lunedì 13 dicembre 2021

22.♥ღ♥ DAL MIO DIARIO:..”Ciao Anima mia..posso raccontarti una favola?


 Invecchiamo quando lasciamo la nostra vita nelle mani degli altri, quando non vogliamo più imparare, quando crediamo che ci innamoreremo solo a vent'anni. Si invecchia quando si è troppo razionali, perché la razionalità chiude le porte dell'immaginazione, taglia le ali e disabilita i sogni.

Siamo vecchi quando perdiamo il desiderio di meravigliare ..



Ci sono persone che possono amarsi anche se non decideranno mai di stare insieme, o semplicemente senza mai dirselo perché un tacito accordo li lega: ci sono, ci sei, ma non saremo.
Accade!
E questi legami sono talmente forti che fanno da ponte o da spinta quando uno dei due è in difficoltà.
E poi ci si racconta senza vergogna, senza pudori, senza pregiudizi perché l'uno è legato all'altro da qualcosa che non ha nome, né tempo, solo magia.
Ci sono persone che insieme sarebbero due gocce di sangue che scorrono nella stessa vena, ma che non si possono avere: solo desiderare.
Che scatenano una fame d'amore e una voglia di darsi davvero assurda. Sarebbe meglio staccare, ma non ce la fanno… si rendono conto che non possono perdersi.
E allora la loro assenza è presenza, costante!
Nei silenzi si fanno sentire, addosso!
Si allontanano ma non vanno via, dimorano!
Restano anche se non rimangono.
Dentro!
lella...
There are people who can love each other even if they never decide to be together, or simply without ever saying it because a tacit agreement binds them: they are there, you are there, but we will not be.
It happens!
And these bonds are so strong that they act as a bridge or a push when one of the two is in trouble.
And then we talk about it without shame, without shame, without prejudice because one is linked to the other by something that has no name, no time, only magic.
There are people who together would be two drops of blood flowing in the same vein, but which cannot be had: only desired.
Which trigger a hunger for love and a truly absurd desire to give oneself. It would be better to disconnect, but they can't ... they realize they can't get lost.
So their absence is constant presence!
In the silences they make themselves felt, on him!
They go away but they don't go away, they stay!
They stay even if they don't stay.
Inside!



Essere sensibili è un dono della vita.
La vita vi ha fatto un grande regalo, sentire con il cuore. Continuate a vedere la magia in tutto ciò che vi circonda. Siate grati per le emozioni che provate e godetevi ogni singolo momento.


È DELIZIOSO RESTARE IMMERSI IN QUESTA SPECIE DI LUCE LIQUIDA CHE FA DI NOI DEGLI ESSERI DIVERSI E SOSPESI"💞
💞
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E se senti che non puoi andare avanti. E la tua volontà sta sprofondando.
Credi solo e non potrai sbagliare.
Alla luce troverai la strada. Troverai la strada
Oh, hai mai creduto che avrei potuto lasciarti, stando in piedi al freddo
So come ci si sente perché sono scivolato nelle profondità della mia anima.
Tesoro, voglio solo mostrarti che visione chiara c'è da ogni curva della strada.
Ora ascoltami
come faresti tu per me, oh, condividerei il tuo carico.
Fammi condividere il tuo carico. Ooh, lasciami condividere, condividere il tuo carico
E se senti che non puoi andare avanti
Nella luce troverai la strada






È delizioso restare immersi in questa specie di luce liquida che fa di noi degli esseri diversi e sospesi"💞






buongiorno anime belle💞
gli auguri a tutte le mie amiche e persone che portano il nome di Lucia...
è un nome importante al di là di verità , leggende e credi..
è un messaggio di splendore..
Dobbiamo fare molta strada per incontrare la luce, ma una volta che l’abbiamo incontrata tutte le cose torbide, poco chiare diventeranno lucide e brillanti.
Fai entrare la luce, da tutte le crepe della tua anima. Rendi luminoso ogni tuo respiro.
Lucia visse tra il 283 e il 304 dopo Cristo, era una giovane siracusana, ricca e promessa sposa. Ma decise di dedicare la sua vita al Signore, si convertì al Cristianesimo e, denunciata dal mancato sposo, per questo fu perseguitata, mutilata e uccisa.
Secondo la leggenda, gli occhi le sarebbero stati cavati dai suoi aguzzini, durante la tortura. Da allora, divenne la Santa protettrice degli occhi e della vista e si dice che l’inizio del suo martirio fu proprio il 13 dicembre.
Per la Chiesa Cattolica è Portatrice Cristiana di Luce e, in molte zone del Nord, ha anche il grato compito di portare i doni ai bambini.
E’ rappresentata in abito bianco con una corona di candele e arriva dal cielo, su un carretto pieno di doni, trainato da un asinello, per distribuirli ai bambini buoni. Un po’ come Babbo Natale, non a caso chi festeggia Santa Lucia ha un detto: “la notte di S.Lucia è la più lunga che ci sia”, proprio per l’attesa dei bimbi.
Il culto di Santa Lucia parte da Venezia dove riposano le sue spoglie e arriva in molte parti d’Italia e d’Europa.
I bambini in questa sera vanno a letto presto, lasciano latte e biscotti per la santa e fieno e carote per attirare l’asinello davanti alle porte di casa, e in alcuni paesi nei giorni antecedenti l’avvento di santa Lucia, un uomo passa per le strade suonando un campanello.
S. luciaAnche in Svezia e Danimarca il culto della santa è molto presente, la tradizione vuole che la figlia maggiore indossi una tunica bianca e una sciarpa rossa in vita, con il capo coronato da un intreccio di rami e sette candeline, si svegli alle 4 del mattino e porti caffè, latte e dolci ai familiari ancora a letto.
Mentre i maschi di famiglia è tradizione che indossino grandi cappelli di carta e portino lunghi bastoni con stelline.
I ragazzi e le ragazze passano di casa in casa a portare le canzoni tradizionali della festa.
ampliamo ancora e andiamo indietro nel tempo..
Secondo l’agiografia, Lucia, il cui nome deriva dal latino Lux, “luce”, nome comunemente dato ai bambini che nascevano all’alba, era una giovane donna proveniente da una famiglia nobile, promessa sposa ad un giovane pagano. Orfana da padre dall’età di 5 anni, viveva con sua madre Eutychia che era gravemente malata. Dopo un pellegrinaggio al sepolcro di Sant’Agata per implorare la Santa di curare sua madre, Lucia la sognò proprio il giorno del suo dies natalis, che, circondata da angeli, le disse: “Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Eutychia era miracolosamente guarita dal suo male e Lucia decise di consacrarsi a Cristo e di devolvere la sua dote ai poveri e durante le persecuzioni ordinate da Diocleziano, Santa Lucia aiutò i cristiani a nascondersi nelle catacombe. Fu in questo momento che nacque la rappresentazione della Santa con la corona di candele sul capo che tutti conosciamo: pare che fu per la necessità di avere le mani libere che Santa Lucia s’ingegnò di portare delle candele legate ad una ghirlanda che portava sul capo, mentre aiutava gli altri cristiani a farsi strada nei sotterranei della città.
Dal canto suo, il giovane pretendente ignorato da Lucia volle vendicarsi della sua promessa e la denunciò come cristiana. La giovane fu così portata in tribunale, minacciata e martirizzata fino al giungere della sua morte, avvenuta il 13 dicembre 304 d. c.
Un’altra leggenda, apparsa intorno al XV secolo, vuole che la Santa, promessa ad un giovane uomo, incantato dalla bellezza dei suoi occhi, rifiutò di sposarlo e preferì sacrificargli i suoi occhi, che lei gli offrì su un piatto. Fu in quel momento che il miracolo si produsse: la Santa riebbe degli occhi, ancora più belli. Il fidanzato chiese che lei gli sacrificasse pure quelli, ma lei si rifiutò. Colmo di rabbia lui la uccise con un colpo al cuore. Da quel momento, Santa Lucia divenne protettrice degli occhi.
Santa Lucia, Lussi e la dea Lucina
È difficile comprendere come la storia della Santa di Siracusa possa essersi evoluta nella gentile dispensatrice di doni che i bambini festeggiano ancora oggi ma ciò potrebbe essere ricondotto ad una sovrapposizione del culto di Santa Lucia ad antichi culti precristiani.
Nel I secolo a. c. i Longobardi, stanziati nell’area dell’attuale Scandinavia, scesero verso l’Italia portando con loro Lussi (“Luce”), uno spirito femminile considerata come madre e regina degli spiriti dell’aldilà, dei gnomi, delle fate e dei folletti, venerata nei tempi di Yule, il solstizio d’inverno.
Secondo la tradizione nordica, se i bambini si mostravano monelli e capricciosi Lussi li trascinava su per il cammino. Questa credenza sembra connessa con la funzione dispensatrice di doni della Befana (“la vecchia d’inverno”, legata ad un antico culto dianico) che portava regali e dolciumi ai bambini buoni e del carbone ai bambini cattivi.
Un’altra figura importante che nutrì il culto di Santa Lucia è la dea Lucina, antica divinità romana, protettrice del parto, conosciuta come “Colei che porta i bambini verso la luce”. La dea Lucina era chiamata anche Candelìfera, “portatrice di Candele”, perché i parti avvenivano alla luce di una candela e le partorienti offrivano un lume votivo alla dea per chiedere la sua protezione. Non sarebbe quindi un caso che questa festività venga celebrata durante il mese della Natività, ricorrenza onorata anche in antichità durante la quale si celebrava la nascita del “Sole bambino”, che rinasceva ogni anno durante il Sol Invictus, il 25 dicembre.
Col passare dei secoli, le rappresentazioni di Lussi, Lucina e Lucia si sarebbero fuse fino a formare la Santa Lucia che allieta i bambini in tutta Italia con i suoi regali.
“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” è un detto popolare che potrebbe farci storcere il naso in quanto il giorno più corto si verifica il giorno del solstizio d’inverno, ovvero il 21 dicembre; ma come sappiamo, dietro ai detti popolari e alle storie di una volta c’è sempre un filo di verità. L’origine di questo quiproquò risale a più di 400 anni fa, al 1582 per l’esattezza.
Prima del 1582 vigeva il calendario giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.c, che aveva la particolarità di avere una durata lievemente più breve dell’anno solare; ciò creò con l’andare dei secoli uno scarto di ben 10 giorni che sfasava le principali festività: l’equinozio di primavera cadeva intorno al 11 marzo, la Pasqua, festività legata ai cicli lunari, era totalmente sfasata, e allo stesso modo, il solstizio d’inverno cadeva 10 giorni “in anticipo”. Fu per questo sfasamento dovuto al calendario giuliano che il giorno di Santa Lucia era collegato al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno.
Per ristabilire l’equilibrio tra il calendario e l’anno solare, Papa Gregorio XIII decise di riformare il tempo, togliendo di fatto 10 giorni alla vita dei suoi fedeli che passarono direttamente dal 5 al 15 ottobre: i 10 giorni mancanti furono decretati come “inesistenti”. Dopodiché il calendario tornò a rispecchiare l’anno solare e la festa di Santa Lucia non coincise più col solstizio d’inverno, ovvero il giorno più corto che ci sia.
una breve documentazione..


Il clima natalizio dipende dalla temperatura del cuore...
Massimo Lo Pilato



della serie..
.."quando ritorno alle origini...
...anzi le origini non mi hanno mai abbandonata..
Ciao draghetto...
Buongiorno anime belle🌹
i𝒐 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒐𝒑𝒑𝒊𝒂.
𝑺𝒊̀, 𝒊𝒐 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒆𝒏𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆. 𝑬 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒇𝒐𝒓𝒕𝒆.
𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒓𝒐𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒊𝒗𝒂. 𝑬𝒅 𝒆𝒔𝒕𝒓𝒐𝒗𝒆𝒓𝒔𝒂.
𝑨𝒎𝒐 𝒍𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒊𝒕𝒖𝒅𝒊𝒏𝒆. 𝑬 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒆𝒔𝒑𝒂𝒏𝒔𝒊𝒗𝒂.
𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒇𝒓𝒂𝒈𝒊𝒍𝒆. 𝑬𝒅 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒏𝒔𝒂. 𝑴𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒖𝒎𝒊𝒍𝒆.
𝑬 𝒔𝒐 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒗𝒂𝒍𝒈𝒐. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒓𝒊𝒔𝒆𝒓𝒗𝒂𝒕𝒂.
𝑬 𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆 𝒆𝒔𝒑𝒍𝒐𝒔𝒊𝒗𝒂. 𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂.
𝑬 𝒅𝒆𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒂𝒕𝒂.
𝑴𝒊 𝒇𝒆𝒓𝒊𝒔𝒄𝒐 𝒇𝒂𝒄𝒊𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒆 𝒄𝒂𝒅𝒐. 𝑬 𝒉𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝒓𝒆𝒔𝒊𝒍𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒓𝒊𝒂𝒍𝒛𝒂𝒓𝒎𝒊 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂.
𝑺𝒐𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒗𝒂𝒔𝒂 𝒅𝒂 𝒖𝒏'𝒊𝒅𝒆𝒂 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒎𝒊 𝒇𝒂𝒄𝒊𝒍𝒊𝒕𝒂 𝒍'𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒕𝒂̀.
𝑴𝒊 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒈𝒏𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒍'𝒊𝒏𝒈𝒊𝒖𝒔𝒕𝒊𝒛𝒊𝒂 𝒆 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒖𝒏 𝒍𝒆𝒐𝒏𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒂𝒔𝒊 𝒊 𝒅𝒊𝒓𝒊𝒕𝒕𝒊 𝒎𝒊𝒆𝒊, 𝒅𝒊 𝒄𝒉𝒊 𝒂𝒎𝒐 𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒊 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒊 𝒊𝒏 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒂𝒍𝒆.
𝑨 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒎𝒂𝒍𝒆 𝒂𝒍 𝒇𝒊𝒔𝒊𝒄𝒐 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒖𝒏'𝒆𝒎𝒐𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒆̀ 𝒇𝒐𝒓𝒕𝒆, 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒐 𝒃𝒓𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊𝒂. 𝑺𝒆 𝒂𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒐 𝒂𝒍 𝒔𝒖𝒄𝒄𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏𝒐 𝒎𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒎𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒅𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒊𝒂 𝒆𝒅 𝒆𝒎𝒑𝒂𝒕𝒊𝒂;
𝒎𝒂 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒆 𝒂𝒔𝒔𝒊𝒔𝒕𝒐 𝒂𝒍 𝒅𝒐𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏𝒐, 𝒏𝒐𝒏 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒆𝒗𝒊𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒏𝒈𝒆𝒓𝒆.
𝑺𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐, 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆.
𝑻𝒆𝒏𝒈𝒐 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒂𝒍 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒐𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒍𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒐𝒍𝒆 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒄𝒆𝒓𝒗𝒆𝒍𝒍𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊𝒆𝒓𝒊 𝒃𝒖𝒐𝒏𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒇𝒓𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒎𝒂𝒕𝒖𝒓𝒊 𝒐 𝒄𝒂𝒕𝒕𝒊𝒗𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒍𝒂 𝒈𝒓𝒂𝒎𝒊𝒈𝒏𝒂.
𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒂𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒊 𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆 𝒓𝒆𝒏𝒅𝒐𝒏𝒐 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒎𝒊𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒆 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒆 𝒎𝒊𝒆 𝒓𝒆𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊, 𝒎𝒂 𝒍𝒆 𝒓𝒆𝒏𝒅𝒐𝒏𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒆𝒏𝒔𝒆 𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒓𝒊𝒄𝒄𝒉𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒊𝒎𝒑𝒂𝒓𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆: 𝒅𝒐𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒏𝒐𝒊 𝒆 𝒅𝒆𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒄𝒆𝒍𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒄𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐...
cit.

...può sembrare triste...ma c'è un bellissimo messaggio di speranza che si apre al mondo..e nel piccolo mio aggiunto ho voluto dare il senso ..della Libertà..la libertà di sperare.
.
..IL Natale che vorrei...
Nessun dono
sotto l'albero scintillante
soltanto vasi colmi di lacrime del mondo,
sacchi pieni di paura e tristezza,
occhi di bimbi spaventati, sgomenti
Un angusto presepe, famiglie senza sogni,
è troppo debole una sola voce...
Ma prego il Bimbo in questa Notte Santa
perché possa d'incanto cancellare ogni orrore,
perché s'alzi di pace un vento
a portare con sé dovunque messaggi di speranza,
che ogni fiocco di neve divenga goccia d'amore
e che la gente si possa bagnare
sotto una calda pioggia di sorrisi.
Prego affinchè agli uomini potenti
sia data tanta luce a rischiar le menti.
Perchè la terra ferita possa riaver respiro,
che la cometa disperda in cielo a mille, a mille
infuocate scintille
a regalar fiducia
per credere ancora
nella bontà della gente.
dal web
..e aggiungo...
che ogni pensiero
sia un pensiero libero
ogni colore sia un colore libero
ogni emozione sia una emozione libera
la libertà di essere,
sia libero pensiero
che ogni malevolo attacco al nostro vivere la vita,
non trovi più un porto dove attraccare..
..il pensiero libero,la libertà ,
la pazienza di ascoltare e condividere
sono l'unica via che condurrà questa nostra nave
nel porto sicuro della benevola esistenza....
Lella..
...può sembrare triste...ma c'è un bellissimo messaggio di speranza che si apre al mondo..e nel piccolo mio aggiunto ho voluto dare il senso ..della Libertà..la libertà di sperare..





Solo di tanto in tanto ci capita di avere la certezza di vivere a lungo, molto a lungo, forse addirittura per sempre. Succede, a volte, quando ci alziamo all’alba, e usciamo in quell’ora tenera e solenne, da soli.
Frances Hodgson Burnett
Buongiorno anime belle💞
Only from time to time do we have the certainty of living long, very long, perhaps even forever. Sometimes it happens when we get up at dawn, and we go out at that tender and solemn hour, alone.


Solo di tanto in tanto ci capita di avere la certezza di vivere a lungo, molto a lungo, forse addirittura per sempre. Succede, a volte, quando ci alziamo all’alba, e usciamo in quell’ora tenera e solenne, da soli.💞
Only from time to time do we have the certainty of living long, very long, perhaps even forever. Sometimes it happens when we get up at dawn, and we go out at that tender and solemn hour, alone.



è il mio colore preferito..il mio "sentire"
Lei si sentiva azzurra.
Era il suo colore preferito, quello che indossava di più, aveva pure i pensieri azzurri.
Azzurro di tutte le sfumature.
Nel mare si fondeva come una goccia d’acqua nella tempera (azzurra).
Nel cielo di primavera si perdeva e lo guardava, lo guardava e poi lo teneva negli occhi, dietro a quelle pupille nere.
Il cielo negli occhi, il mare nel cuore, l’azzurro.
Lui invece era blu.
Secondo lei era ambra, come i suoi occhi, come il suo miglior lato: quello ambrato.
Ma lui si sentiva blu.
Il blu della notte, un colore scuro ma rassicurante.
Il blu, così inquietante e ruvido, eppure così dolce e sensibile.
Il blu, lui.
E insieme erano sempre il blu. Perchè un blu scuro, più un azzurro chiaro, fa sempre blu.
Un’altra sfumatura, ma sempre blu.
E loro erano la notte, erano il mare, erano tempesta ed erano sole.
Loro erano il blu.
Lella..


I bambini si incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Sopra di loro il cielo è immobile
nella sua immensità
ma l’acqua del mare che non conosce riposo
si agita tempestosa.
I bambini si incontrano con grida e danze
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Costruiscono castelli di sabbia
e giovano con conchiglie vuote.
Con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sulla superficie ampia del mare.
I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi.
Non sanno nuotare
né sanno gettare le reti.
I pescatori di perle si tuffano per cercare
i mercanti navigano sulle loro navi
i bambini raccolgono sassolini
e poi li gettano di nuovo nel mare.
Non cercano tesori nascosti
non sanno gettare le reti.
Ride il mare increspandosi
ride la spiaggia luccicando pallidamente.
Le onde portatrici di morte
cantano ai bambini cantilene senza senso
come fa la madre
quando dondola la culla del suo bimbo.
Il mare gioca con i bambini
e la spiaggia ride luccicando pallidamente.
I bambini si incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Nel cielo senza sentieri vaga la tempesta
nel mare senza sentieri naufragano le navi
la morte è in giro e i bambini giocano.
Sulla spiaggia di mondi sconfinati
c’è un grande convegno di bambini
I bambini sono simbolo del desiderio di un mondo migliore in cui tutti gli uomini possano incontrarsi e imparare a lavorare insieme per lo stesso scopo, senza diversità razziali, tolleranti gli uni degli altri come solo i bambini sanno fare in modo naturale e spontaneo: solo i bambini sono capaci di giocare insieme senza sentire differenze culturali ed etniche, senza essere schiavi di pregiudizi e stereotipi.
I bambini si incontrano su una spiaggia immaginaria che abbraccia tutti i paesi del mondo affinché nessuno venga escluso, e portano avanti i loro giochi usando quanto la natura mette a disposizione, senza cercare altro.
Una metafora dei desideri dell’autore, degli ideali che ha perseguito per tutta la vita: il simbolo di quella tolleranza che vorremmo restasse in ogni bambino, in ogni figlio diventato adulto.
Buonasera anime bellissime.....

non scordate mai di abbracciare e di abbracciarvi..💞💞
è il mio colore preferito..il mio "sentire"
Lei si sentiva azzurra.
Era il suo colore preferito, quello che indossava di più, aveva pure i pensieri azzurri.
Azzurro di tutte le sfumature.
Nel mare si fondeva come una goccia d’acqua nella tempera (azzurra).
Nel cielo di primavera si perdeva e lo guardava, lo guardava e poi lo teneva negli occhi, dietro a quelle pupille nere.
Il cielo negli occhi, il mare nel cuore, l’azzurro.
Lui invece era blu.
Secondo lei era ambra, come i suoi occhi, come il suo miglior lato: quello ambrato.
Ma lui si sentiva blu.
Il blu della notte, un colore scuro ma rassicurante.
Il blu, così inquietante e ruvido, eppure così dolce e sensibile.
Il blu, lui.
E insieme erano sempre il blu. Perchè un blu scuro, più un azzurro chiaro, fa sempre blu.
Un’altra sfumatura, ma sempre blu.
E loro erano la notte, erano il mare, erano tempesta ed erano sole.
Loro erano il blu.
Lella..
pensiero di Musa..💞
Abbracciami perché mentre parlavi
ti guardavo le mani.
Abbracciami perché sono sicuro
che in un'altra vita mi amavi.
Abbracciami anima sincera
Abbracciami questa sera
per questo strano bisogno
anch'io mi vergogno.
Che male c'è
che c'è di male
se la mia vita ti appartiene


16 dicembre 1770: nasce Ludwig van Beethoven. per me il più rivoluzionario e innovatore della storia musicale
e dopo di lui la grande rivoluzione epocale Rock..
LUDWIG VAN BEETHOVEN, IL PRIMO VERO ROCKER NELLA STORIA DELLA MUSICA
Un duro rocker primordiale. Non un compromesso, sempre diritto per la sua strada senza mai voltarsi, primo artista nella storia a scrivere musica secondo le sue esigenze espressive e non secondo commissioni, con lui diverrà sempre più incolmabile la distanza tra creazione artistica e le aspettative del pubblico. La posizione di Beethoven, rispetto al suo tempo, è ben diversa da quella dei suoi predecessori, che dipesero, trattati quasi da impiegati, come Bach e Haydn, dalle autorità che li pagavano, o come Mozart, che a parte sporadiche ribellioni, non evase mai dalla condizione di “povero musicante” che viveva della grazia dei ricchi.
Mai nessuno osò dargli ordini. In pochi anni Beethoven si affermò come artista indipendente, libero impresario di sé stesso, secondo il nuovo ruolo sociale del musicista, un’anima da vero rocker, in contrapposizione all’immagine di Paganini e Mozart, considerati come due antiche rockstars. Dopo di lui è Wagner a essere ricordato come possessore di un simile spirito, ma in qualche occasione dovette cedere a causa di necessità economiche, soprattutto legate ai suoi ingenti debiti.
È proprio quest’ultimo a fornirci una straordinaria descrizione dell’ammirato collega. “Beethoven sapeva di non poter appartenere al mondo che come uomo libero e il mondo doveva prenderlo com’era – scrisse Wagner -, non si poteva avere da lui musicista altro che quello che lui voleva e quando a lui piaceva. Ma a lui piaceva una cosa sola: incantare con le figurazioni del suo mondo interiore. Il mondo esteriore si spense per lui anche per la sua ingravescente sordità. Così, come un rapito sognatore, vagava con gli occhi sbarrati per le vie popolose della ridente Vienna. Il sorgere e l’aggravarsi della sua sordità lo gettano da prima in una profonda pena e malinconia, ma quando essa è completa, e vi è l’impossibilità di ascoltare produzioni musicali, non si lamenta più. Un musicista sordo! Possiamo noi immaginare un pittore cieco? Ma noi conosciamo però il veggente divenuto cieco. Il musicista sordo somiglia ora a Tiresia che, cieco sul mondo fenomenico, contempla con l’occhio dell’anima il centro da cui muovono tutti i fenomeni. Non disturbato dai frastuoni della vita Beethoven rimane solo, intento alle sue armonie interiori. Allora l’essenza delle cose parla di nuovo a lui nella serena luce della bellezza. Allora egli comprende la foresta, il prato, l’azzurro cielo, la folla lieta, la coppia amorosa, il correre delle nuvole, lo strepito della bufera, la beatitudine di una pace interiore. E allora penetra per tutte le sue opere quella meravigliosa serenità che è una caratteristica della sua musica”.
Le ultime opere beethoveniane, furono scritte in completa sordità, il tarlo auditivo lo colpì già in giovane età, privandolo del godere in un modo semplice della compagnia altrui, aumentando notevolmente la sua sofferenza interiore, solamente le passeggiate in campagna erano in grado di donare al compositore un po’ di pace, in quei luoghi che sentiva la presenza di Dio, ovvero nella bellezza della natura ed era lì che cercava la possibilità di adorarlo. A minare la sua serenità, probabili delusioni amorose ed anche il rapporto burrascoso con il nipote Karl, orfano di padre, a cui riservava morbose attenzioni. Col tempo, per facilitare la comunicazione con lui, gli amici dovettero porgergli le domande per iscritto, dando e creando così per i posteri i famosi quaderni di conversazione.
Appare per l’ultima volta in pubblico a Vienna, il 7 maggio 1824, per l’audizione della Nona Sinfonia, che non ascolterai mai, come gli applausi fragorosi che ricevette in quell’occasione, fu infatti costretto a girarsi per constatare il tripudio riportato dalla sua opera. Muore a fine marzo del 1827, afflitto da diverse patologie, derivate, secondo gli studi più recenti, da un eccessivo consumo di alcool accompagnato da una pessima e scadente alimentazione, il tutto unito alla sua indisposizione come paziente, arrivando anche a negare alcuni tra i suoi più evidenti problemi di salute.
Leggendaria l’immagine della sua fine. Prima di morire, in quella sua ultima notte, caratterizzata da un violento temporale, un fulmine fendette le nubi, lui sollevò il pugno verso di esso prima di crollare sul letto. Un gesto a esprimere ancora una volta, la sua anima indomita, per la sua ultima sfida al destino. Durante i suoi funerali l’intera Vienna si fermò per riversarsi in strada, formando un corteo di ventimila persone.
Una musica che diventa poema sinfonico acquisendo un valore metafisico, arte per eccellenza che deve assolutamente emanciparsi, intrisa tra possibili influenze kantiane e forse più schellinghiane, incursioni politiche e senza mai abbandonare gli ideali dell’Illuminismo a lui sempre cari. Senza addentrarci troppo nel tecnicismo della composizione musicale, sono stati diversi i metodi usati da Beethoven a dimostrazione di come l’autore concepisse e scrivesse la propria musica, come la Quinta sinfonia, tutta deduzione con uso sistematico degli intervalli fondamentali, oppure l’uso degli arpeggi, ascendenti, per i gradi fondamentali della scala, particolarità che successivamente divenne un vero e proprio metodo compositivo. Non dimentichiamo la Nona, il suo lavoro più sperimentale dove utilizza armonie allora poco consuete. Ricorderemo, infine, anche la capacità di invertire la successione interna, storicamente consolidata, dei movimenti di adagio e scherzo nelle sinfonie, proponendo così un ordine diacronico.
qui qui MKII di DP. 1985

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2CELLOS - Whole Lotta Love vs. Beethoven 5th Symphony
led zeppelin e Beethoven..
il rock incontra il rock
due pietre miliari della creazione e innovazione rivoluzionaria musicale..💞



NATALE
E’ un dolce sogno
che nasce nel cuore dei bimbi
- tintinnano i campanelli lungo il percorso;
com'è divertente andare sulla slitta!-,
e lo porti dentro di te
per sempre;
è un difficile impegno
se vuoi che duri
molto più che un giorno
all’anno;
è un urlo strozzato
se cerchi riparo
dentro un cartone
e non hai da mangiare;
è un muro
bianco di pianto
quando sei nell’indifferenza
di un carcere, un ospedale;
è un senso di fallimento
se le tue mani
son piene di niente
al rientro a casa;
è una viva speranza
che ritorna
sempre nuova, sempre attuale
se ci credi;
è un soave ricordo
che rinasce nel cuore dei vecchi
- come tintinnavano i campanelli
e quant'era divertente andare sulla slitta!-,
se sei riuscito a tenerlo
dentro di te.




Le luci cominciano a brillare sulle rocce:
il lungo giorno declina: la luna si
arrampica lenta: intorno
si lamenta l'oceano con molte voci.
Venite, amici,
non è troppo tardi per cercare un mondo
più nuovo.
Spingetevi al largo e in buon assetto
fendete
le onde sonanti perché voglio
navigare oltre il tramonto, dove si
tuffano
tutte le stelle d'occidente, finché muoio.



C’era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l’ora di poter mettersi addosso le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Sognava ogni notte il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla contentezza.
E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro. Pensava: "Adesso è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande". Il viaggio fu lungo, incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami ancora giovani. Tornata la luce, il piccolo albero di Natale si trovò nella casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare con gli occhi all’insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale. Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di addobbi eleganti.
Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore. Nessuno aveva l’ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri. E venne anche l’Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma albero di Natale e papà albero di Natale. Passando per la strada vide tanti suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d’oro e d’argento, che lo salutavano. Ma c’era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!
Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero di Natale tutto l’anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.
E c’era una volta e c’è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania. Grande, piccolo, verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare l’apertura dei regali e l’occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace, per dirsi anche una parola d’amore. E tutti vogliamo bene all’albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e addobbi d’oro e d’argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell’anima. È meglio se l’albero è di quelli con le radici, pronto a dismettere l’albero della festa e a compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e felice.



La leggenda dell'albero di Natale.
In un remoto villaggio di campagna,
la vigilia di Natale un taglialegna stava
tornando a casa attraverso il bosco.
Era una sera molto fredda, aveva nevicato
per tutta la giornata ed ora le stelle
risplendevano nel cielo. Il taglialegna si attardò più del previsto e, sopraggiunta l'oscurità, fu attratto dallo scintillio proveniente da alcuni
alberi ghiacciati.
Fu così che si ritrovò davanti ad uno
spettacolo unico, un piccolo abete che
si alzava verso il cielo, illuminato dai
bagliori della luna, sembrava fosse
ricoperto da fili d'argento e da migliaia
di stelle appoggiate ai suoi rami.
Affascinato da quello spettacolo prese
il piccolo abete e lo portò a casa dalla
sua famiglia, affinché potesse godere
di quello scintillio per tutta la notte Santa.
Da allora per ricordare quel miracolo
e ricreare lo stesso luccichio che l'umile
boscaiolo aveva visto nel bosco, in tutto
il mondo a Natale si addobbano alberi
con candele e decorazioni di ogni genere...








noi siamo fatti di colori..
di arcobaleni nati in un attimo
siamo fatti di pensieri
siamo fatti di irragionevoli magie..
lella..
“Non lasciare che i dispiaceri e i dolori
ti facciano dimenticare di quando eri un arcobaleno.
Riprendi i tuoi colori e continua a dipingere
il cielo di chi attraversa la tempesta.”
(Linda Reale Ruffino)
tutti siamo infinita bellezza..e dovremmo sempre portarla dentro al cuore...negli sguardi..nelle parole dette e non dette....
la bellezza non è un vestito.o un corpo..giusto?..la bellezza è l'armonia che abitata dentro al cuore..è la sua luce...

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♥´¯) ¸.☆´¯)
(¸☆´ (¸.♥´
Buongiorno anime belle💞
“Le personecapitano per caso
nella nostra vita,
ma non a caso.
Spesso ci riempiono di insegnamenti.
A volte ci fanno volare alto,
altre ci schiantano a terra
insegnandoci il dolore…
donandoci tutto,
portandosi via tutto,
lasciandoci niente.”
Ciao mia Musa..




Forse le VENTENNI di oggi non hanno mai pensato, che noi della mia generazione ormai nonne:
- Indossavamo minigonne cortissime, pantaloni aderenti, stivali alti, e non portavamo il reggiseno
- Ascoltava Led Zeppelin, Who, Beatles, Rolling Stones, Jimi Hendrix e Janis Joplin
- “Cavalcavamo” su Mini Cooper e su moto fighissime
- niente botux, tette rifatte nè photoshop
- fumato tabacco, bevuto gintonics e whisky
- Andavamo a festival musicali in mezzo al fango, magari ballando tra la folla
- Vivevamo giornate lunghissime, perché non avevamo internet, smartphone, social, e della tv ce ne fregava assai poco
"Sappiatelo: non sarete mai fighe come lo era vostra nonna. Qualcuno ve lo doveva pur dire”.
Nonna di oggi



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Piacerò ad alcune persone e ad altre no. Così è meglio che sia me stesso, e poi almeno saprò che alle persone a cui piaccio... piaccio perché sono io.
Hugh Prather
buongiorno anime belle💞






La sera ci prova a nascondere certi profili,
certi istanti
E invece ne esalta la sensazione. E ne definisce l’essenza.💞







...quando il mio Natale..
si scrive su carta e penna
dell'anima..
Grazie Alda..
“Natale 1989” di Alda Merini
Natale senza cordoglio
e senza false allegrie…
Natale senza corone
e senza nascite ormai:
l’inverno che già sfiorisce
non vede il suo “capitale”,
non vede un tacito figlio che forse un giorno d’inverno
buttò i suoi abiti ai rovi.
Marina cara,
la giovinezza ti lambisce le spalle
ed è onerosa come la poesia:
portare la giovinezza
è portare un peso tremendo,
sognare fughe e fardelli d’amore
e amare uomini senza capirne il senso.
Il divario di una musica
Il divario della tua fantasia
non possono che prendere spettri,
perciò ogni tanto te ne vai lontana
in cerca di una perduta ragione di vita
in cerca certamente della tua anima.
Spesso di questa poesia si conosce solo la seconda parte, diffusa in alcune antologie con il titolo errato di Marina cara. In realtà il componimento originale reca nell’incipit la dicitura di Natale 1989 e appartiene alla raccolta Le briglie d’oro. Poesie per Marina 1984-2004.
Nella lirica Alda Merini pone l’accento sulla parola “senza”, più volte ripetuta. La ripresa anaforica di “senza” spoglia così il Natale della sua valenza festosa, toglie alla ricorrenza il senso gioioso di celebrazione, ponendo invece l’accento sulla solitudine, la povertà affettiva e - in seguito - anche quella materiale. Quello della Merini è un Natale “senza corone e senza nascite”, cui è tolto ogni messaggio di fiducia o di rinascita.
Non vi è più alcuna speranza nella venuta di un Cristo Redentore che invece viene già ritratto in croce, attraverso la metafora umana di “un tacito figlio che forse un giorno d’inverno buttò i suoi abiti ai rovi.”
La vera protagonista della lirica Natale 1989 è una giovane, Marina (identificabile con la curatrice della raccolta, Marina Bignotti, cui Merini dedicò le poesie Ndr). A partire dal nono verso fa la sua apparizione questo fantasma femminile, vero protagonista del componimento.
La ragazza procede sola, portando sulle spalle il peso ingombrante della propria giovinezza. Spera nell’amore che non ferisce, ma si lascia tradire troppo spesso dagli inganni della propria fantasia. Il fardello del tempo futuro incombe su di lei, oneroso, tuttavia la ragazza continua a coltivare la propria ribellione individuale, alla ricerca ostinata della serenità della propria anima.
La immaginiamo procedere per la strada in una gelida notte di Natale, in compagnia della propria solitudine. Marina che si trova a un passo dal “varco” narrato da Montale, con cui il poeta intendeva l’unica speranza di salvezza dal progressivo inaridimento dell’esistenza. La Marina di Merini ricorda, sul piano semantico e figurativo, l’Esterina narrata da Montale minacciata dai vent’anni che avanzano come una “grigiorosea nube che a poco a poco in sé ti chiude”.
Per la giovane Marina che va in cerca di se stessa, schiacciata eppure ancora non vinta dal peso delle delusioni, Alda Merini sembra nutrire pietà ma anche viva ammirazione.
“Buon Natale” di Alda Merini
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.
Buon Natale è la toccante poesia di Alda Merini dedicata a tutti coloro che, durante le festività, vivono un momento di solitudine oppure soffrono a causa di una malattia. La poetessa dei Navigli dà loro voce, augurando un “buon Natale” fatto di pochi doni, ma soprattutto di ideali realizzati.
Con la sensibilità profonda che la contraddistingue, la poetessa dei Navigli mette al bando l’aspetto più commerciale-capitalistico del Natale concentrandosi invece su tutti coloro che da questa festività non si aspettano doni materiali, ma solo tenerezza, pace e una carezza d’amore.
Merini narra il Natale adulto, in cui i desideri veri hanno la sembianza di utopie. La poesia appare come una lettera piena di speranza, che si propone di aggiustare un mondo sbagliato, distorto, nel quale non esiste alcun ideale Paese dei Balocchi né un uomo anziano dalla barba bianca che porta regali a bordo di una slitta.
Il pensiero di Alda Merini è dedicato a chi è solo, a chi è malato, ai bambini orfani. A tutti loro la poetessa augura di uscire dalla loro condizione sventurata, di ritrovare una speranza, di rivedere una luce.


Noi siamo pirati e ci piace perché la vita è fatta per noi. 🌹




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Per Natale, vorrei solo una scala abbastanza lunga, per poter salire dietro le nuvole e abbracciare chi mi ha lasciato troppo presto.. 💞


Da piccoli avevamo tanti desideri, per la maggior parte impossibili, ma con un sorriso rassicurante ci dicevano che bastava desiderarli forte e si sarebbero avverati.
Da adulti di desideri ne abbiamo pochi e le persone ci guardano con l'aria austera e ci dicono che, per la maggior parte, si chiamano illusioni.
Quello che desidero adesso, non è né grande né impossibile, si forse è un'illusione, ma con un sorriso rassicurante me lo tengo stretto al cuore e continuo a pensare che un giorno si possa avverare.
In fondo siamo tutti degli eterni bambini.
buongiorno anime belle💞

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