a camminar di stelle..
quello che conta non sarà sotto l'albero...
non verrà incartato..e non ha prezzo...
Quello che conta lo troverai nell'aria.., in un abbraccio
in un semplice sorriso...in uno sguardo..
o in un bacio..
Questo è il mio augurio..
un Natale colmo di cose che contano,,
che possano arrivare al tuo cuore
ed abbracciare la tua anima...
Il bene, l'amore , l'affetto possono guarire quasi tutti i mali del mondo e una piccola carezza può dare molto di più di un fiume di parole."
Il Natale non è solo consumismo: è calore, è gioia, è speranza….. E’ la magia del fuoco nel camino, della rinascita…..è il rosso delle bacche di sorbo sulla neve, le candele di Santa Lucia, è il verde degli abeti nei boschi, dell’agrifoglio e del vischio……….il bianco e la purezza della neve. Quest’anno vorrei festeggiare il Natale come facevo da bambina. E comincio con il desiderio più commerciale che ci sia: farmi un regalo. Perché solo io so cosa desidero veramente. Metto in testa alla lista il tempo: siamo sempre di corsa ed invece vorrei recuperare quelle cose che facevo con la mamma: ad esempio i biscotti. Pieni zeppi di burro, e me ne infischio delle calorie, delle arterie e della pressione alta. Per poi magari inzupparli in una cioccolata calda, densa, ma fatta di vero latte e cacao e non proveniente da quelle anonime bustine…….. Chiedo anche la neve. Sì, adoro la neve. In città e per le Feste. Perché se c’è la neve è più festa. Non troppa da non poter più circolare, ma che ci sia, che faccia Natale. Mi ricordo i pupazzi di neve che facevo da bambina con il naso di carota e la sciarpa di lana. E le partite a palle di neve fuori dalla scuola? E le mani ghiacciatissime? Chiedo di vivere la gioia del Natale andando alla Messa di mezzanotte……..tutti insieme. Si respira un’atmosfera particolare. Mi rivedo bambina, nella Chiesa di San Michele, con il naso in su perché ero troppo piccola per poter vedere l’altare……… Chiedo di vivere la gioia del Natale decorando la casa, con presepe, albero e festoni……… Chiedo di poter respirare ancora quel profumo speciale delle statuine del presepe rimaste un anno nello scatolone in cantina……… E le palline, preziose e delicatissime, che si appendevano all’albero insieme ai genitori. Vivere la gioia del Natale rivedendo Mary Poppins, canticchiando che la pillola va giù……..in compagnia e sotto una morbida copertina di pile. Chiedo di potermi godere i veri affetti della famiglia, le cose semplici: a volte basta una tazza di tisana calda con una fetta di torta appena sfornata…….. Sono questi momenti che mi fanno sempre scendere una lacrima di gioia.
Il Natale non è solo consumismo: è calore, è gioia, è speranza….. E’ la magia del fuoco nel camino, della rinascita…..è il rosso delle bacche di sorbo sulla neve, le candele di Santa Lucia, è il verde degli abeti nei boschi, dell’agrifoglio e del vischio……….il bianco e la purezza della neve. Quest’anno vorrei festeggiare il Natale come facevo da bambina. E comincio con il desiderio più commerciale che ci sia: farmi un regalo. Perché solo io so cosa desidero veramente. Metto in testa alla lista il tempo: siamo sempre di corsa ed invece vorrei recuperare quelle cose che facevo con la mamma: ad esempio i biscotti. Pieni zeppi di burro, e me ne infischio delle calorie, delle arterie e della pressione alta. Per poi magari inzupparli in una cioccolata calda, densa, ma fatta di vero latte e cacao e non proveniente da quelle anonime bustine…….. Chiedo anche la neve. Sì, adoro la neve. In città e per le Feste. Perché se c’è la neve è più festa. Non troppa da non poter più circolare, ma che ci sia, che faccia Natale. Mi ricordo i pupazzi di neve che facevo da bambina con il naso di carota e la sciarpa di lana. E le partite a palle di neve fuori dalla scuola? E le mani ghiacciatissime? Chiedo di vivere la gioia del Natale andando alla Messa di mezzanotte……..tutti insieme. Si respira un’atmosfera particolare. Mi rivedo bambina, nella Chiesa di San Michele, con il naso in su perché ero troppo piccola per poter vedere l’altare……… Chiedo di vivere la gioia del Natale decorando la casa, con presepe, albero e festoni……… Chiedo di poter respirare ancora quel profumo speciale delle statuine del presepe rimaste un anno nello scatolone in cantina……… E le palline, preziose e delicatissime, che si appendevano all’albero insieme ai genitori. Vivere la gioia del Natale rivedendo Mary Poppins, canticchiando che la pillola va giù……..in compagnia e sotto una morbida copertina di pile. Chiedo di potermi godere i veri affetti della famiglia, le cose semplici: a volte basta una tazza di tisana calda con una fetta di torta appena sfornata…….. Sono questi momenti che mi fanno sempre scendere una lacrima di gioia.
....una piccola dedica..un piccolo pensiero..
un AUGURIO PER VOI..PER I SOGNI RACCHIUSI..PER I SOGNI DESIDERATI, PER I SOGNI REALIZZATI
è FACILE AUGURARE BUON ANNO..
..IO VOGLIO AUGURARVI CHE SIA UN MERAVIGLIOSO SOGNO CERCATO E REALIZZATO...
.
..nei cassetti della mia memoria
non ho nastri rosa, azzurri, violetti
..non ho scatoline, scrigni dorati..
nei cassetti della mia memoria
ho lettere mai spedite, raggi di sole intrappolati
nei cassetti della mia memoria
ho solo un tesoro..un tesoro prezioso
il sogno di amare per sempre...
Lella 1999....una piccola dedica..un piccolo pensiero..
La scopa della Befana
“No no no, non è possibile! Ma dov’è finita?”
Befana si aggirava nervosamente per tutto il magazzino, ma della Scopa non c’era traccia.
Per scrupolo, guardò anche nel ripostiglio della cucina, dove teneva le scope che servivano solo per spazzare. Sapeva però che non l’avrebbe trovata lì, la sua Scopa.
Non avrebbe mai lasciato che si confondesse con le altre.
Dopo aver guardato ovunque, telefonò a Babbo Natale.
Le rispose Green, il capo elfo: “No, Befana. Babbo si sta riposando e sai che non vuole essere disturbato. Riprenderà il lavoro solo dal 7 gennaio. Vorrei esserti d’aiuto, ma sono appena arrivati i nuovi elfi apprendisti e ho dato ordine di mettere in moto le catene di montaggio dei giocattoli di legno per mostrar loro il lavoro. Devo sorvegliarli per evitare che combinino guai.”
“Ma non potresti provare a scandagliare la zona con i vostri radar, solo per un minuto?”
“Sarebbe inutile, Befana. Se tu avessi accettato di inserire nella Scopa il chip di localizzazione che Babbo ti regalò qualche anno fa, sarebbe stato davvero questione di un minuto. Ma così, è come cercare un ago in un pagliaio!”
“Lo sai che io odio tutte le cose tecnologiche!” gridò Befana. E chiuse la comunicazione.
Triste e sconsolata, pensò a quanto era tutto più semplice, quando bastava sorvolare i tetti delle case e gettare la calza nel camino.
Quando i bambini si accontentavano di un pugno di caramelle, una cipolla e un po’ di carbone.
Adesso c’era il rischio di intercettare la rotta di aerei di linea, a volte anche militari, e finirci contro.
Nelle case i camini erano solo decorativi e, tra condomini e grattacieli, perdeva un sacco di tempo per entrare e uscire dagli appartamenti.
Inoltre il sacco pesava ogni anno di più, tra giocattoli interattivi, elettronici e computerizzati.
A volte le veniva voglia di mollare tutto.
In fondo, Babbo Natale portava già milioni di doni a questi bambini incontentabili.
Uno più, uno meno, per lui non avrebbe fatto differenza.
Tanto aveva gli elfi che lo aiutavano e gli organizzavano tutto.
Però quando pensava alle faccine di quei bimbi che avevano poco o nulla e che speravano di trovare due caramelle nella loro calza, scacciava i brutti pensieri e continuava a preparare il suo sacco.
Certo, senza la sua Scopa, non sarebbe riuscita ad andare da nessuna parte quest’anno.
Su Babbo Natale non poteva fare affidamento: come aveva detto Green, dopo la Notte Santa entrava in una specie di letargo fino all’Epifania.
E lo sanno tutti che le renne obbediscono solo e soltanto a lui.
Doveva ritrovare la sua Scopa ad ogni costo.
Già li immaginava, al raduno annuale di Ferragosto, quando avrebbe dovuto dichiarare che non era riuscita a svolgere il suo compito.
Avrebbero riso tutti di lei, dal Coniglio Pasquale alla Fatina dei Denti.
No, non poteva accettarlo.
Si mise alla scrivania e buttò giù una specie di piano organizzativo.
1) Leggere gli ultimi messaggi dei bambini.
2) Mettere i giochi richiesti nel sacco.
3) Chiudere il sacco.
4) Cercare la Scopa.
5) Trovare la Scopa!!!
Non era un piano da 007, però poteva andare.
Dopo tre ore, Befana era ancora al punto numero uno: trovava ingiusto che ogni bambino potesse chiedere più di un dono, ma doveva esaudire i loro desideri, per quanto possibile.
Carlotta voleva la pace nel mondo (santa bambina!), ma per fortuna anche una bambola parlante.
Luigi desiderava un cacciatorpediniere (vero, Befana, non il modellino), ma si sarebbe dovuto accontentare di uno in scala ridotta. Molto ridotta.
La lettera successiva era strana, non scritta a mano o a macchina, ma con strisce di carta ritagliate probabilmente da riviste e poi incollate sul foglio a formare le frasi.
Diceva più o meno così: Befana, se quest’anno non vedrò ciò che ti chiesi e non mi hai mai portato, non ti restituirò più la scopa. Ti aspetto davanti al magazzino per lo scambio alla mezzanotte del 5 gennaio. Giangi
Giangi?
Befana era sorpresa.
Non ricordava nessun bambino si chiamasse Giangi. A meno che…
“No, non è possibile. Non può essere quella peste di Giovanni Maria, avrà almeno quarant’anni adesso! Abitava vicino al mare e una volta mi chiese un gatto delle nevi. Ho sempre pensato fosse strano, ma deve essere impazzito. Vado a prendere i registri.”
Allergica alle nuove tecnologie, Befana aveva un suo archivio – oramai stracolmo – diviso per continenti, dove indicava per ogni bambino, rigorosamente in ordine alfabetico, i regali ricevuti.
“Mmmh, vediamo… Gio… Gio… Gio… Giovanni Maria, ecco qua la sua scheda!”
La scheda era perfettamente compilata, divisa anno per anno:
1980 un pallone
1981 una macchinina
1982 una scatola di costruzioni
….
“Ah, il 1990 è stato l’anno del gatto delle nevi. Gli ho consegnato un canotto, mi sembrava più appropriato. Comunque è questa l’unica richiesta che non ho soddisfatto. Deve essersela proprio legata al dito! Non sarà difficile trovare un gatto delle nevi adesso. Stanotte è nevicato un bel po’.”
***
Dopo aver ricontrollato velocemente tutti i regali e aver chiuso il sacco, Befana cominciò ad aggiornare l’archivio, in attesa che giungesse la mezzanotte.
Più ci ripensava, più quella faccenda era davvero strana.
Innanzitutto, Giovanni Maria era un uomo, ormai, e quella storia non poteva averlo segnato così tanto. E, da quando Befana consegnava i regali, si contavano su una mano i bambini che erano riusciti a scoprire dove abitava.
Come aveva dunque fatto Giangi a trovarla?
Mancava un minuto alla mezzanotte.
Befana chiuse il registro alla lettera “D” e si avviò fuori dal magazzino, spingendo il gatto delle nevi, l’ultimo modello messo in vendita dai negozi specializzati.
Fuori era buio, ma uno spicchio di luna accarezzava i contorni delle cose.
Befana vide l’ombra di un uomo che si avvicinava.
Non fece in tempo ad aprire bocca che l’uomo alzò le braccia di fronte a lei e le riabbassò, infilandole un sacco in testa e poi legandola all’altezza della vita.
La gettò a bordo del gatto delle nevi e partì.
Befana, confusa e spaventata, non riusciva a ragionare. Troppi pensieri le si accavallavano in testa, ma non ultimo quello dei bambini che non avrebbero ricevuto i loro doni.
Quando il gatto delle nevi si fermò, Befana avvertì un vento gelido e tagliente attraversare il sacco.
Rabbrividì.
L’uomo che l’aveva rapita non era Giangi, ma Bruto, il servo fedele della Strega del Nord.
Solo nel suo regno il vento poteva essere cattivo quanto lei.
Pochi istanti dopo, attraversato il pesante portone del castello, Befana si ritrovò in un ampio salone, freddo e cupo.
La Strega era seduta sul trono di ghiaccio e neve, stretta nel suo abito nero più della notte.
“Bene, Befana. Eccoci qua. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto riposarti un po’ da questo tuo lavoro così faticoso, perciò prenderò il tuo posto quest’anno. Magari, se ai bambini piaceranno i miei regali, potrei sostituirti definitivamente!”
“Ma sei impazzita! Che idea ti è saltata in testa, dico io. Sono centinaia di anni che questo compito è stato assegnato a me.”
“Sì, ma avrei voluto farlo io! – gridò la Strega del Nord – Nessuno me lo ha chiesto, tutti hanno dato per scontato che fossi troppo cattiva per farlo. Beh, avevano ragione. E quando tutti i bambini riceveranno carbone vero e caramelle avariate…”
“No, non puoi fare una cosa simile!”
“Oh, sì che posso. Il mio sacco è pronto e la tua Scopa è perfetta. Bruto ti terrà compagnia mentre io sarò fuori.”
“Aspetta, non andare! No!” Befana cadde in ginocchio, singhiozzando.
Cos’avrebbero pensato i bambini di una Befana tanto cattiva?
Come avrebbero potuto fidarsi ancora di lei, dopo aver ricevuto doni così perfidi?
La Strega del Nord aveva di certo scoperto con la sua magia uno dei pochi “errori” commessi nella consegna dei regali e ne aveva approfittato per attirarla in trappola e metterla fuori gioco.
Nessuno sapeva che aveva perduto la Scopa.
Nessuno sarebbe venuto a salvarla.
Nessuno…
Mentre la Strega del Nord si preparava a lasciare il salone, guardando Befana con sdegno, un boato la colse di sorpresa.
Le renne avevano divelto il portone del castello e Babbo Natale, in piedi sulla sua slitta, lanciò alcuni grossi pacchi regalo contro la Strega del Nord, che cadde a terra.
Bruto cercò di fuggire, ma una ventina di elfi gli fu addosso in un attimo.
Babbo, sceso dalla slitta, si avvicinò alla Strega, le tolse la Scopa di mano e le intimò di non provarci mai più: “Non sfidare il mio spirito natalizio un’altra volta, Strega!”
Poi fece salire Befana sulla slitta e la riportò a casa.
Doveva riposare un po’ prima di partire per il lungo giro.
“Sai com’è fatto Green. – le disse – Prima dice di no perché ha davvero tante cose da fare, poi si pente. Ha avviato la ricerca della Scopa con i radar, ci è voluta quasi una giornata, ma quando ha visto dove si trovava, mi ha svegliato subito.”
“Beh, grazie Babbo. E ringrazia anche Green da parte mia. Mmmh, quel chip di localizzazione che mi avevi regalato…ce l’avresti ancora per caso?”
© Daniela Giorgini
Momenti magici, momenti di bimbo indimenticabili...vi ricordate?......a nanna presto ci dicevano..perchè arriva la vecchietta con tanti tanti balocchi...
..ho un ricordo ben nitido...ho potuto trascorrere la vigilia ,solo per due volte a casa di una delle mie nonne, e vi asssicuro che per me è una immagine indelebile..
una immagine che mai potrò cancellare..mai si potrà sbiadire dal trascorrere di un tenpo frenitico...
il fuoco del camino sempre acceso, dove pentoloni traboiccanti di aromi e profumi borbottavano in continuazione,..dolcetti in forno e dolcetti sulla spianatoia , dove ho imparato a tirar la pasta,..
profumo di scorza di arancia..di mandorle, di caldearrosto..e di vin santo.
..e al mattino sotto quel camino enorme...la sorpresa..
una calza fatta a mano ..senza tante decori ..
ma sentivo il profumo di quei piccoli dolcetti..
sentivo il profumo di amore lasciato da una vecchietta millenaria che riusciva ad esaudire quel desiderio che di notte avevo tanto bramato...
..un desiderio fatto di abbraccio infarinato, ..infarinato di polverina magica che faceva volare anche me....
Lella..
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