LED ZEPPELIN, ROBERT PLANT SPIEGA IL PERCHÉ DELLA SUA CLASSICA POSA SUL PALCO
Robert Plant ha spiegato perché, durante i concerti, tendeva ad allontanare il microfono dal volto realizzando una posa diventata iconica nel mondo del rock
Robert Plant è senza ombra di dubbio uno dei più grandi cantanti nella storia del rock. Per quanto i suoi fan ( e la storia ) lo riconoscano come uno dei frontman più iconici e confident di sempre, Robert Plant aveva le sue insicurezze.
A questo proposito, il frontman dei Led Zeppelin ha spiegato il perché di una delle sue classiche mosse da palco in cui il riccioluto cantante inarcava verso indietro il busto e allontanava il microfono dal volto.
Il perché della posa di Robert Plant
Se il suo gesto è diventato uno dei modi più iconici di stare sul palco, la motivazione della posa di Robert Plant ha solo a che vedere con una questione pratica.
Parlando nel suo podcast Digging Deep, Robert Plant ha spiegato che il gesto di allontanare il microfono dal volto era per la paura di centrare una nota sbagliata: "Lo facevo spesso perché non ero sempre sicuro di riuscire ad azzeccare la nota giusta", ha detto Plant, "Mi allontanavo dal microfono, nel caso non mi venisse bene. Non puoi mai sapere".
Nonostante gli anni di esperienza, ogni tanto Plant dice di assumere ancora quella posa quando canta dal vivo, specialmente durante Immigrant Song, una canzone talmente inadatta per la sua voce da non averla cantata per 23 anni. Per riuscire a gestire bene un brano del genere, spiega Plant, dovrebbe avere una stazza molto più importante.
https://www.radiofreccia.it/notizie/articoli/led-zeppelin-robert-plant-spiega-il-perche-della-sua-classica-posa-sul-palco/
https://youtu.be/RlNhD0oS5pk
Il vecchio sulla copertina di Led Zeppelin IV
Alcune settimane fa, sempre all'interno di Digging Deep, il frontman dei Led Zeppelin aveva scherzato sulla sua età, paragonandosi all'uomo ricurvo sulla copertina di "Led Zeppelin IV".
Uno degli album più importanti nella storia del rock, "Led Zeppelin IV" contiene classici come Stairway To Heaven e Rock'n'Roll e una copertina che mostra un misterioso anziano curvo sotto il peso di un fascio di rami.
Durante l'episodio del podcast, Plant ha raccontato di come Led Zeppelin IV sia nato in un'atmosfera bucolica, nell'isolamento più totale nel cottage di Bron-Yr-Aur, in Galles.
"Questa mossa ci ha restituito un nuovo ottimismo, la voglia di vivere un'esperienza diversa e raggiungere una nuova creatività".
Riflettendo sulla sua età, Plant ha infine scherzato dicendo:"Quando guardo il vecchio con i rami in spalla penso: il tizio sulla copertina oggi sono io!"
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L’asta del microfono come simbolo fallico, l’esposizione del petto villoso, i genitali strizzati in pantaloni di due taglie più stretti. E poi, una voce che trasuda sesso. Per un critico, Robert Plant era l’essenza del “cock rock”.
Testo: Gianpaolo Chiriacò
Oakland, California, 24 giugno 1977, secondo show. C’è una foto dei Led Zeppelin ripresa dal palco dove Robert dà le spalle al pubblico, e la fiumana di gente raccolta per ascoltare la band fa da sfondo alla figura longilinea del cantante.
Questione di postura
Osserviamo la sua postura: le gambe dritte ma non rigide, un piede davanti all’altro; le spalle leggermente retroflesse; la testa, reclinata senza eccedere, permette ai capelli di andare indietro quel tanto che basta per agevolare una fonazione libera ma senza nascondere i riccioli; le braccia stanno vicine al busto, ma lasciano spazio di movimento agli avambracci. Tutto questo consente alle mani di muoversi in maniera lieve ma decisa: la sinistra regge il microfono a 45° rispetto al mento, la destra sorregge il cavo senza soffocarlo, elegantemente stabile, all’altezza del fianco. È una sua postura tipica, graziosa e non necessariamente effeminata, che Robert in genere alterna con un’altra, più spavalda benché non contratta: le mani sui fianchi, il bacino proteso in avanti, le spalle un po’ indietro a compensare.
Ad analizzare in sequenza tutte le foto e i video dei Led Zeppelin dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Settanta, lo si trova quasi sempre in una delle possibili variazioni di queste due pose. Il suo corpo sembra spesso sospeso, ma con una ferma intenzione. Poi, ogni tanto, le mani si sollevano, poggiandosi sull’asta del microfono; un gesto solitamente adottato nei brani dal groove più spinto, come Whole Lotta Love o Immigrant Song. C’è la precisione dell’attore, nelle movenze di Robert Plant. Osservando la sua gestualità nei primi anni dei Led Zeppelin, quelli della quadrilogia, dell’apogeo mai più raggiunto secondo i critici, si possono individuare altri tratti ricorrenti.
https://stonemusic.it/54488/le-ambigue-posture-di-robert-plant-il-genio-del-cock-rock/
https://youtu.be/xbhCPt6PZIU
Prendiamo in considerazione la classica Stairway to Heaven dal film-concerto The Song Remains the Same. Nel corso delle frasi le dita si rivolgono verso l’alto, si agitano leggiadre (le braccia sempre vicine al corpo), quasi a esaltare la magia delle parole, del verso cantato. Durante i respiri la testa va un po’ indietro: scioglie il collo (tipico trucco da vocalist…) e muove delicatamente i capelli. Ogni tanto le due unità si incontrano, quando – tra una frase e l’altra – Robert si tira indietro i capelli con una mano, quasi distrattamente, o almeno così pare. Ma ciò che sembra trasudare sicurezza e rilassamento in realtà è frutto di un’applicazione meditata, di un’estrema consapevolezza della teatralità nel live che l’hard rock – il genere che lui stesso ha contribuito a costruire – ha sovranamente imposto. Quel senso di rilassamento distratto è, in altri termini, profondamente, ontologicamente falso.
Viene, invece, da un lavoro quotidiano lungo gli anni, un’attenzione ai dettagli, una cura maniacale della personalità scenica. Basta dare uno sguardo alla biografia del cantante per capire che tutto questo ha una storia. Nato nel Black Country, a una decina di chilometri da Birmingham, Robert era figlio di un ingegnere civile con la passione per la musica. Da ragazzo era un ottimo studente, ma all’interesse per lo studio si affiancava sempre più a quello per la musica. Verso la fine del liceo, quando l’attività dal vivo con i suoi amici si intensificava, la spinta verso la vita on the road divenne inarrestabile. Fu allora che Robert decise che ce l’avrebbe fatta, puntando su quello che gli riusciva meglio: mettere in scena l’ambiguità.
Con la faccia e il timbro di un angelo, pareva un novello Dorian Gray quando mise per la prima volta in repertorio quella The Lemon Song che ritroviamo, dopo molti anni, in “II”. Robert l’aveva provata e riprovata dal vivo prima di inciderla. Era il solo ad avere il coraggio di cantare quei versi espliciti, fra i suoi amici del liceo, con quell’erotismo malizioso, quella spacconeria unita a vezzi, iniziava già allora a trasformarsi in una creatura da palcoscenico.
https://youtu.be/2f6T4DZG9yg
Così, quando arriva alla corte di Jimmy Page, Robert ha già alle spalle anni di gavetta – con qualche piccolo successo e diverse défaillances – durante i quali ha elaborato un suo modo di catturare il pubblico, mostrandosi allo stesso tempo burbero e generoso, come gli aveva insegnato il blues (la prima passione). Dalla psichedelia West Coast (sua seconda passione) attinge invece il gusto per la ripetizione, che spesso adopera fino a farla diventare un elemento chiave del suo stile. Le iterazioni – di parole o di effetti vocali – gli permettono di giocare con le sfumature della voce, in tutte le possibili variazioni.
Il suo repertorio di attacchi è vastissimo: duri (come quell’ “I want you again” in Dazed and Confused nel “Live at the Royal Albert Hall”), rauchi al limite del costretto, e glissati lunghi o brevi, morbidi come nel registro parlato (diventati poi dominanti nelle sue performance con Alison Krauss). A questi si aggiungano urla, richiami, acuti, falsetti ricchi di aria e gola, sospiri, pianti, mugugni, twang pieni di naso, falsetti più limpidi. Non è la pulizia, né tantomeno la precisione a renderlo un grande cantante, ma piuttosto la varietà delle espressioni, e la scioltezza con cui passa da una all’altra delle sue maschere sonore.
https://youtu.be/0dA5Vfl1bbU
Un ottimo esempio della sua versatilità è il blues I Can’t Quit You Baby, che si muove dal tono confidenziale all’urlo straziato. Per anni l’interpretazione di Simon Frith, secondo cui i Led Zeppelin sarebbero stati l’emblema del cock rock (rock del membro in erezione), è stato il modo più diffuso di classificare la musica dei Led Zeppelin. Ma nuove chiavi interpretative, ispirate alle correnti femministe e ai performance studies, ci hanno fatto capire come la comunicazione dei quattro inglesi – e in particolare l’elemento vocale – costituivano anche un canale immediato per stabilire un rapporto con un nuovo modo di essere donna… Cosicché, quel canto sgolato e quella vocalità acuta ma potente diventarono espressione di una liberazione sessuale non solo maschile.
Secondo Susan Fast, era anzi un modo di dare voce anche al pubblico femminile e alle sue istanze. In quest’ottica, forse, possiamo ritornare a guardare sotto una nuova luce la t-shirt indossata da Plant in quella foto da cui siamo partiti. Ci troviamo una scritta: Nurses Do It Better (le infermiere lo fanno meglio). All’apparenza uno slogan sessista, ma a ben guardare è una frase che in fondo ammicca al pubblico femminile di quegli anni, alla scelta controtendenza di vivere una sessualità emancipata, di conquistare il diritto a usare liberamente il proprio corpo. Affermazione che va contestualizzata alla complessità su cui Robert costruisce la sua arte performativa. Cosicché, interpretando se stesso, Plant incarna le istanze e le contraddizioni di un pubblico vasto e diverso.
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Robert Plant: “smettetela di vivere nel passato”
All'ennesima domanda riguardante la reunion Plant ha risposto “smettetela di vivere nel passato. Aprite le vostre orecchie e il vostro cuore. Non è così difficile vero?”
Vi riportiamo dunque l'intervista ad opera di Marcel Anders per Classic Rock Magazine.
Nella maggior parte dei tuoi album ti riferisci spesso ai posti in cui sei stato. “Carry Fire” sembra essere a proposito del periodo in cui vivevi ad Austin in Texas.
Tre anni, sì. Austin era solo la porta, il portale per capire che c'era molto di più … di Austin. Tutti sanno che è un grande centro democratico e liberale, ma prendete ad ovest da qui e vi ritroverete nella contea di Comanche. Lì realizzerete che un intero tessuto è stato spostato, tutto uno stile di vita, di comprensione e relazione con la terra è stato sostituito. Io l'ho capito vivendo lì, non sapevo neanche che cosa avrei trovato, non stavo cercando nulla, ma poi ho trovato questo straordinario richiamo per la maestosità della terra Comanche.
Viaggi ancora molto. È nel tuo sangue, è ciò che ti rende quello che sei?
Sì. Beh, conosco degli amici e dei bellissimi posti, ma comunque il motore è il lavoro, cantare, scrivere, imparare e quindi torno in certi posti. E avverto i cambiamenti, una grande liberazione per me.
Hai lasciato Austin a causa della tua rottura con la cantante e cantautrice Patty Griffin (nel 2014) oppure a causa delle tue esperienze con la magistratura americana?
Ti riferisci a quell'assurdo processo per Stairway to Heaven? Non approfondirò questo (ride). Scusa, amico.
Ma hai rotto con Patty?
L'ho fatto, sì … e se ascolti l'album puoi sentirmi il mio cuore che si confida a chi è interessato perché è così che faccio. E non è affatto facile, credimi.
Okay, allora diciamo piuttosto che hai lasciato Austin perché ti mancavano le montagne nebbiose.
Meglio! E l'ho fatto. Questo è quello che mi ha riportato indietro davvero. Questo e lo humour di famiglia.
Sei molto appassionato di storia ed anche un po' nostalgico a proposito della musica che hai creato in passato. Perché?
Perché preferisco andare avanti. È così semplice. Non voglio rimanere bloccato nel passato come molti dei miei coetanei.
Ci sono alcune persone che, a sessantanove anni, scrivono ancora nuovo materiale e vanno in tour. Che cosa ti fa alzare dal letto e fare questo?
Beh, i miei occhi sono aperti. A volte mi sembra quasi di essere appena nato. Quando un animale nasce la madre lecca gli occhi del piccolo, sia tra i bovini che gli ovini, questi si aprono ed arriva l'attenzione. Qualche volta mi sento così. Vorrei andare in posti e leggerli in maniera diversa, così come le relazioni e le amicizie … Il riflusso e lo scorrere della vita è spettacolare. Non vorrei rimanere bloccato in un posto troppo a lungoaltrimenti potrei perdere il mio trucco.
Quale trucco?
Non ne ho idea, ma non voglio perderlo.
La canzone Heaven Sent su Carry Fire è un inno al tuo essere, giusto?
Sì, esattamente. Azzeccato. Sei un'anima irrequieta e viaggiatrice? Beh, io non credo di essere irrequieto, ma viaggiatore sì. Intendo dire che ho la chiave.
Scriverai mai tutto questo, tutto quello che hai fatto? Pubblicherai mai le tue memorie?
(Ride) Da dove cazzo è uscita questa stronzata delle memorie?
Perché sembra che tutti lo stiano facendo.
Sì, lo so. Credo solo che l'intera idea di noi … una volta eravamo dei devianti sociali spinti agli angoli della società, spesso dei corpi cercati per la strada dai poliziotti. Ricordo quando stavo camminando attraverso Dearborn (parte dell'area metropolitana di Detroit) con John Bonham nel 1969 in una domenica pomeriggio quando Detroit era in fiamme e, guardando attraverso il paesaggio urbano, si potevano vedere fumo e cose così. Qualcuno passò poi in una grande Lincoln Continental, abbassò lentamente i finestrini e ci sputò addosso perché eravamo degli hippie. Rappresentavamo una sfida all'ordine. Volevamo dunque abboccare e coccolare l'idea di andare da un editore e raccontare storie? Voglio dire, per cosa e per chi? Queste storie sono ben chiuse tra le mie due orecchie quindi fanculo. Ce ne sono molte lì dentro ed è lì che devono stare.
Quale trucco?
Non ne ho idea, ma non voglio perderlo.
La canzone Heaven Sent su Carry Fire è un inno al tuo essere, giusto?
Sì, esattamente. Azzeccato. Sei un'anima irrequieta e viaggiatrice? Beh, io non credo di essere irrequieto, ma viaggiatore sì. Intendo dire che ho la chiave.
Scriverai mai tutto questo, tutto quello che hai fatto? Pubblicherai mai le tue memorie?
(Ride) Da dove cazzo è uscita questa stronzata delle memorie?
Perché sembra che tutti lo stiano facendo.
Sì, lo so. Credo solo che l'intera idea di noi … una volta eravamo dei devianti sociali spinti agli angoli della società, spesso dei corpi cercati per la strada dai poliziotti. Ricordo quando stavo camminando attraverso Dearborn (parte dell'area metropolitana di Detroit) con John Bonham nel 1969 in una domenica pomeriggio quando Detroit era in fiamme e, guardando attraverso il paesaggio urbano, si potevano vedere fumo e cose così. Qualcuno passò poi in una grande Lincoln Continental, abbassò lentamente i finestrini e ci sputò addosso perché eravamo degli hippie. Rappresentavamo una sfida all'ordine. Volevamo dunque abboccare e coccolare l'idea di andare da un editore e raccontare storie? Voglio dire, per cosa e per chi? Queste storie sono ben chiuse tra le mie due orecchie quindi fanculo. Ce ne sono molte lì dentro ed è lì che devono stare.
Nel nuovo album c'è una cover di Bluebirds over the Mountain che hai registrato con Chrissie Hynde dei Pretenders. Da quanto tempo vi conoscete?
Da circa trentacinque, quarant'anni. Così, en passant. Mi piace la dolcezza di quella canzone. È carina ed è una canzone che cantavo di solito quando ero un bambino, prima di essere un cantante. È una specie di filastrocca.
Hai annunciato delle date in America e in Australia. Quando ti vedremo in Europa, nell'estate del 2018?
Sì. Ci stanno lavorando su al momento parlando con la gente ad Istanbul e Beirut e ci faremo strada anche verso di voi ragazzi, spero.
Con i Sensational Space Shifters hai sempre suonato del materiale dei Led Zeppelin. Qualche idea su come sarà questa volta? Quest'anno hai cantato Kashmir con Nigel Kennedy.
Sì. Non è una canzone che faccio di solito, ma quando farla se non con un'orchestra e Mad Man Kennedy? È stato bello. È stato grandioso avere un'orchestra attorno, davvero bello.
Come fai a stare al passo con quello che succede nella musica? Io non ci riesco.
Se fossi stato un DJalla radio avrei avuto tutto il nuovo materiale che potevo desiderare. Sfortunatamente non lo sono quindi, qualche volta, mi perdo completamente delle cose. La musica adesso è un grande mondo e qualcosa arriva mentre qualcos'altro no.
Ma c'è veramente poco in corso nella musica rock in questi giorni, non sei d'accordo?
Beh, questo è un po' una benedizione.
In che modo?
Beh, penso che abbia un po' esaurito le forze no? Probabilmente ha raggiunto il picco, fatto quello che doveva ed ora ci sono degli ibridi di rock come i Them Crooked Vultures e persone così, fanno buona musica, ma non è rock. Beh, forse è rock, forse la mia idea di cosa sia il rock è un po' intraducibile.
Che cosa ne pensi delle voci di corridoio che continuano a spuntare riguardo ad un tour di reunion dei Led Zeppelin nel 2018?
Dimostra che le persone non hanno nient'altro di cui scrivere ovviamente e questo è un po' triste. Tutte queste riviste e piattaforme internet dovrebbero supportare la nuova musica ed aiutare i nuovi musicisti a trovare un pubblico invece di soffermarsi sempre sulle vecchie cazzate.È come se non ci fosse più niente di nuovo e di eccitate fuori di qui quando invece c'è. Quindi smettetela di vivere nel passato. Aprite le vostre orecchie e il vostro cuore. Non è così difficile vero?
Ma non trovi divertente leggere sulla stampa i tuoi progetti futuri?
È divertente devo ammetterlo, ma ci sono dei modi migliori per divertirti, credimi.
http://rockandrollgarage.com/robert-plant-tell-fans-stop-living-past-hear-new-bands/
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