giovedì 7 settembre 2023

♥ღ♥ ⁀⋱‿6 ROBERT PLANT E SAVING GRACE .. 𝗧𝗢𝗨𝗥 EUROPA ,𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗢𝗦𝗧𝗜𝗔 𝗔𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔 𝗘 𝗗𝗜𝗡𝗧𝗢𝗥𝗡𝗜 2023(𝗹𝗶𝗴𝗻𝗮𝗻𝗼,𝗺𝗮𝗰𝗲𝗿𝗮𝘁𝗮,𝗯𝗮𝗿𝗶,𝘁𝗮𝗼𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮,𝗼𝘀𝘁𝗶𝗮 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗮,𝗺𝗶𝗹𝗮𝗻𝗼 𝘃𝗶𝗰𝗲𝗻𝘇𝗮)♥ღ♥ ⁀⋱‿



Situato all’interno dell’area archeologica degli scavi, il teatro romano di Ostia Antica fu eretto sotto Augusto alla fine del I sec. a.C. Era una struttura maestosa e imponente per l’epoca, basti pensare che era in grado di ospitare fino a 2500 persone. Alla fine del II secolo, il teatro venne ulteriormente ampliato e portato una capacità di circa 4000 posti.
Il corridoio centrale d’ingresso del teatro fu poi modificato da Ragonio Vincenzio Celso nel IV secolo, il quale fece installare una statua di Roma, ancora visibile dietro il Ninfeo est, e spostare basi di statue site nel piazzale delle Corporazioni ormai in stato di abbandono.
Assieme al retrostante piazzale delle Corporazioni, il teatro di Ostia Antica formava un grandioso complesso, all’interno del quale si concentravano gli uffici dei mercanti e dei commercianti più in vista della città. L’edificio è stato restaurato più volte nel corso dei secoli, ma, nonostante le modifiche strutturali subite, conserva ancora il fascino originale dei tempi passati.
Oggi, il teatro romano di Ostia Antica ospita numerosi eventi culturali, tra cui concerti e spettacoli di teatro, di danza e di cabaret.
Photo: Parco Archeologico di Ostia Antica
Il teatro fu costruito verso la fine del I secolo d.C., insieme al Piazzale delle Corporazioni, e poteva contenere fino a 3000 spettatori.
Alla fine del II secolo, il teatro fu ampliato fino a poter accogliere 4000 persone. Nella facciata sul Decumano Massimo, dietro a un portico, c’erano numerosi negozi.
Si accedeva al livello inferiore della tribuna da un corridoio centrale e da due ingressi laterali. Le scale tra i negozi portavano al secondo e al terzo livello. I sedili erano rivestiti in marmo.
Le colonne, che si possono vedere oggi dietro al palco, si trovavano nel terzo livello della tribuna. Sul palco si vedono tre maschere teatrali che originariamente facevano parte della decorazione dell’edificio.




𝗧𝗢𝗨𝗥 𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗢𝗦𝗧𝗜𝗔 𝗔𝗡𝗧𝗜𝗖𝗔 𝗘 𝗗𝗜𝗡𝗧𝗢𝗥𝗡𝗜 2023

..𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐚 "𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐲".. 𝐮𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐎𝐬𝐭𝐢𝐚 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚..


.per tutta la "family"..
un ricordo di Ostia Antica..
.. ero in fila per entrare al Mitico Teatro Romano ..,ed era meraviglioso sentire parole e sensazioni di chi come me attendeva di assistere al concerto di Robert Plant, ci sorridevamo un pò tutti,certi di assistere a qualcosa di epico e irripetibile..il mio sguardo si è incrociato con quello di una signora con sua figlia adolescente, e ho chiesto loro se era la prima volta che vedevano Robert dal vivo..
la mamma ,forse anche grata di quella domanda, mi ha sorriso con una luce calda e ha risposto affermativamente aggiungendo che aveva portato con sè la figlia..allora io ho rivolto lo stesso sorriso a quella bellissima ragazzina, bionda, riccioluta, occhi brillanti e le ho accarezzevolmente detto che non avrebbe dimenticato questa serata.
Per lei era la prima volta e l'ho rassicurata che quando sarebbe ritornata a casa avrebbe portato con se emozioni fortissime..
"Vedrai che ne sarai rapita e sarai grata a mamma di averti portato qui..ne sarai entusiasta"...ci siamo scambiate i nomi e poi
ci siamo salutate con un sorriso grande...
poi ,per un caso decisamente fortuito, in attesa di risalire in macchina con chi era con me, Miro e Mirko, e abbiamo atteso un pò, vista la marea di macchine e altro,con qualche problema di parcheggio..si è fermata una macchina e mi sono sentita chiamare...
..Era la dolce ragazzina con sua mamma, con cui avevo scambiato poche parole ma emozionanti.,
.con il finestrino abbassato mi ha detto che le avevo regalato una magia..le avevo detto precisamente come lei si sarebbe sentita dopo quel concerto..le era piaciuto tantissimo..
Le ho fatto una carezza sulla guancia, le ho preso la mano e ringraziando Lei e la mamma..le ho fatto l'augurio di assistere ad una altra serata come quella appena finita.ed un augurio per un arrivederci..e lei mi ha ancora ringraziato..
la magia di un concerto epico
,la magia di Roma possono fare anche questo...❤
e
forse in quella atmosfera,
un pò magica lo ero anche io🌹
lo eravamo tutti!!❤
 
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Robert Plant tells a Guns N Roses joke / The Rain Song (Led Zeppelin) 03/09/2023 Ostia Rome Italy




Robert Plant, una rockstar al servizio della musica
Di Maria Grazia Stella il 05/09/2023
OSTIA ANTICA.❤
Domenica sera nella splendida cornice del teatro romano di Ostia antica il leggendario ex frontman dei Led Zeppelin ha incantato i tremila spettatori con le sue interpretazioni e la sua band di straordinari musicisti in cui spicca Suzi Dian..
Ostia antica - Domenica sera, nella splendida cornice del teatro romano di Ostia Antica, i circa tremila presenti, hanno assistito ad uno dei più bei concerti degli ultimi tempi.
Robert Plant, il leggendario ex-frontman dei Led Zeppelin, ha letteralmente "rapito" gli spettatori per circa due ore, condividendo con il pubblico la sua musica del "cuore", che solo in minima parte ha coinciso con il repertorio di quelli che sono considerati gli inventori dell'hard rock.
Perché una Rockstar al servizio della musica? Semplicemente perché dallo scioglimento della band inglese in seguito alla scomparsa del loro insostituibile batterista John Bonham nel 1980, Robert Plant non ha mai pensato di adagiarsi sugli allori eseguendo stancamente il loro repertorio per riempire gli stadi di milioni di "vedove" degli Zeppelin, ma ha intrapreso coraggiosamente un proprio percorso artistico ormai quarantennale, dove l'attuale tour rappresenta uno dei molteplici "passaggi" della sua esperienza artistica.
A conferma di ciò, sta la decisione di Plant di intraprendere questa tournee, denominata significativamente Saving Grace, con una band tutta nuova, dove spicca la cantante e pluristrumentista portoghese Suzi Dian. Nessun disco da promuovere, bensì solo amore per la musica. Infatti qualche mese fa Plant, si è imbattuto non lontano dalla sua abituale residenza in Inghilterra, in una esibizione dell'artista lusitana, restandone totalmente rapito. Non ci ha pensato due volte, ha costruito una nuova band con Suzi, e come si dice in questi casi, "On the road again!".
Il repertorio della band, perché malgrado il suo carisma Robert è completamente al servizio di essa, attinge a piene mani nel repertorio folk e country. D'altronde già ai tempi degli Zeppelin i riferimenti alla musica e letteratura celtica, sono ben chiari. Le atmosfere di The battle of Evermore o il perfido Gollum di Ramble on, aleggiano anche nelle nuove canzoni scelte da Plant per il concerto. Ma soprattutto Robert ricorda ai presenti il suo amore incondizionato per il blues del Delta e Chicago, come ha tenuto a precisare nei divertenti momenti di colloquio con il pubblico.
In ultimo, ancora due notazioni. La voce: il timbro è un marchio di fabbrica e dopo qualche anno di appannamento sembra aver trovato una nuova maturità, che aggiunge ulteriori "colori" rispetto agli spericolati vocalizzi ai tempi degli Zeppelin.
Il performer: Robert ha un carisma naturale, che non concede nulla ai vuoti lustrini di tanti spettacoli che hanno avuto immeritatamente come location, per restare nella nostra città, il Circo Massimo. Sul palco sembra una sorta di Gandalf della musica, saggio ed energico. Restiamo in attesa della prossima magia!
e aggiungo Lo spartito, il pentagramma, la chiave di violino, le note.
E poi i suoni, i ritmi, le melodie, gli accordi.
La musica è un linguaggio universale.
Che tocca le corde del cuore.
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Robert Plant, a rock star at the service of music
By Maria Grazia Stella on 05/09/2023
ANCIENT OSTIA.
On Sunday evening in the splendid setting of the Roman theater of Ostia Antica the legendary former frontman of Led Zeppelin enchanted the three thousand spectators with the interpretations of him and his band of extraordinary musicians in which Suzi Dian stands out..
Ostia antica - On Sunday evening, in the splendid setting of the Roman theater of Ostia Antica, the approximately three thousand present attended one of the most beautiful concerts of recent times.
Robert Plant, the legendary ex-frontman of Led Zeppelin, literally "kidnapped" the spectators for about two hours, sharing with the public his "heart" music, which only minimally coincided with the repertoire of those who are considered the inventors of hard rock.
Why a Rockstar at the service of music? Simply because since the dissolution of the English band following the death of their irreplaceable drummer John Bonham in 1980, Robert Plant never thought of resting on his laurels by tiredly performing their repertoire to fill the stadiums with millions of Zeppelin "widows", but he courageously embarked on his own forty-year artistic journey, where the current tour represents one of the multiple "passages" of his artistic experience.
Confirming this is Plant's decision to undertake this tour, significantly called Saving Grace, with a completely new band, where the Portuguese singer and multi-instrumentalist Suzi Dian stands out. No album to promote, but just love for music. In fact, a few months ago, Plant, not far from his usual residence in England, came across a performance by the Portuguese artist, and was totally enraptured. He didn't think twice, he built a new band with Suzi, and as they say in these cases, "On the road again!".
The band's repertoire, because despite his charisma Robert is completely at its service, draws heavily on the folk and country repertoire. On the other hand, already at the time of Zeppelin the references to Celtic music and literature are very clear. The atmospheres of The battle of Evermore or the evil Gollum of Ramble on also hover in the new songs chosen by Plant for the concert. But above all Robert reminds those present of his unconditional love for the Delta and Chicago blues, as he was keen to point out in the amusing moments of conversation with the public.
Finally, two more notes. The voice: the timbre is a trademark and after a few years of tarnishing it seems to have found a new maturity, which adds further "colours" compared to the reckless vocalizations of the Zeppelin era.
The performer: Robert has a natural charisma, which concedes nothing to the empty sequins of many shows that have undeservedly had the Circus Maximus as their location, to remain in our city. On stage he seems like a sort of Gandalf of music, wise and energetic. We are waiting for the next magic!
https://www.ostiatv.it/robert-plant-una-rockstar-al-servizio-della-musica.html?fbclid=IwAR2F3ra0TsIfURFvd5LK0JyWgsj1ko6m7ytOSUpJFYCH6KBA3Whr1a9x7eY



“, come si affronta un periodo in salita?”
“Sapendo che la prosecuzione sarà migliore, sir”
“Perché dopo la salita c’è la discesa?”
“Perché dopo la salita c’è il panorama, sir”
“Questo non renderà la salita meno faticosa, ”
“Ma renderà l’arrivo davvero indimenticabile, sir”
“Passa la borraccia, ”
“Con piacere... sir”
❤
, how do you deal with an uphill period?”
"Knowing that the continuation will be better, sir"
“Why is there a descent after the climb?”
"Because after the climb there is the view, sir"
“That won't make the climb any less tiring, ”
“But it will make the arrival truly unforgettable, sir”
“Pass the water bottle,”
“With pleasure... sir”
❤



𝐎𝐬𝐭𝐢𝐚 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚..



























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https://www.ocanerarock.com/live/live-reports/il-folk-salvifico-di-robert-plant/

Il folk salvifico di Robert Plant

Marzia Facchinetti - 





Robert Plant @ Teatro di Ostia Antica. 3 Settembre 2023
Friends..
visuale teatro..bellissimo
visto che ho potuto ammirarlo dal vivo, per me Ostia Antica è stato il live emotivamente esplosivo ed empatico.da descrivere negli annali..e non lo dico solo io.. Lui è il più Grande di tutti i tempi..in assoluto💕💖..è Leggenda
.io ero lì a due metri da lui..!..le foto rendono poco l'idea ma vivere il concerto ti strapazza e allo stesso tempo ti immobilizza❤


goodnightostia antica 2023








Robert Plant Friends-LED Zeppelin (live 2023)










Immensa la canzone..immenso Lui..❤
Robert Plant Satan Your Kingdom Must Come Down Ostia Antica 3 settembre 2023
e mi ripeto..
A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo.











Immensa la canzone..immenso Lui..❤
Robert Plant Satan Your Kingdom Must Come Down Ostia Antica 3 settembre 2023
e mi ripeto..
A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo.
https://youtu.be/StS2TS2AnV4








Robert Plant live agli Arcimboldi di Milano, il report (05.09.2023)
report di stampa..e





Robert Plant live agli Arcimboldi di Milano, il report (05.09.2023)
report di stampa..e


ROBERT PLANT con “Saving Grace” a Lignano, report e scaletta
27 Agosto 2023
di Raffaele Ragusa
Robert Plant. Ero convinto bastasse scrivere queste due parole, il nome ed il cognome di uno degli dèi del rock, uno tra i più grandi frontman di tutti i tempi nonché una delle voci più ammalianti della storia della musica per scrivere questo articolo: cosa servirebbe dire su Robert Plant? Nulla. E avrei già finito. Invece, mi ritrovo ora ad essere più che convinto che quanto segue non sarà minimamente sufficiente per descrivere ciò che il cantante britannico è riuscito a far esperire alle 3.000 persone presenti sabato 26 agosto, all’Arena Alpe Adria di Lignano, nell’ambito di Nottinarena.
L’aspettativa per un progetto musicale senza album in promozione, senza sito web o presenza sui social network, con una band ed un repertorio sconosciuti, era alta.
Robert Plant ha sempre dimostrato di essere come molti vini, di quelli che più invecchiano (o maturano) e migliori diventano, ma ci sarà riuscito anche questa volta con una scommessa artistica che pare quasi un salto ad occhi chiusi? A giudicare dalle date sold out passate e dalla reazione enfatica del pubblico presente sabato sera, la risposta è indubbiamente sì.
Già dalla data precedente a quella di Lignano (il tutto-esaurito a Portorose, Slovenia), la curiosità e la pregustazione per un concerto fine, energico e toccante hanno iniziato a diffondersi anche oltreconfine grazie ai contenuti condivisi sui social network dai contatti che in un modo o nell’altro ognuno di noi ha; l’attesa era ora finita però, lo spazio era tutto per la musica.
Così, Tony Kelsey, il “Messia della chitarra” (come lo definisce Plant durante la serata) e Matt Worley salgono sul palco da soli, imbracciano rispettivamente chitarra acustica e banjo ed iniziano a suonare (i due imbracceranno nel corso della gig, poi, anche mandolini e un cuatro). Essi interloquiscono musicalmente tra loro fino a confluire nel riff di “Gospel Plow”, un brano della tradizione statunitense.
È su queste note che, poco dopo l’entrata in scena del batterista Oli Jefferson, un’imponente figura alta e slanciata, con uno chignon a legare la folta chioma (una volta) bionda, sale mestamente dal retro del palco, accompagnato, quasi per contrasto, dalla figura minuta e delicata di Suzi Dian, la giovane cantante che affianca Plant in questo gruppo.
Per diversi secondi, dopo, è solo boato.
Segue poi un altro brano della tradizione, “The Cuckoo”, che eleva ancor più l’intensità e l’elettricità della serata. Quasi senza soluzione di continuità, si giunge al primo brano del glorioso passato: “Friends”, da “Led Zeppelin III”.
Plant, con il suo sagace umorismo britannico, parla molto e racconta molte storie ed aneddoti, molti dei quali provenienti dalle misty mountains, come le chiama lui. Il quintetto procede poi con escursioni nel blues più tradizionale, citando “In my Time of Dying” dall’album “Physical Graffiti” nel bel mezzo di “Satan, Your Kingdom Must Come Down”: scelta sicuramente non casuale dato che il primo è l’unico pezzo nel catalogo degli Zepp ad invocare Gesù, in palese contrapposizione quindi con il soggetto del brano della tradizione Mississippi.
Dopo aver coinvolto il pubblico con un po’ di bluegrass eseguendo, ad esempio, “Everybody’s Song” dei Low, il tutto deliziato dagli assoli potenti ed evocativi di Kelsey alla chitarra elettrica baritona, era il momento di “canzoni forse un po’ pop, romantiche, tristi e molto serie”.
Era insomma, il momento di piangere.
E lo è stato. Il primo pezzo di questo insieme è introdotto da un racconto che spiega come fin da giovane, il cantante desiderasse cantarlo e di come finalmente ora abbia la possibilità di farlo; parte quindi il sempre attuale brano di protesta dei Moby Grape “It’s a Beautiful Day Today”. Suzi Dian prosegue poi con una cover commovente di “Too Far From You”.
Dopodiché, come un fulmine a ciel sereno, Percy decide di far diluviare sulla folla uno dei brani più romantici e musicalmente più intensi del rock, “The Rain Song”, da “Houses of the Holy” del 1973. Quando le ultime note di “The Rain Song” ancora risuonavano, il pubblico era già nel palmo della mano di Plant: con i suoi acuti ruggenti ha dato prova di possedere ancora lo stesso timbro e vigore vocale che lo contraddistinguono dalla fine degli anni ottanta.
Le cover successive erano meno romantiche e lente ma più movimentate e conturbanti.
Volgendo al termine del concerto si è passati quindi attraverso “Four sticks”, brano del 1971 in 5/4, “Let the Four Winds Blow”, “Down to the Sea”, “Chevrolet” rifacimento di “Hey Gyp (Dig the Slowness)” di Donovan, “House of Cards” ed “Angel Dance”.
Saliti sul palco per i bis chiamati a gran voce, Plant, Dian e gli altri hanno fatto letteralmente alzare in piedi tutta l’arena con un’esplosiva versione di “Gallows Pole”, ironico pezzo country di “Led Zeppelin III”, dopo il quale nessuno avrebbe voluto lo show finisse.
Quel momento, invece, doveva giungere ma Plant nascondeva ancora una perla con cui deliziarci: l’ultima canzone è stata eseguita a cappella da tutti i membri della band e ha dato la possibilità a Worley di sfoggiare le sue notevoli doti canore. Il pezzo si intitola “We Bid You Goodnight” ed è un antico brano tradizionale delle Bahamas portato poi in Scozia e sceso nell’Inghilterra rurale nella quale Plant è cresciuto. La delicatezza e la raffinatezza emozionanti di questo ultimo brano racchiudono tutta l’eleganza insospettabile che un gruppo così potente capace di far roteare teste, di far battere mani e piedi, di far agitare corpi e ballare per un’ora e mezza possiede.
Intervistato dalla stampa prima della data di Lignano, Robert Plant ha spiegato il motivo del nome dato al progetto Saving Grace (“Grazia salvifica”), sostenendo come egli si senta benedetto dalla musica di cui ha potuto far parte negli ultimi sessant’anni.
Mai nome fu più ambivalente: noi tutti dovremmo ritenerci graziati potendo assistere ad eventi di artisti simili.
Robert Plant & Saving Grace feat. Suzi Dian - Band Presentation & Goodnight (2023.08.26 Lignano, IT)
https://www.musicandthecity.it/robert-plant-con-saving-grace-a-lignano-report-e-scaletta/?fbclid=IwAR0PedeTfw8A5pwqmODvkkXsKYegAkjB3bm-WZ5sa75buyZThekZSpDG230


martedì 5 settembre 2023
Concerto Robert Plant Milano il 05 settembre 2023
Teatro degli Arcimboldi, Milano (MI)
Da tempo Robert Plant ha abbandonato per strada il fardello dei Led Zeppelin e percorre sentieri diversi (una volta nuovi) e quando l’attuale tragitto incrocia le strade del passato queste vengono percorse su un lato diverso, con una marcia differente e soprattutto con altri giri motore.
Saving Grace la band
Di tutto questo ancora una volta il 75enne cantante inglese ne ha dato dimostrazione con questo progetto dal titolo “Saving Grace” realizzato con il featuring della cantante Suzi Dian (che suona pure il basso e la fisarmonica) e il supporto strumentale di Oli Jefferson (batteria e percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche ed elettriche), e Matt Worley (banjo, chitarre acustiche elettriche e baritono, cuatro). Con questa formazione Plant è arrivato in Italia per sette date a cavallo tra agosto e settembre. Questo il calendario
26 agosto Arena Alpe Adria Lignano
28 agosto Sferisterio Macerata
30 agosto Teatro Antico Taormina
1° settembre Locus Festival Bari
3 settembre Teatro Romano Ostia Antica
5 settembre Teatro Arcimboldi Milano
6 settembre Piazza Dei Signori Vicenza In Festival
Folk e pochi Led Zeppelin
Il progetto “Saving Grace”, che è nato nel 2019 ed è stato rodato in piccoli locali nel Regno Unito, affonda la sua ragion d’essere nel folk ma non disdegna altro, pescando nella black music e aggiungendo una spruzzata di Led Zeppelin, ma non quelli di “Whole Lotta Love” o di “Stairway To Heaven” ma di “Friends”, “Rain Song”, “Four Sticks” o ancora quelli che si tuffano nel folk con “Gallows Pole”.
Qua e là Robert butta anche qualche altra citazione della sua vecchia band, ma il resto dei 18 brani in scaletta sono tutte cover (o auto cover), molte direttamente dalla tradizione folk, altre di chiara ispirazione folk. Si tratta di brani di Leon Russell, Low, Moby Grape, Los Lobos, Richard & Linda Thompson e altri.
Non solo folk
Ma il folk non è l’unico elemento stilistico, diventa una sorta di porta girevole con cui entrare ed uscire da mondi sonori e stilistici diversi. C’è una spruzzata di blues, un tuffo nel folk rock, momenti di grande intimità, finestre che si aprono sul rock, un accenno mediterraneo/arabeggiante. Una varietà che arricchisce il tutto senza renderlo caotico ma seguendo una linea artistica ben precisa, segnata dal suono, dalla strumentazione e dagli arrangiamenti.
Tutto è sempre molto intimo, pacato, anche se non manca qualche sferzata più rock (soprattutto nel mondo Zep). L’elemento dominante è l’eleganza, la bellezza, la cura sonora e formale dei brani che tuttavia non diventano mai stucchevoli o patinati. Il gruppo supporta al meglio le doti vocali di Plant che a sua volta spazia allontanandosi dal registro storico che lo contraddistingueva nel Led Zeppelin e che proprio su quei brani (con qualche aiutino e artifizio tecnologico) torna a farsi sentire.
La voce è ok
Tanti sono gli anni di scena di Robert Plant ma la sua voce sembra risentire poco del passare del tempo, si è modificata, il repertorio è diverso e chiede qualcosa d’altro ma la voce non si rompe e regge bene la scena pure nei momenti di maggior performance.
Anche il suo stare sul palco è inevitabilmente differente. Niente più torso nudo, niente più esuberanze giovanili ora sul palco con lui sale il carisma, la sua storia. Restano nel backstage la nostalgia e il fantasma del passato che la voce di “Black Dog” o “Dazed and Confused” sembra aver esorcizzato definitivamente. Ora forse il vero legame con il passato sono i suoi capelli, ancora folti e riccioluti, anche se non più fulvi come in gioventù. Lui è una star eppure sul palco lascia spazio (anche defilandosi fisicamente) ai suoi compagni di avventura, si “inchina” idealmente alla bravura della sua compagna di avventure Suzi Dian e ai suoi superbi musicisti. Sembra quasi intimorito e perplesso dall’esultanza e affetto che il pubblico dimostra per lui.
Il ricordo di Milano
Nella ora e mezzo del concerto di Milano c’è tempo e spazio per i suoi ricordi da bambino, delle sue scoperte musicali giovanili ma anche un cenno, con un po’ di sarcasmo e ironia, agli incidenti e la guerriglia del luglio 1971 al Velodromo Vigorelli nel capoluogo lombardo in occasione del loro concerto in città.
Alla fine tutti a letto con l’augurio di una buonanotte che i cinque protagonisti cantano insieme a cappella tra gli applausi del pubblico.
Ecco perché piace
Eleganza, qualità della performance (anche se non nuovissima rispetto alle ultime esibizioni di Plant), una buona scaletta, ricordo non nostalgico del passato, grande rispetto per l’artista (accolto da subito con una standing ovation che si sono ripetute in altre occasioni - immancabili sul repertorio Zep - sino a quella prolungata finale) sono gli elementi vincenti che l’ex Led Zeppelin porta sul palco convincendo il pubblico... con la consapevolezza di vincere facile.
Scaletta
Gospel Plow (Traditional)
The Cuckoo (Traditional)
Let The Four Winds Blow (Robert Palnt and the Strange Sensation)
Friends (Led Zeppelin)
Out in the Woods (Leon Russell)
Too Far From You (Nashville Cast)
Satan, Your Kingdom Must Come Down (Traditional)
Everybody’s Song (Low)
It’ a Beautiful Day Today (Moby Grape)
The Rain Song (Led Zeppelin)
As I Roved
Chevrolet (Lonnie Young, Ed Young, & Lonnie Young Jr)
Down to the Sea (Robert Plant)
Four Sticks (Led Zeppelin)
Angel Dance (Los Lobos)
Bis
House Of Cards (Richard & Linda Thompson)
Gallows Pole (Traditional Led Zeppelin)
And We Bid You Goodnight (Traditional)
https://www.rockol.it/news-739228/robert-plant-e-suzi-dian-live-saving-grace-recensione-concerto-milano?fbclid=IwAR1ahtQXDLW9rAwOoNvoqdJRjfrP5J_z2O4OrqndkHTVUSqnNW1Qj6zzhdM

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Robert Plant: magia e classe agli Arcimboldi di Milano
Gianni Poglio
Ci vuol poco a diventare il clone pallido di se stesso quando si ha alle spalle una storia come la sua. In fondo sarebbe bastato accettare l'idea di rifare i Led Zeppelin negli stadi con Jimmy Page e John Paul Jones. Replicare il proprio mito da anziani, si sa, è uno degli sport preferiti dei rocker d'annata. Ma Robert Plant non è l'artista adatto per questo tipo di revival senza fine, e infatti da almeno vent'anni (fatta eccezione per una riuscita rimpatriata con gli Zep nel dicembre del 2007) ha scelto di costruire intorno a sè un nuovo universo sonoro. Nei dischi solisti e soprattutto in concerto.
Dal vivo Plant propone una visione musicale chiara e nitida, che ieri sera ha raccolto applausi e ovazioni entusiastiche agli Arcimboldi di Milano. Con lui, i Saving Grace, ovvero Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche), Matt Worley (banjo, chitarre acustiche e baritono, cuatro), e un'eccezionale vocalist e polistrumentista portoghese, Suzi Dian, la complice ideale in uno show, elegante, raffinato e molto, molto intenso.
La scelta di fondo di Robert è tornare alle radici, alla musica che l'ha ispirato da giovane viaggiando tra il folk, il blues del Delta del Mississippi, il gospel e naturalmente il buon vecchio rock. Il tutto realizzato con una coerenza sonora straordinaria che attraversa i brani "traditional" come Gospel Plow, The Cuckoo e Satan e Your Kingdon Must Come Down, riproposta in una versione da brividi. Il momento più alto dell'intero spettacolo. Tanta musica, tanta qualità, tanta passione: è il suono che avvolge ed emoziona in un alternarsi di piani e forti. Un gioco di dinamiche che impreziosisce le versioni di Out in the woods (Leon Russell), Angel dance (Los Lobos) e Chevrolet (Ed e Lonnie Young).
E i Led Zeppelin? Ci sono, ma non per far felici gli inguaribili nostalgici del tempo che fu (durante lo speech tra un brano e l'altro Plant ha ricordato i lacrimogeni e il concerto interrotto al Vigorelli di Milano nel 1971: "It was 197 something..."). Friends, The Rain Song, Gallows Pole e Four sticks, sparse per la scaletta, non sono un siparietto a parte, ma vecchi capolavori riarrangiati e perfettamente inseriti nel contesto del concerto. A chiudere uno splendido momento spiritual gospel sulle armonie di And we bid you goodnight. Perfetto.
https://www-panorama-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.panorama.it/amp/robert-plant-concerto-milano-2664972307?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D&fbclid=IwAR0V83OCHYu94diARurGOaznTtEbv36ON-7AbLbfuO8y3EZFkxq98h6tqaU#amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=16942038034547&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.panorama.it%2Flifestyle%2Fmusica%2Frobert-plant-concerto-milano



Celebrando la storia e la musica, a Milano Robert Plant rinuncia a celebrare se stesso
DiAlfredo Marziano
Con una band nata quasi per hobby 4 anni fa e che ancora non ha pubblicato un solo disco, Robert Plant ha forse appena incassato il suo maggiore successo in Italia da quando si propone come artista “solista ” (virgolette d’obbligo, perché per lui – sempre pronto a fare un passo indietro e a concedere spazio, quando risulta utile alla canzone – lo spirito di gruppo e l’interscambio fra i musicisti hanno sempre un’importanza cruciale). 7 date, compresa quella del 5 settembre al Teatro Arcimboldi di Milano, accolte con calore, entusiasmo e affetto travolgente da un pubblico che sembra avere fatto pace con la sua ostinazione a non riformare i Led Zeppelin comprendendo l’onestà e la lungimiranza del suo percorso artistico.
Plant oggi ha tanto altro per la testa e almeno 3 (se non 4) progetti musicali differenti in corso. Nel 2022 l’avevamo visto a Lucca con Alison Krauss in un concerto purtroppo azzoppato dallo stato febbrile della cantante dell’Illinois: poche analogie, se non che in entrambi i casi si tratta di 2 juke box vintage, cromati e scintillanti, di contenitori pregiati di titoli ripresi dal miglior songbook angloamericano. Allora country, soul, blues, rockabilly e r&b alla maniera di New Orleans; oggi folk tradizionale, indie rock, psichedelìa e ancora blues, di nuovo con una spruzzata di Zeppelin e un’altra interprete femminile con cui dialogare in intimità modulando armonie alla ricerca di una terza, fantasmatica voce. Là, la crema dei turnisti americani del giro nashvilliano e del produttore T Bone Burnett, grande orchestratore dell’album Raise The Roof; qui, un quartetto abituato come Robert a frequentare le Marche gallesi nei territori di confine con l’Inghilterra: i Saving Grace alias la portoghese Suzi Dian (voce solista, fisarmonica e basso), Tony Kelsey (chitarre e mandolino), Matt Worley (chitarre, banjo, cuatro) e Oli Jefferson (batteria), gente semisconosciuta e meno scafata ma affamata di musica che dispensa grinta, entusiasmo e urgenza espressiva mettendoci corpo e anima. Gli spettatori lo percepiscono dalle prime note, quando salgono su un palco spoglio e ridotto all’essenziale: la foto di un bisonte americano riprodotta su un telone, poche luci governate da 4 riflettori collocati ai lati dei musicisti.
Quando entrano in scena (per ultimi i 2 vocalist, davanti agli altri 3 schierati sulla stessa linea) Plant è accolto da una fragorosa standing ovation e si capisce subito che sarà una serata speciale: una base preregistrata di violino e percussioni introduce un energico e intenso abbrivio a base di folk appalachiano e di folk anglo-irlandese, la Gospel Plow che Bob Dylan incluse nel suo 1° album nel 1962 e The Cuckoo di cui si contano innumerevoli versioni tra Shirley Collins e i Pentangle, Doc Watson e Taj Mahal. Standard ultracentenari (come la successiva As I Roved Out) persi nella notte dei tempi e recuperati sul campo da ricercatori come Alan Lomax, riarrangiati dai Saving Grace con piglio deciso, mordente, sentimento e assoluta padronanza del linguaggio fra arpeggi, note di bordone e ritmi ancestrali, mentre Robert accenna scherzosamente qualche passo di danza tradizionale.
Con Let The Four Winds Blow, un pezzo originale da lui scritto e registrato nel 2004 con gli Strange Sensation per Mighty ReArranger, arriva il momento delle chitarre elettriche e del 1°, breve e bruciante assolo di Kelsey mentre Suzi imbraccia un basso Hofner a forma di violino come quello di Paul McCartney. Non hai ancora preso fiato quando in sala esplode l’esotica e incalzante sequenza di accordi di Friends, 1° ripescaggio (saranno 4 in totale) dal catalogo Zeppelin che fino al tour precedente era completamente assente dalle scalette della band (si sarà deciso, Plant, dopo avere considerato la sua crescente popolarità dopo gli inizi rigorosamente underground?). Invitate al battimani, platea e galleria si scaldano subito, sapientemente illuminate dalle luci di sala mentre lui sembra compiaciuto e quasi stupito di tanta devozione.
Non sono mai accondiscendenti crowd pleaser ma scelte coerenti con il mood e il filo narrativo del concerto, i brani ripresi dal repertorio del Dirigibile, affluenti di un grande e impetuoso fiume che ingloba decenni e secoli di musica. Non ci sono le hits, in altre parole: non c’è Whole Lotta Love e men che meno Stairway To Heaven, interpretata dal vivo un’ultima volta durante la reunion a Londra nel 2007 in omaggio ad Ahmet Ertegun, fondatore dell’etichetta Atlantic. C’è invece una magica The Rain Song, la fisarmonica di Dian al posto del mellotron di John Paul Jones e quel sapiente gioco di chiaroscuri, di pianissimo e fortissimo che Plant pratica dai tempi antichi e che rappresenta anche la chiave di volta di uno show in cui oltre ai riccioli biondi e ai pantaloni neri di pelle sfoggia ancora una sorprendente freschezza vocale e una ricca gamma timbrica, fra suadenti fraseggi quasi sussurrati e un uso parsimonioso del celeberrimo urlo di guerra adeguatamente sostenuto da echi, effetti e altri booster.
Ci sono il mix di tempi pari e dispari, l’andamento flessuoso e l’aroma marocchino di Four Sticks, c’è (nei bis) il folk impetuoso di Gallows Pole in cui i Saving Grace ingranano la marcia più alta entrando in piena trance performativa, mentre Robert ci infila una fugace citazione di Black Dog. Con Out In The Woods, dal palco si alzano gli spettri paludosi e l’aria appiccicosa della Louisiana: è Worley, basco, muscoli tatuati e l’aria di uno che ha appena parcheggiato l’Harley Davidson fuori dal locale, a ritagliarsi il ruolo di contraltare solista alle voci di Plant e Dian (è proprio nel suo pub, lo Swan di Stourport nel Worcestershire, che i 5 componenti della band si sono incontrati), mentre nell’unico pezzo country in scaletta l’angelica, soave ma vigorosa Suzi dimostra di avere poco da invidiare ad Alison con il suo abito lungo a rombi e la limpidezza vocale da ammaliante sirena: non è uno standard ma un brano recente, Too Far From You, scritto dalla cantautrice Sarah Siskind per la serie tv americana Nashville cui Plant è sicuramente arrivato per tramite dei produttori musicali del programma, Burnett e poi Buddy Miller. Quest’ultimo è anche suo partner musicale in quella Band Of Joy dal cui album del 2010 il gruppo riprende 3 titoli. Il 1°, il gospel Satan Your Kingdom Must Come Down (con in coda un accenno alla In My Time Of Dying incisa anche dagli Zeppelin) è un colpo da maestro, un’invocazione sciamanica che agita un talismano contro questi tempi bui dominati dalle forze del male: la slide di Kelsey e il suoi riverberi creano uno scenario teso, cupo e lugubre contrastato dal calore e dal tono accorato delle 4 voci umane.
Un concerto come questo lascia spazio anche a momenti di raccordo e a vecchi ricordi. Robert racconta della sua infatuazione giovanile per il blues di Robert Johnson, di Howlin’ Wolf, di Blind Willie Johnson, di Bo Diddley e di come si appassionò alla cultura bohémienne con cui entrò in contatto a Londra, a Parigi, a New York, a Memphis, a Detroit e persino a Milano: è il momento della rievocazione di quando, «nel ’70 e qualcosa», i Led Zeppelin si spaventarono a morte annaspando come il pubblico tra le cariche e i gas lacrimogeni del Vigorelli. Quei tempi burrascosi vengono ricordati con ironia, mentre il sogno dell’estate dell’amore e l’utopia californiana rivivono con It’s A Beautiful Day To Day dei Moby Grape, meravigliosa e solare delicatezza floreale made in San Francisco. Plant cita anche Donovan e ti aspetteresti, come nel tour precedente, la sua Season Of The Witch: a colorarsi di psichedelìa, invece, è la sua reinterpretazione del blues Chevrolet, coautrice quella Memphis Minnie che in quei “70 e qualcosa” gli zeppeliniani impararono a conoscere grazie a When The Levee Breaks.
«Saltiamo al 1993, un periodo molto più sicuro e con molti meno lacrimogeni», annuncia il frontman presentando Down To The Sea da Fate Of Nations, il suo ondeggiante rock a tinte etniche che s’impenna anche nei volumi ma non quanto in una acre, spigolosa e febbrile rivisitazione di Everybody’s Song dei Low: insieme al roots rock rombante e latineggiante di Angel Dance (Los Lobos), un’altra dimostrazione di come il suo spirito indomito di esploratore musicale non si sia mai sopito e le sue orecchie non abbiano mai smesso di funzionare. Al repertorio Band Of Joy appartiene anche House Of Cards di Richard & Linda Thompson: per il suo autore e per il suo 1° gruppo, i Fairport Convention, Plant spende parole di grande e quasi devota ammirazione ricordandone il ruolo pionieristico nella nascita del folk rock britannico. Come chiamare questa sua rielaborazione musicale, invece? Folk? Americana? Forzando un po’ i termini, Robert preferisce parlare di «soul psichedelico»: quel che è certo che le sue sono scelte raffinate, da intenditori; e che la sua cover band di lusso, delle cover band tradizionali rappresenta l’antitesi filosofica, rivolta com’è all’avventura e al rinnovamento perpetuo. Come Bob Dylan e pochissimi altri, Plant prosegue imperterrito per la sua strada. Per nulla interessato a dare in pasto alla gente ciò che si aspetta, a confezionare un greatest hits da servire alla platea, a celebrare il santino di se stesso e il mito del Dio del Rock.
Chissà quanta parte del pubblico, entusiasta e accogliente come non mai nei suoi confronti, coglie le sfumature e i rimandi storici di quel repertorio: anche quando alla fine i 5 si radunano intorno a un microfono per intonare un altro gospel, il classico And We Bid You Goodnight del bahamense Joseph Spence che i fan del rock conoscono grazie alla Incredible String Band (una vecchia passione di Plant) e soprattutto ai Grateful Dead. Come la band di Jerry Garcia, Robert la usa per accommiatarsi con grazia e gentilezza prima che uno spettatore gli butti sul palco una maglietta da calciatore e che tutta la band si produca in ripetuti inchini. È una chiusura dolce, soave, empatica, con un messaggio edificante, confortante e spirituale («Vi amo, ma Gesù vi ama ancora di più»). Dopo 1 ora e ¾ di concerto, dopo le murder ballads, la musica del diavolo e il rock and roll, dopo l’alternarsi di chitarre acustiche ed elettriche, miglior modo di augurare la buona notte e chiudere una serata pressoché perfetta non potrebbe esserci. Tanto che quando salgo in auto per avviarmi verso casa l’istinto mi consiglia di tenere spenta l’autoradio. Non voglio sporcare quel silenzio pieno di musica, desidero che quelle canzoni e quel sound continuino a suonarmi in testa il più a lungo possibile.
Setlist
Gospel Plow (traditional ), The Cuckoo (traditional ), Let The Four Winds Blow (Robert Plant and the Strange Sensation), Friends (Led Zeppelin), Out In The Woods (Leon Russell cover), Too Far From You (Nashville Cast cover), Satan, Your Kingdom Must Come Down (traditional ), Everybody’s Song (Low cover), It’s a Beautiful Day Today (Moby Grape cover), The Rain Song (Led Zeppelin), As I Roved Out (traditional ), Chevrolet (Lonnie Young, Ed Young & Lonnie Young, Jr. cover), Down To The Sea (Robert Plant), Four Sticks (Led Zeppelin), Angel Dance (Los Lobos cover).
Bis
House Of Cards (Richard & Linda Thompson cover), Gallows Pole (traditional/Led Zeppelin), And We Bid You Goodnight (traditional ).
https://www.coolmag.it/celebrando-la-storia-e-la-musica-robert-plant-rinuncia-a-celebrare-se-stesso/?fbclid=IwAR3ICRG011Lrr4fh5HowZTx1W60EKRicmVHlMNHnPIPdlR2uY1wzfQ0jlsE


ROBERT PLANT: il folk prima del passato (Recensione e scaletta)
ROBERT PLANT & AND SAVING GRACE FEAT SUZI DIAN
5 settembre 2023
Teatro Arcimboldi
Milano
Recensione e foto Giorgio Zito
Il ritorno diRobert Plant in Italia lo vede accompagnato da una formazione diversa dal precedente tour (Tony Kelsey mandolino e chitarre acustiche ed elettriche), Matt Worley banjo, chitarre acustiche, elettriche e baritono, Oli Jefferson batteria e percussioni), e soprattutto da un’ottima spalla vocale (e non solo) femminile, Suzi Dian, per un concerto in cui ancora una volta l’ex voce dei Led Zeppelin non si limita a proporre i brani del suo repertorio, che anzi sono ormai la minoranza e quasi tenuti in sordina, ma recupera canzoni del passato tra blues e folk. In particolare, è l’impronta folk che risulta preponderante in questo tour, sia per l’assetto della band, con mandolino, fisarmonica e banjo, che per il materiale proposto.
Il concerto si apre proprio con un traditional, “Gospel Plow” cantata insieme da Plant e Dian, accompagnati da chitarra acustica e mandolino. La canzone fa parte della storia della musica americana: conosciuta anche come “Hold On”, è stata infatti la matrice da cui è nata la celebre Keep Your Eyes On The Prize, ripresa negli anni da Bob Dylan, Pete Seeger e Bruce Springsteen tra i tanti. Questo a dimostrare la profonda conoscenza della materia da parte di Plant, che nel corso della serata riprenderà altri brani di pari importanza storica, riuscendo anche a coinvolgere il pubblico come se si trattasse hit singles.
Così succede per il secondo brano della serata, “The Cuckoo”, con l’entrata della batteria. I due cantano insieme, il brano viaggia tra atmosfere folk e blues, e il pubblico inizia a essere coinvolto con handclapping. Notevole anche la riproposizione di “As I Roved Out”, che i due cantano insieme, un folk tra acustico e elettrico in cui spicca il banjo, con accelerazioni da brano rock.
“Satan, Your Kingdom Must Come Down” è un altro tradizionale coinvolgente, che Robert Plant introduce raccontando della sua scoperta da ragazzino dei grandi bluesman americani citandoli uno a uno, senza i quali, ammette, non sarebbe mai diventato il cantante che conosciamo. Questa è la musica che l’ha formato, e questo è un blues da pelle d’oca, scuro e intenso, nel quale sfodera una voce splendida e una grandissima interpretazione.
Con “Chevrolet” si torna indietro agli anni ’30, per un brano dal forte impatto emotivo cantato ancora una volta insieme a Suzi Dian, impegnata qui anche alla fisarmonica.
Plant non può però far finta di non aver avuto un passato nella storia del rock: ricorda sorridendo gli anni ’60, quando “il mondo stava cambiando, a Londra, Parigi, e anche qui a Milano”, e cita l’episodio del concerto del 1971 al Vigorelli, con i fumogeni della polizia.
Tornando ai ’90 e in particolare al 1993 (“much better” dice sorridendo), dal suo canzoniere recupera “Down to the Sea”, che canta da solo, mentre la Dian si sposta alla fisarmonica unendosi agli altri musicisti della band. Cosa che si ripete anche per “Let The Four Winds Blow”, dove lei passa al basso, e soprattutto nei tre brani ripresi dal repertorio dei Led Zeppelin, a partire dalla versione acustica ma tiratissima di “Friends”, accolta ovviamente da applausi.
Canta da solo anche “Four Sticks”, dove sfodera una gran voce, con la Dian a fisarmonica e cori. Sempre con molto understatement e una velata autoironia, dice sorridendo “torniamo al ventesimo secolo”, e parte uno dei tanti capolavori dei Led Zeppelin, “The Rain Song”, accolto ovviamente da applausi alle prime note, Anche questa la canta da solo, e la sua voce ancora impressiona per limpidezza, una voce pura e cristallina.
La scaletta del tour propone anche un omaggio ad alcuni grandi nomi del rock, con scelte anche qui molto originali: da “Out in the Woods” cantata dal chitarrista, al lento “Too Far From You” cantato all’inizio solo da Suzi Dian, mentre Plant si riserva la parte finale tirando fuori una voce da brividi. Altri omaggi per i Low di “Everybody’s Song”, i classiciMoby Grape con la dolce e lenta “It’s a Beautiful Day Today” e infine una bella versione rock di “Angel Dance” dei Los Lobos, con la Dian ancora alla fisarmonica.
I bis confermano queste scelte, prima con l’omaggio a uno dei grandi della musica folk britannica, Richard Thompson, con “House Of Cards2 un brano lento in cui la band dimostra ancora una volta una compattezza di suono notevole, e poi con il tradizionale “Gallows Pole”, già presente nel repertorio dei Led Zeppelin, dove le radici folk incontrano il rock dall’impatto tiratissimo. Splendida la chiusura del concerto, con una buona notte in musica: tutta la band si riunisce intorno al microfono al centro del palco, per una bella versione a cappella di “And We Bid You Goodnight”.
Ancora una volta colpisce la leggerezza con cui questa vecchia rockstar si presenta sul palco (all’inizio della serata scherza sulla sua età: “Are you alive? Me too”), capace di pagare tributo alle sue radici musicali, dimostrando umiltà e profonda conoscenza della materia. Tra le rockstar della sua generazione, sicuramente Robert Plant è una di quelle che ha saputo invecchiare meglio, senza svendersi né diventare la parodia di sé stesso. Il vecchio leone graffia ancora.
Scaletta
Gospel Plow
The Cuckoo
Let The Four Winds Blow
Friends
Out in the Woods
Too Far From You
Satan, Your Kingdom Must Come Down
Everybody’s Song
It’ a Beautiful Day Today
The Rain Song
As I Roved Out
Chevrolet
Down to the Sea
Four Sticks
Angel Dance
Bis
House Of Cards
Gallows Pole
And We Bid You Goodnight
https://www.musicadalpalco.com/2023/09/06/robert-plant-live-milano-concerto-saving-grace-con-suzi-dian-recensione-concerto-e-scaletta/?fbclid=IwAR0fKoMWHVxTdLvEhtIrOcvj4IuH9xGX07SCzn30DlOOqIyAD6MX4WMLsuQ


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Robert Plant @ Teatro di Ostia Antica. 3 Settembre 2023
Friends..
visuale teatro..bellissimo
visto che ho potuto ammirarlo dal vivo, per me Ostia Antica è stato il live emotivamente esplosivo ed empatico.da descrivere negli annali..e non lo dico solo io.. Lui è il più Grande di tutti i tempi..in assoluto💕💖..è Leggenda
.io ero lì a due metri da lui..!..le foto rendono poco l'idea ma vivere il concerto ti strapazza e allo stesso tempo ti immobilizza❤



"Friends" (Led Zeppelin) Robert Plant Saving Grace Macerata



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Robert Plant with Saving Grace, The Rain Song (Led Zepplin)
Piazza di Signori , Vicenza, Italy. September 6, 2023.




...siamo tutti noi a ringraziare..ci avete donato emozioni infinite,la musica è un linguaggio universale.
Che tocca le corde del cuore...dire Unici non comprende a pieno il sentimento che porto dentro,speciali ancora di più,fantastici e meraviglia pura senz'altro..un abbraccio a voi, ad ognuno di voi,un abbraccio a Lei mister Plant..poterLa vedere dal vivo per una seconda volta mi ha fatto vedere e sentire un pezzo di cielo..Grazie e a presto, spero che possiate tornare a trovarci..noi siamo qui e ci saremo sempre❤..provo a scrivere in inglese e mi scuso in anticipo per gli errori.....we all thank you...you have given us infinite emotions, music is a universal language.
Which touches the heartstrings... to say Unique does not fully understand the feeling I carry inside, special even more, fantastic and pure wonder certainly... a hug to you, to each of you, a hug to you mister Plant..being able to see her live for a second time made me see and feel a piece of heaven..Thank you and see you soon, I hope you can come back to visit us..we are here and will always be here❤..I try to write in English and I apologize in advance for the errors..
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ROBERT PLANT, Milano 5 sett '23 - La canzone della pioggia


It's a beautiful day today, cover dei Moby Grape.
Taormina 2023


.in silenzio e ad occhi chiusi..Lui ti prende la mano e il tempo rispettoso si ferma💕
Rain song Taormina 2023


Buongiorno Family...
tutto è alchimia...
passato..presente..futuro...❤
Robert Plant -Taormina 30/08/2023 “The Rain Song”..

https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/musica/2023/09/01/la-voce-di-robert-plant-infiamma-la-notte-del-teatro-di-taormina-38652a5f-0345-4158-a468-f361878f4810/?fbclid=IwAR3mXvBteZj0OQWXj5PTjXdTMOvbzrQqIma4L5g-3N_eo_i75gic-KWFFek

La voce di Robert Plant infiamma la notte del teatro di Taormina

La leggendaria voce dei Led Zeppelin si è esibita con i Saving Grace e Suzi Dian, compagni di strada affidabili e di grande talento

Robert Plant magari non potrà più “arrampicarsi”, vocalmente parlando, sulla scala che porta in Paradiso, ma di sicuro un suo pezzo di Eden su questa terra, lo ha trovato e ci vive benissimo. È la prima considerazione che ci viene da fare dopo averlo ascoltato al Teatro Antico di Taormina nel concerto in cui si è esibito con i Saving Grace e Suzi Dian, compagni di strada affidabili e di grande talento, con i quali ha incendiato la notte taorminese.

La leggendaria voce dei Led Zeppelin, che in molti, non si capisce perché, davano in disarmo, è invece in splendida forma – nonostante i suoi 75 anni – e propone la sua via alla musica, che è fatta di tanti stili e di tanti riferimenti biografici e musicali. “Saving Grace”, infatti, è il progetto attraverso il quale recupera e ripercorre generi a cui lui si è sempre ispirato, sia prima di diventare la voce degli Zeppelin sia durante la carriera accanto a Jimmi Page, John-Paul Jones e John “Bonzo” Bonham.

E infatti durante il concerto lo dice chiaramente, la sua mente e le sue scelte musicali vanno nella direzione di riscoprire e riproporre brani che risalgono al blues, al country o al rock psichedelico fino alla musica folk britannica, cui è legatissimo. Appartiene proprio alla tradizione musicale americana il pezzo d’apertura, intonato dopo il boato con cui è stato salutato quando è comparso sul palco. Di Gospel Plow, conosciuto anche come Holdon, cantato anche da Bob Dylan, Plant dà un’interpretazione magica, ipnotica. Poi è lavolta di Cuckoo in cui sale in cattedra Matt Worley con il suo banjo, un omone tatuato e dallo sguardo buono, che prelude alla bellissima Let the Four Winds blow, in cui è la chitarra di Tony Kelsey a segnare il ritmo per ricordare ai distratti che sul palco c’è uno dei musicisti che hanno fatto la storia del rock. Per non dimenticare il batterista, Oli Jefferson, vera forza della natura.

Altro boato quando Plant tira fuori dall’album dei ricordi dello Zeppelin la tostissima Friends, pezzo scritto con Page, in cui Suzi suona la fisarmonica e fa il coro. Il pubblico apprezza, sottolinea i vari passaggi con applausi e fischi di approvazione, la voce di Plant è nitida, cristallina, pura acqua di sorgente a cui le migliaia di spettatori che sono convenuti a Taormina da tutta la Sicilia e dalla Calabria, si abbevera soddisfatta.

Seguono Out in the woods e Too far from you, in cui si mette in luce la deliziosa voce di Suzi, che crea un’atmosfera cullante. I due brani servono per preparare il terreno per un altro pezzo della tradizione americana Satan, Young Kingdome Must Come Down, uno spiritual già registrato da Plant nel 2010 con la Band of Joy. L’esecuzione è preceduta dalle parole di Robert che rende pubblico il suo atto d’amore per il blues del Mississipi, quello delle radici e piuttosto grezzo, e cita giganti come Robert Johnson, Bo Diddley, HowlingWolf, Muddy Waters.

Robert in tante occasioni ha detto che in un certo momento della sua vita si immaginava un povero nero di New Orleans che suonava blues. In rapida successione vengono eseguite Everybody’s Song, una cover degli statunitensi Low, gruppo a metà strada tra alternative rock e tradizione, e una fantastica versione di It’sa Beautiful Day Today dei Moby Grape, gruppo psichedelico della scena di San Franciscodegli anni Sessanta che non ebbe il successo che meritava.

Altro boato appena Plant accenna a un’altra perla del repertorio dei Led Zeppelin, RainSong, tratta dall’album, House of the Holy. C’è chi canta insieme a lui, c’è chi si perde e favolare la propria fantasia lontano nel tempo, a quando il quartetto inglese infiammava leplatee di tutto il mondo, imponendosi come la più grande rock band del mondo. Sono intanti stasera a sperare ancora che Plant, Page, Jones, magari con il figlio di Bonham, Jason, possano rimettere in piedi la vecchia formazione, ma Plant a questo proposito è stato categorico: non se ne parla, con la morte di Bonzo gli Zeppelin non esistono più. E poi coni Saving Grace, Robert ha trovato quello che cercava, di cui aveva bisogno sia sul piano esistenziale che musicale.

Nel corso di tutti questi anni, Plant non è stato a guardare, ha formato nuovi gruppi, come ad esempio gli The Honeydrippers, di cui facevano parteanche Jimmi Page e Jeff Beck, ha collaborato con gli Afro Celt Sound System, si è guardato dentro e ha deciso che la sua strada è quella segnata dalla presenza di alcune delle vocalist più brave che ci sono in circolazione, prima Alison Krauss e ora Suzi Dian.

Il concerto volge al termine, non prima di avere di proporre Angel Dance e Gallows Pole, anch’essa tratta dal terzo album degli Zeppelin. Si tratta di un vecchio blues riarrangiato daPlant e Page, che però al tempo non venne eseguito molte volte. Ora i Saving Grace e Robert vengono al proscenio e per chiudere lo splendido concerto eseguono a cappella una toccante e tenera ninna nanna dei Grateful Dead, And We Bid You Goodnight. I Grateful, così come i Jefferson Airplane di Grace Slick e Jorma Kaukonen e i Buffalo Springfield di Neil Young sono altri gruppi a cui Plant ha sempre guardato con grande interesse. Così come al country di Nashville e come dicevamo all’inizio al folk rock dei Fairport Convention, di cui faceva parte la sua grande amica Sandy Denny.

Il concerto è finito, il pubblico, composto da arzilli “anta” e da capelluti adolescenti sciama nella notte di Taormina con la certezza che il rock, il tanto bistrattato rock, anche se a tenerlo in vita sono tanti splendidi vecchietti (Mick Jagger e lo stesso Plant) non è finito. Lunga vita al rock’n’roll!






Bari 2023


A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo.
In September there are days of heaven descending to earth. It lowers the drawbridge of its castle into the air and down a blue staircase the sky leans for a little while to the ground.
Taormina 2023
Robert Plant..


Friends Taormina 2023


sono completamente daccordo con te ..nel tuo post c'è tutto quello che ad Ostia mi sono portata dentro al cuore..è il più Grande in assoluto..è Robert Plant quello che non rimane mai uguale a se stesso pur essendo se stesso..io lo adoro e se potrò fino a quando lui vorrà sarò li ad ammirarlo..la magia non svanisce quando sai che tu ne sei il creatore..grazie per il post💖💕
Lella
e a dirlo alla romana,nonchè io sia toscanaccia pura,...è un GLADIATORE!!!!
I completely agree with you ..in your post there is everything that I took to Ostia in my heart..he is the greatest ever..he is Robert Plant the one who never remains the same even though he is himself..I adore him and if I can as long as he wants I will be there to admire him..the magic doesn't vanish when you know that you are the creator of it..thank you for the post💖💕
Lella
and to say it in the Roman way,though I am pure Tuscan,...it is a GLADIATORE!!!!
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Stasera a Milano.
Mio Dio che concerto. Memorabile! Robert e’ quello invecchiato meglio di tutti i rocker anni settanta.
Non vuole fare il giovane ma ha ancora la timbrica meravigliosa di una volta e sticazzi se non va su di tonalità come quando aveva vent’anni.
Magia pura.
Suzi Dian stupenda e i tre musicisti perfetti.
Che dire….il mio settimo live di Plant, il migliore, anche dei due che vidi con Page. Meno male che i Led Zeppelin non si riuniranno più, farebbero la figura dei vecchi rocker rincoglioniti, invece così la musica rimane protagonista, alla faccia dello show business.
Bravo Robert, ti stimo ancora di più.
@Adriano Maestroni
Tonight in Milan.
My God what a concert. Memorable! Robert has aged the best of all the 70s rockers.
He doesn't want to be young but he still has the wonderful timbre of yesteryear and fuck if he doesn't go up in pitch like he did when he was in his twenties.
Pure magic.
Suzi Dian stupendous and the three musicians perfect.
What can I say....my seventh Plant live, the best, even of the two I saw with Page. It's a good thing that Led Zeppelin will never reunite again, they'd look like a bunch of old rockers, but this way the music remains the protagonist, so much for show business.
Bravo Robert, I appreciate you even more.
@Adriano Maestroni

e a dirlo alla romana,nonchè io sia toscanaccia pura,...è un GLADIATORE!!!!
i concerti – quelli senza mezza nota sprecata, dove nulla è scontato e quando son tanti i motivi per stare in un palco decenni dopo l’attacco di Good Times, Bad Times che ribaltò il mondo. Si chiama Grandezza della Musica. Grazie a Robert Plant – e a tutte le ragioni di un concerto mozzafiato come quello di stasera…
(Robert Plant & Saving Grace – Teatro Arcimboldi, Milan, Italy, 2023


e a dirlo alla romana,nonchè io sia toscanaccia pura,...è un GLADIATORE!!!!


e a dirlo alla romana,nonchè io sia toscanaccia pura,...è un GLADIATORE!!!!


Live @ Taormina - 30/08/2023 (il reportage di Giuseppe Celano e la foto di Deborah Iacopino Gatto)
Terza data italiana per il nuovo tour di Robert Plant accompagnato dai Saving Grace e Suzi Dian.
Per tutti quelli che nel giorno stesso in cui Bonzo è decollato per una dimensione ultraterrena, lasciando un vuoto incolmabile nella musica e nei cuori di ha amato i Led Zeppelin, hanno sentenziato la fine della carriera di uno degli ultimi giganti, decretando a gran voce anche la morte del rock, questa sera l'arzillo settantenne ha rimesso ogni cosa al proprio.
Capita raramente di ritrovarsi dentro una magica venue, in una calda serata di fine agosto, coccolati da una ninna nanna sussurrata da quel frontman che negli anni '70 fu definito: "...bello come un dio greco e con una voce celestiale".
Per dirla con Percy, "quando la diga cede (sotto le inutili critiche dei suoi detrattori) piangere e pregare non vi aiuterà".
Manifesta superiorità.

Robert Plant & Saving Grace Feat. Suzi Dian
Live @ Taormina - 30/08/2023
di Giuseppe Celano
Terza data italiana per il nuovo tour di Robert Plant accompagnato dai Saving Grace e Suzi Dian. 21.30, i musicisti si accomodano dietro agli strumenti seguiti dall'ex singer degli Zeppelin accolto da un boato del pubblico che ringrazia con la mano destra, stretta in un pugno, appoggiata sul petto. Inutile girarci intorno, Percy è in forma strepitosa, come non lo si vedeva da anni e pronto a ripercorrere quelle strade che ha percorso in lungo e largo per 50 anni.
La serata decolla in verticale sin dall'ipnotica opener Gospel Plough, Plant sembra un alchimista capace di saliscendi emozionali attraverso le armonizzazioni e gli intrecci vocali di Cuckoo, impreziosita dagli incisi al banjo di Matt Worley, e Let the Four Winds Blow. Si muove in scioltezza tra blues e folk, rock psichedelico e bluegrass e al quarto brano, quando ormai la voce è calda, s'inerpica su emozionanti vette vocali. A ridisegnare ogni brano ci pensa di Tony Kelsey, chitarrista dal gusto eccelso e innamorato delle dissonanze, mentre tutta la struttura è sorretta dall'incisivo drumming di Oli Jefferson.
Non c'è tempo per pensare, Bobby infila una versione martellante di Friends, cesellata dalla fisarmonica e dai cori al cardiopalmo di Suzi Dian.
La voce del dio dorato regge bene lo sforzo aiutata da qualche effetto rinvigorente della pedaliera in Out in the Woods e Too Far From You che paralizzano il respiro dei presenti. Il preciso incastro fra le due ugole, impegnate nel traditional Satan, Your Kingdome Must Come Down, è irrobustito da due strofe di Black Dog e da un passaggio che scomoda In My Time Of Dying (poco prima Plant dichiarerà il suo amore incondizionato per il blues del Mississippi).
Si torna a respirare durante Everybody’s Song e It’s a Beautiful Day Today (Moby Grape) ma Plant è pronto a sganciare un siluro emozionale come pochi riferendosi a Suzi come The queen of light, una chiara imbeccata che anticipa l'arrivo di The Rain Song, più asciutta rispetto alla versione dell'unplugged con Jimmy Page, arrangiata magnificamente dalla nuova band.
Considerando il sorriso, e la voglia di raccontare al pubblico l'evoluzione di questa rivitalizzante esperienza sonora, Plant è pervaso da un fuoco che scorre dalle vene fino alle corde vocali. Sembra un attimo ma è già il momento dei saluti fra gli applausi scroscianti del pubblico le cui urla, fischi e piedi battenti riportano la band sul palco in pochi minuti. Angel Dance e la micidiale Gallows Pole sembrano davvero l'epilogo di questa formidabile performance ma, ebbene sì, c'è ancora tempo per And We Bid You Goodnight (Grateful Dead), un delicato sigillo eseguito a cappella per un elegante finale.
Per tutti quelli che nel giorno stesso in cui Bonzo è decollato per una dimensione ultraterrena, lasciando un vuoto incolmabile nella musica e nei cuori di ha amato i Led Zeppelin, hanno sentenziato la fine della carriera di uno degli ultimi giganti, decretando a gran voce anche la morte del rock, questa sera l'arzillo settantenne ha rimesso ogni cosa al proprio.
Capita raramente di ritrovarsi dentro una magica venue, in una calda serata di fine agosto, coccolati da una ninna nanna sussurrata da quel frontman che negli anni '70 fu definito: "...bello come un dio greco e con una voce celestiale".
Per dirla con Percy, "quando la diga cede (sotto le inutili critiche dei suoi detrattori) piangere e pregare non vi aiuterà".
Manifesta superiorità.
Hats off to Bobby, god bless you buddy!
Setlist:
Gospel Flough
Cuckoo
Let The Four Winds Blow
Friends
Out in The Woods
Too Far From You
Satan
Everybody's Song
Beautiful Day
The Rain Song
Chevrolet
Down To The Sea
Four Sticks
Angel Dance
Encore:
House of Cards
Gallows Pole
We Bid You Goodnight
Potrebbe essere un'immagine raffigurante testo

La scelta del suo staff di atterrare all'aeroporto di Orio è stata dettata dal fatto che domenica sera il cantautore si è esibito al Teatro Romano di Ostia Antica, nella Capitale, e questa sera è invece di scena al Teatro Arcimboldi di Milano
Robert sceso a Bergamo dove ha anche pernottato..
poi via allo spettacolo..
e a dirlo alla romana,nonchè io sia toscanaccia pura,...è un GLADIATORE!!!!




..ci sono giorni veramente meravigliosi..e diventano "beautifull"❤



Robert Plant - Gallows pole / Black Dog "cameo" (Led Zeppelin) - Taormina Teatro Antico 30/08/2023



Robert Plant - Four Sticks (Led Zeppelin) - Taormina Teatro Antico 30/08/2023

💕💖innamoramento mai finito...noi che eravamo lì a pochi passi abbiamo assorbito tutta la sua sontuosità..l'energia benefica che sprigiona solo con la presenza vicina o lontana che sia ti raggiunge e non ti lascia più..per me ammirarlo così da vicino in sì tanto alone di bellezza è stato proprio avere un pezzo di cielo..ve lo assicuro💕..e alla fine mi sono lasciata andare con un pianto commosso..non è fragilità di carattere per me vuol dire sensibilità ed emozione..
solo un altro ernome artista mi ha dato le stesse vibrazioni, ma lui non è più fra noi..ed è passato ad una nuova vita troppo presto..😢
IN STATO DI GRAZIA
Nel folk senza confini di Robert Plant, gli Zeppelin sono un’appendice (e va bene anche così)
Ieri sera al Teatro Romano di Ostia Antica il rocker, in forma nonostante gli anni che passano, ha chiamato a raccolta il mondo intero per esorcizzare il fantasma della band che l’ha reso famoso. Missione compiuta
DILUCA GARRÒ
4 SETTEMBRE 2023 13:59
Da un po’ di anni a questa parte, potremmo dire in realtà dall’inizio del nuovo millennio, Robert Plant è andato incontro alla quarta fase delle propria carriera, quella che potremmo definire della riscoperta delle proprie origini musicali. Dopo la prima, quella con i Led Zeppelin, aveva provato ad allontanarsi completamente dal fantasma del gruppo, inizialmente addirittura rifiutandosi di eseguirne i brani dal vivo. Poi, per quasi tutti gli anni ’90, in qualche modo aveva cercato di far pace con un passato per lui fino ad allora più ricco di eventi da dimenticare che da riportare stancamente in scena: un ritorno in compagnia del vecchio amico Page che però era stato in grado di portare la musica degli Zeppelin verso quelle sonorità arabeggianti o world music per le quali gli originali sembravano in qualche modo essere nati. Un’evoluzione che Plant ha continuato a portare avanti senza il chitarrista dai primi anni 2000 attraverso nuove composizioni e, soprattutto, cover spesso sepolte da cumuli di polvere ma che per lui significavano molto.
Ecco, il progetto Saving Grace, nato improvvisamente un po’ come tutti quelli di Plant, sembra quello che più si addice non solo all’età del vecchio leone inglese, ma anche la parte finale di un percorso iniziato in qualche modo con Led Zeppelin III e passato attraverso tutte le fasi della sua vita. Grazie alla condivisione dei brani con la bravissima Suzi Dian (che gli permette di inglobare nello show anche le sfumature del suo progetto con Alison Krauss) e a una band in grado di supportarlo sul materiale di ognuna delle sue vite, Plant sembra infatti aver trovato finalmente il mondo che gli appartiene. Un mondo fatto di folklore, di leggende e di tradizione, ma anche di musica nera in tutte le sue varianti: dal blues al soul fino al jazz. Uno spazio vitale in cui, ancora una volta, gli viene più facile attingere da materiale altrui, più o meno noto, che da quello della band che l’ha reso una celebrità. Perché comunque, dopo essersi rappacificato con quella parte della sua vita, l’unica sicurezza a un suo concerto è che lo spazio per quell’epoca sarà comunque sempre un’appendice e non lo scheletro portante dello spettacolo.
Fin da principio al Teatro Romano di Ostia Antica abbiamo la conferma dell’ottimo momento vocale attraversato da Plant, già evidente nelle date precedenti: il timbro è immutato e le celebri urla, inevitabilmente centellinate, sanno ancora mettere i brividi. Non una cosa scontata, visto che in passato non sempre le cose sono andate così, oltre alla conferma ulteriore di una consapevolezza ormai pienamente raggiunta. E all’insegna dell’equilibrio è anche la scaletta, che pesca soprattutto da brani altrui, ma che allo stesso tempo recupera gemme tanto del repertorio solista che di quello degli anni ’70. È il caso di Down to the Sea, da Fate of Nations, così come Rain Song, Friends o Four Sticks, tutte riarrangiate per sembrare parte di un unico album autobiografico.
Il Teatro Romano di Ostia Antica fa il resto. Plant declama a più riprese il suo amore per la città eterna, affermando che ogni volta che vi fa ritorno abbia la sensazione di trovarsi in un secolo diverso. Qualcosa di simile a ciò che fa lui per noi, regalandoci lo stesso senso di eternità. Anche il suo pubblico sembra aver finalmente accettato il fatto di non trovarsi di fronte a un artista nostalgico o alla riproposizione di vecchi cliché da dio del rock. Tutte cose risposte in un vecchio armadio all’indomani dell’esibizione dell’O2 Arena. «L’ho fatto per una sera e non lo farò mai più», aveva giurato. Logico che anche a Ostia a farla da padrone siano le magliette dei Led Zeppelin e che ogni volta che il nostro accenna a un qualsivoglia brano della loro discografia, la gente scoppi di gioia. Tuttavia, se una volta le richieste erano continue (così come le lamentele a fine concerto), oggi si gode di tutto quello che arriva. Perché, oltre ad aver compreso che Plant abbia tutto il diritto di non scimmiottare quello che fu solo per farci contenti, è davvero emozionante vedere che il fuoco di un tempo sia ancora lì, anche se sotto altre spoglie.
Basta guardarlo negli occhi per comprendere che Plant oggi sia un uomo felice e un artista libero da qualsiasi tipo di costrizione. E te ne accorgi ancora di più quando, senza preavviso, ti butta lì un “babe, babe” o accenna qualcuna delle vecchie mosse di un tempo strizzando l’occhio come a dire: sotto sotto sono sempre io. In questo senso, uno dei momenti più significativi della serata resta l’esecuzione di Satan, Your Kingdom Must Come Down, traditional di cui aveva registrato una cover per Band of Joy, che si conclude con la parte finale di In My Time of Dying. Doppia voce, banjo, chitarra slide e batteria prima jazzata e poi fragorosa e sonorità che sembrano provenire da ogni continente del mondo: la sintesi perfetta del percorso di cui sopra.
Sopra il teatro romano, oltre a un numero imprecisato e talvolta fastidioso di aerei, non può che aleggiare inevitabilmente il fantasma dei Led Zeppelin. Uno spettro che, per una sera, Plant è riuscito a esorcizzare.
https://www.rollingstone.it/musica/live/nel-folk-senza-confini-di-robert-plant-gli-zeppelin-sono-unappendice-e-va-bene-anche-cosi/781663/?fbclid=IwAR2mirmsVHlNgYIVU9qw007Fv0cJxGFBRgaUBsTaclUCQiROyO_YWFYWyFs




seguire le istruzioni, Very Cellular.
Il finale di ieri al concerto di Robert Plant mi ha scandito, forte e chiaro, il nome magico: Incredible String Band. Percy, da sempre fanatico del gruppo di Mike Heron e Robin Williamson, ha sfoderato il colpo da maestro, con cui già si divertiva ai tempi degli Zep – prendere un segmento di A Very Cellular Song, I Bid You Goodnight/We Bid You Goodnight del grande tropical bluesman delle Bahamas Joseph Spence, e portare un intero teatro nell'altra dimensione.
Perché lo ha spiegato lui stesso tempo fa, pulito: «I Led Zeppelin hanno trovato la loro strada mettendo su The Hangman's Beautiful Daughter della String Band – e seguendo le istruzioni trovate lì dentro». Istruzioni seguite alla perfezione – Very Cellular...
(Robert Plant & Saving Grace – Teatro Arcimboldi, Milan, Italy, 2023

Robert Plant presents Saving Grace - Led Zeppelin - Friends - Vicenza 2023


Robert Plant & Saving Grace feat. Suzi Dian - Its A Beautiful Day..
Lignano


Robert Plant & Saving Grace feat. Suzi Dian - Its A Beautiful Day..
2023.08.26 Lignano, Italy)




Saving Grace
featuring Robert Plant & Suzi Dian
Too Far From You
( Nashvile Cast cover )
Live at Teatro Arcimboldi, Milano ( Italy )
05 September 2023
Italian Tour 2023
Robert Plant - Too Far From You ( Teatro Arcimboldi, Milano - Italy - 05 September 2023 )
meravigliosa Susi..meraviglioso il brano




ROBERT PLANT, Milano 5 sett '23 - La canzone della pioggia
ad occhi chiusi..una passeggiata ovunque Lui voglia andare.e portarti con lui...ero ad Ostia e vi assicuro che ho pianto..come ho pianto quando finito il concerto si sono spente le luci..potrebbe cantare questa canzone , come le altre senza nessun accompagnamento,l'emozione che ti prende ti fà annodare lo stomaco..è armonia la sua voce..magia pura
ROBERT PLANT, Milan 5 Sept '23 - The rain song
with eyes closed...a walk wherever he wants to go...and take you with him...I was in Ostia and I can assure you that I cried...as I cried when the lights went out after the concert...he could sing this song, like the others without any accompaniment, the emotion that takes hold of you makes your stomach knot...his voice is harmony...pure magic❤

Robert Plant: magia e classe agli Arcimboldi di Milano
Gianni Poglio
https://www-panorama-it.cdn.ampproject.org/.../robert...
Ci vuol poco a diventare il clone pallido di se stesso quando si ha alle spalle una storia come la sua. In fondo sarebbe bastato accettare l'idea di rifare i Led Zeppelin negli stadi con Jimmy Page e John Paul Jones. Replicare il proprio mito da anziani, si sa, è uno degli sport preferiti dei rocker d'annata. Ma Robert Plant non è l'artista adatto per questo tipo di revival senza fine, e infatti da almeno vent'anni (fatta eccezione per una riuscita rimpatriata con gli Zep nel dicembre del 2007) ha scelto di costruire intorno a sè un nuovo universo sonoro. Nei dischi solisti e soprattutto in concerto.
Dal vivo Plant propone una visione musicale chiara e nitida, che ieri sera ha raccolto applausi e ovazioni entusiastiche agli Arcimboldi di Milano. Con lui, i Saving Grace, ovvero Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche), Matt Worley (banjo, chitarre acustiche e baritono, cuatro), e un'eccezionale vocalist e polistrumentista portoghese, Suzi Dian, la complice ideale in uno show, elegante, raffinato e molto, molto intenso.
La scelta di fondo di Robert è tornare alle radici, alla musica che l'ha ispirato da giovane viaggiando tra il folk, il blues del Delta del Mississippi, il gospel e naturalmente il buon vecchio rock. Il tutto realizzato con una coerenza sonora straordinaria che attraversa i brani "traditional" come Gospel Plow, The Cuckoo e Satan e Your Kingdon Must Come Down, riproposta in una versione da brividi. Il momento più alto dell'intero spettacolo. Tanta musica, tanta qualità, tanta passione: è il suono che avvolge ed emoziona in un alternarsi di piani e forti. Un gioco di dinamiche che impreziosisce le versioni di Out in the woods (Leon Russell), Angel dance (Los Lobos) e Chevrolet (Ed e Lonnie Young).
E i Led Zeppelin? Ci sono, ma non per far felici gli inguaribili nostalgici del tempo che fu (durante lo speech tra un brano e l'altro Plant ha ricordato i lacrimogeni e il concerto interrotto al Vigorelli di Milano nel 1971: "It was 197 something..."). Friends, The Rain Song, Gallows Pole e Four sticks, sparse per la scaletta, non sono un siparietto a parte, ma vecchi capolavori riarrangiati e perfettamente inseriti nel contesto del concerto. A chiudere uno splendido momento spiritual gospel sulle armonie di And we bid you goodnight. Perfetto.

https://www-panorama-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.panorama.it/amp/robert-plant-concerto-milano-2664972307?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D&fbclid=IwAR3K4JhmIgX6bZj2qknTSKeckQ7BHWYdZdtzPgl9ikWHJWB_QGJ0T4A8N2U#amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=16942038034547&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.panorama.it%2Flifestyle%2Fmusica%2Frobert-plant-concerto-milano


Celebrando la storia e la musica, a Milano Robert Plant rinuncia a celebrare se stesso
DiAlfredo Marziano
Con una band nata quasi per hobby 4 anni fa e che ancora non ha pubblicato un solo disco, Robert Plant ha forse appena incassato il suo maggiore successo in Italia da quando si propone come artista “solista ” (virgolette d’obbligo, perché per lui – sempre pronto a fare un passo indietro e a concedere spazio, quando risulta utile alla canzone – lo spirito di gruppo e l’interscambio fra i musicisti hanno sempre un’importanza cruciale). 7 date, compresa quella del 5 settembre al Teatro Arcimboldi di Milano, accolte con calore, entusiasmo e affetto travolgente da un pubblico che sembra avere fatto pace con la sua ostinazione a non riformare i Led Zeppelin comprendendo l’onestà e la lungimiranza del suo percorso artistico.
Plant oggi ha tanto altro per la testa e almeno 3 (se non 4) progetti musicali differenti in corso. Nel 2022 l’avevamo visto a Lucca con Alison Krauss in un concerto purtroppo azzoppato dallo stato febbrile della cantante dell’Illinois: poche analogie, se non che in entrambi i casi si tratta di 2 juke box vintage, cromati e scintillanti, di contenitori pregiati di titoli ripresi dal miglior songbook angloamericano. Allora country, soul, blues, rockabilly e r&b alla maniera di New Orleans; oggi folk tradizionale, indie rock, psichedelìa e ancora blues, di nuovo con una spruzzata di Zeppelin e un’altra interprete femminile con cui dialogare in intimità modulando armonie alla ricerca di una terza, fantasmatica voce. Là, la crema dei turnisti americani del giro nashvilliano e del produttore T Bone Burnett, grande orchestratore dell’album Raise The Roof; qui, un quartetto abituato come Robert a frequentare le Marche gallesi nei territori di confine con l’Inghilterra: i Saving Grace alias la portoghese Suzi Dian (voce solista, fisarmonica e basso), Tony Kelsey (chitarre e mandolino), Matt Worley (chitarre, banjo, cuatro) e Oli Jefferson (batteria), gente semisconosciuta e meno scafata ma affamata di musica che dispensa grinta, entusiasmo e urgenza espressiva mettendoci corpo e anima. Gli spettatori lo percepiscono dalle prime note, quando salgono su un palco spoglio e ridotto all’essenziale: la foto di un bisonte americano riprodotta su un telone, poche luci governate da 4 riflettori collocati ai lati dei musicisti.
Quando entrano in scena (per ultimi i 2 vocalist, davanti agli altri 3 schierati sulla stessa linea) Plant è accolto da una fragorosa standing ovation e si capisce subito che sarà una serata speciale: una base preregistrata di violino e percussioni introduce un energico e intenso abbrivio a base di folk appalachiano e di folk anglo-irlandese, la Gospel Plow che Bob Dylan incluse nel suo 1° album nel 1962 e The Cuckoo di cui si contano innumerevoli versioni tra Shirley Collins e i Pentangle, Doc Watson e Taj Mahal. Standard ultracentenari (come la successiva As I Roved Out) persi nella notte dei tempi e recuperati sul campo da ricercatori come Alan Lomax, riarrangiati dai Saving Grace con piglio deciso, mordente, sentimento e assoluta padronanza del linguaggio fra arpeggi, note di bordone e ritmi ancestrali, mentre Robert accenna scherzosamente qualche passo di danza tradizionale.
Con Let The Four Winds Blow, un pezzo originale da lui scritto e registrato nel 2004 con gli Strange Sensation per Mighty ReArranger, arriva il momento delle chitarre elettriche e del 1°, breve e bruciante assolo di Kelsey mentre Suzi imbraccia un basso Hofner a forma di violino come quello di Paul McCartney. Non hai ancora preso fiato quando in sala esplode l’esotica e incalzante sequenza di accordi di Friends, 1° ripescaggio (saranno 4 in totale) dal catalogo Zeppelin che fino al tour precedente era completamente assente dalle scalette della band (si sarà deciso, Plant, dopo avere considerato la sua crescente popolarità dopo gli inizi rigorosamente underground?). Invitate al battimani, platea e galleria si scaldano subito, sapientemente illuminate dalle luci di sala mentre lui sembra compiaciuto e quasi stupito di tanta devozione.
Non sono mai accondiscendenti crowd pleaser ma scelte coerenti con il mood e il filo narrativo del concerto, i brani ripresi dal repertorio del Dirigibile, affluenti di un grande e impetuoso fiume che ingloba decenni e secoli di musica. Non ci sono le hits, in altre parole: non c’è Whole Lotta Love e men che meno Stairway To Heaven, interpretata dal vivo un’ultima volta durante la reunion a Londra nel 2007 in omaggio ad Ahmet Ertegun, fondatore dell’etichetta Atlantic. C’è invece una magica The Rain Song, la fisarmonica di Dian al posto del mellotron di John Paul Jones e quel sapiente gioco di chiaroscuri, di pianissimo e fortissimo che Plant pratica dai tempi antichi e che rappresenta anche la chiave di volta di uno show in cui oltre ai riccioli biondi e ai pantaloni neri di pelle sfoggia ancora una sorprendente freschezza vocale e una ricca gamma timbrica, fra suadenti fraseggi quasi sussurrati e un uso parsimonioso del celeberrimo urlo di guerra adeguatamente sostenuto da echi, effetti e altri booster.
Ci sono il mix di tempi pari e dispari, l’andamento flessuoso e l’aroma marocchino di Four Sticks, c’è (nei bis) il folk impetuoso di Gallows Pole in cui i Saving Grace ingranano la marcia più alta entrando in piena trance performativa, mentre Robert ci infila una fugace citazione di Black Dog. Con Out In The Woods, dal palco si alzano gli spettri paludosi e l’aria appiccicosa della Louisiana: è Worley, basco, muscoli tatuati e l’aria di uno che ha appena parcheggiato l’Harley Davidson fuori dal locale, a ritagliarsi il ruolo di contraltare solista alle voci di Plant e Dian (è proprio nel suo pub, lo Swan di Stourport nel Worcestershire, che i 5 componenti della band si sono incontrati), mentre nell’unico pezzo country in scaletta l’angelica, soave ma vigorosa Suzi dimostra di avere poco da invidiare ad Alison con il suo abito lungo a rombi e la limpidezza vocale da ammaliante sirena: non è uno standard ma un brano recente, Too Far From You, scritto dalla cantautrice Sarah Siskind per la serie tv americana Nashville cui Plant è sicuramente arrivato per tramite dei produttori musicali del programma, Burnett e poi Buddy Miller. Quest’ultimo è anche suo partner musicale in quella Band Of Joy dal cui album del 2010 il gruppo riprende 3 titoli. Il 1°, il gospel Satan Your Kingdom Must Come Down (con in coda un accenno alla In My Time Of Dying incisa anche dagli Zeppelin) è un colpo da maestro, un’invocazione sciamanica che agita un talismano contro questi tempi bui dominati dalle forze del male: la slide di Kelsey e il suoi riverberi creano uno scenario teso, cupo e lugubre contrastato dal calore e dal tono accorato delle 4 voci umane.
Un concerto come questo lascia spazio anche a momenti di raccordo e a vecchi ricordi. Robert racconta della sua infatuazione giovanile per il blues di Robert Johnson, di Howlin’ Wolf, di Blind Willie Johnson, di Bo Diddley e di come si appassionò alla cultura bohémienne con cui entrò in contatto a Londra, a Parigi, a New York, a Memphis, a Detroit e persino a Milano: è il momento della rievocazione di quando, «nel ’70 e qualcosa», i Led Zeppelin si spaventarono a morte annaspando come il pubblico tra le cariche e i gas lacrimogeni del Vigorelli. Quei tempi burrascosi vengono ricordati con ironia, mentre il sogno dell’estate dell’amore e l’utopia californiana rivivono con It’s A Beautiful Day To Day dei Moby Grape, meravigliosa e solare delicatezza floreale made in San Francisco. Plant cita anche Donovan e ti aspetteresti, come nel tour precedente, la sua Season Of The Witch: a colorarsi di psichedelìa, invece, è la sua reinterpretazione del blues Chevrolet, coautrice quella Memphis Minnie che in quei “70 e qualcosa” gli zeppeliniani impararono a conoscere grazie a When The Levee Breaks.
«Saltiamo al 1993, un periodo molto più sicuro e con molti meno lacrimogeni», annuncia il frontman presentando Down To The Sea da Fate Of Nations, il suo ondeggiante rock a tinte etniche che s’impenna anche nei volumi ma non quanto in una acre, spigolosa e febbrile rivisitazione di Everybody’s Song dei Low: insieme al roots rock rombante e latineggiante di Angel Dance (Los Lobos), un’altra dimostrazione di come il suo spirito indomito di esploratore musicale non si sia mai sopito e le sue orecchie non abbiano mai smesso di funzionare. Al repertorio Band Of Joy appartiene anche House Of Cards di Richard & Linda Thompson: per il suo autore e per il suo 1° gruppo, i Fairport Convention, Plant spende parole di grande e quasi devota ammirazione ricordandone il ruolo pionieristico nella nascita del folk rock britannico. Come chiamare questa sua rielaborazione musicale, invece? Folk? Americana? Forzando un po’ i termini, Robert preferisce parlare di «soul psichedelico»: quel che è certo che le sue sono scelte raffinate, da intenditori; e che la sua cover band di lusso, delle cover band tradizionali rappresenta l’antitesi filosofica, rivolta com’è all’avventura e al rinnovamento perpetuo. Come Bob Dylan e pochissimi altri, Plant prosegue imperterrito per la sua strada. Per nulla interessato a dare in pasto alla gente ciò che si aspetta, a confezionare un greatest hits da servire alla platea, a celebrare il santino di se stesso e il mito del Dio del Rock.
Chissà quanta parte del pubblico, entusiasta e accogliente come non mai nei suoi confronti, coglie le sfumature e i rimandi storici di quel repertorio: anche quando alla fine i 5 si radunano intorno a un microfono per intonare un altro gospel, il classico And We Bid You Goodnight del bahamense Joseph Spence che i fan del rock conoscono grazie alla Incredible String Band (una vecchia passione di Plant) e soprattutto ai Grateful Dead. Come la band di Jerry Garcia, Robert la usa per accommiatarsi con grazia e gentilezza prima che uno spettatore gli butti sul palco una maglietta da calciatore e che tutta la band si produca in ripetuti inchini. È una chiusura dolce, soave, empatica, con un messaggio edificante, confortante e spirituale («Vi amo, ma Gesù vi ama ancora di più»). Dopo 1 ora e ¾ di concerto, dopo le murder ballads, la musica del diavolo e il rock and roll, dopo l’alternarsi di chitarre acustiche ed elettriche, miglior modo di augurare la buona notte e chiudere una serata pressoché perfetta non potrebbe esserci. Tanto che quando salgo in auto per avviarmi verso casa l’istinto mi consiglia di tenere spenta l’autoradio. Non voglio sporcare quel silenzio pieno di musica, desidero che quelle canzoni e quel sound continuino a suonarmi in testa il più a lungo possibile.
Setlist
Gospel Plow (traditional ), The Cuckoo (traditional ), Let The Four Winds Blow (Robert Plant and the Strange Sensation), Friends (Led Zeppelin), Out In The Woods (Leon Russell cover), Too Far From You (Nashville Cast cover), Satan, Your Kingdom Must Come Down (traditional ), Everybody’s Song (Low cover), It’s a Beautiful Day Today (Moby Grape cover), The Rain Song (Led Zeppelin), As I Roved Out (traditional ), Chevrolet (Lonnie Young, Ed Young & Lonnie Young, Jr. cover), Down To The Sea (Robert Plant), Four Sticks (Led Zeppelin), Angel Dance (Los Lobos cover).
Bis
House Of Cards (Richard & Linda Thompson cover), Gallows Pole (traditional/Led Zeppelin), And We Bid You Goodnight (traditional ).

https://www.coolmag.it/celebrando-la-storia-e-la-musica-robert-plant-rinuncia-a-celebrare-se-stesso/?fbclid=IwAR3KaUaoHSasEUmyd0POeqNHt_knPJricSE94fM3BhZy6gSV6GJDIxxZYfE


le prime due foto sono di Ostia Antica❤e mi sono trovata!!
se Susie ha fatto una lista..OSTIA ANTICA ha fatto breccia
le prime due foto sono di Ostia Antica❤
se Susie ha fatto una lista..OSTIA ANTICA ha fatto breccia
...siamo tutti noi a ringraziare..ci avete donato emozioni infinite,la musica è un linguaggio universale.
Che tocca le corde del cuore...dire Unici non comprende a pieno il sentimento che porto dentro,speciali ancora di più,fantastici e meraviglia pura senz'altro..un abbraccio a voi, ad ognuno di voi,un abbraccio a Lei mister Plant..poterLa vedere dal vivo per una seconda volta mi ha fatto vedere e sentire un pezzo di cielo..Grazie e a presto, spero che possiate tornare a trovarci..noi siamo qui e ci saremo sempre❤.

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