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In occasione del Bat Tour in Italia, Loredana Alibrandi, è la ragazza che il 25 maggio 1988 ha avuto la grande fortuna di accompagnare il King Of pop nella sua visita all’Altare Della Patria a Roma.
INCONTRI RAVVICINATI DI CINZIA PINTI In occasione del Bat Tour in Italia, Loredana Alibrandi, è la ragazza che il 25 maggio 1988 ha avuto la grande fortuna di accompagnare il King Of pop nella sua visita all’Altare Della Patria a Roma.
Sono trascorsi quasi undici anni da quando, nel maggio 1988, ho avuto la fortuna di conoscere di persona Michael Jackson, eppure mi sembra sia successo appena qualche giorno fa. Fino a questo momento non ho mai raccontato pubblicamente questa mia meravigliosa esperienza, ma adesso ho deciso di farlo, perché penso che niente più di un Fan Club sia indicato ed inoltre perché, in un certo senso, vorrei condividere il ricordo di quei momenti con gli altri fan.
In quel periodo mi occupavo della Tutela Monumentale: uno dei miei compiti riguardava le autorizzazioni per riprese fotografiche e cinematografiche ai vari personaggi famosi e non.
Però, di solito, non accompagnavo personalmente queste persone perché non mi interessava particolarmente conoscere le celebrità; tanto è vero che il mio capo una volta mi chiese: “Ma ci sarà pure qualcuno che accompagnerebbe in visita?” ed io scherzando, gli risposi che avrei accompagnato molto volentieri solo Michael Jackson: In effetti, pur non seguendolo un granché, ho sempre creduto che fosse un grande artista, però me lo immaginavo come una persona strana, fuori dal mondo, irraggiungibile e vanitosa. E poi mi sono dovuta decisamente ricredere.
Ebbene, un giorno, in ufficio, verso la fine della mattinata, venni subito convocata dal capo che a bruciapelo e con il sorriso sulle labbra mi disse: “C’è un personaggio americano che vorrebbe visitare l’Altare Della Patria, vuole accompagnarlo?” Da premettere che io sapevo che in quei giorni Michael si trovava in Italia, anzi, a Roma, quindi capii immediatamente. La “David Zard” aveva fatto richiesta di potergli far visitare il monumento l’indomani alle due e mezzo di pomeriggio. Questo significava che avrei dovuto organizzare tutto quanto nel giro di poche ore. Con l’aiuto di un’altra ragazza, Flavia Peroni, avvertii i Carabinieri, la Prefettura ed altre istituzioni; devo dire che fu abbastanza pesante, ma già da allora la forte emozione mi ripagava delle fatiche spese.
Il giorno fatidico arrivò prima che potessi realizzare veramente cosa mi accingevo a fare: mi sembrava di vivere in un sogno. Prima delle due ero già all’ingresso del monumento dove c’è l’Istituto Per La Storia del Risorgimento Italiano. In perfetto orario arrivò il pulmino che era bianco, con i vetri oscurati, seguito da una folla impazzita: il piano che avevamo architettato era far entrare il van all’interno e richiudere immediatamente il portone. Però evidentemente non avevamo preso bene le misure dell’entrata, perché gli specchietti si incastrarono in modo tale che il veicolo non poteva andare più né avanti né indietro.
In quel frangente ebbi un’avvisaglia da quello che avrebbe significato avvicinare Michael Jackson, ovvero mi trovai innanzi ad un muro umano urlante. Scene di isterismo ovunque, ragazzi e ragazze con cappelli, spillette, bandiere che cantavano a squarciagola: la prima cosa che mi venne da dire fu: “Oh mio Dio!”, ma ancora non era niente rispetto a ciò che mi avrebbe atteso. C’era chi si strappava i capelli, chi voleva assaltare il furgone, chi cercava di aprirlo; ovunque mi girassi vedevo scene incredibili: addirittura un signore non giovanissimo (avrà avuto circa cinquant’anni) saltava in continuazione per cercare di scorgere qualcosa tra i vetri e, contemporaneamente, mandava baci dove presumeva ci fosse Michael.
Al che urlai all’autista “Tornare indietro, non se ne fa niente!”. Invece qualche istante dopo il pulmino si disincastrò e, grazie alla prontezza di riflessi di Battista Ragoni (uno dei custodi del monumento), venne fatta entrare una persona per volta e richiuse le porte. Dopo qualche istante gli sportelli del van si aprirono: per primi uscirono le guardie del corpo (tre armadi a dodici ante), poi Louisa Grasso, (la responsabile della “David Zard Iniziative”, la quale disse “Non preoccuparti Loredana, noi ci siamo abituati”. Dopodiché vidi scendere “un fagotto”: era Michael con il viso coperto. Con lui c’erano il suo fotografo personale e la truccatrice. Ancora terrorizzato corse immediatamente nella parte opposta q quella che gli avrei dovuto far visitare, ovvero verso i laboratori, che tra l’altro non sono aperti al pubblico.
A quel punto ho gridato: “Michael! Da questa parte! E’ tutto a posto!”, poi l’ho raggiunto, mi sono presentata e gli ho dato il benvenuto a nome nostro e dello Stato italiano. Lui mi ha ringraziato ed io gli ho chiesto da dove preferisse cominciare a vedere il monumento: mi ha risposto “Fai tu!”, allora abbiamo cominciato dall’esterno. Mano a mano che camminavamo, ho realizzato veramente cosa mi stava accadendo: fino ad allora non mi ero resa conto che Michael era lì vicino a me e mi parlava! Da quel preciso istante ho iniziato a parlare in inglese e tedesco insieme e dovetti chiedere aiuto a Luisa: “mi dispiace – dissi- ma non sono in condizioni”. Penso che tutti i fan possano comprendermi. Poi ho iniziato a fumare nervosamente: la cosa strana è che io non avevo mai fumato in tutta la mia vita!
Durante il giro ai vari piani, salimmo in ascensore; avevo una sigaretta accesa e poi rammentai che Michael non ama il fumo, così cercai di nasconderla. Il fotografo disse qualcosa che non ho capito bene, come “in America solo gli stolti fumano”, e lui ha risposto: “Invece in Italia solo le persone cretine dicono questo genere di fesserie”. Michael Jackson mi aveva difesa! Mi sembrava ancora di sognare, eppure era la realtà! Continuammo il giro di visita. Camminando sotto il colonnato gli spiegavo i mosaici che sono in alto: ad un certo punto guardai per terra e proprio davanti a noi, a causa di lavori in corso, mancava un mattone di circa due metri! Ci siamo guardati e gli ho detto: “Ti immagini?”, e lui è scoppiato a ridere. Gli ho mostrato la tomba del Milite Ignoto, ma non ci siamo potuti trattenere più di tanto perché c’era una ringhiera d’accesso oltre la quale vi era accalcata una massa di gente che tentava di arrampicarsi. Inoltre bisogna anche dire che quella è zona militare e quindi, nel dovuto rispetto, benché fossimo scortati e autorizzati, (con noi c’era un colonnello dell’esercito).
Non potevamo rischiare “un’invasione” da parte del pubblico. Michael è rimasto molto affascinato dai Carabinieri. Luisa mi aveva detto che aveva un debole per le divise militari e che aveva espresso il desiderio di vedere Roma dall’alto, allora gli ho chiesto: “Michael, ti piacerebbe arrivare fino su in alto?”; mi ha risposto entusiasmato: “Sì, certo”. Però c’era un particolare: l’ultimo piano in realtà non si potrebbe visitare perché vi sono soltanto i cavalli ed una terrazza cinta da una ringhiera molto bassa, pertanto possono accedervi poche persone per volta. Così, con l’aiuto di Louisa, abbiamo insistito perché Michael potesse salire sopra senza le guardie del corpo. Impiegammo parecchi minuti per convincere i gorilla a lasciarlo andare, ma, alla fine avemmo la meglio: con noi vennero il cameraman e il fotografo. Andammo su per le scale che, essendo molto strette, permettono il passaggio di una sola persona e ci tenemmo la mano l’un l’altro per aiutarci (Michael purtroppo non la diede a me!). Mentre salivamo mi feci promettere che non si sarebbe sporto dalle ringhiere: gli feci mille raccomandazioni e lui mi assicurò che sarebbe stato tranquillo.
Appena arrivammo su cominciò a correre da una parte all’altra della balaustra affacciandosi pericolosamente! Da precisare che eravamo ad un’altezza di più di cento metri! Mi sono girata verso Louisa e le ho detto: “Mio Dio Louisa! Che fa?”. Allora l’ho chiamato, mi sono avvicinata: “Michael! Stai attento, non esporti!”. In quel momento si è girato e mi ha guardato in un modo dolcissimo e rassicurante che non dimenticherò mai: non ha detto nulla, ma ho capito dallo sguardo che voleva dirmi “Stai tranquilla, va tutto bene, voglio solo divertirmi un po’”. Non so come spiegare: negli occhi ha una dolcezza infinita. E lì ho pensato ancora una volta “MIO DIO!” e mi sono sentita morire dall’emozione.
Tra l’altro è anche una persona estremamente simpatica. Ogni tanto faceva una battuta scherzosa; per esempio si volle fare una foto vicino ad un cavallo e, inconsapevolmente mise una mano proprio sui…testicoli del destriero. Quando se ne accorse disse: “Non è che mi prendo qualche malattia?” e scoppiò a ridere. Ci godemmo il paesaggio romano per una mezz’oretta buona; volle conoscere tutti i punti principali della Capitale: Il Pantheon, I Fori Imperiali, e, grazie alla giornata limpida, riuscì a vedere anche I Castelli.
Quando siamo riscesi non ho saputo resistere alla tentazione molto forte di chiedergli un autografo. Avevo portato un blocchetto e lui ha iniziato a scrivere, (lasciando sui fogli le impronte di gesso!). Qualche istante dopo si sono avvicinate delle persone del servizio interno, una delle quali gli ha scattato una foto con il flash a due centimetri di distanza dal viso. Al che mi sono arrabbiata, perché ho reputato questa azione una mancanza totale di rispetto nei suoi confronti. Poco dopo anche le guardie del corpo ci hanno raggiunto e, probabilmente perché hanno intuito che altrimenti non lo avrebbero fatto più andar via.
Fonte: KING MICHAEL – THE LIVING LEGEND FANS CLUB #4 – Marzo 1999 (ITALY)
Fonte: KING MICHAEL – THE LIVING LEGEND FANS CLUB #4 – Marzo 1999 (ITALY)
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LA MIA FONTE DI FEDE – Di STEFANIA CAPASSO
Praga 6 settembre 1996
Molti amici mi hanno chiesto di condividere questa esperienza meravigliosa, ho provato a raccontarla, ma credo che non si possa descrivere un’emozione così forte.
Qualcuno mi ha chiesto di scriverla, proverò a rendervi partecipi del mio sogno, anche se ciò che Michael mi ha donato quel giorno è indescrivibile! Prima d’iniziare, vorrei dire che Michael per me non è stato semplicemente il mio artista preferito, lui mi ha accompagnato in tutte le tappe della vita, nella spensieratezza dell’adolescenza e nei momenti difficili. La sua musica è stata la colonna sonora della mia vita. Grazie a lui ho conosciuto anche mio marito, per non parlare delle splendide amicizie. Da bambina il mio diario segreto lo avevo chiamato Michael e ogni volta che ci scrivevo qualcosa, per me era come se parlassi con lui.
Ricordo che la mia camera l’avevo “ovviamente” tappezzata con tutte le sue foto, ma in particolare accanto al mio letto avevo un poster a grandezza naturale che lo ritraeva disteso, sembrava proprio che stesse sul mio letto, ricordo che era così naturale che le mie nipotine avevano paura, loro adoravano Michael, ma avevano anche paura che potesse trasformarsi in lupo mannaro. Se penso alle chiacchierate che mi facevo con quel poster…beh, allora avevo 11 anni. Molti bambini hanno l’amico immaginario, io avevo Michael Jackson!
La prima emozione grande la provai il 23 maggio ’88, quando ho assistito per la prima volta a un suo concerto, avevo da poco compiuto 17 anni…. Roma stadio Flaminio, prima tappa europea del Bad Tour… Mamma mia che concerto ragazzi! Nel 1990 mi sono sposata con Giuseppe, conosciuto da tutti come Peppe Michael Jackson, non scherzo quando dico che a quei tempi era veramente “famoso” per la sua somiglianza con Michael.
Nel 1991 nasce Tania, la mia primogenita, inutile dire che conosceva Michael già dal grembo materno. Poi nel 1992 il 4 luglio, sono stata al Dangerous World Tour, solo chi ha assistito a un suo concerto può capire cosa si prova.
Nel ’93 nasce il mio secondogenito, Vincenzo, una grande gioia, ma purtroppo in quell’anno mi sono dovuta scontrare anche con una dura realtà, Tania la mia prima figlia, in seguito ad un grave disturbo comportamentale…viene diagnosticata “autistica”. Non è semplice per una ragazza di 22 anni scoprire di avere una figlia autistica. E non mi riferisco solo al dolore, ma anche agestire un problema del genere a quell’età, non è facile (a dire il vero non lo è a qualunque età!) Grazie a Dio, nei dolori della vita, Lui ci da anche la dignità e la forza per affrontarli. Crescere e diventare mamma, non hanno cambiato l’amore che provavo per Michael, “anzi” questo è aumentato! Forse perché mi sono sempre immedesimata in lui! In effetti, anch’io come Michael ho bruciato delle tappe e proprio il fatto di avere tante cose in comune (anche tre sorelle e cinque fratelli) credo che abbia contribuito ad accrescere ancora di più il mio AMORE per lui.
Nel 1996 seppi che Michael avrebbe iniziato il suo tour mondiale (History Tour) a Praga. Alcune mie amiche già si organizzavano per andare, io stavo malissimo, perché con due bambini piccoli sapevo che non avrei mai potuto unirmi a loro. Il caso volle che proprio i miei vicini di casa fossero di Praga, loro conoscevano bene ciò che provavo per Mike, non dimenticherò mai quella sera quando dissero a mio marito: ma dai! Michael Jackson si esibirà nella nostra città, lascia andare Stefania con le amiche, la nostra casa al centro di Praga è libera e potrà alloggiarci per tutto il tempo e noi qui ti daremo una mano con i bambini. Quando mio marito disse , va bene, io non riuscivo a crederci! Mi sembrò come di volare!
Da quel giorno iniziarono le mie “notti in bianco” e pensavo: questa volta non mi accontenterò solo di vederlo sul palco! Lui deve sapere che esisto! Deve sapere ciò che mi ha dato e cosa rappresenta per me! Dovrò fare qualcosa per farmi notare! Così mi procurai una tela di due metri per tre e iniziai a dipingerci su, ebbi proprio una forte ispirazione, sapevo bene cosa fare!… Michael seduto sotto un albero, in compagnia dei personaggi di Walt Disney e Peter Pan seduto sulle sue ginocchia, un fiume, il prato, i bambini e Topo Gigio (che lui adorava) che sventolava la bandiera italiana. Avevo qualche mese di tempo…. ce la farò! Mi ripetevo e con tutto il mio amore continuavo a dipingere.
Finalmente il 5 settembre atterrai all’aeroporto di Praga con la mia tela, in compagnia di Vania e lì ad aspettarci c’erano Sonia e Patrizia (anche loro di Napoli) arrivate due giorni prima. Andammo a casa di quei miei amici a posare le valigie e ci precipitammo subito verso l’hotel Intercontinental, dove alloggiava Michael.
Durante il tragitto Sonia mi raccontava che il giorno prima era riuscita ad abbracciare Michael perché avevano concesso ad alcuni fans di rimanere all’interno delle transenne, poste all’entrata dell’albergo. Addirittura dopo, insieme a un altro gruppo, era riuscita ad entrare nella sala del ristorante, dove c’era anche Michael. Ero felice per lei, ma allo stesso tempo mi rammaricavo di non esserci stata anch’io il giorno prima, chissà forse Michael avrebbe potuto vedere la tela, mi ripetevo.
Finalmente arrivammo all’albergo, si capiva già a distanza perché si sentivano le urla dei fans radunati lì sotto. Io iniziai a tremare come una foglia, soprattutto quando alzai lo sguardo e vidi che accanto alla sua finestra c’era affisso un telone enorme con il logo MJ. Tutt’a un tratto le urla aumentarono e la folla si accalcava sempre di più, Michael! Michael!! Si era lui! Stava uscendo per recarsi al Letenskà plàn per le prove (luogo dove il 7 si sarebbe esibito). Non riuscimmo a vederlo, perché eravamo troppo indietro! Ebbi la mia prima crisi di pianto isterico! Non era possibile!!! Avevo paura di non farcela al pensiero di essergli così vicina, ma di non poterlo avvicinare.
Ci recammo tutti lì al parco, la sua voce rimbombava ovunque, lo sentivamo chiaramente mentre provava e ogni tanto quando il vento soffiava più forte e spostava quei teloni che ci dividevano, riuscivamo anche a vederlo, era stupendo! Quella notte non riuscii a chiudere occhio, pensavo che il mattino seguente saremmo andate all’alba sotto l’albergo, per occupare il posto migliore. In effetti la mattina del 6 settembre fummo le prime ad arrivare. Ponemmo il disegno all’interno delle transenne proprio di fronte alla porta principale in modo che quando lui sarebbe uscito, l’avrebbe avuto proprio di fronte!
Ci recammo tutti lì al parco, la sua voce rimbombava ovunque, lo sentivamo chiaramente mentre provava e ogni tanto quando il vento soffiava più forte e spostava quei teloni che ci dividevano, riuscivamo anche a vederlo, era stupendo! Quella notte non riuscii a chiudere occhio, pensavo che il mattino seguente saremmo andate all’alba sotto l’albergo, per occupare il posto migliore. In effetti la mattina del 6 settembre fummo le prime ad arrivare. Ponemmo il disegno all’interno delle transenne proprio di fronte alla porta principale in modo che quando lui sarebbe uscito, l’avrebbe avuto proprio di fronte!
Così iniziò la lunga attesa, intanto i fan iniziarono ad arrivare, sempre più numerosi. Era qualcosa di incredibile! Venivano da ogni parte del mondo! In molti vennero a congratularsi con me per quel disegno, poi scese il fotografo di Michael e iniziò a fotografarlo compiaciuto. Più tardi scese anche il cameraman di Michael e filmò a lungo la tela, anche lui mi fece un sacco di complimenti. Certo, ne ero lusingata! Ma io volevo Michael! Volevo vedere il suo sguardo posarsi su quel disegno e poi i suoi occhi incrociarsi con i miei. L’avevo sognato per troppi anni!
Finalmente in tarda mattinata quella porta si aprì, tutti iniziarono ad urlare Michael! Michael! Io ero come paralizzata! Non riuscivo a crederci che era a pochi metri distante da me. Era stupendo! Aveva i pantaloni neri, la camicia rossa e una giacca nera. Subito i suoi occhi si posarono sul disegno, mentre Waine (la sua guardia del corpo) ci indicava e facendo dei gesti come volerci dire qualcosa, poi Michael si fermò e col pollice fece il gesto suo solito per dire OK, quindi fece qualche passo per salutare la folla. Tornò indietro per sedersi nel van, ma sbagliò auto (erano parcheggiate 2 uguali di fila) entrò nella sua macchina e Wayne chiamò Teddy Lakis (star promoter) indicando il mio disegno, così si avvicinò a noi dicendo:”A Michael piace tantissimo questo disegno, lo vorrebbe!” Poichè a me era scesa la lingua nella gola, subito le mie amiche risposero:si certo! Questo disegno è stato fatto apposta per lui, ma almeno lei vorrebbe avere la soddisfazione di darglielo personalmente!
Così lui tornò indietro per riferire e poi ritornò da noi dicendo:”Ok mr.Michael Jackson sta uscendo per andare a fare visita al presidente, ma quando tornerà, ha detto che sei invitata a salire su in camera sua”. Bene! Dopo queste parole io non ho capito più nulla! Ridevo, piangevo, tremavo, balbettavo. Insomma ero completamente fuori di testa! Avevo immaginato che mi avrebbero al massimo concesso di avvicinarmi all’auto, invece addirittura salire nella sua suite! Oh DIO!
Avvolgemmo la tela e la riponemmo nel tubo per proteggerla, uscimmo dalla folla per trovare un posto tranquillo, anche se molti ci seguivano implorandoci di poter salire insieme con noi. Quella è stata l’attesa più lunga della mia vita, mi ripetevo: ma ti rendi conto chi stai aspettando? Oh DIO! Ho appuntamento con Michael con M.I.C.H.A.E.L.!!!!
Nel tardo pomeriggio finalmente lui ritornò, ma non fu così semplice come avevo immaginato. Lui scese dall’auto e salì subito in camera l’albergo era circondato dalle transenne e dalla polizia praghese, che erano rigidissimi. Quando provavamo a spiegare che Michael ci aveva dato il permesso di salire su, loro ridevano e ci prendevano in giro. Iniziai a farmi prendere dal panico! Mi sentivo impotente, non sapevo che fare. A un tratto tutti iniziarono ad urlare, Michael si era affacciato dalla finestra, subito sfilammo la tela dal tubo e l’aprimmo, con la speranza che lui l’avrebbe vista. Infatti, iniziò ad indicarci facendo cenno con la mano di salire su, ma quei poliziotti continuavano a dire che non erano autorizzati a farci salire. Arrabbiatissime continuavamo a ripetere:” Ma cavoli! Non vedete che è Michael Jackson a chiamarci? Ma loro erano irremovibili!”
Fu un inferno vero e proprio, stare in mezzo a quella folla impazzita, anche perché il signorino Michael si divertiva a scatenarli lanciando di tutto da quella finestra, cuscini, asciugamani, pupazzi, palline, aerei di carta con sopra scritti dei messaggi, fu una battaglia vera e propria, a volte credevo di non uscire viva da li. Intanto Michael continuava a chiamarci e noi urlavamo disperate come matte:”Ma come cavolo ci arriviamo su da te?” Lui entrò, poi si riaffacciò con un tizio, che non so chi fosse, e iniziò ad indicarci. Dopo qualche minuto questa persona scese giù a cercarci e finalmente disse alle guardie: sono con me tutto ok! Purtroppo impedirono alle mie amiche di salire, dovevo salire solo io con la tela, mi dissero. Fu molto triste per me, io volevo stare con loro, iniziai anche a sentirmi male, e poi non ero tanto brava a parlare inglese, come avrei comunicato con Michael?
Entrati nella hall, c’erano le due guardie del corpo di Michael, Wayne e Yanik che mi aspettavano insieme a due ragazze, fan, straniere, anche loro emozionatissime, Wayne infatti continuava a ripetere di stare calme. Avevo l’impressione che quell’ascensore mi stesse portando in paradiso, quando uscimmo, ci fecero passare sotto un metal detector, io avevo nascosto la macchina fotografica sotto la giacca, appena passai, iniziò a suonare l’allarme (prima figuraccia!) Yanik sorrise e prese la macchinetta dicendo che avrebbe scattato lui qualche foto.
Finalmente arrivammo alla camera, nonostante mi stessi sentendo male dall’emozione, non potei fare a meno di sorridere, in quel corridoio così elegante, si distingueva la porta della sua camera, perché sopra c’era una sagoma di Spider Man a grandezza naturale. Non si può descrivere ciò che ho provato quando quella porta della camera numero 800 si è aperta e nel varcarla ho visto Michael seduto a tavola, circondato da tre bambini, (ora so che erano i fratelli Cascio) mentre leggeva un grandissimo libro di fiabe… credo. Una scena surreale! Sembrava di avere una visione celestiale!
Sono rimasta lì impalata a fissarlo, intanto quelle due ragazze si fecero avanti e iniziarono a parlare con lui, io rimasi indietro a osservarlo, era come se intorno a me non ci fosse più nulla, c’eravamo solo io e lui, Michael, a pochi passi da me. Sentivo la sua bellissima voce, lo guardavo gesticolare, e poi i suoi occhi! Non era molto truccato, era BELLISSIMO! Aveva i capelli raccolti in un modo strano, una specie di codino allentato! Aveva la stessa camicia rossa che indossava nella mattinata, ma la portava fuori dai pantaloni. Io tremavo tantissimo e pregavo: Dio mio ti prego, non voglio sentirmi male, non voglio piangere e fare la figura della stupida, dammi l’autocontrollo e la forza per reggermi in piedi. Continuavo a tenere lo sguardo fisso su di lui, non volevo perdermi nulla!
A un tratto Wayne mi fece cenno di sfilare il disegno dal tubo, e io feci un’altra figuraccia, siccome era enorme e pesante nell’alzarlo lo feci sbattere vicino al lampadario, facendo un rumore incredibile! Per fortuna oltre a oscillare esageratamente non si ruppe, io con una vocina tremante riuscii appena a dire:”Oh sorry!” Fu lì che il suo sguardo incrociò il mio, sorrise, con la sua risatina ihiihihihi era più dolce che mai!
Quando le guardie del corpo srotolarono la tela, lui si alzò dalla sedia esclamando OOOHHH! Come per dire finalmente! Era lì in piedi e iniziò ad osservarlo con l’entusiasmo di un bambino! Fu dolcissimo perché vedendo che ero molto tesa, cercava di mettermi a mio agio, commentando la tela ad alta voce e sorridendo. “Oh my God! It’s wonderful!” A un certo punto, senza mai staccare gli occhi dal disegno, si avvicinò per vederlo meglio e si mise a gridare:”Ooohh Topogigììììo!” Lo pronunciò proprio così soffermandosi sulla “i” finale! Tutti ridevano per il comportamento bizzarro di Michael, tutti tranne me! Io ero come paralizzata! I suoi occhi si illuminarono come quelli di un un bimbo davanti al suo giocattolo preferito!
In camera con lui, oltre Wayne e Yanik c’erano i piccoli Cascio e la loro mamma, lei era sempre con Michael da quando era arrivato a Praga. Quando Michael vide Topo Gigio con la bandiera italiana in mano, mi chiese:”Are you italian?” Io risposi “yes” lei immediatamente iniziò a parlarmi in italiano, mi disse: “Oh che bello sei italiana? Anch’io lo sono! Di dove sei?” Quando dissi “Napoli” lei rivolta a Michael disse:”OH Michael, she come from Naples!” E lui mi guardò sorridendo e disse: “Oh I love Naples!” Lui continuava ad osservare il disegno, si concentrava su ogni piccolo particolare ripetendo “oh boy! it’s wonderful, wonderful!” Per mia grande fortuna quella donna iniziò a farci da interprete, lui mi fece tantissime domande… era eccitatissimo!! Ma nonostante ciò trasmetteva una pace surreale.
Mi chiese cosa c’era scritto sulla maglietta di uno dei bambini disegnati, perchè lui non riusciva a leggere e io gli dissi:”Is written Michael we belive in you” e lui:”Oooh thank you” poi continuando ad osservare disse: “Come mai hai scelto di dipingerci sotto l’albero?” Io risposi: “Non so, ho avuto un ispirazione, diciamo che ‘l’ho visto’ prima di dipingerlo”, e lui rispose: “Sicuro! Hai avuto una visione! Quell’albero per me ha un significato”. Quella donna mi guardò e sorridendo mi disse: “Wow ha detto che lo porterà a casa e lo metterà in camera sua!” Io non riuscivo a crederci, risposi grazie e lui, no, grazie a te! Mi hai fatto un regalo stupendo! È pieno d’amore! E poi continuava a ripetere:”Thank you , I love you”.
Wayne che intanto insieme a quella donna continuava a reggere la tela, invitò Yanik a scattare la foto. Purtroppo per quell’occasione si mise la mascherina! Credo perché avesse poco trucco, infatti riuscivo a vedere chiaramente le macchie sul suo volto, in particolare tra la guancia e l’orecchio destro. Poi mi tese la mano, invitandomi a mettermi accanto a lui per la foto, io non so come ho fatto a reggermi in piedi, soprattutto quando sentii la sua mano stringermi sul fianco, indossavo una maglietta tutta forata e attraverso quei fori sentivo le sue dita toccare la mia pelle, in più profumava tantissimo di vaniglia. La prova di resistenza più dura della mia vita!!! Il cuore mi batteva così forte che sono sicura che lui potesse sentirlo! Intanto Yanik litigava con la macchinetta e non riusciva a scattare la foto.
Michael disse una cosa, che sinceramente non riuscii a capire, mi sembra gli disse che lui era solo in grado di fare il bodyguard e poi lo prese in giro dicendo Hallo Yanik! Guarda che se non schiacci col dito non fai la foto!! Tutti scoppiarono a ridere io invece sentendo la mano di Michael stringermi sui fianchi, iniziai ad avere dei capogiri, sembrava che la stanza girasse. Poi feci un respiro profondo e sorrisi mentre Yanik riuscì finalmente a scattare la foto. Michael esclamò:”We did it!”..ce l’abbiamo fatta!
Quello fu il momento più bello della mia vita, i suoi occhi bellissimi fissavano i miei, lui capì che ero emozionatissima e mi chiese:are you ok? Con una dolcezza indescrivibile. Fu allora che mi lasciai andare, gli buttai le braccia al collo esclamando OH MICHAEL! Lui mi abbracciò, mi stringeva fortissimo e io scoppiai a piangere, era proprio questo che non avrei mai voluto fare, piangere davanti a lui, come la solita fan comune! Ma non riuscii più a trattenermi, avevo accumulato troppa tensione! Michael con tutta la sua dolcezza continuava ad accarezzarmi la testa e la schiena. Avrei voluto fermare il tempo, rimanere fra le sue braccia, sentire il suo calore, la sua voce e il suo profumo in eterno. Non riuscivo a crederci, avevo sognato quel momento da quando ero una bambina, avevo immaginato quella scena milioni di volte e ora ero realmente lì tra le sue braccia. DIO! QUANTO PROFUMAVA!…E QUANTO STRINGEVA…… Non potrò MAI descrivere ciò che ho provato in quel momento! MAI!
Dato che non riuscivo a smettere di piangere gli dissi “I’m sorry” e lui sorridendo con una dolcezza indescrivibile mi disse “oh oh!it’s all right!”, poi mi fissò con quello sguardo che solo lui ha e mi disse:”Are you ok?” Incredibile! Poco prima sembrava un bambino, ora invece aveva assunto una figura quasi paterna. Gli dissi:”Sto bene grazie” e lui mi sorrise. Incredibile! Quell’abbraccio aveva portato via tutta la tensione che avevo accumulato, sentivo un senso di pace dentro di me… per la prima volta in vita mia mi sono sentita realmente a casa.
Poi mi chiese incuriosito cosa avessi in quella busta, in effetti da quando ero entrata in quella stanza, non l’avevo mollata, ma solo perché ero emozionata non pensai di poggiarla da qualche parte. Dentro avevo le foto dei miei bambini e una lettera che avevo scritto per lui, dove gli avevo aperto il mio cuore, scrivendogli tutto ciò che lui rappresentava per me e dandogli tutto il mio supporto per quello che aveva dovuto subire. Lui poggiò la busta sul tavolo e iniziò a sfogliare le foto, io gli dissi questi sono i miei figli e lui:”Oh congratulazioni, sei già mamma! Ma sono bellissimi!” Questo è Vichi ha tre anni e ti imita da quando ne aveva uno, lui sorrise dicendo che era molto bello.
Poi gli mostrai le foto di Tania e gli dissi:”Lei è autistica!” Lui disse:”Oh no, mi dispiace! Conosco l’autismo, vivono in un mondo tutto loro”. “Già” risposi “e nel suo mondo ci sei anche tu, Michael, lei fin da neonata ha sempre ascoltato la tua musica, quando ha delle crisi di pianto per calmarla ha bisogno di ascoltare te, lei poi non gioca, la maggior parte del tempo, lo passa guardando i tuoi video. In ospedale dovevamo sempre portarci il video registratore con le tue cassette per tenerla tranquilla.” Lui diventò serio guardando lentamente e attentamente le foto di Tania, visibilmente commosso non faceva che ripetere “è bellissima!” Lo sguardo e il sorriso sono meravigliosi! Posso tenermi le foto? “Certo” risposi. Quanti anni ha? Mi chiese, “cinque” risposi. Riesce a parlare? No Michael, purtroppo non ho mai sentito la sua voce. Lui disse: “Oh noo! Mio Dio! Lei è così bella! C’è qualcosa che posso fare per lei? Avete bisogno del mio aiuto? Come posso aiutarvi? Cosa posso fare per te?
Io lo ringraziai semplicemente, avrei potuto chiedergli di permettere a Tania d’incontrarlo, visto che lui spesso ospitava ragazzi disabili a Neverland, ma non ebbi il coraggio. Ancora oggi mi consuma il rimorso di non averlo fatto. Sono sicura che Tania sarebbe stata felicissima! Lei adora vederlo cantare e ballare! Michael mi prese le mani, le strinse forte e guardandomi negli occhi mi disse: “Don’t ever loose your faith, your hope, and don’t stop fighting for her! Never! Don’t give up! NEVER!!”….non perdere mai la fede e la speranza e non smettere mai di lottare per lei. Non arrenderti mai! MAI!! Mi abbracciò ancora e io piangendo gli dissi “thank you Michael I love you” e lui “I love you too, I love you more”. Fu un momento così intenso e speciale che ho difficoltà a raccontarlo, per paura di sminuirlo. Non ci sono parole per descriverlo!
Avevo sempre saputo che era una persona sensibile, ma in quel momento lo era verso di me!Lui era veramente commosso e mi fece sentire tutto il suo appoggio e il suo amore. Che uomo MERAVIGLIOSO! UMILE e SPECIALE!… Ecco, ora ricomincio a piangere….. Dopo prese la mia lettera ed io gli dissi “Michael, ti prego per me è importante che tu la legga!”e lui: “La leggerò stasera, te lo prometto!”
Purtroppo era arrivato il momento di salutarci, Wayne già mi aspettava vicino alla porta, io dissi a quella donna: ti prego devo dirgli ancora qualcosa. Avrei voluto dirgli che ero molto dispiaciuta per tutto quello che aveva dovuto passare, a causa delle accuse e delle cattiverie subite, anche se comunque, gli avevo scritto tutto in quella lettera. Riuscii solo a dire guardandolo negli occhi “come stai?” Ma sono sicura che lui aveva capito bene a cosa mi riferissi, infatti ci guardammo e mi sentivo veramente in sintonia con lui, mi ringraziò e mi disse che stava bene, anche grazie a questi episodi d’amore che riceveva da noi, lui traeva più forza.
Gli dissi “Abbi cura di te mi raccomando, avrai sempre il nostro sostegno, noi saremo sempre con te” e lui:”Ooh thank you so much! I love you! … God bless you !” Così ci salutammo e io mentre camminavo verso la porta ancora una volta gli ricordai di leggere la lettera, lui sollevò la mano verso le labbra, si baciò l’indice e il medio e poi li poggiò sul suo cuore dicendo “Te lo giuro” e poi si mise la lettera nel taschino della camicia. Avevo quasi varcato la porta quando mi accorsi di aver dimenticato una borsa con dentro dei regali che le mie amiche mi avevano dato per lui. Feci un’altra figuraccia perché senza nemmeno chiedere il permesso a Wayne, che mi stava accompagnando, tornai indietro e con una tale disinvoltura impugnai la busta dicendo:” Ooh! Ho dimenticato di dare questi a Michael! E ritornai da lui, da tipica ‘napoletana’ sfacciata!”
Michael mi guardò sorridendo e io gli piazzai questa busta enorme in mano e invece di dirgli che erano regali da parte delle mie amiche gli dissi:”Queste sono le mie amiche” Che figura! Tutti ridevano, Michael poi mi prese in giro guardando nella busta con gli occhi spalancati, come per cercarle. Ridemmo tutti, fu davvero un bel momento. Michael fu simpaticissimo. Poi mi chiese di aiutarlo perché aveva difficoltà a mantenere la busta e contemporaneamente guardare il contenuto.(avrebbe potuto benissimo poggiarla sul tavolo). Così io la mantenevo mentre lui raccoglieva i regali che c’erano all’interno. Sinceramente non ricordo cosa contenesse, ho un vuoto di memoria, da quel momento in poi non ricordo più nulla! Giuro!
Non ricordo come ci siamo salutati, non ricordo chi mi ha accompagnato giù, non ricordo se quelle ragazze che erano salite con me erano andate già via prima o erano scese con me. So solo che mi ritrovai per strada seduta su un marciapiede a piangere. Incredibile! Non so per quale motivo non ho mai ricordato cosa sia accaduto, la mia mente ha completamente rimosso quei momenti! Forse perché separarmi da lui è stata la cosa più difficile della mia vita! Sono passati tanti anni da allora e nonostante tutti i miei sforzi, non sono riuscita MAI a ricordare! Incredibile!
Comunque, tornando a Michael, non mi stancherò mai di dirlo, la sua sensibilità e la sua dolcezza non erano terrene!! Mi ha dedicato tanto del suo tempo facendomi sentire amata io, che ero una perfetta sconosciuta! È stato veramente un dono di DIO! Un essere speciale! Non dimenticherò mai la sua espressione mentre gurdava le foto di mia figlia, nei suoi occhi potevo leggere il suo dolore, faceva fatica a trattenere le lacrime, per non parlare poi dei suoi abbracci, erano pieni di amore e sprigionavano un’energia positiva…rigeneratrice, non ho mai provato una cosa del genere in tutta la mia vita.. e non lo dico perchè ero emozionata, io sentivo la sua anima in quell’abbraccio e per la prima volta in vita mia (l’ho già detto prima) mi sono sentita veramente “A CASA”. Llui non era di e per questo mondo! E voleva realmente cambiarlo, in un certo senso ci è riuscito, nonostante la sua notorietà è riuscito a rimanere sempre umile, ha aiutato tantissima gente dietro ai riflettori, senza mai sbandierarlo, ha sopportato le ingiurie più infami della cattiveria umana, mantenendo la sua dignità e dimostrando di saper perdonare e nonostante tutto continuare ad avere Amore nel suo cuore.
Dopo la sua scomparsa è incredibile ciò che è avvenuto nei cuori di tantissima gente, qualcosa si è smosso nelle loro coscienze. Sono nate tantissime associazioni benefiche nel suo nome che hanno lo scopo di aiutare e diffondere il suo messaggio. Nessun uomo nel mondo dello spettacolo è stato mai in grado di fare questo. Anche io insieme ad alcune mie amiche abbiamo creato un’associazione chiamata “MJJ’s IYouWe Foundation” dove nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare bambini, animali e persone disagiate, certo è una goccia nel mare, ma il nostro Michael ci ha insegnato che se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo iniziare dall’uomo nello specchio e dalle piccole cose. Grazie Michael, non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza, sei veramente un angelo……tu vivi e vivrai sempre nel mio cuore e in quello dei miei figli… TI AMO!
Stefy
..un grazie e un abbraccio a te Stefy e a Grazia28 per averlo reso pubblico...
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