venerdì 10 giugno 2022

1.LED ZEPPELIN Milano, Velodromo Vigorelli, 5 luglio 1971. LED ZEPPELIN

https://youtu.be/-i-pNeM5Ccc
https://youtu.be/9331adkt0yU
Led Zeppelin - 1971/07/05 - Velodromo Vigorelli, Milan, Italy - Tour: European Tour 1971 Led Zeppelin Archives on Facebook: http://on.fb.me/1JbJsrA Setlist: 01 - Since I've Been Loving You (00:00) 02 - Black Dog (06:33) 03 - Dazed and Confused (Extended) (11:33) Note: The show was interrupted by riots, then brutally stopped by police.
https://youtu.be/ED2ugcPXCCk
i LED ZEPPELIN ...... 1971 MILANO

https://youtu.be/WsYrjRNPIhM

Led Zeppelin al Vigorelli luglio 1971 Milano


Led Zeppelin - 1971/07/05 - Velodromo Vigorelli, Milan, Italy - Tour: European Tour 1971
Led Zeppelin Archives on Facebook: http://on.fb.me/1JbJsrA
Setlist:
01 - Since I've Been Loving You (00:00)
02 - Black Dog (06:33)
03 - Dazed and Confused (Extended) (11:33)
Note: The show was interrupted by riots, then brutally stopped by police.
i LED ZEPPELIN ...... 1971 MILANO
Led Zeppelin al Vigorelli luglio 1971 Milano

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𝗟𝗘 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗘 𝗗𝗘𝗟 𝗥𝗢𝗖𝗞: 𝗜 𝗟𝗘𝗗 𝗭𝗘𝗣𝗣𝗘𝗟𝗜𝗡 𝗘 𝗟𝗔 𝗗𝗥𝗔𝗠𝗠𝗔𝗧𝗜𝗖𝗔 𝗡𝗢𝗧𝗧𝗘 𝗗𝗘𝗟 𝗩𝗜𝗚𝗢𝗥𝗘𝗟𝗟𝗜
Una storia che profuma di anni Settanta, quella dei Led Zeppelin e del loro unico concerto in Italia, a Milano.
Gli ingredienti ci sono tutti: la musica, quella del rock entrato nella leggenda, ma anche la violenza di un decennio agli albori e che si guadagnerà l'appellativo di "anni di piombo". E un po' di quella grottesca disorganizzazione che contrassegnava l'epoca.
A immaginare i Led Zeppelin in Italia è David Zard, giovanissimo promoter musicale che pensa di fare il colpo grosso e si indebita per attirare la band del momento a Milano.
Per ospitare l'evento, Zard noleggia il Velodromo Vigorelli.
"Misi in vendita i biglietti a 1500 lire l’uno, dovevo assicurarmi seimila spettatori solo per ripagare il costo dei Led Zeppelin. E poi c’erano l’affitto del velodromo, i costi per l’allestimento del palco e per l’elettricità. Sapevo già che alla fine ci avrei rimesso".
Per ammortizzare i costi, Zard e i suoi collaboratori escogitano una trovata, la stessa che probabilmente condurrà la serata al disastro: abbinare al live dei Led Zeppelin una tappa del Cantagiro.
Il Cantagiro, all’epoca, era una sorta di versione itinerante del Festival di Sanremo, o se volete, del Festivalbar. Uno stuolo di cantanti che – pur nella loro dignità – nulla avevano a che fare con la furia del martello degli dei inglese; Milva, Ricchi & Poveri, Gianni Morandi e i New Trolls.
Il giorno è il 5 di luglio del 1971, e una serie di accadimenti tra il ridicolo e il grottesco fa precipitare gli eventi. I ragazzi della band hanno appuntamento con delle ragazze milanesi conosciute il giorno prima e premono per anticipare il concerto. Il manager Peter Grant, noto per i modi poco ortodossi, minaccia Zard con un coltello e, di fatto, scaccia gli altri artisti dal palco.
Il problema è che, quando si diffondono le note di "Black Dog", si è in netto anticipo e i fan del gruppo sono ancora fuori dai cancelli. L'accalcarsi della folla alle entrate provoca una serie di pericolosi disordini; siamo pur sempre negli anni Settanta, e la polizia non cipensa due volte a sferrare l'attacco.
Tra lacrimogeni e manganellate, i Led Zeppelin fanno in tempo a suonare due o tre pezzi prima di darsi alla fuga. Solo per una fortunata casualità non ci scappa il morto.
Risultato: i Led Zeppelin giurano che non suoneranno mai più in Italia e inizia la stagione calda di festival e concerti che fanno spesso da sfondo a disordini.
L'articolo, con la storia completa, lo potete leggere su Onda Musicale, qui: https://tinyurl.com/4kkm7kdr
https://www.ondamusicale.it/oggi-in-primo-piano/19755-i-led-zeppelin-e-quella-notte-maledetta-al-vigorelli/?fbclid=IwAR1E2gylqE2DBG_jg4suqKwmcw7RFVzvHmyDsDl4SKv71RZahF0tGeV_CE0







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Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio.
una fra le tante testimonianze...
Il 5 luglio 1971 al Vigorelli di Milano è in programma l'atteso concerto dei Led Zeppelin. La polizia, drammatizzando le annunciate contestazioni contro il costo del biglietto, ha schierato oltre duemila agenti in assetto antisommossa nel perimetro esterno dell'impianto. I modi spicci e brutali con i quali gli agenti hanno represso, fin dalle prime ore del pomeriggio, ogni accenno di protesta, hanno contribuito a creare un clima di nervosismo generale. Alle 22.40 i Led Zeppelin iniziano a suonare. Un centinaio di ragazzi senza biglietto trattenuti all'esterno inizia a urlare «PS-SS». Parte una carica violenta. I giovani si disperdono. Un gruppetto approfitta della confusione per sfondare un cancello incustodito. La polizia lancia verso di loro alcuni lacrimogeni che finiscono, ovviamente, dentro al Vigorelli. Il risultato è devastante. I diecimila spettatori, immersi nel fumo dei lacrimogeni, si ammassano verso il palco. I Led Zeppelin sospendono il concerto e Robert Plant invita tutti alla calma. Si riprende con Since I' been loving you, ma il fumo ha ormai raggiunto anche il palcoscenico. Robert Plant tossisce e Jimmy Page piange copiosamente. Altri dieci minuti di confusione poi la band attacca Whole lotta love, mentre dall'esterno la polizia lancia un'altra cascata di lacrimogeni sul lato destro della platea. La folla degli spettatori preme sempre di più verso il palco. Nel momento in cui parte l'assolo di batteria il palco piomba nel buio. Non arriva più energia elettrica. I Led Zeppelin si arrendono. Lasciano il palcoscenico mentre il pubblico cerca scampo verso il palco. La ressa è paurosa. Gli spettatori, soffocati dal fumo dei lacrimogeni, si accalcano verso le uscite. Presa tra due fuochi la polizia reagisce con veemenza. Gli scontri dureranno tutta la notte e si estenderanno ad altre zone della città. Nei giorni successivi Robert Plant, il cantante della band, accuserà di "barbarie" la polizia italiana, unica responsabile, a suo dire, degli incidenti.
Dazed and confused..poco dopo tutto si conclude...

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https://www.rockol.it/news-688482/led-zeppelin-vigorelli-1971-50-anni-storia-riccardo-bertoncelli?fbclid=IwAR1BE8KvKZdiNBmu491mcvBRFzxxYycZNVzriB8dPCc9sRWDgcRZ8SmLM90

Una delle pagine più buie nella storia della musica dal vivo internazionale avrebbe potuto essere scritta a Milano, quando al Velodromo Vigorelli salirono per la prima e ultima volta su un palco italiano i Led Zeppelin: per miracolo sul terreno non caddero vittime, ma l'eco delle cronache del tempo - con la guerriglia urbana tra forze dell'ordine, autoriduttori e gli esponenti di diversi movimenti giovanili e politici a far calare bruscamente il sipario sull'esibizione di una delle più grandi rock band di sempre - ha attraversato i decenni e le generazioni, consegnando agli annali gli atti di una serata infernale che nessun appasionato di musica, in nessun caso, si augura di vivere. Era il 5 luglio 1971, esattamente 50 anni fa.

Riccardo Bertoncelli, il maggiore storico italiano del rock, a mezzo secolo dai potenzialmente tragici fatti che avrebbero cambiato per sempre l'industria della musica dal vivo in Italia ha accettato* di farci rivivere in soggettiva, attraverso i suoi occhi di allora diciannovenne appassionato accalcato insieme a tutti gli altri sul prato del velodromo milanese, quella drammatica sera. Facendoci scoprire che il problema non furono tanto i giovani pronti a sfondare i cancelli del Vigorelli, o ancora la portata rivoluzionaria della proposta musicale di Robert Plant e compagni, ma di un insieme di pericolose circostanze figlie di due genitori molto ben indentificabili: stupidità e caso. Con netta prevalenza della prima...

*L'intervista è stata originariamente pubblicata su Rockol il 27 marzo 2018.

In che veste era presente, quella sera, al Velodromo Vigorelli?
Avevo diciannove anni, e non scrivevo ancora per nessuno. Avevo la mia fanzine, che in quel periodo si chiamava Pop Messenger Service, e che facevo con Paolo Carù. Ricordo che quella sera vidi il concerto con Paolo.

Quindi, pur avendo la vostra fanzine, non eravate accreditati come stampa?
Assolutamente no. Allora non esisteva nemmeno il termine "fanzine". Ero l'unico che faceva cose del genere: nessuno mi conosceva, eccenzion fatta per i nostri 200/300 abbonati.

Lei e Carù avete assistito anche alle esibizioni degli artisti del Cantagiro, o solo a quella dei Led Zeppelin, la sera del 5 luglio 1971?
Ricordo solo di essere stato in questa calca tremenda, sul prato del Vigorelli. Arrivammo prima dell'inizio di tutto, verso le sette di sera, ma ho dei ricordi molto vaghi su chi si esibì prima. Ricordo solo un Gianni Morandi cacciato a forza dal palco, perché il pubblico voleva i Led Zeppelin: quella di farli suonare dopo gli artisti del Cantagiro è stata un'idea assurda partorita dall'organizzatore, che non conosceva il pubblico. Non c'era nessuno, in platea, disposto ad accettare la varietà di musiche proposte dal cartellone della serata...

Gianni Morandi, lo scorso ottobre, raccontò al Corriere della Sera di essere stato cacciato dal palco da un fitto lancio di pomodori...
Su Gianni Morandi posso raccontare di più. Quella sera presentò una canzone, "Al bar si muore", che non era proprio una canzonetta. Tentò quindi di metterla sul piano politico: salì sul palco e disse qualcosa come "Buonasera, compagni", e fu preso a pomodorate. Al pubblico non fregava niente dei compagni o del PCI...


La componente politica, quindi, era meno presente di quanto tramandato dalle cronache? Il pubblico sfondò i cancelli per vedere i Led Zeppelin più che per affermare una posizione politica?
Non giudichiamo con il senno del poi... Allora la polemica riguardava la musica che costava troppo. I biglietti costavano circa 1500 lire, meno di un euro, ma qualcuno lo considerava eccessivo: la musica, nell'idea di chi sfondava i cancelli e di chi magari orchestrava i disordini, doveva essere gratis. Gli organizzatori, per loro, erano dei padroni che tenevano in ostaggio i poveri musicisti che non vedevano l'ora di suonare gratis per il pubblico. Non era proprio così. Anche se, alla fine, è vero che i soldi arrivavano agli impresari e ai manager più che agli artisti.

Si ricorda l'esibizione dei Led Zeppelin? Fu davvero molto valida, come sostengono molti, o fu effettivamente inficiata dai lacrimogeni sparati dalle forze dell'ordine?
Durò pochissimo, circa venti minuti, perché fu interrotta quasi subito.

Qualche anno fa ho trovato delle foto del loro live set: c'era una transenna dell'impianto luci carica di ragazzi che ci si erano abbarbicati sopra, una cosa che oggi non verrebbe permessa nemmeno nel peggiore degli eventi dal vivo. Ricordo che iniziarono con "Black Dog", poi suonarono "Dazed and Confused", senza però tirarla in lungo, e a seguire "Since I've Been Loving You": a quel punto si sentirono distintamente dei boati provenire da fuori il palazzetto. Era la polizia che sparava i fumogeni, sia fuori che dentro il Vigorelli. A ripensarci adesso, quella sera fu criminale: che non ci sia stato un morto è un caso fortunato. Ma veramente un caso.

https://youtu.be/WsYrjRNPIhM

Fu criminale la gestione della situazione?
Criminale fu la polizia, e lo dice uno che oggi come oggi non ha niente contro la polizia, ma che preferisce dire pane al pane. Fu assolutamente criminale. Perché in quel periodo era così: molto spesso i ragazzi venivano manganellati in quanto ragazzi, e non solo ai concerti. Io ho fatto tante manifestazioni senza mai essere violento e le ho sempre prese.

Questa gestione fu figlia del particolare clima del periodo o dell'impreparazione dei funzionari di polizia e degli organizzatori dell'evento?
Era tutto collegato. La gente non se lo ricorda, ma quindici giorni prima c'era stato al Vigorelli un altro concerto, al quale avevo assistito, quello dei Chicago, che aveva avuto gli stessi guai, con gli autoriduttori che cercavano di sfondare i cancelli e la polizia che aveva sparato lacrimogeni fuori e dentro il palazzetto.

Tutto prevedibilissimo, quindi...
Tutto prevedibilissimo. Solo che in occasione del concerto dei Led Zeppelin ci fu un accanimento a delinquere. Perché non solo la serata fu organizzata appena quindici giorni dopo, ma anche con una fascia di pubblico decisamente più ribelle. I Chicago in fondo potevano essere considerati un gruppo colto, raffinato, gli Zeppelin erano rocker puri. E tu chiami un frangia di rocker e gli metti prima il Cantagiro, quasi a prenderli per il culo? Fu una grave forma di impreparazione. L'impresariato rock, in Italia, nasce con gli anni Ottanta: quelle degli anni Settanta furono per certi versi delle prove, finite anche drammaticamente. Ho visto un concerto di Lou Reed al Palalido di Milano, quello famoso del 1976: dal secondo anello gli tirarono una pietra che, se l'avesse colpito, in qualsiasi parte del corpo, l'avrebbe fatto a pezzi. Questa era la situazione, in quegli anni. Si fa fatica a spiegarla oggi, sembrano delle esagerazioni...

L'accostamento spregiudicato tra Cantagiro e Led Zeppelin potrebbe far parte di un disegno di provocazione attuato ai danni di un certo tipo di pubblico?
Ma no! Guarda, sono l'anticomplottista per eccellenza.

Come dico sempre, sono convinto che l'ottanta per cento delle cause delle disgrazie umane sia la stupidità, e il venti per cento il caso. Si possono anche invertire la parti, ma si torna sempre lì: stupidità e caso sono il motore di questo mondo. A leggere i giornali dell'epoca, si capisce che l'idea che il rock si dividesse in generi più o meno forti o di tendenza non esisteva: su testate come Giovani o Ciao 2001 tutto era mescolato. E il Cantagiro del 1971 era un mucchio selvaggio, infatti gli unici che riuscirono a esibirsi senza essere cacciati furono i New Trolls, che per quello che sono i miei ricordi vennero accettati. Tutti gli altri non c'entravano niente.

Pensando ai disordini che macchiarono la riedizione del 1999 del festival di Woodstock, crede che episodi del genere possano verificarsi anche oggi, magari anche in Italia?
Può darsi, ma oggi ai concerti i ragazzi ci vanno con i genitori.

Azzardo: se al Vigorelli, quella sera del '71, ci fosse stato agli ingressi un censimento del pubblico, di persone sopra i quarant'anni ne avremmo trovate cinque in tutto il velodromo. Allora c'era uno stacco generazionale che poi si è ricomposto. C'era una difficoltà a parlarsi, valeva per i genitori nei confronti dei figli e per la polizia nei confronti dei giovani, che venivano guardati con sospetto. Poi allora i giovani erano capelloni, così diversi da poterli riconoscere subito, e lì nasceva il problema. Adesso non è più così. Oggi i disordini possono capitare per un fatto ben specifico: allora accadevano disordini perché quella generazione aveva i suoi riti, e le si impediva di celebrarli. E' chiaro che poi c'era un pretesto forte, lo riconosco io stesso: però chi sfondava per entrare poteva essere fermato senza ricorrere alla violenza indicriminata verso tutti. Quanto successo al Vigorelli fu molto grave. I Led Zeppelin hanno sempre ricordato quella serata come uno dei momenti di grande paura della loro carriera: si trovarono rinchiusi nella sala infermeria del palazzetto, temendo per la loro vita.

Quale fu il prezzo che l'Italia dei concerti pagò negli anni a seguire?
Mah, era un casino e diventò ancora più un casino. Venivano annunciati festival ipotetici ai quali dovevano suonare cinquanta nomi eccezionali, e poi se ne presentavano tre. C'era veramente dilettantismo, e purtroppo sul carro del rock saltarono soprattutto i maneggioni e chi ci capiva poco. Mettete insieme il dilettantismo di chi organizzava con queste frange giovanili estremamente inquiete che usavano i concerti rock per affermare la propria ribellione e identità ormonale, e avrete la ricetta per un disastro. Oggi è impensabile.

Come finì la vostra serata, il 5 luglio del 1971?
A un certo punto scappammo tutti. Già coi Chicago avevo fatto la cosa giusta, andando verso l'alto invece di andare verso il basso. Da un lato i fumi dei lacrimogeni sparati dalla polizia si addensavano verso il basso, dall'altro c'era la calca, e io avevo paura di finire travolto, anche se il mio corpicino di un metro e novanta mi avrebbe aiutato. Si uscì tutti da una porta non più grande di due metri per un metro e cinquanta: altro che Piazza San Carlo, a Torino, alla finale Champions dell'anno scorso. Usciti, tirammo un sospiro di sollievo: e poco distante dal Vigorelli trovammo un gelataio. Ma sì, passata la bufera prendiamoci un gelato. Riuscimmo giusto a pagare: ci trovammo, con il cono in mano, in mezzo alla camionette e alle jeep della Polizia che giravano a manganellare tutti quelli che trovavano. Quel gelato non credo di averlo finito.







http://www.ilpopolodelblues.com/pdb/old/rev/archivio03/rec_zeppelin.html?fbclid=IwAR0wN8VPAN_LmhPCDhk47HeepHXfY1PD2s7NzS4fNway2bUI7QZEq7sxXFQ
Seventies Recollection – I Led Zeppelin a Milano
5 luglio 1971

by Giulia Nuti

Aveva appena tredici anni Ernesto De Pascale, ma già le idee chiare sul significato della musica, quando tornò a casa chiedendo ai genitori il permesso di partire con qualche amico per Milano per vedere i Led Zeppelin suonare al Vigorelli in occasione dell’unico concerto italiano della loro seconda tournee europea. Nonostante l’esame di terza media appena superato fosse una buon metro di contrattazione, conquistare il consenso non fu un’impresa facile. “Fu una conquista sudata” -ricorda - “e giunse a seguito di numerose discussioni”. Ma la determinazione del giovane Ernesto vinse su tutto. Era il 5 luglio 1971.
“Partimmo dalla stazione di Firenze verso le undici di mattina e arrivammo a Milano intorno alle 15. Ero insieme ad un gruppo di amici, in gran parte coetanei. La giornata era caldissima, nel pieno dell’afa estiva” L’idea che i ragazzi si erano fatti di Milano aveva tenuto poco conto delle reali distanze, così che andarono incontro a qualche difficoltà non prevista. “Eravamo partiti con l’idea di arrivare a Milano, scendere dal treno e, fatto un attimo il punto della situazione, raggiungere il Vigorelli a piedi. Nessuno si era reso conto che fosse da tutt’altra parte della città. Realizzato che raggiungerlo non era semplice come ci aspettavamo, salimmo su un autobus, ma sbagliammo tutto e ci ritrovammo allo stadio. A quel punto non ci restava che prendere un altro autobus. Questa volta scendemmo alla Fiera e da lì potemmo raggiungere il velodromo a piedi. Superati gli imprevisti, arrivammo al Vigorelli intorno alle cinque”

All’ingresso una massa enorme di persone attendeva impazientemente l’apertura dei cancelli. L’impatto con la folla fu impressionante, Ernesto ne rimase incredibilmente colpito. “Ad aspettare l’inizio del concerto, davanti al Vigorelli, credo ci fosse tutta l’Italia. Ho la sensazione che non mi sia più capitato di vedere tante persone contemporaneamente nello stesso posto. Se ci rifletto, so per certo che non può essere così. Quando nel ’96 ad Hyde Park ho visto gli Who che hanno rifatto Quadrophenia, c’erano 450.000 persone, cioè poco meno che a Woodstock. Ma quando uno è piccolo la percezione che si ha delle cose è diversa, ci si rapporta alla propria realtà e tutto intorno sembra molto più grande.

Anche se non c’era tutta l’Italia ad attendere il concerto, sicuramente c’erano rappresentanti che provenivano un po’ da ovunque. In tanti si erano mossi da lontano per l’evento. Fuori dai cancelli, oltre ai gruppi di ragazzi che facevano disegni psichedelici e decoravano magliette, c’erano molti ragazzi che parlavano con accento meridionale. “Uno dei ricordi più incisivi che conservo al di là dell’esibizione, è l’immagine dell’arrivo di una Fiat 500 targata Palermo dalla quale, come si aprirono gli sportelli a farfalla, scesero almeno in cinque. Niente di più probabile che la macchina fosse di qualche siciliano trasferitosi a Milano e che per arrivare fino a lì avesse percorso solo poche centinaia di metri, ma per me , in quel momento, quella targa doveva necessariamente voler dire che la macchina era venuta fino a Milano esattamente da Palermo, viaggiando in cinque o forse più ( e già immaginavo il viaggio allucinante ), solo per i Led Zeppelin.” Ernesto ricorda poi : “Tra i fan c’era chi aveva con sé un registratore audio. Io stesso ne avevo uno, un Philips K7, e registrai il concerto”.

Alle 19 aprirono i cancelli. Tenere tranquilla l’ansiosa folla in fermento stava diventando impossibile. “Quando entrammo c’era una quantità enorme di forze dell’ordine spiegate e un esercito di fotografi. Ricordo anche tante troupe televisive, ma fino ad oggi non sono riuscito a vedere neanche uno dei filmati che girarono”.

I Led Zeppelin suonarono a Milano come ospiti di una delle serate del Cantagiro. Ognuna delle precedenti tappe della manifestazione itinerante era stata accompagnata da un ospite internazionale che si esibì dopo gli artisti in concorso. Per la sera precedente, sul lago Maggiore, era stato Donovan. Per Milano vennero scelti i Led Zeppelin.
“Entrammo e ci sedemmo a terra. All’epoca non si usava accompagnare con la musica l’attesa prima del concerto. Poco dopo, anche se all’ingresso degli artisti sul palco mancava ancora molto, quelli delle prime file si alzarono in piedi, e tutti gli altri dietro fecero lo stesso”.

Il concerto cominciò con i cantanti del Cantagiro. La gente, che già era tanta, continuava ad affluire in massa. Del Cantagiro nessuno ne voleva sapere, tutti erano lì per i Led Zeppelin.
“Le esibizioni degli artisti italiani vennero accolte con un esplosione di urla, fischi e proteste. La gente si spazientì all’idea di dover aspettare la fine dello spettacolo prima di vedere i Led Zeppelin
sul palco. I concorrenti dovevano cantare un solo pezzo a testa, in playback, ma l’emozione per quello che era in programma dopo rese l’attesa insopportabile. C’era gente che spingeva, la confusione cresceva, contro gli artisti volava di tutto. A Bobby Solo fu lanciata contro una banana, mentre Moranti rifiutò di esibirsi”.
Nel frattempo, nel retro palco, era tutto in movimento per montare la strumentazione. Questo accresceva ulteriormente l’esaltazione del pubblico.Quando fu portato sul palco il gong ci fu uno scroscio di applausi. “I Led Zeppelin salirono sul palco con il massimo della semplicità, in modo diretto e informale, e aprirono trionfalmente il concerto con Immigrant Song. Pazzesco, incredibile, rimasero tutti sbalorditi. Non si può descrivere l’emozione di me, tredicenne, con davanti i Led Zeppelin dal vivo”.

I disordini, nel frattempo, non si erano placati “Io ero vicino al palco, ma si capiva che dietro stava succedendo di tutto. Continuavano a permettere che la gente entrasse e la gente insisteva a premere in avanti. Ci si muoveva in mezzo alla folla trasportati da enormi onde che ti sbattevano da una parte all’altra, e intorno sentivi che continuavano a ripetere ‘Basta, non spingete! Dite a quei bastardi di smetterla di spingere!’ ”.

I Led Zeppelin si fermarono ripetutamente, chiedendo al pubblico di restare tranquillo o sarebbero stati costretti ad interrompere il concerto. “Plant pregò la gente di mantenere la calma. ‘Keep cool please, keep quite’ - ripeté più volte.”

Il concerto andò avanti con pezzi come Rock and Roll e Black Dog. Ogni volta che Jimmy Page cambiava chitarra si sollevava un boato di applausi. Poi cominciarono gli scontri veri e propri con la polizia. “C’era troppa confusione, nessuno riusciva a godersi il concerto. Poi cominciò a diffondersi un odore sempre più acre e si cominciarono a vedere ragazzi con i fazzoletti al naso. La polizia aveva avuto una dura reazione alla confusione che si era creata durante l’apertura del concerto e che ancora continuava a crescere, e adesso stava lanciando indiscriminatamente lacrimogeni tra il pubblico. Infuriava il caos totale.”

Sicuramente tra la folla c’erano facinorosi interessati a creare scompiglio, che colsero al volo l’atmosfera di estrema tensione per scatenare la reazione collettiva. Fra di loro c’era poi chi era interessato ad attirare su di sé l’attenzione per protesta politica. Altri ancora erano indispettiti per l’esibizione dei cantanti del Cantagiro. A tutto questo andava sommata l’euforia generale per il concerto, che certo non contribuì a sedare i disordini. I Led Zeppelin nel frattempo, nonostante le difficoltà, proseguivano il loro concerto . La stampa, nei giorni successivi, fornì diverse giustificazioni per l’accaduto. Si mormorava, ad esempio, che, fra le cause scatenanti, la polizia avesse strappato dei rullini fotografici.“La gente scappava e cercava riparo dove poteva per uscire dalla confusione. Molti, gia prima che la situazione degenerasse, salirono sul palco. Anche io mi trovavo vicino al palco e questo, forse, mi tutelò. Il palco era probabilmente la zona più sicura, perché certo non avrebbero permesso che il centro dei disordini venisse a trovarsi lì.”

Quando fu chiaro che le richieste di Plant non avrebbero funzionato, ai Led Zeppelin non restò altro che concludere anticipatamente lo show, abbandonando il palco dopo appena ventisei minuti di concerto. Racconta il manager del gruppo, Peter Grant: “Gli scontri a Milano furono un incubo, ma ero già stato una volta quattro mesi in Italia come tour manager con Wee Willie Harris negli anni Cinquanta. Sapevo che posto rischioso poteva essere. Così mi feci dare tutti i soldi prima e mi assicurai che avessimo in anticipo i biglietti aerei di ritorno. Anche per il solo motivo che quando arrivammo al concerto c’erano cannoni ad acqua e gas lacrimogeno. Erano tutti impazziti. Dovemmo fuggire, e io non sono poi così bravo a correre. Ma Mick Hinton (il tecnico alla batteria di John Bohnam) e Richard Cole ci tirarono fuori, e ci barricammo nell’infermeria e restammo lì fino a che tutto non si calmò. Qualche anno dopo mi imbattei nel promoter di quel concerto nella toilette del Café Royale… Lui mi vide e si pisciò addosso perché pensava che lo avrei trattenuto in ostaggio o qualcosa del genere. Anche se io, a quel punto, lo avevo già dimenticato. Non si può rendere conto delle azioni della polizia italiana”.

Dopo che i Led Zeppelin interruppero il concerto, ci fu un intervallo di tempo in cui la loro strumentazione rimase sul palco. Ernesto ricorda: “ Quando i Led Zeppelin abbandonarono il palco, i loro strumenti furono lasciati lì per un po’, apparentemente incustoditi. In mezzo al casino, uno dei ragazzi fra il pubblico salì sul palco e si diresse verso la Gibson di Jimmy Page. Non fece a tempo ad avvicinarsi che un tecnico o qualcuno del management entrò sul palco, brandì il Fender di John Paul Jones e glielo sbatté sulla testa lasciandolo steso a terra. Per me fu impressionante. Percepii davvero la loro fedeltà e il loro senso di appartenenza al gruppo. I Led Zeppelin erano un grande gruppo ed erano forti di uno staff compatto ed efficiente attorno, ognuno responsabile del proprio ruolo e pronto a fare qualsiasi cosa.”

In mezzo alla confusione Ernesto e i suoi amici riuscirono a trovare una via di fuga che li portò all’esterno. “ Mentre correvamo per togliersi dal centro degli scontri, ci voltammo indietro e ci accorgemmo di aver perso uno di noi, che poi per fortuna ritrovammo insieme ad un altro gruppo di ragazzi conosciuti durante il viaggio. Mentre scappavo mi feci un taglio in una gamba. Lo vissi come un segno del destino e una premonizione per il futuro. Un marchio a memoria dell’incontro con quattro dei grandi del rock da portare con orgoglio per tutta la vita”.

Usciti dalla folla, si ritrovarono, ancora confusi, a raccogliere le emozioni in un bar. “Eramo appena usciti dal delirio collettivo ma ci sentivamo come se fossimo tornati da una festa. Eravamo tutti un po’ incoscienti e soprattutto ancora troppo emozionati per il concerto. L’euforia vinceva su tutto. Salvo il dover reagire alla situazione, nessuno si era spaventato più di tanto. Non c’era stato il tempo. Non c’era consapevolezza, solo tantissimo entusiasmo”. Il concerto tecnicamente fu difficile, sia per i Led Zeppelin che per coloro che lo seguirono. In mezzo allo scompiglio né gli uni, né gli altri riuscirono a godersi la musica. “ Alla fine eravamo un po’ delusi per come erano andate le cose. Io avevo già visto grandi gruppi suonare. I Colosseum a Roma(26 maggio 1971, Piper), i Grandfunk con gli Humble Pie di spalla (30 Giugno 1971, Palaeur), i Pink Floyd ( 25 Giugno 1971, palaeur) e il" triple bill": PFM, Black Widow e Yes al teatro brancaccio a Maggio 1971, ma gli Yes non suonarono perchè la loro strumentazione non arrivò in tempo e loro non usavano quella altrui. Il concerto dei Led Zeppelin fu una sofferenza”

Si spostarono verso la stazione per prendere un treno e tornare a casa, ma anche qui si sommavano i disagi e riuscirono a rientrare solo a tarda notte. “Arrivai a casa e mi chiusi dietro un muro di omertà, non raccontando neanche una parola di quanto era successo, fin quando mia madre non lo scoprì, qualche giorno dopo, leggendo i giornali e ricevendo qualche telefonata dai genitori dei miei amici. Il concerto, indipendentemente da come andarono tecnicamente le cose, fu un’esperienza memorabile, una sensazione indescrivibile. Si pianse tanto per i lacrimogeni, ma si pianse tanto anche per l’emozione.”

Giulia Nuti

Seventies' Recollection:
Van Der Graaf Generator
Soft Machine
Gallagher
Groundhogs
Marc Bolan


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Ebbe a dire Peter Grant: gli scontri a Milano furono un incubo, ma ero già stato una volta quattro mesi in Italia come tour manager con Wee Willie Harris negli anni Cinquanta. Sapevo che posto rischioso poteva essere. Così mi feci dare tutti i soldi prima e mi assicurai che avessimo in anticipo i biglietti aerei di ritorno. Anche per il solo motivo che quando arrivammo al concerto c’erano cannoni ad acqua e gas lacrimogeno. Erano tutti impazziti. Dovemmo fuggire, e io non sono poi così bravo a correre. Ma Mick Hinton (il tecnico alla batteria di John Bohnam) e Richard Cole ci tirarono fuori, e ci barricammo nell’infermeria e restammo lì fino a che tutto non si calmò. Qualche anno dopo mi imbattei nel promoter di quel concerto nella toilette del Café Royale… Lui mi vide e si pisciò addosso perché pensava che lo avrei trattenuto in ostaggio o qualcosa del genere. Anche se io, a quel punto, lo avevo già dimenticato. Non si può rendere conto delle azioni della polizia italiana”.



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Vigorelli 1971 Milano
led Zeppelin
Aveva appena tredici anni Ernesto De Pascale, ma già le idee chiare sul significato della musica, quando tornò a casa chiedendo ai genitori il permesso di partire con qualche amico per Milano per vedere i Led Zeppelin suonare al Vigorelli in occasione dell’unico concerto italiano della loro seconda tournee europea. Nonostante l’esame di terza media appena superato fosse una buon metro di contrattazione, conquistare il consenso non fu un’impresa facile. “Fu una conquista sudata” -ricorda - “e giunse a seguito di numerose discussioni”. Ma la determinazione del giovane Ernesto vinse su tutto. Era il 5 luglio 1971.
“Partimmo dalla stazione di Firenze verso le undici di mattina e arrivammo a Milano intorno alle 15. Ero insieme ad un gruppo di amici, in gran parte coetanei. La giornata era caldissima, nel pieno dell’afa estiva” L’idea che i ragazzi si erano fatti di Milano aveva tenuto poco conto delle reali distanze, così che andarono incontro a qualche difficoltà non prevista. “Eravamo partiti con l’idea di arrivare a Milano, scendere dal treno e, fatto un attimo il punto della situazione, raggiungere il Vigorelli a piedi. Nessuno si era reso conto che fosse da tutt’altra parte della città. Realizzato che raggiungerlo non era semplice come ci aspettavamo, salimmo su un autobus, ma sbagliammo tutto e ci ritrovammo allo stadio. A quel punto non ci restava che prendere un altro autobus. Questa volta scendemmo alla Fiera e da lì potemmo raggiungere il velodromo a piedi. Superati gli imprevisti, arrivammo al Vigorelli intorno alle cinque”
All’ingresso una massa enorme di persone attendeva impazientemente l’apertura dei cancelli. L’impatto con la folla fu impressionante, Ernesto ne rimase incredibilmente colpito. “Ad aspettare l’inizio del concerto, davanti al Vigorelli, credo ci fosse tutta l’Italia. Ho la sensazione che non mi sia più capitato di vedere tante persone contemporaneamente nello stesso posto. Se ci rifletto, so per certo che non può essere così. Quando nel ’96 ad Hyde Park ho visto gli Who che hanno rifatto Quadrophenia, c’erano 450.000 persone, cioè poco meno che a Woodstock. Ma quando uno è piccolo la percezione che si ha delle cose è diversa, ci si rapporta alla propria realtà e tutto intorno sembra molto più grande.
Anche se non c’era tutta l’Italia ad attendere il concerto, sicuramente c’erano rappresentanti che provenivano un po’ da ovunque. In tanti si erano mossi da lontano per l’evento. Fuori dai cancelli, oltre ai gruppi di ragazzi che facevano disegni psichedelici e decoravano magliette, c’erano molti ragazzi che parlavano con accento meridionale. “Uno dei ricordi più incisivi che conservo al di là dell’esibizione, è l’immagine dell’arrivo di una Fiat 500 targata Palermo dalla quale, come si aprirono gli sportelli a farfalla, scesero almeno in cinque. Niente di più probabile che la macchina fosse di qualche siciliano trasferitosi a Milano e che per arrivare fino a lì avesse percorso solo poche centinaia di metri, ma per me , in quel momento, quella targa doveva necessariamente voler dire che la macchina era venuta fino a Milano esattamente da Palermo, viaggiando in cinque o forse più ( e già immaginavo il viaggio allucinante ), solo per i Led Zeppelin.” Ernesto ricorda poi : “Tra i fan c’era chi aveva con sé un registratore audio. Io stesso ne avevo uno, un Philips K7, e registrai il concerto”.
Alle 19 aprirono i cancelli. Tenere tranquilla l’ansiosa folla in fermento stava diventando impossibile. “Quando entrammo c’era una quantità enorme di forze dell’ordine spiegate e un esercito di fotografi. Ricordo anche tante troupe televisive, ma fino ad oggi non sono riuscito a vedere neanche uno dei filmati che girarono”.
I Led Zeppelin suonarono a Milano come ospiti di una delle serate del Cantagiro. Ognuna delle precedenti tappe della manifestazione itinerante era stata accompagnata da un ospite internazionale che si esibì dopo gli artisti in concorso. Per la sera precedente, sul lago Maggiore, era stato Donovan. Per Milano vennero scelti i Led Zeppelin.
“Entrammo e ci sedemmo a terra. All’epoca non si usava accompagnare con la musica l’attesa prima del concerto. Poco dopo, anche se all’ingresso degli artisti sul palco mancava ancora molto, quelli delle prime file si alzarono in piedi, e tutti gli altri dietro fecero lo stesso”.
Il concerto cominciò con i cantanti del Cantagiro. La gente, che già era tanta, continuava ad affluire in massa. Del Cantagiro nessuno ne voleva sapere, tutti erano lì per i Led Zeppelin.
“Le esibizioni degli artisti italiani vennero accolte con un esplosione di urla, fischi e proteste. La gente si spazientì all’idea di dover aspettare la fine dello spettacolo prima di vedere i Led Zeppelin
sul palco. I concorrenti dovevano cantare un solo pezzo a testa, in playback, ma l’emozione per quello che era in programma dopo rese l’attesa insopportabile. C’era gente che spingeva, la confusione cresceva, contro gli artisti volava di tutto. A Bobby Solo fu lanciata contro una banana, mentre Moranti rifiutò di esibirsi”.
Nel frattempo, nel retro palco, era tutto in movimento per montare la strumentazione. Questo accresceva ulteriormente l’esaltazione del pubblico.Quando fu portato sul palco il gong ci fu uno scroscio di applausi. “I Led Zeppelin salirono sul palco con il massimo della semplicità, in modo diretto e informale, e aprirono trionfalmente il concerto con Immigrant Song. Pazzesco, incredibile, rimasero tutti sbalorditi. Non si può descrivere l’emozione di me, tredicenne, con davanti i Led Zeppelin dal vivo”.
I disordini, nel frattempo, non si erano placati “Io ero vicino al palco, ma si capiva che dietro stava succedendo di tutto. Continuavano a permettere che la gente entrasse e la gente insisteva a premere in avanti. Ci si muoveva in mezzo alla folla trasportati da enormi onde che ti sbattevano da una parte all’altra, e intorno sentivi che continuavano a ripetere ‘Basta, non spingete! Dite a quei bastardi di smetterla di spingere!’ ”.
I Led Zeppelin si fermarono ripetutamente, chiedendo al pubblico di restare tranquillo o sarebbero stati costretti ad interrompere il concerto. “Plant pregò la gente di mantenere la calma. ‘Keep cool please, keep quite’ - ripeté più volte.”
Il concerto andò avanti con pezzi come Rock and Roll e Black Dog. Ogni volta che Jimmy Page cambiava chitarra si sollevava un boato di applausi. Poi cominciarono gli scontri veri e propri con la polizia. “C’era troppa confusione, nessuno riusciva a godersi il concerto. Poi cominciò a diffondersi un odore sempre più acre e si cominciarono a vedere ragazzi con i fazzoletti al naso. La polizia aveva avuto una dura reazione alla confusione che si era creata durante l’apertura del concerto e che ancora continuava a crescere, e adesso stava lanciando indiscriminatamente lacrimogeni tra il pubblico. Infuriava il caos totale.”
Sicuramente tra la folla c’erano facinorosi interessati a creare scompiglio, che colsero al volo l’atmosfera di estrema tensione per scatenare la reazione collettiva. Fra di loro c’era poi chi era interessato ad attirare su di sé l’attenzione per protesta politica. Altri ancora erano indispettiti per l’esibizione dei cantanti del Cantagiro. A tutto questo andava sommata l’euforia generale per il concerto, che certo non contribuì a sedare i disordini. I Led Zeppelin nel frattempo, nonostante le difficoltà, proseguivano il loro concerto . La stampa, nei giorni successivi, fornì diverse giustificazioni per l’accaduto. Si mormorava, ad esempio, che, fra le cause scatenanti, la polizia avesse strappato dei rullini fotografici.“La gente scappava e cercava riparo dove poteva per uscire dalla confusione. Molti, gia prima che la situazione degenerasse, salirono sul palco. Anche io mi trovavo vicino al palco e questo, forse, mi tutelò. Il palco era probabilmente la zona più sicura, perché certo non avrebbero permesso che il centro dei disordini venisse a trovarsi lì.”
Quando fu chiaro che le richieste di Plant non avrebbero funzionato, ai Led Zeppelin non restò altro che concludere anticipatamente lo show, abbandonando il palco dopo appena ventisei minuti di concerto. Racconta il manager del gruppo, Peter Grant: “Gli scontri a Milano furono un incubo, ma ero già stato una volta quattro mesi in Italia come tour manager con Wee Willie Harris negli anni Cinquanta. Sapevo che posto rischioso poteva essere. Così mi feci dare tutti i soldi prima e mi assicurai che avessimo in anticipo i biglietti aerei di ritorno. Anche per il solo motivo che quando arrivammo al concerto c’erano cannoni ad acqua e gas lacrimogeno. Erano tutti impazziti. Dovemmo fuggire, e io non sono poi così bravo a correre. Ma Mick Hinton (il tecnico alla batteria di John Bohnam) e Richard Cole ci tirarono fuori, e ci barricammo nell’infermeria e restammo lì fino a che tutto non si calmò. Qualche anno dopo mi imbattei nel promoter di quel concerto nella toilette del Café Royale… Lui mi vide e si pisciò addosso perché pensava che lo avrei trattenuto in ostaggio o qualcosa del genere. Anche se io, a quel punto, lo avevo già dimenticato. Non si può rendere conto delle azioni della polizia italiana”.
Dopo che i Led Zeppelin interruppero il concerto, ci fu un intervallo di tempo in cui la loro strumentazione rimase sul palco. Ernesto ricorda: “ Quando i Led Zeppelin abbandonarono il palco, i loro strumenti furono lasciati lì per un po’, apparentemente incustoditi. In mezzo al casino, uno dei ragazzi fra il pubblico salì sul palco e si diresse verso la Gibson di Jimmy Page. Non fece a tempo ad avvicinarsi che un tecnico o qualcuno del management entrò sul palco, brandì il Fender di John Paul Jones e glielo sbatté sulla testa lasciandolo steso a terra. Per me fu impressionante. Percepii davvero la loro fedeltà e il loro senso di appartenenza al gruppo. I Led Zeppelin erano un grande gruppo ed erano forti di uno staff compatto ed efficiente attorno, ognuno responsabile del proprio ruolo e pronto a fare qualsiasi cosa.”
In mezzo alla confusione Ernesto e i suoi amici riuscirono a trovare una via di fuga che li portò all’esterno. “ Mentre correvamo per togliersi dal centro degli scontri, ci voltammo indietro e ci accorgemmo di aver perso uno di noi, che poi per fortuna ritrovammo insieme ad un altro gruppo di ragazzi conosciuti durante il viaggio. Mentre scappavo mi feci un taglio in una gamba. Lo vissi come un segno del destino e una premonizione per il futuro. Un marchio a memoria dell’incontro con quattro dei grandi del rock da portare con orgoglio per tutta la vita”.
Usciti dalla folla, si ritrovarono, ancora confusi, a raccogliere le emozioni in un bar. “Eramo appena usciti dal delirio collettivo ma ci sentivamo come se fossimo tornati da una festa. Eravamo tutti un po’ incoscienti e soprattutto ancora troppo emozionati per il concerto. L’euforia vinceva su tutto. Salvo il dover reagire alla situazione, nessuno si era spaventato più di tanto. Non c’era stato il tempo. Non c’era consapevolezza, solo tantissimo entusiasmo”. Il concerto tecnicamente fu difficile, sia per i Led Zeppelin che per coloro che lo seguirono. In mezzo allo scompiglio né gli uni, né gli altri riuscirono a godersi la musica. “ Alla fine eravamo un po’ delusi per come erano andate le cose. Io avevo già visto grandi gruppi suonare. I Colosseum a Roma(26 maggio 1971, Piper), i Grandfunk con gli Humble Pie di spalla (30 Giugno 1971, Palaeur), i Pink Floyd ( 25 Giugno 1971, palaeur) e il" triple bill": PFM, Black Widow e Yes al teatro brancaccio a Maggio 1971, ma gli Yes non suonarono perchè la loro strumentazione non arrivò in tempo e loro non usavano quella altrui. Il concerto dei Led Zeppelin fu una sofferenza”
Si spostarono verso la stazione per prendere un treno e tornare a casa, ma anche qui si sommavano i disagi e riuscirono a rientrare solo a tarda notte. “Arrivai a casa e mi chiusi dietro un muro di omertà, non raccontando neanche una parola di quanto era successo, fin quando mia madre non lo scoprì, qualche giorno dopo, leggendo i giornali e ricevendo qualche telefonata dai genitori dei miei amici. Il concerto, indipendentemente da come andarono tecnicamente le cose, fu un’esperienza memorabile, una sensazione indescrivibile. Si pianse tanto per i lacrimogeni, ma si pianse tanto anche per l’emozione.”
Giulia Nuti



Vigorelli..
Foto di Bruno Lubrano nel backstage del velodromo Vigorelli di Milano; assieme ai LED ZEPPELIN ci sono altri musicisti, roadies e fans: trattasi della storica e sfortunata unica data italiana della band, il 5 luglio 1971
Nel 1971, il patron del Cantagiro Enzo Radaelli ebbe l’idea di invitare i Led Zeppelin a questa manifestazione canora nazional-popolare.
Tutti sanno come andò a finire, ed eviterò di ripeterlo.
La cosa che invece merita menzione è la “sciagurata” lista di gruppi spalle o “open act”, tutti fischiati, o costretti a lasciare il palco in anticipo grazie a lancio di oggetti vari.
Sembra che gli unici che riuscirono a suonare furono i New Trolls, apprezzati dal pubblico giovanile.
Nelle foto allegate sono insieme ai Led Zeppelin nel backstage, e Robert Plant si diverte a suonare la batteria di Gianni Belleno.
Raro filmato di un fan muto 8mm da Milano, Italia 1971
Dazed and confused..poco dopo tutto si conclude... qui si sente bene...Basta ..bastardi assassini la polizia usa i lacrimogeni
Appunti:
Led Zeppelin: Milano 1971 - 10° Ann. "Cantagiro Cantamondo"
"Bastardi!... Assassini!", grida un giovane italiano mentre nuvole di lacrimogeni e pietre riempiono l'aria. La polizia attacca con maggiore forza mentre piccole bande continuano il loro assalto. Ma la violenza sarebbe solo peggiorata prima che la notte di tumulto finisse. Era la guerra, nel campo di battaglia del Velodromo Vigorelli di Milano e nel bel mezzo della mischia c'erano i Led Zeppelin. L'evento cupo li avrebbe spaventati per un bel po' di tempo, giurando che non avrebbero mai più permesso che accadesse.
Cosa è successo esattamente nella famigerata rivolta di Milano, la peggiore della carriera del gruppo, per incitare la folla a tanta violenza? L'assemblaggio dei pezzi rivela che era stato previsto dagli organizzatori italiani.
Un festival di un giorno sponsorizzato dal governo che includeva un assortimento di atti italiani ha portato 15.000 fan allo stadio all'aperto Vigorelli Velodromo, con i Led Zeppelin come headliner quella sera del 5 luglio 1971. Non era davvero il luogo migliore per un concerto rock, ma i funzionari erano abituati a grandi folle lì. Alcuni locali si sono lamentati del sistema PA atrocemente rumoroso, oltre al caldo torrido di oltre 30 gradi (centigradi). Ma i suoni dal palco non erano così spaventosi come i violenti disordini dei fan, le sirene della polizia e le esplosioni che si sono verificate in seguito.
Era previsto un pacchetto musicale a tutto tondo. Tuttavia, famose popstar italiane come Gianni Morandi, Mauro Lusini e Milva hanno capito che qualcosa non andava quando sono saliti sul palco quel pomeriggio. Esibirsi come parte di un tradizionale "cantagiro", una piccola parte della folla ha agito sulla propria impazienza lanciando oggetti e schiamazzi occasionali. "Si poteva prevedere", ricorda Morandi. "Stavano tutti aspettando i Led Zeppelin", spiegando che era un tipo di pubblico diverso da quello a cui erano abituati: "Non avrei nemmeno dovuto esibirmi". La maggior parte di loro ha interrotto il proprio set e si è ritirata con rabbia dal palco dopo aver subito la rappresaglia della polizia con gas lacrimogeni sulle tasche sempre più ostili di giovani.
Mentre l'attesa della folla per i Led Zeppelin era vera, bande di giovani, descritti più come teppisti dalla maggior parte delle persone presenti, avevano iniziato a istigare problemi. Fuori dallo stadio piccoli gruppi (noti in gergo italiano come i Portoghesi) volevano entrare senza pagare. In effetti, era un evento normale in questo periodo a Milano e di solito erano i primi a scatenare un putiferio per intrufolarsi in un evento. Questa volta gli organizzatori erano più preparati, specialmente con un gruppo importante come i Led Zeppelin, e non glielo avrebbero lasciato passare liscia. Secondo quanto riferito, gli scontri con la polizia si sono verificati per la prima volta qui.
Un grande titolo come Zeppelin ha fornito un'occasione d'oro per un assortimento di agitatori professionisti, molti con motivazioni politiche da tutte le parti, sinistra, destra, anarchici e fascisti che erano anche lì a distribuire volantini per una manifestazione imminente per il giovedì successivo. La forte presenza della polizia era ovunque come se si stessero preparando per una guerra, con circa 2000 ufficiali di guardia in varie posizioni intorno all'edificio e al palco.
"Abbiamo notato quando siamo arrivati ​​al concerto che l'intera milizia era fuori", ha ricordato Jimmy Page, "e ho detto al promotore 'Guarda, questo è assurdo. O tirali fuori o mettili in ordine, o ci sarà un brutto scena", ha predetto. Ma all'ora dello spettacolo, la folla ha applaudito ansiosamente il gruppo per salire sul palco, dimenticandosi già del pandemonio della giornata. Dopotutto, i Led Zeppelin sono quelli che sono venuti a vedere!
I Led Zeppelin hanno finalmente dato il via al loro set, con la travolgente Immigrant Song. A questo punto della loro carriera, avevano lavorato duramente sul loro quarto album e, a parte un numero limitato di spettacoli, non si erano esibiti molto fino a quel momento quell'anno. Sebbene l'album non sarebbe uscito prima di altri quattro mesi, sono state eseguite nuove canzoni dal prossimo LP. Musicalmente, non potevano sbagliare. I potenti e solidi Bonham e Jones si sono uniti alle leccate di chitarra in espansione di Page. Eccezionale durante questo periodo del 1971 fu anche la voce stridula di Plant che sembrava in grado di far esplodere qualsiasi PA a piacimento. Sfortunatamente, questa notte non sarebbe stata ricordata per la sua performance musicale, che dura solo circa 40 minuti. Sorprendentemente, segmenti di una rara registrazione del pubblico sono sopravvissuti al conflitto che ne è seguito e hanno contribuito a fornire un assaggio della notte'
Il gruppo ha continuato attraverso il set, Heartbreaker, Since I've Been Loving You, Black Dog, Dazed e Confused con piccoli fuochi che scoppiavano tra il pubblico. Nonostante le suppliche di Robert Plant che pregavano la folla di calmarsi, il caos è continuato. "Siamo andati avanti per altri 20 o 30 minuti, ma ogni volta che il pubblico si alzava per un bis, c'era un sacco di fumo!", ha ricordato Page. "Così abbiamo continuato a ripetere ripetutamente 'Smettila di accendere quei fuochi, per favore!'. Ma poi ci siamo resi conto all'improvviso che non era il fumo degli incendi, erano i gas lacrimogeni sanguinanti che la polizia stava sparando sulla folla. Non era fino a quando un contenitore è atterrato a circa 20 piedi dal palco (durante Dazed and Confused) e il vento ci ha portato a capire cosa stava succedendo". La banda smette di suonare, circa diversi minuti dopo l'inizio della canzone, dopo che i gas lacrimogeni sono atterrati vicino al palco, provocando urla dalla folla e canti di "BASTA!...BASTA!" ("abbastanza") supplicando la polizia di fermarsi.
A questo punto, i problemi furono considerati minori, fino alle 21:30 circa, quando circa diverse centinaia di persone si raccolsero in una traversa di Vigorelli (chiamata Via Arona), e iniziarono ad applaudire e cantare una famosa frase francese: "ce ne qu'un debutto, continuans le combat". Hanno iniziato a lanciare pietre e la polizia ha caricato rapidamente la folla nel tentativo di disperderli. Sono tornati meno di 10 minuti dopo. A detta di tutti, è stato un piccolo numero di giovani a rovinare tutto, incitando la folla e la reazione eccessiva della polizia che avrebbe aggravato la situazione fino a una rivolta su vasta scala. La polizia ha reagito formando una fila di jeep militari dove la battaglia si è spostata verso l'altro lato di Vigorelli, in via Sempione. La polizia ancora una volta ha lanciato gas lacrimogeni e si è diffusa su tutto il perimetro di Vigorelli. La polizia aveva subito sbarrato ogni accesso a Vigorelli, ma i teppisti, ora con ancora più vigore, continuavano a resistere. Alle 23:30 si è scatenato l'inferno.
"Stavamo ancora suonando in una nuvola di gas lacrimogeni, ma non c'era speranza, quindi abbiamo detto 'Soffia, tagliamo corto.' Abbiamo fatto un altro numero e siamo andati direttamente a Whole Lotta Love e l'intera folla è saltata in piedi", ha detto Page. "A questo punto c'erano stati circa 40 minuti di attacchi di gas lacrimogeno e finalmente qualcuno ha lanciato una bottiglia contro la polizia. Non era del tutto inaspettato dal momento che la folla era stata bombardata senza motivo - ma ovviamente nel momento in cui una bottiglia è salita , questo è ciò che la polizia stava aspettando."
Soffocando e senza fiato, i fan disperati hanno iniziato a fuggire, alcuni verso il palco. La band aveva visto abbastanza ed è fuggita dal palco. Dense nuvole di gas lacrimogeni e fumo hanno bloccato il loro unico passaggio mentre tentavano di trovare una via d'uscita, con una successione costante di bombe a gas che esplodono ancora. Chiudendosi in una piccola stanza dietro le quinte, cercarono di riprendere fiato. Rendendosi conto che alcune delle loro attrezzature erano ancora sul palco, nel mezzo della conseguente rivolta i roadies hanno sfidato di nuovo la zona di guerra per salvare ciò che era rimasto, inclusi i tamburi di Bonham che era certo che fossero stati distrutti. Un assortimento di proiettili, tra cui bottiglie molotov, bottiglie e pietre, è stato lanciato in aria.
"I roadies hanno dovuto essere portati via in barella, solo per aver cercato di salvare l'attrezzatura", ricorda John Paul Jones. "La polizia aveva isolato tutto il pubblico sul retro e c'era una grande fila di poliziotti che li trattenevano lì. L'unico modo in cui potevano muoversi era sul palco - circa 10.000 bambini sono stati costretti a salire sul palco. Era un guerra."
Dopo un'ora di attesa nella loro stanza barricata dietro le quinte, ufficiali armati hanno fornito una scorta al loro hotel. I fan stavano ancora fuggendo dalla zona, aggrappandosi ai camion di passaggio e correndo per le strade. Era già evidente che solo un piccolo gruppo di giovani era responsabile di aver scatenato l'intero incidente e le reazioni eccessive della polizia hanno alimentato l'incidente fino a un fiasco simile a una guerra. Alla fine della serata, circa 40 persone sono rimaste ferite, 16 arrestate, 4 auto vandalizzate e il Velodromo Vigorelli ha subito un'enorme quantità di danni. Con la luce del mattino, la gente del posto ha iniziato a capire la portata dell'evento.
Mentre indagavo sugli eventi, fu subito chiaro che questo tipo di incidenti si erano verificati di molti tipi nell'ultimo anno in Italia. La polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla durante un concerto di Santana nell'aprile precedente. L'8 giugno, una situazione identica si è verificata quando il gruppo Chicago si è esibito all'Arena di Milano, dove un piccolo gruppo di persone si è fatto strada all'interno senza pagare. Ne è scaturito un putiferio che ha provocato l'uso di gas lacrimogeni da parte della polizia. Questa volta un adolescente è rimasto gravemente ferito. I recenti spettacoli di Rolling Stones, Grand Funk, Humble Pie hanno anche portato la polizia ad attaccare la folla con gas lacrimogeni. Nell'estate del 1971, i fan che possedevano un biglietto per uno spettacolo sapevano che uno scoppio violento era possibile - anche probabile - in qualsiasi concerto pop lì. Ciò che la gente ha trovato più preoccupante non è stata solo l'orribile situazione all'apparizione dei Led Zeppelin, ma che stava diventando un luogo comune. Gli eventi sono stati quasi gli stessi ogni volta: piccoli gruppi di sobillatori che hanno causato ritorsioni/reazioni eccessive della polizia, che hanno scatenato una pericolosa reazione a catena di lancio di sassi, bottiglie = gas lacrimogeni, ecc. La maggior parte ha condannato la polizia per aver fatto la guerra ai bambini . Nel caso dello spettacolo dei Led Zeppelin, è stato lo stesso schema di eventi, ma su scala molto più ampia, dovuto in parte all'aumento del fanatismo con la band che ha portato un pubblico più numeroso.
-di Sam Rapallo (agosto 2000)

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Vigorelli 1971 Milano
led Zeppelin
Seventies Recollection – I Led Zeppelin a Milano
5 luglio 1971
by Giulia Nuti
Aveva appena tredici anni Ernesto De Pascale, ma già le idee chiare sul significato della musica, quando tornò a casa chiedendo ai genitori il permesso di partire con qualche amico per Milano per vedere i Led Zeppelin suonare al Vigorelli in occasione dell’unico concerto italiano della loro seconda tournee europea. Nonostante l’esame di terza media appena superato fosse una buon metro di contrattazione, conquistare il consenso non fu un’impresa facile. “Fu una conquista sudata” -ricorda - “e giunse a seguito di numerose discussioni”. Ma la determinazione del giovane Ernesto vinse su tutto. Era il 5 luglio 1971.
“Partimmo dalla stazione di Firenze verso le undici di mattina e arrivammo a Milano intorno alle 15. Ero insieme ad un gruppo di amici, in gran parte coetanei. La giornata era caldissima, nel pieno dell’afa estiva” L’idea che i ragazzi si erano fatti di Milano aveva tenuto poco conto delle reali distanze, così che andarono incontro a qualche difficoltà non prevista. “Eravamo partiti con l’idea di arrivare a Milano, scendere dal treno e, fatto un attimo il punto della situazione, raggiungere il Vigorelli a piedi. Nessuno si era reso conto che fosse da tutt’altra parte della città. Realizzato che raggiungerlo non era semplice come ci aspettavamo, salimmo su un autobus, ma sbagliammo tutto e ci ritrovammo allo stadio. A quel punto non ci restava che prendere un altro autobus. Questa volta scendemmo alla Fiera e da lì potemmo raggiungere il velodromo a piedi. Superati gli imprevisti, arrivammo al Vigorelli intorno alle cinque”
All’ingresso una massa enorme di persone attendeva impazientemente l’apertura dei cancelli. L’impatto con la folla fu impressionante, Ernesto ne rimase incredibilmente colpito. “Ad aspettare l’inizio del concerto, davanti al Vigorelli, credo ci fosse tutta l’Italia. Ho la sensazione che non mi sia più capitato di vedere tante persone contemporaneamente nello stesso posto. Se ci rifletto, so per certo che non può essere così. Quando nel ’96 ad Hyde Park ho visto gli Who che hanno rifatto Quadrophenia, c’erano 450.000 persone, cioè poco meno che a Woodstock. Ma quando uno è piccolo la percezione che si ha delle cose è diversa, ci si rapporta alla propria realtà e tutto intorno sembra molto più grande.
Anche se non c’era tutta l’Italia ad attendere il concerto, sicuramente c’erano rappresentanti che provenivano un po’ da ovunque. In tanti si erano mossi da lontano per l’evento. Fuori dai cancelli, oltre ai gruppi di ragazzi che facevano disegni psichedelici e decoravano magliette, c’erano molti ragazzi che parlavano con accento meridionale. “Uno dei ricordi più incisivi che conservo al di là dell’esibizione, è l’immagine dell’arrivo di una Fiat 500 targata Palermo dalla quale, come si aprirono gli sportelli a farfalla, scesero almeno in cinque. Niente di più probabile che la macchina fosse di qualche siciliano trasferitosi a Milano e che per arrivare fino a lì avesse percorso solo poche centinaia di metri, ma per me , in quel momento, quella targa doveva necessariamente voler dire che la macchina era venuta fino a Milano esattamente da Palermo, viaggiando in cinque o forse più ( e già immaginavo il viaggio allucinante ), solo per i Led Zeppelin.” Ernesto ricorda poi : “Tra i fan c’era chi aveva con sé un registratore audio. Io stesso ne avevo uno, un Philips K7, e registrai il concerto”.
Alle 19 aprirono i cancelli. Tenere tranquilla l’ansiosa folla in fermento stava diventando impossibile. “Quando entrammo c’era una quantità enorme di forze dell’ordine spiegate e un esercito di fotografi. Ricordo anche tante troupe televisive, ma fino ad oggi non sono riuscito a vedere neanche uno dei filmati che girarono”.
I Led Zeppelin suonarono a Milano come ospiti di una delle serate del Cantagiro. Ognuna delle precedenti tappe della manifestazione itinerante era stata accompagnata da un ospite internazionale che si esibì dopo gli artisti in concorso. Per la sera precedente, sul lago Maggiore, era stato Donovan. Per Milano vennero scelti i Led Zeppelin.
“Entrammo e ci sedemmo a terra. All’epoca non si usava accompagnare con la musica l’attesa prima del concerto. Poco dopo, anche se all’ingresso degli artisti sul palco mancava ancora molto, quelli delle prime file si alzarono in piedi, e tutti gli altri dietro fecero lo stesso”.
Il concerto cominciò con i cantanti del Cantagiro. La gente, che già era tanta, continuava ad affluire in massa. Del Cantagiro nessuno ne voleva sapere, tutti erano lì per i Led Zeppelin.
“Le esibizioni degli artisti italiani vennero accolte con un esplosione di urla, fischi e proteste. La gente si spazientì all’idea di dover aspettare la fine dello spettacolo prima di vedere i Led Zeppelin
sul palco. I concorrenti dovevano cantare un solo pezzo a testa, in playback, ma l’emozione per quello che era in programma dopo rese l’attesa insopportabile. C’era gente che spingeva, la confusione cresceva, contro gli artisti volava di tutto. A Bobby Solo fu lanciata contro una banana, mentre Moranti rifiutò di esibirsi”.
Nel frattempo, nel retro palco, era tutto in movimento per montare la strumentazione. Questo accresceva ulteriormente l’esaltazione del pubblico.Quando fu portato sul palco il gong ci fu uno scroscio di applausi. “I Led Zeppelin salirono sul palco con il massimo della semplicità, in modo diretto e informale, e aprirono trionfalmente il concerto con Immigrant Song. Pazzesco, incredibile, rimasero tutti sbalorditi. Non si può descrivere l’emozione di me, tredicenne, con davanti i Led Zeppelin dal vivo”.
I disordini, nel frattempo, non si erano placati “Io ero vicino al palco, ma si capiva che dietro stava succedendo di tutto. Continuavano a permettere che la gente entrasse e la gente insisteva a premere in avanti. Ci si muoveva in mezzo alla folla trasportati da enormi onde che ti sbattevano da una parte all’altra, e intorno sentivi che continuavano a ripetere ‘Basta, non spingete! Dite a quei bastardi di smetterla di spingere!’ ”.
I Led Zeppelin si fermarono ripetutamente, chiedendo al pubblico di restare tranquillo o sarebbero stati costretti ad interrompere il concerto. “Plant pregò la gente di mantenere la calma. ‘Keep cool please, keep quite’ - ripeté più volte.”
Il concerto andò avanti con pezzi come Rock and Roll e Black Dog. Ogni volta che Jimmy Page cambiava chitarra si sollevava un boato di applausi. Poi cominciarono gli scontri veri e propri con la polizia. “C’era troppa confusione, nessuno riusciva a godersi il concerto. Poi cominciò a diffondersi un odore sempre più acre e si cominciarono a vedere ragazzi con i fazzoletti al naso. La polizia aveva avuto una dura reazione alla confusione che si era creata durante l’apertura del concerto e che ancora continuava a crescere, e adesso stava lanciando indiscriminatamente lacrimogeni tra il pubblico. Infuriava il caos totale.”
Sicuramente tra la folla c’erano facinorosi interessati a creare scompiglio, che colsero al volo l’atmosfera di estrema tensione per scatenare la reazione collettiva. Fra di loro c’era poi chi era interessato ad attirare su di sé l’attenzione per protesta politica. Altri ancora erano indispettiti per l’esibizione dei cantanti del Cantagiro. A tutto questo andava sommata l’euforia generale per il concerto, che certo non contribuì a sedare i disordini. I Led Zeppelin nel frattempo, nonostante le difficoltà, proseguivano il loro concerto . La stampa, nei giorni successivi, fornì diverse giustificazioni per l’accaduto. Si mormorava, ad esempio, che, fra le cause scatenanti, la polizia avesse strappato dei rullini fotografici.“La gente scappava e cercava riparo dove poteva per uscire dalla confusione. Molti, gia prima che la situazione degenerasse, salirono sul palco. Anche io mi trovavo vicino al palco e questo, forse, mi tutelò. Il palco era probabilmente la zona più sicura, perché certo non avrebbero permesso che il centro dei disordini venisse a trovarsi lì.”
Quando fu chiaro che le richieste di Plant non avrebbero funzionato, ai Led Zeppelin non restò altro che concludere anticipatamente lo show, abbandonando il palco dopo appena ventisei minuti di concerto. Racconta il manager del gruppo, Peter Grant: “Gli scontri a Milano furono un incubo, ma ero già stato una volta quattro mesi in Italia come tour manager con Wee Willie Harris negli anni Cinquanta. Sapevo che posto rischioso poteva essere. Così mi feci dare tutti i soldi prima e mi assicurai che avessimo in anticipo i biglietti aerei di ritorno. Anche per il solo motivo che quando arrivammo al concerto c’erano cannoni ad acqua e gas lacrimogeno. Erano tutti impazziti. Dovemmo fuggire, e io non sono poi così bravo a correre. Ma Mick Hinton (il tecnico alla batteria di John Bohnam) e Richard Cole ci tirarono fuori, e ci barricammo nell’infermeria e restammo lì fino a che tutto non si calmò. Qualche anno dopo mi imbattei nel promoter di quel concerto nella toilette del Café Royale… Lui mi vide e si pisciò addosso perché pensava che lo avrei trattenuto in ostaggio o qualcosa del genere. Anche se io, a quel punto, lo avevo già dimenticato. Non si può rendere conto delle azioni della polizia italiana”.
Dopo che i Led Zeppelin interruppero il concerto, ci fu un intervallo di tempo in cui la loro strumentazione rimase sul palco. Ernesto ricorda: “ Quando i Led Zeppelin abbandonarono il palco, i loro strumenti furono lasciati lì per un po’, apparentemente incustoditi. In mezzo al casino, uno dei ragazzi fra il pubblico salì sul palco e si diresse verso la Gibson di Jimmy Page. Non fece a tempo ad avvicinarsi che un tecnico o qualcuno del management entrò sul palco, brandì il Fender di John Paul Jones e glielo sbatté sulla testa lasciandolo steso a terra. Per me fu impressionante. Percepii davvero la loro fedeltà e il loro senso di appartenenza al gruppo. I Led Zeppelin erano un grande gruppo ed erano forti di uno staff compatto ed efficiente attorno, ognuno responsabile del proprio ruolo e pronto a fare qualsiasi cosa.”
In mezzo alla confusione Ernesto e i suoi amici riuscirono a trovare una via di fuga che li portò all’esterno. “ Mentre correvamo per togliersi dal centro degli scontri, ci voltammo indietro e ci accorgemmo di aver perso uno di noi, che poi per fortuna ritrovammo insieme ad un altro gruppo di ragazzi conosciuti durante il viaggio. Mentre scappavo mi feci un taglio in una gamba. Lo vissi come un segno del destino e una premonizione per il futuro. Un marchio a memoria dell’incontro con quattro dei grandi del rock da portare con orgoglio per tutta la vita”.
Usciti dalla folla, si ritrovarono, ancora confusi, a raccogliere le emozioni in un bar. “Eramo appena usciti dal delirio collettivo ma ci sentivamo come se fossimo tornati da una festa. Eravamo tutti un po’ incoscienti e soprattutto ancora troppo emozionati per il concerto. L’euforia vinceva su tutto. Salvo il dover reagire alla situazione, nessuno si era spaventato più di tanto. Non c’era stato il tempo. Non c’era consapevolezza, solo tantissimo entusiasmo”. Il concerto tecnicamente fu difficile, sia per i Led Zeppelin che per coloro che lo seguirono. In mezzo allo scompiglio né gli uni, né gli altri riuscirono a godersi la musica. “ Alla fine eravamo un po’ delusi per come erano andate le cose. Io avevo già visto grandi gruppi suonare. I Colosseum a Roma(26 maggio 1971, Piper), i Grandfunk con gli Humble Pie di spalla (30 Giugno 1971, Palaeur), i Pink Floyd ( 25 Giugno 1971, palaeur) e il" triple bill": PFM, Black Widow e Yes al teatro brancaccio a Maggio 1971, ma gli Yes non suonarono perchè la loro strumentazione non arrivò in tempo e loro non usavano quella altrui. Il concerto dei Led Zeppelin fu una sofferenza”
Si spostarono verso la stazione per prendere un treno e tornare a casa, ma anche qui si sommavano i disagi e riuscirono a rientrare solo a tarda notte. “Arrivai a casa e mi chiusi dietro un muro di omertà, non raccontando neanche una parola di quanto era successo, fin quando mia madre non lo scoprì, qualche giorno dopo, leggendo i giornali e ricevendo qualche telefonata dai genitori dei miei amici. Il concerto, indipendentemente da come andarono tecnicamente le cose, fu un’esperienza memorabile, una sensazione indescrivibile. Si pianse tanto per i lacrimogeni, ma si pianse tanto anche per l’emozione.”
Giulia Nuti
Seventies' Recollection:
Van Der Graaf Generator
Soft Machine
Gallagher
Groundhogs
Marc Bolan

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Vigorelli..
Foto di Bruno Lubrano nel backstage del velodromo Vigorelli di Milano; assieme ai LED ZEPPELIN ci sono altri musicisti, roadies e fans: trattasi della storica e sfortunata unica data italiana della band, il 5 luglio 1971
Nel 1971, il patron del Cantagiro Enzo Radaelli ebbe l’idea di invitare i Led Zeppelin a questa manifestazione canora nazional-popolare.
Tutti sanno come andò a finire, ed eviterò di ripeterlo.
La cosa che invece merita menzione è la “sciagurata” lista di gruppi spalle o “open act”, tutti fischiati, o costretti a lasciare il palco in anticipo grazie a lancio di oggetti vari.
Sembra che gli unici che riuscirono a suonare furono i New Trolls, apprezzati dal pubblico giovanile.
Nelle foto allegate sono insieme ai Led Zeppelin nel backstage, e Robert Plant si diverte a suonare la batteria di Gianni Belleno.
Raro filmato di un fan muto 8mm da Milano, Italia 1971
Dazed and confused..poco dopo tutto si conclude... qui si sente bene...Basta ..bastardi assassini la polizia usa i lacrimogeni
Appunti:
Led Zeppelin: Milano 1971 - 10° Ann. "Cantagiro Cantamondo"
"Bastardi!... Assassini!", grida un giovane italiano mentre nuvole di lacrimogeni e pietre riempiono l'aria. La polizia attacca con maggiore forza mentre piccole bande continuano il loro assalto. Ma la violenza sarebbe solo peggiorata prima che la notte di tumulto finisse. Era la guerra, nel campo di battaglia del Velodromo Vigorelli di Milano e nel bel mezzo della mischia c'erano i Led Zeppelin. L'evento cupo li avrebbe spaventati per un bel po' di tempo, giurando che non avrebbero mai più permesso che accadesse.
Cosa è successo esattamente nella famigerata rivolta di Milano, la peggiore della carriera del gruppo, per incitare la folla a tanta violenza? L'assemblaggio dei pezzi rivela che era stato previsto dagli organizzatori italiani.
Un festival di un giorno sponsorizzato dal governo che includeva un assortimento di atti italiani ha portato 15.000 fan allo stadio all'aperto Vigorelli Velodromo, con i Led Zeppelin come headliner quella sera del 5 luglio 1971. Non era davvero il luogo migliore per un concerto rock, ma i funzionari erano abituati a grandi folle lì. Alcuni locali si sono lamentati del sistema PA atrocemente rumoroso, oltre al caldo torrido di oltre 30 gradi (centigradi). Ma i suoni dal palco non erano così spaventosi come i violenti disordini dei fan, le sirene della polizia e le esplosioni che si sono verificate in seguito.
Era previsto un pacchetto musicale a tutto tondo. Tuttavia, famose popstar italiane come Gianni Morandi, Mauro Lusini e Milva hanno capito che qualcosa non andava quando sono saliti sul palco quel pomeriggio. Esibirsi come parte di un tradizionale "cantagiro", una piccola parte della folla ha agito sulla propria impazienza lanciando oggetti e schiamazzi occasionali. "Si poteva prevedere", ricorda Morandi. "Stavano tutti aspettando i Led Zeppelin", spiegando che era un tipo di pubblico diverso da quello a cui erano abituati: "Non avrei nemmeno dovuto esibirmi". La maggior parte di loro ha interrotto il proprio set e si è ritirata con rabbia dal palco dopo aver subito la rappresaglia della polizia con gas lacrimogeni sulle tasche sempre più ostili di giovani.
Mentre l'attesa della folla per i Led Zeppelin era vera, bande di giovani, descritti più come teppisti dalla maggior parte delle persone presenti, avevano iniziato a istigare problemi. Fuori dallo stadio piccoli gruppi (noti in gergo italiano come i Portoghesi) volevano entrare senza pagare. In effetti, era un evento normale in questo periodo a Milano e di solito erano i primi a scatenare un putiferio per intrufolarsi in un evento. Questa volta gli organizzatori erano più preparati, specialmente con un gruppo importante come i Led Zeppelin, e non glielo avrebbero lasciato passare liscia. Secondo quanto riferito, gli scontri con la polizia si sono verificati per la prima volta qui.
Un grande titolo come Zeppelin ha fornito un'occasione d'oro per un assortimento di agitatori professionisti, molti con motivazioni politiche da tutte le parti, sinistra, destra, anarchici e fascisti che erano anche lì a distribuire volantini per una manifestazione imminente per il giovedì successivo. La forte presenza della polizia era ovunque come se si stessero preparando per una guerra, con circa 2000 ufficiali di guardia in varie posizioni intorno all'edificio e al palco.
"Abbiamo notato quando siamo arrivati ​​al concerto che l'intera milizia era fuori", ha ricordato Jimmy Page, "e ho detto al promotore 'Guarda, questo è assurdo. O tirali fuori o mettili in ordine, o ci sarà un brutto scena", ha predetto. Ma all'ora dello spettacolo, la folla ha applaudito ansiosamente il gruppo per salire sul palco, dimenticandosi già del pandemonio della giornata. Dopotutto, i Led Zeppelin sono quelli che sono venuti a vedere!
I Led Zeppelin hanno finalmente dato il via al loro set, con la travolgente Immigrant Song. A questo punto della loro carriera, avevano lavorato duramente sul loro quarto album e, a parte un numero limitato di spettacoli, non si erano esibiti molto fino a quel momento quell'anno. Sebbene l'album non sarebbe uscito prima di altri quattro mesi, sono state eseguite nuove canzoni dal prossimo LP. Musicalmente, non potevano sbagliare. I potenti e solidi Bonham e Jones si sono uniti alle leccate di chitarra in espansione di Page. Eccezionale durante questo periodo del 1971 fu anche la voce stridula di Plant che sembrava in grado di far esplodere qualsiasi PA a piacimento. Sfortunatamente, questa notte non sarebbe stata ricordata per la sua performance musicale, che dura solo circa 40 minuti. Sorprendentemente, segmenti di una rara registrazione del pubblico sono sopravvissuti al conflitto che ne è seguito e hanno contribuito a fornire un assaggio della notte'
Il gruppo ha continuato attraverso il set, Heartbreaker, Since I've Been Loving You, Black Dog, Dazed e Confused con piccoli fuochi che scoppiavano tra il pubblico. Nonostante le suppliche di Robert Plant che pregavano la folla di calmarsi, il caos è continuato. "Siamo andati avanti per altri 20 o 30 minuti, ma ogni volta che il pubblico si alzava per un bis, c'era un sacco di fumo!", ha ricordato Page. "Così abbiamo continuato a ripetere ripetutamente 'Smettila di accendere quei fuochi, per favore!'. Ma poi ci siamo resi conto all'improvviso che non era il fumo degli incendi, erano i gas lacrimogeni sanguinanti che la polizia stava sparando sulla folla. Non era fino a quando un contenitore è atterrato a circa 20 piedi dal palco (durante Dazed and Confused) e il vento ci ha portato a capire cosa stava succedendo". La banda smette di suonare, circa diversi minuti dopo l'inizio della canzone, dopo che i gas lacrimogeni sono atterrati vicino al palco, provocando urla dalla folla e canti di "BASTA!...BASTA!" ("abbastanza") supplicando la polizia di fermarsi.
A questo punto, i problemi furono considerati minori, fino alle 21:30 circa, quando circa diverse centinaia di persone si raccolsero in una traversa di Vigorelli (chiamata Via Arona), e iniziarono ad applaudire e cantare una famosa frase francese: "ce ne qu'un debutto, continuans le combat". Hanno iniziato a lanciare pietre e la polizia ha caricato rapidamente la folla nel tentativo di disperderli. Sono tornati meno di 10 minuti dopo. A detta di tutti, è stato un piccolo numero di giovani a rovinare tutto, incitando la folla e la reazione eccessiva della polizia che avrebbe aggravato la situazione fino a una rivolta su vasta scala. La polizia ha reagito formando una fila di jeep militari dove la battaglia si è spostata verso l'altro lato di Vigorelli, in via Sempione. La polizia ancora una volta ha lanciato gas lacrimogeni e si è diffusa su tutto il perimetro di Vigorelli. La polizia aveva subito sbarrato ogni accesso a Vigorelli, ma i teppisti, ora con ancora più vigore, continuavano a resistere. Alle 23:30 si è scatenato l'inferno.
"Stavamo ancora suonando in una nuvola di gas lacrimogeni, ma non c'era speranza, quindi abbiamo detto 'Soffia, tagliamo corto.' Abbiamo fatto un altro numero e siamo andati direttamente a Whole Lotta Love e l'intera folla è saltata in piedi", ha detto Page. "A questo punto c'erano stati circa 40 minuti di attacchi di gas lacrimogeno e finalmente qualcuno ha lanciato una bottiglia contro la polizia. Non era del tutto inaspettato dal momento che la folla era stata bombardata senza motivo - ma ovviamente nel momento in cui una bottiglia è salita , questo è ciò che la polizia stava aspettando."
Soffocando e senza fiato, i fan disperati hanno iniziato a fuggire, alcuni verso il palco. La band aveva visto abbastanza ed è fuggita dal palco. Dense nuvole di gas lacrimogeni e fumo hanno bloccato il loro unico passaggio mentre tentavano di trovare una via d'uscita, con una successione costante di bombe a gas che esplodono ancora. Chiudendosi in una piccola stanza dietro le quinte, cercarono di riprendere fiato. Rendendosi conto che alcune delle loro attrezzature erano ancora sul palco, nel mezzo della conseguente rivolta i roadies hanno sfidato di nuovo la zona di guerra per salvare ciò che era rimasto, inclusi i tamburi di Bonham che era certo che fossero stati distrutti. Un assortimento di proiettili, tra cui bottiglie molotov, bottiglie e pietre, è stato lanciato in aria.
"I roadies hanno dovuto essere portati via in barella, solo per aver cercato di salvare l'attrezzatura", ricorda John Paul Jones. "La polizia aveva isolato tutto il pubblico sul retro e c'era una grande fila di poliziotti che li trattenevano lì. L'unico modo in cui potevano muoversi era sul palco - circa 10.000 bambini sono stati costretti a salire sul palco. Era un guerra."
Dopo un'ora di attesa nella loro stanza barricata dietro le quinte, ufficiali armati hanno fornito una scorta al loro hotel. I fan stavano ancora fuggendo dalla zona, aggrappandosi ai camion di passaggio e correndo per le strade. Era già evidente che solo un piccolo gruppo di giovani era responsabile di aver scatenato l'intero incidente e le reazioni eccessive della polizia hanno alimentato l'incidente fino a un fiasco simile a una guerra. Alla fine della serata, circa 40 persone sono rimaste ferite, 16 arrestate, 4 auto vandalizzate e il Velodromo Vigorelli ha subito un'enorme quantità di danni. Con la luce del mattino, la gente del posto ha iniziato a capire la portata dell'evento.
Mentre indagavo sugli eventi, fu subito chiaro che questo tipo di incidenti si erano verificati di molti tipi nell'ultimo anno in Italia. La polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla durante un concerto di Santana nell'aprile precedente. L'8 giugno, una situazione identica si è verificata quando il gruppo Chicago si è esibito all'Arena di Milano, dove un piccolo gruppo di persone si è fatto strada all'interno senza pagare. Ne è scaturito un putiferio che ha provocato l'uso di gas lacrimogeni da parte della polizia. Questa volta un adolescente è rimasto gravemente ferito. I recenti spettacoli di Rolling Stones, Grand Funk, Humble Pie hanno anche portato la polizia ad attaccare la folla con gas lacrimogeni. Nell'estate del 1971, i fan che possedevano un biglietto per uno spettacolo sapevano che uno scoppio violento era possibile - anche probabile - in qualsiasi concerto pop lì. Ciò che la gente ha trovato più preoccupante non è stata solo l'orribile situazione all'apparizione dei Led Zeppelin, ma che stava diventando un luogo comune. Gli eventi sono stati quasi gli stessi ogni volta: piccoli gruppi di sobillatori che hanno causato ritorsioni/reazioni eccessive della polizia, che hanno scatenato una pericolosa reazione a catena di lancio di sassi, bottiglie = gas lacrimogeni, ecc. La maggior parte ha condannato la polizia per aver fatto la guerra ai bambini . Nel caso dello spettacolo dei Led Zeppelin, è stato lo stesso schema di eventi, ma su scala molto più ampia, dovuto in parte all'aumento del fanatismo con la band che ha portato un pubblico più numeroso.
-di Sam Rapallo (agosto 2000)
Tutte le reazioni:
Jenny Fontana



Vigorelli 1971 Milano
led Zeppelin
Seventies Recollection – I Led Zeppelin a Milano
5 luglio 1971
by Giulia Nuti
Aveva appena tredici anni Ernesto De Pascale, ma già le idee chiare sul significato della musica, quando tornò a casa chiedendo ai genitori il permesso di partire con qualche amico per Milano per vedere i Led Zeppelin suonare al Vigorelli in occasione dell’unico concerto italiano della loro seconda tournee europea. Nonostante l’esame di terza media appena superato fosse una buon metro di contrattazione, conquistare il consenso non fu un’impresa facile. “Fu una conquista sudata” -ricorda - “e giunse a seguito di numerose discussioni”. Ma la determinazione del giovane Ernesto vinse su tutto. Era il 5 luglio 1971.
“Partimmo dalla stazione di Firenze verso le undici di mattina e arrivammo a Milano intorno alle 15. Ero insieme ad un gruppo di amici, in gran parte coetanei. La giornata era caldissima, nel pieno dell’afa estiva” L’idea che i ragazzi si erano fatti di Milano aveva tenuto poco conto delle reali distanze, così che andarono incontro a qualche difficoltà non prevista. “Eravamo partiti con l’idea di arrivare a Milano, scendere dal treno e, fatto un attimo il punto della situazione, raggiungere il Vigorelli a piedi. Nessuno si era reso conto che fosse da tutt’altra parte della città. Realizzato che raggiungerlo non era semplice come ci aspettavamo, salimmo su un autobus, ma sbagliammo tutto e ci ritrovammo allo stadio. A quel punto non ci restava che prendere un altro autobus. Questa volta scendemmo alla Fiera e da lì potemmo raggiungere il velodromo a piedi. Superati gli imprevisti, arrivammo al Vigorelli intorno alle cinque”
All’ingresso una massa enorme di persone attendeva impazientemente l’apertura dei cancelli. L’impatto con la folla fu impressionante, Ernesto ne rimase incredibilmente colpito. “Ad aspettare l’inizio del concerto, davanti al Vigorelli, credo ci fosse tutta l’Italia. Ho la sensazione che non mi sia più capitato di vedere tante persone contemporaneamente nello stesso posto. Se ci rifletto, so per certo che non può essere così. Quando nel ’96 ad Hyde Park ho visto gli Who che hanno rifatto Quadrophenia, c’erano 450.000 persone, cioè poco meno che a Woodstock. Ma quando uno è piccolo la percezione che si ha delle cose è diversa, ci si rapporta alla propria realtà e tutto intorno sembra molto più grande.
Anche se non c’era tutta l’Italia ad attendere il concerto, sicuramente c’erano rappresentanti che provenivano un po’ da ovunque. In tanti si erano mossi da lontano per l’evento. Fuori dai cancelli, oltre ai gruppi di ragazzi che facevano disegni psichedelici e decoravano magliette, c’erano molti ragazzi che parlavano con accento meridionale. “Uno dei ricordi più incisivi che conservo al di là dell’esibizione, è l’immagine dell’arrivo di una Fiat 500 targata Palermo dalla quale, come si aprirono gli sportelli a farfalla, scesero almeno in cinque. Niente di più probabile che la macchina fosse di qualche siciliano trasferitosi a Milano e che per arrivare fino a lì avesse percorso solo poche centinaia di metri, ma per me , in quel momento, quella targa doveva necessariamente voler dire che la macchina era venuta fino a Milano esattamente da Palermo, viaggiando in cinque o forse più ( e già immaginavo il viaggio allucinante ), solo per i Led Zeppelin.” Ernesto ricorda poi : “Tra i fan c’era chi aveva con sé un registratore audio. Io stesso ne avevo uno, un Philips K7, e registrai il concerto”.
Alle 19 aprirono i cancelli. Tenere tranquilla l’ansiosa folla in fermento stava diventando impossibile. “Quando entrammo c’era una quantità enorme di forze dell’ordine spiegate e un esercito di fotografi. Ricordo anche tante troupe televisive, ma fino ad oggi non sono riuscito a vedere neanche uno dei filmati che girarono”.
I Led Zeppelin suonarono a Milano come ospiti di una delle serate del Cantagiro. Ognuna delle precedenti tappe della manifestazione itinerante era stata accompagnata da un ospite internazionale che si esibì dopo gli artisti in concorso. Per la sera precedente, sul lago Maggiore, era stato Donovan. Per Milano vennero scelti i Led Zeppelin.
“Entrammo e ci sedemmo a terra. All’epoca non si usava accompagnare con la musica l’attesa prima del concerto. Poco dopo, anche se all’ingresso degli artisti sul palco mancava ancora molto, quelli delle prime file si alzarono in piedi, e tutti gli altri dietro fecero lo stesso”.
Il concerto cominciò con i cantanti del Cantagiro. La gente, che già era tanta, continuava ad affluire in massa. Del Cantagiro nessuno ne voleva sapere, tutti erano lì per i Led Zeppelin.
“Le esibizioni degli artisti italiani vennero accolte con un esplosione di urla, fischi e proteste. La gente si spazientì all’idea di dover aspettare la fine dello spettacolo prima di vedere i Led Zeppelin
sul palco. I concorrenti dovevano cantare un solo pezzo a testa, in playback, ma l’emozione per quello che era in programma dopo rese l’attesa insopportabile. C’era gente che spingeva, la confusione cresceva, contro gli artisti volava di tutto. A Bobby Solo fu lanciata contro una banana, mentre Moranti rifiutò di esibirsi”.
Nel frattempo, nel retro palco, era tutto in movimento per montare la strumentazione. Questo accresceva ulteriormente l’esaltazione del pubblico.Quando fu portato sul palco il gong ci fu uno scroscio di applausi. “I Led Zeppelin salirono sul palco con il massimo della semplicità, in modo diretto e informale, e aprirono trionfalmente il concerto con Immigrant Song. Pazzesco, incredibile, rimasero tutti sbalorditi. Non si può descrivere l’emozione di me, tredicenne, con davanti i Led Zeppelin dal vivo”.
I disordini, nel frattempo, non si erano placati “Io ero vicino al palco, ma si capiva che dietro stava succedendo di tutto. Continuavano a permettere che la gente entrasse e la gente insisteva a premere in avanti. Ci si muoveva in mezzo alla folla trasportati da enormi onde che ti sbattevano da una parte all’altra, e intorno sentivi che continuavano a ripetere ‘Basta, non spingete! Dite a quei bastardi di smetterla di spingere!’ ”.
I Led Zeppelin si fermarono ripetutamente, chiedendo al pubblico di restare tranquillo o sarebbero stati costretti ad interrompere il concerto. “Plant pregò la gente di mantenere la calma. ‘Keep cool please, keep quite’ - ripeté più volte.”
Il concerto andò avanti con pezzi come Rock and Roll e Black Dog. Ogni volta che Jimmy Page cambiava chitarra si sollevava un boato di applausi. Poi cominciarono gli scontri veri e propri con la polizia. “C’era troppa confusione, nessuno riusciva a godersi il concerto. Poi cominciò a diffondersi un odore sempre più acre e si cominciarono a vedere ragazzi con i fazzoletti al naso. La polizia aveva avuto una dura reazione alla confusione che si era creata durante l’apertura del concerto e che ancora continuava a crescere, e adesso stava lanciando indiscriminatamente lacrimogeni tra il pubblico. Infuriava il caos totale.”
Sicuramente tra la folla c’erano facinorosi interessati a creare scompiglio, che colsero al volo l’atmosfera di estrema tensione per scatenare la reazione collettiva. Fra di loro c’era poi chi era interessato ad attirare su di sé l’attenzione per protesta politica. Altri ancora erano indispettiti per l’esibizione dei cantanti del Cantagiro. A tutto questo andava sommata l’euforia generale per il concerto, che certo non contribuì a sedare i disordini. I Led Zeppelin nel frattempo, nonostante le difficoltà, proseguivano il loro concerto . La stampa, nei giorni successivi, fornì diverse giustificazioni per l’accaduto. Si mormorava, ad esempio, che, fra le cause scatenanti, la polizia avesse strappato dei rullini fotografici.“La gente scappava e cercava riparo dove poteva per uscire dalla confusione. Molti, gia prima che la situazione degenerasse, salirono sul palco. Anche io mi trovavo vicino al palco e questo, forse, mi tutelò. Il palco era probabilmente la zona più sicura, perché certo non avrebbero permesso che il centro dei disordini venisse a trovarsi lì.”
Quando fu chiaro che le richieste di Plant non avrebbero funzionato, ai Led Zeppelin non restò altro che concludere anticipatamente lo show, abbandonando il palco dopo appena ventisei minuti di concerto. Racconta il manager del gruppo, Peter Grant: “Gli scontri a Milano furono un incubo, ma ero già stato una volta quattro mesi in Italia come tour manager con Wee Willie Harris negli anni Cinquanta. Sapevo che posto rischioso poteva essere. Così mi feci dare tutti i soldi prima e mi assicurai che avessimo in anticipo i biglietti aerei di ritorno. Anche per il solo motivo che quando arrivammo al concerto c’erano cannoni ad acqua e gas lacrimogeno. Erano tutti impazziti. Dovemmo fuggire, e io non sono poi così bravo a correre. Ma Mick Hinton (il tecnico alla batteria di John Bohnam) e Richard Cole ci tirarono fuori, e ci barricammo nell’infermeria e restammo lì fino a che tutto non si calmò. Qualche anno dopo mi imbattei nel promoter di quel concerto nella toilette del Café Royale… Lui mi vide e si pisciò addosso perché pensava che lo avrei trattenuto in ostaggio o qualcosa del genere. Anche se io, a quel punto, lo avevo già dimenticato. Non si può rendere conto delle azioni della polizia italiana”.
Dopo che i Led Zeppelin interruppero il concerto, ci fu un intervallo di tempo in cui la loro strumentazione rimase sul palco. Ernesto ricorda: “ Quando i Led Zeppelin abbandonarono il palco, i loro strumenti furono lasciati lì per un po’, apparentemente incustoditi. In mezzo al casino, uno dei ragazzi fra il pubblico salì sul palco e si diresse verso la Gibson di Jimmy Page. Non fece a tempo ad avvicinarsi che un tecnico o qualcuno del management entrò sul palco, brandì il Fender di John Paul Jones e glielo sbatté sulla testa lasciandolo steso a terra. Per me fu impressionante. Percepii davvero la loro fedeltà e il loro senso di appartenenza al gruppo. I Led Zeppelin erano un grande gruppo ed erano forti di uno staff compatto ed efficiente attorno, ognuno responsabile del proprio ruolo e pronto a fare qualsiasi cosa.”
In mezzo alla confusione Ernesto e i suoi amici riuscirono a trovare una via di fuga che li portò all’esterno. “ Mentre correvamo per togliersi dal centro degli scontri, ci voltammo indietro e ci accorgemmo di aver perso uno di noi, che poi per fortuna ritrovammo insieme ad un altro gruppo di ragazzi conosciuti durante il viaggio. Mentre scappavo mi feci un taglio in una gamba. Lo vissi come un segno del destino e una premonizione per il futuro. Un marchio a memoria dell’incontro con quattro dei grandi del rock da portare con orgoglio per tutta la vita”.
Usciti dalla folla, si ritrovarono, ancora confusi, a raccogliere le emozioni in un bar. “Eramo appena usciti dal delirio collettivo ma ci sentivamo come se fossimo tornati da una festa. Eravamo tutti un po’ incoscienti e soprattutto ancora troppo emozionati per il concerto. L’euforia vinceva su tutto. Salvo il dover reagire alla situazione, nessuno si era spaventato più di tanto. Non c’era stato il tempo. Non c’era consapevolezza, solo tantissimo entusiasmo”. Il concerto tecnicamente fu difficile, sia per i Led Zeppelin che per coloro che lo seguirono. In mezzo allo scompiglio né gli uni, né gli altri riuscirono a godersi la musica. “ Alla fine eravamo un po’ delusi per come erano andate le cose. Io avevo già visto grandi gruppi suonare. I Colosseum a Roma(26 maggio 1971, Piper), i Grandfunk con gli Humble Pie di spalla (30 Giugno 1971, Palaeur), i Pink Floyd ( 25 Giugno 1971, palaeur) e il" triple bill": PFM, Black Widow e Yes al teatro brancaccio a Maggio 1971, ma gli Yes non suonarono perchè la loro strumentazione non arrivò in tempo e loro non usavano quella altrui. Il concerto dei Led Zeppelin fu una sofferenza”
Si spostarono verso la stazione per prendere un treno e tornare a casa, ma anche qui si sommavano i disagi e riuscirono a rientrare solo a tarda notte. “Arrivai a casa e mi chiusi dietro un muro di omertà, non raccontando neanche una parola di quanto era successo, fin quando mia madre non lo scoprì, qualche giorno dopo, leggendo i giornali e ricevendo qualche telefonata dai genitori dei miei amici. Il concerto, indipendentemente da come andarono tecnicamente le cose, fu un’esperienza memorabile, una sensazione indescrivibile. Si pianse tanto per i lacrimogeni, ma si pianse tanto anche per l’emozione.”
Giulia Nuti
Seventies' Recollection:
Van Der Graaf Generator
Soft Machine
Gallagher
Groundhogs
Marc Bolan
http://www.ilpopolodelblues.com/pdb/old/rev/archivio03/rec_zeppelin.html?fbclid=IwAR3YKIikwb7pxiDtQ-hZBxI2SuhIyBKo-ZjWxnITK-DXOY73UNy8BHD4vuo

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Milano, Velodromo Vigorelli, 5 luglio 1971. LED ZEPPELIN

ringrazio carlo Ricci per alcune foto.. e ringrazio tutti quelli che hanno partecipato direttamente e indirettamente con articoli e altre testimonianza--ne cito qualcuna.. “Con il tempo impari che, per quanto sia stupendo il passato, è quello che farai domani che ti rende felice…” Così si racconta Robert Plant nella magnifica intervista che apre il numero di marzo di Vinyl. Lui che dopo lo scioglimento dei Led Zeppelin ha saputo continuamente rinnovarsi, sperimentare, spingersi oltre l’icona della rockstar per il puro piacere di lasciare un segno sempre nuovo. I veri musicisti sono proprio questi, quelli capaci di inseguire di continuo la voglia di mettersi sempre in gioco. Probabilmente è sempre stato nella natura di Plant rifiutare la cristallizzazione di un ruolo o di un genere come all’epoca aveva dimostrato la tanto controversa uscita di Led Zeppelin III. Uno dei più grandi album della storia del rock di cui celebriamo il cinquantesimo, dedicando la cover story di Vinyl a Robert Plant e ai Led Zeppelin. https://www.deagostinivinyl.com/.../led-zeppelin.../ Il concerto al Vigorelli di Milano: la storia dei Led Zeppelin passa anche per quel famigerato episodio. La sera del 5 luglio 1971 la band, anziché protagonista, fu spettatrice di una guerriglia urbana. Ecco i ricordi di Riccardo Bertoncelli, illustre firma del giornalismo musicale italiano. «Avevo 19 anni, avevo la mia fanzine che si chiamava Pop Messenger Service. Mi sono trovato in quella calca tremenda, sul prato del Vigorelli, con un Gianni Morandi cacciato a forza dal palco, perché il pubblico voleva i Led Zeppelin: quella di farli suonare dopo gli artisti del Cantagiro è stata un’idea assurda partorita dall’organizzatore, che non conosceva il pubblico. Gianni Morandi quella sera tentò di metterla sul piano politico, dicendo qualcosa come ‘Buonasera, compagni’, e fu preso a pomodori. Allora la polemica riguardava la musica, giudicata troppo cara dagli estremisti della politica, anche se i biglietti costavano circa 1.500 lire, meno di un euro. Gli organizzatori, secondo loro, tenevano in ostaggio i poveri musicisti che non vedevano l’ora di suonare gratis per il pubblico. Il concerto degli Zeppelin durò pochissimo, circa venti minuti, perché fu interrotto quasi subito. Iniziarono con Black Dog, Dazed and Confused e, a seguire, Since I’ve Been Loving You: a quel punto si sentirono i boati provenire dall’esterno del palazzetto. Era la polizia che sparava i fumogeni, fuori e dentro il Vigorelli. A ripensarci adesso, quella sera fu criminale: che non ci sia stato un morto è un caso fortunato. Allora scappammo tutti. Da un lato i fumi dei lacrimogeni sparati dalla polizia si addensavano verso il basso, dall’altro c’era la calca, e io avevo paura di finire travolto, anche se il mio corpicino di un metro e novanta mi avrebbe aiutato. Si uscì tutti da una porta non più grande di due metri per un metro e cinquanta. Una volta fuori tirammo un sospiro di sollievo: ci trovammo in mezzo alla camionette e alle jeep della Polizia che giravano a manganellare tutti quelli che trovavano». https://youtu.be/9331adkt0yU http://athosenrile.blogspot.com/.../led-zeppelin-al... http://www.ilpopolodelblues.com/.../arc.../rec_zeppelin.html Milano, Velodromo Vigorelli, 5 luglio 1971. Robert Plant ritira la Gibson a doppio collo di Jimmy Page dopo che il concerto è stato annullato a causa dei disordini tra la folla e le truppe di polizia. "State calmi" continuava a ripetere il cantante del gruppo, Robert Plant. Inutilmente. Ormai era il caos. Quando due fumogeni sfiorarono il palco, anche la band inglese decise che era arrivato il momento di uscire di scena. "State calmi" continuava a ripetere il cantante del gruppo, Robert Plant. Inutilmente. Ormai era il caos. Quando due fumogeni sfiorarono il palco, anche la band inglese decise che era arrivato il momento di uscire di scena. Poteva essere una strage. Come si fa a sparare fumogeni da fuori dentro al Vigorelli? Così a casaccio. Ma qualcuno guardò giù. Il bilancio finale infatti fu di 30 feriti, metà dei quali fra le forze dell’ordine e di quindici arresti. I danni superarono i due milioni di lire. La “battaglia del Vigorelli” fu una delle pagine più buie nella storia della musica dal vivo internazionale. Fu penoso poi lo scaricabarile di responsabilità del giorno dopo. La triste conclusione? I Led Zeppelin non tornarono mai più in Italia.
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