Performing at Jason Bonham’s wedding 1990.
Led Zeppelin - Kashmir (Live from Celebration Day) (
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quel fascino che come calamita..ti attira..ti prende e non vuoi più liberarti..ne rimani inebriata
buona domenica family
https://youtu.be/fpigDGf6vXM
I Led Zeppelin eseguono "Black Dog" di fronte a una folla esaurita all'arena O2 per il concerto tributo di Ahmet Ertegun e il film concerto "Celebration Day".
Il basso morbido di John + la chitarra ruvida di Jimmy + la voce d'angelo di Robert + la batteria fragorosa di Bonham (padre e figlio) = La più grande rock band di tutti i tempi!
E ora sai perché queste band di quell'epoca non saranno mai duplicate. La musicalità e la presenza scenica sono roba da leggende. Pensare che questi ragazzi sono cittadini anziani. L'energia è irreale!
Hey hey mamma ha detto che il modo in cui ti muovi
ti farà sudare, ti farà divertire
Ah, ah, bambina, il modo in cui scuoti quella cosa
ti farà bruciare, ti farà pungere.
Hey hey piccola quando cammini in quella direzione
Guarda il tuo miele gocciolare, non puoi starne lontano
Oh sì, oh sì, oh, ah, ah
Oh sì, oh sì, oh, ah, ah.
Devo rotolare, non riesco a stare fermo
Ho un cuore fiammeggiante, non riesco a saziarmi
Occhi che brillano, rossi ardenti
Sogni di te nella mia testa
Ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ahhh
Hey, piccola, whoa baby, bella piccola,
tesoro, me li fa fare adesso
Ehi, piccola, oh piccola, bella piccola,
muoviti come stai facendo ora
Non ci è voluto molto tempo prima di scoprire
cosa si intende per giù e fuori
Ho speso i miei soldi, ho preso la mia macchina,
ho iniziato a dire ai suoi amici che sarebbe diventata una star
Non lo so, ma mi è stato detto che una
donna con le gambe grandi non ha un'anima
oh sì, oh sì, ah, ah, ah
oh sì, oh sì, ah, ah, ah Una donna stabile non verrà da me Ho bisogno di una donna che mi tenga la mano Non dirmi bugie, rendimi un uomo felice Ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ah ah, ahhh. Ah sì!
Autori: Jimmy Page / John Paul Jones / Robert Anthony Plant.
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L'ultimo show dei Led Zeppelin in streaming per i 15 anni
Di Elena Palmieri
Era il 10 dicembre 2007 quando Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones andarono in scena alla O2 Arena di Londra per quella che si sarebbe rivelata essere l'ultima apparizione sul palco dei Led Zeppelin. I componenti ancora in vita della leggendaria band britannica, accompagnati alla batteria da Jason Bonham, figlio dello storico batterista del gruppo John Bonham, scomparso nel settembre del 1980, si esibirono per un unico concerto in tributo al defunto presidente dell'Atlantic Records Ahmet Ertegun. A distanza di quindici anni, quello storico evento viene celebrato con la trasmissione in streaming gratuita di “Celebration day”, testimonianza in video della show.
https://youtu.be/pORYsLgBxt8
Il film concerto diretto da Dick Carruthers, proiettato nelle sale cinematografiche nel 2012 e da cui è stato tratto anche un album , sarà disponibile alla visione domani - 10 dicembre - sul canale YouTube ufficiale dei Led Zeppelin a partire dalle 21 (ora italiana).
Dopo la reunion dal vivo del 2007 i componenti superstiti della leggendaria formazione inglese, che a seguito della morte del batterista “Bonzo” scelsero di dare l’addio alle scene come band comunicando la propria decisione attraverso un comunicato stampa datato 4 dicembre 1980 e tornando a suonare dal vivo insieme solo in sporadiche occasione, erano anche pronti a organizzare un tour ma - come spiegato da Jimmy Page lo scorso anno - “da allora non c'è stata alcuna discussione su nessun tour, né ci sarà.
È solo una di quelle cose strane del mondo dei Led Zeppelin, davvero, un'altra parte del fenomeno Led Zeppelin”. Tuttavia, il ricordo di quel concerto che ha visto sul palco della O2 Arena di Londra Robert Plant, Page e John Paul Jones con Jason Bonham è ancora vivo, soprattutto nei membri ancora in vita del gruppo di “Stairway to Heaven”.
Scaletta:
Good Times Bad Times
Ramble On
Black Dog
In My Time of Dying - Cover di Blind Willie Johnson
For Your Life
Trampled Under Foot
Nobody's Fault but Mine - Cover di Blind Willie Johnson
No Quarter
Since I've Been Loving You
Dazed and Confused - Cover di Jake Holmes
Stairway to Heaven
The Song Remains the Same
Misty Mountain Hop
Kashmir
BIS #1
Whole Lotta Love
BIS #2
Rock and Roll
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Led Zeppelin - CELEBRATION DAY - la recensione
Il dubbio dura lo spazio di un attimo. L'esitazione svanisce in un battito di ciglia. Il giudizio resta sospeso giusto il tempo di un accordo di chitarra elettrica. Le prime battute di "Good times bad times" (primo brano del primo album: una scelta inattesa ma simbolica, non casuale) sciolgono immediatamente la riserva: il 10 dicembre del 2007, alla O2 Arena di Londra, i Led Zeppelin hanno fatto sul serio (per poi sparire di nuovo). La prima reazione all'ascolto di "Celebration day", e alla visione del film che documenta la storica e forse irripetibile serata, è un sorriso compiaciuto, rassicurato, soddisfatto. Lo stesso che immagini sui volti di Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e il figlio di John Bonham, Jason, quando hanno riacceso amplificatori e microfoni nella sala prove degli Shepperton Studios e hanno capito che stavolta il Dirigibile avrebbe volato alto su Londra, senza il rischio di accartocciarsi su se stesso com'era successo nello spazio aereo di Filadelfia e di New York, al Live Aid e al quarantennale della Atlantic.
Era un punto interrogativo per tutti, un rischio neanche tanto calcolato. Ed è andata bene, benissimo, oltre ogni previsione. La formula segreta degli Zeppelin, più invidiata e imitata di quella della Coca-Cola, riprodotta per incanto quando nessuno - forse neppure loro - ci credeva più. Volevano ricordare perché si erano guadagnati la fama di migliore live band di tutti i tempi, come ai tempi eroici avevano conquistato il West: ci sono riusciti riaccendendo la miccia di una bomba sonora che contraddice logica e aritmetica, tre strumenti e una voce che sprigionano una potenza di fuoco quasi inconcepibile, ricostruendo quelle "cattedrali di luci e ombre" che sono il tratto distintivo della scrittura musicale di Page, architetto di suoni e mago della dinamica.
Era lui l'incognita più grande di questa rimpatriata. L'oggetto misterioso silente da anni, apparentemente disidratato nell'ispirazione. Non ha più la stessa fluidità di tocco, forse, ma sentite come tiene dritta la barra snocciolando i riff monumentali di "Black dog" e di "For your life" (una prima assoluta, sul palco, per il pezzo estratto da "Presence"). O come è ancora capace di spremere lacrime, dolcezza vellutata e gemiti sensuali dalla sua Gibson in "Since I've been loving you". Un solista ancora formidabile, un chitarrista ritmico diabolico. Plant, nel pieno di una seconda (o terza) giovinezza artistica e con un'emissione vocale che sa ancora essere poderosa, ha l'accortezza di abbassare la tonalità; consapevole di non poter riacchiappare gli acuti vibranti e squassanti della sua giovinezza, supplisce quando serve con il fraseggio, la nuance, il mestiere, i tempi giusti. E se i front men fanno la loro parte, i veri eroi della serata, forse, sono gli uomini di seconda fila: Bonham Jr., rodato da anni sui palchi di tutto il mondo, ha mandato a memoria i pattern di papà Bonzo, amplificandoli con un'agilità e un virtuosismo figli di questi tempi votati alla tecnica. E Jones, che con il basso sa essere allo stesso tempo àncora ritmica e puntello melodico ("Ramble on": un classico praticamente mai proposto dal vivo), si prende giustamente le luci della ribalta nel funk schiacciasassi di "Trampled underfoot",
Stevie Wonder e James Brown che incrociano Robert Johnson al crocicchio (è la versione Led Zeppelin di "Terraplane blues", spiega Plant introducendola) e nelle spettrali, livide atmosfere di "No quarter". Assolutamente perfetta, quest'ultima, e una delle vette di uno show riproposto con pochissimi aggiustamenti in postproduzione (qualche imperfezione è evidente) insieme ai blues supersonici ed espansi di "In my time of dying" e "Nobody's fault but mine", Blind Willie Johnson lanciato in orbita tra stridori lamentosi di slide, un'armonica sbuffante e colpi di maglio sul rullante.
Il granitico set (niente chitarre acustiche e mandolini, stavolta. Niente folk inglese o dolci sogni di California) sciorina nella seconda parte quasi tutti i crowd pleaser
, i pezzi più amati dal pubblico.
Una "Kashmir" impressionante, accolta da un boato, e il bis liberatorio/celebrativo di "Rock and roll", mentre Page tira fuori dal cilindro l'archetto ("Dazed and confused", undici minuti e quarantaquattro secondi di psyco-rock d'altri tempi), il theremin ("Whole lotta love", il riff dei riff) e la chitarra a doppio manico e Plant indossa i vecchi panni del "back door man" calandosi senza patemi - a dispetto del suo reiterato imbarazzo - nel ruolo del bardo medievale di "Stairway to heaven", immancabile e come sempre irraggiungibile. "Ahmet, we did it!", sbotta il vocalist al termine dell'esecuzione rivolgendosi allo spirito di Ahmet Ertegun, il fondatore della leggendaria Atlantic Records. Lo hanno fatto per davvero. Missione compiuta, e forse questo è davvero il miglior .
happy ending possibile della storia. A che servirebbe replicare?
Recensione del 19 nov 2012 a cura di Alfredo Marziano.
Per la serie nontuttisannoche : l'espressione di sorpresa di Plant nel vedere Jason Bonham sul palco era assolutamente autentica. Infatti Robert aveva contattato JB per invitarlo alla serata ma Jason ( già d'accordo con gli organizzatori) aveva rifiutato perché, rispose, impegnato in un concerto. Alla Swan Song arrivó un demo delle sorelle Wilson. Habe Hoch, il manager a capo dell'etichetta, fece di tutto per ingaggiarle, ma una volta saputo che Ann cantava come Robert ,fu lo stesso Plant a dire di non essere interessato e a buttare letteralmente la cassetta nel cestino
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