sabato 3 settembre 2022

18..MICHAEL..RACCONTI..TESTIMONIANZE ...E NON SOLO


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INCONTRI RAVVICINATI DI CINZIA PINTI

In occasione del Bat Tour in Italia, Loredana Alibrandi, è la ragazza che il 25 maggio 1988 ha avuto la grande fortuna di accompagnare il King Of pop nella sua visita all’Altare Della Patria a Roma.



INCONTRI RAVVICINATI DI CINZIA PINTI In occasione del Bat Tour in Italia, Loredana Alibrandi, è la ragazza che il 25 maggio 1988 ha avuto la grande fortuna di accompagnare il King Of pop nella sua visita all’Altare Della Patria a Roma.


Sono trascorsi quasi undici anni da quando, nel maggio 1988, ho avuto la fortuna di conoscere di persona Michael Jackson, eppure mi sembra sia successo appena qualche giorno fa. Fino a questo momento non ho mai raccontato pubblicamente questa mia meravigliosa esperienza, ma adesso ho deciso di farlo, perché penso che niente più di un Fan Club sia indicato ed inoltre perché, in un certo senso, vorrei condividere il ricordo di quei momenti con gli altri fan.

In quel periodo mi occupavo della Tutela Monumentale: uno dei miei compiti riguardava le autorizzazioni per riprese fotografiche e cinematografiche ai vari personaggi famosi e non.

Però, di solito, non accompagnavo personalmente queste persone perché non mi interessava particolarmente conoscere le celebrità; tanto è vero che il mio capo una volta mi chiese: “Ma ci sarà pure qualcuno che accompagnerebbe in visita?” ed io scherzando, gli risposi che avrei accompagnato molto volentieri solo Michael Jackson: In effetti, pur non seguendolo un granché, ho sempre creduto che fosse un grande artista, però me lo immaginavo come una persona strana, fuori dal mondo, irraggiungibile e vanitosa. E poi mi sono dovuta decisamente ricredere.

Ebbene, un giorno, in ufficio, verso la fine della mattinata, venni subito convocata dal capo che a bruciapelo e con il sorriso sulle labbra mi disse: “C’è un personaggio americano che vorrebbe visitare l’Altare Della Patria, vuole accompagnarlo?” Da premettere che io sapevo che in quei giorni Michael si trovava in Italia, anzi, a Roma, quindi capii immediatamente. La “David Zard” aveva fatto richiesta di potergli far visitare il monumento l’indomani alle due e mezzo di pomeriggio. Questo significava che avrei dovuto organizzare tutto quanto nel giro di poche ore. Con l’aiuto di un’altra ragazza, Flavia Peroni, avvertii i Carabinieri, la Prefettura ed altre istituzioni; devo dire che fu abbastanza pesante, ma già da allora la forte emozione mi ripagava delle fatiche spese.

Il giorno fatidico arrivò prima che potessi realizzare veramente cosa mi accingevo a fare: mi sembrava di vivere in un sogno. Prima delle due ero già all’ingresso del monumento dove c’è l’Istituto Per La Storia del Risorgimento Italiano. In perfetto orario arrivò il pulmino che era bianco, con i vetri oscurati, seguito da una folla impazzita: il piano che avevamo architettato era far entrare il van all’interno e richiudere immediatamente il portone. Però evidentemente non avevamo preso bene le misure dell’entrata, perché gli specchietti si incastrarono in modo tale che il veicolo non poteva andare più né avanti né indietro.

In quel frangente ebbi un’avvisaglia da quello che avrebbe significato avvicinare Michael Jackson, ovvero mi trovai innanzi ad un muro umano urlante. Scene di isterismo ovunque, ragazzi e ragazze con cappelli, spillette, bandiere che cantavano a squarciagola: la prima cosa che mi venne da dire fu: “Oh mio Dio!”, ma ancora non era niente rispetto a ciò che mi avrebbe atteso. C’era chi si strappava i capelli, chi voleva assaltare il furgone, chi cercava di aprirlo; ovunque mi girassi vedevo scene incredibili: addirittura un signore non giovanissimo (avrà avuto circa cinquant’anni) saltava in continuazione per cercare di scorgere qualcosa tra i vetri e, contemporaneamente, mandava baci dove presumeva ci fosse Michael.

Al che urlai all’autista “Tornare indietro, non se ne fa niente!”. Invece qualche istante dopo il pulmino si disincastrò e, grazie alla prontezza di riflessi di Battista Ragoni (uno dei custodi del monumento), venne fatta entrare una persona per volta e richiuse le porte. Dopo qualche istante gli sportelli del van si aprirono: per primi uscirono le guardie del corpo (tre armadi a dodici ante), poi Louisa Grasso, (la responsabile della “David Zard Iniziative”, la quale disse “Non preoccuparti Loredana, noi ci siamo abituati”. Dopodiché vidi scendere “un fagotto”: era Michael con il viso coperto. Con lui c’erano il suo fotografo personale e la truccatrice. Ancora terrorizzato corse immediatamente nella parte opposta q quella che gli avrei dovuto far visitare, ovvero verso i laboratori, che tra l’altro non sono aperti al pubblico.

A quel punto ho gridato: “Michael! Da questa parte! E’ tutto a posto!”, poi l’ho raggiunto, mi sono presentata e gli ho dato il benvenuto a nome nostro e dello Stato italiano. Lui mi ha ringraziato ed io gli ho chiesto da dove preferisse cominciare a vedere il monumento: mi ha risposto “Fai tu!”, allora abbiamo cominciato dall’esterno. Mano a mano che camminavamo, ho realizzato veramente cosa mi stava accadendo: fino ad allora non mi ero resa conto che Michael era lì vicino a me e mi parlava! Da quel preciso istante ho iniziato a parlare in inglese e tedesco insieme e dovetti chiedere aiuto a Luisa: “mi dispiace – dissi- ma non sono in condizioni”. Penso che tutti i fan possano comprendermi. Poi ho iniziato a fumare nervosamente: la cosa strana è che io non avevo mai fumato in tutta la mia vita!

Durante il giro ai vari piani, salimmo in ascensore; avevo una sigaretta accesa e poi rammentai che Michael non ama il fumo, così cercai di nasconderla. Il fotografo disse qualcosa che non ho capito bene, come “in America solo gli stolti fumano”, e lui ha risposto: “Invece in Italia solo le persone cretine dicono questo genere di fesserie”. Michael Jackson mi aveva difesa! Mi sembrava ancora di sognare, eppure era la realtà!  Continuammo il giro di visita. Camminando sotto il colonnato gli spiegavo i mosaici che sono in alto: ad un certo punto guardai per terra e proprio davanti a noi, a causa di lavori in corso, mancava un mattone di circa due metri! Ci siamo guardati e gli ho detto: “Ti immagini?”, e lui è scoppiato a ridere. Gli ho mostrato la tomba del Milite Ignoto, ma non ci siamo potuti trattenere più di tanto perché c’era una ringhiera d’accesso oltre la quale vi era accalcata una massa di gente che tentava di arrampicarsi. Inoltre bisogna anche dire che quella è zona militare e quindi, nel dovuto rispetto, benché fossimo scortati e autorizzati, (con noi c’era un colonnello dell’esercito).

Non potevamo rischiare “un’invasione” da parte del pubblico. Michael è rimasto molto affascinato dai Carabinieri. Luisa mi aveva detto che aveva un debole per le divise militari e che aveva espresso il desiderio di vedere Roma dall’alto, allora gli ho chiesto: “Michael, ti piacerebbe arrivare fino su in alto?”; mi ha risposto entusiasmato: “Sì, certo”. Però c’era un particolare: l’ultimo piano in realtà non si potrebbe visitare perché vi sono soltanto i cavalli ed una terrazza cinta da una ringhiera molto bassa, pertanto possono accedervi poche persone per volta. Così, con l’aiuto di Louisa, abbiamo insistito perché Michael potesse salire sopra senza le guardie del corpo. Impiegammo parecchi minuti per convincere i gorilla a lasciarlo andare, ma, alla fine avemmo la meglio: con noi vennero il cameraman e il fotografo. Andammo su per le scale che, essendo molto strette, permettono il passaggio di una sola persona e ci tenemmo la mano l’un l’altro per aiutarci (Michael purtroppo non la diede a me!). Mentre salivamo mi feci promettere che non si sarebbe sporto dalle ringhiere: gli feci mille raccomandazioni e lui mi assicurò che sarebbe stato tranquillo.

Appena arrivammo su cominciò a correre da una parte all’altra della balaustra affacciandosi pericolosamente! Da precisare che eravamo ad un’altezza di più di cento metri! Mi sono girata verso Louisa e le ho detto: “Mio Dio Louisa! Che fa?”. Allora l’ho chiamato, mi sono avvicinata: “Michael! Stai attento, non esporti!”. In quel momento si è girato e mi ha guardato in un modo dolcissimo e rassicurante che non dimenticherò mai: non ha detto nulla, ma ho capito dallo sguardo che voleva dirmi “Stai tranquilla, va tutto bene, voglio solo divertirmi un po’”. Non so come spiegare: negli occhi ha una dolcezza infinita. E lì ho pensato ancora una volta “MIO DIO!” e mi sono sentita morire dall’emozione.





Tra l’altro è anche una persona estremamente simpatica. Ogni tanto faceva una battuta scherzosa; per esempio si volle fare una foto vicino ad un cavallo e, inconsapevolmente mise una mano proprio sui…testicoli del destriero. Quando se ne accorse disse: “Non è che mi prendo qualche malattia?” e scoppiò a ridere. Ci godemmo il paesaggio romano per una mezz’oretta buona; volle conoscere tutti i punti principali della Capitale: Il Pantheon, I Fori Imperiali, e, grazie alla giornata limpida, riuscì a vedere anche I Castelli.

Quando siamo riscesi non ho saputo resistere alla tentazione molto forte di chiedergli un autografo. Avevo portato un blocchetto e lui ha iniziato a scrivere, (lasciando sui fogli le impronte di gesso!). Qualche istante dopo si sono avvicinate delle persone del servizio interno, una delle quali gli ha scattato una foto con il flash a due centimetri di distanza dal viso. Al che mi sono arrabbiata, perché ho reputato questa azione una mancanza totale di rispetto nei suoi confronti. Poco dopo anche le guardie del corpo ci hanno raggiunto e, probabilmente perché hanno intuito che altrimenti non lo avrebbero fatto più andar via.




Fonte: KING MICHAEL – THE LIVING LEGEND FANS CLUB #4 – Marzo 1999 (ITALY)



Fonte: KING MICHAEL – THE LIVING LEGEND FANS CLUB #4 – Marzo 1999 (ITALY)


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LA MIA FONTE DI FEDE – Di STEFANIA CAPASSO


Praga 6 settembre 1996

Molti amici mi hanno chiesto di condividere questa esperienza meravigliosa, ho provato a raccontarla, ma credo che non si possa descrivere un’emozione così forte.

Qualcuno mi ha chiesto di scriverla, proverò a rendervi partecipi del mio sogno, anche se ciò che Michael mi ha donato quel giorno è indescrivibile! Prima d’iniziare, vorrei dire che Michael per me non è stato semplicemente il mio artista preferito, lui mi ha accompagnato in tutte le tappe della vita, nella spensieratezza dell’adolescenza e nei momenti difficili. La sua musica è stata la colonna sonora della mia vita. Grazie a lui ho conosciuto anche mio marito, per non parlare delle splendide amicizie. Da bambina il mio diario segreto lo avevo chiamato Michael e ogni volta che ci scrivevo qualcosa, per me era come se parlassi con lui.

Ricordo che la mia camera l’avevo “ovviamente” tappezzata con tutte le sue foto, ma in particolare accanto al mio letto avevo un poster a grandezza naturale che lo ritraeva disteso, sembrava proprio che stesse sul mio letto, ricordo che era così naturale che le mie nipotine avevano paura, loro adoravano Michael, ma avevano anche paura che potesse trasformarsi in lupo mannaro. Se penso alle chiacchierate che mi facevo con quel poster…beh, allora avevo 11 anni. Molti bambini hanno l’amico immaginario, io avevo Michael Jackson!

La prima emozione grande la provai il 23 maggio ’88, quando ho assistito per la prima volta a un suo concerto, avevo da poco compiuto 17 anni…. Roma stadio Flaminio, prima tappa europea del Bad Tour… Mamma mia che concerto ragazzi! Nel 1990 mi sono sposata con Giuseppe, conosciuto da tutti come Peppe Michael Jackson, non scherzo quando dico che a quei tempi era veramente “famoso” per la sua somiglianza con Michael.

Nel 1991 nasce Tania, la mia primogenita, inutile dire che conosceva Michael già dal grembo materno. Poi nel 1992 il 4 luglio, sono stata al Dangerous World Tour, solo chi ha assistito a un suo concerto può capire cosa si prova.

Nel ’93 nasce il mio secondogenito, Vincenzo, una grande gioia, ma purtroppo in quell’anno mi sono dovuta scontrare anche con una dura realtà, Tania la mia prima figlia, in seguito ad un grave disturbo comportamentale…viene diagnosticata “autistica”. Non è semplice per una ragazza di 22 anni scoprire di avere una figlia autistica. E non mi riferisco solo al dolore, ma anche  agestire un problema del genere a quell’età, non è facile (a dire il vero non lo è a qualunque età!) Grazie a Dio, nei dolori della vita, Lui ci da anche la dignità e la forza per affrontarli. Crescere e diventare mamma, non hanno cambiato l’amore che provavo per Michael, “anzi” questo è aumentato! Forse perché mi sono sempre immedesimata in lui! In effetti, anch’io come Michael ho bruciato delle tappe e proprio il fatto di avere tante cose in comune (anche tre sorelle e cinque fratelli) credo che abbia contribuito ad accrescere ancora di più il mio AMORE per lui.

Nel 1996 seppi che Michael avrebbe iniziato il suo tour mondiale (History Tour) a Praga. Alcune mie amiche già si organizzavano per andare, io stavo malissimo, perché con due bambini piccoli sapevo che non avrei mai potuto unirmi a loro. Il caso volle che proprio i miei vicini di casa fossero di Praga, loro conoscevano bene ciò che provavo per Mike, non dimenticherò mai quella sera quando dissero a mio marito: ma dai! Michael Jackson si esibirà nella nostra città, lascia andare Stefania con le amiche, la nostra casa al centro di Praga è libera e potrà alloggiarci per tutto il tempo e noi qui ti daremo una mano con i bambini. Quando mio marito disse , va bene, io non riuscivo a crederci! Mi sembrò come di volare!

Da quel giorno iniziarono le mie “notti in bianco” e pensavo: questa volta non mi accontenterò solo di vederlo sul palco! Lui deve sapere che esisto! Deve sapere ciò che mi ha dato e cosa rappresenta per me! Dovrò fare qualcosa per farmi notare! Così mi procurai una tela di due metri per tre e iniziai a dipingerci su, ebbi proprio una forte ispirazione, sapevo bene cosa fare!… Michael seduto sotto un albero, in compagnia dei personaggi di Walt Disney e Peter Pan seduto sulle sue ginocchia, un fiume, il prato, i bambini e Topo Gigio (che lui adorava) che sventolava la bandiera italiana. Avevo qualche mese di tempo…. ce la farò! Mi ripetevo e con tutto il mio amore continuavo a dipingere.

Finalmente il 5 settembre atterrai all’aeroporto di Praga con la mia tela, in compagnia di Vania e lì ad aspettarci c’erano Sonia e Patrizia (anche loro di Napoli) arrivate due giorni prima. Andammo a casa di quei miei amici a posare le valigie e ci precipitammo subito verso l’hotel Intercontinental, dove alloggiava Michael.

Durante il tragitto Sonia mi raccontava che il giorno prima era riuscita ad abbracciare Michael perché avevano concesso ad alcuni fans di rimanere all’interno delle transenne, poste all’entrata dell’albergo. Addirittura dopo, insieme a un altro gruppo, era riuscita ad entrare nella sala del ristorante, dove c’era anche Michael. Ero felice per lei, ma allo stesso tempo mi rammaricavo di non esserci stata anch’io il giorno prima, chissà forse Michael avrebbe potuto vedere la tela, mi ripetevo.

Finalmente arrivammo all’albergo, si capiva già a distanza perché si sentivano le urla dei fans radunati lì sotto. Io iniziai a tremare come una foglia, soprattutto quando alzai lo sguardo e vidi che accanto alla sua finestra c’era affisso un telone enorme con il logo MJ. Tutt’a un tratto le urla aumentarono e la folla si accalcava sempre di più, Michael! Michael!! Si era lui! Stava uscendo per recarsi al Letenskà plàn per le prove (luogo dove il 7 si sarebbe esibito). Non riuscimmo a vederlo, perché eravamo troppo indietro! Ebbi la mia prima crisi di pianto isterico! Non era possibile!!! Avevo paura di non farcela al pensiero di essergli così vicina, ma di non poterlo avvicinare.







Ci recammo tutti lì al parco, la sua voce rimbombava ovunque, lo sentivamo chiaramente mentre provava e ogni tanto quando il vento soffiava più forte e spostava quei teloni che ci dividevano, riuscivamo anche a vederlo, era stupendo! Quella notte non riuscii a chiudere occhio, pensavo che il mattino seguente saremmo andate all’alba sotto l’albergo, per occupare il posto migliore. In effetti la mattina del 6 settembre fummo le prime ad arrivare. Ponemmo il disegno all’interno delle transenne proprio di fronte alla porta principale in modo che quando lui sarebbe uscito, l’avrebbe avuto proprio di fronte!





Ci recammo tutti lì al parco, la sua voce rimbombava ovunque, lo sentivamo chiaramente mentre provava e ogni tanto quando il vento soffiava più forte e spostava quei teloni che ci dividevano, riuscivamo anche a vederlo, era stupendo! Quella notte non riuscii a chiudere occhio, pensavo che il mattino seguente saremmo andate all’alba sotto l’albergo, per occupare il posto migliore. In effetti la mattina del 6 settembre fummo le prime ad arrivare. Ponemmo il disegno all’interno delle transenne proprio di fronte alla porta principale in modo che quando lui sarebbe uscito, l’avrebbe avuto proprio di fronte!


Così iniziò la lunga attesa, intanto i fan iniziarono ad arrivare, sempre più numerosi. Era qualcosa di incredibile! Venivano da ogni parte del mondo! In molti vennero a congratularsi con me per quel disegno, poi scese il fotografo di Michael e iniziò a fotografarlo compiaciuto. Più tardi scese anche il cameraman di Michael e filmò a lungo la tela, anche lui mi fece un sacco di complimenti. Certo, ne ero lusingata! Ma io volevo Michael! Volevo vedere il suo sguardo posarsi su quel disegno e poi i suoi occhi incrociarsi con i miei. L’avevo sognato per troppi anni!





Finalmente in tarda mattinata quella porta si aprì, tutti iniziarono ad urlare Michael! Michael! Io ero come paralizzata! Non riuscivo a crederci che era a pochi metri distante da me. Era stupendo! Aveva i pantaloni neri, la camicia rossa e una giacca nera. Subito i suoi occhi si posarono sul disegno, mentre Waine (la sua guardia del corpo) ci indicava e facendo dei gesti come volerci dire qualcosa, poi Michael si fermò e col pollice fece il gesto suo solito per dire OK, quindi fece qualche passo per salutare la folla. Tornò indietro per sedersi nel van, ma sbagliò auto (erano parcheggiate 2 uguali di fila) entrò nella sua macchina e Wayne chiamò Teddy Lakis (star promoter) indicando il mio disegno, così si avvicinò a noi dicendo:”A Michael piace tantissimo questo disegno, lo vorrebbe!” Poichè a me era scesa la lingua nella gola, subito le mie amiche risposero:si certo! Questo disegno è stato fatto apposta per lui, ma almeno lei vorrebbe avere la soddisfazione di darglielo personalmente!

Così lui tornò indietro per riferire e poi ritornò da noi dicendo:”Ok mr.Michael Jackson sta uscendo per andare a fare visita al presidente, ma quando tornerà, ha detto che sei invitata a salire su in camera sua”. Bene! Dopo queste parole io non ho capito più nulla! Ridevo, piangevo, tremavo, balbettavo. Insomma ero completamente fuori di testa! Avevo immaginato che mi avrebbero al massimo concesso di avvicinarmi all’auto, invece addirittura salire nella sua suite! Oh DIO!

Avvolgemmo la tela e la riponemmo nel tubo per proteggerla, uscimmo dalla folla per trovare un posto tranquillo, anche se molti ci seguivano implorandoci di poter salire insieme con noi. Quella è stata l’attesa più lunga della mia vita, mi ripetevo: ma ti rendi conto chi stai aspettando? Oh DIO! Ho appuntamento con Michael con M.I.C.H.A.E.L.!!!!

Nel tardo pomeriggio finalmente lui ritornò, ma non fu così semplice come avevo immaginato. Lui scese dall’auto e salì subito in camera l’albergo era circondato dalle transenne e dalla polizia praghese, che erano rigidissimi. Quando provavamo a spiegare che Michael ci aveva dato il permesso di salire su, loro ridevano e ci prendevano in giro. Iniziai a farmi prendere dal panico! Mi sentivo impotente, non sapevo che fare. A un tratto tutti iniziarono ad urlare, Michael si era affacciato dalla finestra, subito sfilammo la tela dal tubo e l’aprimmo, con la speranza che lui l’avrebbe vista. Infatti, iniziò ad indicarci facendo cenno con la mano di salire su, ma quei poliziotti continuavano a dire che non erano autorizzati a farci salire. Arrabbiatissime continuavamo a ripetere:” Ma cavoli! Non vedete che è Michael Jackson a chiamarci? Ma loro erano irremovibili!”

Fu un inferno vero e proprio, stare in mezzo a quella folla impazzita, anche perché il signorino Michael si divertiva a scatenarli lanciando di tutto da quella finestra, cuscini, asciugamani, pupazzi, palline, aerei di carta con sopra scritti dei messaggi, fu una battaglia vera e propria, a volte credevo di non uscire viva da li. Intanto Michael continuava a chiamarci e noi urlavamo disperate come matte:”Ma come cavolo ci arriviamo su da te?” Lui entrò, poi si riaffacciò con un tizio, che non so chi fosse, e iniziò ad indicarci. Dopo qualche minuto questa persona scese giù a cercarci e finalmente disse alle guardie: sono con me tutto ok! Purtroppo impedirono alle mie amiche di salire, dovevo salire solo io con la tela, mi dissero. Fu molto triste per me, io volevo stare con loro, iniziai anche a sentirmi male, e poi non ero tanto brava a parlare inglese, come avrei comunicato con Michael?

Entrati nella hall, c’erano le due guardie del corpo di Michael, Wayne e Yanik che mi aspettavano insieme a due ragazze, fan, straniere, anche loro emozionatissime, Wayne infatti continuava a ripetere di stare calme. Avevo l’impressione che quell’ascensore mi stesse portando in paradiso, quando uscimmo, ci fecero passare sotto un metal detector, io avevo nascosto la macchina fotografica sotto la giacca, appena passai, iniziò a suonare l’allarme (prima figuraccia!) Yanik sorrise e prese la macchinetta dicendo che avrebbe scattato lui qualche foto.

Finalmente arrivammo alla camera, nonostante mi stessi sentendo male dall’emozione, non potei fare a meno di sorridere, in quel corridoio così elegante, si distingueva la porta della sua camera, perché sopra c’era una sagoma di Spider Man a grandezza naturale. Non si può descrivere ciò che ho provato quando quella porta della camera numero 800 si è aperta e nel varcarla ho visto Michael seduto a tavola, circondato da tre bambini, (ora so che erano i fratelli Cascio) mentre leggeva un grandissimo libro di fiabe… credo. Una scena surreale! Sembrava di avere una visione celestiale!

Sono rimasta lì impalata a fissarlo, intanto quelle due ragazze si fecero avanti e iniziarono a parlare con lui, io rimasi indietro a osservarlo, era come se intorno a me non ci fosse più nulla, c’eravamo solo io e lui, Michael, a pochi passi da me. Sentivo la sua bellissima voce, lo guardavo gesticolare, e poi i suoi occhi! Non era molto truccato, era BELLISSIMO! Aveva i capelli raccolti in un modo strano, una specie di codino allentato! Aveva la stessa camicia rossa che indossava nella mattinata, ma la portava fuori dai pantaloni. Io tremavo tantissimo e pregavo: Dio mio ti prego, non voglio sentirmi male, non voglio piangere e fare la figura della stupida, dammi l’autocontrollo e la forza per reggermi in piedi. Continuavo a tenere lo sguardo fisso su di lui, non volevo perdermi nulla!

A un tratto Wayne mi fece cenno di sfilare il disegno dal tubo, e io feci un’altra figuraccia, siccome era enorme e pesante nell’alzarlo lo feci sbattere vicino al lampadario, facendo un rumore incredibile! Per fortuna oltre a oscillare esageratamente non si ruppe, io con una vocina tremante riuscii appena a dire:”Oh sorry!” Fu lì che il suo sguardo incrociò il mio, sorrise, con la sua risatina ihiihihihi era più dolce che mai!

Quando le guardie del corpo srotolarono la tela, lui si alzò dalla sedia esclamando OOOHHH! Come per dire finalmente! Era lì in piedi e iniziò ad osservarlo con l’entusiasmo di un bambino! Fu dolcissimo perché vedendo che ero molto tesa, cercava di mettermi a mio agio, commentando la tela ad alta voce e sorridendo. “Oh my God! It’s wonderful!” A un certo punto, senza mai staccare gli occhi dal disegno, si avvicinò per vederlo meglio e si mise a gridare:”Ooohh Topogigììììo!” Lo pronunciò proprio così soffermandosi sulla “i” finale! Tutti ridevano per il comportamento bizzarro di Michael, tutti tranne me! Io ero come paralizzata! I suoi occhi si illuminarono come quelli di un un bimbo davanti al suo giocattolo preferito!

In camera con lui, oltre Wayne e Yanik c’erano i piccoli Cascio e la loro mamma, lei era sempre con Michael da quando era arrivato a Praga. Quando Michael vide Topo Gigio con la bandiera italiana in mano, mi chiese:”Are you italian?” Io risposi “yes” lei immediatamente iniziò a parlarmi in italiano, mi disse: “Oh che bello sei italiana? Anch’io lo sono! Di dove sei?” Quando dissi “Napoli” lei rivolta a Michael disse:”OH Michael, she come from Naples!” E lui mi guardò sorridendo e disse: “Oh I love Naples!” Lui continuava ad osservare il disegno, si concentrava su ogni piccolo particolare ripetendo “oh boy! it’s wonderful, wonderful!” Per mia grande fortuna quella donna iniziò a farci da interprete, lui mi fece tantissime domande… era eccitatissimo!! Ma nonostante ciò trasmetteva una pace surreale.

Mi chiese cosa c’era scritto sulla maglietta di uno dei bambini disegnati, perchè lui non riusciva a leggere e io gli dissi:”Is written Michael we belive in you” e lui:”Oooh thank you” poi continuando ad osservare disse: “Come mai hai scelto di dipingerci sotto l’albero?” Io risposi: “Non so, ho avuto un ispirazione, diciamo che ‘l’ho visto’ prima di dipingerlo”, e lui rispose: “Sicuro! Hai avuto una visione! Quell’albero per me ha un significato”. Quella donna mi guardò e sorridendo mi disse: “Wow ha detto che lo porterà a casa e lo metterà in camera sua!” Io non riuscivo a crederci, risposi grazie e lui, no, grazie a te! Mi hai fatto un regalo stupendo! È pieno d’amore! E poi continuava a ripetere:”Thank you , I love you”.

Wayne che intanto insieme a quella donna continuava a reggere la tela, invitò Yanik a scattare la foto. Purtroppo per quell’occasione si mise la mascherina! Credo perché avesse poco trucco, infatti riuscivo a vedere chiaramente le macchie sul suo volto, in particolare tra la guancia e l’orecchio destro. Poi mi tese la mano, invitandomi a mettermi accanto a lui per la foto, io non so come ho fatto a reggermi in piedi, soprattutto quando sentii la sua mano stringermi sul fianco, indossavo una maglietta tutta forata e attraverso quei fori sentivo le sue dita toccare la mia pelle, in più profumava tantissimo di vaniglia. La prova di resistenza più dura della mia vita!!! Il cuore mi batteva così forte che sono sicura che lui potesse sentirlo! Intanto Yanik litigava con la macchinetta e non riusciva a scattare la foto.






Michael disse una cosa, che sinceramente non riuscii a capire, mi sembra gli disse che lui era solo in grado di fare il bodyguard e poi lo prese in giro dicendo Hallo Yanik! Guarda che se non schiacci col dito non fai la foto!! Tutti scoppiarono a ridere io invece sentendo la mano di Michael stringermi sui fianchi, iniziai ad avere dei capogiri, sembrava che la stanza girasse. Poi feci un respiro profondo e sorrisi mentre Yanik riuscì finalmente a scattare la foto. Michael esclamò:”We did it!”..ce l’abbiamo fatta!

Quello fu il momento più bello della mia vita, i suoi occhi bellissimi fissavano i miei, lui capì che ero emozionatissima e mi chiese:are you ok? Con una dolcezza indescrivibile. Fu allora che mi lasciai andare, gli buttai le braccia al collo esclamando OH MICHAEL! Lui mi abbracciò, mi stringeva fortissimo e io scoppiai a piangere, era proprio questo che non avrei mai voluto fare, piangere davanti a lui, come la solita fan comune! Ma non riuscii più a trattenermi, avevo accumulato troppa tensione! Michael con tutta la sua dolcezza continuava ad accarezzarmi la testa e la schiena. Avrei voluto fermare il tempo, rimanere fra le sue braccia, sentire il suo calore, la sua voce e il suo profumo in eterno. Non riuscivo a crederci, avevo sognato quel momento da quando ero una bambina, avevo immaginato quella scena milioni di volte e ora ero realmente lì tra le sue braccia. DIO! QUANTO PROFUMAVA!…E QUANTO STRINGEVA…… Non potrò MAI descrivere ciò che ho provato in quel momento! MAI!

Dato che non riuscivo a smettere di piangere gli dissi “I’m sorry” e lui sorridendo con una dolcezza indescrivibile mi disse “oh oh!it’s all right!”, poi mi fissò con quello sguardo che solo lui ha e mi disse:”Are you ok?” Incredibile! Poco prima sembrava un bambino, ora invece aveva assunto una figura quasi paterna. Gli dissi:”Sto bene grazie” e lui mi sorrise. Incredibile! Quell’abbraccio aveva portato via tutta la tensione che avevo accumulato, sentivo un senso di pace dentro di me… per la prima volta in vita mia mi sono sentita realmente a casa.

Poi mi chiese incuriosito cosa avessi in quella busta, in effetti da quando ero entrata in quella stanza, non l’avevo mollata, ma solo perché ero emozionata non pensai di poggiarla da qualche parte. Dentro avevo le foto dei miei bambini e una lettera che avevo scritto per lui, dove gli avevo aperto il mio cuore, scrivendogli tutto ciò che lui rappresentava per me e dandogli tutto il mio supporto per quello che aveva dovuto subire. Lui poggiò la busta sul tavolo e iniziò a sfogliare le foto, io gli dissi questi sono i miei figli e lui:”Oh congratulazioni, sei già mamma! Ma sono bellissimi!” Questo è Vichi ha tre anni e ti imita da quando ne aveva uno, lui sorrise dicendo che era molto bello.

Poi gli mostrai le foto di Tania e gli dissi:”Lei è autistica!”  Lui disse:”Oh no, mi dispiace! Conosco l’autismo, vivono in un mondo tutto loro”. “Già” risposi “e nel suo mondo ci sei anche tu, Michael, lei fin da neonata ha sempre ascoltato la tua musica, quando ha delle crisi di pianto per calmarla ha bisogno di ascoltare te, lei poi non gioca, la maggior parte del tempo, lo passa guardando i tuoi video. In ospedale dovevamo sempre portarci il video registratore con le tue cassette per tenerla tranquilla.” Lui diventò serio guardando lentamente e attentamente le foto di Tania, visibilmente commosso non faceva che ripetere “è bellissima!” Lo sguardo e il sorriso sono meravigliosi! Posso tenermi le foto? “Certo” risposi. Quanti anni ha? Mi chiese, “cinque” risposi. Riesce a parlare? No Michael, purtroppo non ho mai sentito la sua voce. Lui disse: “Oh noo! Mio Dio! Lei è così bella! C’è qualcosa che posso fare per lei? Avete bisogno del mio aiuto? Come posso aiutarvi? Cosa posso fare per te?

Io lo ringraziai semplicemente, avrei potuto chiedergli di permettere a Tania d’incontrarlo, visto che lui spesso ospitava ragazzi disabili a Neverland, ma non ebbi il coraggio. Ancora oggi mi consuma il rimorso di non averlo fatto. Sono sicura che Tania sarebbe stata felicissima! Lei adora vederlo cantare e ballare! Michael mi prese le mani, le strinse forte e guardandomi negli occhi mi disse: “Don’t ever loose your faith, your hope, and don’t stop fighting for her! Never! Don’t give up! NEVER!!”….non perdere mai la fede e la speranza e non smettere mai di lottare per lei. Non arrenderti mai! MAI!! Mi abbracciò ancora e io piangendo gli dissi “thank you Michael I love you” e lui “I love you too, I love you more”. Fu un momento così intenso e speciale che ho difficoltà a raccontarlo, per paura di sminuirlo. Non ci sono parole per descriverlo!

Avevo sempre saputo che era una persona sensibile, ma in quel momento lo era verso di me!Lui era veramente commosso e mi fece sentire tutto il suo appoggio e il suo amore. Che uomo MERAVIGLIOSO! UMILE e SPECIALE!… Ecco, ora ricomincio a piangere….. Dopo prese la mia lettera ed io gli dissi “Michael, ti prego per me è importante che tu la legga!”e lui: “La leggerò stasera, te lo prometto!”

Purtroppo era arrivato il momento di salutarci, Wayne già mi aspettava vicino alla porta, io dissi a quella donna: ti prego devo dirgli ancora qualcosa. Avrei voluto dirgli che ero molto dispiaciuta per tutto quello che aveva dovuto passare, a causa delle accuse e delle cattiverie subite, anche se comunque, gli avevo scritto tutto in quella lettera. Riuscii solo a dire guardandolo negli occhi “come stai?” Ma sono sicura che lui aveva capito bene a cosa mi riferissi, infatti ci guardammo e mi sentivo veramente in sintonia con lui, mi ringraziò e mi disse che stava bene, anche grazie a questi episodi d’amore che riceveva da noi, lui traeva più forza.

Gli dissi “Abbi cura di te mi raccomando, avrai sempre il nostro sostegno, noi saremo sempre con te” e lui:”Ooh thank you so much! I love you! … God bless you !”  Così ci salutammo e io mentre camminavo verso la porta ancora una volta gli ricordai di leggere la lettera, lui sollevò la mano verso le labbra, si baciò l’indice e il medio e poi li poggiò sul suo cuore dicendo “Te lo giuro” e poi si mise la lettera nel taschino della camicia. Avevo quasi varcato la porta quando mi accorsi di aver dimenticato una borsa con dentro dei regali che le mie amiche mi avevano dato per lui. Feci un’altra figuraccia perché senza nemmeno chiedere il permesso a Wayne, che mi stava accompagnando, tornai indietro e con una tale disinvoltura impugnai la busta dicendo:” Ooh! Ho dimenticato di dare questi a Michael! E ritornai da lui, da tipica ‘napoletana’ sfacciata!”

Michael mi guardò sorridendo e io gli piazzai questa busta enorme in mano e invece di dirgli che erano regali da parte delle mie amiche gli dissi:”Queste sono le mie amiche” Che figura! Tutti ridevano, Michael poi mi prese in giro guardando nella busta con gli occhi spalancati, come per cercarle. Ridemmo tutti, fu davvero un bel momento. Michael fu simpaticissimo. Poi mi chiese di aiutarlo perché aveva difficoltà a mantenere la busta e contemporaneamente guardare il contenuto.(avrebbe potuto benissimo poggiarla sul tavolo). Così io la mantenevo mentre lui raccoglieva i regali che c’erano all’interno. Sinceramente non ricordo cosa contenesse, ho un vuoto di memoria, da quel momento in poi non ricordo più nulla! Giuro!

Non ricordo come ci siamo salutati, non ricordo chi mi ha accompagnato giù, non ricordo se quelle ragazze che erano salite con me erano andate già via prima o erano scese con me. So solo che mi ritrovai per strada seduta su un marciapiede a piangere. Incredibile! Non so per quale motivo non ho mai ricordato cosa sia accaduto, la mia mente ha completamente rimosso quei momenti! Forse perché separarmi da lui è stata la cosa più difficile della mia vita! Sono passati tanti anni da allora e nonostante tutti i miei sforzi, non sono riuscita MAI a ricordare! Incredibile!

Comunque, tornando a Michael, non mi stancherò mai di dirlo, la sua sensibilità e la sua dolcezza non erano terrene!! Mi ha dedicato tanto del suo tempo facendomi sentire amata io, che ero una perfetta sconosciuta! È stato veramente un dono di DIO! Un essere speciale! Non dimenticherò mai la sua espressione mentre gurdava le foto di mia figlia, nei suoi occhi potevo leggere il suo dolore, faceva fatica a trattenere le lacrime, per non parlare poi dei suoi abbracci, erano pieni di amore e sprigionavano un’energia positiva…rigeneratrice, non ho mai provato una cosa del genere in tutta la mia vita.. e non lo dico perchè ero emozionata, io sentivo la sua anima in quell’abbraccio e per la prima volta in vita mia (l’ho già detto prima) mi sono sentita veramente “A CASA”. Llui non era di e per questo mondo! E voleva realmente cambiarlo, in un certo senso ci è riuscito, nonostante la sua notorietà è riuscito a rimanere sempre umile, ha aiutato tantissima gente dietro ai riflettori, senza mai sbandierarlo, ha sopportato le ingiurie più infami della cattiveria umana, mantenendo la sua dignità e dimostrando di saper perdonare e nonostante tutto continuare ad avere Amore nel suo cuore.

Dopo la sua scomparsa è incredibile ciò che è avvenuto nei cuori di tantissima gente, qualcosa si è smosso nelle loro coscienze. Sono nate tantissime associazioni benefiche nel suo nome che hanno lo scopo di aiutare e diffondere il suo messaggio. Nessun uomo nel mondo dello spettacolo è stato mai in grado di fare questo. Anche io insieme ad alcune mie amiche abbiamo creato un’associazione chiamata “MJJ’s IYouWe Foundation” dove nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare bambini, animali e persone disagiate, certo è una goccia nel mare, ma il nostro Michael ci ha insegnato che se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo iniziare dall’uomo nello specchio e dalle piccole cose. Grazie Michael, non riuscirò mai  a ringraziarti abbastanza, sei veramente un angelo……tu vivi e vivrai sempre nel mio cuore e in quello dei miei figli… TI AMO!

Stefy




..un grazie e un abbraccio a te Stefy e a Grazia28 per averlo reso pubblico...


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SHINING STAR MICHAEL -

(Papa Joe’s Boys – The Jacksons Story)

By Leonard Pitts


Dalla rivista Rolling Stone: «L’asilo dei bambini per Michael era nel seminterrato del Teatro Apollo di Harlem. Era troppo timido per avvicinarsi effettivamente agli artisti i cui concerti facevano l’apertura i Jacksons Five – tutti da Jackie Wilson, e Gladys Knight, The Temptations e Etta James. Tuttavia, lui dice che doveva sapere tutto quello che facevano – come James Brown eseguiva una scivolata o una piroetta, una spaccata e sempre afferrava il microfono prima di cadere a terra. Come il microfono stesso poteva scomparire nel pavimento del palco all’Apollo. Michael in silenzio strisciava giù per le scale, lungo i corridoi e le pareti, e si nascondeva lì, sbirciando dietro le decorazioni polverose al vecchio vaudeville, mentre i musicisti accordavano gli strumenti, fumavano sigarette, giocavano a carte, o condividevano un barbecue.

Dopo essere ritornato dietro le quinte, si nascondeva tra le pieghe stantie della tenda marrone, e guardava i suoi artisti preferiti, memorizzando ogni curva e inclinazione, ogni movimento dei fianchi, schiocco delle dita, arretramento, lancio del microfono, che avrebbe impostato per le sue coreografie. »

Il Gruppo, diventato poi i Jackson 5, è stato formato quando Michael Jackson a malapena non portava più i pannolini. E per un po’ si era appena seduto in disparte come uno spettatore, forse ritenendo che i fratelli maggiori fossero impegnati in qualcosa per adulti e importante, ma non aveva ancora pienamente compreso cosa. In principio il cantante era Jermaine, e in questo lavoro riusciva bene. Ma come Michael è cresciuto abbastanza per assumere questo ruolo, i “Jackson 5″ davvero sono diventati qualcosa di speciale.

In un primo momento, è ovvio, il pubblico fu attratto dalla novità di questo spettacolo – un ragazzino capace di agire come un adulto. Ma nel corso del tempo, come Michael è diventato un giovane adulto, sempre rimanendo visibile sulla scena, il pubblico si rese conto che c’era qualcosa di più. Questo “qualcosa” era un grande talento – un’incommensurabile talento. Un settore che vive a spese di auto-promozione, e dove il più patetico artista è colui che crede a quello che scrivono su di esso, è un’idea corale – di fare attenzione a non esagerare, sul proprio o il valore di qualcun altro. Tuttavia, questo è molto difficile, e a quanto pare, qualcosa è stato minimizzato nel caso di Michael Jackson. In poche parole, lui è l’artista che nasce una volta in un secolo.

Come ha scritto in una recensione Mike Gilmore di Los Angeles Herald-Examiner: «Danza, piroette, sguardo intenso e passionale verso il pubblico sbalordito, Jackson è semplicemente l’unico cantante capace di indurre una tale gioia e ammirazione, meglio di chiunque, abbia mai visto – Frank Sinatra, Bob Dylan, Johnny Rotten, Bruce Springsteen, Mick Jagger, David Bowie e Prince, per esempio. Come tutti questi artisti, è sicuro di sé, sfacciato e senza paura, ma egli è anche molto più fisicamente dotato, che anche il migliore di loro potrebbe mai sperare di essere. »

Jerry Hirshey di Rolling Stone ha scritto: «Lui può roteare il suo corpo longilineo come un pattinatore sul ghiaccio, ma senza l’uso di pattini e ghiaccio. Aiutato, incandescenti, scintillanti costumi argentati, sembra cambiare arbitrariamente la struttura molecolare, passando in un secondo dai movimenti rigidi del robot a movimenti sinuosi. La padronanza del suo corpo è tale, che i suoi occhi sono spesso chiusi, il viso alzato verso una qualche Musa invisibile. Il petto magro ansante. Lui sospira, salta, strilla. A volte è capace di saltare giù dal palco per risalire dal ponteggio»

Gli spettacoli di Michael – sono una sorta di cacciare via degli spiriti maligni, per dare libero sfogo alla tensione e l’ansia nel nulla. Al contrario, queste tensioni sono la base di tutto ciò che fa Michael, Michael. Alcuni lo hanno definito un giovane uomo, nella morsa di una quasi paralizzante timidezza. Questo non è un normale senso di timidezza, quando un ragazzo con la lingua impastata, ha bisogno di mezz’ora di tempo per prendere il coraggio, e poi balbettare appena alcune parole di una bella ragazza. No, questa timidezza che paralizza, alza delle barriere comunicative con le altre persone, in un modo che questi sono pianificati con la cautela di manovre militari, o, se possibile, evitati del tutto. La stampa spesso richiama l’attenzione su Michael come un’anima innocente nel paese dei lupi, un rappresentante della casa discografica l’ha definito “l’anima più gentile” nel settore della musica.

Il magazine Crawdaddy nel 1978 ha citato che (MJ) nel ristorante stava mangiando un’insalata verde con le mani e quando ha voluto assaggiare lo sformato, che era stato ordinato da qualcun’altro al tavolo vicino, anche questo l’ha mangiato con le mani. C’è una certa ingenuità di Michael Jackson, che in un certo senso è rinfrescante, ma anche causa di ansia.

John Travolta una volta ha recitato nel film per la televisione, intitolato The Boy in the Plastic Bubble, dove interpreta un giovane uomo, costretto a vivere all’interno di una specie di bolla sterile, perché affetto da una malattia rara, chiamata immunodeficienza, che non gli permetteva di avere nessun contatto con l’esterno e anche una banale infezione avrebbe potuto ucciderlo. Quando andarono via lontano da Gary, i fratelli Jackson divennero come ragazzi in una bolla di plastica, nella loro infanzia interrotta – e qualcuno potrebbe dire distrutta – per aver creato un fenomeno. Articoli su riviste, costantemente scrivevano come “normali”, fossero i ragazzi, a cominciare dal fatto che ognuno di loro riceveva una paghetta settimanale, in cambio di svolgere alcuni lavoretti domestici.

Da parte loro, Joe e Katherine Jackson, piuttosto comprensibilmente hanno risposto ad alcune legittime preoccupazioni. Secondo loro, i fratelli Jacksons erano bambini viziati dello spettacolo, incapaci di comunicare con il resto del mondo, quando le luci si spengevano e l’auditorium era vuoto. Ma d’altra parte, vi è una certa confusione nel parlare di come l’infanzia fosse “normale” per i ragazzi. C’è qualcosa di molto anomalo a crescere elettrizzati da cancelli di sicurezza; porte che trasformano una casa in una fortezza. Questa atmosfera è stata inoltre sottolineata da minacciosi cani da guardia la cui presenza pattugliava i Jackson.

Era, come ricorda Michael, una precauzione necessaria. «Al nostro cancello arrivano persone di tutti i tipi – ha detto. – Una signora ha raccontato, che è il Signore, che l’ha mandata; lei doveva vedermi, a costo della sua vita. Aveva 33 anni. Le ragazze vengono da New York facendo l’autostop, arrivano al nostro cancello e dicono di voler stare con noi – a dormire in casa nostra. Non possiamo permettere questo. In pratica, abitano con i nostri vicini; Là fuori, ci sono sempre delle persone. »

Il problema, che i cancelli che tengono fuori le altre persone, tengono Michael all’interno; questo ha creato un mondo molto isolato. Gli altri fratelli, diventati adulti sono usciti dalla bolla, forse perché volevano vedere e capire com’era la vita dall’altra parte del cancello.

Così, a volte si possono incontrare a una partita dei “Los Angeles Lakers” o a un concerto di qualcuno. Sono ben preparati – come ci si aspetterebbe – alla loro vita familiare. Questo adeguamento, per Michael non si è semplicemente verificato. In parte perché era la voce leader dei Jackson, e la sua fama era maggiore rispetto agli altri fratelli. Ma, sembra che ci sia anche un altro motivo.

Qualcosa si è bloccato in Michael, e si è anche abituato comodamente dentro la bolla. Egli chiama questa bolla casa. Tale situazione ha creato una visione del mondo esterno esagerato per Michael, ma il mondo esterno ha anche creato un aspetto irreale a Michael. E vive in costante tensione, al sicuro dentro la bolla, fino a quando è il momento di andare sul palco ed esternare tutto questo. Tra questi intervalli di auto liberazione, va nella sua camera da letto – vive ancora nella casa dei suoi genitori – e si mette a ballare fino allo sfinimento, fino a quando cade in una situazione dove, si dice – ride, piange, madido di sudore.

In un certo senso, Michael Jackson è per sempre, meravigliosamente innocente – l’eterno ragazzo nel corpo di un uomo e una superstar con un libretto degli assegni. Il prezzo è alto. Dentro la bolla Michael ha creato un rifugio, un luogo in cui fantasia e realtà convivono pacificamente insieme, come giocattoli galleggianti nella vasca. Dice il giornalista Jerry Hirshey circa la camera del pirata nella sua casa, un luogo dove i robot di “Disneyland Audio Animatronics” sono il suo scontro a fuoco eterno.

Nel 1979, Michael ha detto al giornalista che stava ristrutturando la casa di famiglia a Encino e vuole costruire tutto a suo piacimento. La stanza del Pirata – è una espressione dei suoi sogni. La casa dei sogni di Michael – è un luogo dove c’è una sala giochi e un teatro per la proiezione dei film. Lui ama queste cose, ma è troppo spaventato per andare là “fuori” e goderne. Meglio portarle dentro il suo mondo.

Come ha detto nel 1979, se non si può andare da nessuna parte, devi avere cose del genere, dentro, dove ce l’hai sempre a portata di mano. E, naturalmente, ci sono poche cose per cui la gente ha realmente bisogno di andare fuori, cose che nessuna somma di denaro potrebbe mettere dentro la bolla. Ovviamente, Michael passa attraverso il ponte, solo quando lo vuole.

Nel frattempo, lui è felice nella sua bolla. In quelle rare occasioni in cui prova a sperimentare di andare fuori, senza guardie del corpo, questa diventa un’avventura coraggiosamente vertiginosa. «Vado raramente al cinema da solo,» – ha detto. «Penso che sia appena andato al cinema da solo una volta. Ho visto “Halloween”. Ero così spaventato, era un film horror e indossavo occhiali da sole, cappello e una giacca, in modo che nessuno mi riconoscesse. È stato così bello!» Quello che non può portare dentro la bolla, è la comunicazione umana.

Michael è in rapporti amichevoli con artisti del calibro di Brooke Shields, Tatum O’Neal, Katherine Hepburn e la rock star inglese Adam Ant, ma confessa ancora la sua dolorosa solitudine che sembra incapace di capire e ancor meno – che fare con essa. Spesso a Michael è chiesto nelle interviste, perché ancora non ha lasciato la casa di famiglia. La sua risposta è sempre la stessa. Come ha detto al “Los Angeles Times” nel 1981: «Penso che sarei morto se fossi vissuto da solo. Mi sentirei molto solo. Anche a casa, mi sento solo. A volte mi siedo nella mia camera e piango. È così difficile fare amicizia con qualcuno, e poi ci sono cose che non si possono confidare ai tuoi genitori o familiari. A volte la sera vado oltre le case vicine solo sperando di trovare qualcuno con cui parlare. Ma sono sempre tornare a casa da solo.»

Sapere che uno dei più famosi idoli della musica pop, un uomo che potrebbe avere qualsiasi donna che desidera, facendo un cenno con un dito, va in giro a tarda notte a Encino in cerca di qualcuno con cui poter parlare – è una cosa molto triste. Una soluzione logica sarebbe il matrimonio. Ma ancora una volta ritorna lo spettro della bolla. Il problema di Michael è quello di trovare una sposa che, come si suol dire, lo ami per quello che è, e non per il nome che porta. Anche se è stato sentimentalmente legato a Tatum O’Neal e Brooke Shields, Michael nega tutto, quando gli viene chiesto circa queste relazioni. In realtà, Michael ammette che c’è una donna che ama ed è pronto a sposarla in qualsiasi momento. La ragazza fortunata si chiama Diana.

Quando Michael l’ha detto al giornalista di Ebony, questo, probabilmente l’ha percepito come una sorta di sogno dove la fantasia e la realtà si scontrano, e gentilmente lo spinse a dire: Platonico, vero? Perché Michael ha detto che amava il suo mentore in senso platonico. – No, disse Michael. Non platonico. Lui vorrebbe sposarla.

«Passa molto, troppo tempo da solo – Diana Ross dice del suo possibile marito. Cerco di spronarlo a uscire. Ho noleggiato una barca, e ho portato i miei figli e Michael in crociera. Michael è circondato da molte persone, ma lui ne è spaventato. Non so perché. Penso che sia da ricercare nella sua infanzia.»  Molte persone che hanno avuto la difficoltà a capire le due personalità – sopra il palcoscenico e dietro le quinte – di Michael Jackson, hanno inventato che era gay.

Così a metà degli anni Settanta alcune riviste sono uscite con titoli sensazionali sul suo presunto cambiamento di sesso e/o di matrimonio con l’attore Clifton Davis. Queste voci esistevano principalmente come una spiegazione esauriente ai complessi enigmi. Come ha detto Michael nel 1977, in riferimento a queste voci, «La gente inventa queste cose perché non ha niente di meglio da fare. Alcuni si fanno influenzare da tali voci, entrando in uno stato di depressione e tutto il resto, ma se permettessi a quel genere di discorsi di toccarmi, questo mostrerebbe solo che è un colpo basso. So che non è vero, quindi non mi preoccupo. Sono sicuro che tra i miei fan ci siano anche persone gay, e questo non mi dà alcun fastidio, ma io non sono gay.»

Nel 1978 Michael fece l’attore nel film The Wiz. Com’era prevedibile, il debutto di Michael come attore ha avuto luogo nel film, dove la fantasia e la realtà sono stati mescolati. Ha trascorso sei mesi a New York sul set, dove ogni giorno stoicamente ha sopportato lunghe ore di make-up, che lo trasformò nel personaggio dello Spaventapasseri. Ha elogiato il film come una delle esperienze più magiche della sua vita, e la critica, che non ha sprecato una sola buona parola sul film in generale, ha convenuto che Michael era una delle poche cose degne del film che ha reso piacevole la sua visione.

Come Spaventapasseri in The Road insieme a Diana Ross, Michael era una libera creazione e divertente, in viaggio sulla strada di mattoni gialli in una danza volutamente goffa, anche se un po’diversa dallo stile brillante che lo ha reso famoso. Naturalmente, per gli spettatori non è stata una sorpresa vedere Michael danzare. Questo era scontato. Tuttavia, l’aspetto sorprendente è stato che, Michael potesse essere un attore; sulla base della sua leggendaria fonte di innocenza e fantasia, Michael ha creato lo Spaventapasseri affascinante, destando la curiosità di bambini e adulti. Il personaggio dello Spaventapasseri è comico e triste allo stesso tempo, quando acconsente a viaggiare in cerca di cervelli.

Progetti come The Wiz, hanno portato ad una recrudescenza sul fatto che Michael avrebbe lasciato molto presto i “Jacksons”. Ma, come alcuni giornalisti hanno notato, questi discorsi non erano una novità. Quando Michael all’età di tredici anni ha registrato l’album d’esordio solista Got To Be There, e sono continuate dopo che Motown ha pubblicato il disco Ben, una canzone dedicata a un ratto come parte della colonna sonora del film omonimo.

Ad un certo punto, mentre le voci erano diventate così fastidiose, che Motown ha dovuto fare una dichiarazione in tono quasi irritato: «Abbiamo categoricamente negato in numerosi comunicati stampa che i Jackson Five non si scinderanno. L’album come solista di Michael è semplicemente un’estensione della creatività favolosa che esiste nel gruppo. I ragazzi hanno un talento poliedrico (che gli permette di cimentarsi su più cose), e ci potranno essere altre registrazioni da solista per ciascuno dei componenti, sia vocale come strumentale. L’idea che Michael stia lasciando i fratelli è solo frutto della fantasia di alcuni giornalisti di riviste per fan.»

Naturalmente, quando l’album inedito di Michael Off the Wall è stato rilasciato nel 1979, le voci sorsero di nuovo, ma questa volta erano diverse. Molti fan e giornalisti iniziarono a parlare come se Michael avesse già lasciato il gruppo; ha venduto più di cinque milioni di copie dell’album negli Stati Uniti, e Jackson è stato il primo artista solista nella storia musicale, che è riuscito ad avere quattro singoli da un album nella Top ten; molte persone semplicemente non riuscivano a percepire il fatto che Michael stesse in un gruppo, ora che aveva un enorme successo. Così, in molti hanno cominciato a identificare l’intero gruppo come Michael Jackson – per esempio, “Michael Jackson dà un concerto questo fine settimana” o ” Michael Jackson era in TV la settimana scorsa.”

In effetti, anche al culmine della Michaelmania nel 1978-1979, solo raramente Michael ha agito senza i suoi fratelli. Quei concerti e apparizioni, che sono stati indicati come “Michael Jackson” erano in realtà spettacoli dei “Jackson”, ma per alcune persone era quasi come se gli altri fratelli avessero cessato di esistere. Michael ha espresso il suo timore che i suoi fratelli non avessero sempre la loro meritata quota di attenzione, ma il timore non ha potuto arginare la marea. Il suo prossimo album Thriller nel 1982 ha solo contribuito a riaccendere questo furore. Il magazine Ebony, durante una intervista gli fa una domanda diretta – se intende ritirarsi dai “Jacksons”, Michael risponde evasivamente. Il giornalista allora gli chiede, “Sì o no”. Altro, ha detto che sarà Dio a guidarlo, e cercherà di fare tutto, quando è il momento giusto. «Ora», ha detto, «non è arrivato il momento». Continuando, ha aggiunto che il momento giusto potrebbe essere, come tra una settimana, o mai. Tutto questo suona come un modo contorto per dire che lui non ha deciso – o forse non vuole lasciare! Ma non c’è bisogno di un genio per capire che la pressione su di lui, per fare questo passo, è mostruosa.

Sia come sia, vale la pena ricordare la risposta di Michael alle suppliche dei fan che volevano che i “Jacksons” stessero insieme, perché “hai bisogno dei tuoi fratelli e loro hanno bisogno di te”. Come citato da Ebony, egli ha detto: «Penso che i fan saranno delusi … Questo divario può infrangere i loro cuori. Soprattutto quando i membri del gruppo iniziano a cambiare … perdono la loro originalità iniziale, e non mi piace molto… voglio che la natura faccia il suo corso.»

«Io lascio le cose così come sono, e se devono avvenire qualcosa inevitabilmente accadrà, perché ci sono talmente tante cose importanti che voglio fare, davvero. Voglio esplorare, sperimentare e muovermi verso cose diverse e questo è sempre un problema di tempo. Quindi, sì e no. Non so se sarò capace di sopportare ogni pressione.»

Forse è per questo che Michael si lamentava molto durante il Tour dei “Jacksons” 1981, delle condizioni difficili. Condizioni che ha effettivamente subito per cinque anni, come ha annunciato il suo ritiro dalla scena.

Ha ritrattato questa affermazione qualche tempo dopo la conclusione del tour, annunciando un nuovo tour, che riunirà Jermaine al gruppo. Il ritorno dagli alberghi alla sicurezza del suo mondo, a quanto pare, a in parte influenzato la decisione di Michael a riconsiderare tutto. Come ha detto più volte, ama il palcoscenico, anela questa libertà di fronte a migliaia di fan scatenati e adora l’opportunità che gli viene data – di esibirsi come una sorta di pura evasione.

Questa passione per il palco, probabilmente è nata in Michael Joseph Jackson al momento in cui era all’asilo, quando per la prima volta ha cantato il brano Climb Every Mountain. Da questo umile inizio, è cresciuto ed è diventato un gigante della musica. Canta come un angelo e danza come un diavolo. Egli è interessato e affascinato dall’ingenuità dei bambini e degli animali, a quanto pare, queste sono le uniche creature nel suo mondo nascosto, in grado di dargli amore incondizionato senza chiedere nulla – niente autografi, una esibizione, un po’ di soldi – in cambio. Non a caso egli è fondamentalmente e soprattutto un uomo molto buono. E questo è anche colpa del boogie.

FINE

Traduzione di:Grazia28 per ONLYMICHAEL JACKSON






https://www.facebook.com/notes/354704862438733/

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Suono, movimento, luce e stile all'avanguardia erano sempre presenti nel guardaroba di Michael, ma niente diceva "ribellione" come la giacca originale di Beat It.
Realizzata da Marc Laurent per il video nel 1982, la giacca di Beat It è diventata uno dei pezzi più riprodotti di tutti i tempi. I bambini la indossavano mentre aspettavano il bus per andare a scuola, i teenager la appoggiavano sopra le spalle delle proprie ragazze al cinema, e si poteva anche notare all'interno di bar e club universitari di tutto il mondo.
La giacca originale di Beat It non solo catturava l'essenza della gang nel video, ma incorporava tutte le cose importanti per Michael: era di pelle, quindi richiamava immediatamente "la strada"; era rossa, il colore preferito di Michael, e garantiva così di avere l'attenzione degli spettatori; aveva cerniere e una maglia metallica sulle spalle, che servivano sia a produrre suoni che a catturare la luce; era militare, quindi esaltava la statura e conferiva un aura di controllo e autorità.
Beat It era una delle performance più fisiche e movimentate che Michael avesse mai eseguito. Avevamo bisogno che il tessuto fosse leggero, ma incredibilmente resistente, in modo che potesse strapazzare la giacca.
Durante lo show Michael ci avrebbe camminato sopra, l'avrebbe calpestata, e maltrattata. La cerniera si sarebbe staccata, perdendo alcuni denti, e io avrei dovuto ripararla durante la notte da un giorno all'altro, in tempo per lo spettacolo successivo.
Come poteva la giacca di "Beat It" sembrare sempre uguale pur essendo diversa? La soluzione: cambiare nient'altro che il tessuto. Ad esempio, per il Dangerous Tour realizzammo una giacca di Beat It con autentico cuoio di pesce rosso, e strass sulle spalle.
Quando si tolgono le scaglie da un pesce, si può ricavare un tessuto simile a del cuoio, dal look un po' vissuto e logorato, ma comunque affascinante e ricco di stile. Dato che sembrava un tessuto con una trama, era molto fotogenico, ed era molto più leggero delle versioni realizzate con cuoio e decorate di perline.
Dal libro "The King of Style: Dressing Michael Jackson", di Michael Bush.

-"credo di aver lasciato il cuore
nei tuoi sorrisi"
ho lasciato ogni dolore
e ho abbracciato la meraviglia
di attimi d'amore
lella..
Rev. Barbara Kaufmann)
L'amore è una frequenza che solo in pochi hanno imparato ad ascoltare..molti aprono solo gli orecchi
Quando qualcuno è su quella frequenza - l'onda dell'amore - lo sappiamo, la sentiamo, l'amiamo e vogliamo essere intorno ad essa. Le persone che hanno quest'onda o la frequenza dell'entusiasmo nell'agape sono amate. Lascia che questa frequenza di amore attraversi il tuo corpo, poi rimani alle sue spalle e vedrai arrivare i miracoli.
la sensualità in un individuo può essere considerata lo specchio della sua personalità,
che riflette l'interesse e l'attrazione che gli altri sentono.
L'essere umano è l'animale più sexy della terra, non rispetta le stagioni
dell'amore e può dimostrarsi sensuale e seducente in qualsiasi momento della vita:
mentre lavora, cucina, al cinema, a teatro, in palestra, etc.
Lo "stile" nel comunicare la propria sensualità è assolutamente
soggettivo.
Non esiste una forma ideale per essere sexy.
Il grado di emozione evocato in una persona da parte di un
comportamento sensuale, dipende unicamente dalla complementarietà.
Per alcuni individui il termine sexy è associato principalmente ad
elementi esteriori e sessualmente chiari (soprattutto per i maschi);
per altri il tono della voce, la gestualità, la saggezza,
l'abbigliamento, oppure una miscela di molti elementi,
può far nascere un desiderio. Non essendoci un modo stereotipato
per essere sensuali conforme a tutte le persone,
il "segreto" è essere se stessi, sicuri di sé, autentici.
E' la nostra autostima, la sensazione di adeguatezza nelle molteplici
situazioni della vita che ci rende sensuali agli occhi di chi è
sensibile proprio alle nostre caratteristiche.
Ciò che conta è la sicurezza di se. La sicurezza che aiuta
a lasciar diffondere nell'ambiente che ci circonda il fascino
della nostra personalità. Sguardi, gesti, parole ed anche contatti
quando opportuni, sono capaci di rendere lo stile unico: il modo di
accavallare le gambe, di guardare negli occhi, di avviare una
comunicazione, di ascoltare e dimostrare empatia, di essere
leali,
di non dare nulla per scontato.
Cenerentola seduce il principe perchè esprime autenticamente se stessa,
non replica un copione o una mimica provata allo specchio.
Sarebbe un grave errore volgere le proprie energie per trovare la
fiducia in se stessi allo scopo di soddisfare una estrema ricerca
della seduzione. Il sorriso si tramuterebbe in un ghigno, anche se
ben camuffato e gli occhi perderebbero la loro luce.
Concludendo,
per essere sexy non bisogna fare nulla. Non è necessario rifarsi ad
atteggiamenti e comportamenti che, anche se ci piacciono,
non ci appartengono.
E' sensuale naturalmente la persona vera,
autentica, che non ha bisogno di recitare una parte ed indossare
una maschera.
çLella..
Il fascino è qualcosa di
indefinibile e indescrivibile,
un' alchimia di elementi che
esplodono contemporaneamente.
Non è una qualità del corpo e perciò non è percepibile solo con gli occhi;
l'origine greca e poi latina della parola "fascino" ci porta all'ambito semantico della magia, dell'ammaliamento, della forza dell'irrazionale che sconvolgeed annulla certezze, canoni e criteri di valutazione oggettiva.
Se si accompagna alla bellezza, il fascino la esalta; se è dote di chi non è bello, ne cancella i limiti fisici mentre la stessa bellezza, priva del fascino, resta, in qualche misura, imperfetta perché, attraverso gli occhi, non porta molto al cuore o alla mente. E' una qualità che attiene all'intelligenza più che alla fisicità e si manifesta attraverso gesti, atti, modi, sguardi, sorrisi, parole: è l'espressione di tutta la forza della personalità di cui il corpo è il contenitore.
e allora ho preparato un aquilone..
colorato,
forte, coraggioso
ali di aquila e falco
maestose e imperiose
ho dato una spruzzata di pensieri felici
un fiocco di un magnifico nastro rosso
e ad occhi chiusi il mio ritornar bambina
aprendo mente e cuore
ho visto l'orizzonte
quello che mai avrei potuto immaginare
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