989 è suddivisa in due parti: nella prima troviamo quattordici canzoni registrate da Sandy a casa sua e trasmesse dalla BBC alla radio nel programma "Cellar Full Of Folk"; nella seconda parte alcune tracce dell’ultimo concerto di Sandy, quello del famoso 27 novembre 1977, anche se registrate in modo un po’ rudimentale. Il volume 4 degli Attick Tracks è uscito nel 94 ed è nuovamente suddiviso in una prima parte dedicata a Sandy Denny, senza peraltro novità di rilievo ed una seconda parte tutta di Trevor (con e senza i Fairport), dove spicca una delle innumerevoli versioni della storica "Stagger Lee".
Pescando fra le antologie dei Fairport è ottimo un doppio uscito per la Island (rist. anche in Cd) nel 1972 dal titolo "The History Of Fairport Convention": anche se contiene tracce già edite e di conseguenza ha il valore che hanno tutte le raccolte di questo genere, è notevole la presenza di Sandy. Altra compilation degna di valore, un po’ più impegnativa è un quadruplo vinile (Island Transatlantic FOLK, 1975) titolata "The Electric Muse (The Story Of Folk Into Rock)" successivamente ristampata in 3 CD da Castle Communications in una versione arricchita e col nuovo titolo "The New Electric Muse vol . I e II". Le canzoni presenti sono di svariati artisti che hanno contaminato i due generi musicali coinvolti e ovviamente a Sandy e ai Fairport è riservata una parte di grande rilievo, dove peraltro emergono un paio di pezzi mai sentiti da nessun’altra parte. Segnalo pure un video della Island uscito per riepilogare molto succintamente la storia dei Fairport Convention, "It All Comes’ Round Again": anche se contiene solo una canzone cantata da Sandy, la nostra viene ricordata con affetto in vari spezzoni e interviste. L’immancabile raccolta dall’originalissimo titolo "The Best Of Sandy Denny" (Hannibal vinile e rist. CD Island con due extra tracks) si fa ricordare soltanto per la bizzarra sequenza dei brani messi un po’ a casaccio, tutta roba comunque già presente altrove. Anche le apparizioni in lavori altrui sono da sottolineare, soprattutto se questi altrui rispondono al nome di Richard Thompson e, come nel caso del suo "(Guitar, Vocal)" uscito per la Island nel 1976, contiene materiale difficilmente rintracciabile altrove (ad esempio fu la prima uscita della mitica "Ballad Of Easy Rider"). Sandy appare alla grande anche in un famoso bootleg italiano dei Fairport, "From Past Archives" (CD del 1993), disco che ottenne addirittura dal gruppo lo stato di semi ufficialità (attenzione ai bootlegs perché molti Cd illegali in circolazione riportano solamente interviste!). Altro "illegal Convention" questa volta interessante è un CD uscito nel 1995 col titolo "A Chronicle Of Sorts 1967-1969" (Nuxed Records), con registrazioni da radio e TV, anche se la qualità sonora è quello che è. E già che ci siamo non può mancare la segnalazione di un disco di cover (Truck CD) uscito nel 1994, dove la cantante Vikki Clayton ripercorre con amore e passione la produzione più importante della cantante londinese, ma non ce ne voglia la dolce Vikki se affermiamo con decisione che preferiamo di gran lunga gli originali. Il disco si intitola comunque "It Suits Me Well". Mettiamoci dentro pure "Folk Routes" del 1992 (una raccolta various artists dell’immancabile Island), dato che contiene per intero un rarissimo EP di Sandy che fungeva da colonna sonora al cortometraggio "Pass Of Arms" e il bootleg "Dark In The Night" (CD Nixed), quasi simile e ottimo per le qualità sonore; non ci imbarchiamo invece, per motivi di spazio, nell’approfondimento di tutte le registrazioni ancora inedite ma già sentite qua e là, giacenti nei cassetti di qualche archivio, la cui lista arriva già ad una ventina di canzoni.
E con tutto questo ben di Dio si arriva sonnecchiosamente al 1997, quando John Penhallow, un australiano devoto e capo di un gruppo chiamato "amici del folk", comincia a spingere riuscendo a editare "The BBC Sessions 1971-73" (Strange Fruit, solo su CD). Di questo lavoro ci ha già parlato (IL) nostro Angelo Custode (n° 29 di LFTS), riportando efficacemente e poeticamente nelle stanze della nostra mente ciò che significa avere nel lettore un nuovo disco che ci trasmette le vibrazioni del cuore di Sandy. Ricordo solamente che è stato registrato dal vivo al Paris Theatre il 16 marzo del 1972 per la BBC che ne mandò in onda le tracce per radio all’epoca e che ora è diventato una specie di rarità a seguito di una disputa legale che ne ha fatte distruggere moltissime copie. Ma è il ventesimo anniversario dalla morte di Sandy, appena trascorso, che ci regala nuovamente qualcosa di molto prezioso. Infatti, sempre a seguito dei venti di passione australiani, esce finalmente, in una veste consona, il concerto del Royalty Theatre di Londra, l’ultimo degli undici che Sandy ha tenuto in Inghilterra nel novembre del 1977, l’ultimo in assoluto della sua vita (già peraltro bootlegato dalla Nixed su Cd col titolo "One Last Sad Refrain"). "Gold Dust", questo il titolo del CD (Island), ha riesumato e ripulito le vecchie registrazioni del fido John Wood. Jerry Donahue, con un attento e paziente lavoro di restauro, ha sovrainciso pezzi di chitarra rimasti alterati e le seconde voci, malamente riportate sui vecchi nastri, sono state registrate di nuovo da Simon Nicol e Chris Leslie. Commovente il booklet che dedica questo paziente lavoro alle nipotine di Sandy, nate in Australia dalla figlia Georgia nell’aprile del 1997, appassionato il ricordo di Pamela Murray Winters che ci fa venire veramente il magone (e ha promesso una biografia per questa primavera). Ma il contenuto del dischetto è veramente strabiliante. Le canzoni più belle di Sandy ci sono quasi tutte, anche se vengono ovviamente privilegiate quelle dell’ultimo periodo; la band è grandiosa (Mattacks, Donaldson, Wilsher, Trevor Lucas, Donahue, Rob Hendry, Nicol e Leslie). E poi c’è lei, ancora una fata, solo leggermente indurita dagli spietati graffi con cui il destino ha segnato la sua magnifica voce; una voce che ancora una volta non chiede nulla se non di essere goduta fino in fondo nel totale dono di sé.
Che dire al termine di questo viaggio; ci sono persone che riescono a trasmetterci amore e passione attraverso tutto quello che fanno, sia che ci sfiorino appena, sia che inciampino decisamente nella nostra vita scardinandola e stravolgendola. In punta di piedi, entrano nella nostra pelle e si stabiliscono in maniera duratura nello spazio più accogliente del nostro cuore alimentandolo di sogni e di emozioni. E’ proprio qui che riposa e risuona la magica poesia della voce di Sandy Denny.
Pier Angelo Cantù
http://www.blackdiamondbay.it/artisti/sandydenny.htm
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=5604&lang=it
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=5604&lang=it&fbclid=IwAR1HkXSeDtFoS7s1RzqYTZVPCfo20GcscbEtAbWs_XNUoAWI-tr0Apdj-SM
https://youtu.be/mkLM7qd8q5g
Led Zeppelin live in Seattle, 1977.
The Battle Of Evermore - Led Zeppelin
The Battle Of Evermore - Led Zeppelin
Led Zeppelin live in Seattle, 1977.
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere, non farlo.
..pensiero in libertà..
lella...
loro potevano farlo sempre e dove volevano..
l'esplosione era certa....
Led Zeppelin - 1971.09.05 Chicago - 8mm film (SYNCED)
"Non l'abbiamo mai fatto prima ragazzi. Questo si chiama Celebration Day."
9 giugno 1972 Charlotte, Carolina del Nord
Led Zeppelin - Live in Charlotte, NC (June 9th, 1972)
0:03 Immigrant Song
3:44 Heartbreaker
10:48 Celebration Day
15:34 Black Dog
21:01 Since I've Been Loving You
30:07 Stairway to Heaven (cut)
39:24 Going to California (cut)
45:07 That's the Way (cut)
53:03 Tangerine
57:08 Bron-Y-Aur Stomp
1:03:15 Dazed and Confused (cut)
1:28:22 What Is and What Should Never Be
1:33:31 Moby Dick
1:52:37 Whole Lotta Love (cut)
2:00:43 Rock and Roll
2:05:29 Communication Breakdown
un mio abbraccio a Bonzo..
il Mitico Bonzo,,
auguri ovunque tu sia..sicuramente in tanti nostri pensieri
auguri da chi sà chi sei e chi sei stato
che tutto ti sia lieve
Il nuovo libro di Greg Prato Bonzo: 30 Rock Drummers Remember The Legendary John Bonham fa esattamente ciò che promette il titolo: parla con alcuni dei migliori stickman del rock sull'argomento di uno dei più grandi di tutti i tempi, John Bonham .
Tra gli intervistati ci sono Lee Kerslake , Herman Rarebell , Charlie Benante , Frankie Banali, Corky Laing , Simon Wright e Greg Bissonette.
In questo estratto, lo straordinario batterista Mike Portnoy spiega perché John Bonham fosse unico.
C'erano così tante cose. Innanzitutto il suono. Aveva un suono su di lui. Ogni volta che le persone parlano di John Bonham, dicono: "Oh, come hanno microfonato la batteria?" o "Che tipo di batteria ha usato?" o "Che tipo di bastoncini ha usato?" Non credo che la batteria o il microfono abbiano avuto qualcosa a che fare con questo. Penso che abbiano avuto un po' a che fare con questo, ma era quello che c'era nel corpo di John e nelle sue mani.
È il modo in cui ha giocato. Penso che potresti probabilmente farlo sedere in qualsiasi kit, in qualsiasi ambiente, e suonerà come John Bonham. E questa è la chiave per ogni grande musicista, quando hai il tuo suono e il tuo stile. Aveva quel suono. Aveva quel ritmo. Era proprio come una solida ancora, e potevi sentire quella cassa, e potevi sentire l'hi-hat e il rullante.
A volte era enorme. Ascolti l'inizio di When The Levee Breaks : è solo la più grande introduzione di batteria di tutti i tempi. E poi senti anche queste sottigliezze: ascolti il groove in Fool In the Rain . Sapeva anche suonare con finezza e sottigliezza.
Quindi, penso che sia stata la combinazione di entrambi questi estremi. E aveva anche un grande orecchio per l'improvvisazione e il jamming. Se ascolti una registrazione dal vivo degli Zeppelin – che si tratti di materiale ufficiale come The Song Remains The Same o How The West Was Won, o anche di alcuni bootleg – ha suonato ogni canzone e ogni spettacolo in modo completamente diverso.
Penso che una grande parte di ciò sia stata che si sono ascoltati a vicenda. Si poteva sempre dire che Bonham stava ascoltando ciò che lo circondava e reagiva. Penso che sia stata una parte importante della chimica e della magia degli Zeppelin.
Moby Dick era la "canzone di batteria" per eccellenza. Penso di vedereper la prima voltail film The Song Remains The Same . Ricordo quando è uscito: dovevi andare in un cinema di mezzanotte per vederlo a mezzanotte di sabato sera. Non è mai stato mostrato in TV e non avevamo videoregistratori o videocassette a quel punto. Il modo in cui ho visto The Song Remains The Same per la prima volta è stato - che ci crediate o no - la mia biblioteca locale ne stava facendo una mostra. Quindi, sono andato nella mia biblioteca locale e ho guardato The Song Remains the Same .
E quello che si è distinto per me e la cosa che ricordo sempre è stata Moby Dick . Ecco, nel mezzo di questo film concerto una canzone con un assolo di batteria di 20 minuti. Fanno le prime 16 battute di Moby Dick come band, e poi se ne vanno, e Bonham inizia il suo assolo. Ecco che arriva questo gigantesco assolo di batteria. E molte volte, gli assoli di batteria sono un punto in cui tutti vanno in bagno. Ma quando Bonham ha fatto un assolo, le persone sono rimaste affascinate.
Era come intraprendere un viaggio musicale o un viaggio acido: il modo in cui suonava la batteria e il modo in cui gettava via le bacchette e suonava con le mani. Aveva solo questo stile distintivo, e penso che Moby Dick fosse il suo pezzo distintivo. E per me, quello è stato il momento in The Song Remains The Same che si è sempre distinto dal film.
Quando il Levee Breaks è il classico Bonham. L'inizio e la fine del Rock And Roll : inizia con una delle introduzioni di batteria più famose di sempre e termina con uno dei più grandi assoli di batteria di sempre. Questo è un altro perfetto. Ovviamente Moby Dick . Black Dog , solo perché mostra quanto fosse incredibilmente creativo. Non ti rendi conto di quanto sia complicato quel riff, finché non provi a capire cosa diavolo stanno facendo i tamburi. Quindi, i groove all'interno di quella canzone sono assolutamente geniali.
Il Kashmir è un groove caratteristico di Bonham. Ma ce ne sono così tanti: posso letteralmente sfogliare l'intero catalogo e ogni canzone lo fa per me.
Qualcosa di cui non mi sono reso conto fino a anni dopo: John aveva una buona voce come cantante, come si è visto e sentito in Bron-Y-Aur Stomp dal filmato di Earls Court del '75. Era l'altro cantante degli Zeppelin. Jimmy Page e John Paul Jones non hanno mai cantato – è sempre stato Bonham, cosa di cui molte persone non si rendono conto.
John Bonham accenna Bonzo's Montreux nel live di Seattle del 1977
John Bonham accenna Bonzo's Montreux nel live di Seattle del 1977
"I'd like to say good health, cheers!"
July 17, 1977 - Seattle, WA
"Vorrei dire buona salute, evviva!"
17 luglio 1977 - Seattle, WA
"I'd like to say good health, cheers!"
July 17, 1977 - Seattle, WA
"Vorrei dire buona salute, evviva!"
17 luglio 1977 - Seattle, WA
Buon Anno Zeppfamily..
andiam in quel di Toronto..
abbiamo ancora dei botti da far scoppiare...
tanti tanti botti...
non avremmo bisogno del caffè!!!
Una registrazione aggiornata e ampliata dello spettacolo dei Led Zeppelin del 2 novembre 1969 a Toronto
-Richie Yorke's introduction and more time before the show
-The cut portion of Dazed and Confused (over a minute of time)
-Most significantly, the encores - C'mon Everybody and Somethin' Else, where fans stormed the stage during the latter song
-Presentazione di Richie Yorke e altro tempo prima dello spettacolo
-La parte tagliata di Dazed and Confused (più di un minuto di tempo)
-Più significativamente, i bis - C'mon Everybody and Somethin' Else, dove i fan hanno preso d'assalto il palco durante l'ultima canzone
0:00 Intro
1:31 Good Times Bad Times/Communication Breakdown
6:08 I Can't Quit You Baby
13:40 Heartbreaker
19:20 Dazed and Confused
40:01 White Summer/Black Mountain Side
53:28 Babe I'm Gonna Leave You
1:00:42 Moby Dick
1:19:47 C'mon Everybody (cut)
1:22:17 Something Else..
La canzone parla di una vecchia groupie newyorchese che tormentò il chitarrista della band, Jimmy Page, per tutto il tour estivo del 1969; come affermò poi lo stesso:
«Questa canzone parla di una donna degenerata che cerca disperatamente di essere giovane.»
non venne mai suonato dal vivo se si esclude una parziale esecuzione nella tappa a Düsseldorf del 12 marzo 1970 dopo la celebre Heartbreaker;
Led Zeppelin - Live in Düsseldorf, Germany (March 12th, 1970)
Page incise la canzone con una chitarra a dodici corde e nella prima stampa inglese dell'album il brano era intitolato Livin' Lovin' Wreck.
lo stesso Page, in un concerto del 1975, affermò: "Per favore, stasera suoniamo cose buone. Non chiedeteci cose orecchiabili come With a purple umbrella and a fifty cent hat". Il cantante Robert Plant, tuttavia, rieseguì il brano dal vivo da solista nel 1990.
Robert Plant, San Diego, CA 9 August 1990 (Mike Millard Master Cassettes
00:00:00 Watching You
00:06:20 Nobody's Fault But Mine
00:10:16 Billy's Revenge
00:16:55 Tie Dye On The Highway
00:24:35 In The Mood
00:35:41 No Quarter
00:44:28 Liar's Dance
00:49:32 Going To California
00:53:54 Little By Little
01:00:52 Nirvana
01:06:06 Immigrant Song
01:10:01 Hurting Kind (I've Got My Eyes On You)
01:19:11 Ship Of Fools
01:25:16 Wearing And Tearing
01:31:34 Living Loving Maid (She's Just A Woman)
01:36:57 Tall Cool One
amante del rock proveniente dalla west coast americana, dal 1973 al 1992 registrò parecchi concerti tenutisi in quell’area. Lo fece con una strumentazione di qualità, per quei tempi davvero notevole, portandola all’interno delle arene in questione usando diversi stratagemmi (a volte anche fingendosi disabile e quindi su una sedia a rotelle). Le sue sono dunque registrazioni audience, cioè prese dal pubblico, ma di una qualità micidiale; non è un un caso che ancora oggi – tra il giro di appassionati – siano considerate tra i documenti migliori per quanto riguarda l’epoca d’oro della musica rock. Sì perché con le registrazione audience si ha l’idea esatta di cosa fosse andare ad un concerto rock, la performance dell’artista catturato nella sua essenza più pura: l’umore e le scosse emotive del pubblico, la musica messa su nastro senza artifici (e dunque senza le modifiche e i trucchetti presenti nei dischi dal vivo ufficiali), i commenti dei fans che a tratti finivano sul nastro. La fortuna ha voluto che i LZ fossero tra i suoi gruppi preferiti e, ad esempio, le sue registrazione di alcuni dei sei concerti tenuti nel 1977 a Los Angeles sono per tutti noi testimonianze preziosissime. Nel 1994 Millard decise di togliersi la vita, decisione che non ci permettiamo di giudicare e quindi tralasciamo di commentare gli abissi di dolore a cui deve essere andato incontro. Per moltissimo tempo le sue cassette rimasero archiviate nella sua stanza a casa di sua madre, le registrazioni che circolavano provenivano infatti da copie che lo stesso Millard aveva fatto per amici e altri collezionisti. Successe poi che sua madre finalmente affidò ad amici intimi di suo figlio le tante cassette (si parla di 280 concerti registrati) in modo che potessero essere trasferite e quindi salvate su DAT. Sotto all’articolo riporto (oltre al testo che accompagna la registrazione di RP di cui tra poco parleremo) tutta la lunga storia in caso qualcuno fosse interessato. Per chiudere questo breve riassunto, quando si pensava che i master originali di Millard fossero andati persi, ecco che vengono ritrovati, rimasterizzati e messi gratuitamente in circolo da generosi collezionisti e amanti del rock come noi. E’ dunque doveroso mandare un pensiero a Mike Millard perché grazie ai suoi nastri il rock si mantiene vivo e noi possiamo ancora illuderci di vivere in prima persona i momenti più esaltanti della musica che amiamo.
Dopo la fine dei LZ, RP decide di dar vita ad una carriera solista. Il primo e il secondo album diventano dischi di platino in USA (un milione o più di copie vendute). Lo stesso accade per l’EP degli Honeydrippers nel 1984 (album dedicato al rock and roll degli albori). Il terzo album (1985) non va al di là del disco d’oro (500.000 copie vendute, anche se pare raggiunga le 750.000) poi arriva, nel 1987, Now And Zen. Completato con il terzo album il tragitto che porta al distanziamento assoluto dai LZ, Robert torna con una nuova formazione e un nuovo approccio. Al di là dei discutibili suoni anni ottanta, l’album non è male, contiene alcune belle canzoni e riporta Robert al grande successo (3.000.000 di copie vendite solo in America). Manic Nirvana viene pubblicato nel 1990, buon disco di rock moderno, sarà l’ultimo lavoro di RP a diventare disco di platino (se escludiamo i dischi fatti in collaborazione con Page e con Alison Krauss). Ebbi modo di vedere una data (Firenze) del tour che seguì, è quindi un piacere avere a disposizione una registrazione di Mike Millard tratta dal tour di Manic Nirvana.
La potente e suggestiva Watching You (da Manic Nirvana 1990) apre lo show, la qualità audio – considerando che stiamo parlando di una registrazione audience – è spettacolare. La voce di Plant è chiara, sicura e piena di chilometraggio blues. Tramite vocalizzi che provengono da Friends (da Led Zeppelin III 1970) arriva Nobody’s Fault But Mine (da Presence dei LZ 1976) e con essa torna in vita il possente approccio del gruppo che fu. Robert canta benissimo, il gruppo non ha abbastanza blues in corpo per poter competere con la versione originale, ma la rilettura modernista si fa ascoltare comunque. L’assolo di chitarra di Doug Boyle non è niente male davvero.
Robert al quel tempo era fissato con lo psychobilly e Billy’s Revenge (da Now And Zen 1988) ne è una testimonianza, personalmente non ho mai amato il genere e quel tipo di pezzi ma stavolta finisco per ascoltarlo con piacere, sarà l’ottima qualità audio … in cuffia a buon volume questo concerto è uno sballo. Tie Dye On The Highway (da Manic Nirvana 1990) è condotta dalla feroce chitarra di Doug Boyle. Stupisce un po’ Robert, all’epoca cantava in maniera sublime, non lo ricordavo così in forma. Bello il momento con la chitarra “blues” di Boyle e l’armonica di RP. Il pubblico è caldissimo.
La bella In The Mood (da The Priciple Of Moments 1983) riporta la melodia al centro dell’attenzione, e anche qui ottimo assolo di Doug Boyle. Chris Blackwell alla batteria e Charlie Jones al basso fanno un gran lavoro. Robert stuzzica il pubblico accennando That’s The Way (da Led Zeppelin III 1970). Arriva quindi il tempo di battere i sentieri che gli altri non prendono: No Quarter (da House Of The Holy 1973 dei LZ). Non appena Phil Johnstone introduce al piano i primi ricami il pubblico “va giù di melone” come diciamo qui in Emilia. Per quanto la versione sia più che degna e fresca, non si può non notare una certa rigidità ritmica, d’altra parte Bonham e (John Paul) Jones erano di altri universi. Liar’s Dance (da Manic Nirvana 1990) è il quadretto in accordatura aperta (dove tra l’altro RP accenna Gallows Pole da LZ III 1970 e Stairway To Heaven da LZ IV 1971) a cui segue Going To California (da Led Zeppelin IV 1971). Pubblico in visibilio.
Little By Little (da Shaken ‘n’ Stirred 1985) proviene da un album difficile e non proprio riuscito ma è un pezzo che ho sempre amato molto. Bel groove e sviluppo di rilievo. Nirvana (da Manic Nirvana 1990
Immigrant Song (da LZ III 1970) rimette in carreggiata il concerto, versione convincente suonata nella tonalità originale (FA#), ben centrato l’assolo modernista di Boyle. Hurting Kind (da Manic Nirvana 1990), singolo designato del disco allora appena uscito, inizia con una lunga introduzione per poi partire con il dovuto ritmo scatenato. Nel mezzo della canzone Robert stuzzica i presenti con gli “oh my jesus” presi da In My Time Of Dying (da Physical Graffiti dei LZ 1975) Ancora da sottolineare la qualità sonora, registrazioni audience di questo calibro sono una meraviglia.
Robert saluta e quando torna per il bis, prima del rush finale, è il delizioso momento di Ship Of Fools (da Now And Zen 1988). Non appena Robert inizia a cantare il pubblico gli dimostra un grande, grande, grande affetto. Wearing And Tearing (da Coda 1982 dei LZ) e una delle outtakes del 1978 tratta dalle sessions di In Through The Out Door del 1979 dei LZ. Rock serratissimo e indiavolato. Il gruppo se ne va e quando rientra se ne parte con Living Loving Maid (She’s Just A Woman) (da LZ II 1969). Interpretazione coinvolgente, grande assolo aggiuntivo di Doug Boyle. Si chiude con Tall Cool One (da Now And Zen 1988), una sorta di Train Kept A-Rollin’ modello anni ottanta. I campionamenti presenti nel pezzi riportano prepotentemente in pista i Led Zeppelin. Verso la fine Robert e il gruppo citano (al di là dei sampler) The Ocean/Black Dog/Custard Pie ei LZ.
Registrazione dunque stupenda, certo non avrà la qualità di un disco dal vivo ufficiale ben registrato col multitraccia, ma il suono del rock che ti ribolle nella pancia è catturato in modo perfetto. Gran bootleg dunque, gran concerto, grande prova di Robert e dei ragazzi … a era ancora il golden god e dava la paga ai gruppi tipo Whitesnake in quegli anni ormai annegati nel metal radiofonico americano.
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https://timtirelli.com/2020/06/27/bootleg-robert-plant-san-diego-ca-9-august-1990-mike-millard-master-cassettes-via-jems-the-lost-and-found-mike-the-microphone-tapes-volume-35-1644-edition-ttttt/?fbclid=IwAR3FUSktGzagmT_8R72VrQb1u_WsCJCL9Evvu9WZ0N1bBsGVRkG4oqWaVEY
il blues che adoro..
Led Zeppelin - Bring It On Home (Live at The Royal Albert Hall 1970
“Volevo che la mia voce fosse un sax tenore, davvero. Volevo essere Coleman Hawkins. Volevo essere Dexter Gordon".
ROBERT PLANT..
..e ci è riuscito alla perfezione
The Girl I Love She Got Long Black Wavy Hair (Live on Tasty Pop Sundae from BBC Sessions)...
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ROBERT PLANT, PARLANDO DEI PREPARATIVI PER LA REUNION DEI LED ZEPPELIN DEL 2007.
Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones sono molto più normali di quanto tu possa immaginare. Li guardo ancora con stupore, forse più che mai. Ma riesco ad apprezzarli come persone, poiché a volte avremo un momento in cui ho chiesto loro: “Capisci pienamente chi sei e cosa hai realizzato in questa vita? Ti rendi conto di quanto sei importante per le persone di tutto il mondo?" Mi guarderanno e diranno: “Cosa? Cristo... stai zitto! Di cosa stai parlando?" (ride)
Ma penso che siano molto orgogliosi di quello che hanno fatto, dato che parlo con Robert abbastanza regolarmente e parliamo di musica, vita, bambini e famiglia, e questo lo rende ancora più normale per me. Ma non posso davvero dire se capiscono, quando dico loro: “Sei importante per il mondo come Lennon e McCartney lo sono mai stati, senza ombra di dubbio.
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JASON BONHAM.
“Volevo che la mia voce fosse un sax tenore, davvero. Volevo essere Coleman Hawkins. Volevo essere Dexter Gordon".
ROBERT PLANT..
il blues che adoro..
Led Zeppelin - Bring It On Home (Live at The Royal Albert Hall 1970
“Volevo che la mia voce fosse un sax tenore, davvero. Volevo essere Coleman Hawkins. Volevo essere Dexter Gordon".
ROBERT PLANT..
..e ci è riuscito alla perfezione