https://youtu.be/yrKqItUfWmw
Questa è una versione ipotetica di ciò che Swan Song avrebbe potuto essere se Jimmy Page avesse realizzato la sua visione completa nel 1974. È puramente speculativo e ha il mio tocco creativo sul materiale. Ho creato questo dalla traccia di 5 minuti che è stata registrata professionalmente, insieme al materiale presente sul nastro di un'ora di demo di Jimmy. Nei luoghi in cui potevo combinare entrambe le fonti, l'ho fatto, creando un insieme caotico ma dal suono potente; una sorta di versione disordinata del concetto di "esercito di chitarre" di Jimmy.
So che si parla di una demo di 19 minuti dell'intera cosa, ma guardando attraverso il nastro di ciò che abbiamo, sarebbe inutile creare qualcosa di più lungo di questo, perché al di là di ciò che si sente qui, tutte le diverse idee e motivi basta ripetere, poiché Jimmy elabora le sue idee numerose volte. Ad esempio, il nodling intorno alle 4:10 va avanti per altri 10 minuti e dispari in uno stile davvero informale, e non è abbastanza coerente per dire davvero cosa voleva fare Jimmy con esso, o se addirittura lo sapesse in quel momento.
Da quali schemi ho potuto rilevare nel demo tape, il misterioso Swan Song avrebbe avuto una notevole somiglianza con il suo sé futuro, Midnight Moonlight. Condividono quasi la stessa lunghezza e molti degli stessi riff.
Presence
Jimmy Page dice che riflette "oscurità e intensità"
I Led Zeppelin rimangono uno degli outfit più rispettati di tutta la musica. Titani del rock, il quartetto inglese ha dominato la fine degli anni '60 e '70 con la loro pesante interpretazione del rock and roll infuso di blues. Notoriamente, una delle caratteristiche distintive del gruppo era che ogni membro era al top del proprio gioco.
La voce da sirena del frontman Robert Plant non ha eguali; il chitarrista Jimmy Page è uno dei più grandi uomini d'ascia mai esistiti; il bassista e polistrumentista John Paul Jones era l'arma segreta della band e aveva un background musicale come nessun altro; e il batterista John Bonham non ha bisogno di presentazioni, è stato probabilmente il miglior batterista rock di tutti i tempi.
Insieme, la band ha prodotto alcuni degli album più iconici della storia prima di sciogliersi nel 1980 in seguito alla tragica morte di Bonham. Un'interessante entrata nel loro vasto catalogo arretrato è Presence del 1976 . Uno dei dischi più criticati dalla band, è una specie di classico di culto per i fan irriducibili dei Led Zeppelin , ma è interessante notare che molte persone al di fuori di questo circolo non ne hanno nemmeno sentito parlare.
è stato fatto mentre l'influenza della band stava diminuendo ed è uscita da un periodo buio per il frontman Robert Plant, che si stava riprendendo da un incidente automobilistico quasi fatale e stava facendo i conti con la sua posizione di esule fiscale. Sebbene registrare l'album sia stata una grande lotta, la band stessa è fan della loro oscura offerta del 1976, comprendendo il potere che hanno alcune tracce. Con riprese come "Achilles Last Stand" e "Hots on For Nowhere", non è difficile capire perché.
In un'intervista del 2015 con Loudersound , a Jimmy Page è stato chiesto se Presence fosse il suo disco preferito degli Zeppelin. "Di certo mi piace molto", ha spiegato Page. “E' un po' l'album di un muso, però, non è vero? Tante volte, parlo con le persone e dicono che i Presence sono i loro preferiti, e mi sorprende sempre, perché devi ascoltare davvero quello che sta succedendo".
Page ha poi spiegato come i problemi personali che Plant stava affrontando in quel momento hanno alimentato l'intensità di alcune tracce dell'album e che il suo dolore può essere ascoltato durante tutto il disco.
Ha detto: “Robert aveva avuto il suo incidente, quindi la sua gamba era ingessata in studio. Quindi c'era una serie di circostanze proprio lì che non era nel copione. Quindi Presence rifletteva molto su ciò che stava accadendo: molta oscurità e intensità. Ci sono alcune cose straordinarie lì dentro: dal mio punto di vista, "Achilles Last Stand", ma anche "Tea For One " , dove Robert sta cantando a squarciagola".
Un momento impressionante nella carriera della band, Presence merita sempre una rivisitazione per ascoltare un po' del potere che Plant e la band offrono. Contenendo alcuni dei momenti più pesanti della band e alcuni dei migliori di Plant, non sorprende che sia uno dei preferiti dei puristi degli Zeppelin .
-----------------------
Per recensire il sottovalutato “Presence” è doveroso partire dalla straordinaria copertina. L'oggetto del culto della spensierata famigliola seduta attorno un tavolo viene definito appunto “the object”: uno strano monolito legato all'esoterismo, vero chiodo fisso di Jimmy Page, ed ispirato al kubrickiano 2001: odissea nello spazio. The object è diventato un vero è proprio simbolo di culto dei fans dei Led Zeppelin quasi quanto il dirigibile, identificato come il marchio di fabbrica della band di Page, al punto da costringere la Swan Song a produrne un numero limitato di copie da vendere ai collezionisti.
“Presence” è l'album più essenziale del Dirigibile, un lavoro che forse soffre dei drammatici avvenimenti che gravitano sulla band tra la fine del 1975 e l'inizio del 1976: uno spaventoso incidente coinvolge la famiglia Plant e il cantante ne esce così malconcio da essere costretto per parecchi mesi su una sedia a rotelle. Jimmy Page è ormai totalmente dipendente dall'eroina, e questo sicuramente non agevolerà il mitico quartetto in sala d'incisione, e come se non bastasse i quattro sono persequitati dal fisco e ciò li costringe a continui esili. Annullate le date di Oakland e Pasadena e dopo aver rinunciato per ovvie ragioni ad organizzare ulteriori concerti, i quattro decidono di colmare quel vuoto lavorando a del nuovo materiale. Il massacrante lavoro in studio (anche diciotto ore al giorno) terminò alla vigilia del Giorno del Ringraziamento, ciò per un attimo convinse Page ad intitolare l'album “Thanksgiving”, ma poi si optò per “Presence”. Album concepito sotto la pressione “di una grande ansia, di una forte emotività”, a detta del chitarrista, il settimo sigillo dei Led Zep, composto da sole sette canzoni, va subito al sodo,
questo è forse l'album più “classico” di Page e soci, un omaggio alla musica che avevano amato sino ad allora.
L'album meno prezioso (secondo molte critiche) della band si apre con una delle migliori canzoni di tutta la produzione zeppeliniana: “Achilles Last Stand”. Un pezzo meraviglioso, quasi da pelle d'oca, una di quelle canzoni che non toglieresti mai dal piatto nonostante la sua durata (si va oltre i dieci minuti). Contiene “uno dei migliori assoli di tutta la mia carriera”, secondo Page, una cavalcata epica in cui si capisce come mai i Led Zeppelin furono considerati un po' come un miracolo: quattro musicisti senza alcuna lacuna tecnica, ognuno al proprio rispettivo strumento cosiderato il migliore sulla piazza. In “For Your Life” la base ritmica di Jones e Bonzo è come al solito impeccabile, e il basso è volutamente registrato a volume abbastaza alto, un po' per mettere in mostra le doti tecniche di John Paul Jones. “Royal Orleans”, da molti considerato un po' come un riempitivo, è in realtà un delizioso rock'n'roll in cui, nella parte centrale, il batterista esprime le celebri qualità. Inoltre questo è l'unico brano firmato da tutti i componenti del gruppo; il resto è tutta opera del binomio Page-Plant.
Un riffone suanato con una Les Paul carica di effetti è il preludio di un altro classico del Dirigibile: “Nobody's Fault But Mine”. La canzone, che a mio avviso soffre un po' delle cattive condizioni di salute di Plant (in sala d'incisione era ancora tutto ingessato)
Led Zeppelin. Un gruppo di musicisti che prese tutte le convinzioni in ambito rock e le smentì e le rivoltò come un calzino. Un gruppo mastodontico che è stato e sarà sempre una tappa fondamentale per chiunque voglia approcciarsi alla musica sia come semplice ascoltatore sia come esecutore.
recensione..
Presence – Led Zeppelin (1976)
Quando Presence esce, il 31 marzo 1976, Robert Plant è ancora su una sedia a rotelle per lo spaventoso incidente di Rodi, la moglie Maureen ha riacciuffato la propria vita per i capelli e il piccolo Karac è ancora vivo.
L’incidente del 5 agosto 1975 mette a rischio quattro vite e nella vita dei Led Zeppelin è come un forte, improvviso colpo di vento che fa sbandare il Dirigibile per la prima volta e cambia la loro rotta in modo irreversibile.
Ma per ora sono vivi, gli Zeppelin, anche se malconci, non proprio vitali ma più che mai presenti.
Presenti, appunto, nel punto più alto della loro carriera dopo il botto di Physical Graffiti, l’album in cui tutte le tessere del domino si sono allineate alla perfezione con l’ennesimo successo di pubblico, ovazione dalla critica (secondo e ultimo caso dopo IV) e soprattutto il perfetto equilibrio fisico, mentale e artistico tra loro quattro.
E questo non era mai successo.
E se aggiungiamo che finalmente le case discografiche non ronzano più, perché la Swan Song è l’etichetta di Jimmy Page, allora il periodo è davvero il migliore di sempre. Eppure…
Eppure la loro carriera è un giro sulle montagne russe e Presence è un momento di pausa. Stop. Fermiamoci un attimo. Cerchiamo almeno di farlo, per ripartire.
led-zeppelin-roller-coaster
La giostra è al termine della salita principale e resta ferma quei due, tre secondi prima di iniziare la discesa. Ti prepari a scendere e magari tiri il fiato.
Perché prima o poi tutti gli ottovolanti che si rispettino conoscono la propria discesa e quella dei Led Zeppelin giunge, lieve ma improvvisa e quindi percepibile, nel post Physical Graffiti e quel 5 agosto 1975.
L’incidente automobilistico di Plant con Maureen, Karac e Scarlett, la figlioletta di Jimmy Page, dura cinque secondi ma le sue vibrazioni si sentono per mesi, forse anni, come un piccolo e feroce terremoto che crepa qualcosa in Robert Plant, come lui stesso dirà anni dopo.
E se nel cantante si spegne quella sua spensieratezza aggressiva e orgasmica, allora qualcosa fa inclinare pericolosamente anche la struttura del Dirigibile.
Come se la chimica di gruppo avesse subito una mutazione.
E questo è naturalmente impossibile.
The Object
Il settimo album dei Led Zeppelin è un tentativo di riprendere il controllo tirando giù la barra di comando dell’aereo, per riportarlo in cieli più alti.
Una barra di comando che sarebbe molto simile all’oggetto misterioso protagonista della copertina di Presence. Questa sorta di joystick in versione anni ’70.
presence-led-zeppelin-the-object-obelisk
Sì, perché dopo le prime cinque copertine dei Led Zeppelin…
Tre dirigibili nelle prime tre
Un vecchio contadino nella quarta
Fanciulli verso il sacrificio in Houses Of The Holy
Un edificio newyorkese in Physical Graffiti
La cover di Presence ruota intorno a un oggetto nero, lungo e squadrato.
E sì, dalla forma fallica.
E sì, i Led Zeppelin hanno sempre messo l’erotismo in tutti i loro album ma forse qui il sesso c’entra poco o nulla.
Fosse un’invenzione di Page o Plant potrebbe venirci il dubbio, ma in Presence è ancora una volta Hipgnosis Studio a prendersi l’onore e l’onere di realizzare un’immagine che vincerà un grammy come miglior copertina nel 1977.
Hipgnosis che poi sono Storm Thorgerson e Aubrey Powell, una coppia indissolubile, due persone stravaganti e profonde le cui opere vanno sempre oltre il visibile, come abbiamo imparato a conoscerli qui.
Il monolite nero si chiama “The Object” o “The Obelisk” e ha un significato molto più profondo delle sue sembianze genitali.
Secondo alcuni è uno strumento esoterico con cui fare una pratica chiamata “transfer negativo”, ma per Jimmy Page è una scherzosa versione del monolite di 2001-Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick.
Allora noi di chi ci dobbiamo fidare, degli studiosi di occultismo o di Page, da sempre appassionato di arti magiche?
Tanto non fa nessuna differenza.
Nonostante il suo chiaro significato, nessuno ha mai chiarito veramente che cos’è questa cosa nera.
Thorgerson e Powell affermano che l’oggetto rappresenta “la forza e la presenza” dei Led Zeppelin.
“They were so powerful, they didn’t need to be there”
Erano così forti che non c’era bisogno che ci fossero.
Probabilmente Thorgerson parla del loro vigore e carisma di gruppo piuttosto che potenza nuda e cruda.
Tuttavia i Led Zeppelin non erano solo presenti pur senza esserlo, come vuole dirci Thorgerson, ma la loro presenza significa cose estremamente concrete, almeno fino a metà del 1975.
Vuol dire una band con una precisa identità di gruppo, quattro personalità distinte in cui il più tranquillo è John Paul Jones, un ragazzo comunque traboccante di carattere, il che ci lascia immaginare quanto personaggi possano essere gli altri tre.
Vuol dire avere abbastanza idee per essere divinità dell’hard rock, ma giocando con altri stili senza mai snaturarsi, un’evoluzione continua senza sbagliare un colpo.
Vuol dire ricevere pedate sulle palle dalle case discografiche e averne abbastanza, di palle, da andare avanti senza battere ciglio, vincendo molte battaglie prima di aprire la loro Swan Song.
Ma sopra la definizione di forza nei Led Zeppelin c’è la fotografia di un palco.
I live del gruppo erano trionfi di energia, sinergia e comunicazione a cui pochi artisti riuscivano ad avvicinarsi.
Almeno fino all’ottavo mese del settimo anno della loro carriera.
Ed è proprio dai concerti, continua dimostrazione di forza della band, che gli Zeppelin devono prendersi un riposo forzato dopo il temporale dell’estate 1975.
Robert Plant non può cantare da seduto, perché Robert Plant sul palco è incontenibile con braccia, gambe e inguine tanto quanto lo è con la propria voce. Da fermo non sarebbe Robert Plant. E senza Plant gli Zeppelin non sarebbero gli Zeppelin. Da ripetere con tutti e quattro.
Sempre. Per sempre.
Loro non sono una formula ma un atomo inscindibile.
Page e solo Page alla chitarra; Jones, e solo lui, al basso; non John Bonham alla batteria ma John Bonham è la batteria.
Già, nessun altro può suonare la batteria nei Led Zeppelin perché il gruppo diventerebbe un pupazzo di neve al sole. Come diventerà. Appunto.
Va da sé che un’alchimia così forte e perfetta permette al gruppo di avere una presenza fortissima ma fa dipendere la sua sopravvivenza alla presenza, fisica e mentale, di tutti e quattro. Loro quattro. Nessun sostituto, perché un rimpiazzo provocherebbe una mutazione.
E questo oggetto nero simile a un soprammobile da salotto serve a dire che gli Zeppelin sono presenti anche in questa copertina.
Nella copertina alcune persone osservano l’obelisco, altre ci interagiscono.
The Object sostituisce il gruppo in varie scene della vita di tutti i giorni. Scene all’apparenza normali.
Una famiglia sorridente può ammirare l’obelisco nel tavolo di un ristorante affacciato su un porticciolo, per esempio.
Il porto non è in Sardegna, come la scritta “Porto Cervo Marina”, quasi invisibile sotto una delle finestre sullo sfondo, lascerebbe intendere. In realtà è una scenografia montata nell’Earl’s Court Arena, a Londra.
L’ambiente di Porto Cervo era al centro del Boat Show annuale per l’inverno ’74-’75 e gli Zeppelin avevano suonato lì nel maggio dello stesso anno.
The Object può essere visto come un vinile da quattro ragazzi che ascoltano musica e può comparire, non ci è concesso sapere il perché (o forse sì), in un campo da golf…
Thorgerson suggerisce il titolo “Obelisk” a Page per il settimo album dei Led Zeppelin, ma per il chitarrista è più importante cosa si nasconde dietro l’oggetto.
Cosa si nasconde dietro?
La prima volta che vidi questa copertina non pensai a niente di particolare.
Ammetto di aver dato per buona la versione ufficiale del suo significato, che l’obelisco sostituisca il gruppo. Ma più ci penso più non ci credo del tutto.
Cioè, a istinto credo non sia una semplice sostituzione perché, scorrendo le storie delle altre copertine dei Led Zeppelin, conosciamo un gruppo incline al mistero e alla comunicazione attraverso simboli e immagini tanto quanto adora l’hard rock.
E allora più guardo le foto più mi convinco che sì, un po’ l’obelisco sostituisce il gruppo, ma anche che tutte le persone nella copertina di Presence lo vedono al posto di un altro oggetto.
Il vero oggetto che in ogni foto si nasconde dietro The Object.
Qualunque esso sia.
Quattro anni
Presence è un colpo di tosse in una stanza incasinata, per confermare la presenza dei Led Zeppelin.
Un colpo di tosse forte e poderoso.
É una curva per uscire dalla brutta parentesi dalla seconda metà del ’75 e l’inizio ’76, sperando che lo scricchiolio nella fusoliera del Dirigibile sia solo un incidente di percorso, senza ripercussioni.
Le persone scipperanno Presence come avevano fatto con gli altri album dei Led Zeppelin. Primo posto oltreoceano e oltre la Manica. Tiepidi plausi dalla critica. Non sia mai fare un back-to-back di critici.
La Swan Song promuoverà l’album producendo mille Object neri. Monoliti da collezione, oggetti da tenere in mostra che ricordano quando i Led Zeppelin erano più che mai vivi.
Perché quello era solo un brutto periodo, no?
Mancano due mesi alla morte di Keith Relf, grande amico di Page e Plant negli Yardbird, il primo di una serie di eventi sfortunati che somigliano a ciò che, nell’immaginario collettivo, prende il nome di “maledizione”.
Manca almeno un anno prima che la loro carriera inizi ad andare definitivamente a rotoli e più di tre anni per In Through The Out Door, il loro sipario.
Un album dopo tre anni, per loro che ne avevano pubblicati sette in otto anni, è un casino di tempo.
E facendo caso al titolo azzeccato, In Through The Out Door, persino significativo per come andranno le cose, anche se nessuno, se non lo sceneggiatore che ha scritto la storia dei Led Zeppelin, poteva saperlo.
Perché c’è senza dubbio uno sceneggiatore.
E per ora c’è anche il Dirigibile.
-----------------------------
Presence, il ritorno alle radici dei Led Zeppelin
L’ultimo giorno di marzo del 1976 fa la sua comparsa nei negozi di dischi Presence, il settimo album dei Led Zeppelin. Il successo è immediato e tutto sembra confermare lo status della band come migliore del rock.
Led Zeppelin - In Through the Out Door (1979) (Full Album)
Track Listing:
0:00 1. In the Evening
6:49 2. South Bound Saurez
11:02 3. Fool in the Rain
17:18 4. Hot Dog
20:33 5. Carouselambra
31:07 6. All My Love
36:57 7. I'm Gonna Crawl
"Non ho mai avuto Bonzo che si girava verso di me e diceva: 'Oh, questo è un grande suono di batteria, Andy.' Diceva solo: 'Non c'è abbastanza 'frudge' sulla grancassa'” – l'ingegnere Andy Johns sui segreti dietro i Led Zeppelin IV
IL MEGLIO DEL 2021: Andy Johns, il fratello minore di un altro famoso ingegnere, Glyn Johns, ha iniziato la sua carriera lavorando come assistente ingegnere con Eddie Kramer nelle sessioni di Jimi Hendrix. Andy ha anche prodotto Exile dei Rolling Stones in Main Street e ha lavorato con Free, Blind Faith e Van Halen.
Andy è stato determinante nel plasmare il suono del quarto album seminale dei Led Zeppelin, incluso il feroce suono di batteria di John Bonham in When The Levee Breaks.
Purtroppo, Johns è morto nel 2013, ma in questa intervista del 2009 ha ricordato gli alti e i bassi di quelle sessioni...
"I Rolling Stones avevano la prima unità di registrazione mobile in Europa. Avevo fatto l'album degli Stones Sticky Fingers e avevo anche fatto altri due progetti di album a casa di Mick, Stargroves, con il camion e mi piaceva davvero. Era molto di divertimento e avevi così tanti spazi diversi ed era meglio che essere bloccato in una stanza senza aria e senza finestre.
"Ci stavamo preparando per fare il prossimo album dei Led Zeppelin e ho detto a Jimmy Page: 'Perché non usiamo il camion degli Stones e andiamo a casa di Mick?' Così Jimmy dice: "Quanto costerà?" Ha funzionato per essere lo stesso di uno studio normale e mille sterline a settimana per la casa di Mick. Ha detto: "Non darò a Mick Jagger mille sterline a settimana per casa sua. Troverò qualcosa di meglio di quello.' E ha trovato Headley Grange, che è stata piuttosto fortunata. Abbiamo fatto alcune tracce lì tra cui When The Levee Breaks, Rock And Roll e Boogie With Stu [quest'ultimo sarebbe apparso su Physical Graffiti]".
Qual era il tuo approccio alla registrazione in quel momento?
"Ho usato pochissimi microfoni in tracce come Can't Find My Way Home dei Blind Faith. Avevo registrato il tutto usando solo due microfoni tra cui voce, chitarra e batteria di Ginger Baker. Quindi ci stavo davvero entrando. "
John Bonham era famoso per il suo suono di batteria molto particolare. Quanto era alla mano?
"Non ho mai avuto Bonzo che si girava verso di me e diceva: 'Oh, questo è un grande suono di batteria, Andy.' Diceva solo: "Non c'è abbastanza 'frudge' sulla grancassa". Questa era la sua parola e sapevo esattamente cosa intendesse per "frudge".
"Abbiamo preso il kit di Bonham e l'abbiamo messo in questa hall. Ho preso un paio di microfoni e li ho messi sulla prima rampa di scale"
Quando i The Levee Breaks hanno messo Bonham al centro della scena, trattenuto da quella mostruosa grancassa Ludwig da 26 pollici. Qual è stato il processo dietro l'ottenimento di quel suono?
"Una notte gli Zeppelin stavano tutti bevendo e io ho detto: 'Voi ragazzi ve la cavate ma Bonzo, restate indietro perché ho un'idea.' Quindi abbiamo portato il suo kit fuori dalla stanza dove gli altri ragazzi stavano registrando e l'abbiamo messo in questa hall. Ho preso un paio di microfoni e li ho messi sulla prima rampa di scale".
Tuttavia, non era solo la tromba delle scale a ottenere quel famoso suono di delay terroso...
"Ho usato due microfoni Beyerdynamic M160 e ho messo un paio di limitatori sui due microfoni e ho usato un dispositivo eco Binson Echorec che aveva comprato Jimmy Page. Erano di fabbricazione italiana e al posto del nastro usavano un tamburo d'acciaio molto sottile.
"Il nastro si logorerebbe e dovresti continuare a sostituirlo. Ma questo tamburo sottilissimo funzionava secondo lo stesso principio di un registratore a filo. Era magnetizzato e aveva varie testine su di esso e c'erano impostazioni diverse. Erano molto belli cose!
"E così suonando a quel particolare tempo su 'Levee i limitatori hanno avuto il tempo di respirare ed è così che Bonzo ha ottenuto quel suono 'Ga Gack' grazie al Binson. Non lo stava suonando. Era il Binson che lo faceva suonare così Ricordo di averla ascoltata nel furgone mobile degli Stones e di aver pensato: 'Bonzo deve fottere così!' Non avevo mai sentito niente di simile e il suono della batteria era piuttosto spettacolare."
Non avevo mai sentito niente del genere e il suono della batteria era piuttosto spettacolare
Qual è stata la reazione di Bonham all'ascolto del brano?
"Ho detto: 'Bonzo, vieni a sentire questo, caro.' Ed è entrato e ha detto: 'Oh sì, è più fottutamente simile!' E tutti erano molto felici. Immagino di averlo fatto come una cosa una tantum e non ho iniziato a usare sempre quella tecnica dei microfoni da camera fino alla fine degli anni '70 con persone come Rod Stewart. Jimmy ha raccolto e l'ho usato su 'Kashmir'. Quando The Levee Breaks è uscito abbastanza bene e la gente ancora me lo chiede quando compaio su panel di music biz e quant'altro. "
Poi sei passato agli Island Studios...
"Black Dog è stata la prima cosa che abbiamo fatto lì. È stata una collaborazione con Pagey e John Paul. Il mio contributo è stato il triplo tracciamento del riff di chitarra suonato su una Gibson Les Paul. Ho usato un paio di limitatori universali. Ha funzionato davvero bene, ma non appena Jimmy ha smesso di suonare, con tutto quel guadagno ha fatto 'Ssshh woarg!'"
Parlaci della registrazione di Rock And Roll e Stairway To Heaven...
"[Rock And Roll] è stato un po' difficile da registrare perché con l'hi-hat così aperto e [Bonham] colpendolo così forte era difficile da controllare. Ma in un modo o nell'altro ci sono riuscito. Abbiamo fatto Stairway To Heaven al piano di sopra nel grande stanza all'isola.
"Avevo detto a Jimmy che avevamo bisogno di una canzone che si accumulasse e non abbiamo avuto molta fortuna. Ma poi ha detto: 'Penso di avere qualcosa che ti piacerà e lo faremo la prossima settimana. ' Ed è entrato con Stairway To Heaven.
Siamo arrivati lì subito dopo che un grande terremoto aveva colpito nel 1971 e stavamo correndo in giro come maniaci
"L'abbiamo registrato con la batteria e la chitarra acustica e John Paul stava suonando un pianoforte verticale Hohner. Non ne avevo mai visto uno né prima né dopo. La batteria è arrivata dopo perché è una "canzone da costruzione", vero! Non avevo molto a che fare con Stairway tranne che per il suono della chitarra a 12 corde che all'epoca mi piaceva molto.
"Jimmy faceva sempre passare la sua Rickenbacker a 12 corde attraverso una scatola, che è un buon suono. Ma se lo fai direttamente e lo comprimi, ottieni una qualità molto più simile a una campana. Quindi ho suggerito di provarlo e gli è piaciuto molto C'è stata un po' di difficoltà nell'assolo. Ha suonato per mezz'ora e ha fatto sette o otto ciak. Non aveva capito bene. Stavo iniziando a diventare un po' paranoico e lui ha detto: "No , no, mi stai facendo diventare paranoico.' Poi subito dopo ha suonato un grande assolo".
Le prime sessioni di missaggio si sono svolte presso i Sunset Sound Studios di Los Angeles...
"Avevo mixato un album con Gary Wright al Sunset e c'erano dei mix meravigliosi che uscivano da quello studio. Siamo arrivati lì subito dopo che un grande terremoto aveva colpito nel 1971 e stavamo correndo in giro come maniaci. In Going To California c'è menzione di un terremoto nei testi di Robert. Ricordo che Jimmy diceva: 'oh non metterlo lì, causerà un altro terremoto.' Ho detto, 'oh, non essere così dannatamente stupido, dammi una pausa!'
Come si è scoperto, mixare l'album è stato un disastro assoluto
"Così i nastri hanno iniziato a girare e sicuramente c'è stata una scossa di assestamento. Totalmente casuale, naturalmente, ma Jimmy era convinto che fosse il potere della musica. Quindi era piuttosto divertente. Ma Peter Grant [manager dei Led Zep] si sarebbe sdraiato sul suo letto stringendo i lati. Era un personaggio dal naso duro ma era pietrificato dai terremoti. Tutti pensavano che il posto sarebbe caduto nell'oceano. E come si è scoperto, mixare l'album è stato un disastro assoluto. Ecco perché non l'ho fatto tornare a lavorare con gli Zeppelin dopo quell'album.
"Tutto suonava alla grande al Sunset, ma l'unico mix che è stato utilizzato è stato When The Levee Breaks. Per qualche ragione è andato tutto bene. Ma abbiamo fatto questa riproduzione agli Olympic Studios di Londra e non era il posto migliore per tenere un sessione di riproduzione. Avrei dovuto scegliere Island. Comunque la prima canzone passa e non suona per niente bene. Jimmy e io siamo seduti per terra con le teste tra le mani e diciamo 'Che diavolo è questo?' Poi abbiamo suonato il successivo e il successivo... e tutto sembrava "orribile".
"Gli altri tre ragazzi si stavano voltando e ci lanciavano sguardi buffi. 'Cosa è successo qui?' Se fosse stato qualcun altro sarei stato cacciato dal progetto lì e poi. Jimmy ha detto: "Beh, non è molto buono, vero? Torniamo all'isola dove avremmo dovuto essere in primo luogo. Mescoleremo è lì.'"
Devi essere stato devastato?
"La mia bottiglia era andata e ovviamente ero in frantumi. Le cose precedenti che avevo fatto al Sunset erano uscite da Jim Dandy ed erano davvero buone. Pensavo che Sunset fosse un posto fantastico ma avevano cambiato la stanza dall'ultima volta che ci sono stato. non so cosa sia successo. Così siamo tornati a Island e abbiamo remixato gli Zeppelin IV anche se usavamo ancora il mix dei Levee Breaks di Sunset. Ma tutto era costato un po' di soldi, volandoci a Los Angeles e soggiornando all'Hyatt House. E so che Bonzo era furioso per questo."
Il suono della batteria di When The Levee Breaks è stato campionato e copiato molte volte nel corso degli anni, in particolare dai Beastie Boys.
"In realtà è divertente. Ricordo di aver mixato alcune tracce a Tokyo e c'erano tre macchine da 32 tracce tutte legate insieme. Era una follia. Una macchina aveva tutte le tracce delle percussioni e ho scoperto che aveva anche un po' di When The Levee Breaks . Chi avrebbe mai pensato che dopo tutti quegli anni avrei rubato le mie cose!"
https://www.musicradar.com/news/clone-i-never-had-bonzo-turn-round-to-me-and-say-oh-that-s-a-great-drum-sound-andy-he-d-just-say-there-s-not-enough-frudge-on-the-bass-drum-engineer-andy-johns-on-the-secrets-behind-led-zeppelin-iv?fbclid=IwAR1ZLMFtEzdGSTyMSG8vZz-GZNw9zy1eXu3KbYoSEPVdsZO_cftrFm0XSMg
https://timtirelli.com/2020/06/27/bootleg-robert-plant-san-diego-ca-9-august-1990-mike-millard-master-cassettes-via-jems-the-lost-and-found-mike-the-microphone-tapes-volume-35-1644-edition-ttttt/?fbclid=IwAR3FUSktGzagmT_8R72VrQb1u_WsCJCL9Evvu9WZ0N1bBsGVRkG4oqWaVEY
La canzone parla di una vecchia groupie newyorchese che tormentò il chitarrista della band, Jimmy Page, per tutto il tour estivo del 1969; come affermò poi lo stesso:
«Questa canzone parla di una donna degenerata che cerca disperatamente di essere giovane.»
non venne mai suonato dal vivo se si esclude una parziale esecuzione nella tappa a Düsseldorf del 12 marzo 1970 dopo la celebre Heartbreaker;
Led Zeppelin - Live in Düsseldorf, Germany (March 12th, 1970)
Page incise la canzone con una chitarra a dodici corde e nella prima stampa inglese dell'album il brano era intitolato Livin' Lovin' Wreck.
lo stesso Page, in un concerto del 1975, affermò: "Per favore, stasera suoniamo cose buone. Non chiedeteci cose orecchiabili come With a purple umbrella and a fifty cent hat". Il cantante Robert Plant, tuttavia, rieseguì il brano dal vivo da solista nel 1990.
Robert Plant, San Diego, CA 9 August 1990 (Mike Millard Master Cassettes
00:00:00 Watching You
00:06:20 Nobody's Fault But Mine
00:10:16 Billy's Revenge
00:16:55 Tie Dye On The Highway
00:24:35 In The Mood
00:35:41 No Quarter
00:44:28 Liar's Dance
00:49:32 Going To California
00:53:54 Little By Little
01:00:52 Nirvana
01:06:06 Immigrant Song
01:10:01 Hurting Kind (I've Got My Eyes On You)
01:19:11 Ship Of Fools
01:25:16 Wearing And Tearing
01:31:34 Living Loving Maid (She's Just A Woman)
01:36:57 Tall Cool One
amante del rock proveniente dalla west coast americana, dal 1973 al 1992 registrò parecchi concerti tenutisi in quell’area. Lo fece con una strumentazione di qualità, per quei tempi davvero notevole, portandola all’interno delle arene in questione usando diversi stratagemmi (a volte anche fingendosi disabile e quindi su una sedia a rotelle). Le sue sono dunque registrazioni audience, cioè prese dal pubblico, ma di una qualità micidiale; non è un un caso che ancora oggi – tra il giro di appassionati – siano considerate tra i documenti migliori per quanto riguarda l’epoca d’oro della musica rock. Sì perché con le registrazione audience si ha l’idea esatta di cosa fosse andare ad un concerto rock, la performance dell’artista catturato nella sua essenza più pura: l’umore e le scosse emotive del pubblico, la musica messa su nastro senza artifici (e dunque senza le modifiche e i trucchetti presenti nei dischi dal vivo ufficiali), i commenti dei fans che a tratti finivano sul nastro. La fortuna ha voluto che i LZ fossero tra i suoi gruppi preferiti e, ad esempio, le sue registrazione di alcuni dei sei concerti tenuti nel 1977 a Los Angeles sono per tutti noi testimonianze preziosissime. Nel 1994 Millard decise di togliersi la vita, decisione che non ci permettiamo di giudicare e quindi tralasciamo di commentare gli abissi di dolore a cui deve essere andato incontro. Per moltissimo tempo le sue cassette rimasero archiviate nella sua stanza a casa di sua madre, le registrazioni che circolavano provenivano infatti da copie che lo stesso Millard aveva fatto per amici e altri collezionisti. Successe poi che sua madre finalmente affidò ad amici intimi di suo figlio le tante cassette (si parla di 280 concerti registrati) in modo che potessero essere trasferite e quindi salvate su DAT. Sotto all’articolo riporto (oltre al testo che accompagna la registrazione di RP di cui tra poco parleremo) tutta la lunga storia in caso qualcuno fosse interessato. Per chiudere questo breve riassunto, quando si pensava che i master originali di Millard fossero andati persi, ecco che vengono ritrovati, rimasterizzati e messi gratuitamente in circolo da generosi collezionisti e amanti del rock come noi. E’ dunque doveroso mandare un pensiero a Mike Millard perché grazie ai suoi nastri il rock si mantiene vivo e noi possiamo ancora illuderci di vivere in prima persona i momenti più esaltanti della musica che amiamo.
Dopo la fine dei LZ, RP decide di dar vita ad una carriera solista. Il primo e il secondo album diventano dischi di platino in USA (un milione o più di copie vendute). Lo stesso accade per l’EP degli Honeydrippers nel 1984 (album dedicato al rock and roll degli albori). Il terzo album (1985) non va al di là del disco d’oro (500.000 copie vendute, anche se pare raggiunga le 750.000) poi arriva, nel 1987, Now And Zen. Completato con il terzo album il tragitto che porta al distanziamento assoluto dai LZ, Robert torna con una nuova formazione e un nuovo approccio. Al di là dei discutibili suoni anni ottanta, l’album non è male, contiene alcune belle canzoni e riporta Robert al grande successo (3.000.000 di copie vendite solo in America). Manic Nirvana viene pubblicato nel 1990, buon disco di rock moderno, sarà l’ultimo lavoro di RP a diventare disco di platino (se escludiamo i dischi fatti in collaborazione con Page e con Alison Krauss). Ebbi modo di vedere una data (Firenze) del tour che seguì, è quindi un piacere avere a disposizione una registrazione di Mike Millard tratta dal tour di Manic Nirvana.
La potente e suggestiva Watching You (da Manic Nirvana 1990) apre lo show, la qualità audio – considerando che stiamo parlando di una registrazione audience – è spettacolare. La voce di Plant è chiara, sicura e piena di chilometraggio blues. Tramite vocalizzi che provengono da Friends (da Led Zeppelin III 1970) arriva Nobody’s Fault But Mine (da Presence dei LZ 1976) e con essa torna in vita il possente approccio del gruppo che fu. Robert canta benissimo, il gruppo non ha abbastanza blues in corpo per poter competere con la versione originale, ma la rilettura modernista si fa ascoltare comunque. L’assolo di chitarra di Doug Boyle non è niente male davvero.
Robert al quel tempo era fissato con lo psychobilly e Billy’s Revenge (da Now And Zen 1988) ne è una testimonianza, personalmente non ho mai amato il genere e quel tipo di pezzi ma stavolta finisco per ascoltarlo con piacere, sarà l’ottima qualità audio … in cuffia a buon volume questo concerto è uno sballo. Tie Dye On The Highway (da Manic Nirvana 1990) è condotta dalla feroce chitarra di Doug Boyle. Stupisce un po’ Robert, all’epoca cantava in maniera sublime, non lo ricordavo così in forma. Bello il momento con la chitarra “blues” di Boyle e l’armonica di RP. Il pubblico è caldissimo.
La bella In The Mood (da The Priciple Of Moments 1983) riporta la melodia al centro dell’attenzione, e anche qui ottimo assolo di Doug Boyle. Chris Blackwell alla batteria e Charlie Jones al basso fanno un gran lavoro. Robert stuzzica il pubblico accennando That’s The Way (da Led Zeppelin III 1970). Arriva quindi il tempo di battere i sentieri che gli altri non prendono: No Quarter (da House Of The Holy 1973 dei LZ). Non appena Phil Johnstone introduce al piano i primi ricami il pubblico “va giù di melone” come diciamo qui in Emilia. Per quanto la versione sia più che degna e fresca, non si può non notare una certa rigidità ritmica, d’altra parte Bonham e (John Paul) Jones erano di altri universi. Liar’s Dance (da Manic Nirvana 1990) è il quadretto in accordatura aperta (dove tra l’altro RP accenna Gallows Pole da LZ III 1970 e Stairway To Heaven da LZ IV 1971) a cui segue Going To California (da Led Zeppelin IV 1971). Pubblico in visibilio.
Little By Little (da Shaken ‘n’ Stirred 1985) proviene da un album difficile e non proprio riuscito ma è un pezzo che ho sempre amato molto. Bel groove e sviluppo di rilievo. Nirvana (da Manic Nirvana 1990
Immigrant Song (da LZ III 1970) rimette in carreggiata il concerto, versione convincente suonata nella tonalità originale (FA#), ben centrato l’assolo modernista di Boyle. Hurting Kind (da Manic Nirvana 1990), singolo designato del disco allora appena uscito, inizia con una lunga introduzione per poi partire con il dovuto ritmo scatenato. Nel mezzo della canzone Robert stuzzica i presenti con gli “oh my jesus” presi da In My Time Of Dying (da Physical Graffiti dei LZ 1975) Ancora da sottolineare la qualità sonora, registrazioni audience di questo calibro sono una meraviglia.
Robert saluta e quando torna per il bis, prima del rush finale, è il delizioso momento di Ship Of Fools (da Now And Zen 1988). Non appena Robert inizia a cantare il pubblico gli dimostra un grande, grande, grande affetto. Wearing And Tearing (da Coda 1982 dei LZ) e una delle outtakes del 1978 tratta dalle sessions di In Through The Out Door del 1979 dei LZ. Rock serratissimo e indiavolato. Il gruppo se ne va e quando rientra se ne parte con Living Loving Maid (She’s Just A Woman) (da LZ II 1969). Interpretazione coinvolgente, grande assolo aggiuntivo di Doug Boyle. Si chiude con Tall Cool One (da Now And Zen 1988), una sorta di Train Kept A-Rollin’ modello anni ottanta. I campionamenti presenti nel pezzi riportano prepotentemente in pista i Led Zeppelin. Verso la fine Robert e il gruppo citano (al di là dei sampler) The Ocean/Black Dog/Custard Pie ei LZ.
Registrazione dunque stupenda, certo non avrà la qualità di un disco dal vivo ufficiale ben registrato col multitraccia, ma il suono del rock che ti ribolle nella pancia è catturato in modo perfetto. Gran bootleg dunque, gran concerto, grande prova di Robert e dei ragazzi … a era ancora il golden god e dava la paga ai gruppi tipo Whitesnake in quegli anni ormai annegati nel metal radiofonico americano.
John Paul Jones era il coltellino svizzero dei Led Zeppelin. Tenendo premuto il basso per la maggior parte del tempo, Jones ha anche portato una notevole esperienza nelle tastiere, nella chitarra e persino nel registratore ai suoni eclettici degli Zeppelin. Ma una delle sue abilità più sottovalutate nella band era l'uso del mandolino.
Fin dal primo giorno, gli Zeppelin miravano a essere più di una semplice rock band. Con due dei più importanti musicisti di sessione inglesi nel gruppo, gli Zeppelin hanno avuto la capacità di espandersi ben oltre l'heavy blues-rock che è diventato la loro firma. Un forte apprezzamento per la musica folk è stato condiviso all'interno della band, e quando la band ha fatto uno sforzo consapevole per incorporare più numeri acustici nel proprio repertorio a partire dai Led Zeppelin III, Jones era proprio lì con il mandolino per contribuire.
Jimmy Page ha avuto un buon assaggio dello strumento in "The Battle of Evermore", ma quando senti gli inconfondibili strimpelli acuti del mandolino in brani come "Gallows Pole", "That's the Way" e "Boogie with Stu", questo è Jones al lavoro. Forse il lavoro di mandolino più indelebile di Jones su disco proviene da "Going to California", la traccia dei Led Zeppelin IV scritta come un'ode al collega folk Joni Mitchell.
Quando Jones è apparso nello spettacolo canadese a tarda notte The Mike Bullard Show nel 2000, gli è stato presentato un mandolino e gli è stato chiesto di eseguire qualcosa. Jones è stato obbligato a tirare fuori una versione leggermente accelerata delle classiche corse da "Going to California".
Ciò che rimane ancora impressionante è quanto sia fluido e abile Jones su una canzone che è stata registrata 30 anni prima, non faceva parte della sua solita scaletta ed è su uno strumento che non è il suo normale. Eppure, sembra che sia completamente a suo agio, lasciando che i toni scintillanti dello strumento brillino in modi che saranno familiari a qualsiasi vero fan degli Zeppelin.
John Paul Jones is guest on the Mike Bullard Show. Joney performs Going To California on mandolin. Show aired on May 30th, 2000.
https://rockmemo.com/2022/01/06/watch-john-paul-jones-play-going-to-california-by-led-zeppelin-on-the-mandolin/
.
Oggi è il compleanno di un grande Maestro, dell'uomo che è stato a buon diritto considerato il padre del Fantasy.
J. R. R. Tolkien ci ha regalato storie straordinarie, che riescono a lasciare echi dentro di noi quasi fossero parte dei miti e delle leggende dei nostri antenati.
Il professore era un filologo e amava profondamente la letteratura antica, quella delle saghe norrene e anglosassoni, oltre che i misteriosi versi provenienti dalle terre baciate dalle aurore boreali.
Nel suo desiderio di restituire all'Inghilterra il corpus mitologico che aveva perduto con la rapida industrializzazione, Tolkien forgiò nuovi miti, usando come materiale quelli antichi.
Le sue opere sono state ispirate dalle grandi saghe del nord, e in questa serie di video possiamo scoprire quali furono i cicli narrativi che accesero la sua sconfinata immaginazione, e quali gli eroi e le divinità del passato che ispirarono le gesta degli abitanti della Terra di Mezzo:
The Battle of Evermore (Remaster) · Led Zeppelin
dedicata a Mister Robert Plant..e Company..
anzi e la compagnia del..Dirigibile
----------------------------------
outtake e mix alternativi della band, questa volta durante la realizzazione del loro leggendario album Physical Graffiti. Questi sono uno sguardo affascinante al duro lavoro della band tra la fine del 1973 e l'inizio del 1974 durante la realizzazione dell'album. Ho ricevuto questi outtake dal trasferimento in studio di Glyn, dal trasferimento da parte di Jamesskg del nastro "Oh My God" e dal cofanetto "Studio Magik" del Padrino. Grazie mille a tutti i soggetti coinvolti!
Led Zeppelin - The Physical Graffiti Sessions (Outtakes and Alternate Mixes)
0:00 Untitled unreleased song
6:03 Trampled Underfoot outtakes
25:19 Untitled instrumental jam
28:55 Sick Again outtake
32:58 Swan Song rehearsals and outtakes
1:34:33 Take Me Home (early version of In The Light)
1:40:53 In My Time of Dying outtakes
1:53:36 The Wanton Song outtake
1:57:13 Ten Years Gone rehearsals and outtakes
2:04:15 Take Me Home outtake
2:10:23 Swan Song outtake
2:11:45 The Wanton Song outtake
2:12:32 In The Light outtake
2:19:37 Swan Song outtake
2:23:11 Kashmir instrumental mix
2:31:47 Trampled Underfoot alternate mix
2:37:19 Custard Pie alternate mix
Candy Store Rock (Remaster) · Led Zeppelin
album Presence
Candy Store Rock (Remaster) · Led Zeppelin
Presence
℗ 1976 Atlantic Recording Corporation
Robert Planta nella sua successiva carriera da solista ha cantato questa canzone sia nel 1985 che nel 2001 in questa ultima occasione in live concerto con Jimmy Page..
Montrex Jazz Festival -Page & Plant-
July 7, 2001
brano LED Zeppelin album Presence
Candy Store Rock
Montrex Jazz Festival -Page & Plant-
July 7, 2001
---------------------------https://rockmemo.com/.../the-one-led-zeppelin-song.../...
Dal momento in cui i Led Zeppelin sono esplosi nella Londra degli anni '60 armati di mentalità e determinazione per rivoluzionare l'industria musicale, la band ha spinto incessantemente a creare musica che non era mai stata ascoltata prima.
Composti dal cantante Robert Plant, dal chitarrista Jimmy Page, dal bassista/tastierista John Paul Jones e dal martellante e intransigente batterista John Bonham, i Led Zeppelin avevano una furia per il loro sound che non era mai stata ascoltata prima.
Spesso citati da molti come uno dei primi pionieri dell'hard rock, costruendo le basi per quello che sarebbe diventato l'heavy metal, i Led Zep hanno spinto i confini molto rigidi della musica rock in ogni direzione possibile. Mentre le idee della band parlano da sole, sarebbe negligente ignorare il fatto che tutti e quattro i membri erano esperti virtuosi nei loro campi rispettati, maestri del mestiere che, una volta combinati, hanno creato una forza senza eguali.
Ora famosi per brani iconici come "When the Levee Breaks", "Immigrant Song", "Whole Lotta Love", "Kashmir" e innumerevoli altri, i Led Zep hanno continuato a consolidare la loro reputazione come uno dei più tecnici e fluidi abiti di tutti i tempi. Mentre i loro album sono diventati alcuni dei più venduti della storia, rimangono alcune pepite nascoste nella loro vasta discografia con cui anche i membri sperimentali e di grande esperienza hanno lottato.
Per approfondire i dettagli, i membri della band hanno spesso parlato dei loro problemi con il numero relativamente oscuro "Four Sticks". Alla fine, apparendo nel quarto album senza titolo della band, "Four Sticks" ha rovinato numerose sessioni di registrazione durante la sua creazione. Con la sua insolita indicazione del tempo, la traccia richiedeva al batterista Bonham di suonare con due set di due bacchette - quattro in totale come suggerisce il nome - che si è rivelato un incubo per il tempismo.
Avendo in particolare eseguito la canzone dal vivo solo una volta nella loro storia, la band ha notoriamente evitato "Four Sticks" a tutti i costi. John Paul Jones, che ha suonato un sintetizzatore VCS3 nella canzone, una volta ha spiegato le loro difficoltà: “Ci sono voluti anni per ottenere 'Four Sticks'. Mi sembrava di essere l'unico che poteva davvero contare le cose. Page suonava qualcosa e [John] diceva: 'È fantastico. Dov'è il primo battito? Lo sai, ma devi dircelo...' In realtà non riusciva a contare cosa stava suonando. Sarebbe un'ottima frase, ma non potresti metterla in relazione con un conteggio. Se pensi che 'uno' sia nel posto sbagliato, sei completamente fregato”.
Per aggiungere un po' più di contesto alla sua creazione, l'ingegnere Andy Johns, che ha messo un compressore sulla batteria durante il processo di registrazione, ha riassunto sinteticamente "Four Sticks" quando ha detto: "È stato un bastardo mixare".
Puoi ascoltare l'unica registrazione conosciuta dei Led Zeppelin che suona "Four Sticks" dal vivo, di seguito.
Led Zeppelin Copenhagen 1971 Four Sticks Live
Led Zeppelin - Four Sticks - 5-3-1971 This is one of the only live preformances of "Four Sticks" live,
Setlist Disc 1
1. Immigrant Song
2. Heartbreaker
3. Since I've Been Loving You
4. Dazed & Confused
5. Black Dog
6. Stairway To Heaven
7. Going To California
8. That's The Way
9. What Is And What Should Never Be
Disc 2
1. Four Sticks
2. Gallows Pole
3. Whole Lotta Love
4. Communication Breakdown
5. Misty Mountain Hop
6. Rock And Roll
---------------------------
Led Zeppelin LIVE In Copenhagen, Denmark 5/3/1971
Led Zeppelin
Monday, May 3, 1971
K.B. Hallen, Copenhagen, Denmark
Immigrant Song
Heartbreaker
Since I’ve Been Loving You
Dazed and Confused
(Out on the Tiles) Black Dog
Stairway to Heaven
Going to California
That’s the Way
What Is and What Should Never Be
Four Sticks
Gallows Pole
Whole Lotta Love (Medley)
Communication Breakdown
Misty Mountain Hop
Rock and Roll
https://rockmemo.com/2022/02/19/the-one-led-zeppelin-song-that-was-so-difficult-it-confused-all-the-members/?fbclid=IwAR2tGqa9n7ifd_hb372qKEKwMRRfWhGpRA-NYmUNnHg7ukzUmIws38NhwmM
Nessun commento:
Posta un commento