sabato 29 aprile 2023

69..DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."( i suoi pensieri e interviste su perdita del figlio, di Bonzo e non più reunion--recensioni - interviste varie e curiosità )


 ..a volte suona la chitarra

a volte il piano
voce, armonica a bocca, percussioni, chitarra, batteria
e anche il basso...
𝐋𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐬𝐮 '𝐋𝐞𝐝 𝐙𝐞𝐩𝐩𝐞𝐥𝐢𝐧 𝐈', 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐦𝐞: 𝐯𝐨𝐜𝐞, 𝐚𝐫𝐦𝐨𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐞 𝐛𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞. 𝐌𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 – 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚, 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨, 𝐝𝐚𝐥 𝟏𝟗𝟔𝟖. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐧 𝐧𝐨𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐃𝐢𝐨 𝐬𝐢𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐨 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐩𝐞𝐫𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚 𝐉𝐨𝐧𝐞𝐬𝐲 [𝐉𝐨𝐡𝐧 𝐏𝐚𝐮𝐥 𝐉𝐨𝐧𝐞𝐬] 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐢𝐮𝐭𝐨 [𝐫𝐢𝐝𝐞]. 𝐌𝐚 𝐬𝐮𝐩𝐩𝐨𝐧𝐠𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐬𝐛𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐨, 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚̀ 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐨.
𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭.
La band degli anni 2000 di cui Robert Plant voleva essere il bassista
E il motivo principale è proprio il fatto che il gruppo non ha un bassista nella sua formazione.
Robert Plant non è mai stato il tipo di musicista che si sofferma sulle glorie del passato. L'eterno frontman dei Led Zeppelin è sempre stato al passo con gli artisti che compaiono in ogni nuova era musicale, instaurando anche collaborazioni di successo.
Durante un'intervista del 2005 con Rolling Stone (recuperata da Showbiz CheatSheet ), il cantante ha menzionato un duo che gli ha dato piacere durante l'ascolto. All'epoca furono una rivelazione, oggi una realtà consolidata.
“Sono molto felice di ascoltare The Black Keys . Sono i bambini più festeggiati di Akron, Ohio, e devono tanto a Skip James quanto me. Quindi sento un sacco di roba del deserto, alcuni blues davvero vecchi, come 'Blind' Lemon Jefferson nel loro suono.
Robert Plant, bassista?
Il rispetto era così grande che Robert Plant si offrì persino di suonare il basso nella band, cosa che aveva fatto in alcune delle prime registrazioni dei Led Zeppelin.
“Mi piacerebbe suonare un po' il basso con loro. In realtà ero un bassista occasionale. Lo dice su 'Led Zeppelin I', accanto al mio nome: voce, armonica e basso occasionale. Molto occasionalmente – una volta, credo, dal 1968. Come in nome di Dio sia finito sulla copertina è così divertente. Sono sicuro che a Jonesy [John Paul Jones] non è piaciuto [ride]. Ma suppongo che ogni volta che ha sbagliato, potrei dire che sono stato io.
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La maggior parte dei fan dei Led Zeppelin non sa che il cantante Robert Plant è anche un bassista. Ha anche suonato un po' in uno dei primi album della band! Anche se la leggenda del rock era bloccata alla voce quando si esibiva con gli Zeppelin , nel corso degli anni si è dilettato con altri strumenti. Nel 2005 ha ammesso di voler suonare il basso per una band che molti hanno paragonato a quella che lo ha reso famoso.
Robert Plant dei Led Zeppelin ha detto che "gli piacerebbe suonare il basso" con i Black Keys
Conosciuti per suonare blues rock, i Black Keys si sono formati nel 2001 ad Akron, Ohio. Composto da Dan Auerbach e Patrick Carney, il duo è esploso dopo aver concesso in licenza la loro musica per uso commerciale. La band ha attirato l'attenzione di molte persone del settore, incluso il frontman dei Led Zeppelin.
In un'intervista del 2005 con Rolling Stone , Plant li ha elencati tra le band che stava ascoltando in quel momento.
"Sono molto felice di ascoltare i Black Keys", ha detto Plant. "Sono i figli più celebrati di Akron, e devono molto a Skip James, come me. Quindi ascolto un sacco di roba del deserto, alcuni blues molto vecchi come Lemon Jefferson e i Black Keys."
Il classico crooner rock non si è fermato qui, però. Mentre i fan sapevano che Plant suonava l'armonica, pochi sapevano che aveva suonato il "basso occasionale" per i Led Zeppelin.
"Mi piacerebbe suonare il basso con loro per un po'", ha detto, riferendosi ai Black Keys. “In verità, ero un bassista occasionale. Lo dice su Zeppelin I, accanto al mio nome: voce, armonica e basso occasionale. Molto occasionalmente - una volta, credo, dal 1968. Come, in nome di Dio, è finito sulla copertina è così divertente. Sono sicuro che a Jonesy [John Paul Jones] non è piaciuto [ride]. Ma suppongo che ogni volta che ha fatto una cazzata, potrebbe dire che sono stato io.
Robert Plant e The Black Keys si sono incrociati
Sebbene non sia chiaro se Plant abbia mai incontrato il duo, ha sicuramente avuto l'opportunità. Secondo Live For Live Music , sia Plant che The Black Keys si sono esibiti all'undicesima edizione del Mountain Jam Music Festival nel 2015. Plant ha suonato alcune cover dei Led Zeppelin all'evento con la sua ex band, i Sensational Space Shifters.
I musicisti si sono incrociati di nuovo qualche anno dopo per celebrare il 50° anniversario dei Led Zeppelin. Per onorare la band che li ha ispirati, i Black Keys hanno creato una playlist curata di 11 canzoni degli Zeppelin che ritenevano dimostrassero l'evoluzione della band. Come riportato da Rhino , hanno introdotto la playlist con una citazione di Carney dei Black Keys, che recitava:
“Nel 1991, mio ​​padre ha controllato i Led Zeppelin II dalla biblioteca pubblica di Akron e mi ha chiesto di ascoltarli. Mi ha cambiato la vita.”
Robert Plant in tournée con Alison Krauss
Più di recente, Plant si è riunito con la cantante e violinista country-bluegrass Alison Krauss per registrare un album successivo al loro successo del 2007 Raising Sand . Dopo 10 anni di distanza, hanno pubblicato Raise the Roof nel 2021. Secondo BlabberMouth , Plant ha descritto l'album come "così lontano da tutto ciò che ho fatto prima".
“Amo l'intero caleidoscopio di musica che ho esplorato, ma questo è un posto dove puoi pensare all'interno della canzone, puoi decidere come portare a casa un'emozione. È un'altra miscela che abbiamo, e a lungo potremmo averne di più.
Billboard ha riferito che Raise the Roof è stato nominato per tre Grammy Awards alla 65a edizione dei Grammy Awards nel 2023, tra cui Best Americana Album, Best American Roots Song per "High and Lonesome" e Best Country Duo / Group Performance per "Going Where the Lonely Go .”
Secondo plantkrauss.com , Plant e Krauss sono in tournée negli Stati Uniti e in Canada tra aprile e luglio.

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12 agosto 1968
Prima prova
Questa settimana è all'incirca la data della loro prima jam, dove Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham hanno provato in Gerrard Street, a Londra. Secondo loro, l'alchimia è stata percepita all'istante mentre suonavano Train Kept a Rollin'.
John Paul Jones : "Abbiamo suonato insieme per la prima volta in una piccola stanza in Gerrard Street, un seminterrato, che ora è Chinatown. C'erano solo amplificatori da parete a parete e uno spazio per la porta - e basta. Letteralmente, erano tutti che si guardavano l'un l'altro - 'cosa suoniamo?' Io che facevo più sessioni, non sapevo proprio niente. C'era un vecchio numero di Yardbirds chiamato Train Kept a Rollin' ... L'intera stanza è esplosa". (intervista del 1990)
Robert Plant : "Ricordo la piccola stanza, tutto quello che posso ricordare era caldo e suonava bene - molto eccitante e molto stimolante davvero, perché potevo sentire che qualcosa stava accadendo a me stesso e a tutti gli altri nella stanza. Mi sentivo come avevamo trovato qualcosa con cui dovevamo stare molto attenti perché avremmo potuto perderlo, ma era notevole: il potere. (intervista del 1990)
Jimmy Page : "Alla fine, sapevamo che stava accadendo davvero, davvero elettrizzante. Eccitante è la parola. Siamo partiti da lì per iniziare le prove per l'album." (intervista del 1990)
John Bonham : “Quel giorno abbiamo giocato bene ed è andata abbastanza bene. Anche la prima volta che abbiamo suonato insieme, c'è la sensazione quando suoni se sarà qualcosa di buono, ed è stato bello, davvero molto bello. Ma a quel tempo non avevo idea che avrebbe raggiunto quello che ha.” (intervista del febbraio 1972)
Cinquant'anni fa, quattro ragazzi che desideravano avventure sonore degne del loro talento si sono riuniti per la prima volta e hanno capito subito di avere qualcosa di speciale in ballo. Hanno fatto conoscere il segreto al mondo con diversi primi spettacoli, e poi lo hanno gridato più forte con l'uscita del loro primo album. E il panorama della musica non è mai stato lo stesso. E mi piace!
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25 agosto 1968
Sessione in studio per l'album PJ Proby
Sebbene la data esatta non sia confermata, era approssimativamente la fine di agosto 1968 quando i membri dei Led Zeppelin entrarono per la prima volta in uno studio di registrazione. Una sessione preesistente aveva prenotato John Paul Jones per l'album di PJ Proby, Three Week Hero . Data di uscita: aprile 1969.
John Paul Jones : "Mi ero impegnato a fare tutti gli arrangiamenti per l'album. Dato che all'epoca stavamo parlando delle prove, ho pensato che sarebbe stata una comoda fonte di guadagno. Dovevo comunque ingaggiare una band, quindi ho pensato di prenoterei tutti quelli che conoscevo." (C.Welch)
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http://www.alexdante.com/letture-robert-plant-una-vita/

LETTURE: ROBERT PLANT – UNA VITA

ROBERT PLANT – UNA VITA

di Paul Rees – edizioni Arcana – 2014

Traduzione di Marco Lascialfari



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Ecco una biografia di Robert Plant a cura di Paul Rees, critico musicale che ha scritto per “Sunday Times”, “Indipendent” e “Telegraph”, oltre che per riviste specializzate come “Q” e “Kerrang!”. La storia prende il via dall’infanzia, passa per l’adolescenza e scivola spedita verso gli anni degli esordi nei locali del “Black Country”, arrivando all’ingresso negli Yardbirds, evento che salvò Plant dall’abbandonare la strada della musica.



 

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Il testo presente sul retro del libro.

 

Nel libro c’è tutto, la cavalcata con i Led Zeppelin, la perdita del figlio Karac e dell’amico John Bonham, la carriera solista, le reunion e lo sguardo al futuro. Ne viene fuori il quadro di un uomo con una cultura musicale blues impressionante, molto legato al Black Country e agli amici e capace di guardare al futuro senza lasciarsi schiacciare dal suo ingombrante passato. Ciò che emerge è che Plant, rispetto a Jimmy Page, non sembra avere alcun interesse a rimanere legato al fantasma degli Zeppelin, ma è piuttosto intenzionato a esplorare nuove strade, come testimonia la sua carriera solista.

 



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Pagine interne.

 

La storia è compressa in poco più di trecento pagine, ma rende bene l’idea della personalità solare e sciabordante di quella prima donna che è Robert Plant, un personaggio di un’altra epoca che, forse più di altri, ha beneficiato dell’onda dionisiaca degli anni Sessanta e, nel bene e nel male, l’ha incanalata nella musica e in uno stile che hanno fatto la storia del Rock.

Difetti: la sensazione che a tratti può dare è quella di una biografia un po’ classica, quasi un “compito ben svolto”, istituzionale ma carente sotto il profio dell’anima.



 

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Alcune delle pagine fotografiche presenti nel libro.

 

Un appunto: ho notato un paio di approssimazioni grossolane quando, nel dipingere la scena musicale, si parla di altre band. Ad esempio al capitolo 17 l’autore, parlando della reunion dei Beatles superstiti al tempo dell’Anthology, definisce “Free as a bird” «…un brano che John Lennon non aveva terminato di incidere con loro (i Beatles NdR)», cosa assolutamente falsa, in quanto era un demo del solo Lennon, datato 1977. Oppure quando una pagina dopo scrive che «Gli Oasis furono visti come i nuovi Stones…», affermazione curiosa, visto che più che agli Stones gli Oasis sono stati principalmente paragonati ai Beatles.




Jimmy Page a Mannheim, Germania all'Eisstadion (Icestadium) durante l'ultimo tour dei Led Zeppelin, 1980 (foto di Klaus Hiltscher)



 Vedi vedi Jonsey..

forse gli altri erano più "visibili"
ma lui ha sempe detto che non era da meno
ma..lo teneva un pò più nascosto😉😊
1 marzo 1973 - John Paul Jones a Copenhagen, in Danimarca, al famigerato ricevimento stampa in una galleria d'arte (Galerie Brich).
“C'era un'attraente donna dai capelli scuri in giro e John Paul Jones stava cercando di affascinarla. In quasi tutte le foto che ho scattato lui è proprio accanto a lei che la guarda con questi occhi mezzo ubriachi e goffi. Penso davvero che stesse, come si dice in danese, 'cucinando con lei'. Ho scoperto da poco che era la cognata del proprietario della Galleria”. – Jorgen Angel..



https://www.ondamusicale.it/oggi-in-primo-piano/22809-led-zeppelin-i-il-leggendario-esordio-della-band/?fbclid=IwAR0vbUhMske2xkpnb91ppm8BoOqxuIBdtk8B5piC90A1XLTppKYQDAKxepA

“Led Zeppelin I”: il leggendario esordio della band
12 Gennaio 2021
Il 12 gennaio del 1969 l’album d’esordio dei Led Zeppelin si abbatte nei cieli non troppo sereni del mondo del rock come il proverbiale fulmine. Sebbene nessuno degli ingredienti utilizzati dalla band debuttante sia da considerarsi di prima mano, il risultato è un suono mai sentito prima.
Ascoltando l’opera prima di Page, Plant, Jones e Bonham, si trascura quasi sempre un fattore: quando il complesso si reca in studio per registrare in poche ore il disco, ha poche ore di prove alle spalle e nessuna previsione sulla possibile accoglienza del pubblico verso un tale miscuglio di cose già sentite, ma ricombinate in modo totalmente innovativo.
Non solo: se Jimmy Page e John Paul Jones si sono fatti un buon nome come turnisti e – il secondo – come arrangiatore, Robert Plant e John Bonham sono praticamente degli illustri sconosciuti; entrambi hanno militato nei “Band of Joy” e Plant ha da esibire qualche registrazione solista, oltre a una presenza scenica sfrontata e dirompente.
Eppure basta ascoltare i solchi di questo primo capitolo della loro discografia per rendersi conto che l’amalgama è già perfettamente a punto; il suono è talmente compatto, definito e maturo che nei dischi successivi saranno necessari ben pochi aggiustamenti per raccogliere dai disciolti Beatles il testimone di gruppo più popolare del pianeta. Anzi, per qualcuno, il loro suono non sarà mai più così fresco, innovativo e ammantato di perfezione come nel lavoro d’esordio.
Come si diceva, i Led Zeppelin non inventano nulla di nuovo, almeno sulla carta: addirittura non sono nemmeno una band nuova di zecca, teoricamente. Il complesso sorge infatti sulle ceneri dei gloriosi Yardbirds, la band sospesa tra beat e blues che – passando dagli scarni palchi del Marquee alle classifiche mondiali – aveva tenuto a battesimo Eric Clapton e Jeff Beck. Gli Yardbirds, però, sono anche il primo vero gruppo di Jimmy Page, l’ambizioso chitarrista che, di fronte alle defezioni di tutti i compagni, si reinventa i New Yardbirds, con le idee piuttosto chiare sul nuovo suono da inseguire. La band è messa insieme in modo piuttosto avventuroso, talmente casuale che è difficile non pensare che il destino non ci abbia messo lo zampino. John Paul Jones ha conosciuto Page collaborando come turnista a “Truth”, l’esordio solista di Jeff Beck a cui anche Jimmy collaborava; John medita di accasarsi con una band – anche su suggerimento della moglie, stanca dei ritmi infernali da sessionman – e si trova al momento giusto nel posto giusto, ovvero alle registrazioni di “Hurdy Gurdy Man” di Donovan, a cui entrambi partecipano.
Jimmy sceglie per la voce il talentuoso Terry Reid, uno che Madre Natura ha dotato di una vocalità impareggiabile, risparmiando tuttavia sulla lungimiranza: Terry rifiuta, come l’anno dopo rifiuterà la proposta dei Deep Purple, e rilancia, suggerendo il nome di Robert Plant e consigliando di prestare un orecchio anche al batterista che suona nello stesso gruppo.
La formazione – che pare una specie di Armata Brancaleone in salsa rock – a quel punto è fatta; pare quasi un esperimento audace, buono giusto per rispettare un vecchio contratto degli Yardbirds per un tour in Scandinavia. Quando i quattro si trovano in studio per provare a suonare assieme, però, accade il miracolo: “Ci ritrovammo a suonare in una stanza e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme” ricorda Jimmy Page, anni dopo.
E il grande chitarrista è talmente convinto delle possibilità del complesso – e ancor più disilluso dalle capacità dei produttori con cui ha lavorato – da pagare di tasca sua, coi risparmi da turnista, l’affitto dello studio di registrazione. 1782 pounds, tanto costano a Page le session del primo album, e le stesse – grazie anche agli uffici di Peter Grant all’Atlantic – frutteranno milioni di dollari in pochi mesi.
Dopo il celebre tour scandinavo e alla vigilia di uno americano, con uscita del disco annessa, manca solo il nome: New Yardbirds non si distingue per fantasia e non convince nessuno. A questo punto, in un episodio degno della mitologia, si inserisce Keith Moon, l’estroso – a dir poco – batterista degli Who. Brindando al futuro incerto tra gloria e catastrofe del progetto, il buon Keith pronuncia la celebre frase “questa band volerà in alto come un fottuto dirigibile di piombo!”.
Due cose sa fare come nessuno, Keith Moon: suonare la batteria e bere, ma quella volta gliene riesce una terza, azzeccare uno dei brand più iconici della storia del rock. Tolta una “a” all’espressione “lead Zeppelin”, il nome è bello che pronto. A quel punto non manca proprio nulla: la copertina riproduce in bianco e nero il tragico schianto dello Zeppelin LZ 129 Hindenburg del 6 maggio 1937 a Lakehurst, che costò la vita a trentacinque persone e pose la pietra tombale sulle ambizioni del volo aerostatico. Il disco esce ottenendo subito un incredibile successo di pubblico e critica, proiettando i ragazzi poco più che ventenni nella leggenda, con tutti i pro e contro del caso.
Ancora oggi, mettere sul piatto il primo album dei Led Zeppelin, cercando di calarsi nei panni dell’ascoltatore tipo dell’epoca, che nulla sapeva del gruppo, è un’esperienza dirompente.
L’attacco è affidato alla breve “Good Times Bad Times”, vero bignami del nuovo suono targato Led Zeppelin; al di là di un’impostazione ancora piuttosto canonica, oscillante tra hard, psichedelia e reminiscenze beat, sono già presenti tutte le caratteristiche del complesso: le trame di chitarra di Page e un brevissimo assolo al fulmicotone, il basso pulsante di John Paul Jones, il drumming unico di John “Bonzo” Bonham e il carisma sopra le righe di Robert Plant.
Diciamolo chiaramente, al di là dell’incredibile tecnica e personalità di ogni componente del gruppo, a fare la differenza, a tracciare il solco profondo tra i precedenti Yardbirds e i nuovi Led Zeppelin, è la voce di Plant. Quella voce acuta, sfrontata, urticante a tratti, ma dotata di un magnetismo che non si manifestava dai tempi di Elvis Presley; Keith Relf, il cantante degli Yardbirds, col suo caschetto biondo e lo stile vocale che badava a non uscire mai dal seminato, andava bene per i giovani di metà anni Sessanta, in cerca di qualcosa di più sanguigno dei Beatles, ma non abbastanza scandaloso da risultare oltraggioso alle orecchie dei grandi. Il canto sguaiato di Robert Plant è invece pura dinamite; reggendosi sui testi per lo più di Page – banalissimi doppi sensi sessuali mutuati dal blues – Robert fa dentro e fuori da qualsiasi regola metrica e musicale, toglie punti di riferimento all’ascoltatore e, soprattutto, riveste anche la canzone più breve di una carica sessuale inedita e scabrosa. Se gli Yardbirds erano roba da bravi ragazzi in libera uscita, i Led Zeppelin sono materiale da grandi, cattivi e proibiti come dev’esserlo ogni buona intuizione rock.
Coi Led Zeppelin si smette di scherzare.
E che si faccia sul serio si capisce subito dalla seguente “Babe I’m Gonna Leave You”, una stupefacente ballata folk blues che fino ad allora non si era mai sentita da un gruppo di rock blues duro. Già, perché all’epoca c’era il folk revival, con band di capelloni, spesso con un po’ di puzza sotto al naso e dediti a ripescare classici della tradizione albionica con fare quasi carbonaro, e c’erano gli alfieri del blues, quello duro e accelerato dei Cream, al limite. Qualcuno che mischiasse i due mondi, però, non si era ancora visto.
Questo pezzo mette insieme due realtà lontanissime, con l’arpeggio acustico di Jimmy Page e la voce sofferente di Plant che crescono in modo inusitato, in un climax elettrico quasi commovente, che fa da sfondo alle urla disperate di Robert che – nello studio affittato per poche sterline – non lo sa, ma sta cambiando il rock per sempre.
Con questo pezzo, però, viene fuori l’altra faccia della medaglia della band, quella spregiudicata e rapace, che non si fa problemi a firmare quella che in realtà è una cover di una vecchia ballata di Anne Brendon: una pessima abitudine, ancor più censurabile perché inutile, che riaffiorerà spesso nella carriera del complesso, ma anche più avanti in questo stesso disco.
Manco il tempo di tirare il fiato che la chitarra slide di Page ci porta subito nei territori del blues, ma in lande paludose e rallentate mai visitate prima da nessuno. “You Shook Me” è un doppio furto: a Willie Dixon e a J.B. Lenoir, eroi del blues vero snobbati nei crediti, ma anche verso l’ex compare Jeff Beck, che aveva inciso lo stesso standard l’anno prima in “Truth”, con Page e Jones come turnisti. Non poteva sapere che la sua versione, che gli pareva già troppo dura, sarebbe stata ripresa, dilatata, brutalizzata e resa leggenda poco dopo, e non avrebbe mai digerito il presunto sgarro.
È un blues mai sentito, quello dei Led Zeppelin, lento fino all’indolenza, strascinato come uno spinello fumato al juke joint, ma anche potente nel drumming di “Bonzo”, rivoluzionario nell’assolo d’organo di Jones, canonico nell’armonica di Plant e terribilmente sensuale nella chitarra di Page, che pare un Clapton sotto acido, e nelle urla dissennate di Robert, doppiate dalla slide del compagno d’avventure.
Forse il miglior blues mai sentito, tra quello suonato da bianchi che non hanno mai visto un campo di cotone.
La successiva, leggendaria “Dazed and Confused” mette un altro tassello nel mito di questo debutto. Di nuovo un miscuglio tra blues, folk, psichedelia e atmosfere nere, con la sperimentazione pura di Page che tortura la Gibson con l’archetto da violoncello e l’energia dei break in cui la sezione ritmica pare esplodere. Anche qui il lato oscuro si ripresenta: il testo è paurosamente sessista, e la canzone è un vero scippo ai danni dell’oscuro folksinger Jake Holmes.
Il cantante, quando Page suonava ancora negli Yardbirds, aprì il loro concerto di New York. Jimmy, quindi, conosceva bene il brano – cosa che incredibilmente negherà – tanto da proporne una cover live già poco dopo con gli Yardbirds, con tanto di sezione centrale con l’archetto. Holmes si rifiuterà sempre, pur amareggiato, di intentare una causa già vinta. Inutile dire che l’assolo di Jimmy fa sì che gli si perdoni anche questa ennesima appropriazione indebita.
Esaurito il primo lato del vinile, quattro brani irripetibili, il secondo si apre con una parte d’organo di John Paul Jones quasi da messa, che prelude a “Your Time Is Gonna Come”, ballatona più canonica e in cui si fa largo uso dei cori, in un ritornello orecchiabile che stempera i toni della prima parte. In assoluta evidenza per tutta la canzone John Paul Jones col suo organo.
Il pezzo sublima direttamente nella splendida “Black Mountain Side”, nuova incursione nel folk tradizionale britannico; uno strumentale a completo appannaggio della chitarra acustica di Jimmy Page, accompagnato dall’unico ospite del disco, Viram Jasani alle tabla.
Anche questa, però, è una appropriazione corsara di “Black Waterside”, tradizionale riarrangiato dal grande chitarrista folk Bert Jansch: i brani sono praticamente sovrapponibili.
Passata la sbornia bucolica e folk, il ritmo accelera col primo vero pezzo hard rock dei Led Zeppelin, archetipo dei loro brani più tirati e palestra per tutto il futuro hard ed heavy metal: “Communication Breakdown”. Il lavoro di Page, tra riff poderosi e assolo sopra le righe, è encomiabile, mentre il falsetto di Plant farà scuola.
“I Can’t Quit You Baby” è un nuovo blues dallo sterminato repertorio di Willie Dixon, reso celebre dal chitarrista mancino Otis Rush. Molto simile a “You Shook Me”, è la cartina di tornasole dell’approccio al blues di Jimmy Page: lick ripresi nota per nota da Otis Rush o Freddie King, ma suonati a una velocità mai vista e con un suono distorto che i bluesman di Chicago non si sognavano, inframezzato a brusche frenate con epici accordi tirati giù all’unisono con la sezione ritmica. Incredibilmente potente e in risalto la batteria di “Bonzo”.
Siamo in chiusura: il tempo di infilare otto minuti di blues psichedelico e progressivo con “How Many More Times”. Pezzo prodigioso e multiforme, che racchiude tutto quello che la band ha accumulato nei primi otto brani, plagi compresi.
Il riff iniziale, pompato dalla ritmica di Jones e Bonham in modo assolutamente rivoluzionario per l’epoca, fa da sfondo al canto sempre più roco e sensuale di Plant che declama i versi di un vecchio blues di Howlin’ Wolf. A un tratto l’atmosfera cambia, tra rullate di Bonham e voli pindarici della chitarra di Page, il ritmo prende la cadenza di un bolero molto – troppo? – simile a “Beck’s Bolero” dell’amico Jeff; è un attimo, un tributo, forse, poi una parte psichedelica apre a una sezione funk blues dominata dalle urla di Plant e ancora dalla potenza di “Bonzo” che riprende il testo di “The Hunter” di Albert King, prima di tornare al tema iniziale.
Il rito è finito, e a quel tempo proprio una specie di rituale orgiastico di suoni e generi sarà sembrato ai fortunati che ascoltavano per la prima volta questi quattro ragazzi giovani, belli, sfrontati e arroganti che riscrivevano le regole dell’ancora giovane fenomeno del rock.
La ricetta: blues suonato come mai si era sentito fare e ibridato con folk e psichedelia, volumi tarati al massimo sopportabile dagli strumenti dell’epoca, tecnica sopraffina e la sfrontatezza dei vent’anni.
Tutti ingredienti riproducibili, tranne uno: il soffio divino dell’ispirazione che, per le vie misteriose che percorre talvolta l’arte, calò allora a baciare gli strumenti di quattro ragazzi inglesi.
Andrea La Rovere
— Onda Musicale

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Nel 1969, i produttori della BBC invitarono i Led Zeppelin a esibirsi per un'audizione. Da questa distanza sembra una richiesta oltraggiosamente pomposa, ma non era insolita. Musicisti promettenti entravano, suonavano due o tre canzoni e veniva prodotta una pagella, ritenendo gli artisti degni di essere trasmessi in onda o sullo schermo.

Nel 1965 David Bowie fece un'audizione , solo perché uno dei giudici lo descrisse come "un cantante privo di personalità" . "merda e merda pretenziosa".

Ma torniamo all'audizione dei Led Zeppelin.

"Mostravamo il materiale, qualunque cosa ci fosse dall'album dell'epoca e per il resto ci limitavamo a suonare", ha detto Jimmy Page alla BBC nel 2009. "E questo è quanto fosse urgente e creativo tutto al tempo."

Potrebbe essere stato creativo, ma i vestiti al Beeb non sono rimasti colpiti. Un membro della giuria ha detto che la band era "derivata" e "poco convincente", mentre un secondo ha descritto il suono della band come "vecchio stile".

L'anno successivo tutto cambiò. "La rivoluzione rock!" ha urlato Melody Maker , annunciando i risultati del suo sondaggio annuale tra i lettori. "I muri dell'establishment pop sono crollati!"

Lo stimolo per tutto questo rumore improbabile è stata la performance dei Led Zeppelin nel sondaggio di Melody Maker . Hanno trionfato nelle categorie Best UK Group e Best International Group, relegando i Beatles dal primo posto per la prima volta in otto anni. Robert Plant è stato votato miglior cantante del Regno Unito. E Led Zeppelin II è stato votato miglior album del Regno Unito.

Così i Led Zeppelin sono stati invitati di nuovo alla BBC il 16 settembre, il giorno della festa dei vincitori del sondaggio all'elegante Savoy Hotel di Londra, per apparire nel principale notiziario nazionale della stazione.

A differenza dell'anno precedente, sono stati presi molto sul serio. Il presentatore Brian Ash ha espresso una sincera introduzione a "The Led Zeppelin", l'editore di Melody Maker Ray Coleman ha affermato che i sei mesi precedenti avevano visto "una rivoluzione nella musica popolare e la morte del culto della personalità", e l'intervistatore Bob Wellings ha parlato con una sigaretta -maneggiando Robert Plant e John Bonham sulla musica degli Zeppelin, ammettendo: "Non credo che potrei canticchiare nessuna delle tue cose".

“Penso che stia cambiando”, ha spiegato Bonham. “Questa è la cosa principale. Ecco perché i premi sono cambiati. I bambini stanno cambiando, tanto per cominciare, e anche la musica. Penso che in questi giorni il pubblico venga ad ascoltare quello che stai suonando e non solo per guardarti e vedere cosa sei. Ricordo che quando sono andato a vedere i Beatles, è stato per guardarli. Non ti preoccupavi davvero di quello che stavi ascoltando. Oggi, non è quello che sei, è quello che stai suonando.

Tre giorni dopo, come per sottolineare la loro spettacolare ascesa alla ribalta, i Led Zeppelin hanno suonato due concerti sold-out al Madison Square Garden di New York. E un anno dopo, come per sottolineare la natura volubile dei lettori di Melody Maker , Emerson, Lake & Palmer hanno stravinto il sondaggio annuale.


La storia interna di come una rara intervista radiofonica con John Bonham è stata usata in "Becoming Led Zeppelin"
I realizzatori di "Becoming Led Zeppelin", il lungometraggio documentario sulle origini dei Led Zeppelin, hanno trascorso anni a ricercare una rara intervista radiofonica del 1972 con John Bonham, anche se il loro accordo per includere l'audio nel film è stato temporaneamente annullato l'anno scorso perché non sono riusciti a pagare l'intero canone, può rivelare LedZepNews.
Annunciato per la prima volta nel 2019, "Becoming Led Zeppelin" rimane inedito senza proiezioni annunciate oltre a una manciata di proiezioni di festival cinematografici che si sono svolte a settembre 2021 e una proiezione privata negli Stati Uniti il ​​mese scorso .
Ora, una cache di e-mail e documenti forniti a LedZepNews fa luce sul processo segreto di realizzazione del film e rivela come la pandemia di Covid abbia rallentato la produzione del film.
Uno dei produttori del film ha ora confermato a LedZepNews che l'intervista radiofonica del 1972 rimane nel film, nonostante il fallimento dell'accordo di licenza lo scorso anno.
Alla scoperta di una rara intervista radiofonica australiana
LedZepNews ha presentato una richiesta di libertà di informazione al National Film and Sound Archive of Australia richiedendo corrispondenza con i realizzatori di "Becoming Led Zeppelin". Le 69 pagine di e-mail e documenti che abbiamo ricevuto ci permettono di accompagnare i lettori all'interno della realizzazione del film.
Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones hanno rilasciato nuove interviste ai creatori di "Becoming Led Zeppelin" per discutere delle loro vite e della formazione della band. John Bonham è morto nel 1980, quindi i realizzatori hanno utilizzato una rara intervista di un'ora condotta da Graeme Berry con Bonham e Plant registrata per la stazione radio di Sydney 2SM nel 1972 per includere la sua voce nel film.
"Nuove ricerche cinematografiche: le tue capacità investigative richieste", ha scritto il regista del film Bernard MacMahon nell'oggetto di un'e-mail agli archivi il 15 febbraio 2019. "Stiamo ricercando un nuovo film sulla scena musicale della fine degli anni '60 e vorremmo il tuo aiuto in individuare eventuali interviste audio con John Bonham, il batterista dei Led Zeppelin. L'intervallo di date sarebbe 1969-1980", ha scritto.
“Un'intervista che speriamo particolarmente di trovare è un'intervista di John Bonham e Robert Plant condotta alla fine del 1971 o all'inizio del 1972 da un giornalista radiofonico australiano. Il bootleg non ha il nome dell'intervistatore, né per quale stazione fosse, anche se sospettiamo che possa essere per Radio 2SM. Detto questo, qualsiasi audio con Bonham che parla sarebbe meraviglioso. Per non parlare delle riprese cinematografiche, ovviamente", ha continuato.
Passarono le settimane e gli archivi faticarono a trovare l'intervista a Bonham. Ma il 7 aprile 2019, hanno inviato un'e-mail a MacMahon con alcune notizie promettenti:
“Ciao Bernard, mi dispiace per il lungo ritardo nel risponderti. Uno dei miei colleghi curatori ha appena scoperto il seguente articolo (promettente), sempre da 2SM. Questo fa parte di un'acquisizione che deve ancora essere catalogata. Lo ascolterà domani per fornire i dettagli della registrazione.
MacMahon ha risposto il giorno successivo con un'e-mail scritta sul suo telefono: “L'elemento selezionato 2SM - Robert Plant e John Bonham sembra molto promettente. È un nastro da 1/4″? Non vedo l'ora di sentire le notizie. Grazie per il tuo ottimo lavoro.”
https://youtu.be/VVuXKwHdTKo
Il nastro ha permesso di includere la voce di John Bonham in "Becoming Led Zeppelin"
MacMahon ha discusso della scoperta del nastro dell'intervista durante la conferenza stampa del film il 4 settembre 2021 a Venezia . “Mi sono imbattuto in questo bootleg ed era una breve intervista con John che parlava. Era su un vecchio disco in vinile ma potevo sentire che era stato registrato su un nastro da un quarto di pollice e il giornalista era australiano e sono andato da ogni giornalista australiano che conoscevamo di quell'epoca dicendo 'riconosci questa voce?' Perché il giornalista non si è identificato. E alla fine ho rintracciato qualcuno che ha detto 'sappiamo chi era' ma è morto", ha detto MacMahon.
“E fortunatamente, il Sound Archive di Canberra in Australia aveva organizzato un festival 'American Epic', il nostro film precedente. Così ho chiamato il capo e gli ho detto 'hai un archivio di vecchi nastri radio?' E lui ha detto "sì". Ha guardato attraverso, non ce l'aveva. Ma avevano 30.000 bobine non contrassegnate e lui le ha esaminate tutte e alla fine ne ha trovata una con scritto "Slade" sulla scatola, il gruppo, l'ha aperta, l'ha messa ed era John e questa è l'intervista che senti.
Jason Bonham, il figlio di John Bonham, ha discusso in un'intervista podcast rilasciata il 7 giugno 2022 ascoltando il nastro di suo padre in un taglio del film che ha visto insieme a sua moglie. “Tutto quello che riuscivo a pensare era che non ricordavo che suonasse così. Ed è stato davvero strano ", ha detto. “Ero convinto che forse il nastro che stavano usando fosse un po' troppo veloce, come se loro... durante la transizione, nel corso degli anni si fosse consumato. Perché era tardi solo la più piccola, minuscola parte.
"C'erano un paio di parti in cui ero come se penso che nel corso degli anni il nastro si fosse consumato e avesse bisogno di essere regolato leggermente più lentamente per il suo timbro e la sua voce", ha aggiunto.
https://youtu.be/nXgeEhPkeWw
Fare un patto per usare l'audio
Una volta trovate le bobine originali per l'intervista radiofonica, i cineasti hanno concordato un accordo con gli archivi per utilizzare parte dell'audio in "Becoming Led Zeppelin". MacMahon, il regista del film, desiderava mantenere l'audio fuori dal catalogo pubblico degli archivi fino all'uscita del film.
"Grazie per essere così professionale e disponibile", MacMahon ha inviato un'e-mail agli archivi il 1 maggio 2019 dopo aver ascoltato un campione del nastro. “Il dialogo corrisponde al bootleg ed è l'intervista che stavo cercando. Qual è il formato del nastro? È mono o stereo?"
"Si prega di inviare il trasferimento a 24 bit 96k dell'intera intervista in modo che possiamo iniziare a tagliare e [censurato] possiamo controllare il trasferimento. Stimo che useremo più di 360 secondi in perpetuo, ma con il tutto potrebbe essere di più, quindi ne varrà la pena", ha continuato. “Dato che non è disponibile da 47 anni, potresti gentilmente tenere il nastro fuori dal catalogo pubblico per alcuni mesi fino all'uscita del film, così avrà una grande sorpresa e potremo fare qualche promozione per trovarlo. Saremo anche in grado di usarne di più se è inaudito.
Nei mesi successivi, i realizzatori hanno deciso di prendere in consegna le bobine per digitalizzarle e inserirle nel film. Hanno chiesto il permesso di conservare una copia dell'audio fino alla data prevista per il completamento del film: il 31 dicembre 2019.
“Voglio ringraziarti ancora per aver permesso l'invio del nastro. Ne è valsa decisamente la pena e ha consentito un significativo miglioramento della qualità del suono", ha inviato un'e-mail agli archivi uno dei realizzatori il 23 agosto 2019.
La pandemia di Covid ha quindi rallentato la produzione del film, il che significa che il film non è stato completato nel 2019 come previsto.
"L'ultima volta che abbiamo inviato un'e-mail a marzo, eravamo sul punto di finire il progetto dei Led Zeppelin... e poi è arrivato il COVID", uno dei realizzatori ha inviato agli archivi un'e-mail il 3 novembre 2020. produzione ma siamo finalmente in fase di completamento.”
In quella e-mail, i realizzatori menzionano che "Becoming Led Zeppelin" aveva il titolo provvisorio "Apollo", confermando una storia di LedZepNews pubblicata il 4 aprile 2020 .
I realizzatori hanno raggiunto un accordo per utilizzare 396 secondi (6 minuti e 36 secondi) dell'audio in "Becoming Led Zeppelin" per un costo totale di $ 18.832 dollari australiani. L'accordo includeva il diritto di utilizzare l'audio nei trailer del film e nelle clip promozionali.
Il contratto è stato risolto per mancato pagamento (ma ora è di nuovo attivo)
Le e-mail rilasciate a LedZepNews mostrano che gli archivi alla fine chiedono il pagamento del saldo rimanente della quota di licenza.
“La NFSA non ha ricevuto il pagamento di $ 14.782,00 per la fattura INV57502 (PO #19-715). La fattura ha superato i 30 giorni", hanno scritto gli archivi ai produttori del film in un'e-mail inviata il 5 febbraio 2021. "Potreste farmi sapere se questa fattura verrà pagata a breve?"
Nel settembre 2021, gli archivi hanno annunciato la scoperta dei nastri nel periodo in cui il film è stato presentato in anteprima a Venezia.
Il 6 luglio 2022, gli archivi hanno inviato al produttore del film Allison McGourty e al regista un'e-mail con oggetto "Avviso di risoluzione dell'accordo tra NFSA e Paradise Entertainment".
Cara Allison, questa è la notifica che il National Film and Sound Archive of Australia (NFSA) risolverà il contratto di utilizzo con Paradise Entertainment se il pagamento di $ 12.804,00 (AUD) non viene ricevuto entro 7 giorni (13 luglio 2022).
Come sapete, l'accordo tra NFSA e Paradise Entertainment consente l'uso del materiale della raccolta NFSA (titolo n. 1576974) nel film Becoming Led Zeppelin , in attesa del pagamento della quota di utilizzo. Se l'accordo viene annullato, non ti sarà consentito includere il materiale della raccolta NFSA in nessuna proiezione del film. Né sarà consentito riprodurre, comunicare o altrimenti rendere disponibile al pubblico (a scopo commerciale o meno) il materiale della raccolta NFSA.
Una volta annullato l'accordo, Paradise Entertainment dovrà pagare la quota di licenza in sospeso e firmare un nuovo accordo, prima che tu possa includere nuovamente il materiale della raccolta NFSA in Becoming Led Zeppelin .
Gli archivi hanno quindi inviato un'e-mail ai produttori e al regista del film il 15 luglio 2022 informandoli che la loro licenza per utilizzare l'intervista radiofonica di Bonham nel loro film era stata interrotta perché non avevano pagato l'intero canone:
Cara Allison, questa e-mail conferma che il tuo accordo con la NFSA è stato risolto. Pertanto, non puoi includere il materiale della raccolta NFSA (titolo n. 1576964) nel film, Becoming Led Zeppelin , per qualsiasi scopo commerciale o non commerciale.
Si prega di contattare Sean Bridgeman (copiato qui) per negoziare un accordo sostitutivo e pagare il canone di licenza in sospeso quando si è in grado di farlo.
Le e-mail rilasciate a LedZepNews terminano nel luglio 2022, quindi abbiamo contattato il produttore McGourty via e-mail per chiedere se la risoluzione dell'accordo di licenza dello scorso anno influisca sul film e se l'intervista a Bonham sia inclusa nel taglio attuale.
"C'è un accordo in atto con la NFSA e l'intervista audio sarà ascoltata nel film", ha detto McGourty in un'e-mail a LedZepNews il 12 maggio. Chiaramente, l'accordo è tornato nonostante la sua risoluzione nel 2022.




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In questa data, nel 1974, i Led Zeppelin assistevano ad uno spettacolo di ELVIS PRESLEY al Los Angeles Forum in California. Dopo un inizio traballante dello show, Elvis ha fermato la band e ha detto scherzosamente: "Aspettate un minuto, se possiamo iniziare insieme amici, perché abbiamo i Led Zeppelin là fuori, cerchiamo di sembrare che sappiamo cosa stiamo facendo. ’ Tutti e quattro i membri degli Zeppelin si sono incontrati con Elvis dopo lo show, passando oltre 2 ore nel backstage. Elvis ha chiesto tutti gli autografi del gruppo per sua figlia Lisa Marie.

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Nel 1969, i produttori della BBC invitarono i Led Zeppelin a esibirsi per un'audizione. Da questa distanza sembra una richiesta oltraggiosamente pomposa, ma non era insolita. Musicisti promettenti entravano, suonavano due o tre canzoni e veniva prodotta una pagella, ritenendo gli artisti degni di essere trasmessi in onda o sullo schermo.
Nel 1965 David Bowie fece un'audizione , solo perché uno dei giudici lo descrisse come "un cantante privo di personalità" . "merda e merda pretenziosa".
Ma torniamo all'audizione dei Led Zeppelin.
"Mostravamo il materiale, qualunque cosa ci fosse dall'album dell'epoca e per il resto ci limitavamo a suonare", ha detto Jimmy Page alla BBC nel 2009. "E questo è quanto fosse urgente e creativo tutto al tempo."
Potrebbe essere stato creativo, ma i vestiti al Beeb non sono rimasti colpiti. Un membro della giuria ha detto che la band era "derivata" e "poco convincente", mentre un secondo ha descritto il suono della band come "vecchio stile".
L'anno successivo tutto cambiò. "La rivoluzione rock!" ha urlato Melody Maker , annunciando i risultati del suo sondaggio annuale tra i lettori. "I muri dell'establishment pop sono crollati!"
Lo stimolo per tutto questo rumore improbabile è stata la performance dei Led Zeppelin nel sondaggio di Melody Maker . Hanno trionfato nelle categorie Best UK Group e Best International Group, relegando i Beatles dal primo posto per la prima volta in otto anni. Robert Plant è stato votato miglior cantante del Regno Unito. E Led Zeppelin II è stato votato miglior album del Regno Unito.
Così i Led Zeppelin sono stati invitati di nuovo alla BBC il 16 settembre, il giorno della festa dei vincitori del sondaggio all'elegante Savoy Hotel di Londra, per apparire nel principale notiziario nazionale della stazione.
A differenza dell'anno precedente, sono stati presi molto sul serio. Il presentatore Brian Ash ha espresso una sincera introduzione a "The Led Zeppelin", l'editore di Melody Maker Ray Coleman ha affermato che i sei mesi precedenti avevano visto "una rivoluzione nella musica popolare e la morte del culto della personalità", e l'intervistatore Bob Wellings ha parlato con una sigaretta -maneggiando Robert Plant e John Bonham sulla musica degli Zeppelin, ammettendo: "Non credo che potrei canticchiare nessuna delle tue cose".
“Penso che stia cambiando”, ha spiegato Bonham. “Questa è la cosa principale. Ecco perché i premi sono cambiati. I bambini stanno cambiando, tanto per cominciare, e anche la musica. Penso che in questi giorni il pubblico venga ad ascoltare quello che stai suonando e non solo per guardarti e vedere cosa sei. Ricordo che quando sono andato a vedere i Beatles, è stato per guardarli. Non ti preoccupavi davvero di quello che stavi ascoltando. Oggi, non è quello che sei, è quello che stai suonando.
Tre giorni dopo, come per sottolineare la loro spettacolare ascesa alla ribalta, i Led Zeppelin hanno suonato due concerti sold-out al Madison Square Garden di New York. E un anno dopo, come per sottolineare la natura volubile dei lettori di Melody Maker , Emerson, Lake & Palmer hanno stravinto il sondaggio annuale.

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Travelling Riverside Blues (29/6/69
Travelling Riverside Blues (29/6/69 Top Gear) (Remaster) · Led Zeppelin
The Complete BBC Sessions
Travelling Riverside Blues" dei Led Zeppelin ispirato al delta del Mississippi
Official music video for Led Zeppelin - 'Travelling Riverside Blues'. Originally written by blues legend Robert Johnson, Led Zeppelin recorded their tribute at BBC studios in 1969, and released this promo video in 1990.
Jimmy Page rende omaggio all'eroe della chitarra blues Robert Johnson in questa registrazione della BBC del 1969
Sono stati gli iconici chitarristi blues a dare vita al personaggio della rock star.
Robert Johnson , Son House , Lead Belly , Memphis Minnie , Charley Patton, John Lee Hooker, Howlin' Wolf... ispirazione musicale.
In un certo senso, questa riverenza è completamente giustificata. Questi chitarristi blues sono tra i fondatori del rock and roll e della musica popolare in generale. Senza di loro non ci sarebbero Chuck Berry, Keith Richards, Eric Clapton , Jeff Beck , Jimmy Page , Duane Allman, Samantha Fish o Gary Clark Jr., per citare una manciata di chitarristi influenzati dalla loro musica.
E così sono venerati, non solo per la loro musica, talento chitarristico o capacità di scrivere canzoni, ma anche per le dure vite che hanno condotto, che il più delle volte sono state dipinte nella loro musica.
Queste leggende del blues hanno esercitato la loro arte durante uno dei periodi più brutti di conflitto razziale e disparità economica in America. Alcol, droghe, criminalità e povertà erano tra le difficoltà che caratterizzavano la loro musica.
Lead Belly era un condannato per omicidio, Robert Johnson un donnaiolo seriale. Son House era un ex detenuto che beveva molto e l'ubriacona Memphis Minnie era nota per tenere testa a una rissa.
Solo uno sciocco farebbe casini con qualcuno di loro.
Anche la musica stessa riceve spesso il trattamento agiografia, in un modo che ne attenua l'eredità e ignora le circostanze che l'hanno generata.
Artisti del calibro di Lead Belly sono stati abbracciati come eroi folk da artisti come Bob Dylan e dal più recente raccolto di nuove band blues-rock, che hanno favorito queste figure più anziane rispetto alla classica folla dell'esplosione blues-rock degli anni '60, perché sono più autentici e crudi.
I Nirvana hanno effettivamente trasformato la generazione di MTV nel Delta blues con la loro cover di "In the Pines"/" Where Did You Sleep Last Night?" dei Lead Belly? Ma un artista come Lead Belly non cercava di essere sobrio o virtuoso. Stava solo lavorando con gli strumenti che aveva - quel suono più scarno che lui e i suoi colleghi hanno affinato nei giorni prima che Marshall accumulasse(si apre in una nuova scheda)e Fender Stratocaster .
Se Robert Johnson o Blind Lemon Jefferson avessero avuto accesso a una chitarra elettrica , c'è ogni possibilità che l'avrebbe portata fino a 11, come le star del rock and roll che sarebbero arrivate.
Rendendo omaggio a Robert Johnson, i Led Zeppelin registrarono una cover amplificata della sua composizione degli anni '30 "Travelling Riverside Blues" per la radio della BBC nel 1969.
Con un incredibile assolo di 12 battute e alcune diapositive da manuale , Jimmy Page fa la punta del cappello all'iconico bluesman.
Nel 1990, la band ha pubblicato questo video promozionale unico per la canzone con filmati dal vivo e d'archivio tagliati con varie scene a tema Mississippi.
Possiamo solo immaginare cosa ne penserebbe lo stesso Robert Johnson...

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“Led Zeppelin I”: il leggendario esordio della band
12 Gennaio 2021
Il 12 gennaio del 1969 l’album d’esordio dei Led Zeppelin si abbatte nei cieli non troppo sereni del mondo del rock come il proverbiale fulmine. Sebbene nessuno degli ingredienti utilizzati dalla band debuttante sia da considerarsi di prima mano, il risultato è un suono mai sentito prima.
Ascoltando l’opera prima di Page, Plant, Jones e Bonham, si trascura quasi sempre un fattore: quando il complesso si reca in studio per registrare in poche ore il disco, ha poche ore di prove alle spalle e nessuna previsione sulla possibile accoglienza del pubblico verso un tale miscuglio di cose già sentite, ma ricombinate in modo totalmente innovativo.
Non solo: se Jimmy Page e John Paul Jones si sono fatti un buon nome come turnisti e – il secondo – come arrangiatore, Robert Plant e John Bonham sono praticamente degli illustri sconosciuti; entrambi hanno militato nei “Band of Joy” e Plant ha da esibire qualche registrazione solista, oltre a una presenza scenica sfrontata e dirompente.
Eppure basta ascoltare i solchi di questo primo capitolo della loro discografia per rendersi conto che l’amalgama è già perfettamente a punto; il suono è talmente compatto, definito e maturo che nei dischi successivi saranno necessari ben pochi aggiustamenti per raccogliere dai disciolti Beatles il testimone di gruppo più popolare del pianeta. Anzi, per qualcuno, il loro suono non sarà mai più così fresco, innovativo e ammantato di perfezione come nel lavoro d’esordio.
Come si diceva, i Led Zeppelin non inventano nulla di nuovo, almeno sulla carta: addirittura non sono nemmeno una band nuova di zecca, teoricamente. Il complesso sorge infatti sulle ceneri dei gloriosi Yardbirds, la band sospesa tra beat e blues che – passando dagli scarni palchi del Marquee alle classifiche mondiali – aveva tenuto a battesimo Eric Clapton e Jeff Beck. Gli Yardbirds, però, sono anche il primo vero gruppo di Jimmy Page, l’ambizioso chitarrista che, di fronte alle defezioni di tutti i compagni, si reinventa i New Yardbirds, con le idee piuttosto chiare sul nuovo suono da inseguire. La band è messa insieme in modo piuttosto avventuroso, talmente casuale che è difficile non pensare che il destino non ci abbia messo lo zampino. John Paul Jones ha conosciuto Page collaborando come turnista a “Truth”, l’esordio solista di Jeff Beck a cui anche Jimmy collaborava; John medita di accasarsi con una band – anche su suggerimento della moglie, stanca dei ritmi infernali da sessionman – e si trova al momento giusto nel posto giusto, ovvero alle registrazioni di “Hurdy Gurdy Man” di Donovan, a cui entrambi partecipano.
Jimmy sceglie per la voce il talentuoso Terry Reid, uno che Madre Natura ha dotato di una vocalità impareggiabile, risparmiando tuttavia sulla lungimiranza: Terry rifiuta, come l’anno dopo rifiuterà la proposta dei Deep Purple, e rilancia, suggerendo il nome di Robert Plant e consigliando di prestare un orecchio anche al batterista che suona nello stesso gruppo.
La formazione – che pare una specie di Armata Brancaleone in salsa rock – a quel punto è fatta; pare quasi un esperimento audace, buono giusto per rispettare un vecchio contratto degli Yardbirds per un tour in Scandinavia. Quando i quattro si trovano in studio per provare a suonare assieme, però, accade il miracolo: “Ci ritrovammo a suonare in una stanza e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme” ricorda Jimmy Page, anni dopo.
E il grande chitarrista è talmente convinto delle possibilità del complesso – e ancor più disilluso dalle capacità dei produttori con cui ha lavorato – da pagare di tasca sua, coi risparmi da turnista, l’affitto dello studio di registrazione. 1782 pounds, tanto costano a Page le session del primo album, e le stesse – grazie anche agli uffici di Peter Grant all’Atlantic – frutteranno milioni di dollari in pochi mesi.
Dopo il celebre tour scandinavo e alla vigilia di uno americano, con uscita del disco annessa, manca solo il nome: New Yardbirds non si distingue per fantasia e non convince nessuno. A questo punto, in un episodio degno della mitologia, si inserisce Keith Moon, l’estroso – a dir poco – batterista degli Who. Brindando al futuro incerto tra gloria e catastrofe del progetto, il buon Keith pronuncia la celebre frase “questa band volerà in alto come un fottuto dirigibile di piombo!”.
Due cose sa fare come nessuno, Keith Moon: suonare la batteria e bere, ma quella volta gliene riesce una terza, azzeccare uno dei brand più iconici della storia del rock. Tolta una “a” all’espressione “lead Zeppelin”, il nome è bello che pronto. A quel punto non manca proprio nulla: la copertina riproduce in bianco e nero il tragico schianto dello Zeppelin LZ 129 Hindenburg del 6 maggio 1937 a Lakehurst, che costò la vita a trentacinque persone e pose la pietra tombale sulle ambizioni del volo aerostatico. Il disco esce ottenendo subito un incredibile successo di pubblico e critica, proiettando i ragazzi poco più che ventenni nella leggenda, con tutti i pro e contro del caso.
Ancora oggi, mettere sul piatto il primo album dei Led Zeppelin, cercando di calarsi nei panni dell’ascoltatore tipo dell’epoca, che nulla sapeva del gruppo, è un’esperienza dirompente.
L’attacco è affidato alla breve “Good Times Bad Times”, vero bignami del nuovo suono targato Led Zeppelin; al di là di un’impostazione ancora piuttosto canonica, oscillante tra hard, psichedelia e reminiscenze beat, sono già presenti tutte le caratteristiche del complesso: le trame di chitarra di Page e un brevissimo assolo al fulmicotone, il basso pulsante di John Paul Jones, il drumming unico di John “Bonzo” Bonham e il carisma sopra le righe di Robert Plant.
Diciamolo chiaramente, al di là dell’incredibile tecnica e personalità di ogni componente del gruppo, a fare la differenza, a tracciare il solco profondo tra i precedenti Yardbirds e i nuovi Led Zeppelin, è la voce di Plant. Quella voce acuta, sfrontata, urticante a tratti, ma dotata di un magnetismo che non si manifestava dai tempi di Elvis Presley; Keith Relf, il cantante degli Yardbirds, col suo caschetto biondo e lo stile vocale che badava a non uscire mai dal seminato, andava bene per i giovani di metà anni Sessanta, in cerca di qualcosa di più sanguigno dei Beatles, ma non abbastanza scandaloso da risultare oltraggioso alle orecchie dei grandi. Il canto sguaiato di Robert Plant è invece pura dinamite; reggendosi sui testi per lo più di Page – banalissimi doppi sensi sessuali mutuati dal blues – Robert fa dentro e fuori da qualsiasi regola metrica e musicale, toglie punti di riferimento all’ascoltatore e, soprattutto, riveste anche la canzone più breve di una carica sessuale inedita e scabrosa. Se gli Yardbirds erano roba da bravi ragazzi in libera uscita, i Led Zeppelin sono materiale da grandi, cattivi e proibiti come dev’esserlo ogni buona intuizione rock.
Coi Led Zeppelin si smette di scherzare.
E che si faccia sul serio si capisce subito dalla seguente “Babe I’m Gonna Leave You”, una stupefacente ballata folk blues che fino ad allora non si era mai sentita da un gruppo di rock blues duro. Già, perché all’epoca c’era il folk revival, con band di capelloni, spesso con un po’ di puzza sotto al naso e dediti a ripescare classici della tradizione albionica con fare quasi carbonaro, e c’erano gli alfieri del blues, quello duro e accelerato dei Cream, al limite. Qualcuno che mischiasse i due mondi, però, non si era ancora visto.
Questo pezzo mette insieme due realtà lontanissime, con l’arpeggio acustico di Jimmy Page e la voce sofferente di Plant che crescono in modo inusitato, in un climax elettrico quasi commovente, che fa da sfondo alle urla disperate di Robert che – nello studio affittato per poche sterline – non lo sa, ma sta cambiando il rock per sempre.
Con questo pezzo, però, viene fuori l’altra faccia della medaglia della band, quella spregiudicata e rapace, che non si fa problemi a firmare quella che in realtà è una cover di una vecchia ballata di Anne Brendon: una pessima abitudine, ancor più censurabile perché inutile, che riaffiorerà spesso nella carriera del complesso, ma anche più avanti in questo stesso disco.
Manco il tempo di tirare il fiato che la chitarra slide di Page ci porta subito nei territori del blues, ma in lande paludose e rallentate mai visitate prima da nessuno. “You Shook Me” è un doppio furto: a Willie Dixon e a J.B. Lenoir, eroi del blues vero snobbati nei crediti, ma anche verso l’ex compare Jeff Beck, che aveva inciso lo stesso standard l’anno prima in “Truth”, con Page e Jones come turnisti. Non poteva sapere che la sua versione, che gli pareva già troppo dura, sarebbe stata ripresa, dilatata, brutalizzata e resa leggenda poco dopo, e non avrebbe mai digerito il presunto sgarro.
È un blues mai sentito, quello dei Led Zeppelin, lento fino all’indolenza, strascinato come uno spinello fumato al juke joint, ma anche potente nel drumming di “Bonzo”, rivoluzionario nell’assolo d’organo di Jones, canonico nell’armonica di Plant e terribilmente sensuale nella chitarra di Page, che pare un Clapton sotto acido, e nelle urla dissennate di Robert, doppiate dalla slide del compagno d’avventure.
Forse il miglior blues mai sentito, tra quello suonato da bianchi che non hanno mai visto un campo di cotone.
La successiva, leggendaria “Dazed and Confused” mette un altro tassello nel mito di questo debutto. Di nuovo un miscuglio tra blues, folk, psichedelia e atmosfere nere, con la sperimentazione pura di Page che tortura la Gibson con l’archetto da violoncello e l’energia dei break in cui la sezione ritmica pare esplodere. Anche qui il lato oscuro si ripresenta: il testo è paurosamente sessista, e la canzone è un vero scippo ai danni dell’oscuro folksinger Jake Holmes.
Il cantante, quando Page suonava ancora negli Yardbirds, aprì il loro concerto di New York. Jimmy, quindi, conosceva bene il brano – cosa che incredibilmente negherà – tanto da proporne una cover live già poco dopo con gli Yardbirds, con tanto di sezione centrale con l’archetto. Holmes si rifiuterà sempre, pur amareggiato, di intentare una causa già vinta. Inutile dire che l’assolo di Jimmy fa sì che gli si perdoni anche questa ennesima appropriazione indebita.
Esaurito il primo lato del vinile, quattro brani irripetibili, il secondo si apre con una parte d’organo di John Paul Jones quasi da messa, che prelude a “Your Time Is Gonna Come”, ballatona più canonica e in cui si fa largo uso dei cori, in un ritornello orecchiabile che stempera i toni della prima parte. In assoluta evidenza per tutta la canzone John Paul Jones col suo organo.
Il pezzo sublima direttamente nella splendida “Black Mountain Side”, nuova incursione nel folk tradizionale britannico; uno strumentale a completo appannaggio della chitarra acustica di Jimmy Page, accompagnato dall’unico ospite del disco, Viram Jasani alle tabla.
Anche questa, però, è una appropriazione corsara di “Black Waterside”, tradizionale riarrangiato dal grande chitarrista folk Bert Jansch: i brani sono praticamente sovrapponibili.
Passata la sbornia bucolica e folk, il ritmo accelera col primo vero pezzo hard rock dei Led Zeppelin, archetipo dei loro brani più tirati e palestra per tutto il futuro hard ed heavy metal: “Communication Breakdown”. Il lavoro di Page, tra riff poderosi e assolo sopra le righe, è encomiabile, mentre il falsetto di Plant farà scuola.
“I Can’t Quit You Baby” è un nuovo blues dallo sterminato repertorio di Willie Dixon, reso celebre dal chitarrista mancino Otis Rush. Molto simile a “You Shook Me”, è la cartina di tornasole dell’approccio al blues di Jimmy Page: lick ripresi nota per nota da Otis Rush o Freddie King, ma suonati a una velocità mai vista e con un suono distorto che i bluesman di Chicago non si sognavano, inframezzato a brusche frenate con epici accordi tirati giù all’unisono con la sezione ritmica. Incredibilmente potente e in risalto la batteria di “Bonzo”.
Siamo in chiusura: il tempo di infilare otto minuti di blues psichedelico e progressivo con “How Many More Times”. Pezzo prodigioso e multiforme, che racchiude tutto quello che la band ha accumulato nei primi otto brani, plagi compresi.
Il riff iniziale, pompato dalla ritmica di Jones e Bonham in modo assolutamente rivoluzionario per l’epoca, fa da sfondo al canto sempre più roco e sensuale di Plant che declama i versi di un vecchio blues di Howlin’ Wolf. A un tratto l’atmosfera cambia, tra rullate di Bonham e voli pindarici della chitarra di Page, il ritmo prende la cadenza di un bolero molto – troppo? – simile a “Beck’s Bolero” dell’amico Jeff; è un attimo, un tributo, forse, poi una parte psichedelica apre a una sezione funk blues dominata dalle urla di Plant e ancora dalla potenza di “Bonzo” che riprende il testo di “The Hunter” di Albert King, prima di tornare al tema iniziale.
Il rito è finito, e a quel tempo proprio una specie di rituale orgiastico di suoni e generi sarà sembrato ai fortunati che ascoltavano per la prima volta questi quattro ragazzi giovani, belli, sfrontati e arroganti che riscrivevano le regole dell’ancora giovane fenomeno del rock.
La ricetta: blues suonato come mai si era sentito fare e ibridato con folk e psichedelia, volumi tarati al massimo sopportabile dagli strumenti dell’epoca, tecnica sopraffina e la sfrontatezza dei vent’anni.
Tutti ingredienti riproducibili, tranne uno: il soffio divino dell’ispirazione che, per le vie misteriose che percorre talvolta l’arte, calò allora a baciare gli strumenti di quattro ragazzi inglesi.
Andrea La Rovere
— Onda Musicale



Intervista brillantee veramente bella..
interview with Robert Plant and John Paul Jones from August 12, 1979, conducted by J.J. Jackson and aired on KLOS.
Robert è così articolato e la sua conoscenza della musica moderna non è seconda a nessuno. La divisione nella band è evidente da questa intervista. Robert e JPJ erano puliti da droghe e alcol, mentre Page e Bonham erano chi alle prese con dipendenza da droga e chi dal problema di bere assiduamente. Tutto ciò sarebbe avvenuto un anno dopo, e possiamo tutti chiederci cosa sarebbe potuto accadere se Bonham fosse sopravvissuto? l'unica cosa certa che avremmo forse assistito ad una nuova evoluzione .forse davanti ad un bivio
oggi posso solo rendermi conto di quanto fossere grandi !!! Plant ha continuato a fare le sue cose e le sta facendo ancora oggi.
Grazie per aver trovato questa gemma.

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https://www.cheatsheet.com/entertainment/sentimental-reason-led-zeppelin-robert-plant-loves-peoria-illinois.html/?mibextid=Zxz2cZ&fbclid=IwAR2cWWI7QWZiX_9YHt0U4d8Ll7-gFTPsGpSvQZ6eUxKauUecaoevWIoc43s#lhqna5735u0e4jidxhq

La ragione sentimentale ha portato il cantante degli Zeppelin Robert Plant ad amare Peoria, Illinois

Plant ama Peoria, Illinois, perché è stata la vista del suo "punto di svolta" quando ha iniziato la sua carriera da solista dopo lo scioglimento della band.

Robert Plant ama Peoria, Illinois: "È un posto molto speciale per me"

I Led Zeppelin si sciolsero quando Bonham morì, ma non solo perché il suo modo di suonare era impossibile da replicare. La sua insostituibile chimica con i suoi compagni di band è stata una delle ragioni principali per cui non potevano andare avanti senza Bonzo .

Il debutto da solista di Plant, Pictures at Eleven , è uscito nei negozi nel 1982, quasi due anni dopo la morte di Bonham. Ha fatto un tour dietro il disco e ha ricordato al cantante dei Twisted Sister Dee Snider (tramite SoundCloud ) come la prima tappa a Peoria abbia portato la città fluviale a occupare un posto speciale nel suo cuore:

“È un posto molto speciale per me, lo sai. Quando abbiamo perso Bonzo nel 1980, il primo spettacolo che abbia mai fatto da solo, andando avanti a prescindere, è stato a Peoria, Illinois. Penso che fosse circa il 1982. Ricordo di essere uscito allo stadio con paura ed ero incredibilmente solo. Sono uscito a grandi passi... e la centrale elettrica da cui ero circondato è stato davvero incoraggiante. Ho Phil Collins, la cui carriera era appena iniziata come artista solista. … È stato un enorme punto di svolta per me.

Roberto Pianta

Lo spettacolo di Plant a Peoria è stato il suo primo concerto senza i Led Zeppelin. Era la prima volta che si esibiva negli Stati Uniti dal 1977. Camminare davanti a migliaia di fan senza i suoi amici e compagni di band dietro di lui lo faceva sentire solo e incerto. Qualcosa è scattato quella notte. La sensazione di una calda accoglienza mentre faceva decollare la sua carriera post-Led Zeppelin ha aiutato Plant ad innamorarsi di Peoria. Da allora ha pubblicato musica da solista e collaborativa e in tournée.

https://youtu.be/muGN_1N_ykI



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https://www.cheatsheet.com/entertainment/jimmy-page-reason-led-zeppelin-replace-john-bonham.html/

Jimmy Page una volta spiegò il motivo per cui i Led Zeppelin non potevano sostituire John Bonham

Il chitarrista Jimmy Page ha messo insieme i Led Zeppelin dalle ceneri degli Yardbirds, e il quartetto è diventato rapidamente una delle più grandi band di tutti i tempi. Ogni membro ha portato sul palco il proprio considerevole talento, incluso il batterista John Bonham. Altri batteristi lo considerano il più grande batterista di sempre , e i suoi compagni di band sembravano essere d'accordo. I Led Zeppelin si sono sciolti piuttosto che soldati dopo la morte di Bonham, e una volta Page ha rivelato il vero motivo per cui non potevano sostituirlo.

I Led Zeppelin si sono sciolti piuttosto che sostituire il batterista John Bonham

Il bassista John Paul Jones ha formato la sezione ritmica dei Led Zeppelin insieme a Bonham. Ha rivelato un'importante critica alla batteria di Bonzo anni dopo, ma JPJ ha anche valutato Bonham come un musicista fiducioso la prima volta che gli Zep hanno suonato insieme. Jones era perfetto.

La potente tecnica e l'esperto cronometraggio di Bonham su canzoni come "Four Sticks", "In My Time of Dying" e l'assolo di batteria dal vivo "Moby Dick" hanno dato ai Led  Zeppelin un suono distintivo.

Bonham morì improvvisamente nel 1980 alla vigilia di un tour, ei Led Zeppelin decisero di sciogliersi piuttosto che sostituirlo con un nuovo cronometrista. Page una volta ha rivelato che non è stata solo la tecnica di Bonham a costringere la band a farla finita.

Jimmy Page una volta ha rivelato che non erano solo le abilità di batterista di Bonham che i Led Zeppelin non potevano sostituire

https://youtu.be/HA1gytJDo_E
La musica dei Led Zeppelin potrebbe non essere ciò che viene in mente quando si sente il termine "jam band". La band ha pubblicato i suoi primi tre album in studio in poco più di 20 mesi, e il loro debutto è avvenuto in un lasso di tempo sorprendente , ma gli Zeppelin sono sopravvissuti al tour. 

Come una volta Page ha rivelato a David Letterman (tramite YouTube ), i Led Zeppelin non potevano sostituire John Bonham perché le loro canzoni hanno preso una nuova vita on the road:

"Il fatto è che, sai, avevamo pubblicato i dischi e abbiamo inserito quelle canzoni nel set [live], è stato quasi come un altro inizio, un secondo vento per quelle canzoni perché cambiavano ogni sera con l'improvvisazione che Non c'era modo, con la quantità di lavoro e di mutazione che era andata avanti con quelle canzoni, che potessimo dire a un altro batterista: "Puoi imparare questo e quel pezzo?" Semplicemente non funzionerebbe.

Jimmy Page spiega perché i Led Zeppelin non sono riusciti a sostituire John Bonham

 Non era solo la tecnica di Bonzo che non poteva essere replicata. I Led Zeppelin non hanno potuto sostituire Bonham perché è stato lui a dare forma alle canzoni in quello che sono diventate. Era un quarto di un'unità che condivideva una mente quando suonavano dal vivo. Gli Zep hanno sviluppato quella mentalità collettiva suonando insieme per 12 anni. Non c'era modo che un nuovo arrivato potesse duplicare la conoscenza radicata di Bonham di come Page, Jones e il cantante Robert Plant si esibissero dal vivo.

Bonzo non si preoccupava della precisione nel suo modo di suonare

https://youtu.be/IOb8otk7Y0U

Bonham in genere si unisce alla conversazione quando si parla dei migliori batteristi della musica rock. Il suo stile è quasi immediatamente identificabile, ma non si è mai preoccupato troppo della sua tecnica di batteria . Preferiva suonare in base ai sentimenti e alle emozioni che si adattavano alla canzone piuttosto che esibirsi sempre secondo il libro. Bonzo suonava la batteria in un modo che servisse alle canzoni, non impressionasse gli altri batteristi.

In effetti, Bonham non si è mai preoccupato di sbagliare durante i numerosi assoli di batteria che ha suonato in concerto. Se inciampava durante la sua esibizione, era segno che aveva provato qualcosa di nuovo. Faceva parte dell'evoluzione della canzone che Page ha detto essere la ragione per cui i Led Zeppelin non hanno potuto sostituire John Bonham quando è morto."""""

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I migliori outtakes dei Led Zeppelin
12– Jennings Farm Blues
Questa è la versione rough mix trovata nel remaster di Led Zeppelin III.
11 – L'Oceano (Live)
10 – Chiave per l'autostrada / Trouble in Mind (Rough Mix)
Questa fantastica traccia strumentale è stata pubblicata nel disco bonus dell'edizione deluxe del 2014 dall'album Led Zeppelin III . Basta ascoltare quel riff di chitarra dal suono fantastico che Jimmy Page suona mentre Robert Plant suona l'arpa.
9 - Ribs & All / Carrot Pod Pod (Pod) (Mix di riferimento)
Il brano "Ribs & All / Carrot Pod Pod" è stato pubblicato nel disco bonus dell'edizione deluxe 2015 dell'album Presence dei Led Zeppelin . Questo è fortemente basato sul modo di suonare il pianoforte di John Paul Jones. Non ci sono voci. Un brano musicale molto interessante.
8 -White Summer / Black Mountain Side (Live in Paris,69)
Il grande album di debutto dei Led Zeppelin, Led Zeppelin I, è stato ristampato nel 2014 con un disco bonus che conteneva un concerto dal vivo del 1969 dall'Olympia Theatre di Parigi, in Francia. La registrazione dal vivo di "White Summer / Black Mountain Side" era di questo spettacolo.
7 – Piccola, vieni a casa
La grande ristampa dell'album Coda , outtakes dei Led Zeppelin , nel numero del 2015 conteneva alcune cose davvero buone. "Baby Come On Home" era originariamente apparso nel cofanetto dei Led Zeppelin del 1993. Tuttavia, suonava meglio nella rimasterizzazione di Coda del 2015 .
6 - La ragazza che amo ha i capelli lunghi e ondulati neri
Pubblicato per la prima volta nel set di CD BBC Sessions 2 del 1997. Questo ci ha sconvolto tutti. Jimmy Page inizia con una variazione di uno dei suoi riff di chitarra più famosi di tutti i tempi. Non perdere l'ascolto di questo. La voce di Robert Plant ti stordirà.
5 - Rock and Roll (Sunset Sound Mix)
Questo fantastico mix di "Rock and Roll" faceva anche parte dell'uscita speciale del Record Day 2018. È bello ascoltare diversi mix di canzoni che abbiamo ascoltato per tutta la nostra vita.
4 – Mamma Zucchero
La registrazione di "Sugar Mama" dei Led Zeppelins è una delle nostre gemme rare preferite dei Led Zeppelin. Questa versione è stata rilasciata nel numero deluxe 2015 di Coda .
3 – La donna del sole
Robert Plant è fantastico su questa fantastica traccia che è stata pesantemente contrabbandata nel corso degli anni. Questa versione di "Sunshine Woman" è stata pubblicata sul CD rimasterizzato della BBC Sessions .
2 – Viaggiando Riverside Blues
Mentre ci avviciniamo alla fine di questa lista di outtakes dei Led Zeppelin, ci rivolgiamo a due piuttosto grandi che sono in circolazione da un po'. "Traveling Riverside Blues" è una traccia rara dei Led Zeppelin che è apparsa su più CD dei Led Zeppelin rispetto a qualsiasi altro outtakes o tagli dal vivo che non sono stati inizialmente pubblicati negli album degli anni '70. È apparso per la prima volta nel cofanetto dei Led Zeppelin degli anni '90 . Successivamente è apparso sul CD dei Led Zeppelin BBC Sessions del 1997 , che è la versione che appare qui. È apparso anche nella ristampa di Coda del 2015 .
1 - Ehi, ehi, cosa posso fare
Non c'è mai stato alcun dubbio che questa fantastica canzone dei Led Zeppelin pubblicata come lato B nel 1970 sarebbe stata al primo posto nella nostra lista dei migliori outtakes dei Led Zeppelin. Ricordo ancora il giorno in cui ho portato questo singolo negli anni '70, l'ho capovolto e ho sentito questa fantastica canzone. Momenti così non si scordano mai.


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Hefty Dirigible - Bring it on Home (Live on Blueberry Hill)
4th September 1970
Uno spettacolo storico immortalato nel primo bootleg di un LP, Blueberry Hill . Dopo il concerto, JP, RP e JB suonano al Troubadour con la Fairport Convention. "Sono stati principalmente Plant e Page che sono saliti sul palco e si sono uniti ai Fairport. Hanno fatto cose come "Hey Joe", "That's Alright Mama", "Mystery Train" e altre cose. Questo è stato dopo che Sandy Denny aveva lasciato i Fairport, quindi era la formazione tutta maschile dei Fairport". -Joe Boyd
Rassegna stampa : i Led Zeppelin suonano per il pubblico del forum
Musicalmente reazionario, prepotente, plagio e sfruttatore. Sebbene questi aggettivi possano rimanere occasionalmente applicabili, non sono più sufficienti a riassumere i Led Zeppelin, come è stato abbastanza lucido durante l'esibizione del venerdì sera del gruppo al Forum.
Chiudersi dopo aver semplicemente catalogato le carenze musicali del gruppo è prima di tutto avvizzire di fronte alla responsabilità di spiegare il suo incredibile successo commerciale (indicato dal fatto che quello attuale è il secondo tour americano consecutivo negli ultimi cinque mesi durante i quali il gruppo ha suonato al massimo del pubblico in luoghi proporzionati al Forum).
Questo successo può essere attribuito almeno in parte all'accelerazione della popolarità tra il pubblico rock and roll di adolescenti di barbiturici e anfetamine, droghe che rendono i loro utenti più sensibili al volume schiacciante e al feroce istrionismo del tipo che Zeppelin ha finora trattato in esclusiva.
Combina questa condizione del pubblico con la venerazione di Jimmy Page come super-chitarrista e l'abilità di Robert Plant di caricaturizzare brillantemente l'archetipo del cantante sexy e di frantumare bottiglie a 40 passi con le sue urla e non è affatto difficile vedere come il gruppo abbia raggiunto risultati sorprendenti successo.
È opportuna anche una considerazione contestuale. L'avvento di tali praticanti all'incirca come Mountain e Grand Funk, che ha ripreso da dove gli Zeppelin si erano interrotti sacrificando tutto il possibile al volume e all'istrionismo, ha avuto l'effetto di far sembrare gli Zeppelin fantastici in confronto.
Whole Lotta Love, ad esempio, colpisce le orecchie che sono sopravvissute a Mark Farner e Black Sabbath come un capolavoro di sottigliezza. Il che non significa che molti degli allenamenti ridicolmente esagerati di Zeppelin non siano un enorme divertimento assurdo da soli, perché lo sono.
Infine, va detto che, apparentemente un po' annoiato dall'essere enormemente divertente, gli Zeppelin hanno preso l'abitudine di infilare pezzi silenziosi e decisamente musicali tra i suoi temuti urlatori, pezzi come un piacevole (anche se tutt'altro che abbagliante) intermezzo d'organo di John Paul Jones. [J.Mendelsohn/LATimes/9-7-70]

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CINQUE COVER LED ZEPPELIN MIGLIORI DELLE ORIGINALI
Coprire un artista che ammiri è un enigma difficile per qualsiasi musicista. Da una parte si potrebbe rendere omaggio alla registrazione originale in tutto il suo splendore, oppure c'è anche la possibilità di reinventare completamente la canzone. Un atto che ha padroneggiato questo set di abilità è il grande Led Zeppelin , che ha trovato con successo un modo per trovare l'equilibrio giusto.
Un altro atto che sa cosa serve per padroneggiare l'arte di una buona cover è Debbie Harry di Blondie . In un'intervista con The Guardian, Harry ha condiviso gli ingredienti essenziali necessari per far funzionare una copertina. Ha detto: "Mi è piaciuto quello che Miley Cyrus ha fatto con 'Heart of Glass'. L'ha fatta un po' lei, che è l'arte di una grande copertina. Quando abbiamo fatto Ring of Fire di Johnny Cash in un film chiamato Roadie, nessuno l'aveva mai fatto come canzone rock prima, e l'abbiamo suonata come se fossimo in un viaggio veloce all'inferno. Sono ancora molto emozionato e felice di farlo. ”
I Led Zeppelin sono stati su entrambi i lati della recinzione quando si tratta di coprire materiale iconico. Durante il loro periodo come band, i Led Zep hanno coperto altri in molte occasioni e di solito hanno reso giustizia all'originale. Però sanno anche come ci si sente a farsi massacrare la canzone.
Parlando con la pubblicazione brasiliana Veja, Robert Plant una volta ha nominato le più strane cover band dei Led Zeppelin: "C'era una band chiamata Dread Zeppelin, che ha suonato cover reggae rock con il cantante vestito da Elvis, e ha fatto una cover di Heartbreak Hotel e ha incluso un assolo degli Heartbreaker (dai Led Zeppelin) nel suo versione. ” Tenendo presente questo, stiamo scavando negli archivi per trovare cinque copertine Led Zeppelin migliori degli originali.
Cinque cover Led Zeppelin migliori degli originali:
1/ Blind Willie Johnson - 'Nessuno è colpa tranne mia'
"Nobody's Fault But Mine" fu registrato per la prima volta da Blind Willie Johnson nel 1927 e la sua versione era una canzone gospel. Se togliessi il testo che Plant ha cantato in pista, non ci sarebbero somiglianze tra le due registrazioni. Curiosamente, i Led Zeppelin non sono l'unico atto ad aver trasformato la creazione di Johnson. Anche Nina Simone, Ry Cooder e The Grateful Dead l'hanno rimodellato nelle loro rispettive immagini.
Parlando della copertina del libro Light and Shade: Conversations with Jimmy Page Page ha detto: "Robert [Plant] è entrato un giorno e ha suggerito di coprirlo, ma l'arrangiamento che ho inventato non ha niente a che vedere con l'originale [Blind Willie Johnson]. Robert avrebbe voluto scegliere il testo originale del blues, ma tutto il resto era un altro po' di pesce. ”
2/ Kansas Joe & Memphis Minnie - 'Quando l'argine si rompe'
I Led Zeppelin avevano un abile talento nel far sembrare qualsiasi canzone come la propria, indipendentemente dal genere originale. Ad esempio, "When The Levee Breaks" era una canzone country tradizionale degli anni venti di Kansas Joe e Memphis Minnie, che gli Zeppelin trasformarono in una bestia bluesy con la loro versione dei Led Zeppelin IV.
La vera storia dietro l'originale è in qualche modo persa nella versione di Zeppelin, e "When The Levee Breaks" è un riferimento alla grande inondazione del Mississippi del 1927. Una volta che hai il contesto dietro la traccia, il testo assume un significato completamente nuovo e rielaborando la canzone, i Led Zeppelin l'hanno trasmessa a tutta una nuova generazione.
3/ Ben E. King - 'Stiamo per Groove'
Nel 1964, Ben E. I King pubblicarono "Groovin", e pochi anni dopo, i Led Zeppelin iniziarono a suonare la loro versione del brano nei loro live set quando salparono per un tour europeo. Era il numero di apertura dei loro concerti ed è caduto in una tempesta con i loro fan, ma hanno deciso di non pubblicarlo mentre erano attivi.
Dopo la morte di John Bonham, i Led Zeppelin decisero comprensibilmente di separarsi. Tuttavia, nel 1982, hanno condiviso l'album di rarità Coda, e la loro registrazione di "We're Gonna Groove" ha finalmente visto la luce del giorno. La traccia blocca l'energia frenetica dei primi giorni della band, e avrebbe potuto inserirsi senza interruzioni nel loro album di debutto omonimo acclamato dalla critica.
4/ Blind Willie Johnson - 'Nel mio tempo di morte'
"In My Time Of Dying" segna la seconda volta che il lavoro di Blind Willie Johnson è stato migliorato dai Led Zeppelin, sebbene la sua versione originale sia stata alternativamente chiamata "Jesus Make Up My Dying Bed". Tuttavia, Zeppelin ha trasformato la pista in un fenomeno di 11 minuti, ed è su un'altra dimensione rispetto all'originale.
La traccia Physical Graffiti è la preferita del super produttore Rick Rubin. Ha commentato Rolling Stone nel 2010: "La linea di basso nei solchi veloci è così interessante e inaspettata. Continua a cambiare marcia, ancora e ancora. ”
5/ Jake Holmes - 'Stordito e confuso'
Jake Holmes pubblicò il suo brano, Dazed and Confused, nel 1967, e i Led Zeppelin non aspettarono troppo prima di pubblicare una versione migliore dello sforzo di Holmes. Ammetto che non è una cover perché gli Zeppelin hanno cambiato testo e linea vocale, ma senza la canzone di Holmes, i Led Zeppelin non hanno mai pubblicato una traccia intitolata "Dazed and Confused".
Negli anni ottanta, Holmes iniziò per la prima volta un contatto con Jimmy Page mentre cercava un risarcimento, ma la sua richiesta cadde sulle orecchie piatti. Nel 2010 ha finalmente intentato una causa e la questione è stata risolta fuori dal tribunale, anche se Page si rifiuta ancora di classificare la creazione come copertura. Invece si legge "Jimmy Page, ispirato a Jake Holmes".

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Robert ha detto di essere stato commosso dalle sorelle Wilson con la loro interpretazione di Stairway al The Kennedy Honors. Parlando dopo lo show, Plant, che era visibilmente commosso dall'interpretazione, ha detto a Nancy che aveva sviluppato sentimenti negativi sulla canzone, ma che lei aveva aiutato a fargli cambiare idea.
Avere Jason è stata una sorpresa totale e si poteva dire che Robert, Jimmy e Jonesy erano tutti commossi da questa performance. Guardando Robert - sai che sta pensando a Bonzo, Karac e scendendo nella memoria. ❤️❤️
A margine di nota, Nancy ha detto che hanno provato la canzone solo una volta e ci sono riusciti!


 https://youtu.be/ZDycnxd1Mko

LED ZEPPELIN, I SEGRETI DEL SOUND UNICO DI JOHN BONHAM: "POTEVA SUONARE QUALUNQUE COSA, MA ERA SEMPRE IL SUONO DI BONZO"I trucchi e lo stile del leggendario batterista raccontati da John Paul Jones, Robert Plant e Jimmy Page
Una delle caratteristiche che hanno reso John “Bonzo” Bonham dei Led Zeppelin uno dei batteristi più grandi, potenti e riconoscibili nella storia del rock (anzi per molti come Dave Grohl «Il miglior batterista al mondo») è il fatto che non ha mai studiato lo strumento, né preso lezioni.
John Henry Bonham è nato il 31 maggio 1948 a Redditch, una cittadina delle Midlands inglesi a 24 chilometri a sud di Birmingham, ha iniziato a suonare la batteria a cinque anni, a dieci ha ricevuto un tamburo da banda dalla madre e a quindici anni ha avuto la sua prima batteria. Durante gli anni della scuola sonava già in due band, i Blue Star trio e Gerry Levene & the Avengers prima di lasciare gli studi nel 1964 per lavorare nel laboratorio di falegnameria di suo padre e continuare a suonare nella scena blues delle Midlands. Il preside della Lodge Farm Seconday Modern School scrive di lui in un giudizio finale: «Diventerà un operatore ecologico, oppure sarà milionario».
La conseguenza di questa educazione musicale autodidatta e sfrenata è che come ha detto il bassista dei Led Zeppelin John Paul Jones: «Bonzo poteva sedersi dietro a qualunque batteria e la suonava sempre come Bonzo».
Ci sono dei dettagli tecnici dietro al motore ritmico e al suono unico che ha reso i Led Zeppelin i più grandi, e che grazie a lui è stato definito come una strofa del brano Immigrant Song: Hammer of the Gods, Il Martello degli Dei. John Bonham suonava molto vicino alla sua batteria, quasi attaccato, in una posizione non comune nel mondo del rock che prendeva spunto dalle sue influenze jazz. I suoi primi idoli sono Max Roach, Gene Krupa, Buddy Rich, i giganti delle band di jazz americano degli anni 30 e 40. La sua sedia era anche posizionata molto in basso, e la grancassa della batteria era praticamente in mezzo alle sue gambe, in modo da dargli velocità e potenza. Inoltre, John Bonham era uno dei pochi che accordava la sua batteria per cercare il suono giusto, aveva l’abitudine di afferrare le bacchette a metà e non alla fine per dare un colpo più potente e usava sempre elementi della batteria con una circonferenza molto ampia per avere un suono grandioso.
All’inizio della sua carriera usava le batterie Premier, ma alla fine degli anni 60 (si dice grazie a Carmine Appice, che suonava nei Vanilla Fudge e poi ha formato il power trio Beck, Bogert & Appice con Jeff Beck e Tim Bogert) scopre le Ludwig che userà in tutti gli album e nei tour dei Led Zeppelin. Infine, l’ultimo trucco di John Bonham era quello più legato alle sensazioni che la musica doveva risvegliare nel pubblico. Secondo quanto hanno detto Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones, e tutti gli altri batteristi gli hanno riconosciuto, Bonzo suonava sempre al servizio della canzone, per accompagnare gli strumenti senza mai sovrastarli. «La grandezza del batterista si misura su quello che riesce a trasmettere rimanendo all’interno della struttura delle canzoni e a farsi riconoscer entro le prime otto battute» ha detto Dave Grohl, «È una cosa che ti viene naturale, soprattutto se hai imparato a suonare da solo. Per questo John Bonham è il più grande batterista di tutti i tempi».
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Jimmy Page era "fuori di testa" dopo la morte di John Bonham, spiega l'ingegnere dei Led Zeppelin
L'ingegnere dei Led Zeppelin Stuart Epps ha recentemente fatto luce sulla sua esperienza di lavoro con il chitarrista Jimmy Page dopo la tragica scomparsa del batterista John Bonham. Epps ha rivelato a Rock History Music che Page è apparso emotivamente distaccato durante la loro collaborazione alla prima compilation "Coda".
La scomparsa improvvisa e inaspettata di Bohnam per soffocamento da vomito, una morte accidentale, non è stata facile da accettare per Page. Passarono alcuni anni prima che Jimmy fosse pronto a lavorare su qualcosa di nuovo per la band, e "Coda", dove Epps ha lavorato con il cantante, era più di lui che faceva le sue cose e Page aveva l'ultima parola alla fine.
Le parole di Stuart Epps su Jimmy Page dopo la morte di John Bonham dicevano:
“Suppongo che quello che pensavamo fosse che avrebbero dovuto sostituirlo con qualcuno, pensai Simon Kirke. Penso che poche persone pensassero a Simon Kirke di Bad Company, che aveva effettivamente lavorato [con]... Non sarebbe successo.
La prima cosa che accadde fu che Jimmy disse, o non so, qualcuno disse, che stavano arrivando dei nastri; stanno per arrivare alcuni nastri degli Zeppelin. Quindi, questi multitraccia iniziarono ad arrivare e li stavo mettendo nel negozio di nastri. Poi, a un certo punto, è entrato e ha detto: 'Stiamo facendo un album tributo; stiamo facendo un tributo a John Bonham.'”
Ha aggiunto:
“Non credo che avessero il titolo dell'album. Quindi, porta questo nastro che ho messo sul multitraccia - parla di essere buttato dentro alla fine - ed è tutto batteria. È questa "Bonzo's Montreux", che è una traccia folle con ogni sforzo dell'immaginazione.
Ho pensato, 'Sarebbe stato bello se avessimo qualcosa di semplice mentre sto lavorando con Jimmy Page per la prima volta.' Ho fatto del mio meglio. Inoltre, Jimmy è ancora con noi, ma forse non ci ascolta. Era fuori dal suo albero per la maggior parte del tempo.
A volte è difficile con Jimmy capire se la sua eccentricità sia dovuta al fatto che era fuori di testa o su qualcosa. In qualche modo i due andavano d'accordo, ed era abbastanza difficile da capire. Poiché pensavo fosse Jimmy Page, il produttore dei Led Zeppelin, mi avrebbe detto cosa fare; mi diceva come ottenere il suono di batteria di John Bonham.
Ma non mi ha detto niente. In un certo senso ho scelto quello che pensavo, e ho pensato: "Beh, se non gli piaceva, direbbe qualcosa". In realtà è così che ho sempre lavorato con Jimmy.


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https://faroutmagazine.co.uk/led-zeppelin-song-john-bonham-couldnt-play/?fbclid=IwAR0Npdkq4kg8hUh5rZs98p42k4yW0MzkB4g6R4yLUir31YERzhf8iUsjP4U
C'erano due forze in competizione quando si trattava di Led Zeppelin. Uno erano le semplici dodici battute e tre accordi fondamentali del blues, ma l'altro, beh, l'altro è venuto alla ribalta quando sono stati comicamente incoronati la più grande rock band di tutti i tempi mentre Planet Rock ha tenuto un sondaggio chiedendo al proprio pubblico di votare per il loro cantante, chitarrista, bassista e batterista preferito. Il supergruppo creato da questo sondaggio fantasy esisteva già, si chiamavano Led Zeppelin, ogni membro vinceva la rispettiva categoria.
In breve, i loro principi centrali potrebbero essere stati strutturati attorno alla semplicità, ma traboccavano di una musicalità così monumentale nei loro ranghi che potrebbe trasformare i fagioli musicali su pane tostato in un piatto stellato Michelin. Un esempio calzante sarebbe "Black Dog", una semplice traccia nelle mani di un'altra band, ma i Led Zeppelin sono riusciti a creare una struttura temporale così complessa che nemmeno Timpson sarebbe stato in grado di aiutare.
Tuttavia, sono riusciti a suonare "Black Dog" in 230 scintillanti occasioni dal vivo. Dopo tutto, erano una band dal vivo. Come ci ha detto Jorgen Angel, il fotografo che ha immortalato il loro primo concerto : “Quando sono saliti sul palco è stato qualcosa di molto speciale, diverso e spettacolare. Erano pieni di energia ed erano diversi”. Erano diversi anche sul disco. Per alcuni, gli svolazzi musicali superflui che trasformavano in blues erano semplicemente esagerati. Tuttavia, per altri, erano dei virtuosi che spingevano i confini del rock.
Tuttavia, con una traccia finirono per essere issati dal loro stesso petardo, per così dire. John Bonham potrebbe non essere il più grande batterista rock 'n' roll di tutti i tempi, ma è sicuramente nella conversazione. La testimonianza di ciò è l'influenza che ha ancora sui maestri moderni come Matt Helders che ha commentato: "È qualcuno da cui torno sempre".
E parlando del suo assolo di 'Moby Dick' ha aggiunto: “Mi fa venire i brividi, e non è un'esagerazione. Riesco a malapena a esprimere ciò che fa per me. È perfetto, assolutamente perfetto. Sembra irraggiungibile arrivare a uno standard del genere. Non è che sia così difficile – molte persone potrebbero imparare a suonarlo, e sono sicuro che l'hanno fatto. Ma il modo in cui lo esegue è così unico - c'è così tanto carattere in esso.
Tuttavia, il personaggio non ha potuto aiutarlo a uscire da un pasticcio in cui i Led Zep si sono imbattuti con i "Four Sticks", forse la canzone più oscura dell'opera che è Led Zeppelin IV . La sezione tortuosa e malinconica della canzone offre uno ying al pesante yang della maggior parte della traccia. Dopotutto, nientemeno che George Harrison aveva detto che avrebbero dovuto offrire un cambio di passo. E per raggiungere questo obiettivo, hanno adottato un approccio letterale e sono passati dalla fragorosa sezione principale in 5/4, fluttuando improvvisamente in un sognante 6/8, e tornando indietro nell'insistente riff principale senza interrompere il passo.
Anche registrare questa stranezza ritmica è stato difficile, figuriamoci suonarla dal vivo. "Gli ci sono voluti anni per ottenere 'Four Sticks'", ha ricordato John Paul Jones riguardo alle lotte rabbiose di Bonham. “Sembravo essere l'unico in grado di contare davvero le cose. Page suonava qualcosa e [John] diceva: 'È fantastico. Dov'è il primo battito? Lo sai, ma devi dircelo...' In realtà non riusciva a contare quello che stava suonando. Sarebbe una bella frase, ma non si potrebbe riferire a un conteggio. Se pensi che 'uno' sia nel posto sbagliato, sei completamente fottuto”.
In altre parole, la band cantava dallo stesso foglio di inni ma in lingue diverse, il meta era tutto incasinato e l'autodidatta "Thunder of Drums" era in perdita. Forse non è stato poi così sorprendente, come disse Jimmy Page: "La canzone doveva essere astratta". Come battito cardiaco della band, questo ha fatto sì che Bonham guardasse un Jackson Pollock chiedendosi quale fosse il naso. Alla fine, l'ha ottenuto in due riprese, ma non perché l'avesse inchiodato, ma come ha spiegato Page, perché "era fisicamente impossibile per lui farne un altro".
Bonham è stato anche aiutato lungo la strada bevendo una birra, e questo coraggio olandese lo ha aiutato a stabilire un ritmo. Si è ispirato al classico di Little Richard 'Keep a Knockin'', originariamente suonato dal leggendario Charles Connor, che James Brown ha dichiarato “è stato il primo batterista a mettere il funk nel ritmo”. Quindi, puoi anche prendere questo come un segno dell'opera selvaggiamente eclettica dei Led Zeppelin che c'è persino un'eco di funk nel mix.
Alla fine, Bonham ha rifiutato di essere sconfitto ed è persino tornato per averne altri una volta che la sua prima ripresa è stata stabilita. Il suono schioccante che puoi sentire sulla traccia è Bonham che lo percorre una seconda volta con un bastoncino in più in ogni mano, ecco perché si chiama "Four Sticks". Inoltre, ha persino dichiarato la vittoria consumata sul suo nemico suonandolo dal vivo... una volta... a Copenhagen. E quell'uscita trionfante sulle indicazioni temporali vive per raccontare la storia nel video qui sotto.

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'Since I've Been Loving You': il brano dei Led Zeppelin che ha fatto piangere Dave Grohl
La maggior parte dei fan della musica ha una manciata di artisti a cui possono appendere il cappello. Anche se nulla nell'attuale scena musicale offre loro qualcosa, la maggior parte può contare su un numero selezionato di atti per portare qualcosa di nuovo sul tavolo ogni volta che rivisitano una delle loro canzoni. Per Dave Grohl, però, chiamare i Led Zeppelin la sua band di riferimento significherebbe svendere.
Parlando con Rolling Stone, Grohl ha menzionato l'adorazione dei Led Zeppelin da bambino, spiegando: “Per me, gli Zeppelin sono stati una fonte di ispirazione spirituale. Andavo alla scuola cattolica e mettevo in discussione Dio, ma credevo nei Led Zeppelin. Non stavo davvero accettando questa cosa del cristianesimo, ma avevo fiducia nei Led Zeppelin come entità spirituale. Mi hanno mostrato che gli esseri umani potevano canalizzare questa musica in qualche modo e che proveniva da qualche parte”.
Gli Zeppelin hanno fornito quel tipo di fuga a innumerevoli artisti nel corso degli anni, dando vita all'idea di musica pesante e diventando i progenitori di quello che sarebbe diventato il metal. Sebbene Grohl citi canzoni come "Black Dog" come iconiche per lui, "Since I've Been Loving You" occupa un posto speciale nel suo cuore grazie a Jimmy Page, e continua dicendo: "Quando ascolto i bootleg degli Zeppelin, i suoi assoli possono farmi ridere o possono farmi piangere. Qualsiasi versione live di "Since I Been Loving You" ti farà piangere e ti riempirà di gioia tutto in una volta. Page non usa la sua chitarra solo come strumento. Per lui è come una sorta di traduttore emotivo”.
Uscendo dal terzo album degli Zeppelin, la loro interpretazione della tradizionale melodia blues è rimasta una delle preferite dalla band per tutta la loro carriera. Sebbene la canzone rimanga all'interno della struttura blues, Page usa la canzone per mostrare il suo modo di suonare la chitarra, senza mai esagerare ma servendo la canzone ad ogni turno.
Grohl ha visto questo tipo di traduzione emotiva come esorcismi che la band ha subito sul palco, osservando che “Hendrix era un genio infuocato, mentre Page era un genio posseduto. I concerti e gli album degli Zeppelin erano come esorcismi per loro. Suona la chitarra come un vecchio bluesman sotto acido”.
Sebbene ciascuno degli album degli Zeppelin sia annunciato come un classico, Grohl aveva una certa predilezione per il loro terzo album omonimo, affermando che era “pieno di dolce bellezza. Quella è stata la colonna sonora del mio abbandono del liceo. L'ho ascoltato ogni singolo giorno nel mio bug VW, mentre contemplavo la mia direzione nella vita. Quell'album, per qualsiasi motivo, ha salvato in me un po' di luce che ho ancora”.
Grohl avrebbe continuato a elogiare ogni singolo membro della band, dai gemiti gutturali di Robert Plant alla batteria in stile cavernicolo di John Bonham. Sebbene gli Zeppelin abbiano dato a Grohl un po' di sollievo in passato, sono stati messi a tacere per sempre una volta che Bonham è stato trovato morto per avvelenamento da alcol nella casa di Page.
Mentre Grohl alla fine è andato in una direzione musicale diversa, ha sempre tenuto in grande considerazione gli Zeppelin, suonando con la stessa ferocia di Bonham e alla fine suonando con Page e John Paul Jones durante i periodi dei Foo Fighters allo stadio di Wembley. Dal punto di vista di Grohl, gli Zeppelin potrebbero sempre tornare, dicendo: “Credo che gli Zeppelin torneranno e si dimostreranno ancora una volta la più grande rock band di tutti i tempi. Troveranno qualcuno che suoni la batteria e io sarò lì, in prima fila ad ogni dannato spettacolo”.
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I Led Zeppelin hanno sempre avuto un rapporto un po' teso con la stampa. Anche se sono rimasti una delle più grandi band hard rock per la maggior parte degli anni '70, le feroci recensioni che stavano ricevendo da alcuni dei più grandi media del mondo non li hanno amati dalla critica internazionale. Sebbene la band avesse suonato in spettacoli sold-out in tutto il mondo, non erano mai stati quelli che avevano singoli a tutto volume in radio.
Quando gli Zeppelin iniziarono a fare il giro con i loro primi dischi, avevano apertamente evitato qualsiasi tipo di trasmissione radiofonica. Invece, hanno cooptato l'album come loro mezzo preferito, facendo del loro meglio per creare qualcosa che tenesse insieme come un insieme coeso piuttosto che scegliere singole canzoni alla volta.
Nonostante tutti i grandi dischi che hanno realizzato ogni anno, non c'è mai stato un singolo di successo tra di loro, con "Whole Lotta Love" che è stato trasmesso in radio ed è entrato nella top ten decenni dopo il fatto. Nonostante la band abbia fatto di "Communication Breakdown" uno dei loro primi singoli estratti dal loro album di debutto, hanno deciso di essere furbi quando hanno acquistato uno dei loro primi capolavori alla radio.
Proprio alla fine del loro album di debutto, "How Many More Times" è un'anteprima di ciò che sarebbe successo con i Led Zeppelin II, con un feroce riff blues e una delle urla più intense di Robert Plant. Sebbene ci sia stata qualche discussione sulla natura incisiva di "Communication Breakdown", gli Zeppelin hanno pensato di provare la stessa cosa con l'album più vicino, mentendo miseramente alle stazioni radio.
Sulla copertina del disco, gli Zeppelin hanno messo il time code della canzone alle 3:30, nonostante in realtà fossero otto minuti interi con la jam della sezione centrale. Anche se sarebbe stato facile fare un montaggio radiofonico per la canzone, la band non stava cercando di cannibalizzare una delle loro più grandi canzoni, scegliendo invece di dare il singolo alla radio nella speranza che i DJ non ne fossero più saggi.
Pur non essendo il tipo adatto alla radio, gli Zeppelin si sono esibiti quando hanno suonato la canzone dal vivo nei loro tour americani, abbattendo la casa con alcuni dei più selvaggi blues-rock concepiti dall'uomo. "How Many More Times" sarebbe anche diventato uno dei preferiti tra le altre rock band, con i Deep Purple che hanno praticamente rubato il ritmo e alcune delle note per il loro singolo "Black Night" solo pochi anni dopo.
Anche se gli Zeppelin non avevano molte possibilità di ottenere una canzone di otto minuti alla radio, non li ha sconvolti più di tanto. Durante la maggior parte dei loro anni di gloria, parte del loro fascino consisteva nel mantenere una certa mistica dietro la loro musica, chiudendo alcune delle attività più nefaste al pubblico e alzando sempre il naso a qualsiasi critico che osasse parlare male della loro musica.
Per tutto il pubblico radiofonico che si stavano perdendo, gli Zeppelin sono riusciti a superare a prescindere, diventando l'ispirazione principale per tutti, dagli Aerosmith ai Rush e alla fine diventando un punto fermo una volta che la radio rock classica ha iniziato a raccogliere il suo formato. Anche se le loro canzoni fossero al di fuori dei parametri delle canzoni radiofoniche standard, si sarebbero fatti strada verso la cima del mondo musicale in entrambi i casi.
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Dopo lo scioglimento degli Yardbirds nel 1968, i Led Zeppelin furono formati dal chitarrista Jimmy Page, che riunì tre musicisti di immenso talento per completare la formazione stabile: Robert Plant alla voce solista, John Paul Jones al basso e alle tastiere e John Bonham dietro i tamburi.
Alla fine degli anni '60, i Led Zeppelin avevano pubblicato i loro primi due album ed erano già una presenza considerevole, rivaleggiando con i Rolling Stones e gli Who per il trono del rock. Classici di tutti i tempi come "Good Times Bad Times", "Dazed and Confused", "Whole Lotta Love" e "Ramble On" erano già arrivati, ma il meglio doveva ancora venire.
Durante i primi anni '70, i Led Zeppelin pubblicarono i loro album più apprezzati dalla critica e dal punto di vista commerciale, a cominciare da Led Zeppelin III. L'album è iniziato con una nota potente con "Immigrant Song" dal suono piuttosto violento e marziale, un brano che Plant vede come un successo "ridicolo" della storia per bambini.
"A proposito, che peccato che 'Immigrant Song' non sia facile da suonare per i bambini", ha aggiunto in un'intervista del 2023 con Vulture . “Tutti lo capiscono, giovani e meno giovani. È una grande canzone. Non solo leggermente ridicolo ma ridicolo. Considerando che l'abbiamo scritto a mezz'aria lasciando l'Islanda: un concerto incredibilmente stimolante e un'avventura, oltre la quale non ci saranno libri scritti.
"Ho pensato che 'Immigrant Song' fosse fantastico perché risale all'effetto del Medioevo sul mio essere", ha detto. “Sono seduto qui a guardare nell'oscurità dell'edificio costruito nel XV secolo. Non è un edificio elegante, è solo un edificio che è stato riportato indietro da migliaia di morti diverse. Lo so prima della Guerra Civile, prima che Cromwell passasse di qui, e prima che tutti si nascondessero. Prima, prima, prima, prima, prima, prima. Quel lato vichingo delle cose è molto divertente.
Altrove in Led Zeppelin III , la band ha portato la sua propensione per la complessità a "Four Sticks" . La canzone prende il nome dal suo ritmo di batteria incredibilmente difficile, che ha tenuto Bonham in uno stato di costante frustrazione durante le sessioni di registrazione. Durante la registrazione della difficile traccia, Bonham sarebbe diventato così impaziente che ha rinunciato a "Four Sticks" per suonare l'intro di "Keep a Knockin" di Little Richard.
Con "Four Sticks" fermo per un momento, la band ha deciso di lavorare sul ritmo tangenziale di Bonham. Con l'aggiunta delle strutture di chitarra di Page, la canzone è stata per lo più redatta entro 30 minuti, con il titolo provvisorio "It's Been a Long Time". Quando i testi di Plant furono finalizzati per l'album, fu ribattezzato "Rock and Roll".
"Pensavamo solo che il rock and roll dovesse essere affrontato di nuovo", ha detto Plant della canzone classica in un'intervista con Creem nel 1988. Non è stata una cosa intellettuale, perché non avevamo tempo per quello - volevamo solo lasciare che tutto uscisse fuori. Era una cosa molto animale, una cosa diabolicamente potente, quello che stavamo facendo.

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Robert Plant strutted across the stage. He swaggered, he is THE pop star, at all times totally compelling… more so to me than a Jagger, because it just doesn’t seem contrived for one moment. Plant’s voice was like a gorgeous instrument, he was physically and sensually taking the audience for his own. They wanted him to do it to them and he did.”
- From the May 7, 1973 Jacksonville concert review by Lisa Robinson (Disc magazine)
"Robert Plant si è pavoneggiato sul palco. Si è pavoneggiato, è la pop star, in ogni momento totalmente irresistibile... per me più di un Jagger, perché non sembra artificioso nemmeno per un momento. La voce di Plant era come uno splendido strumento, prendeva fisicamente e sensualmente il pubblico per sé. Volevano che lo facesse con loro e lui lo fece".
- Dalla recensione del concerto di Jacksonville del 7 maggio 1973, a cura di Lisa Robinson (rivista Disc).



What most people don’t understand is that we’re always working, even if we don’t choose to spread it all over the place. Everyone thinks we’re just laying around relaxing, when in fact we are constantly rehearsing and recording. So that puts paid to all that crap, doesn’t it
?”
- John Bonham (NME - Aug. 12, 1972)
Quello che la maggior parte delle persone non capisce è che lavoriamo sempre, anche se non scegliamo di sparpagliarci dappertutto. Tutti pensano che ce ne stiamo tranquilli a rilassarci, mentre in realtà stiamo costantemente provando e registrando. Questo mette fine a tutte le stronzate, non è vero?
?"

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La band registrò questo per Led Zeppelin 4 , ma all'epoca pensavano che non fosse abbastanza buono. È stato incluso in Physical Graffiti per riempire il doppio album.
Jimmy Page e Robert Plant lo scrissero nel 1970 come pezzo acustico al Bron-yr-Aur, il cottage in Galles dove si erano recati dopo un estenuante tour negli Stati Uniti. Il cottage non aveva elettricità né acqua corrente.
I Led Zeppelin non l'hanno mai suonato dal vivo.
Plant ha registrato una versione con Tori Amos nel 1995 per l'album tributo dei Led Zeppelin Encomium . Plant è un grande fan di Amos e voleva ottenere una versione diversa della canzone facendola cantare mentre lui suonava la chitarra. Tori è anche un grande fan degli Zeppelin.
È stata un'idea di Robert Plant includere questa canzone nell'album, anche se non tutti erano d'accordo con lui. Dice Plant: "Tutti hanno riso quando ho suggerito di includere 'Down By The Seaside' in Physical Graffiti ". John Paul Jones in particolare odiava questa traccia
qui propongo quella di Robert e Jimmy in live del 1995
Down By The Seaside
qui è la session di prova
qui
Led Zeppelin - "Down By The Seaside" (Acoustic Version)




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https://www.gadgetsherau.com/the-led-zeppelin-rumor-that-deeply-offended-jimmy-page/?fbclid=IwAR2jGXu0OWGRZSd34hMFAIKHIWsl51yuam9lASQjjeWVXFsL0adjy4f3sws
Al momento di questa intervista, Page era molto arrabbiato per l'intera rappresentazione dei suoi talenti e della sua personalità, ed era molto offeso. Si sentiva così arrabbiato che voleva "prendere a pugni" la fonte di questa informazione sul naso. L'ex tour manager è stato rimosso dalla sua posizione anni prima dell'uscita di questo libro perché la band non poteva andare d'accordo con lui. John Paul Jones ha anche spiegato che Cole avrebbe mescolato e abbinato gli eventi per creare una storia interessante perché era un tossicodipendente che aveva bisogno di soldi.



 "Non ho mai smesso di ascoltare vinile. Sono rimasto molto deluso quando sono usciti i CD perché non mi piaceva il loro suono. Così tanto si è perso con i CD, e poi gli MP3, hanno tolto gran parte della profondità, tutta la qualità panoramica in tridimensionale, o anche cinque dimensioni, dell'esperienza audio. Che figata vedere la rinascita del vinile. Oltre il suono, c'è l'esperienza del touch, l'arte, le note che puoi leggere senza usare la lente d'ingrandimento, e l'atto di mettere su un album. "È un piccolo bel rituale di cui non mi stanco mai. "

- Jimmy Page
..anche per me quel vinile ha qualcosa di irrinunciabile e di meraviglioso
Lella..😘

79.ROBERT PLANT LA Più GRANDE VOCE DEL ROCK E NON SOLO..(.INTERVISTE ..FOTO.. e CITAZIONI VARIE anni 70 80 90 anni 2000.

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