domenica 30 ottobre 2022

55.♥ღ♥ ⁀⋱‿ 🍃🌿💓 Buongiorno 🍃🌿💓 ⁀⋱‿ 🍃🌿💓DAL MIO DIARIO:..”Ciao Anima mia..posso raccontarti una favola?⁀⋱‿ 🍃🌿💓⋱‿ 🍃🌿💓


"Vi auguro di svegliarvi sempre con un motivo per sorridere.
Vi auguro riparo, certezze, mani, carezze, parole strette nei baci più dolci.
Vi auguro di pensare sempre che ne "vale la pena", anche quando sorgono incomprensioni, anche quando ci si prende a parole, anche quando il buio sembra per un attimo ricoprire il cuore, senza via di scampo. A quel punto vi auguro di pensare che la via di scampo c'è sempre ed è rinchiusa nell'esserci, è rinchiusa nel bene, nell'amore che si è disposti a dare.
Vi auguro meno dubbi e più speranza.
Il sole, ogni giorno, bello come quando ti alzi la mattina di Domenica e la sua luce entra dalla finestra per illuminarti gli occhi ancora stanchi e la pelle.
Vi auguro di fare sempre la pace quando vi capiterà di litigare, vi auguro di farla con un bacio, guardandovi negli occhi, parlandovi così, leggermente e anche se vi capiterà di urlare, vi auguro di non lasciarvi mai la mano.. ma prendetela e posatela sul cuore.
Vi auguro le stelle in una notte d'estate, di fare l'amore e risvegliarvi con la voglia di stare ancora un pò accanto, ancor prima del caffè.
Vi auguro una vita, che, se anche ce la mette tutta per essere in bianco e nero, sia sempre a colori.
Vi auguro di non dovervi necessariamente spogliare per sentire i brividi, vi auguro di sentirli sempre sulla schiena, sulle mani, anche solo per un tocco delicato, una carezza.
Di essere profumo capace di inondare e far rifiorire il cuore di primavera.."
dal web probabilmente via Tumblr


Prova almeno una volta nella vita a sentirti un miracolo. Perché lo sei.
Con tutti i difetti del mondo.
Non ti manca proprio niente per essere speciale. Lo sai solo tu.
Cosa significa cadere. Rialzarti. E poi...
Correrti incontro.



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𝐢𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐠𝐚 𝐞 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐝𝐨 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐛𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐮𝐜𝐞..
𝐋𝐞𝐥𝐥𝐚..
𝐋𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐚𝐭𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐠𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐠𝐢𝐜𝐨, 𝐢𝐧 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐭𝐚̀.
𝐒𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐮𝐬𝐜𝐢𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐚 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐞 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨.
𝐋𝐞 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐥 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 - 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢𝐭𝐚̀, 𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐨𝐧𝐨 (𝐨, 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞, 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞) 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐢𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐮𝐠𝐥𝐢 𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐧𝐞̀ 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞: 𝐧𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐢 𝐟𝐢𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐜𝐢 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐞𝐦𝐧𝐞𝐧𝐨 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨, 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐝𝐨𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐢, 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢, 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐦𝐦𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 - 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐜𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐟𝐚𝐫 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐫𝐢𝐫𝐞.
𝐋𝐨𝐫𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐞 𝐥'𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 - 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚, 𝐝𝐞𝐥 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐨 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚: 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐞𝐦𝐩𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐭𝐞, 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐚 𝐫𝐞𝐜𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢.
𝐏𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐬𝐨𝐥𝐚𝐭𝐞.
𝐄 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐞𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 - 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐟𝐚 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀: 𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐬𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐮𝐬𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐞𝐝 𝐚𝐧𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐩𝐮𝐫 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐥𝐚, 𝐩𝐮𝐫 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞.
𝐄 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐠𝐡𝐞 - 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐛𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐞.
𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐠𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐢 𝐩𝐨𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐫𝐞. 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐢 𝐫𝐢𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐚. 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐩𝐥𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐨𝐦𝐛𝐫𝐞, 𝐚𝐦𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢, 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨.
𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐠𝐡𝐞 - 𝐞, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞 𝐯𝐨𝐥𝐞𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐛𝐫𝐮𝐜𝐢𝐚𝐫𝐜𝐢, 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐢.
𝐦𝐲 𝐛𝐞𝐢𝐧𝐠 𝐚 𝐰𝐢𝐭𝐜𝐡 𝐚𝐧𝐝 𝐦𝐲𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐮𝐬 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐝 𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫𝐛𝐞𝐫𝐚𝐭𝐞𝐬 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭 ..
𝐋𝐞𝐥𝐥𝐚 ..
𝐓𝐡𝐞 𝐰𝐨𝐦𝐞𝐧 𝐰𝐡𝐨 𝐰𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐰𝐢𝐭𝐜𝐡𝐞𝐬 𝐡𝐚𝐝 𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐢𝐜𝐚𝐥 𝐩𝐨𝐰𝐞𝐫𝐬, 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐥𝐲.
𝐓𝐡𝐞𝐲 𝐬𝐢𝐦𝐩𝐥𝐲 𝐜𝐨𝐮𝐥𝐝 𝐬𝐞𝐞 𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠𝐬 𝐛𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫.
𝐓𝐡𝐞𝐲 𝐬𝐚𝐰 𝐭𝐡𝐞𝐦 𝐟𝐨𝐫 𝐰𝐡𝐚𝐭 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐰𝐞𝐫𝐞 - 𝐛𝐞𝐜𝐚𝐮𝐬𝐞 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐰𝐞𝐫𝐞 𝐛𝐨𝐫𝐧 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐭𝐡𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐲, 𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐟𝐭 (𝐨𝐫, 𝐩𝐞𝐫𝐡𝐚𝐩𝐬, 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐮𝐫𝐬𝐞) 𝐭𝐨 𝐡𝐚𝐯𝐞 𝐧𝐨 𝐟𝐢𝐥𝐭𝐞𝐫𝐬 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐞𝐲𝐞𝐬 𝐨𝐫 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐢𝐧𝐝: 𝐧𝐨𝐧𝐞 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐨𝐬𝐞 𝐟𝐢𝐥𝐭𝐞𝐫𝐬 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐰𝐞 𝐨𝐟𝐭𝐞𝐧 𝐜𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐚𝐫𝐨𝐮𝐧𝐝 𝐰𝐢𝐭𝐡𝐨𝐮𝐭 𝐞𝐯𝐞𝐧 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢𝐳𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐭, 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐭𝐞𝐥𝐥 𝐮𝐬 𝐡𝐨𝐰 𝐰𝐞 𝐡𝐚𝐯𝐞 𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐞 𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠𝐬 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐩𝐭𝐞𝐝, 𝐭𝐨 𝐥𝐨𝐨𝐤 𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭, 𝐭𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐞𝐚𝐫 𝐚𝐬 𝐰𝐞 𝐬𝐡𝐨𝐮𝐥𝐝 𝐛𝐞 - 𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞 𝐨𝐮𝐫𝐬𝐞𝐥𝐯𝐞𝐬 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐰𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐥𝐲 𝐚𝐫𝐞 𝐰𝐡𝐚𝐭 𝐰𝐞 𝐰𝐚𝐧𝐭 𝐭𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐞𝐚𝐫.
𝐓𝐡𝐞𝐲 𝐝𝐢𝐝 𝐧𝐨𝐭 𝐡𝐚𝐯𝐞 𝐢𝐭 - 𝐛𝐞𝐜𝐚𝐮𝐬𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐪𝐮𝐞𝐧𝐜𝐞, 𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐞, 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐞𝐢𝐫 𝐠𝐢𝐟𝐭 𝐨𝐫 𝐜𝐮𝐫𝐬𝐞 𝐰𝐚𝐬 𝐚𝐥𝐬𝐨 𝐭𝐡𝐢𝐬: 𝐧𝐨𝐭 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐚𝐟𝐫𝐚𝐢𝐝 𝐨𝐟 𝐥𝐨𝐧𝐞𝐥𝐢𝐧𝐞𝐬𝐬, 𝐧𝐨𝐭 𝐧𝐞𝐞𝐝𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐜𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐞𝐦𝐩𝐭𝐲 𝐭𝐚𝐥𝐤, 𝐰𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐨𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐚 𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐭𝐨 𝐩𝐥𝐚𝐲. 𝐨𝐧 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲𝐨𝐧𝐞.
𝐅𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐰𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐬𝐨𝐥𝐚𝐭𝐞𝐝.
𝐀𝐧𝐝 𝐟𝐨𝐫 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐰𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭𝐞𝐧𝐢𝐧𝐠 - 𝐚𝐬 𝐟𝐫𝐢𝐠𝐡𝐭𝐞𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐡𝐨𝐬𝐞 𝐰𝐡𝐨 𝐭𝐞𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐫𝐮𝐭𝐡: 𝐚𝐧𝐝 𝐨𝐟𝐭𝐞𝐧 𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐬 𝐭𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐮𝐬𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐚𝐧𝐧𝐢𝐡𝐢𝐥𝐚𝐭𝐞 𝐡𝐢𝐦 𝐫𝐚𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐭, 𝐫𝐚𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐭𝐡𝐚𝐧 𝐰𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐞 𝐢𝐭.
𝐀𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐢𝐬 𝐰𝐡𝐲 𝐰𝐢𝐭𝐜𝐡𝐞𝐬 𝐬𝐭𝐢𝐥𝐥 𝐞𝐱𝐢𝐬𝐭 𝐭𝐨𝐝𝐚𝐲 - 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐫𝐞 𝐭𝐡𝐨𝐬𝐞 𝐰𝐡𝐨 𝐰𝐚𝐧𝐭 𝐭𝐨 𝐛𝐮𝐫𝐧 𝐭𝐡𝐞𝐦.
𝐖𝐞 𝐚𝐫𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐜𝐡𝐞𝐬 𝐰𝐡𝐞𝐧 𝐰𝐞 𝐚𝐬𝐤 𝐨𝐮𝐫𝐬𝐞𝐥𝐯𝐞𝐬 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐬, 𝐰𝐡𝐞𝐧 𝐰𝐞 𝐰𝐚𝐧𝐭 𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐝𝐞𝐫𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝. 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐰𝐞 𝐫𝐞𝐛𝐞𝐥 𝐚𝐠𝐚𝐢𝐧𝐬𝐭 𝐚 𝐫𝐮𝐥𝐞, 𝐰𝐡𝐞𝐧 𝐰𝐞 𝐭𝐡𝐢𝐧𝐤 𝐰𝐢𝐭𝐡 𝐨𝐮𝐫 𝐡𝐞𝐚𝐝𝐬. 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐰𝐞 𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐭 𝐚𝐟𝐫𝐚𝐢𝐝 𝐭𝐨 𝐞𝐱𝐩𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐨𝐮𝐫 𝐬𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰𝐬, 𝐚𝐝𝐦𝐢𝐭 𝐨𝐮𝐫 𝐟𝐚𝐮𝐥𝐭𝐬, 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐬𝐬 𝐰𝐡𝐚𝐭 𝐰𝐞 𝐰𝐚𝐧𝐭.
𝐖𝐞'𝐫𝐞 𝐰𝐢𝐭𝐜𝐡𝐞𝐬 - 𝐚𝐧𝐝 𝐞𝐯𝐞𝐧 𝐢𝐟 𝐲𝐨𝐮 𝐰𝐚𝐧𝐭 𝐭𝐨 𝐤𝐞𝐞𝐩 𝐛𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐮𝐬, 𝐰𝐞'𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐢𝐥𝐥 𝐡𝐞𝐫𝐞.
Halloween è la notte più magica e paurosa dell’ anno. Quella delle streghe, degli gnomi, dei folletti. Dei gatti neri, dei pipistrelli e delle zucche svuotate al cui interno brilla una candela. La festa di Halloween nasce da un rito pagano di tradizione celtica: secondo la leggenda, la notte del 31 ottobre le anime dei morti tornano sulla terra per cercare di entrare nei corpi dei vivi. Il nome Halloween deriva dal fatto che la festa si celebra la vigilia (“Eve”) di Ognissanti (“All Hallows”). Si usa mascherarsi da spiriti per ingannare le anime dei morti che ritornano e i dolci servono a ingraziarseli I bambini sono i veri protagonisti della festa. Negli Stati Uniti girano mascherati bussando alle porte del vicinato: “Treats or tricks?”, “Dolcetto o scherzetto?”. E i vicini offrono loro dei dolci
Finché ci saranno una notte buia, una luna piena di misteri e una zucca che ride, ci sarà sempre Halloween.
Halloween è il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall’oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell’oscurità.
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mi sono cambiata d'abito

 Il quaderno di Giotto

..beh..quel luogo esiste..
io sono nata in questi posti..
conosco quel ponticello..dove veramente Giotto e Cimabue si sono incontrati..e passati arte novella..
non è solo un disegno, un quadreno, un libro
un album da colorare..
è uno spaccato di anni passati che hanno tracciato Storia..
ecco la foto
Non lontano dal Colle di Vespignano e dalla Casa di Giotto a Vicchio c'è il famoso ponte di Cimabue. La leggenda narra che sia qui che il giovane Giotto abbia incontrato il suo maestro Cimabue nella seconda metà del 1200. Secondo la storia che ci narra il Vasari Cimabue di rientro a Firenze si imbatte in un giovane pastore che sta disegnando le sue pecore su una lastra di pietra. Rimane così colpito dal disegno che chiese al giovane Giotto di seguirlo nella sua bottega per imparare le arti del disegno e della pittura.
Ed è così che Giotto oscurò il suo maestro, come ci dice Dante nella Divina Comemdia "Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura"
Giotto e il Mugello
Vicchio ha celebrato il suo famoso artista dedicandogli una statua in Piazza Giotto.
E' documentato che nel 1287 Giotto si sposò con Ciuta di Lapo del Pela, dalla quale ebbe cinque figli: quattro femmine e un maschio.
Sui primordiali possedimenti della famiglia di Bondone di Angiolino nei dintorni di Vicchio, il parroco e storico don Remo Collini ne aveva individuata la localizzazione sul Colle di Romagnano, nel popolo di San Cassiano in Padule (già San Pietro in Padule), poco distante da Vespignano, allora riferimento amministrativo e toponomastico di quella zona. Ed è proprio in quella parrocchia che, ancora secondo il parere di don Collini ripreso da altri storici, Giotto è stato battezzato. Peraltro Colle è citato, fin dal 1249, in documenti notarili afferenti le proprietà di Angiolino di Peruzzo, nonno di Giotto. Numerosi e incontrovertibili sono gli indizi che legano Giotto e, fatto non meno rilevante, i suoi familiari al Mugello : in quella terra egli acquista case e terreni; lì vivevano i suoi figli e tre delle quattro figlie si maritarono con abitanti del luogo; il figlio Francesco è menzionato nel 1329 come priore della Chiesa di San Martino a Vespignano; nel luglio del 1337 , a pochi mesi dalla morte del pittore, la vedova Ciuta di Lapo si trasferisce in Mugello.
L’unico dipinto rimasto in Mugello del grande maestro di Vicchio di Mugello è la Madonna con bambino, una piccola tavola collocata nella navata destra della Pieve di Borgo san Lorenzo. Si tratta di un reperto di soli 81,5 cm x 41 cm, mostra la Vergine Maria rivestita di uno splendido manto blu mentre sostiene il Bambino Gesù. Del bambino purtroppo restano solamente le sue piccole braccia protese ad afferrare l’indice della Madre ed a accarezzarne il volto con tenerezza. Questo frammento faceva parte in origine di una Maestà di maggiori dimensioni. E' stata sottoposta a ripulitura e restauro che ha portato alla luce una straordinaria qualità pittorica, un capolavoro di Giotto. Pur nelle ridotte dimensioni appare la plasticità solenne della posa della Vergine col volto non reclinato. La Madonna è viva, pronta a sorreggere e a mostrarci il Figlio, facendoci partecipi della manifestazione sacra. La rappresentazione delle vesti della Madonna avviene tramite una modulazione chiaroscurale. Le lumeggiature dorate proprie dell’arte bizantina con l’utilizzo di un’unica fonte di luce sono qui assenti. La ricerca di tridimensionalità e d’intensità affettuosa mai vista prima, sono tutti chiari indizi della nuova rivoluzione giottesca. Tale nuova concezione da lì a breve avrebbe influenzato gran parte della pittura occidentale.
Vicchio (Fi) IL PONTE DI CIMABUE
IL PONTE DI CIMABUE
Vicchio (Fi) IL PONTE DI CIMABUE
A VICCHIO SONO NATI IL BEATO ANGELICO E GIOTTO.
IL PONTE DI RAGNAIA È CHIAMATO 'PONTE DI CIMABUE', PERCHÉ QUI IL MAESTRO CIMABUE AVREBBE CONOSCIUTO IL GIOVANE GIOTTO E LA SUA ABILITÀ ARTISTICA E LO PRESE A BOTTEGA CON SÉ.
La Casa di Giotto a Vicchio
Il colle su cui Giotto mosse i primi passi era un piccolo borgo fortificato con una cinta muraria che circondava il poggio di Vespignano costituendo una prima difesa del castello ancora priva della scarpata tipica delle fortificazioni dei periodi storici successivi dovute all’uso delle armi da fuoco.
Classe 1267, Giotto di Bondone, nacque nella terra mugellana da una famiglia di contadini e qui mosse i primi passi fino all’età di 10 anni quando i testi storici lo spostano a Firenze in seguito all’incontro con Cimabue sul famoso ponte sul quale notò Giotto ancora bambino disegnare delle pecore su un pezzo di pietra e ne rimase così affascinato da prenderlo con sè come apprendista.
Da quell’incontro, dunque, sul ponte della strada che porta a Vespignano, chiamato oggi ponte di Cimabue, iniziò il percorso artistico di Giotto, che divenne poi il precursore dello stile rinascimentale, colui che ha trasformato l'arte dello stile bizantino in un nuova concezione, introducendo il concetto della prospettiva e di una visione di vita più realistica, in particolar modo per quel che riguarda le forme umane, i colori e gli sfondi.
Oggi la sua casa natale rivive grazie a numerose ristrutturazioni che l’hanno trasformata da appendice di una più grande casa signorile ormai distrutta ad un’oasi di pace e tranquillità immersa nella natura.
La nuova Casa di Giotto, ristrutturata nel 2008 e gestita dall’associazione culturale e artistica “dalle terre di Giotto e dell’Angelico”, non si presenta come un museo, nel senso tradizionale del termine, ma come spazio di esperienza, di incontro e di produzione artistica, con laboratori e attività didattiche. Un luogo all’interno della quale gli appassionati di pittura si ritrovano con cavalletto e pennello alla mano per farsi ispirare dalla magia del luogo.



..io credo proprio di essere stata una strega in epoca assai lontana..ma forse un pò lo siamo tutte..siamo quelle coraggiose, ribelli, mai dome, donne che si inventano un cammino di vita, che amano, che si disperano ma che risorgono sempre..volitive, combattive, carezzevoli e pietose..luci e anche ombre..abbracci e anche lacrime..emozioni esplosive
Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico. Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Ma affrontiamo insieme nel dettaglio il viaggio dall’Irlanda dei Celti fino ai giorni nostri, osservando cosa è successo e come, attraverso i secoli, sono cambiate le cose. -
Halloween: etimologia del nome Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. L’importanza che, tuttavia, viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalla parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o la notte di Natale “Christmas Eve”. I Celti e i festeggiamenti di Samhain I Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi. Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso. In quel periodo dell’anno i frutti dei campi (che pur non essendo la principale attività dei celti, venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità. L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano Lughnasadh (1 agosto), Beltane (30 aprile o 1 maggio), Imbolc (1-2 febbraio), Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21 settembre). L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari. La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra. Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti. In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi. -
L’avvento del Cristianesimo Attraverso le conquiste romane, Cristiani e Celti vennero a contatto. L’evangelizzazione delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre. Fu Odilone di Cluny, nel 998 d.C., a dare l’avvio a quella che sarebbe stata una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. Allora egli diede disposizione affinché i monasteri dipendenti dall’abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1° Novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’Eucarestia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un’usanza che si diffuse ben presto in tutta l’Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi. La Festa di Ognissanti, infatti, fu celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. Successivamente, Papa Gregorio III stabilì che la Festa di Ognissanti fosse celebrata non più il 13 Maggio, bensì il 1° Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Fu circa nel IX secolo d.C. che la Festa di Ognissanti venne ufficialmente istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV. Fanno eccezione i cristiani Ortodossi, che coerentemente con le prime celebrazioni, ancora oggi festeggiano Ognissanti in primavera, la Domenica successiva alla Pentecoste. L’influenza del culto di Samhain non fu, tuttavia, sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X secolo, una nuova festa: il 2 Novembre, Giorno dei Morti, dedicato alla memoria delle anime degli scomparsi. Dall’Irlanda agli Stati Uniti Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione dagli irlandesi. In quel periodo per sfuggire alla povertà, molte persone decisero di abbandonare l’isola e di tentar fortuna negli Stati Uniti, dove crearono, come molte altre nazionalità, una forte comunità. All’interno di essa venivano mantenute vive le tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi il 31 Ottobre veniva celebrato Halloween. Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il popolo americano, diventando quasi una festa nazionale. Più recentemente, gli Stati Uniti grazie al cinema ed alla televisione hanno esportato in tutto il mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa che ne era rimasta estranea. In moltissimi film e telefilm spesso appaiono la famosa zucca ed i bambini mascherati che bussano alle porte. E molti, infine, sono i libri ed i racconti horror che prendono Halloween come sfondo o come spunto delle loro trame. Negli Stati Uniti Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti. Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre! - https://www.irlandando.it/halloween/storia/...



Non avevamo le chat.
Non avevamo i gruppi di WhatsApp.
Non avevamo lo smartphone, i social network e neppure gli sms.
C’era il telefono fisso, ma rispondevano sempre i genitori.
Il massimo della tecnologia disponibile era il campanello di casa, per suonare agli amici e dirgli che li stavamo aspettando.
Ma in realtà non ce n’era neppure bisogno, perché loro già lo sapevano.
Sapevano dove eravamo, sapevano quando era ora di uscire, sapevano chi avrebbero trovato.
Perché in fondo la nostra vita era tutta lì, seduti attorno a un tavolo del bar o sopra una panchina trasformata in seconda casa.
C’era il ritardatario, quello che non sapevi mai quando sarebbe arrivato perché aveva sempre qualcosa da fare.
C’era quella che guardava continuamente l’orologio, perché doveva rientrare a casa presto e accidenti, ho fatto tardi un’altra volta.
C’era il bello della compagnia, che non passava la giornata a farsi fotografare ma gli bastava incrociare uno sguardo per far battere i cuori.
C’era il polemico, quello a cui non andava mai bene niente e aveva da ridire su qualunque iniziativa di gruppo.
C’era la mattatrice, che in un momento di noia collettiva saltava fuori con una proposta che dava finalmente un senso alla giornata.
C’era il pettegolo, che aveva sempre una storia da raccontare; la saggia, che dispensava consigli e suggerimenti anche quando non erano richiesti; il decano, che siccome era nato due mesi prima degli altri si atteggiava a uomo vissuto.
C’erano tutti, allegri e sorridenti, beatamente ignari che quei momenti sarebbero passati velocemente, come l’immagine di un paesaggio mozzafiato ammirato dal finestrino di un treno in corsa.
Eppure qualcosa resta dentro, per sempre.
Cristiano Roscini



"È grave essere diversi?”
“È grave sforzarsi di essere uguali”
(Paulo Coelho)



La farfalla insegnerà al leone
la delicatezza e la dolcezza,
il leone insegnerà alla farfalla la forza e la determinazione.
Due forze così diverse,
ma che insieme generano la forza della vita.
~MS~♡

"Tutte le vite sono difficili; ciò che rende certe vite riuscite e’ il modo in cui sono state affrontate le sofferenze".
Friedrich Nietzsche
"Tutte le vite sono difficili; ciò che rende certe vite riuscite e’ il modo in cui sono state affrontate le sofferenze".
Friedrich Nietzsche
❤️‍🔥A tutte le Guerriere❤️‍🔥


Ciao Alda..ovunque tu sia..
le Muse sono viandanti e navigatrici coraggiose e impavide.
ci sono nate e continueranno ad esistere..
un abbraccio Musa di tante battaglie..

La musica è il mediatore tra lo spirituale e la vita sensuale, le cui note e parole
legate insieme per eccellenza possono sollevarci in piedi o spingerci in ginocchio.
Il ritmo ha qualcosa di magico, ci fa persino credere che il sublime ci appartenga.

"Tu credi nella Magia?"
- E tu credi nell'aria?
"L'aria non devi crederla, la devi respirare. Senza aria moriamo"
- La Magia è esattamente lo stesso. Come l'aria, non la vedi, non la tocchi, però la senti.
E se togliamo la magia dalla vita, possiamo continuare a respirare, ma l'anima muore.
Ada Luz Màrquez

Un noto proverbio recita: Una mamma e un papà campano 100 figli ma 100 figli non campano una madre e un padre. Spesso nella vita ci dimentichiamo dell’amore che i nostri genitori ci hanno donato e li trascuriamo, e ce ne rendiamo conto quando ormai è troppo tardi.
E resta il rimpianto di aver voluto passare più tempo con loro, di quella carezza non fatta, di una parola dolce non detta, e ci resta una ferita aperta, dolorosa, che con il tempo si placherà ma non scomparirà mai veramente.
La morte di entrambi i genitori è tra le esperienze umane più emotivamente difficili, non è mai facile superare la perdita di una persona cara, è un lungo e faticoso viaggio, ma si sa, la vita va avanti e imparerai a conviverci.
Quando perdi qualcuno che ami, ottieni un angelo che già conosci.



un Popolo senza cultura..è un popolo morto...
e come diceva Vittorini...
La cultura non è professione per pochi: è una condizione per tutti, che completa l’esistenza dell’uomo.
e aggiungo
un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura, è come un albero senza radici.e se non ci sono radici tutto diventa deserto...
e se l'uomo si ciba di cultura è un uomo libero
altrimenti è destinato ad essere sempre soggiogato e manipolato

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Le Anime antiche non hanno età.
Sono creature che vagano nel tempo, giocando sulla spiaggia della vita.
Hanno occhi che ti leggono l'anima, incontrarle significa conoscerle da sempre, accoglierle.
Quando gli uomini le attraversano, vedono se stessi nei loro occhi e finalmente si conoscono.
Portano con sé un profumo che sembra incredibilmente familiare e da loro rimani, anche quando ti allontani.
Hanno il dono dell'intuizione e sono consapevoli della memoria del cuore.
Sanno riflettere, specchiarsi nell'anima, fondersi.
Ti convinceranno presto che il caso non esiste, che la tua vita è un predestinato avvicendarsi di persone e luoghi che ti aspettano da sempre.
Le loro esperienze sono sogni, incanti, lucide visioni.
Viverle non è facile.
Se le vuoi conquistare devi lasciarti prendere, se le vuoi vedere devi saper guardare, se le vuoi trovare devi saperti perdere.
E ti troverai.
LE ANIME ANTICHE NON SI ACCONTENTANO
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I rari "aggiustatori di anime"
compaiono misteriosamente
quando c’è bisogno di loro.
Silenziosi e discreti,
prendono per mano
le anime che soffrono
e le aiutano ad attraversare
la sofferenza e il buio.
Le guidano verso la Luce.
(Agostino Degas)





Le Anime antiche non hanno età.
Sono creature che vagano nel tempo, giocando sulla spiaggia della vita.
Hanno occhi che ti leggono l'anima, incontrarle significa conoscerle da sempre, accoglierle.
Quando gli uomini le attraversano, vedono se stessi nei loro occhi e finalmente si conoscono.
Portano con sé un profumo che sembra incredibilmente familiare e da loro rimani, anche quando ti allontani.
Hanno il dono dell'intuizione e sono consapevoli della memoria del cuore.
Sanno riflettere, specchiarsi nell'anima, fondersi.
Ti convinceranno presto che il caso non esiste, che la tua vita è un predestinato avvicendarsi di persone e luoghi che ti aspettano da sempre.
Le loro esperienze sono sogni, incanti, lucide visioni.
Viverle non è facile.
Se le vuoi conquistare devi lasciarti prendere, se le vuoi vedere devi saper guardare, se le vuoi trovare devi saperti perdere.
E ti troverai.
LE ANIME ANTICHE NON SI ACCONTENTANO

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Avevo gettato il mio cuore in quel mare nero di dicembre, poi prima dell'estate era ricomparso all'orizzonte.
Guardi il mare, pensi alla tua vita in questo mondo e ti perdi in quell'attimo infinito.
L'orizzonte è sempre lontano, perché quella sua linea immaginaria e sottile retrocede ngli anni, mentre il mio cuore stanco avanza.
Così come in un film: prima la nave parte, l'amore fugge; poi il sole tramonta, mentre egli fissa col suo sguardo incantato l'orizzonte.
Questa sua città era così da anni, abbandonata, morta. Nulla di nuovo all'orizzonte..
Guarda l'orizzonte il punto dove il cielo e la terra si toccano, quello è il confine tra i due mondi, dove potremmo sempre incontrarci.

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Anche io sono dalla parte della Pace ma una giusta che stia bene soprattutto all'Ucraina.
La Pace a prescindere spesso è una resa incondizionata sulle spalle del più debole per preservare gli interessi del più forte e di terzi.
La Pace come sinonimo di Liberazione.

La pace non è un concetto di opinione pubblica e nemmeno una operazione social, la pace è l’impegno alla cessazione della guerra.
Perché nessuno deve vivere sotto le bombe, tra le macerie, con la puzza di morte costantemente sotto il naso.
Non è possibile pensare alla pace disarmando l’Ucraina, lasciando che gli invasori possano avere la meglio.
La pace è democrazia. 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐝𝐮𝐞 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐞… 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐮̀. 𝐄’ 𝐥𝐚 𝐋𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚. 𝐄’ 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐢 𝐚𝐠𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐨 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐧𝐚 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚.
𝐩𝐮𝐫𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐢 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐜𝐞,,
𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐢 "𝐜𝐨𝐦𝐨𝐝𝐢" 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐢 𝐢𝐥 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐧𝐨𝐛𝐢𝐥𝐞..
𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚..𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢 𝐩𝐮𝐫𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐧𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐛𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐨..𝐩𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐞𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞..𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐨 𝐚 𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐫 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨..
𝐮𝐧 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐝𝐚 𝐞𝐬𝐚𝐮𝐝𝐢𝐫𝐞..𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞̀ 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐦𝐩𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐠𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐧𝐞 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐚
ma dobbiamo sempre provarci.
e
.𝐥'𝐔𝐜𝐫𝐚𝐢𝐧𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐬𝐨 𝐞 𝐥𝐚 𝐑𝐮𝐬𝐬𝐢𝐚 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐚𝐬𝐨𝐫𝐞..𝐢𝐥 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐜𝐫𝐚𝐢𝐧𝐨 𝐡𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐯𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐯𝐨𝐫𝐫𝐞𝐢 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚..𝐞 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐏𝐚𝐞𝐬𝐢 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐢..𝐦𝐢 𝐬𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞 ..𝐢𝐨 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 Lei 𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨 e parlo del signor 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐚 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐨..
𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐟𝐚𝐫 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐝 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐍𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐧𝐚 ..𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐜𝐨𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐠𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐍𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐧𝐚 𝐞 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐝 𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐧𝐞𝐠𝐨𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞 assieme 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐚

“O la resa o la morte è il metodo putiniano della guerra”. Il racconto di Francesca Mannocchi non lascia altri dubbi su quello che accade a due passi da noi, in Ucraina.
“Ho cercato di cogliere negli sguardi dei passanti cosa sia l’abitudine al conflitto...ho scoperto che la guerra fa al viso di un uomo cosa fa il mare e il vento agli scogli. Li consuma e insieme li definisce”.
E allora ci chiediamo qui, nei salotti italiani, cosa sia la pace per chi vive dentro la guerra? Sotto le bombe, tra i cadaveri per strada, i feriti che muoiono di dolore e spari alla gambe, ferite profonde.
Cos’è la pace per chi ha dovuto rinunciare alla vita serena, a vedere i propri figli crescere, a godersi la vecchiaia, a realizzare i propri sogni?
La Mannocchi lo dice senza giri di parole, lei che ha visto i missili colpire i soldati, entrare dentro le case e distruggerle, lei che ha visto frantumare i vetri di una stanza mentre lì c’era una anziana signora che lavorava a maglia. Lei che ha visto cadaveri in strada, ascoltato i racconti di civili torturati, di vedove di uomini giustiziati sulla porta di casa, anziani rimasti senza gambe, amputate perché non c’era niente da fare.
Il dibattito oggi pare surreale, improvvisato tra chi pensa che sia più pacifista di altri mentre oggi è difficile stabilire una linea tra il bene e il male.
La pace oggi, così come la guerra, la raccontano gli occhi di chi vive la paura dell’incertezza, la racconta il sopravvissuto che, purtroppo, non ha nemmeno idea di cosa sarà il domani.
La pace è una parola fragile e difficile, facile per chi torna al caldo della proprio casa.
Non c’è pace senza giustizia, non c’è pace senza umanità e senza solidarietà. La pace non è un concetto astratto, è un percorso, una strada, una forza. La capacità di stare al mondo e di rispettare i popoli, gli esseri umani, è un valore.
La pace è fuori dalla prigione della guerra, è fuori dai bunker. La pace è lontana dalla donne stuprate, dalle scuole distrutte, dai bambini colpiti.
La pace non è un concetto di opinione pubblica e nemmeno una operazione social, la pace è l’impegno alla cessazione della guerra.
Perché nessuno deve vivere sotto le bombe, tra le macerie, con la puzza di morte costantemente sotto il naso.
Non è possibile pensare alla pace disarmando l’Ucraina, lasciando che gli invasori possano avere la meglio.
La pace è democrazia.



Un giorno la vita mi ha colpito così forte che mi ha insegnato a resistere...un giorno mi hanno mentito così tanto che mi hanno ferito e allora ho imparato ad andare sempre avanti con la verità...
Un giorno ho perso chi non avrei mai creduto di perdere e ho capito che bisogna concretizzare le parole e farsi carico delle azioni.
A volte è necessario voltare pagina e ricominciare da zero...
Anche se è difficile
e fa male..
...Il miglior guerriero non è
colui che trionfa sempre,
ma colui che torna senza paura a combattere.

"Perché la mia vita deve essere sempre in salita, Lloyd?"
"Più alti sono gli obiettivi, più aspra è la salita per raggiungerli, sir"
"Sarà... ma per alcuni mi sembra sia tutto così semplice"
"Capita solitamente a chi viene calato dall'alto, sir"
"E noi?"
"Noi abbiamo solo gambe e il coraggio di usarle, sir"
"Questa è tutta fatica da fare, Lloyd"
"No, sir. Sono soddisfazioni da conquistare"
...una scala..per il Paradiso..non importa quale, ognuno di noi ha "quel paradiso" dentro..
basta guardare bene e averne cura..😘

--C'è chi sposta un sasso e ne parla come se avesse spostato una montagna,
e poi c'è chi sposta una montagna in silenzio...

..oggi..
mi devo "ricaricare"☺️😊


"A nascere sono bravi tutti…
Persino io sono nato! Ma poi
Bisogna divenire! Divenire!
Crescere, aumentare, svilupparsi,
ingrossare… (senza gonfiare)
accettare i mutamenti (ma non le mutazioni)
maturare (senza avvizzire)
evolvere (e valutare)
progredire (senza rimbambire)
durare (senza vegetare)
invecchiare (senza troppo ringiovanire)
e morire senza protestare,
per finire! "
Daniel Pennac



le chiamano emozioni che riaffiorano sentimenti mai perduti
li chiamano ricordi..in autunno e in inverno i profumi e gli aromi si avvolgono di sensazioni forti che la pioggia non spazza via..anzi ogni goccia che cade è un ricordo che riaffiora..un ricordo del quale ne abbiamo un immenso bisogno..un abbraccio Maru.
La ragazza stringe una tazza bianca, da cui sale un fumo chiaro. Sorseggia lentamente, tiene il sorso nella bocca prima di spingerlo in gola. Si chiede se la pioggia rappresenti un nuovo stato, se tirando le radici di un luogo le scopriamo infinite. Si abita così, credendosi per sempre. Lei beve a sorsi brevi, nel pensiero raccoglie i frammenti dei volti, si domanda perché mai con la pioggia rifioriscano i ricordi".
Massimo Gezzi - (Quando piove).



„Profeti del tempo. – Come le nubi ci dicono in che direzione corrono i venti lassù in alto, sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e liberi fanno presagire con le loro direzioni che tempo farà.“
Friedrich Nietzsche

In tutte le donne, soprattutto quando entrano nell'età matura, alberga una forza sotterranea e invisibile che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati: un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata. Come un grande albero che, per quanto minacciato dalle malattie, colpito dalle intemperie, aggredito dalla furia dell'uomo, non muore mai, ma miracolosamente e con pazienza continua a nutrirsi attraverso le proprie radici, si rigenera e rinasce per mantenere il proprio spirito vitale così da poter generare nuovi germogli cui affidare questa eredità inestimabile.
[Clarissa Pinkola Estes, "La danza delle grandi madri"]

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