martedì 9 novembre 2021

9...BEHIND SONG LED ZEPPELIN..NASCITA BRANI LED ZEPPELIN RECENSIONI E ARTICOLI BRANI LED ZEPPELIN 1968-1980


 Jimmy Page nomina l'unica canzone che ha dimostrato che i Led Zeppelin erano "avant-garde"

Led Zeppelin 's secondo album, la fantasia di nome Led Zeppelin II , è uno dei più influenti record di tutti i tempi. Per tutta la sua durata di 41 minuti, la band ha iniziato ad allontanarsi dal loro suono esplicitamente orientato al blues e si è spostata nella direzione del gigantesco esoterico che sarebbero diventati.
Pubblicato nell'ottobre 1969, l'album contiene alcuni dei loro brani più amati come "Ramble On", "Moby Dick" e "Whole Lotta Love". Dal punto di vista sonoro, può essere preso come la band che ha riconosciuto la fine degli anni '60 e l'alba degli anni '70. Uno dei dischi più pesanti della band, è salutato come un capostipite dell'hard-rock e del metal.
È noto che le sessioni di scrittura e registrazione dell'album sono avvenute durante un periodo frenetico per la band. È stato concepito tra gennaio e agosto 1969 e, sorprendentemente, i Led Zep hanno completato tre tournée americane e quattro europee mentre scrivevano il disco. Questa sensazione di essere sempre in movimento si è riversata nel suono dell'album. Ogni canzone è stata registrata, mixata e prodotta in un misto di studi nel Regno Unito e in America, tra cui Olympic a Londra e Sunset a Los Angeles. Mai prima o dopo un disco era stato creato così letteralmente al volo.
"È stato abbastanza folle, davvero", ha ricordato in seguito Jimmy Page Rolling Stone . “Non avevamo tempo e dovevamo scrivere numeri nelle stanze d'albergo. Quando è uscito l'album, ne ero davvero stufo. L'avevo appena sentito così tante volte in così tanti posti. Penso davvero di aver perso fiducia in esso.”
Presto, questa cattiva volontà si sarebbe dissipata con l'uscita dell'album. Notoriamente, è stato prodotto da Page ed è riuscito a far cadere Abbey Road dei Beatles due volte al primo posto nelle classifiche degli album statunitensi. L'ingegnere Eddie Kramer ha accreditato Page per il suono dell'album, nonostante tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare.
Nel 2008, Kramer ha dichiarato a Classic Rock : "Abbiamo inciso alcuni dei brani in alcuni degli studi più bizzarri che si possano immaginare... ma alla fine sembrava dannatamente meraviglioso... c'era un ragazzo al comando ed era il signor Page".
Il momento clou dell'album è stato senza dubbio "Whole Lotta Love", che è diventato anche il più grande successo della band. Un favorito dai fan sin dalla sua uscita, è stata una dichiarazione d'intenti spavalda da parte della band, hard rock fino al tee, mescolata con un po' di brillantezza psichedelica e sperimentale. Il colorante era colato, i Led Zeppelin si stavano dirigendo verso la stratosfera.
In un'intervista con Guitar World, Page ha dichiarato: "Durante il missaggio, con l'aiuto dell'ingegnere Eddie Kramer, abbiamo eseguito tutto il panning e aggiunto gli effetti, incluso l'utilizzo di oscillatori a bassa frequenza sul registratore per abbattere il tutto. e sollevalo di nuovo in modo che il suono si muova a ritmo".
Avviando i Led Zeppelin dopo la scomparsa degli Yardbirds e volendo proseguire in una direzione più pesante e avanguardistica che avevano inizialmente calpestato, Page ha finalmente realizzato la sua visione su "Whole Lotta Love". La sezione centrale è una delle parti più viscerali dell'intero catalogo posteriore. Della composizione della canzone, Page ha affermato: “Era qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima in quel contesto, figuriamoci nel bel mezzo di una canzone. Ecco quanto eravamo lungimiranti, ecco quanto era all'avanguardia ed ecco quanto ci divertivamo".
Inoltre, Kramer in seguito disse: "Il famoso mix 'Whole Lotta Love', in cui tutto sta andando a rotoli, è una combinazione di Jimmy ed io che voliamo in giro su una piccola console giocherellando con ogni manopola conosciuta dall'uomo".
Contro ogni previsione, i Led Zeppelin hanno prodotto un disco iconico con alcune delle canzoni più importanti che abbiano mai creato. Hanno avuto la lungimiranza e il coraggio di seguire la propria visione creativa, e ha funzionato. Poco dopo, avrebbero riempito il vuoto lasciato dai Beatles, e tutti gli altri avrebbero seguito il loro esempio. Molto di questo può essere attribuito agli effetti di "Whole Lotta Love", sembrava che nulla fosse stato fatto prima.
Led Zeppelin - Whole Lotta Love (Official Music Video)




Prima che Jimmy Page intratterrà un'intervista, ha una domanda tutta sua: "Suoni la chitarra?" La risposta corretta, ovviamente, è sì. "Questo è utile", dice.

Sono i primi di ottobre quando Page chiama dalla casa appena fuori Londra, dove lui e la sua ragazza sono in quarantena da marzo. "Il posto ha un giardino e non ti senti così tanto agli arresti domiciliari", dice. "Ma siamo stati molto, molto, molto cauti su chi vediamo e chi non vediamo, ed è stata solo una manciata di persone negli ultimi sei, sette mesi."

Page, che ora ha 76 anni, ha trascorso la Grande Pausa a riorganizzare le sue raccolte di libri e dischi, e ha iniziato una nuova routine di prendere in mano la chitarra subito dopo colazione. "Nel momento in cui mi sono bloccato, sapevo che non volevo guardare indietro al mio periodo e dire: 'Oh, vorrei aver fatto questo o quello'", dice. "Volevo essere sicuro di aver fatto tutto". Negli ultimi anni ha accennato a lavorare su un nuovo album solista, ma durante questa intervista, il musicista, che si è sempre divertito a tenere le persone in dubbio, dice semplicemente che sta scrivendo nuova musica.



https://www.rollingstone.com/music/music-features/jimmy-page-anthology-interview-bonham-led-zeppelin-1074825/?fbclid=IwAR2IU057oyCY88e2oq_JYiicN70mLV0PxTZb2HUF7bNvnBxxBm7rIN5_5VI


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LED ZEPPELIN IV
50esimo anniversario (8 novembre 1971) - Post n.11 di 11
CONCLUSIONI
“Eravamo solamente dei "barbari gentili"”
Peter Grant
La critica s'era già ammorbidita con Led Zeppelin III... be', almeno in parte, ma con questo "senza titolo", si trova adesso a rincorrere un fenomeno che non può più permettersi d'ignorare.
Il recente dilagare delle radio rock ha permesso a una nuova generazione di definire la propria dignità, glissando i borbottii di una critica ormai vecchia e intercettando le sensazioni dei più giovani. Dopotutto sono gli anni '70, e il mondo sta cambiando.
Le riviste tradizionali sono impazienti di rivalutare il Dirigibile, e ne decantano la gloria senz'ombra di pudore, le vecchie stroncature nascoste sotto un velo di ottima retorica.
In ogni caso, un po' di sano ricambio generazionale arriva pure ai vecchi media, tant'è che un venticinquenne Lenny Kaye, futuro chitarrista di Patty Smith, scrive sulle pagine di Rolling Stone: "su otto canzoni, non ce n'è una che pesti i piedi di un'altra, non una che cerchi di strafare tutto in una sola volta". Normale, quando su otto canzoni, otto sono piccoli e grandi capolavori; in realtà, qualche brano spicca inevitabilmente sugli altri, ma nel complesso, il quarto album conquista un equilibrio raro e affatto banale, soprattutto per quattro spudorati, giovanissimi musicisti rock.
Nuove e più temerarie radio garantiscono il successo degli Zeps - ancora una volta! - e in pochi anni, Stairway to Heaven diventa la canzone più trasmessa di sempre nell'etere americano, in barba ai suoi oltre otto minuti di durata e a qualsiasi tradizionale buon senso.
È proprio "Stairway", carica d'una fascinazione che sfiora il culto religioso, a rendere definitivamente immortali i Led Zeppelin, consacrando la loro quarta fatica; lei, a costruire una reputazione spesso più leggendaria che reale, tanto da far dire, in futuro, che il quarto album inventa un mucchio di sonorità heavy metal, come se ai Led Zeppelin fossero mai interessate simili etichette, o peggio, come se il ben più turbolento "Led Zeppelin II" non fosse mai esistito. Ma oltre quell'armonia c'appartiene agli immortali, oltre la capacità di trasformare l'arte in religione e la realtà in leggenda, il capolavoro Senza Titolo ha in sé un elemento fondamentale, alla base del segreto del suo successo: un filo più spirituale che logico, un legame ideale che unisce ogni singola traccia senza tuttavia tradire la poetica del Dirigibile.
Alla band non interessano i concept album, che pure vanno di gran moda negli ambienti intellettuali; piuttosto, preferisce tornare fra le braccia di donne spietate e sensuali, e tra queste cercare l'essenza d'un amore troppo vasto, troppo profondo per appartenere agli uomini; preferisce viaggiare ancora una volta tra le umide colline britanniche, solo per volare via, verso i caldi deserti californiani o le pianure del Mississippi, fare sue le voci di migliaia di uomini e donne dalla pelle di ebano e poi fuggire ancora, tornare a tradizioni antiche e familiari.
Alla lucida chiarezza di una storia, i Led Zeppelin preferiscono l'astratta libertà della poesia. Eppure, l'immateriale filo dell'opera è a tutti evidente, e quando il vinile inizia il suo ballo su milioni di giradischi, in milioni di case in Inghilterra e nel resto del mondo, tutti, come in religiosa processione, compiono lo stesso cammino e marciano sul medesimo tragitto.
Quei giovani che all'inizio affollavano i negozi alla ricerca di un album senza titolo, ognuno di loro, è adesso un cane nero, vecchio nell'anima, gli occhi rossi d'una passione esistenziale, strangolato dalla nostalgia d'un ideale che dell'amante ha solo i contorni.
Ognuno di loro torna a danzare su vecchie piste da ballo, un tempo appartenute a un'altra generazione, cercando disperatamente il senso della propria, e non trovandolo s'incammina verso il suo personale campo di battaglia, laggiù a Evermore; ognuno, allora, invoca la Regina di Maggio e una rinascita che sa di primavera, rifiuta l'offerta di ciò che pare oro ma oro non è e prosegue il suo viaggio, ancora, verso montagne nebbiose e prati felici, trova nuovi amici e lascia antichi amori, e infine trova il suo nuovo, personalissimo mondo, fra terremoti della mente e deserti dell'anima, fino a deflagrare nell'immane orgasmo di un fiume impazzito.
Allora a tutti questi viaggiatori è chiara una cosa: c'è un prima e un dopo quest'album, ed è un piccolo miracolo.
È un miracolo specialmente nel 1971, anno graziato da opere come "L.A. Woman", dei The Doors, "Fireball", dei Deep Purple, o "Aqualung", dei Jethro Tull; o ancora, come "Who's Next", naturalmente degli Who, o come il terzo album degli Yes, per non parlare di quel gioiello di "Hunky Dory", primo, vero classico di David Bowie. Oh, e naturalmente "Imagine", di John Lennon, ultimo inno d'una generazione ingannata e tradita.
Sì, i primi anni '70 sono un immane calderone di talenti e di creatività, un momento artisticamente irripetibile, eppure, i Led Zeppelin riescono nell'impresa di dare alla luce un'opera immortale, tra le più rappresentative d'un decennio appena iniziato, e una canzone, Stairway to Heaven, amata e a volte odiata, ma eletta dalla storia a immortale inno del Rock.
È la vetta della montagna più alta del mondo, e da quella vetta, inevitabilmente, si può solo scendere.
È il 1973: con "Houses of the Holy", i Led Zeppelin si prendono il tempo di celebrare quel traguardo, soffermandosi sulla vetta fino a un altro capolavoro, "Kashmir", il più luminoso dei gioielli incastonati su "Physical Graffiti".
Lo stesso anno in cui esce quel doppio vinile, Robert è vittima d'un incidente che non lo uccide, ma lo restituisce alla mortalità. È il 1975, e se l'uomo sopravvive, il "dio dorato" è morto, qualcosa è spezzato per sempre.
Nel frattempo, le dipendenze di Page iniziano a farsi ingombranti, e la nostalgia e l'alcolismo di Bonham rivelano il volto della disperazione; e, mentre Robert s'avvilisce su una sedia a rotelle in attesa di tornare sul palco, John Paul Jones, musicista puro e bisognoso di stimoli, comincia a dimenarsi nella più vacua insofferenza.
Nel 1976 esce "Presence", ed è un album così squisitamente imperfetto, così umanamente straziante nel suo implicito grido di sopravvivenza, da elevarsi oltre il suo valore e divenire esempio di perseveranza, incarnazione su vinile di una missione chiamata "Musica".
E poi, fra le bellezze e i limiti di quell'album c'è almeno un altro capolavoro, uno degli ultimi: "Achille's Last Stand", anche definibile come la presa di posizione di Jimmy riguardo la sua creatura, che non può e non deve morire. Ma in passato c'era chi aveva parlato di patti col diavolo, e di conti da saldare che presto o tardi sarebbero arrivati, e anche se sono le solite, puerili sciocchezze, nel 1977 pare quasi che la band sia veramente afflitta da un'oscura maledizione.
Il figlio di Robert Plant, Karac, perde la vita a soli cinque anni d'età, e il cantante perde quel poco d'innocenza che l'incidente gli aveva lasciato.
Tutto è in dubbio, adesso, il futuro dei Led Zeppelin è appeso a un filo.
Eppure, la band sopravvive ancora una volta, e anche se Robert non è più un dio, il cantante dimostra d'essere diventato un uomo.
È il 1979, tramonto di quel decennio anticipato dal primo album del Led Zeppelin.
Esce In "Through the Out Door", opera dalla morbidezza rara e per molti eccessiva, ma ch'è puro atto d'amore, non solo per Karac, non solo fra le note di "All My Love", ma nella gioia di ciò ch'è stato e nella speranza di ciò che sarà; nella vitalità di quattro artisti che nonostante tutto, hanno ancora qualcosa da dire.
Poi, nel 1980, muore John Bonham e il sogno s'infrange.
Stavolta, per sempre.
“Vorremmo si sapesse che la perdita del nostro caro amico, il profondo rispetto per la sua famiglia e il senso d'indivisibile armonia provato da noi e dal nostro manager, ci ha spinti a decidere di non poter continuare com'eravamo prima.”
Con questo semplice, breve messaggio, ha termine il cammino della band simbolo degli anni '70, tra le più rilevanti interpreti della musica contemporanea.
L'alchimia fra i musicisti era troppo importante, per pensare di andare avanti con un altro batterista, e tanta era la voglia di ricominciare da un'altra parte, lontano da quell'inferno di concerti senza fine, lontano dalla responsabilità d'essere "la più grande band del pianeta", come molti l'avevano definita, e soprattutto, lontano dai ricordi di quegli ultimi dieci anni, magnifici e terribili, carichi delle più grandi soddisfazioni che un uomo possa desiderare, e dalle più grandi sofferenze che possa patire.
È il 1980, il 4 di dicembre.
Precipitando, il Dirigibile rinuncia ad invecchiare, consegnandosi paradossalmente a un'immortalità che ancora lo definisce, incurante perfino delle rughe sui volti dei sopravvissuti.
Un'immortalità che risuona oggi come ieri, viva in ogni canzone e in ogni disco della band, viva nell'eredità che ha lasciato a milioni d'artisti, ma tangibile e solida come la Roccia soprattutto su quest'album, il quarto: quello Senza Titolo.
Qui, i Led Zeppelin trovano l'equilibrio perfetto, l'armonia ideale tra passato, presente e futuro, tra peso e leggerezza, erotismo e spiritualità.
Qui, in questo 1971 sospeso nel tempo, i Led Zeppelin si consegnano alla Storia.
Led Zeppelin - Stairway to Heaven
Celebration Day..
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“Presence”
Rodi, magari di agosto, anche se fa un grande caldo. Un lunedì pomeriggio, il 4 agosto del 1975, Robert Plant, insieme alla sua metà Maureen e ai loro figli, guida per quelle strade dalla cultura antica. Una curva, una dritta, un incidente.
Maureen lotta tra la vita e la morte per alcuni giorni e, fortunatamente, vincerà la sua battaglia, mentre i piccoli Carmen e Karac se la cavano, rispettivamente, con una frattura al polso e una alla gamba. Robert ha il bacino rotto, lo attendono sei mesi su una sedia a rotelle.
I Led Zeppelin, i giganti invincibili, fanno i conti, per la prima volta, con l’essere umani, proprio come noi. La sapienza del loro essere eccelsi musicanti, non può fare niente contro la loro prima vera e grande avversità, nessun dio celtico può correre in loro aiuto.
«Era sdraiato con dolori atroci, mentre cercavo di scacciare gli scarafaggi dal letto. Accanto a me era ricoverato un giovane soldato ubriaco che iniziò a cantare “The Ocean”». (Robert Plant)
Le strutture mediche sull’isola greca sono inadeguate e già l’8 agosto, con un volo su un jet privato, i coniugi Plant vengono trasportati e ricoverati in terapia intensiva a Londra. Le sofferenze fisiche, insieme a tempi di recupero incerti, hanno il sopravvento. Le date previste del loro ennesimo tour mondiale saltano (solo per i due concerti ad Oakland erano già stato raggiunto il sold out con 110.000 bilglietti venduti, a dieci dollari l’uno), quando i Led Zeppelin sono al culmine della loro popolarità, facendo incetta di premi e riconoscimenti in ogni parte del mondo.
Senza didascaliaOggi sarebbe facile dire che potevano prendersi un po’ più di tempo, guarire le ferite e suonare tutti e quattro insieme in altra villa vittoriana. Invece, sebbene allora la musica non aveva le piattaforme di adesso che la rendono spesso un mordi e fuggi senza memoria, Jimmy Page, con la complice approvazione di Peter Grant, prende la decisione di registrare un album. Una sorta di affermazione che i Led Zeppelin continueranno nonostante le avversità, una rassicurazione per i fans, o forse per loro stessi, o per l’ego di Jimmy.
La voglia di non darsi per vinto ha la meglio: Page raggiunge Plant a Malibu, dove sta trascorrendo il periodo di convalescenza, per scrivere nuove canzoni, mentre John Paul Jones e John Bonham tornano dalle loro famiglie. I quattro si riuniscono solo per un breve periodo, provando insieme il materiale preparato da Plant e Page. Forse è per questo che può essere considerato l’album più imperniato sulla chitarra nella discografia dei Led Zeppelin.
Le sessioni di registrazione furono particolarmente impegnative per Plant. Uno studio improvvisato in un seminterrato di un hotel, seduto sulla sua carrozzina.
«Ho passato tutto il tempo su una sedia a rotelle, una condizione frustrante per chiunque. Credo che la mia performance vocale sia stata piuttosto scarsa. Come fossi stanco e teso, e lo ero. La grazia salvifica dell’album sono state “Candy Store Rock” e “Achilles Last Stand”, la cui sezione ritmica era molto ispirata. Ma ero furioso con Page e Grant. Ero furioso perché non potevo tornare dalla donna che amavo e dai nostri figli. Mentre pensavo se tutto questo rock’n roll valesse qualcosa. Ma è stato come un grido di sopravvivenza. Non ci sarà mai un altro album simile a questo, messo su così. È stato un urlo disperato dal nostro profondo, l’unica cosa che potevamo fare» (Robert Plant)
Serviva uno studio di registrazione per riversare e mixare quella frenetica maratona, la scelta cade sul Musicland Studios di Monaco di Baviera nonostante sia già stato prenotato dai Rolling Stones per il loro nuovo album “Black and Blue”. Ma c’era una finestra, una ventina di giorni liberi.
In soli diciotto giorni il lavoro è completato, proprio come per il primo volo degli Zeppelin, lasciando stupiti anche Jagger e compagnia che, al loro arrivo negli studi, li trovarono a completa disposizione.
In una sua intervista a Guitar World Magazine nel 1998, Page confessa che ha lavorato, in media, dalle diciotto alle venti ore al giorno negli studi Musicland: «Dopo che la band aveva finito di registrare tutte le sue parti, io e l’ingegnere del suono Keith Harwood, iniziammo a mixare decidendo di lavorare fino a che non ci saremmo addormentati. Chiunque si fosse svegliato per primo avrebbe poi svegliato l’altro, per continuare il nostro lavoro fino ad addormentarsi di nuovo. E così via».
La copertina viene creata da George Hardie per Hipgnosis (entrambi riceveranno la nomination al Grammy Award per la migliore copertina), in tutte le immagini presenti le persone interagiscono con un obelisco nero, chiamato “The Object” che intende rappresentare “the force and presence” (la forza e la presenza) dei Led Zeppelin.
«Non c’era un titolo per l’album, ma Hardie disse: “Quando penso al vostro gruppo, penso sempre alla vostra forza e potenza. Una presenza definita”. Così è arrivato il titolo “Presence”, e per me è molto importante quello c’è dietro al titolo. Con il riflesso dell’ansia totale e l’emozione di quel periodo, c’è un sacco di spontaneità in questo album». (Jimmy Page)
Il disco esce il 31 marzo del 1976 e, con le sole prenotazioni, raggiunge il primo posto in classifica negli Stati Uniti, con tre dischi di platino, e in Gran Bretagna. Ma nel giro di poche settimane le vendite calano e l’album scivola giù nelle chart. Non solo per le critiche altalenanti, ma piuttosto per la mancanza di tour a supporto a causa della convalescenza di Plant. E’ giusto ricordare che, a quei tempi, i tour servivano per lanciare i dischi che erano la principale fonte di guadagno, adesso le cose si sono invertite. Si fanno i dischi per potere fare i tour e potere guadagnare. Ma anche i Led Zeppelin ed il loro manager ci mettono del suo. Pochi mesi dopo esce un doppio album dal vivo “The Song Remains The Same” tratto dai concerti del 1973 al Madison Square Garden con relativo film, chi vi scrive lo ha visto almeno cinque o sei volte, che finisce per oscurare “Presence”.
«È un disco molto sottovalutato del loro catalogo. Nel connubio percussioni, basso, chitarra forse può mancare la versatilità dei precedenti set dei Led Zeppelin, ma in termini di energia pura “Presence” racchiude una notevole forza, forse una delle loro performance più intense. La chitarra di Jimmy Page ha uno stile che riflette l’urgenza e la passione per quel periodo travagliato che il gruppo stava attraversando». (Dave Lewis, The Complete Guide to the Music of Led Zeppelin)
L’album si apre con un capolavoro, un brano tirato all’ennesima potenza dove tutta la band da il meglio si se. Bonham suona la sua batteria in maniera esplosiva con Jones che lo segue con un basso che sembra la cavalcata di un puledro selvaggio. Plant, nonostante la sua menomata condizione, apre i toni della sua voce mentre Page renderà unico questo brano sovra incidendo tante parti di chitarra: “Quando l’abbiamo provata c’erano fondamentalmente due sezioni della canzone. Jones non pensava che riuscissi fare quello che avevo in mente, mi diceva che non sarebbe stato possibile fare una scala di accordi sopra ad una certa sezione. Invece ha funzionato. Orchestrando le chitarre in modo tale da dare un’impronta epica al sound, senza limitarmi alla semplice ripetizione del giro di accordi. Ho fatto tutte le sovra incisioni in una sola notte. “Achilles” forse è quella che preferisco, quando Ronnie Wood e Keith Richards (i due chitarristi dei Rolling Stones, ndr) sono venuti a sentirci suonare, Keith mi ha detto: «Dovresti prendere anche un altro chitarrista, stai velocemente diventando noto come il chitarrista più oberato del business. Molto divertente». (Jimmy Page)

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Led Zeppelin - BBC Sessions 1969-1970 disco 1
Communication Breakdown
What Is And What Should Never Be
Dazed And Confused
White Summer/Black Mountain Side
Robert Plant vocals, harmonica
Jimmy Page guitars
John-Paul Jones bass, keyboards
John Bonham drums
Led Zeppelin - BBC Sessions 1969-1970 Disc 2
Led Zeppelin - BBC Sessions 1969 Disc 3
00:00:00 You Shook Me
00:05:28 Communication Breakdown
00:08:28 I Can't Quit You Baby
00:12:53 Dazed And Confused
Radio One Session 1969.03.03 John Peel's Top Gear Playhouse Theatre, London
00:19:59 What Is And What Should Never Be
00:24:24 I Can't Quit You Baby
00:30:20 You Shook Me
00:34:30 Sunshine Woman
World Service Radio Session 1969.03.19 Rhythm & Blues Maida Vale Studio, London
00:37:40 The Girl I Love Has Long Black Wavy Hair
00:41:11 Communication Breakdown
00:44:27 Something Else
00:46:35 What Is And What Should Never Be
00:50:55 Group Interview With Chris Grant
Radio One Session 1969.06.16 Chris Grant's Tasty Pop Sundae, London
00:56:56 Whole Lotta Love
01:03:04 Communication Breakdown
01:05:51 What Is And What Should Never Be
01:10:14 Travellin Riverside Blues
Radio One Session 1969.06.24 John Peel's Top Gear Maida Vale Studio 4, London
Robert Plant vocals, harmonica
Jimmy Page guitars
John-Paul Jones bass, keyboards
John Bonham drums
LED ZEPPELIN - THE COMPLETE BBC SESSIONS 1969m1970 1971
Led Zeppelin - BBC Sessions 1971 Disc 1 04-01-1971
00:00:00 Immigrant Song
00:04:46 Heartbreaker
00:10:40 Since I've Been Loving You
00:18:20 Black Dog
00:24:40 Dazed And Confused
00:46:10 Stairway To Heaven
00:57:17 Going To California
01:01:53 That's The Way
01:09:42 What Is And What Should Never Be
01:14:30 Whole Lotta Love
01:37:20 Thank You
01:44:06 Communication Breakdown
Radio One Live Session - January 4th 1971 John Peel Sunday In Concert BBC TV Studios, London
The Complete BBC Radio Sessions
Robert Plant / vocals, harmonica
Jimmy Page / guitars
John-Paul Jones / bass, keyboards
John Bonham / drums
1:14:30 Whole Lotta Love
1:18:49 Boogie Chillen
1:21:17 Bottle up and go/Truckin’ little mama
1:22:43 Fixin’ to die blues
1:23:26 That’s alright mama
1:25:07 For what it’s worth
1:26:53 Mess of blues
1:28:54 Honey bee
1:32:21 The Lemon song
1:33:20 Whole Lotta Love (Reprise)

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Il quarto album senza titolo dei Led Zeppelin - colloquialmente noto come Led Zeppelin IV - ha lanciato la band nell'alta stratosfera del rock.

Tutto ciò che ha reso i Led Zeppelin uno dei più grandi gruppi della storia è stato assemblato nelle otto tracce dell'LP. Heavy metal, folk, rock 'n' roll classico e blues: tutti i vari generi scelti dalla band sono stati fusi nelle canzoni. Insieme a una sperimentazione più profonda in termini di struttura e tecnica di registrazione, il materiale offriva una dinamica senza precedenti nella musica dell'epoca.



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L'album è stato registrato a Headley Grange , un edificio vittoriano in gran parte abbandonato con sede nell'East Hampshire, con lo studio mobile dei Rolling Stones utilizzato per catturare il lavoro. Lì, Robert Plant , Jimmy Page , John Paul Jo"Quando sei innamorato di Joni Mitchell devi davvero scriverne di tanto in tanto." È così che Robert Plant ha riassunto in modo memorabile l'ispirazione per "Going to California". Mentre la musica dei Led Zeppelin era ben lontana dallo stile folk-rock di Mitchell, Plant e Page erano fan sinceri del cantautore. Anche così, i Led Zeppelin non sono stati accolti dalla folla di Laurel Canyon quando hanno visitato il Golden State. Anche la loro esperienza come emarginati da quel gruppo di artisti, unita ai ricordi di Plant di "lottare per ritrovarsi in mezzo a tutta la follia della California", ha contribuito alla canzone.


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Pubblicato l'8 novembre 1971, Led Zeppelin IV sarebbe diventato l'album più venduto nel catalogo della band, con oltre 35 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il successo di critica e commerciale resta uno degli LP più celebrati della storia, acclamato tra i veri capolavori del rock.

Di seguito offriamo una guida traccia per traccia al quarto LP senza titolo dei Led Zeppelin, con collegamenti a storie più dettagliate per ogni canzone.

"Cane nero"

La traccia di apertura di  Led Zeppelin IV è stata costruita attorno a un complesso riff scritto dal bassista della band, John Paul Jones. "Volevo provare un blues elettrico con una parte di basso scorrevole, ma non poteva essere troppo semplice", ha ricordato Jones. "Volevo che tornasse su se stesso". I tempi mutevoli si sono rivelati difficili da gestire, una sfida particolarmente difficile per il batterista John Bonham, a cui è stato assegnato il compito di stabilire un solco fondamentale per supportare il riff dinamico della canzone. Gli ululati distintivi di Robert Plant hanno unito la traccia. O, come disse una volta il cantante, la sua voce ha preso "Black Dog" "da un riff e ne ha fatto un pezzo musicale - più costruito, più come un pezzo funzionante in modo che potessimo suonarlo tutti".

"Rock and roll"

Tutti e quattro i membri dei Led Zeppelin avevano un devoto apprezzamento per la musica americana, senza che nessun artista fosse più grande di Little Richard . Durante la registrazione della canzone "Four Sticks" per i Led Zeppelin IV , i membri della band si sono trovati in difficoltà. Nel tentativo di ricalibrare un po' le cose, Bonham ha iniziato a suonare una versione improvvisata di "Keep a Knockin'" di Little Richard. Il resto della band si è presto unito a loro, ogni musicista ha aggiunto idee musicali alla jam. Divenne subito chiaro che erano su qualcosa. Sono stati aggiunti testi ispirati al pioniere del rock 'n' roll degli anni '50, il tastierista dei Rolling Stones Ian Stewart ha  contribuito con ulteriori livelli e il risultato sarebbe diventato uno dei brani più iconici dei Led Zeppelin.

“La battaglia dell'eternità”

La terza traccia su IV ha consegnato l'unico duetto vocale nel catalogo dei Led Zeppelin. "The Battle of Evermore" vedeva la cantautrice folk Sandy Denny dei  Fairport Convention impegnata in un'interazione con Plant, ma la canzone non era originariamente progettata in quel modo. Quando Plant ha concepito questa melodia epica sul bene contro il male, inizialmente aveva immaginato di cantare entrambe le parti vocali. Ma considerando la diversa natura di ogni set di testi, l'idea non ha funzionato. Plant ha ammesso che la voce "non suonava bene con una voce, un tono" e alla fine ha reclutato Denny per dare a "The Battle of Evermore" una dinamica più chiara. Musicalmente, la traccia è stata sostenuta dalle intricate parti di mandolino di Page, anche se non aveva mai preso in mano lo strumento prima.


È diventata una delle canzoni più iconiche della storia del rock, e mentre i Led Zeppelin non avrebbero potuto immaginare quanto sarebbe stato d'impatto "Stairway to Heaven", hanno certamente cercato di creare qualcosa di epico. "L'idea era di avere una canzone che cambiasse effettivamente mentre la suonavamo", ha spiegato Page, notando che la traccia presentava movimenti simili a un pezzo classico. "Gli strati si svolgevano con gli strumenti mentre stavano entrando, e la batteria sarebbe arrivata più tardi mentre la canzone procedeva, e ci sarebbe stato questo movimento nell'assolo di chitarra che ti avrebbe portato attraverso, e lo slancio si sarebbe dispiegato mentre il ritmo accelerato». Tutti questi anni dopo, "Stairway to Heaven" occupa un posto permanente nella cultura pop, influenzando film, programmi TV e routine sportive, e persino sopravvivendo alle accuse di messaggi satanici nascosti.

I Led Zeppelin hanno abbracciato il loro lato flower-power in "Misty Mountain Hop". La traccia è stata ispirata da una protesta nella vita reale che ha avuto luogo a Hyde Park a Londra nel luglio 1968, dove la folla si è radunata a sostegno della legalizzazione della marijuana. Plant era sicuro di aver mescolato anche l'influenza del suo autore preferito, JRR Tolkien. "Misty Mountain Hop" è stato descritto da un critico come "incomprensibile datato figlio dei fiori", un'opinione con cui Plant si è offeso. "L'essenza di tutto il viaggio era il desiderio di pace e tranquillità, e una situazione idilliaca", ha detto il cantante a Rolling Stone nel 1975. "Questo è tutto ciò che chiunque possa mai desiderare. Quindi, come potrebbe essere 'incomprensibile datato figlio dei fiori' "Se lo è, allora continuerò a essere una datata figlia dei fiori".

Un'altra canzone che si è rivelata problematica a causa della complessità dei suoi tempi mutevoli, "Four Sticks" ha allungato i Led Zeppelin in modo creativo. Mescolando influenze orientali e tecniche di gioco mai utilizzate prima, la band ha creato una delle sue tracce più distintive. Tuttavia, il momento della svolta non è arrivato in studio ma tra il pubblico per l'esibizione di qualcun altro: una battaglia di batteria molto pubblicizzata tra Ginger Baker e la leggenda del jazz Elvin Jones. Bonham osservò affascinato la battaglia e fu ispirato da ciò a cui fu testimone. Il giorno dopo, Bonham è andato in studio, ha preso due set di bacchette - ispirando il titolo "Four Sticks" - e ha proceduto a registrare le sue parti mozzafiato.

"Quando sei innamorato di Joni Mitchell devi davvero scriverne di tanto in tanto." È così che Robert Plant ha riassunto in modo memorabile l'ispirazione per "Going to California". Mentre la musica dei Led Zeppelin era ben lontana dallo stile folk-rock di Mitchell, Plant e Page erano fan sinceri del cantautore. Anche così, i Led Zeppelin non sono stati accolti dalla folla di Laurel Canyon quando hanno visitato il Golden State. Anche la loro esperienza come emarginati da quel gruppo di artisti, unita ai ricordi di Plant di "lottare per ritrovarsi in mezzo a tutta la follia della California", ha contribuito alla canzone.


La canzone finale di IV , "When the Levee Breaks", è stata originariamente scritta nel 1929, ispirata al Great Mississippi Flood, e registrata dagli artisti blues del Delta Kansas Joe McCoy e Memphis Minnie. I Led Zeppelin hanno sentito un'affinità con la canzone e hanno costruito sulla composizione originale. Plant ha aggiunto nuovi testi, Bonham ha registrato la sua batteria in un corridoio per ottenere l'esatta atmosfera che voleva e la band ha spostato il ritmo verso una trance inebriante. "Se rallenti le cose, fa sembrare tutto molto più denso", ha spiegato in seguito Page. Il suono saturo della traccia ha contribuito a cementare il suo posto nella storia del rock.



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