lunedì 1 novembre 2021

21..♥ღ♥ DAL MIO DIARIO:..”Ciao Anima mia..posso raccontarti una favola?


"Ciò che nella vita rimane, non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice.

La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte, ma nella tua mente. È nelle emozioni che hai provato dentro la tua anima." 🦋❤
Alda Merini

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Molte persone sono come i fuochi d’artificio.
Un grande rumore, qualche colore
e dopo solo fumo.
(cit)





Amo le cose vere.
Non amo le parrucche, figuriamoci le maschere.
L’unica maschera concessa nella vita è nascondere il proprio dolore dietro un sorriso."
(Alda Merini) ciao mia Musa..



..Buongiorno anime belle💞
e ..nelle sere di metà novembre le assenze ti passeggiano dentro.

Nelle sere di metà novembre le assenze ti passeggiano dentro...
e nel mattino le accarezzi come sorgente...
💞



"Vi auguro di svegliarvi sempre con un motivo per sorridere.
Vi auguro riparo, certezze, mani, carezze, parole strette nei baci più dolci.
Vi auguro di pensare sempre che ne "vale la pena", anche quando sorgono incomprensioni, anche quando ci si prende a parole, anche quando il buio sembra per un attimo ricoprire il cuore, senza via di scampo. A quel punto vi auguro di pensare che la via di scampo c'è sempre ed è rinchiusa nell'esserci, è rinchiusa nel bene, nell'amore che si è disposti a dare.
Vi auguro meno dubbi e più speranza.
Il sole, ogni giorno, bello come quando ti alzi la mattina di Domenica e la sua luce entra dalla finestra per illuminarti gli occhi ancora stanchi e la pelle.
Vi auguro di fare sempre la pace quando vi capiterà di litigare, vi auguro di farla con un bacio, guardandovi negli occhi, parlandovi così, leggermente e anche se vi capiterà di urlare, vi auguro di non lasciarvi mai la mano.. ma prendetela e posatela sul cuore.
Vi auguro le stelle in una notte d'estate, di fare l'amore e risvegliarvi con la voglia di stare ancora un pò accanto, ancor prima del caffè.
Vi auguro una vita, che, se anche ce la mette tutta per essere in bianco e nero, sia sempre a colori.
Vi auguro di non dovervi necessariamente spogliare per sentire i brividi, vi auguro di sentirli sempre sulla schiena, sulle mani, anche solo per un tocco delicato, una carezza.
Di essere profumo capace di inondare e far rifiorire il cuore di primavera.."
dal web probabilmente via Tumblr

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𝑫𝒊 𝒔𝒊𝒍𝒆𝒏𝒛𝒊 𝒓𝒊𝒄𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒍 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒍𝒂𝒃𝒃𝒓𝒂 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒍𝒂 𝒃𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒇𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒂 𝒔𝒗𝒐𝒍𝒂𝒛𝒛𝒂𝒓𝒆 𝒅'𝒊𝒏𝒕𝒐𝒓𝒏𝒐 𝒂𝒊 𝒍𝒂𝒏𝒈𝒖𝒊𝒅𝒊 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊𝒆𝒓𝒊 𝒆 𝒓𝒂𝒈𝒈𝒊𝒖𝒏𝒈𝒆𝒓𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒂𝒏𝒅𝒐𝒔𝒊 𝒔𝒖𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒊𝒎𝒂 𝒅𝒆𝒊 𝒔𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒐𝒗𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒆̀ 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒊𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒅𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒂 𝒏𝒐𝒊..𝒅𝒐𝒏𝒏𝒆..𝒖𝒐𝒎𝒊𝒏𝒊..
𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒊𝒗𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.. 𝒔𝒊 𝒑𝒊𝒆𝒈𝒂𝒏𝒐..𝒔𝒊 𝒕𝒐𝒓𝒎𝒆𝒏𝒕𝒂𝒏𝒐..𝒔𝒊 𝒈𝒓𝒂𝒕𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒏𝒐..𝒈𝒊𝒐𝒊𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 ..𝒑𝒊𝒂𝒏𝒈𝒐𝒏𝒐 𝒏𝒐𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒊𝒄𝒄𝒐𝒍𝒊 𝒎𝒂 𝒆𝒏𝒐𝒓𝒎𝒊 𝒑𝒂𝒍𝒑𝒊𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒊𝒄𝒊.. 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒆𝒅𝒊𝒐𝒄𝒓𝒊𝒕𝒂̀ 𝒐𝒑𝒑𝒖𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒊𝒄𝒊 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊𝒕𝒂̀ 𝒆 𝒂𝒔𝒔𝒐𝒍𝒖𝒕𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓𝒆 𝒗𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆...
...𝒏𝒐𝒊 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒆𝒔𝒑𝒍𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊..𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒏𝒕𝒐𝒓𝒊..𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒑𝒓𝒐𝒕𝒂𝒈𝒐𝒏𝒊𝒔𝒕𝒊 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒆 𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊 𝒗𝒊𝒕𝒂.... ..𝒏𝒐𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒆 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒍 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒂𝒔𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆..𝒅𝒊 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂 𝒔𝒊𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒎𝒂𝒍𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒊𝒄𝒂 𝒐 𝒓𝒊𝒅𝒆𝒏𝒕𝒆...𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒆 𝒏𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐..𝒔𝒄𝒂𝒏𝒅𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒍 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒆 𝒍𝒐 𝒓𝒆𝒏𝒅𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐...𝒆̀ 𝒎𝒆𝒓𝒂𝒗𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐𝒔𝒐 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒔𝒊 𝒄𝒖𝒐𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒍'𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂.... ..𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝒎𝒂𝒄𝒄𝒉𝒊𝒏𝒂 𝒇𝒖𝒕𝒖𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒄𝒂..𝒊𝒍 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒎𝒐𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒆̀ 𝒊𝒍 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐, 𝒍'𝒆𝒎𝒐𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆...𝒍𝒐 𝒔𝒇𝒊𝒐𝒓𝒂𝒓𝒔𝒊 𝒍𝒆 𝒎𝒂𝒏𝒊..𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒔𝒊 𝒊𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒇𝒂𝒓𝒍𝒐 𝒗𝒐𝒍𝒂𝒓𝒆...𝒆 𝒔𝒊 𝒔𝒑𝒂𝒍𝒂𝒏𝒄𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒍𝒊 𝒊𝒎𝒎𝒆𝒏𝒔𝒊...
Lella..💞.
I embroider the sky of my lips with silences so that the breeze like a butterfly can flutter around languid thoughts and reach you by resting on the top of dreams where the sea is destiny dedicated to us .. women .. men .. people who live their time. . they bend .. they torment .. they are gratified .. they rejoice .. we cry that small but huge heartbeats can be unique .. in mediocrity or unique in the diversity and absoluteness of our knowledge of living ... a hug to everyone .. .. the smile .. the joy of giving it and feeling it inside of us opens the doors of the heart .... we are explorers .. we are inventors .. we are protagonists in writing our life and that of others ..... .we feel and are the pleasure of being together..to be present for every heart and soul, be this melancholy or laughing ... we are time travelers and over time..we leave our passage and make it colorful ... it's wonderful feel with heart and soul .... ..we are travelers of time and we do not need any futuristic machine ... our engine is the feeling, the emotion ... the brushing of the hands ... the taking of the heart and making it fly ... and immense portals open wide ...


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..il look che preferisco..
𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐟𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐯𝐚𝐢,
𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐨 𝐫𝐢𝐦𝐩𝐢𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫𝐚𝐢!
𝐂𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚, 𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚,
𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚 𝐚𝐡!
𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐟𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐯𝐚𝐢,
𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐢!
𝐂𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚, 𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚,
𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚 𝐚𝐡!
𝐃𝐚𝐧𝐳𝐚𝐥𝐚 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐭𝐮𝐚,
𝐚𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐦𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐚...
𝐫𝐢𝐝𝐢𝐥𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐞𝐠𝐫𝐢𝐚,
𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚 𝐚𝐡!
𝐃𝐚𝐧𝐳𝐚𝐥𝐚 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐭𝐮𝐚,
𝐚𝐥 𝐫𝐢𝐭𝐦𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐚...
𝐫𝐢𝐝𝐢𝐥𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐞𝐠𝐫𝐢𝐚,
𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐦𝐞𝐥𝐚 𝐚𝐡!








.l'abbraccio delle streghe...è potente...guardale negli occhi e vedrai la loro anima...ma se ascolti la loro voce..sentirai parlare il cuore....essere strega è magia...ma la magia della strega non è funesta ..la magia della strega incanta il cuore..non è necessario essere magiche a Halloween...noi lo siamo sempre...il nostro cuore pulsa di magico amore.....coriandoli di luce e di stelle vedrai attraverso noi.........e la musica ti avvolgerà
in un magico abbraccio di incantevole pace.....


Le donne che venivano chiamate streghe non avevano nessun potere magico, in realtà. Semplicemente riuscivano a vedere le cose meglio.
Siamo streghe quando ci poniamo domande, quando vogliamo capire. Quando ci ribelliamo ad una regola, quando ragioniamo con la nostra testa. Quando non abbiamo paura di esplorare le nostre ombre, ammettere i nostri difetti, confessare ciò che vogliamo.
Siamo streghe - e, anche se volete continuare a bruciarci... siamo sempre qui.
The women who were called witches had no magical powers, really. They simply could see things better.
We are witches when we ask ourselves questions, when we want to understand. When we rebel against a rule, when we think with our heads. When we are not afraid to explore our shadows, admit our faults, confess what we want.
We're witches - and even if you want to keep burning us ... we're still here.



Ci sono anime,
che io chiamo anime erranti
perché qui, in questo mondo
non troveranno mai niente che le appaghi,
ma non per superbia, ma forse, e dico forse,
perché è talmente grande il loro vuoto
che non c’è niente di così immenso
che possa colmarlo.
Esse nascono per un altrove,
fosse anche lo spazio siderale più profondo
ma non in questa realtà che altro non è
che un mero passaggio.
Charles Baudelaire
Daniele Mannocci e Ada Battiato
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La musica è un respiro donato attraverso cui possiamo incontrare Dio» e nello stesso tempo è proiettata nell'anima e nell'intelletto umano , è semplicemente là per parlare di ciò di cui la parola non può parlare. In questo senso, la musica non è del tutto umana.
è potente,enigmatica..
è il linguaggio dell'anima...
parola di Musa..
e come diceva un certo Maestro Beethoven..
La musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia...è un inno alla gioia..
.💞
O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli e più gioiosi.
Gioia! Gioia!
Gioia, bella scintilla divina,
figlia dell’Elisio,
noi ci accostiamo ebbri d’ardore,
o Divina, al tuo sacrario.
I tuoi incanti tornano a unire
ciò che gli usi rigidamente divisero;
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove posa la tua ala soave.
L’uomo che ha ottenuto dalla sorte
di essere amico a un amico,
chi conquistò una donna leggiadra,
esulti con noi!
Non riesci a dimenticarla più perché si cicatrizza nel cuore come la cosa più bella che tu possa avere al mondo
fu realizzata dall’immenso compositore nel lontano 1823 e che mise in musica l’Inno alla gioia, scritto, nel 1785, da Friedrich von Schiller.
è il preludio al quarto movimento della Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven, eseguita per la prima volta a Vienna nel 1824. È una melodia sulla pace: questo inno rappresenta il trionfo della fratellanza universale contro la guerra e la disperazione. Infatti, lo stesso Beethoven ha messo in musica una poesia che loda e augura la libertà e la pace tra tutti i popoli. Il giovane Ludwig si innamorò degli ideali di una moralità superiore, della sacralità del dovere e della concezione degli esseri umani come individui liberi e razionali.
Inoltre, funge da inno europeo. Quando il Consiglio d’Europa decise di usarlo come propria ode, scelse di non includere i testi originali, per evitare di privilegiare un’unica lingua europea, il tedesco, a scapito di tutte le altre. Tuttavia, ci sono diversi adattamenti non ufficiali in diverse lingue e anche quelle in latino ed esperanto, che puntano a superare i confini nazionali, al di là degli idiomi parlati.
La poesia di Friedrich Schiller
L’inno alla gioia è anche una poesia scritta da Friedrich Schiller nel 1785, il cui titolo originale è An die Freude (che, tradotto dal tedesco, significa “alla gioia”). Beethoven ha utilizzato una versione rivisitata postuma per scrivere i suoi testi. Stranamente, anche se il testo era ed è tuttora ben conosciuto e amato da molti, in età avanzata Schiller espresse disprezzo per il suo lavoro e lo liquidò come il tipico “cattivo gusto dell’epoca“.
Il fatto che Beethoven abbia scelto un testo di Schiller non è una coincidenza: il compositore, infatti, ammirava molto il lavoro quest’ultimo in qualità di filosofo. Beethoven è solitamente ricordato per il suo lavoro musicale, ma ciò che è meno noto di lui è che era un fervente idealista. Ad influenzarlo, oltre, Schiller, possiamo citare anche Johann Wolfgang von Goethe e Immanuel Kant.
Dopo gli orrori subiti dagli europei durante le guerre, soprattutto nella Seconda Guerra Mondiale, finalmente le nazioni del continente smisero di combattersi, aprendo la strada al dialogo. Non sappiamo se le origini della Sinfonia n. 9 abbiano contribuito alla scelta dell’Inno alla gioia come inno europeo, ma sicuramente aggiungono un sorprendente livello di profondità e rilevanza al messaggio che ne fa da sfondo. L’Inno alla gioia, insieme all’intera Sinfonia n. 9 di Beethoven, è entrato a far parte del patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO nel 2003.
La Nona Sinfonia è considerata la più grande composizione musicale della storia, capolavoro del genio di Ludwig Van Beethoven. L’inno alla gioia è stato composto in due anni dal 1822 al 1824 dal musicista e compositore Beethoven, anno in cui ebbe luogo anche la sua esecuzione dal vivo, presso l’Opera di Corte a Vienna. Come si evince dal titolo quest’opera è l’esaltazione alla gioia e alla fratellanza, risultato a cui l’uomo può arrivare solo liberandosi dall’odio, dalla cattiveria e dall’egoismo che invade i cuori.
Il compositore scrive l’inno quando ormai era completamente sordo, e questo invece di essere un ostacolo ha dato un tocco di dolcezza e forza. Esso rappresenta il testamento spirituale rivolto al mondo che deve ritrovare la sua anima, un messaggio all’umanità, un invito alla fratellanza universale significato attualissimo in un mondo come il nostro. Un capolavoro che ha cambiato per sempre la musica, un’opera con cui la sinfonia esce dalle corti imperiali per aprirsi al mondo.
“Abbracciatevi, Moltitudini” recita un verso ed è stata adottata nel 1972 come l’Inno d’Europa e, successivamente, come Inno dell’Unione Europea. Tutti gli altri compositori che verranno dopo di lui si ispireranno a lui per cui diventa pioniere di una musica nuova. Un messaggio di pace che si manifesta soprattutto in quella parte in cui la melodia dell’inno alla gioia viene ripetuta. Schiller e Beethoven, il primo scrive il testo, il secondo ne seleziona alcuni brani, per inserirli, insieme ad un’interpretazione scritta di suo pugno, nel testo della parte corale del quarto ed ultimo movimento della Nona Sinfonia. L’uno le parole, il secondo la musica.
Beethoven considerò la musica come l’arte più nobile ed elevata per poter esprimere l’inesprimibile. La musica diventa per Beethoven non solo una passione ma anche la modalità per esprimere e realizzare la sua missione artistica, un’attività che lo confortava nel disordine della sua vita e forza nella drammatica condizione di sordità progressiva e irreversibile che lo colse dai 25 anni di età. Mai nessuno prima di lui aveva osato introdurre, in una composizione sinfonica, quattro voci soliste e un coro di uomini e donne. Beethoven suonò sempre per se stesso, le sue composizioni non nascono su richiesta di qualche nobile per celebrare una determinata occasione, ma dall’esigenza dell’artista di esprimere e comunicare ciò che dimorava dentro il suo cuore. Grazie a Beethoven la musica divenne patrimonio di tutti e non solo di colti salotti. Egli parla al cuore, ai sentimenti, e la sua incredibile tecnica nel trattare l’orchestra rimarrà un esempio insuperato. Conoscerlo attraverso le foto o gli scritti sarebbe riduttivo perchè lui era un genio da una tempesta di capelli impazziti, a volte incompreso perchè appariva inquieto, aggressivo, indisciplinato nel suo modo di vivere ma il suo vero valore lo si percepisce nella sua musica che racchiude tutta la speranza che brilla anche nei giorni più bui. Scrisse anche per Napoleone nel 1805 “L’Eroica” originariamente intitolata “Sinfonia a Bonaparte” in omaggio a Napoleone, ma quando si incoronò imperatore, una mossa che fece arrabbiare moltissimo Beethoven, il compositore strappò il frontespizio.
Consiglio di ascoltare la Nona Sinfonia e, per chi suona uno strumento di provarla, perchè, come è successo a me solo ascoltandola potrete percepire quello che il cuore di questo compositore custodiva.




 La musica è un respiro donato attraverso cui possiamo incontrare Dio» e nello stesso tempo è proiettata nell'anima e nell'intelletto umano , è semplicemente là per parlare di ciò di cui la parola non può parlare. In questo senso, la musica non è del tutto umana.
è potente,enigmatica..
è il linguaggio dell'anima...
e come diceva un certo Maestro Beethoven..
La musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia.
.💞è un Inno alla gioia


Nulla è impossibile per chi crede, nulla è difficile per chi ama
la Festa di Ognissanti o di Tutti i Santi cade il 1° novembre di ogni anno. Le origini di questa ricorrenza sono lontanissime e si possono rintracciare al tempo dell’antica cultura delle popolazioni celtiche. Tanti i processi storici e culturali che hanno portato questo giorno ad avere un’importanza assoluta nel mondo cattolico.
Origini antiche della Festa di Ognissanti
Ognissanti è la ricorrenza del primo giorno di novembre. In questo giorno si ricordano tutti i santi. La storia di questa celebrazione è però molto antica. Secondo alcune teorie, le origini si rintracciano nelle celebrazioni celtiche del 31 ottobre. Al tempo, si credeva che i defunti tornassero sulla terra proprio in questa data. E’ possibile che la Chiesa, per contrastare il paganesimo, abbia assorbito le antiche celebrazioni fondendole nel giorno di Ognissanti.
La festa però presenta molti richiami che ricordano la cultura celtica che, per tradizione, suddivide l’anno in due periodi. C’era quello della nascita e del rinascere della natura e quello in cui la natura stessa entrava in letargo. I giorni di inizio dei due periodi venivano festeggiati in segno di buon auspicio e speranza. Il primo giorno di festa, quello della rinascita, ricade nel mese di maggio mentre il secondo, quello della morte e della quiete, era a metà autunno. Rispettivamente la cultura celtica si riferiva alle festività con i nomi di Beltane e Samhain (nome “originale” per indicare la successiva festa di Halloween).
La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre è sempre stata considerata quindi una notte in qualche modo magica. In origine si chiamava Nos Galan-Gaeaf, ovvero “notte delle Calende d’inverno”. Rappresentava il momento di maggior contatto tra i vivi e i morti. Ma come si è arrivati poi alla festa religiosa?
La Festa diventa una ricorrenza religiosa
La festa è diventata una ricorrenza molto importante per la religione cristiana poiché celebra la gloria e l’onore di tutti i santi, anche quelli non canonizzati. E’ stato papa Gregorio IV, nel 835 d.C., a stabilire definitivamente la data. Ma andiamo con ordine e vediamo insieme come si è arrivati alla celebrazione religiosa.
Papa Papa Bonifacio IV decise di dare una veste religiosa alla festa. Per evitare i malumori delle popolazioni ancora fortemente ancorate alle antiche tradizioni pagane si decise di affiancare due feste. Ancora oggi la festa cristiana di Ognissanti cade il primo novembre, ovvero il giorno successivo alle Calende d’inverno, mentre il 2 novembre è il giorno dedicato alla commemorazione dei morti. La conseguenza di questa decisione fu quella di avere due feste affiancate, una pagana e una cristiana.
Circa due secoli più tardi, e più precisamente nell’ 835, Papa Gregorio IV fece coincidere la data della festa cristiana di Ognissanti con quella pagana per diminuire ancor di più il peso dell’antico culto precristiano. Da quel momento in poi, il giorno della festa di Tutti i Santi cade quindi il 1° novembre di ogni anno. Ma anche questo non bastò a sradicare il culto pagano. La Chiesa, così, introdusse nel X secolo una nuova festa, quella dedicata ai morti, che cadeva il 2 novembre.
Tantissime le tradizioni, in tutto il mondo, tutte però hanno in comune l’attesa degli spiriti, dei defunti che solo in questa data hanno la possibilità di ricongiungersi con il mondo dei vivi. In Italia la notte tra l’1 e il 2 novembre, la tradizione vuole che, nell’apparecchiare la tavola per la cena, si aggiunga un piatto per il defunto che torna a far visita ai vivi. Nelle campagne, nella sera di Ognissanti, è usanza recarsi in visita al cimitero, lasciando la tavola imbandita, in modo che le anime dei defunti possano rientrare nelle loro case e banchettare. Il ritorno dei vivi nelle abitazioni viene annunciato dal suono delle campane, in modo che i defunti possano dileguarsi.

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Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono.
Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente. Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla, sono il canto di uno stormo di uccelli. Io sono anche le stelle che brillano, mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono.
Io non sono morto..
(Canto Navajo)


.il cielo è un migliaio di stelle...
..Egitto..Kemet, come veniva chiamato dal suo popolo..
Molte notti noi pregammo senza chiederci se in quel buio fosse già la nostra verità. Ma ora sono qui la fede sa proteggerci, la speranza può cambiar la nostra realtà.




.io ho ricordi di bambina bellissimi con mia nonna...dolcetti fatti nel forno della cucina a legna..la zucca dell'orto e la coperta con i buchi che ci mettevamo noi bambini con il cestino fatto da nonna..portavamo una candela con noi che accendevamo e mettevamo al portone ...la nonna ci raccontava la sua infanzia e le preghiere per i suoi cari..per noi era un attimo di libertà potevamo stare fuori un pò più a lungo ma non ci dimenticavmao mai dei nostri cari..c'era
divertimento
ma anche la consapevolezza che quella candela accesa illuminava il cammino di chi non era più accanto a noi..erano anni nei quali ci divertivamo con quel poco che c'era..c'era il nascondino, c'era il moscacieca , c'era la campana..e c'era anche la zucca colorata e lampeggiante..era una atmosfera gioisa e questa per me rimane Halloween..un pizzo di magia in una normalità fatta di piccole ma grandi bellezze quotidiane..profumo di pane fresco, di biscotti caldi e di una piccola fiammella che ci faceva apparire tutti belli, tutti sorridenti....



Conosco delle streghe che mettono i jeans, pagano le bollette e mangiano d'asporto.
Conosco delle maghe che hanno dei figli, un lavoro e le smagliature.
Conosco degli angeli che hanno un domicilio, un numero civico accanto al cancello e un campanello a cui suonare.
sono persone che bevono un caffè; o che mettono balsami su ferite antiche in un lunedì pomeriggio qualunque. Che danno speranza ai cuori più infranti con la loro presenza di donne assolutamente comuni.
Camminano per la strada e chissà quante ne incontrerai ogni giorno. Non sono state dotate di poteri particolari, ma hanno dato spazio, dedizione e coraggio alla magia che è in loro e che risiede in ognuno di noi.
La magia è più comune e a portata di mano, di quanto tu pensi...è un sorriso,una lacrima, un abbraccio ,una carezza,
una canzone, un film, un dipinto, una scultura
un acquilone, un arcobaleno, un tempolare, un raggio di luna e sole..un concerto di stelle..
la magia ci circonda..noi la osserviamo da lontano e spesso ci camminiamo accanto ma poi prendiamo un altro marciapiede..

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La leggenda di Jack della Lanterna e la zucca di Halloween
La leggenda della zucca di Halloween risale ad un’epoca remota, si narra che, in Irlanda, abitasse un agricoltore molto avaro e molto dispettoso, di nome Jack. Amava tormentare il prossimo e fare terribili scherzi. Tra i suoi colpi più riusciti il più famoso fu quello messo in atto per imbrogliare il diavolo in persona, costringendolo a rifugiarsi sopra un albero. Per non farlo scendere, Jack incise sul tronco una croce, e cominciò a mercanteggiare con Lucifero. Dopo lunghe trattative, si giunse ad un compromesso: il diavolo avrebbe salvato Jack dall’inferno e lui, in cambio, gli avrebbe permesso di scendere dalla pianta. Sicuro di rimanere impunito, il furbo Jack cominciò a combinarne di tutti i colori, commise tanti di quei peccati, ma, quando arrivò il suo momento, la parola di Lucifero si rivelò infondata, e il nostro Jack non venne perdonato, né ammesso in Paradiso. Costretto a vagare sulla terra senza riposo, decise di svuotare e intagliare una zucca e di metterci una candela dentro per farne una lanterna da usare nelle notti tenebrose. La notte di All hallows Eve, la notte dei morti da cui deriva il nome Halloween, si racconta che quest’anima senza pace se ne va in giro, con la sua lanterna, in cerca di un rifugio e così, in ogni abitazione, le persone appendono una zucca illuminata e intagliata dall’aspetto spaventoso per tenere lontana l’anima di Jack.
Ma non è questa l’unica versione sull’origine della zucca di Halloween. Secondo altre leggende Jack sarebbe stato un fabbro ubriacone, che avrebbe imbrogliato Lucifero trasformandolo in una monetina. In origine, però, non fu con una zucca che Jack si fabbricò la lanterna, bensì con una rapa. Quando, però la leggenda si diffuse negli Stati Uniti, in seguito alle massicce immigrazioni degli irlandesi nel nuovo mondo alla fine del 1800, le zucche erano molto più popolari delle rape e per questo l’ortaggio venne sostituito anche nei racconti. Usanze molto simili ad Halloween si ritrovano anche in Italia. Un esempio è l’antica festa di Sant’Andrea celebrata in Sardegna. Qui la notte del 30 novembre gli adulti vanno per le vie del paese percuotendo utensili con lo scopo di spaventare i ragazzi e i bambini che girano per le strade del paese con delle zucche vuote intagliate e illuminate all’interno da una candela. I giovani, quando vanno a bussare nelle case, annunciano la loro presenza battendo coperchi e mestoli e recitando una enigmatica e minacciosa filastrocca in lingua sarda: “Sant’Andria muzza li mani”, cioè Sant’Andrea mozza le mani, e ricevendo in cambio dolci, mandarini, fichi secchi, bibite e soldi.
L’uso delle zucche durante la festività dei morti è presente anche nella cultura contadina della Toscana. Nel periodo compreso tra agosto e ottobre, si svuotava una zucca, si intagliavano delle aperture a forma di occhi, naso e bocca, si riempiva con una candela accesa e veniva posta fuori casa dopo il tramonto e per simulare un vestito le si applicavano degli stracci, quasi fosse uno spaventapasseri. Lo scopo era quello di spaventare i bambini mandati fuori casa con una scusa. Una pratica molto simile era presente nel Lazio del nord, in anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, intorno alla seconda metà dell’Ottocento. La zucca intagliata ed illuminata veniva a volte chiamata La Morte. L’usanza di intagliare le zucche e illuminarle con una candela si ritrova anche in Lombardia e in Liguria, nella cultura tradizionale di Riomaggiore nelle Cinque Terre, ma anche in Emilia ed in tutta la pianura padana, dove fino alla fine degli anni ’50 si svuotavano le zucche o si usavano normali lanterne illuminate da candele che venivano posizionate nei borghi più bui ed anche vicino ai cimiteri e alle chiese. Di sicuro l’idea di intagliare le zucche per farne un ornamento per la notte dei morti. Negli ultimi anni sta tornando in voga.
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Il successo non è per chi si adatta, ma per chi si distingue.

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Cosa fai nella vita?
...Getto sassi nello stagno.
Insomma, fai buchi nell’acqua?
...Certo, ma anche tante piccole onde.
❤️-Friedrich Nietzsche

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La Menzogna disse alla Verità:
"Facciamo un bagno insieme,
l'acqua del pozzo è molto bella”.
La Verità, ancora sospettosa, provò l'acqua
e scoprì che era davvero bella.
A quel punto si spogliarono e fecero il bagno.
Ma improvvisamente
la Menzogna uscì dall'acqua e fuggì,
indossando i vestiti della Verità.
La Verità, furiosa,
uscì dal pozzo per riprendersi i vestiti.
Ma il Mondo, vedendo la Verità nuda,
distolse lo sguardo, con rabbia e disprezzo.
La povera Verità tornò al pozzo
e scomparve per sempre,
nascondendo la sua vergogna.
Da allora, la Menzogna gira per il Mondo,
vestita come la Verità,
soddisfacendo i bisogni della società.
Poiché il Mondo non nutre alcun desiderio
di incontrare la Verità nuda.
Autore Sconosciuto

Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’Anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare.
(Wassily Kandinsky)



La notte di Samhain, in irlandese Oíche Shamhna ed in gaelico scozzese Oidhche Shamhna, è una delle festività principali del calendario celtico, e cade il 31 ottobre. Rappresenta l’ultimo raccolto. Nell’Irlanda e nella Scozia di oggi, il nome con cui Halloween è conosciuto nella lingua gaelica è ancora Oíche/Oidhche Shamhna. Vi è ancora l’uso, in alcune aree, di porre un po’ di cibo per i morti alla tavola di Samhain, e raccontare le storie dei propri antenati quella notte. •


.il Tempo è tutto tranne che ladro, lui non ruba, ma porta via nel suo scorrere per un progetto più grande, perché siamo parte di un tutto. Forse capiremo che non possiamo trattenere il tempo, riportarlo indietro, ma dobbiamo lasciare andare il passato, pur non perdendolo, ma conservarlo come insegnamento, così da vivere meglio il presente. Ve lo dice una che come Alice, porta sempre con sé un orologio, che non è pronta per ora a lasciare.

Halloween è tra i più antichi riti celebrativi la cui origine risale alla notte dei tempi. La sua crescente popolarità anche in Europa, deriva dalla tradizione Americana nella quale la notte di Halloween è la notte dei travestimenti e del famoso "Trick or Treat" (scherzetto o dolcetto).Ma molti non conoscono la vera...
STORIA DI HALLOWEEN
La parola Halloween ha origini cattoliche. Nella tradizione Cattolica, infatti, a molti Santi viene dedicato un giorno particolare del calendario Cattolico, ma il 1°novembre è il giorno nel quale vengono festeggiati tutti i Santi. Il giorno dedicato ad "Ogni Santi" (in inglese All Saints'Day) aveva una denominazione antica: All Hallows'Day.
Presso i popoli dell'antichità la celebrazione di "Ogni Santi" iniziava al tramonto del 31 ottobre e pertanto la sera precedente al 1° Novembre era chiamata "All Hallows' Eve"(Even significa sera) che venne abbreviato in Hallows'Even, poi in Hallow-e'en ed infine in Halloween.
La celebrazione di Halloween tuttavia ha origini pagane molto più remote e pone le sue radici nella civiltà Celtica. Infatti gli antichi Celti che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia festeggiano l'inizio del Nuovo Anno il 1°Novembre: giorno in cui si celebrava la fine della "stagione calda" e l'inizio della "stagione delle tenebre e del freddo".
La notte tra il 31 ottobre e il 1° Novembre era il momento più solenne di tutto l'anno druidico e rappresentava per i Celti la più importante celebrazione del loro calendario ed era chiamata la notte notte di Samhain. Tutte le leggende più importanti in cui si narrano cicli epici, antiche saghe, grandi battaglie e si racconta di re e eroi, si svolgevano nella notte di Samhain. Molte di queste leggende riguardavano la fertilità della Terra e il superamento cosmico, terrore e panico l'inizio del regno semestrale del Dio delle Tenebre: Samhain (Samain, Samhuin). In verità non esistono testimonianze archeologiche o letterarie per poter affermare esattamente se Samhain indicasse solamente un periodo dell'anno o fosse una divinità. Per i Celti, che erano un popolo dedito all'agricoltura e alla pastorizia, la riccorenza che segnava la fine dei raccolti e l'inizio dell'inverno assumeva una rilevanza particolare in quanto la vita cambiava radicalmente: i greggi venivano riportati giù dai verdi pascoli estivi, e le persone si chiudevano nelle loro case per trascorrere al caldo le lunghe e fredde notti invernali passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato.
I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sè tutti gli SPIRITI DEI MORTI e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti resiedessero in una landa di eterna giovinezza e felictà chiamata Tir nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.
Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l'anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l'anno prossimo venturo, Così nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi. Questo rito consisteva nello spegnere il Fuoco Sacro sull'altare e riaccendere il Nuovo Fuoco (che simboleggava l'arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un'oscura foresta di querce (albero considerato scaro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiava che la metà oscura dell'anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l'atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando così a questo rito la rappresentazione ciclica del tempo.
Alcune leggende narrano di come i Celti bruciassero coloro che ritenessero "posseduti" come avvertimento per gli Spiriti. Gli spiriti maligni potevano infatti prendere forme differenti, anche di animali, la più malvagia era quella di GATTO. Quindi al crepuscolo veniva riacceso il fuoco con il quale si bruciavano offerte, si facevano scongiuri e si lanciavano incatesimi per allontanare dal villaggio le anime dei morti, e guidarle nelle Terra dei Morti. Infatti gli antichi Celti temevano specialmente il momento del crepuscolo poiché credevano che gli spiriti potessero vagare sulla Terra. Con il loro aiuto Samhain (la terribile divinità della notte) avrebbe potuto imprigionare e uccidere il Sole, senza il quale tutto sarebbe tutta la vita sarebbe terminata. Era quindi necessario offrire dei sacrifici per placare gli spiriti erranti e per ossequiare la divinità. Un' antica leggenda medievale riporta che in Irlanda al tempo di San Patrizio in un luogo denominato Mag Sleht ogni primogenito fosse sacrificato nella notte di Samhain in onore di Cromm Cruac che era una divinità maligna.
L'usanza moderna di traverstirsi nel giorno di Halloween, nasce dalla tradizione che i Celti avevano, dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre, di festeggiare per 3 giorni mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui erano poste le braci del Fuoco Sacro. In Scozia la notte di Samhain le persone seppellivano pietre nella terra che venivano ricoperte di cenere e vi venivano lasciate sino al mattino successivo. Se al mattino una pietra era stata smossa, significava che la persona che l'aveva seppelita sarebbe morta entro la fine dell'anno.
Nella tradizione celtica non esistono nè diavoli, nè demoni, tuttavia le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini che erano risentiti del dover condividere con loro le proprie terre. Le leggende narrano che nella notte di Samihain le Fate sono solite fare alcuni "SCHERZETTI" agli umani, portandoli a perdersi nelle "colline delle Fate" dove rimanevano intrappolati per sempre. I Celti quindi, per guadagnarsi il favore delle Fate erano soliti offrire del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle loro case.
Un'altra origine del detto "TRICK OR TREAT si fa risalire quando i primi cristiani, in cammino da un villaggio all'altro, elemosinavano per un pezzo di "dolce dell'anima", che altro non era se non un pezzo di pane. Più "dolci dell'anima" una persona riceveva, più preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credevache i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.
E' proprio da queste leggende che ha origine il famoso gioco del " TRICK o TREAT" (Scherzetto o dolcetto) nella quale i bambini travestiti con maschere e costumi "mostruosi e terrificanti" vanno di casa in casa, chiedendo dolcetti o qualche moneta. Se non ricevano niente, possono giocare un brutto scherzo ai proprietari di quella casa, come svuotare la pattumiera nel giardino o attacare lattine vuote al tubo di scappamento dell'auto.
Quanto durante il primo secolo i Romani invasero la Bretagna vennero a contatto con queste celebrazioni. Anch'essi intorno al 1° Novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festività venivano offerti frutti (sopratutto mele) alla divinità per propiziare la ferilità futura. Con il passare dei secoli il culto di Samhain e di Pomona si unificarono, e l'usanza dei sacrifici fu abbandonata, lasciando al suo posto l'offerta di effigi da bruciare e l'usanza di mascherarsi da fantasmi e streghe, divenne parte del cerimoniale. Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa cattolica, l'antico rito celtico-romano rimase.
Nelle atre aree d'Europa in cui la popolazione era prevalentemente pagana si credeva all'esistenza delle streghe e della stregoneria. Uno degli aspetti più importanti erano due il 30 Aprile e il 31 Ottobre. Il 30 Aprile era celebrato nell'area dell'attuale Germania(in particolare sulle Montagne Harz) e prendeva il nome di Walpurgisnacht (la notte di Valpurga). In quel giorno si riteneva che le streghe si radunassero sulla cima delle montagne per adempiere alle loro stregonerie ed evocare diavoli e demoni. Il Sabbath celebrato il 31 Ottobre veniva invece chiamato Black Sabbath.
Visto che la chiesa cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogitò un tentativo per far perdere il profondo significato di questi riti. Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 Maggio al 1° Novembre, pensando così di dareun nuovo significato ai culti pagani. Tuttavia l'influenza nefasta del culto di Samhain non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano del falò. L'antico rito celtico del Fuoco Sacro sopravvive ancora in Inghilterra, dove il 5 Novembre si festeggia il Guy Fawkes Day.
Ada Battiato
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