giovedì 28 aprile 2022

45..DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."(interviste varie)


 https://www.cleveland.com/.../led-zeppelins-destroyer-how...

Il distruttore dei Led Zeppelin: come uno spettacolo del Richfield Coliseum del 1977 è diventato un iconico bootleg
CLEVELAND, Ohio – Nel 1977, i Led Zeppelin erano al culmine dei suoi poteri. Erano la più grande band del decennio, un'esibizione dal vivo per secoli e l'incarnazione del sesso, della droga e del rock and roll.
Nell'aprile di quell'anno, Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham si recarono nel nord-est dell'Ohio per un'avventura di due notti al Richfield Coliseum. La prima notte di quella corsa avrebbe prodotto una registrazione della tavola armonica che sarebbe diventata nota come il leggendario bootleg "Destroyer".
Il nostro ultimo episodio del podcast CLE Rocks ripercorre quel periodo. Il Richfield Coliseum è diventato un epicentro della musica dal vivo nel Midwest. Era il luogo perfetto per quello che sarebbe diventato l'ultimo tour dei Led Zeppelin dopo la morte di Bonham nel 1980.
L'episodio include interviste con la fotografa Janet Macoska , che ha girato la performance degli Zeppelin il 27 aprile 1977. Così come John Gorman, all'epoca capo della leggendaria stazione radio WMMS. Puoi anche ascoltare brani dell'iconico spettacolo e la storia dietro come è nato "Destroyer".

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≤ LED ZEPPELIN II fu il disco più venduto negli USA quell'anno, scalzando ABBEY ROAD dal n.1 e impedendo a LET IT BLEED degli Stones di arrivare in vetta≥.
Buongiorno.
Riff acuminati come un arpione. Grida demoniache che si levano come fuochi fatui per le colline devastate dalle vostre menti sconvolte. Tamburi voodoo e bassi tribali che fanno ribollire il sangue come se eruttasse dalla vostra anima già morta. Esatto, parliamo dell'esplosione apocalittica che costituisce il secondo disco dei LED ZEPPELIN, nato da folli avventure per le strade ancora selvagge dell'America, in un tempo, 1969, in cui Charles Manson uccideva per il puro gusto di farlo e gli uomini camminavano sulla luna. Un'epoca in cui Woodstock si poneva delle domande, e Altamont era appena dietro l'angolo. Un tempo in cui i Led Zeppelin diventavano il più grandioso gruppo rock di tutti i tempi, zigzagando da Costa a costa, e al contempo registrando quello che per i fan più incalliti rimane il migliore, sicuramente il più pesante, disco che il gruppo abbia mai pubblicato a suo nome.

Alla fine di maggio, con il loro primo disco al n.10 in classifica, il gruppo terminò il suo primo tour USA con due serate soldi out al Fillimore East di New York city. Recensendo il concerto, ≤ Variety≥, scrisse che ≤ l'ossessione del gruppo per la potenza, il volume sonoro e il melodramma in scena...........lo porta a rinunciare alla musica in favore della Bruta Energia che soddisfa il suo pubblico, prevalentemente giovane". Dopo il secondo concerto, la Atlantic Records organizzò un party in loro onore al Plaza, dove gli fu consegnato il primo disco d'oro per LED ZEPPELIN. In quella stessa occasione, Jimmy Page fu informato che era tempo di smettere di cincischiare e di completare il secondo disco, dato che l'etichetta voleva un successo a tempo di record. Pronto all'appello, Jimmy ordinò al gruppo di tornare in studio subito dopo il party. La musica si sta a evolvendo a rotta di collo anche sul palco, con molte delle jam spontanee del loro primo tour USA che prendevano vita, tramutandosi in canzoni ben definite, Whola Lotta Love, che era emersa all'inizio del tour come parte di un'improvvisazione più estesa durante l'esecuzione di As Long As I Have You; l'ipnotica What Is And What Should Never Be e un rock'n'roll più breve e pulsante intitolato Ramble On. I tour americani ormai seguivano una routine consolidata: Clive Coulson supervisionava la parte logistica. Richard Cole " intratteneva" il gruppo, un eufemismo che gli procurava alcol e droghe, e gli portava le groupie più disponibili. Il loro modo di porsi poteva creare situazioni complicate, soprattutto per Plant, che aveva l'abitudine di andare in giro a piedi nudi con i capelli che gli arrivavano fin sulla schiena. Chiunque non tollerasse la vista di un Hippie palesemente fatto, gli sputava addosso, gli urlava contro insulti e più in generale lo bullinzava. A Chicago prima di un concerto nel già stracolmo Kinetic Circus, il manager degli Zeppelin, Peter Grant, scopri che il gestore del locale vendeva altri biglietti sul retro e intascava soldi. Lui e Cole lo afferrarono e lo costrinsero a tirar fuori il grano. Poi gli perquisirono l'ufficio e trovarono pacchi di biglietti falsi. Grant c'era già passato e non potevi fregarlo. Se Dio esisteva, Grant era l'araldo della giusta ira.


Composto da materiale basato su idee nate nelle stanze d'albergo, lavorate nel corso dei soundtrack e messe alla prova nelle improvvisazioni live. LED ZEPPELIN II (come Page aveva già deciso di sarebbe chiamato) sarebbe divenuto il disco anni 70 on the Road per eccellenza, pieno della folle esuberanza di un gruppo capace di cogliere un groove che ha distanza di cinquant'anni crepita ancora di pura energia. E anche se fu prodotto in una miriade di luoghi diversi, il sound ottenuto aveva una qualità tridimensionale mai raggiunta prima si disco, impresa ancora più considerevole, se si pensa al modo folle in cui il gruppo si accinse alla sua realizzazione. Il tecnico del suono di tutte le sessioni, l'americano Eddie Kramer, che l'anno prima aveva lavorato con Hendrix su ELECTRIC LADYLAND, ricordava le registrazioni " da battaglia" inn ogni studio in cui si era trovato. Alcuni degli assoli di Jimmy, disse,furono registrati nel corridoio. I risultati finali furono mixati in soli due giorni negli studi A&R di New York" usando la consolle più primitiva che possiate immaginare"." Era tutto sparso , certe cose furono fatte a Londra, anche per strada, avevano un furgone pieno zeppo di nastri " ricorda Kramer. " Ricevetti una telefonata dal loro ufficio a New York: ' i ragazzi sono in città e vogliono sapere se ti andrebbe di aiutarli a mettere insieme questo disco". L'obiettivo era la sinestesia", disse Page:" Creare immagini con il suono ,". Erano solo a metà di quello che sarebbe stato l'anno più indaffarato delle loro vite, e il volo dello Zeppelin era appena iniziato. Il 13 luglio, a New York, si esibirono in un'altro concerto da headliner, per lo Schaefer Music Bowl a Flushing Meadow.


La rivista ≤ Cashbox≥ ne fece una recensione entusiastica, descrivendo Plant come ≤ un candidato perfetto per il ruolo di superstar≥. Ma quello che i 25.000 spettatori avrebbero ricordato sarebbero stati i bis, con una jam monumentale a nove musicisti, con membri degli Zeppelin, del Jeff Beck Group, dei Ten Years After e dei Jethro Tull. Erano nel bel mezzo di una versione dilatata di Jailhouse Rock quando all'improvviso Bonzo si impadronì della batteria e cambiò il ritmo fino a farlo diventare quello di The Stripper, e a quel punto iniziò a strapparsi i vestiti di dosso. Secondo Ric Lee, il batterista dei Ten Years After, "Bohanam era ubriaco e si strappò pantaloni e mutande. La polizia se ne accorse, e io vidi Richard Cole e Peter Grant che la tenevano d'occhio. Le cose stavano per precipitare, e così Peter e Richard corsero sul palco, afferrarono ciascuno un braccio di Bonzo e mentre lo portavano via, tutto quello che potevi vedere era il culo nudo di Bonzo che spariva in lontananza. Ma così riuscirono a fargli rimettere i pantaloni prima che arrivasse la polizia". Ovviamente, spasso e mattane non erano ristretti al palco. Bill Harry, il nuovo addetto stampa londinese del gruppo, che si era unito al tour USA per alcune date, ricordava di essersi ritrovato dopo un concerto in compagnia della coppia inseparabile Bonzo & Ricardo Cole. Dopo aver spaventato il resto dei clienti dell'albergo ballando sui tavoli, " Richard andò al frigo e prese tutte le lattine di birra ficcandole in una sacca. " Torniamo nella stanza di Bonzo". Reggeva la sacca come Babbo Natale. Ci fermammo e demmo un'occhiata al parcheggio. Era in una macchina vedemmo un culo nudo che andava su e giù: era uno del gruppo che se la spassava con una ragazza. Salimmo nella stanza e un dective dell'albergo ci seguì perché avevamo un paio di ragazze. Richard gli allungò un po' di soldi e lui se ne andò. Entrammo nella stanza e uno dei ragazzi disse qualcosa a una delle ragazze e poi le vomitò addosso".


Il disco fu pubblicato nell'ottobre del 1969 e si può dire che il vero rock degli anni 70 nacque con LED ZEPPELIN II tre mesi prima che il decennio iniziasse. I preordini erano circa mezzo milione di copie e fu il disco più venduto di quell'anno negli USA, scalzando ABBEY ROAD dei Beatles e tenendo LET IT BLEED degli Stones lontano dalla vetta. Nel corso del terzo tour USA, sempre nel 69, accadde il famoso" incidente del dentice rosso", dopo la loro apparizione al Seattle Pop Festival nel giugno di quell'anno. Incidente che, come dirà in seguito il batterista dei Vanilla Fudge, Carmine Appice, coinvolse una groupie e un dentice rosso americano." Era solo per divertirsi. Quella era la mia groupie. L'avevo trovata io, avevamo un giorno libero e voleva apparire nel film con noi". O, come in seguito disse Plant:" Quando si parla di queste cose la gente scorda sempre che noi ci divertiramo come scemi. Eravamo solo quattro solo quattro ragazzi che si divertivano. La cosa che ricordo di più di quei tempi sono le risate che ci facevamo". Un festival in cui non furono presenti quell'estate fu il leggendario Woodstock, che si svolse davanti a circa 500.000 spettatori nella tenuta di Max Yasgur vicino a Bethel, Stato di New York, dalla mattina di venerdì 15 agosto fino alle prime ore lunedì 18 agosto. In origine, era stato annunciato che gli Zeppelin sarebbero apparsi la notte del 16 agosto, assieme al Jeff Beck Group. In realtà nessuna delle due band si presentò. Perché Grant abbia deciso di unilateralmente di non far partecipare gli Zeppelin non è mai stato chiarito. I membri sopravvvisuti del gruppo sono abbastanza vaghi sull'argomento. Ma no fu una decisione loro. Quasi sicuramente si trattò di soldi. Per uno come Grant, il pensiero di suonare gratis, come erano gli accordi degli artisti per Woodstock, era quasi blasfemo. E anche l'idea che qualcun altro, e non il gruppo, avrebbe tratto profitti da un possibile film e da un disco tratto dal concerto, era qualcosa di impensabile. Avendo invano chiesto assicurazioni che gli Zeppelin avrebbero ricevuto parte dei profitti, pare plausibile che Grant si sia limitato a prendere una decisione strettamente professionale, decidendo di concentrare gli sforzi del gruppo in quel fine settimana in una serie di concerti ben pagati a cavallo del confine col Canada. " A Woodstock saremmo uno dei tanti nomi in cartellone", spiegò Grant." La cosa avrebbe potuto cambiare la percezione del pubblico. Invece, la loro assenza rafforzò l'idea degli Zeppelin come i perfetti outsider". " Quel periodo fu per noi fondamentale" ricorderà Plant." Tempi frenetici in cui la musica era davvero alternativa. Spesso ci ritrovavamo in controtendenza rispetto alle mode del momento, senza nemmeno renderci conto di aver fatto qualcosa di speciale. Quando suonavamo, ci sentivamo davvero come se vivessimo in universo parallelo, lontano da tutto il resto, compreso il mondo del rock a noi contemporaneo".

Pubblicato in UK dieci giorni dopo che negli USA con effetti molto simili, LED ZEPPELIN II iniziò una permanenza ininterrotta di 138 settimane in classifica, arrivando al n.1 nel febbraio 1970. Nel giro di sei mesi aveva venduto quasi cinque milioni di copie in tutto il mondo. Nell'ottobre del 1969 la band iniziò anche il suo quarto tour USA, con una serie di show epocali alla Carnegie hall of New York, i primi concerti rock da quando, cinque anni prima, la Carnegie aveva bandito gli Stones dopo un'esibizione degenerata in tumulti incontrollabili. Ovviamente, si era aperto un nuovo capitolo." Le nostre vite cambiarono, soprattutto la mia è quella di Bonzo", mi disse una volta Plant. " Fu un cambiamento talmente profondo e improvviso che non eravamo sicuri di saperlo gestire. Bonzo viveva ancora in un appartamento in affitto a Doudley e aveva una Rolls Royce parcheggiata davanti casa. Un giorno qualcuno tentò di scassinarla, e lui non riusciva a capire perché". Chris Welch, che aveva seguito i concerti alla Carnegie Hall per il ≤ Melody Maker≥, ricordava che " tutti i musicisti che si trovavano a New York, erano nel backstage durante i concerti, ai lati del palco. Ricordo anche il pubblico. Era la prima volta che vedevo il pubblico di New York, e non riuscivo a credere quanto fosse rumoroso e scatenato. Quando il gruppo entrò in scena, la gente impazzì, letteralmente". Dopo non ci furono party," solo un sacco di bevute in albergo". Anche se ricorda che qualcuno, gli sembra Jimmy, visto"era l'unico che conoscevo davvero in quel momento", a notte fonda si fece venire delle prostitute armate di fruste nella sua camera d'albergo. " La mattina dopo a colazione ridacchiavano, sbirciando la mia reazione. Ma io non gli diedi corda. Però ero abbastanza scioccato". Le recensioni di LED ZEPPELIN II furono positive. In Inghilterra, ≤ Time Out≥ lodo' il disco per essere " molto più rilassato del primo", aggiungendo che " valeva la pena comprarlo anche solo per la voce torturata di Plant e la chitarra di Page, che a volte suona inquietante come le gomme che stridono sull'asfalto prima di uno scontro". ≤ Disc & Music Echo≥ sottolineò che è " difficile catturare su disco l'energia del palco, ma LED ZEPPELIN II ci arriva vicinissimo.

Perfino ≤ Rolling Stone≥, che aveva bocciato il primo disco, lo approvò definendolo " un cazzutissimo campione del mondo dei pesi massimi dei dischi". Ma fu subito chiaro che john Mendelssohn di ,≤ Rolling Stone≥( ancora lui) faticava a prenderli sul serio: aggiunse infatti che aveva ascoltato il disco " sballato da un'erbetta vietnamita bella tosta...... mescalina, Romilar, novocaina e altre piacevolezze, e anche così rimaneva uno sballo come prima". Alla resa dei conti, il messaggio era sempre lo stesso: due anni prima i Beatles avevano cantato in modo angelico che tutto ciò di cui avevamo bisogno era l'amore, ed ecco qui questi bruti degli Zeppelin che minacciavano di dare ogni centimetro del loro " amore" a chiunque gli capitasse a tiro. Il contrasto non poteva essere più netto. Fortunatamente per il gruppo, l'entusiasmo dei fan non era per nulla toccato da simili categorizzazioni. Elementare a livello sublime, la musica di LED ZEPPELIN II sfidava ogni analisi, impermeabile alle critiche tanto quanto il suono di un applauso in una notte buia e tempestosa. Conosciuto dai fan come il brown bomber, per la sua copertina color seppia ( quasi uguale a quella del primo, con una silhouette- Zeppelin leggermente diversa), per restare coerenti con la frenesia con cui il disco era stato registrato, al designer David Juniper furono concessi solo pochi giorni per farsi venire un'idea " interessante" , e lui ebbe l'intuizione di lavorare su una foto d'epoca della divisione Jasta della Luftwaffe tedesca, quella che aveva pilotato gli Zeppelin che avevano bombardato la Gran Bretagna nella prima guerra mondiale. L'intervento finale fu tagliare i volti dei membri del gruppo da immagini promozionali già note e incollarle su quelle di quattro piloti. Page suggerì a Juniper di usare i volti di Grant, Cole e Blind Willie Johnson incollandoli su altri quattro piloti, come anche quello dell'attrice bionda Glynis Johns, che aveva interpretato il ruolo della mamma nel film Mary Poppins. Si pensa che fosse uno scherzo di Page diretto al tecnico del suono Glyn Johns, che non aveva lavorato sul disco, mentre invece l'aveva fatto suo fratello minore Andy. Altri invece ritengono che la cosa possa avere a che fare col fatto che i libri della serie Mary Poppins della scrittrice P.L. Traversa mescolavano la fantasia con eventi magici avvenuti nella vita reale come oggetti inanimati che prendevano vita. Ma nessuna delle due tesi regge.


La cosa che rimane ancora più misteriosa e che i primi piani delle foto per la copertina, forniteci da Juniper ognuno con il nome abbinato, non assomigliano affatto a chi dovrebbero essere, sicuramente non Cole o Grant, mentre ci dice oggi Juniper che il volto di Blind Willie Johnson in realtà dovrebbe essere quello di Miles Davis, anche se nemmeno in questo caso c'è somiglianza. Come a rimarcare ancora di più l'autostima del gruppo, l'interno della copertina gatefold originale (" fu una mia idea", ci dice oggi Juniper) si apriva a mostrare uno Zeppelin/ aeronave dorato che aleggiava sopra una sorta di mausoleo greco, al di sotto del quale si vedono quattro colonne/ lapidi/ barre, ognuna contrassegnata dal nome di un membro del gruppo. Anche in questo caso, il significato non è mai stato chiarito, anche se il tema di un'ascensione spirituale sembra palese, l'idea che una fusione tra religione e scienza sia il prossimo e necessario passo evolutivo per andare oltre la condizione " naturale" dell'uomo e raggiungere l'immortalità. Il tutto con richiami alla piramide sormontata dal sole ( temi simili si vedono anche nel sigillo massonico nella banconota da un dollaro (USA). Ovviamente, tutto questo si fan più sfegatati del disco poteva benissimo sfuggire. La copertina interna al massimo poteva essere vista come un aiuto per rollarsi le canne. Il resto erano solo dei bei disegnini......

Riff acuminati come un arpione. Grida demoniache che si levano come fuochi fatui per le colline devastate delle vostre menti sconvolte. Tamburi voodoo e bassi tribali che fanno ribollire il sangue come se eruttasse dalla vostra anima già morta. Esatto, parliamo dell'esplosione apocalittica che costituisce il secondo disco dei Led Zeppelin, nato da folli avventure per le strade ancora selvagge dell'America, in un tempo, il 1969, in cui Charles Manson uccideva per il puro gusto di farlo e gli uomini camminavano sulla luna. Un'epoca in cui Woodstock si poneva delle domande, e Altamont era appena dietro l'angolo. Un tempo in cui i Led Zeppelin diventavano il più grandioso gruppo rock di tutti i tempi, zigzagando da Costa a costa, e al contempo registrando quello che per i fan più incalliti rimane il migliore, sicuramente il più pesante, disco che il gruppo abbia mai pubblicato a suo nome. Alla fine di maggio, con il loro primo disco al n.10 in classifica, il gruppo terminò il suo primo tour USA con due serate sold out al Filmore East di New York city. Recensendo il concerto, ≤ Variety ≥ scisse che " l'ossessione del gruppo per la potenza, il volume sonoro e il melodramma in scena........lo porta a rinunciare alla musica in favore della bruta energia che soddisfa il suo pubblico, prevalentemente giovane".

Dopo il secondo concerto, la Atlantic Records organizzò un party in loro onore al Plaza, dove gli fu consegnato il primo disco d'oro per LED ZEPPELIN. In quella stessa occasione, Jimmy Page fu informato che era tempo di smettere di cincischiare e di completare il secondo disco, dato che l'etichetta voleva un successore a tempo di record. Pronto all'appello, Jimmy ordinò al gruppo di tornare in studio subito dopo il party. La musica si stava evolvendo a rotta di collo anche sul palco, con molte delle jam spontanee del loro primo tour USA che prendevano vita, tramutandosi in canzoni ben definite, Whole Lotta Love, che era emersa all'inizio del tour come parte di un'improvvisazione più estesa durante l'esecuzione di As Long As I Have You; l'ipnotica What Is And What Should Never Be e un rock'n'roll più breve e pulsante intitolato Ramble On. I tour americani ormai seguivano una routine consolidata: Clive Coulson supervisionava la parte logistica. Richard Cole " intratteneva " il gruppo, un eufemismo per dire che gli procurava alcool e droghe, e gli portava le groupie più disponibili. Il loro modo di porsi poteva creare situazioni complicate, soprattutto per Plant, che aveva ancora l'abitudine di andare in giro a piedi nudi con i capelli che gli arrivavano fin sulla schiena. Chiunque non tollerasse la vista in un hippie palesemente strafatto, gli sputava addosso, gli urlava contro insulti e più in generale lo bullizzava. A Chicago, prima di un concerto nel già colmo Kinetic Circus, il manager degli Zeppelin, Peter Grant, scoprì che il gestore del locale vendeva altri biglietti sul retro e intascava i soldi. Lui e Cole lo afferrarono e lo constrinsero a tirar fuori il grano. Poi gli perquisirono l'ufficio e trovarono pacchi di biglietti falsi. Grant c'era già passato e non potevi fregarlo. Se Dio esisteva, Grant era l'araldo della sua giusta ira. Gli Zeppelin non si facevano notare solo per la musica. Ann Wilson, in seguito co-fondatrice degli Heart, andò assieme alla sorella Nancy e vedere gli Zeppelin al Greenlake Aquiatheater di Seattle. " Il livello di arrapamento nelle ragazze più grandi in mezzo al pubblico ci aprì gli occhi", ricordava con un sorriso. " Non era uno dei soliti concerti tipo Three Dog Night".





Registrato nel mezzo di eventi destinati a diventare pura leggenda, il secondo disco dei Led Zeppelin tramutò gli eredi del rock nei suoi indiscussi sovrani.
Buongiorno a tutto il gruppo.
Led Zeppelin Il fu il disco piu venduto negli USA quell'anno, scalzando ABBEY ROAD dal n.1 e impedendo a LET IT BLEED dei Rolling Stones di arrivare in vetta.
Riff acuminati come un arpione. Grida demoniache che si levano come fuochi fatui per le colline devastate delle vostre menti sconvolte. Tamburi voodoo e bassi tribali che fanno ribollire il sangue come se eruttasse dalla vostra anima già morta. Esatto, parliamo dell'esplosione apocalittica che costituisce il secondo disco dei Led Zeppelin, nato da folli avventure per le strade ancora selvagge dell'America, in un tempo, il 1969, in cui Charles Manson uccideva per il puro gusto di farlo e gli uomini camminavano sulla luna. Un'epoca in cui Woodstock si poneva delle domande, e Altamont era appena dietro l'angolo. Un tempo in cui i Led Zeppelin diventavano il più grandioso gruppo rock di tutti i tempi, zigzagando da Costa a costa, e al contempo registrando quello che per i fan più incalliti rimane il migliore, sicuramente il più pesante, disco che il gruppo abbia mai pubblicato a suo nome. Alla fine di maggio, con il loro primo disco al n.10 in classifica, il gruppo terminò il suo primo tour USA con due serate sold out al Filmore East di New York city. Recensendo il concerto, ≤ Variety ≥ scisse che " l'ossessione del gruppo per la potenza, il volume sonoro e il melodramma in scena........lo porta a rinunciare alla musica in favore della bruta energia che soddisfa il suo pubblico, prevalentemente giovane".






Led Zeppelin Il.
Per il 25enne Jimmy Page, già abituato alla vita On The Road in America sin dagli anni degli Yardbirds, non c'era nulla di nuovo, tipo travestire Bonzo da cameriere e presentare un menù con nomi e foto di giovani ragazze più che disponibili. Ma le groupie non stavano solo a New York o Los Angeles. " C'era un bel gruppo", ricordava Plant con un sorriso, " Miss Murphy, the Butter Queen, Little Rock Connie dell'Arkansas. Qualcuna è ancora in giro, ma ora sono tutte maestre o avvocatesse". Nella Los Angeles del 1969 non esisteva groupie più famosa o ricercata di Pamela Ann Miller, alias Miss Pamela, alias Pamela Des Barresi ( come divenne più nota a metà degli anni settanta, dopo aver sposato il cantante rock Michel Des Barresi). Miss P " era troppo romantica per una semplice sveltina". Se stava con te, era " per tutto il tour, o almeno per tutte le date in città". Essendo andata a vedere gli Zeppelin la prima volta al Whisky a Go Go di LA, Miss Pamela, che era venuta con l'amica Miss Mercy, pensò che Page, col suo completo di velluto rosa, sembrasse fragile e indifeso " come Sarah Bernhardt". Alla fine del concerto, ricordava che Jimmy era crollato sul palco ed era stato portato via da due roadie. " Uno dei quali si fermò per raccogliere le pantofole di velluto rosso sgargiante di Jimmy". Dopo il concerto fu organizzato un party per il gruppo in quello che era all'epoca il posto più esclusivo di Los Angeles, un locale chiamato Thee Charming Experience, dove Miss Pamela vide gli Zeppelin " divertirsi al tavolo più in ombra della sala". Vide Richard Cole" portare in giro una ragazza giovane reggendola a testa in giù, con i piedi che sbattevano in aria e le mutandine roteanti attorno a una caviglia. Cole aveva la faccia sepolta fra le sue cosce, e lei si reggeva alle sue ginocchia per non cadere, la bocca scarlatta spalancata in un grido che nessuno poteva udire. Era difficile dire se la tipa stesse provando piacere o se stesse vivendo un incubo. Qualcun altro stava scopando sul tavolo". Pamela non riusciva a staccare gli occhi da Jimmy, che " sedeva quasi in disparte, osservando la scena, come se l'avesse già pensata: supervisore, creatore, una rockstar impassibilmente affascinante". Disgustata, se ne andò. Ma era stata notata, e quando il gruppo tornò a Los Angeles, Page mandò Cole a cercarla.........." Non erano solo loro", disse Pamela. " Gli Who facevano le stesse cose, e anche quelli di Hendrix". Anche se aggiunse: " Gli Zeppelin erano un po' più estremi, a volte diventevano rudi. Le ragazze avrebbero fatto qualsiasi cosa per stargli vicine, e loro se ne approfittavano". Page aveva già una " reputazione pessima" come " rubacuori e donnaiolo abituato a usare frusta e manette, apparentemente in totale contraddizione con il suo volto angelico e da poeta". Ma ciò non le impedì di diventare la sua " ragazza" a Los Angeles per tutto il resto del 1969. Nei giorni liberi di agosto, Page stava con Pamela, ascoltando di continuo i provini di LED ZEPPELIN II e prendendo " un sacco di appunti". Robert Plant, nel frattempo, passava il suo tempo con una delle amiche di Pamela, Michele Overman.
Dato lo spazio tiranno per adesso mi fermo qui il proseguo della storia la troverete nella prossima puntata. Buona lettura e buona giornata a tutti.

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LED ZEPPELIN II: Registrato nel mezzo di eventi destinati a diventare pura leggenda, il secondo disco dei Zeppelin tramutò gli eredi del rock nei suoi indiscussi sovrani..
Buongiorno, riprendo il filo del discorso interrotto nella precedente puntata.
Composto da materiale basato su idee nate nelle stanze d'albergo, lavorate nel corso dei sound check e messe alla prova nelle bollenti improvvisazioni live, LED ZEPPELIN II ( come Page aveva già deciso si sarebbe chiamato) sarebbe divenuto il disco anni 70 on the Road per eccellenza, pieno della folle esuberanza di un gruppo capace di cogliere un groove che a distanza di 50 anni crepita ancora di pura energia. E anche se fu prodotto in una miriade di luoghi diversi, il sound ottenuto aveva una qualità tridimensionale mai raggiunta prima su disco, impresa ancora più considerevole, se si pensa al modo folle in cui il gruppo si accinse alla sua realizzazione. Il tecnico del suono di tutte le sessioni, l'americano Eddie Kramer, che l'anno prima aveva lavorato con Hendrix su ELECTRIC LADYLAND, ricordava le registrazioni " da battaglia", realizzate in ogni studio in cui si era trovato. Alcuni degli assoli di Jimmy, disse, furono registrati nel corridoio. I risultati finali furono mixati in soli due giorni negli studi A&R di New York, " usando la consolle più primitiva che possiate immaginare". " Era tutto sparso, certe cose furono fatte a Londra, altre per strada, avevano un furgone pieno zeppo di nastri"' ricorda Kramer." Ricevetti una telefonata dal loro ufficio a New York:" I ragazzi sono in città e vogliono sapere se ti andrebbe di aiutarli a mettere assieme questo disco". " L'obiettivo era la sinestesia", disse Page: " Creare immagini con il suono". Erano solo a metà di quello che sarebbe stato l'anno più indaffarato delle loro vite, e il volo dello Zeppelin era appena iniziato.

Il disco fu pubblicato nell'ottobre del 1969 e si può dire che il vero rock degli anni settanta nacque con LED ZEPPELIN II tre mesi prima che il decennio iniziasse. I preordini erano circa mezzo milione di copie e di il disco più venduto di quell'anno negli USA, scalzando dal n.1 ABBEY ROAD dei Beatles e tenendo LET IT BLEED dei Rolling Stones lontano dalla vetta. Nel corso del terzo tour USA, sempre nel 1969, accadde il famoso " incidente del dentice rosso", dopo la loro apparizione al Seattle Pop Festival nel giugno di quell'anno. Incidente che, come dirà in seguito il batterista dei Vanilla Fudge Carmine Appice, coinvolse una groupie e un dentice rosso americano. " Era solo per divertirsi. Quella era la mia groupie. L'avevo trovata io, avevamo un giorno libero e voleva apparire nel film con noi". O come in seguito disse Robert Plant: " Quando parla di queste cose la gente scorda sempre che noi ci divertivamo come scemi. Eravamo solo quattro ragazzi che si divertivano. La cosa che ricordo di più di quei tempi sono le risate che ci facevamo.". Un festival in cui non furono presenti quell'estate fu il leggendario Woodstock, che si svolse davanti a circa 500.000 spettatori nella tenuta di Max Yasgur vicino a Bethel, Stato di New York, dalla mattina di venerdì 15 agosto fino alle prime ore di lunedì 18 agosto. In origine, era stato annunciato che gli Zeppelin sarebbero apparsi la notte del 16 agosto, assieme al Jeff Beck Group. In realtà nessuna delle due band si presentò. Perché Grant abbia deciso unilateralmente di non fare partecipare gli Zeppelin non è stato mai chiarito. I membri sopravvissuti del gruppo sono abbastanza vaghi sull'argomento. Ma non fu una decisione loro. Quasi sicuramente si trattò di soldi. Per uno come Grant, il pensiero di suonare gratis, come erano gli accordi degli artisti per Woodstock, era qualcosa di quasi blasfemo. E anche l'idea che qualcun altro, e non il gruppo, avrebbe tratto profitti da un possibile film e dazun disco tratto dal concerto, era qualcosa di impensabile. Avendo invano chiesto assicurazioni che gli Zeppelin avrebbero ricevuto parte dei profitti, pare plausibile che Grant si sia limitato a prendere una decisione strettamente professionale, decidendo di concentrare gli sforzi del gruppo in quel fine settimana in una serie di concerti ben pagati a cavallo del confine col Canada. " A Woodstock saremmo stati uno dei tanti nomi in cartellone", spiegò Grant. " La cosa avrebbe potuto cambiare la percezione del gruppo da parte del pubblico. Invece, la loro assenza rafforzò l'idea degli Zeppelin come i perfetti outsider". Quel periodo per noi fu fondamentale" , ricorda Plant. " Tempi frenetici in cui la musica era davvero alternativa. Spesso ci ritrovavamo in controtendenza rispetto alle mode del momento, senza nemmeno renderci conto di aver fatto qualcosa di speciale. Quando suonavamo, ci sentivamo davvero come se vivessimo in un universo parallelo, lontano da tutto il resto, compreso il mondo del rock a noi contemporaneo".



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O la gloria o la morte.
Quando i Led Zeppelin si rintanarono nella campagna gallese per scrivere un nuovo disco, nessuno poteva immaginare un'opera dal sapore folk e pastorale. I critici lo odiarono, i fan non lo capirono, ma III è propabilmente il loro disco più importante.
Quando nell'aprile del 1970 i Led Zeppelin tornarono dal loro ultimo tour negli USA ( niente New York, niente LA, solo 25 concerti nel cuore della Bestia), quello che Robert Plant chiamava " il livello di pazzia" era schizzato alle stelle. John Bonham, la cui nostalgia di casa sembrava cresciuta in modo direttamente proporzionale alla popolarità della band, aveva iniziato a bere sempre di più e a sfogare la sua frustrazione sulle camere d'albergo. Il concerto nello stadio di hockey di Pittsburgh, alla fine di marzo, era stato interrotto quando nel pubblico era scoppiata una rissa. In altre occasioni, la polizia se l'era presa con i membri del gruppo, incolpandoli della furia incontrollata del loro pubblico. " Non credo che torneremo in America a breve", commentò John Paul Jones alla fine del tour. " Gli USA ti fanno sbarellare. Il problema è tornare a posto, una volta che sei a casa". Anche Plant ne aveva sofferto. " Robert sembrava sull'orlo del collasso, più di tutti gli altri", annotò in seguito il tour manager Robert Cole. Come al solito, alla fine del tour i Led Zeppelin si rifugiarono a West Hollywood, anche se non più allo Chateau Marmont, gli omicidi di Charles Manson l'anno prima avevano reso paranoica LA e il loro manager Peter Grant dichiarò che i bungalow isolati a Marmont erano un bersaglio troppo ghiotto per un qualsiasi "schizzato", in particolare per quelli che avevano seguito il gruppo in tour. Al posto del Marmont si sistemarono alla Hyatt House (o" riot house", la casa dello sballo come la definirono Bonzo e Plant), a pochi isolati dal Sunset. Li una scia senza fine di ragazze trovava strada per il nono piano, dove il gruppo si era ritirato per una settimana. Richard Cole ricorda che la limousine dei concerti era talmente carica di ragazze che " la marmitta si era inchiodata nel vialetto del posto, e così dovemmo trainarla.................una pazzia".

Led Zeppelin III.
O la gloria o la morte.
Quando i Led Zeppelin si rintararono nella campagna gallese per scrivere un nuovo disco, nessuno poteva immaginare un'opera dal sapore folk e pastorale. I critici lo odiarono, i fan non lo capirono , ma III è propabilmente il loro disco più importante.
Buongiorno, riprendo il filo del discorso interrotto nella precedente puntata.
Eppure, proprio mentre gli Zeppelin toccavano i vertici della loro fama On The Road, si ritrovavono su un crinale. Varcandolo, avrebbero iniziato a realizzare la musica immortale per cui sarebbero stati ricordati. LED ZEPPELIN Il, col suo successo fenomemale, fu solo il primo passo. In effetti, con i loro primi due album avevano solo iniziato a percorrere la strada che avrebbe cementato la loro reputazione e fatto di loro uno dei più grandi gruppi di tutti i tempi. Quei primi passi li avrebbero portati a realizzare quello che è il loro primo disco come gruppo, LED ZEPPELIN III.
Pensato e composto in larga parte come reazione alle critiche raccolte dai primi dischi e alla loro frustrazione per essere stati costretti a registrarli col fiato sul collo, il disco conteneva brani maturati in modo molto meno stressanti. Il risultato avrebbe colto tutti di sorpresa. Il tenore del disco, brani basati sull'acustica, radicati nel folk e nel country, accanto alle loro già note influenze blues, era l'ultima che chiunque, compresi Jones e Bonham ( in larga parte esclusi dal processo di scrittura), avrebbe potuto immaginare. La domanda era: come avrebbero potuto gli Zeppelin l'intensità quasi estetatica del loro tirannico secondo disco? Avrebbero tirato fuori dal cilindro WHOLE LOTTA LOVE.? La risposta fu: non ci provarono nemmeno." Chi la pensava così, non coglieva il problema", mi disse anni dopo Jimmy Page. " Il punto non era di dare un seguito a WHOLA LOTTA LOVE. Ci rendevamo conto che per noi quel brano era una pietra miliare, ma non avevamo la minima intenzione di replicarlo. L'idea era di provare a fare qualcosa di diverso; di fare il punto su dove fosse il gruppo in quel momento, non dove era stato un'anno prima". E in quel preciso momento il gruppo, o perlomeno Page e Plant, era diretto verso la ridente campagna del soleggiato Galles.


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LED ZEPPELIN.
L'hard rock dei Led Zeppelin era sicuramente destinato a dominare le classifiche mondiali: la voce suadente e le movenze studiate del frontman Robert Plant assieme agli straordinari assoli di chitarra dell'indiscusso maestro del riff, Jimmy Page, erano già di per sé un mix fenomenale, arricchito dall'esplosivita' della batteria di John Bonham e di John Paul Jones. Una band che, soprattutto dal vivo, non aveva rivali.
Led Zeppelin, il dirigibile che cinquant'anni fa, ha rivoluzionato il Rock.
Il 12 gennaio 1969 negli Stati Uniti il primo album di Robert Plant e Jimmy Page che segnò il definitivo tramonto dell'utopia Hippy degli anni sessanta.
CANDELOTTI SUL DIRIGIBILE.
" Compagni", prova a strillare un pallido Gianni Morandi con il pugno chiuso. " Compagni". Non ha più fiato, quasi, e non funziona. Il pubblico fischia, lancia lattine, non ha la minima intenzione di ascoltare Al bar si muore né il resto che il baraccone del Cantagiro ha in programma quell'unica sera d'estate. Il pubblico è lì per i Led Zeppelin e vuole loro, soltanto loro: Whola Lotta Love, I Can't Quit You Baby e non Claudio Villa, Ornella Vanoni e quanti altri in quella sciocca gara.
È uno dei più colossali granchi della storia rock Italiana e ci sarebbe da tenersi la pancia dal ridere se il dramma non fosse dietro l'angolo. Il fatto che uno sprovveduto organizzatore ha combinato l'arrivo del Cantagiro a Milano con l'unica esibizione italiana dei Led Zeppelin, immaginando che il pubblico fosse lo stesso: quello " dei giovani", per intenderci. Il risultato è invece che ai " ai capelloni " non gliene importa niente dei divi nostrani della musica leggera e che nessuno ma proprio nessuno ha intenzione di sorbirsi quel lungo avanspettacolo di Page e compagni.
A furia di fischi e lattine i contestatori hanno la meglio e, con un'ora di anticipo sul previsto, entrano in scena i Led Zeppelin. Il primo pezzo è IMMIGRANT SONG, il poderoso attacco del terzo album, pubblicato a ottobre 1970 e da mesi in classifica. Robert Plant inizia bene ma non fa neanche in tempo a raggiungere il primo stop, quando la musica si ferma e resta solo la sua voce, che ai lati del velodromo si scatena il finimondo. La polizia spara una salva di candelotti di lacrimogeni, ufficialmente per disperdere gli " autoriduttori " che volevano entrare senza biglietto, in realtà mirando all'interno. Si alza un fumo fastidioso, che in breve raggiunge anche il palco. Gli Zeppelin sono interdetti " Soffiate forte", prova a dire Robert Plant, invitando il pubblico a disperdere i vapori. È una boutade che si perde nel caos. Il gruppo finisce a stento due canzoni ma, a metà della terza, è costretto a interrompere lo spettacolo mentre la polizia ordina una carica e spara nuovamente.

Se ci pensiamo, i Led Zeppelin sono passati alla storia con un primato difficilmente eguagliabile: hanno contribuito come poche altre band all'evoluzione del rock a livello internazionale, non inventando quasi nulla di nuovo, ma, anzi, attingendo prima a piene mani dal repertorio blues e rock-blues degli anni cinquanta e sessanta e poi anche dal folk. Questo è il motivo per cui possono essere considerati dei grandi artisti anche secondo la definizione di Ugo Foscolo per il quale " l'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità". Il loro è un sound " rivoluzionario" che lascerà segni indelebili nel futuro del rock'n' roll. Non a caso, i Led Zeppelin furono in grado di giungere laddove altri gruppi britannici prima di loro avevano solo tentato di arrivare ( come gli Yardibirds, in cui militò Page stesso e i Kinks). Insomma, possiamo dire senza paura di essere smentiti che i Led Zeppelin hanno saputo creare un suono nuovo semplicemente " vestendo con panni diversi" una musica che ormai cominciava a diventare vecchia. Una rivoluzione formale, basata in gran parte sul sound, talmente massiccia, però, da travolgere anche la sostanza: da questa band infatti prenderà il via la grande stagione dell'hard rock che arriverà ai giorni nostri, nei quali è ancora ben visibile la grande forza iconica del dirigibile Zeppeliano su molte band.
Ma non c'è solo l'immortalità delle canzoni dietro il mito dei Led Zeppelin. Page e gli altri membri della band, infatti, possono vantare una serie di piccole rivoluzioni che hanno cambiato la storia della musica. Furono i primi a raggiungere un successo di massa senza dipendere dai passaggi radiofonici. Fino ad allora, radio e TV erano state dominate dalle hit parade, e quindi dai 45 giri. I Led Zeppelin sfondarono senza mai entrare in quelle classifiche. Nemmeno la loro hit più famosa, Stairway To Heaven, divenne mai un singolo.


JIMMY PAGE
ANGELO, DEMONE, SCIAMANICO.
Chi l'ha detto che i diavoli debbano avere per forza le corna? Jimmy Page- faccia D'Angelo è uno di quelli che ingannerebbero perfino un esorcista. Ma a questa sua immagine un po' ascetica e distaccata, racchiusa in uno sguardo da eterno adolescente, bastano pochi gesti per fare emergere la leadership ferrea seppure invisibile con cui per oltre quarantacinque anni ha guidato il progetto Zeppelin. La versione Whola Lotta Love tratta dal celebre Live in New York del 73 è in questo senso paradigmatica, con un Page che più che a un musicista fa pensare a un sacerdote nel bel mezzo di un rito schiamanico. Senza soluzione di continuità si sbraccia dapprima davanti a un theremin, poi manipola oscillatori e infine dirige gli altri membri della band gesticolando con aria messianica. Anche la sua immagine live,qui, è consona al ruolo incarnato. Non più l'anonimo giubbotto di pelle nera dell'esibizione al"Supershow" del 69, quella di Dazed And Confused, per intenderci, ma una vera e propria tuta rockstar, aperta sul petto come la camicia di Plant, quasi a voler ricordare al collega che la front line va come minimo condivisa. Al suono della sua chitarra, che dinamicamente sale e scende riempiendo di colori e di sottili dettagli sonori anche il più essenziale dei blues, danza l'intero gruppo. E nei concerti del 79 riprenderà la metamorfosi del chitarrista. La tenuta glam di sei anni prima lascia spazio a un più tradizionale set camicia- pantaloni, ma così ampi che l'esile fisico di Page sembra perdersi dentro insieme al suo protagonismo di guitar hero. Anche il rapporto con Plant è cambiato. L'antica soggezione del cantante si è trasformata ora in una condivisione del palco più paritaria, e a tratti antagonista, da cui prende vita una musica forse meno visionaria che in passato, ma compatta e piena di drive. Un miracolo sonoro che si interromperà con la prematura scomparsa di Bonham.

..storie di altri tempi😉😊🤟..racconti di vita a 360 gradi..😄..non sò bene da quale pulpito arrivino..a volte imprese goliardiche e realtà mortali si mescolano a leggendarie imprese..anni ruggenti immortalati anche nell'immaginario collettivo di anni rivoluzionari sotto tutti i punti di vista..c'è chi non scaglierà mai la prima pietra..😄..grazie infinite Carmelo..
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https://faroutmagazine.co.uk/led-zeppelin-song-about-their-fractured-relationship/

La canzone dei Led Zeppelin sulla loro relazione fratturata

Alla fine degli anni '70, i Led Zeppelin erano in uno stato di scombussolamento. Sopravvissuti all'assalto del punk e della disco, i potenti Zeppelin sono emersi intatti come i più veri sopravvissuti del rock and roll. Niente potrebbe abbatterli: non cambiare i gusti, non aspre critiche critiche, e nemmeno incidenti stradali o tragedie familiari. L'unica cosa che alla fine avrebbe potuto far atterrare la nave era la morte. 

Ma anche prima, i solidissimi Zeppelin cominciavano a mostrare delle crepe. Dopo oltre un decennio insieme, l'odore di auto nuova era completamente svanito e le differenze negli stili di vita e nelle abitudini lavorative hanno cominciato a farsi più pronunciate. Un'improbabile divisione si è formata tra Jimmy Page e Robert Plant, in precedenza il legame più stretto nel gruppo attraverso i loro doveri di scrittura di canzoni condivisi. Anche la forte amicizia adolescenziale di Plant e John Bonham stava iniziando a affievolirsi, grazie al rinnovato impegno di Plant nei confronti della sua famiglia dopo la morte di suo figlio Karac nel 1977 e alla continua lotta di Bonham contro l'alcolismo.

Inoltre, anche il rispetto reciproco che formava la solida coppia di Page e John Paul Jones, che aveva avuto origine dal loro tempo condiviso come aceti musicisti in studio , stava cominciando a svanire. Sono emerse due nuove fazioni: Plant e Jones come uomini di famiglia relativamente puliti da una parte e tossicodipendenti meno affidabili di Bonham e Page dall'altra. Quando il quartetto si riunì per registrare In Through the Out Door del 1979 , i membri della band scoprirono di essere su lati e programmi diversi. 

"A quel punto c'erano due campi distinti, e noi [Plant ed io] eravamo in quelli relativamente puliti", ha detto Jones a Rolling Stone nel 2006. "[Di conseguenza], stavo lavorando a stretto contatto con Robert, il che era qualcosa che aveva non è successo prima”. Solo una canzone dell'album è stata scritta senza il coinvolgimento di Jones e, per la prima volta in assoluto, Page è assente dai crediti di scrittura delle canzoni, non essendo riuscito a contribuire alle canzoni "South Bend Suarez" e "All My Love". Da parte sua, Bonham non ha un solo credito come autore di canzoni.

Le divisioni sono state esplorate più chiaramente su "Carouselambra", la traccia di dieci minuti guidata dal sintetizzatore che dà il via al secondo lato. Oltre a presentare le tastiere di Jones come strumento principale, la canzone ha anche affrontato direttamente il conflitto interno in corso nella band in quel momento. È difficile da dire, considerando quanto sia bassa la voce di Plant nel mix, ma Plant ha confermato l'ispirazione in un'intervista del 2003 con Mojo Magazine .

"Pensavo che parti di 'Carouselambra' fossero buone, specialmente le nenie più oscure sviluppate da Pagey", ha spiegato Plant. “E ne rimpiango così tanto ora, perché i testi di 'Carouselambra' parlavano in realtà di quell'ambiente e di quella situazione. L'intera storia dei Led Zeppelin nei suoi ultimi anni è in quella canzone... e non riesco a sentire le parole!

Anche se stavano raggiungendo un punto di rottura, c'era motivo di essere ottimisti per il futuro. La band ha rinnovato il loro impegno reciproco mentre la band si avvicinava agli anni '80 e un tour pianificato in Nord America avrebbe riportato la band al mercato principale per la prima volta dal 1977. Tuttavia, i buoni sentimenti furono delusi quando Bonham si strozzò con il suo stesso vomito. e morì a settembre, poco prima dell'inizio del tour.

https://youtu.be/Jhe4UOXIQjQ

Carouselambra (1993 Remaster)



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https://www.r3m.it/2022/03/29/led-zeppelin-eseguire-riff-di-black-dog/
Perché nessuno riesce ad eseguire correttamente il riff di Black Dog?
LED ZEPPELIN: PERCHÉ NESSUNO RIESCE AD ESEGUIRE CORRETTAMENTE IL RIFF DI BLACK DOG? LA SPIEGAZIONE DI UN CHITARRISTA
Non è mai semplice collocare i Led Zeppelin in un genere musicale specifico. Certo, naturalmente qui si parla di puro hard rock, ma è innegabile che la band britannica abbia avuto forti influenze blues ed heavy metal. A proposito dei Led Zeppelin, del loro inconfondibile stile e delle loro iconiche canzoni, vorremmo oggi soffermarci sull’analisi del chitarrista Tyler Larson circa uno dei brani più iconici degli Zeppelin: Black Dog.
Led Zeppelin: com’è nato l’iconico riff di Black Dog dei?
Prima di continuare è giusto fare una piccola presentazione del brano, anche se, naturalmente, stiamo parlando di uno dei pezzi più celebri della storia del rock. Estratto dall’album del 1971 ‘Led Zeppelin IV‘, Black Dog è uno dei brani più iconici di Robert Plant e soci. A rendere questo pezzo così iconico è, ovviamente, l’inconfondibile, potente e spettacolare riff centrale.
L‘idea del riff, per chi non lo sapesse, è venuta a John Paul Jones durante un viaggio in treno. L’artista, che da tempo era alla ricerca di un riff complesso -ma non troppo- e d’effetto, l’ha annotato su un foglio di carta utilizzando un antico sistema di notazione insegnatogli dal padre.
“In questo frammento -quello che va dal secondo 40 al secondo 46- tecnicamente la canzone passa da 5/4 a 4/4 a 5/8, e poi finisce con una parte in 4/4.”
La spiegazione del chitarrista Tyler Larson
Il musicista consiglia quindi a tutti gli aspiranti chitarristi -o a chiunque voglia imbattersi in questa impresa- di imparare prima queste parti singolarmente e poi di provare a suonare per intero il riff di Black Dog. Ovviamente non basta attenersi agli spartiti, è necessario un certo ritmo e tanta energia: ogni parte deve fluire nella successiva.
Dai uno sguardo alla spiegazione dettagliata di Tyler Larson:
Ad un primo ascolto il riff di Black Dog potrebbe risultare ‘semplice’ da eseguire, ma la verità è un’altra. Nonostante ci abbiano provato in molti, infatti, nessuno riesce ad avvicinarsi all’originale. Una spiegazione è stata fornita da Tyler Larson in uno dei suoi video per la rubrica “Music is Win“:



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Led Zeppelin – “Led Zeppelin”, 1969

Dazed and confusedL’anno in cui la musica fu stravolta dall’apocalisse bombastica dei Led Zeppelin
di Carlo Massarini
https://www.linkiesta.it/2022/02/led-zeppelin-recensione-1969/?fbclid=IwAR3X3OjRMGG_m-R019gREFaB8e6GiTvcSbtcd1yNciZworbz6fG7Uu8-NQA

Nel 1969 nessuno aveva il suono del gruppo rock britannico. Dopo, tutti hanno cercato di copiarli, ovviamente senza riuscirci. Il loro blues progressivo stupisce tutti: dai teenager con gli ormoni a palla fino ai palati sofisticati. Se lo sentirete a volume adeguato, nelle orecchie risuonerà la sensazione di essere appena passati attraverso una tempesta.

Come spesso accade per tutte le cose grandi, comincia tutto in una stanza piccola, un basement a Gerrard Street, nel centro di Londra, il dodici agosto 1968. Sono in quattro, appiccicati uno all’altro perché gli amplificatori occupano quasi tutto il pavimento, ed è la loro prima volta. Il chitarrista si chiama Jimmy Page, ed è sicuramente quello che ha più storia alle spalle, anche se ha solo 25 anni. È stato il terzo chitarrista in sequenza in uno dei gruppi migliori del blues inglese, quegli Yardbirds che hanno ospitato prima Eric Clapton (fuggito per lesa maestà bluesistica quando hanno avuto un hit in classifica) e poi Jeff Beck. Praticamente i tre migliori chitarristi inglesi di tutti i tempi. Quelli, appunto, erano i tempi, amici miei. 

Ha mancato di poco lo storico Sanremo del ’68 in cui si sono esibiti con Lucio Dalla e Bobby Solo, ma è colui che, quando il gruppo si è sciolto (cosa quasi nel DNA delle band di quel periodo) ha creato una band, denominata New Yardbirds, per soddisfare gli obblighi contrattuali di un tour in Scandinavia: «Ho sentito Robert Plant suonare nelle Midlands e l’ho invitato a casa mia per mostrargli cosa avevo in mente. Lui mi ha parlato di Bonham e quando siamo andati a sentirlo suonare ho sentito subito una grande affinità. Poi mi ha chiamato John Paul Jones chiedendomi se avessi per caso bisogno di un bassista, e il gruppo era fatto». Come Page, anche Jones viene da un periodo intenso e stressante di sessionman, al basso e tastiere: è la moglie che lo ha spinto a fare quella telefonata, ed è il collante delle straordinarie capacità soliste di chitarra e batteria. Affidata, questa, a John Bonham, le mani più pesanti del rock a venire, amico di scorribande fra balere e discoteche di Plant: «due grossi pesci rumorosi che nuotavano controcorrente, John con la sua incredibile tecnica ed esibizionismo, io col mio continuo, incessante ululato». 

Sono i due meno esperti, e sul libro fotografico che ne celebra il 50enario, “Led Zeppelin by Led Zeppelin”, non ne fa mistero: «Che differenza avrebbe fatto una piccola sala prove a Chinatown? Quei due erano esotici, maturi, avevano stile e suonavano da sogno. Perché di questo si era trattato fino ad allora, di un sogno. Funzionavano a un altro livello, con una tale profondità e consapevolezza. Da un crescendo si passava al silenzio assoluto, e poi di nuovo gloriose esplosioni sonore». Dall’altro punto di vista, i due ’esperti’ li scrutano. Jones ricorda che «da bassista volevo vedere come se la cavava il batterista, se è mediocre non vale neanche la pena provarci. Mi sono reso conto subito che era un batterista straordinario e che c’era una grande sintonia». Aiuta il fatto che entrambi amino la black music di quegli anni, Motown e Stax e r’n’b: “ero un grande appassionato di jazz e r’n’b. Spesso la mia parte era complementare alla chitarra, e non c’è niente di meglio di un basso e una chitarra che suonano la stessa cosa”. 

Insomma, è amore alla prima prova. Quel nome lì, però, suonava di vecchio. E allora, leggenda vuole, perché non usare quella battuta di Keith Moon, che doveva essere uno dei membri della super band abbozzata e mai quagliata, quella con Beck e Page alle chitarre? «It’ll go down like a lead balloon (affonderà come un pallone di piombo)», al che John Entwhistle (sempre Who, il quarto del supergruppo che non fu) aggiunse «like a lead zeppelin!». Leva una a dal lead, tieni il mitologico dirigibile Zeppelin, simbolo fallico di 200 metri se ce n’è uno, e il nome è cosa fatta. Niente scaramanzia. Tutto XXXL fin dall’inizio.

La descrizione di Plant dei pieni e dei vuoti sonori di quelle prime prove fotografa bene la dinamica che fin dall’inizio caratterizza gli Zeppelin. Loro e il gruppo che parallelamente ha messo in piedi Jeff Beck, con Rod Stewart alla voce, sono gli ultimi in scia di quell’amore per il blues elettrico afro-americano che non solo ha caratterizzato il secondo lustro degli anni 60 inglesi, ma ha letteralmente creato le basi del futuro rock (e derivati). Rispetto ai primi, però, gli Zep sono più focalizzati, hanno un repertorio e una capacità compositiva migliore, tecnica da vendere ma più al servizio del complesso. Non sono l’unione di tre solisti, come i Cream di Clapton, già sul punto del dissolversi, un po’ come l’era della psichedelìa con le sue jam senza fine. Sono davvero il modello della musica che verrà: stracarichi di riff – cioè l’essenza del r’n’r- ma anche in possesso di una vena melodica notevole, musica cazzuta ma senza (troppi, almeno all’inizio) deliri autoindulgenti che travieranno i loro emuli, capacità di improvvisazione, varietà di temi e di ispirazioni – non solo il blues di Chicago, ma anche il folk britannico. 

“Led Zeppelin” è un debutto pazzesco sotto tutti i punti vista, uno quei dischi che cambiano il corso della storia: nel 1969, niente e nessuno ha il suono dei Led Zeppelin. Dopo, tutti cercheranno di avere il suono degli Zeppelin, ovviamente senza riuscirci. Perché la chimica fra i quattro – ognuno dei quali ricorda come molto speciale quella prima session di conoscenza reciproca, in cui hanno infilato i jack e acceso gli amplificatori e han cominciato a suonare ’Travelling Riverside Blues’ senza sapere cosa sarebbe venuto fuori – è di quelle che si crea una volta nella vita. Sono giovani e non si guardano indietro, sono istintivamente aperti a tutto quello che può succedere, flessibili e avventurosi. Sono magnificamente in connessione fra di loro: potenti ma precisi, al servizio di una costruzione d’insieme, ognuno non solo superbo tecnicamente – e cresceranno molto nel tempo- ma anche con una grande personalità musicale.

Il risultato è un blues progressivo, non più una copia ma un’evoluzione dell’originale a 12 battute, perfetto per i ragazzi degli anni 70, così diversi dai loro coetanei – o da loro stessi – solo pochi anni prima. Musica per teenagers headbangers con gli ormoni a palla ma anche per palati fini, perché la potenza è nulla senza controllo, e Page in controllo lo è pienamente.

«Jimmy Page, l’architetto sonico dei Led Zeppelin», ha scritto Mark Richardson su Pitchfork nella ennesima recensione postuma, «sentiva il blues in maniera diversa. In primo luogo come un suono, piuttosto che una forma o una tradizione o un prodotto delle personalità: forse è per questo che si sentiva così disinvolto quando ’prendeva in prestito’ dai dischi di blues senza riconoscere i crediti, perché non puoi fare il copyright di un suono. Sicuramente comprendeva l’elemento di induzione della trance attraverso la ripetizione del blues meglio di chiunque altro: blues come rituale di espansione della coscienza».

Gli epigoni avranno vita dura nel confronto, e la deriva verso l’heavy metal sarà inevitabile ma spesso solo per aspiranti, più che alla santità del rock, alla sordità col rock. Gli Zep non sono heavy metal: heavy sì, pesantissimi, ma Plant ha sempre detestato l’insinuazione. Guardando un giorno un poster dei Judas Priest ha detto «se sono responsabile di questo in una qualunque maniera, sono veramente imbarazzato». Per il suono e per il look.

La cosa veramente interessante, e anche un po’ più imbarazzante dei Judas Priest, è l’impatto di questo primo Lp su buona parte della comunità dei critici musicali di allora, Rolling Stone in particolare. La recensione d’epoca lo paragona molto sfavorevolmente (’tristemente reminescente’) a “Truth” del Jeff Beck Group che l’ha preceduto di poco, e aggiunge che Page, «pur competente chitarrista, è un produttore molto limitato e autore di canzoni deboli e senza immaginazione. Se vogliono riempire il vuoto lasciato dai Cream è meglio che si diano da fare e trovino materiale adeguato». In risposta, gli Zeppelin per tutta la carriera non concederanno mai un’intervista alla più importante rivista americana. Non ne avranno bisogno. Ma com’è possibile che abbiano cannato in questa maniera?

Piuttosto incredibile, anche se 50 anni dopo RS, approfittando di uno dei tanti repackaging che i dischi degli Zep hanno avuto negli ultimi 30 anni, ne pubblicherà una che sa di penitenza in piena regola. Difficile capire il perché di questo ostracismo, che durerà non pochi anni. Io il mio impatto da sedicenne con ’Dazed and Confused’ me lo ricordo come fosse ora: in salotto, ascoltando la radio, che certo non suonava come uno stereo, rimasi choccato, pensavo fossero atterrati i marziani e avessero cominciato a fare dischi. Non era il primo disco che ascoltavo, c’erano già stati gli Who e Jimi Hendrix, ma la sensazione era che nessuno avesse mai suonato una musica così potente, fisicamente trascendente, spaced out, apocalittica. Così rock, anche se il termine sarebbe stato certificato dopo l’avvento degli Zep.

Come l’iconica copertina, rielaborazione grafica di George Hardie del Luftschiff Zeppelin Hindenburg #129 che prende fuoco e fa una strage nel 1937 atterrando nel New Jersey dopo una transvolata oceanica, i Led Zeppelin promettono dall’inizio fuoco e fiamme, un’apocalisse bombastica. E lo fanno con la produzione di Page, che è tutt’altro che limitata: è essenziale, attenta a mettere a terra tutta la potenza della band che si riunisce in sala di registrazione nell’ottobre 1968, circa due mesi dopo il loro primo incontro e il tour svedese. Page ha già una bella esperienza in studio, è stato uno dei musicisti più richiesti come turnista di lusso negli anni precedenti, lo trovate (accreditato o meno) in centinaia di brani. È ricco, già a modo suo una star riconosciuta, ma vuole creare qualcosa di nuovo.

In un’intervista a Phil Alexander su Mojo, racconta la visione iniziale: «La mia collezione di dischi era veramente eclettica. Tutti avevano dischi di r’n’r, magari con i dischi blues del catalogo Chess. Ma io avevo musica da sitar, araba ed elettronica. Ero appassionato di musique concrete dove la musica viene tagliata, un equivalente musicale del lavoro di cut up di Burroughs. Mi piaceva anche la musica classica, tradizionale e moderna. Negli Yardbirds avevo cominciato a fare una musica che missasse musiche, tessiture e suoni diversi. Ho continuato in questa direzione coi Led Zeppelin. Cercavo di creare qualcosa che non si fosse mai sentito prima, o comunque non si fosse mai sentito come lo suonavamo noi. È quello che ho cercato di fare fin dai primi accordi di ’Good Times Bad Times’».

Quella doppia pennata di chitarra che arriva a sorpresa da subito e poi continua a ripetersi con la violenza di un martello, il charleston che come un metronomo tiene il tempo, il campanaccio che lo raddoppia e la rullata che introduce la voce di Plant sono l’inizio della leggenda, un riff r’n’b di Jones a tenere insieme le varie stanze della canzone. Nonostante la canzone potrebbe essere un pezzo pop anni 60, c’è una brutalità che non lascia nulla di inespresso. Quando a 1’30” parte un assolo di 20” di cattiveria inaudita si capisce che c’è poco da scherzare. 


https://youtu.be/bjUeGOxnZzo

Qui si fa sul serio, e Page ha l’esperienza per sapere quanto sia importante catturare la energia cruda delle performance, sempre in presa diretta, con poche sovraincisioni. Negli Olympic Studios, ingegnere del suono quel Glyn Johns che lavora con Who e Stones, dispone i microfoni in vari punti della sala. È lo stesso effetto dei dischi di blues della Chess, allora ancora in mono, per avere un suono d’ambiente, in cui la pulizia non è in cima alla lista delle priorità, anche se ogni strumento è scolpito e potente di suo. La batteria di Bonham viene posta su una pedana per amplificarne la potenza, «catturare ogni frequenza proveniente dalla batteria era fondamentale per sentirla respirare mentre veniva suonata». Nel mix, il basso assurge a un volume e a un’importanza da colonna del tempio. Ogni singolo suono o strumento è definito, ognuno aggiunge la sua parte al suono d’insieme, più grande della somma delle sue parti, ed è questo il segreto del trionfo sonoro di “Led Zeppelin” e delle otto produzioni discografiche in studio – tutte firmate da Page – che seguiranno, dal ’79 al ’91.

Il secondo brano dichiara subito che non sarà tutto heavy, che c’è spazio per un lato acustico. ’Baby I’m Gonna Leave You’ è un brano anni 50 della folksinger americana Anne Bredon, ed è il primo brano che Page fa sentire a Plant, già tutte le parti di chitarra in testa, quando viene a trovarlo sulla sua nuova casa sul fiume a Pangbourne, fuori Londra. Lo sentono dall’album “In Concert” di Joan Baez, che riprendendola l’ha firmata ’traditional, arrangement Joan Baez’ senza citare l’autrice, e così anche Page se ne intesta l’arrangiamento. Non è l’unica dimenticanza riguardo ai crediti dell’album (dal ’91 dopo una causa sarà co-intestata), ma almeno l’arrangiamento qui c’è, perché quella che è una ballata a un certo punto si ferma e diventa heavy, una tempesta di basso e batteria, la voce di Plant alta e sofferta, poi ritorna acustica e poi ritorna dura e poi di nuovo acustica e poi di nuovo come un tuono, la battuta sul quarto quarto fenomenale, memorabile come quella di ’Gimme Some Lovin’. Sul finale, la chitarra filtrata attraverso un altoparlante Leslie cede di nuovo il passo alla melodia folk, un’alternanza che è la sintesi di due anime, una scelta di dinamica estrema che sarà sempre una delle matrici del gruppo (si pensi alla ’Stairway To Heaven’ che è ancora lontana).

https://youtu.be/wO6bRjcyQN8

Terzo brano, altra influenza in primo piano: ’You Shook Me’ è il migliore dei due brani presenti del principale autore blues degli anni 60 (oltrechè contrabbassista in house della Chess Records) Willie Dixon, scritto sette anni prima per Muddy Waters. È la radice primaria della musica degli Zeppelin, e se cercate un esempio di come i quattro hanno trasformato il blues afroamericano, questo è quello giusto. La chitarra di Page acida e durissima con una spruzzata di psichedelìa, la voce di Plant altissima, feroce, il basso e la batteria così heavy che ogni battuta sembra il passo di un gigante che fa tremare il suolo dove cammina: «Non è facile essere così funky con un brano lento, ma John c’è riuscito». Jeff Beck l’ha proposto per primo in “Truth”, accusando l’ex compagno di avergli rubato l’idea. Il confronto è utile per capire le differenze di approccio, quello degli Zeppelin oggettivamente più riuscito.

https://youtu.be/OM3kl-hg4rI

Attaccato, senza pause, arriva ’Dazed and Confused’, musica così solida e allo stesso tempo così liquida in certi passaggi, una sorta di jam improvvisata durante la quale – artificio già messo in pratica con gli Yardbirds- Jimmy Page imbraccia l’archetto del violino e suona la sua elettrica con effetto che di volta in volta è melodico, dronico, irreale, spaziale, marziano. La carica dei quattro dell’apocalisse poi parte di colpo e si fa orgia elettrica, un fiume in piena che trascina via tutto, tonalità sempre più alte, finchè le rullatone di Bonham riportano tutto alla base, per un attimo torna il blues primordiale in mezzo a un vortice di effetti, volume che si impenna e poi si placa. Sempre Page: «per certi versi, è disturbante da ascoltare. Ma era voluto. Non voleva essere educata. Voleva creare un disturbo nella tua mente». Anche ’Dazed and Confused’, firmata sul disco da Page, è in origine una folk song, questa di Jack Holmes, cantautore americano che ha suonato, guarda caso, come apertura in un concerto degli Yardbirds a New York. Rimarrà sempre uno dei brani centrali degli Zeppelin dal vivo, improvvisata e strecciata a volte fino alla mezz’ora.

https://youtu.be/CytJvXbFlKU

Una intro classicheggiante all’organo da parte di Jones apre la seconda facciata, chitarra acustica e melodia, e alla fine delle strofe una sorta di gospel, minaccioso però: ’Your Time Is Gonna Come’, la ritmica che scandisce e la pedal steel guitar che innalza. Lo strumentale ’Black Mountain Side’, basato sull’arrangiamento del traditional ’Black Water Side’ di uno dei maestri del folk britannico Bert Jansh, doppia chitarra acustica sovraincisa e tabla di Viram Jasani, è un assaggio ulteriore di quel lato acustico, più celtico che country, che sarà sempre presente nei loro album, una vetrina per i virtuosismi di fingerpicking di Page. 

’Communication Breakdown’ è il rock veloce dell’album, la voce di Plant che sale sopra la chitarra di Page già alta di suo: come nelle improvvisazioni vocali, come nei blues tirati per il collo e in ogni direzione, la voce di Plant è assolutamente fondamentale per il suono nell’insieme. «Uno strumento a sé stante», dice Page sempre su Mojo, «non volevamo un crooner che cantasse sopra quello che stavamo suonando. Volevamo qualcuno che suonasse totalmente disinibito. Primordiale! Era chiaro fosse un ginnasta vocale, e sapesse anche improvvisare. E anche questo era super importante per me. Volevo uno che improvvisasse e che si mangiasse le canzoni». 

https://youtu.be/awc41KCxx0g

Il secondo blues di Dixon, ’I Can’t Quit You baby’ (l’originale nel repertorio del grande Otis Rush) porta all’ultimo brano dell’album, ’How Many More Times’, e sono 8’30” di tour de force da mozzare il fiato. Una chitarra wah wah filtrata apre, e poi arriva tutto il resto dell’artiglieria, il riff di base con un incedere da battaglia campale e i break di chitarra che arrivano fino in cielo mentre Bonham sotto rulla come non ci fosse un domani. Dentro c’è di tutto, dalle citazioni blues di ’How Many More Times’ di Howlin’ Wolf al Bolero di Ravel, finchè si scivola in un’improvvisazione quasi ambient, un drumming leggero che fa da appoggio per la parte solista di Plant. Canta, si lamenta, urla e strepita istrionicamente mentre il suono alle spalle cresce, cresce ancora e alla fine si trasforma in una sorta di heavy hip-hop antelitteram, un controtempo tostissimo che sfocia in ’The Hunter’ di Albert King (scritta da Booker T. & the MG’s, la stratosferica studio band della Stax). Poi riparte daccapo il riff iniziale, sempre più torrenziale, e si chiude nel delirio sonico con un ultimo sbreng!.

https://youtu.be/wEPog_WdPE4

Se l’avete sentito a volume, diciamo, adeguato, il silenzio cala come un vuoto, le orecchie che risuonano e la sensazione di essere appena passati attraverso una tempesta. Tipo quando in autostrada incocci un diluvio che di colpo finisce e c’è il sole, e ti chiedi «whew, che è successo?».

Questo è l’effetto che più di 50 anni dopo ancora porta con sè il debutto degli Zeppelin. Immaginatevi allora, con l’effetto-prima-volta. Stordente, e così sarà il format per tutta la loro corsa. «Pensavo, prima ancora di avere il gruppo, che se un album fosse stato realizzato con abbastanza contrasto, con abbastanza drammaticità, quello che chiamiamo luce e ombra, e poi le parti vocali, e la chitarra suonata in modo superheavy, sarebbe stato incredibile. È ciò che abbiamo tentato di fare».

Vera mente di tutta l’operazione, Jimmy Page paga con i suoi soldi la produzione, duemila sterline per 30 ore di studio in nove giorni missaggio incluso, e con il gigantesco (e cattivissimo) manager Peter Grant contatta a New York la Atlantic di Ahmet Ertegun e Jerry Wexler: «Ci siamo presentati con il disco già finito, e quindi potevamo imporre le nostre condizioni. Era un affare da prendere così o lasciare. Hanno capito che era musica radicale, non avevano mai sentito nulla del genere».

Firmano subito, obiettivo il mercato degli album, nei patti anche nessun singolo (ma il patto verrà sospeso per ’Whole Lotta Love’), e pieno appoggio. Nessuna apparizione televisiva, centinaia di interviste solo alle radio FM underground americane: «a volte anche in un tenda nel mezzo del nulla, ma solo con gente che capiva e amava quello che facevamo». Lentamente, per passaparola ed entusiasmo crescente, gli Zeppelin passano dal Marquee a Londra ai due Fillmore, East and West a NYC e San Francisco, e presto arriveranno i tutti esauriti negli stadi. 

In un solo anno, “Led Zeppelin II” uscirà sei mesi dopo, scrivono la loro storia di how the west was won. 

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Speciale archivio TBL:
Melody Maker Poll Awards: 28 novembre 1979 – 41 anni passati...
41 anni fa, in un freddo pomeriggio di fine novembre del 1979, sono entrato nell'ambiente lussuoso del Waldorf Hotel di Londra e ho ordinato una vodka e lime al bar proprio dietro Richard Cole che stava organizzando drink per tre quarti dei Led Zeppelin.
L'occasione era l'annuale Melody Maker Poll Awards per il quale Peter Grant aveva radunato Robert, Bonzo e Jonesy per accettare ben sette premi. Erano presenti Richard Cole, roadie e tecnici assortiti e il personale di Swan Song.
Ero lì a riferire tutto per quello che sarebbe diventato il numero 4 di Tight But Loose. Parte del testo di quel rapporto (a mia insaputa) sarebbe stato opportunamente esagerato anni dopo nel libro The Hammer Of The Gods.
Ricordo di aver visto Robert indossare un paio di scarpe da ginnastica Nike gialle e blu brillanti che aveva acquistato al torneo di calcio di Wembley Goal Diggers la domenica precedente e che ero stato a guardare. Ho preso nota mentalmente di cercare un paio simile al mio ritorno a Bedford: erano anche i miei guru dello stile allora e sono sicuro di non essere stato l'unico anche se ho tracciato la linea nell'investire in un abito da drago!
Diario di Dave Lewis , 💓
Thanks Dave

http://www.tightbutloose.co.uk/tbl-news/melody-maker-poll-awards-1979-tbl-archive-special-including-previously-unpublished-photos-lz-news-la-forum-1975-letz-zep-online-gig-jimmy-in-brazil-book-led-zeppelin-iv-part-2-dl-diary-blog-update/?fbclid=IwAR1F-z0pttwMZ4jklZBFW4UnWvYOaxUtkWPHOUiI7XeYLyGG5Vy3MgJG7PU




“È stato Plant a portare la bucolica campagna gallese nel processo creativo del gruppo. Letteralmente, Plant ha fornito le piante, le erbe e le radici, per gli incantesimi di Page.
- Randall E. Auxier, in Led Zeppelin e Filosofia , p. 127.


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La canzone dei Led Zeppelin è resuscitata 30 anni dopo la sua uscita
For Your Life
https://faroutmagazine.co.uk/led-zeppelin-song-resurrected-30-years-later/?fbclid=IwAR1pcWz5G_BkkdABc77nNiY4QDSqo_hoXz2728iibtPrd1ff_xtMwoQJHRI



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L’amore e la poesia di Robert Plant..
“Io credo.”
Il nostro destino
Il 25 maggio di quasi trent’anni fa uscì Fate on Nations, opera di un uomo che negli anni ’70, decennio della piena affermazione del rock, era stato il Dio apollineo della sua versione hard: Robert Plant, ex frontman dei grandiosi Led Zeppelin. La sua voce era irriconoscibile e quasi incapace di interpretare i classici dei Led; eppure la canzone di lancio mi spinse a comprare quell’album di inediti, che ascoltai fino allo sfinimento. Mi piacque tanto e mi innamorai di quel singolo: “I believe“.
E solo ora, davvero, capisco perché ad ascoltarla mi commuovevo così tanto, come ancora adesso, in quanto padre:
Questo spirito inquieto fa un lungo viaggio di ritorno a casa
Come il vento, sei libero
Basta un sussurro – ti sento, in modo da parlare con me.
(I believe – 1993)
Oblio
Alla fine degli anni ’70, durante un tour mondiale, Robert Plant apprese della morte del suo bambino di 7 anni, Karac Plant, a causa di una infezione intestinale. Tour interrotto. Silenzio. Forse i Led si sarebbero sciolti.
Tornarono invece con un ultimo album, “In through the out door” contenente la struggente ballata All My Love, scritta da Plant, dedicata al figlio (si dice che riuscì a cantarla per un’unica sessione, tale era il dolore).
Sua la voce che giace dentro
Nostro il fuoco, tutto il calore che possiamo trovare
Lui è una piuma nel vento
(All my love, 1979)
Per almeno due decenni, dopo lo scioglimento del gruppo, Robert Plant risalì piano fino a ritornare al vertice dei grandi solisti rock. Una risalita lenta e incerta, fino all’album Fate of Nations.
E con I believe, scopriamo che Robert Plant ancora parla col figlio.
Rinascita
Ecco, tutto qui. Ascoltate le due canzoni (“All my love” e “I Believe”) e leggete i testi, stupendi, vere poesie: noterete la differenza; e forse capirete il miracolo avvenuto nel cuore di un grande artista.
“Fin dall’inizio di questo progetto, intorno al gennaio 1991, subito dopo il tour Manic Nirvana , sapevo cosa avrei fatto: tornare indietro nel mio passato, ascoltando [Moby] Grape , i [Jefferson] Airplane , Tim Hardin , Quicksilver , Traffic e altri artisti di svolta nel rock. Queste persone stavano cercando di dire qualcosa all’ascoltatore, unendo varie tradizioni, con il senso di una ricerca che veniva insinuato e bandito nei loro temi acustici ed elettronici. Sono anche orgoglioso di quello che ho tentato di fare liricamente [sull’album], cercando di raccontare storie vivide che provengono da una ricca tradizione di prosa.” (Robert Plant)

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I like to revisit this every once in a while.
- "It only takes the first two seconds of the first song on their first record for Led Zeppelin to make crystal clear exactly what they intend to do – and exactly what they intend to do to you.
"It wasn't supposed to be a pretty thing. It was just an unleashing of energy." , Plant later said.
Ogni tanto mi piace rivederlo.
- "Bastano solo i primi due secondi della prima canzone del loro primo disco per i Led Zeppelin per chiarire esattamente cosa intendono fare - e esattamente cosa intendono fare a te.
"Non doveva essere una bella cosa. È stato solo uno scatenamento di energia. ", Plant disse più tardi...
'LED Zeppelin'
Ci vogliono solo i primi due secondi della prima canzone del loro primo disco ai Led Zeppelin per chiarire esattamente cosa intendono fare – e esattamente cosa intendono fare a te. Nell'apertura di "Good Times Bad Times", la band lancia un attacco di due note che cade come una cassaforte da cartone animato, schiarendo l'aria per il groove sincronizzato di John Bonham, la chitarra a spada rapida di Jimmy Page e l'ululato di fascia alta di Robert Plant sesso così forte da far parlare i vicini. "Non era davvero una cosa carina", ha detto in seguito Plant. "Non doveva essere una cosa carina. Era solo uno sfogo di energia".
Quando Led Zeppelin è stato rilasciato nel gennaio 1969, è entrato nella Top 10 nelle classifiche degli Stati Uniti e del Regno Unito, nonostante le tiepide recensioni. L'enormità dell'innovazione di Zeppelin non era del tutto facile da riconoscere. In un'era di trascendenza spirituale e di racconti sul coraggioso Ulisse, avevano trasformato la mania del sesso adolescenziale del rock & roll degli adolescenti in qualcosa di enorme, ribollente e mitico-bestiale. Il misticismo orientale e Mordor e l'oro radiofonico del ballo di fine anno sarebbero arrivati ​​​​tutti più tardi. Questo era qualcosa di più puro: Zeppelin come centrale elettrica all-id. Era un metallo pesante.
– Jon Dolan

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si riprende a lavorare....
magari all'aria aperta...
Buongiorno Zepp..💞
John Paul Jones , Jimmy Page e Robert Plant registrano all'aperto con lo Stones Mobile a Stargroves, 1972.
“Durante le sessioni abbiamo sperimentato la registrazione all'esterno sul prato per cercare di ottenere un ambiente acustico neutro privo di riverberi. Nella canzone "Black Country Woman" abbiamo seguito Jimmy e John Paul Jones che suonavano la chitarra acustica. Puoi sentire gli uccelli che cinguettano in sottofondo se ascolti attentamente... Questa foto di loro che provano la canzone era tipica dello spirito avventuroso della band.“ - Eddie Kramer






💞

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Robert Plant (1969)
I Led Zeppelin, guidati dalle urla di Robert Plant, avevano in sé tre musicisti molto bravi. Il batterista John Bonham ha eseguito uno dei migliori assoli che abbia mai sentito e la chitarra solista Jimmy Page ha suonato in modo eccellente. Al basso c'era John Paul Jones. Tuttavia, il canto di Plant ha sminuito qualsiasi effetto musicale che il gruppo ha avuto. Ha semplicemente imitato la chitarra solista con la sua voce ... molto
divertente
. Ma la folla lo adorava, non permettendo al gruppo di andarsene prima di aver completato un bis di mezz'ora. (Recensione di Mark Gindes sullo spettacolo dei Led Zeppelin all'Anaheim Convention Center)
noi siamo Zepper anche per questo


“John Bonham è il più grande batterista rock di tutti i tempi. Bonham ha giocato direttamente dal cuore. La sua batteria non era affatto perfetta, ma quando ha colpito un groove era così profondo che era come un battito cardiaco. Aveva questo senso maniacale di cacofonia, ma aveva anche la sensazione finale. Poteva oscillare, poteva salire in cima o poteva tirarsi indietro. I Led Zeppelin, e soprattutto la batteria di John Bonham, mi hanno davvero aperto le orecchie. Non ho scoperto veramente gli Zeppelin fino a 16 anni. Mi piaceva l'hardcore punk rock: batteria spericolata e potente, un ritmo che suonava come uno sparo di fucile in una cantina di cemento. Ma quando il CD è uscito per la prima volta negli anni '80, il primo che ho ascoltato è stato "Houses Of The Holy". Ha cambiato tutto. Ho riprodotto quel CD migliaia di volte. Ho ascoltato così tanto che potevo sentire il cigolio del pedale della cassa! Ho imparato a suonare gli strumenti a orecchio. Non sono stato addestrato e non so leggere la musica. Quello che suono viene direttamente dall'anima - ed è quello che sento nella batteria di John Bonham. Ho visto Bonzo sul DVD dei Led Zeppelin e sembra che il film sia stato velocizzato perché suona così velocemente. Non conosco nessuno che pensi che ci sia un batterista rock migliore di John Bonham: è innegabile! " —Dave Grohl.

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ricordando Chris Cornell
18 maggio 2017
quando un Artista è grande..
bastano poche parole per capire se ama davvero la Musica..o la suona..
Chris Cornell: ‘Deprimenti i Led Zeppelin senza Robert Plant’
Chris Cornell, ex Soundgarden ed ex Audioslave, nonché solista con due album all’attivo ed un terzo, “Scream”, in arrivo prossimamente, ha affermato d’essere totalmente contrario ad un eventuale tour dei Led Zeppelin senza il cantante Robert Plant.
Cornell, che sarebbe stato inizialmente contattato da un membro dell’entourage dello storico gruppo britannico, ha detto: “Non farei mai una cosa simile, che io sia stato contattato o meno. E’ una cosa che non capisco assolutamente. Non vorrei proprio vedermi a fare canzoni dei Led Zeppelin con due che erano in quel gruppo mentre Robert Plant è magari da qualche parte che fa un altro tour. Che Dio li benedica, ma quelli non sarebbero i Led Zeppelin, sarebbero una cosa deprimente. Non mi unirei a loro per il rispetto che ho nei confronti della storia del gruppo”.
e soprattutto la grande amicizia e ammirazione che lo legava a Robert Plant.

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