venerdì 22 settembre 2023

68..ROBERT PLANT LA Più GRANDE VOCE DEL ROCK E NON SOLO..(.INTERVISTE ..FOTO.. e CITAZIONI VARIE anni 70 80 90 anni 2000.)--compreso ricordo per Bonzo


Durante i momenti più bui della mia vita, quando ho perso mio figlio e la mia famiglia era allo sbando, è stato Bonzo a venire da me. Gli altri ragazzi [Page & Jones] provenivano dal sud [dell'Inghilterra] e non avevano lo stesso tipo di etichetta sociale che abbiamo qui al nord che potrebbe effettivamente colmare quel disagio abisso con tutte le sensibilità richieste ... per consolare . "

ROBERT PLANT...


-------





-------
“Penso che quello che ho fatto con Jimmy [Page & Plant] abbia avuto una grande risonanza. E purtroppo, ha offeso John Paul, ed era l'ultima cosa nella mia mente - non lo vedevo affatto come un momento importante, lo vedevo solo come qualcosa da fare, davvero, un altro modo di guardare qualcosa. Stavamo tutti suonando canzoni dei Led Zeppelin, in un modo o nell'altro, quindi mi sono sentito mortificato quando ho scoperto che aveva offeso John. Penso che ora l'abbiamo superato, ma ... sai, non ha avuto la stessa grinta. E se noi tre ci mettessimo insieme e ci chiamassimo "Page & Jones & Plant" non avrebbe la stessa grinta. Ma gli dai il titolo, il nome del marchio ed è cloud cuckooland. "

ROBERT PLANT..



Guardare i lupi è una cura perfetta per la mia follia. Sono sempre felice di girovagare per Molineux e sentire qualcuno gridare: "Va bene Planty, fai ancora un po '?" Sento un'affinità con la Black Country. Sono affascinato dalla storia locale e adoro l'umorismo. È molto bloccato. nello spirito della regione, quel piccolo cerchio a ovest di Birmingham. '"

ROBERT PLANT, 2010.
"Watching wolves is a perfect cure for my madness. I am always happy to wander around Molineux and hear someone shout, "Alright Planty, do some more?" I feel an affinity with the Black Country. I am fascinated by the local history and I love the humour. It's very stuck. in the spirit of the region, that little circle west of Birmingham. '"
ROBERT PLANT, 2010.



E’ il solito ragazzo che con la sua voce graffiante e calda allo stesso tempo, ti riesce ad entrare dentro e a toccare le parti più profonde del cuore. Robert è ancora lui, e non molla.

Eterno giovincello che adoro in ogni sua particella..
Fluttua rigenerandosi e rigenerando emozioni. ..le sue primavere lo hanno temprato, sia in sofferenza che in gioia..
un poeta, dall'animo gentile, raffinato e allo stesso tempo monello
non si è ancora tolto il vizio di fare swish con i suoi capelli e di toccarli sempre, quei capelli che resistono ancora a tutto, lunghi e perfettamente ricci come pochi. Certo, l’età non gli permette più di fare determinate cose con la voce, ma a Rob piace azzardare, e allora si butta, con un po’ di coscienza, e quel pizzico di misteriosa incoscienza, ci prova. Stecca? Che importa, ci ha messo l’anima per buttare giù quella parola o quella nota o quel vocalizzo. E lo si apprezza per questo, per la grande passione che prova per la musica e per quello che fa da sempre.
I suoi Babe restano impressi nella mente degli ascoltatori per tantissimo tempo. Trovatemi qualcuno che sappia dire meglio di lui babe. E lo mette ovunque, anche nei momenti più improbabili, proprio quando meno te l’aspetti.
..è il mio "cappellaio matto"..la mia fatina, la mia Alice..e ne avrei da aggiungere...
Ciao Immenso Robert..comunque vada a finire tu hai dato sempre tutto te stesso e quel sorriso va oltre l'emozione..trapassa ogni tempo e lo rende meta di meraviglia...



❤️"Penso che molte persone non riescano a credere che sono ancora vivo perché sono in giro da molto tempo."

ROBERT PLANT..
❤️"I think a lot of people can't believe I'm still alive because I've been around a long time."
ROBERT PLANT..




Robert Plant visita i membri del gruppo rock Heart dopo la loro esibizione a Milton Keynes, in Inghilterra, intorno agli anni '80. (LR) Ann Wilson, Robert Plant, Nancy Wilson, Marke Andes, Denny Carmassi e Howard Leese parlano nell'area del concerto. (Foto di Epic / Hulton Archive / Getty Images)



 Nigel Kennedy & Robert Plant Kashmir 2017 Royal Albert Hall

Robert Plant ha offerto una rara interpretazione di "Kashmir" dei Led Zeppelin durante un turno da ospite con il violinista Nigel Kennedy la scorsa notte. Dai un'occhiata allo spettacolo dalla Royal Albert Hall di Londra di seguito.
Planty' è una vera leggenda del rock e un vero pioniere musicale", ha detto Kennedy, che in precedenza aveva collaborato con Plant in Fate of Nations del 1993 . "Spinge sempre e sfida se stesso e si immerge nella musica. Quando lavoriamo insieme, è una combinazione di potere e creatività".
Kennedy si unì originariamente alle sessioni di Fate of Nations dopo che Plant non fu soddisfatto dell'orchestrazione. Plant ha fatto riferimento specificamente a quel periodo sul palco, dicendo "questo ragazzo ci ha salvato la vita". Plant ha poi scherzato: "Non so se questo sia un rimborso o cosa".
Plant è stato raggiunto in questo arrangiamento orchestrale completamente nuovo da un gruppo di musicisti indiani che hanno aggiunto l'accompagnamento perfetto. Ha aperto la performance con una cover di "Hey Joe", una canzone resa popolare da Jimi Hendrix . Altri ospiti includevano la leggenda del jazz Jean-Luc Ponty, così come Justin Adams e Jon Baggott del gruppo di lavoro regolare di Plant, i Sensational Shape Shifters.



È stato un viaggio interessante, e ho avuto dei veri, forti calci all'inguine lungo la strada, insieme a tutto il successo del vagabondaggio. Ho attraversato alcune cose difficili lungo la linea. Ho perso un bambino quando aveva cinque anni. Sono stato costretto sulla sedia a rotelle per un po' di tempo. Il mio migliore amico, il batterista degli Zeppelin, è morto. Quindi ti rialzi, ti rialzi, ti rialzi, e poco a poco prendi forma in qualcosa. Alla fine, sei il tipo di stampa di tutti questi eventi. Non c'è tempo da perdere, quindi non ha senso insistere su nulla. Come Sage, ho bisogno di umorismo. E certamente, ho bisogno di bandire la gerarchia e tutta quella merda. La fama è una cosa grandiosa, ma non sempre funziona per te. Sono in quel posto dove non ha sempre funzionato per me, sai? Ci sono altre cose che la gente potrebbe volere da me.
Robert Plant, 2014.
It's been an interesting journey, and I've had some real, hard kicks in the groin along the way, along with all the success of wandering. I went through some difficult things along the way. I lost a child when he was five years old. I was wheelchair-bound for a while. My best friend, the drummer of Zeppelin, died. So you get up, you get up, you get up, and little by little you shape into something. In the end, you're the press of all these events. There's no time to waste, so there's no point insisting on anything. Like Sage, I need humour. And certainly, I need to banish hierarchy and all that crap. Fame is a great thing, but it doesn't always work for you. I'm in that place where it hasn't always worked for me, you know? There are other things that people might want from me.
Robert Plant, 2014.

-------
...anche mia nonna..una volta lo disse all mio fidanzatino di quel tempo...
24 luglio 1973 - BP Fallon ricorda: "Erano i Led Zeppelin in tournée nel 1973... E questo ricca signora cara che viveva al Drake stava rimproverando Robert e gli prendeva i capelli, 'Perché dovresti avere i capelli così lunghi? Perché non sembri un vero uomo?' Robert era molto dolce con lei, tutto pace e amore.
-----

Intervista 2022 - Robert ha detto quanto segue, rivelando i suoi consigli su Bonzo a Jimmy quando si sono uniti per la prima volta:
“È stato quando sono andato alla prima prova con gli Yardbirds, e avevo 19 anni, presto 20. Avevo suggerito a Jimmy Page che il batterista che aveva messo in fila non si avvicinava al dinamismo di John Bonham ed era completamente un'altra cosa. E così, una volta che la moglie di John gli ha dato finalmente il permesso di venire alle prove, perché Pat diceva sempre: "Stai lontano da Plant, perché finirai solo al verde e nei guai", così quando noi due siamo andati a Londra con il furgone della mamma di John, che abbiamo preso in prestito, in quella stanza, quel pomeriggio, quando abbiamo iniziato con un mucchio di canzoni che nessuno conosceva davvero, 'Train Kept A-Rollin'. »
Sapevo di essere in una stanza piena di giganti, davvero, e basta. Nel 1973, quello che accadde in quella stanza era esploso in alcune delle più avventurose rocce non rock che si potessero mai desiderare di trovare, ed era solo la somma delle parti. Quei ragazzi erano semplicemente incredibilmente bravi. Ed era come se tutti si fossero aspettati l'un l'altro con quello che era successo prima. E' stato tipo, bang! ”

------------------
-------------------

ROBERT PLANT SU STAIRWAY TO HEAVEN: "NON HO IDEA DI COSA PARLI. RIFLETTE L’OTTIMISMO DEL RAGAZZO CHE ERO A 23 ANNI"Il frontman dei Led Zeppelin: "All'epoca tutti parlavano di Vietnam. Io credo di aver fatto un lavoro migliore parlando di speranza"
«Ogni musicista spera di scrivere una canzone che duri nel tempo» ha detto Jimmy Page in una intervista celebrativa della carriera dei Led Zeppelin nel 1992, «Noi abbiamo fatto Stairway to Heaven. Ha tutti gli elementi che ci rappresentano, è stata una pietra miliare per noi. Per questo siamo stati molto attenti a non farla uscire mai come singolo e non tagliarla». Secondo il chitarrista dei Led Zeppelin, Stairway to Heaven (che la band ha suonato per la prima volta il 5 marzo 1971 alla Ulster Hall di Belfast) doveva spingere il pubblico a comprare l’intero album Led Zeppelin IV che esce l’8 novembre 1971, arriva al numero 1 in Inghilterra e al numero 2 in America e vende 35 milioni di copie.
Con sette minuti e 55 secondi di durata e diversi cambi di tempo e genere, dalla ballad folk alla sezione hard rock, Stairway to Heaven è diventata una della canzoni più importanti nella storia del rock, la più richiesta dagli ascoltatori delle radio americane di sempre e il monumento definitivo della grandezza dei Led Zeppelin. Robert Plant e Jimmy Page iniziano a scriverla durante il periodo trascorso in isolamento in Galles nel cottage di Bron-Y-Aur, subito dopo aver concluso il quinto trionfale tour consecutivo in America e la finiscono durante le session di Led Zeppelin IV ad Headley Grange.
«Una sera ci siamo seduti davanti al fuoco e io ho scritto le prime due strofe del pezzo, che mi sembravano perfette per quello che Jimmy stava suonando» ha raccontato Robert Plant, «Volevo mettere insieme tutti i riferimenti alle antiche tradizioni britanniche e al mondo Celtico». Il cantante dei Led Zeppelin, però, non ha spiegato davvero il significato del testo e delle sue immagini affascinanti, dalla “scala verso il paradiso” alla “foresta che riecheggia di risate”, dalla Regina di Maggio al “pifferaio” alla “signora anziana che pensa sia oro tutto ciò che luccica.”
Nel 2022 in una intervista con Rolling Stone ha ammesso: «Non ho idea di cosa parli. Credo sia una canzone sulla speranza, ma piuttosto grande. Riflette l’ottimismo di un ragazzo di soli 23 anni». Robert Plant ha detto che Stairway to Heaven contiene anche degli inevitabili riferimenti alla situazione politica del tempo: «Tutti i cantautori del tempo parlavano del Vietnam e della corruzione, ed erano tutti molto eloquenti e impegnati nei loro testi. Io credo di aver fatto un lavoro migliore per arrivare al punto e parlare della speranza».

-------------------------------------
--------------------------------------


LED ZEPPELIN, LA CANZONE CHE ROBERT PLANT SCRISSE SULLA "CULTURA DELLE GROUPIES" A LOS ANGELESIl brano venne pubblicato nell'album Physical Graffiti: "In quella città il divertimento era ovunque"
Robert Plant ha ricordato il giorno in cui Jimmy Page gli ha chiesto di entrare a far parte dei Led Zeppelin: “Stavo suonando con la mia prima band, i Band of Joy in un college, Jimmy e Peter Grant sono venuti a cercarmi e mi hanno chiesto se volevo entrare a fare parte degli Yardbirds. Sapevo che avevano lavorato molto in America, il che significava un pubblico più grande e quindi ero molto interessato.”
Si dice che alla prima audizione, Plant abbia cantato Somebody to Love dei Jefferson Airplane: “Appena l’ho sentito cantare ho pensato: deve avere qualcosa che non va a livello personale, oppure è uno con cui è impossibile lavorare. Non riuscivo a capire come fosse possibile che nonostante fosse in giro da un po’ non era ancora diventato famoso.” Con l’arrivo di Robert Plant e del suo amico John Bonham (che suona con lui nei Band of Joy) alla batteria, la band decolla all’improvviso: dopo il primo tour in Scandinava con il nome di The New Yardbirds e l’esordio davanti ad un pubblico a Gladsaxe in Danimarca il 7 settembre 1968, cambiano nome in Led Zeppelin e nel novembre 1968 grazie a Peter Grant firmano un contratto con la Atlantic Records, partono in tour in Inghilterra (il primo concerto con il nome Led Zeppelin è all’Università del Surrey il 25 ottobre 1968) e debuttano il 12 gennaio 1969 con il primo disco omonimo con cui vanno al n.6 in classifica in Inghilterra e al numero 10 in America. Sei anni e cinque album dopo, nel 1975 sono la più grande rock band del mondo, una band sovrumana che suona una versione elettrificata del blues che viene definita “Il martello degli Dei” (da una strofa del brano con cui hanno descritto l’'esperienza del tour in Scandinavia, Immigrant Song) e vivono al massimo o stile di vita travolgente e trasgressivo che si è creato intorno alla rivoluzionaria cultura giovanile del rock’n’roll, soprattutto in America.
“Los Angeles era Los Angeles” ha detto Robert Plant in una intervista nel 1975 “Il divertimento era ovunque.” I Led Zeppelin hanno fatto un tour dopo l’altro (solo nel 1969, il loro primo anno di carriera ne hanno fatti quattro, durante i quali hanno scritto e registrato le canzoni di Led Zeppelin II), riempito per cinque sere consecutive la Earl’s Court Arena di Londra, al tempo la più grande in Inghilterra e conquistato il pubblico americano e il 24 febbraio 1975 escono con il doppio album Physical Graffiti, un monumento di suono e potenza che debutta al numero uno in Inghilterra e al numero tre negli Stati Uniti.
Nell’ultima canzone dell’album, Sick Again, Robert Plant parla del rock di fine anni Sessanta, le notti di Los Angeles e le groupie e descrive come tutto sia cambiato negli anni Settanta: “Nel circo delle Regine di Los Angeles / Impari in fretta quanto sia facile cadere” canta Plant. Gli anni sessanta sono finiti, e Robert Plant canta la fine di un sogno: “Non c’è più quell’atmosfera di prima” racconta in un’intervista a proposito di Sick Again, “Tutto era diventato più oscuro.”


------------------------------------------


Il cantante Robert Plant ha definito "la regina della bella musica"
C'è una chiara delimitazione tra bellezza e maestosità e negli ultimi 50 anni nessuno è stato in grado di incanalare entrambe le cose come ha fatto Robert Plant . Non c'è niente di bello nei lamenti banshee di "Immigrant Song" o nel blues volgare di "The Lemon Song", ma c'è qualcosa di innegabilmente maestoso in loro.
Allo stesso modo, la maestà non è esattamente nell'equazione per i cambiamenti dinamici grezzi di "What It and What Should Never Be" o il folk understate di "That's the Way". I Led Zeppelin erano spesso in grado di mescolare maestosità e bellezza, ma Plant conosceva la differenza tra i due.
Quindi, quando Robert Plant chiama qualcuno "bello", è più delicato e intimo di un maestoso grido di gloria rock and roll . I gusti eclettici di Plant sono leggendari, ma c'era una figura popolare che aveva una presa permanente sul cervello di Plant durante i suoi giorni di scrittura più famosi nei primi anni '70. Non sarebbe altro che Joni Mitchell, a cui Plant ha spesso dedicato il pesantemente indebitato "Going to California" gridando il suo nome in concerto.
Mentre era seduto con il programma Tracks Of My Years della BBC Radio 2 , Plant ha elencato alcune delle sue canzoni e artisti preferiti di tutti i tempi. Inevitabilmente, il nome di Mitchell è apparso quando Plant ha deciso di concentrarsi sul suo taglio Hejira "Amelia". La selezione dei brani è arrivata anche con alcuni elogi da parte dell'ex frontman degli Zeppelin.
"[Lei è] la regina di tutta quella bella musica che è stata scritta in quel periodo dalla fine degli anni '60 in poi", ha detto Plant a proposito di Mitchell. “Il suo catalogo è incredibile e i suoi concerti sono stati davvero belli, incredibilmente commoventi. L'intera scena musicale di Laurel Canyon lassù in Sunset Boulevard è stata qualcosa di veramente speciale".
La musica folk acustica di Mitchell, specialmente tra gli album Song to a Seagull e For the Roses , ha chiaramente avuto un forte effetto sui Led Zeppelin. Sebbene il blues e l'hard rock fossero i generi scelti, il folk iniziò a insinuarsi costantemente intorno ai Led Zeppelin III . Quando lo chiamarono un giorno nel 1980, quasi un terzo intero del loro catalogo era costituito da canzoni acustiche, il che contribuì al disprezzo della band per essere ammassato nel genere dell'heavy metal.
Amelia · Joni Mitchell
https://faroutmagazine.co.uk/the-singer-robert-plant-called-the-queen-of-beautiful-music/?fbclid=IwAR3wTqxB5xxgSuJNi_APICylJJVtOzHkYY2nZs2X7W9iwmRKpTynm0-4jhc


-----------------------
https://www.facebook.com/notes/674434193212403/
ROBERT PLANT: L’UGOLA DIONISIACA DELL’HARD ROCK, blues..invenzione carisma talento..NON SOLO LED ZEPPELIN

Blues..invenzione..carisma..talento..fascino

immagine

https://youtu.be/QfKXObnXmCo

Robert Plant - Going to California (Live at Roskilde Festival, July 4th, 2019)

immagine

Le radici dei Led Zeppelin possono essere ascoltate in questa canzone ... Plant ha un suono definito R&B e canta in una chiave leggermente diversa da quella che ci si aspetterebbe, diversa da ciò che farebbe un cantante R&B ... ed è proprio questo ciò che ha reso Led Zep: quella tensione tra e dentro la voce e la musica, che fa sì che l'ascoltatore non sappia esattamente dove sta andando la musica.

Pre Zep 1967 A1.Long Time Coming B1.I'VE GOT A SECRET

https://youtu.be/xcD8WhsMztM

Le radici dei Led Zeppelin possono essere ascoltate in questa canzone ... Plant ha un suono definito R&B e canta in una chiave leggermente diversa da quella che ci si aspetterebbe, diversa da ciò che farebbe un cantante R&B ... ed è proprio questo ciò che ha reso Led Zep: quella tensione tra e dentro la voce e la musica, che fa sì che l'ascoltatore non sappia esattamente dove sta andando la musica.

immagine

Robert Plant concerto Roma 20 luglio 2007 chiusura concerto

https://youtu.be/PwybH1BKlBs

immagine

Robert Plant & Strange Sensation - Babe I'm Gonna Leave You - COMPLETA!!

Live at Teatro Antico, Taormina 15/07/2007

https://youtu.be/aEYcejlhGmk

immagine

amici fedeli..fedeli compagni compagni e fedeli amici per una vita e oltre❤️

immagine

amici fedeli..fedeli compagni

compagni e fedeli amici per una vita e oltre❤️ oggi e per sempre 25 settembre 1980..una leggenda ci lascia..Ciao Bonzo..

http://www.tightbutloose.co.uk/tbl-news/tbl-archive-january-1975-snapshot-robert-plant-leicester-88-lz-news-john-bonham-drumsticks-deborah-bonham-at-the-stables-mk-victoria-record-fair-transmissions-1969-dl-diary-blog-update/

immagine

immagine

Robert Plant presso Leicester University - Sono passati 32 anni ...

32 anni fa, ieri, 23 gennaio 1988, ho viaggiato a Leicester con la brava signora Janet e gli amici Kam, Julie e Alan per avvertire che Robert Plant si sarebbe esibito in un concerto segreto di riscaldamento all'Università per il suo prossimo tour nel Regno Unito

Dopo che un set degli Shadows assomigliava a The Rapiers, Robert è arrivato con una band completamente nuova. Ha proceduto a tessere un ricco arazzo di vecchi e nuovi in ​​una performance piuttosto sorprendente.

Il nuovo è arrivato tramite i brani del suo prossimo album Now And Zen, tra cui Tall Cool One campionato da Zep, un vecchio rockerbilly strappato Billy's Revenge e il singolo al momento appena pubblicato Heaven Knows.

Il vecchio è venuto per gentile concessione della sua ex band nelle vesti di In The Evening, Misty Mountain Hop e Trampled Underfoot. Dopo le precedenti date di riscaldamento a Folkestone e Stourbridge, questa era la terza volta nella sua carriera da solista in cui aveva eseguito dal vivo sul palco brani del catalogo dei Led Zeppelin.

In un'epoca in cui non si parlava di niente, era semplicemente catartico. Come si può vedere da questa recensione che ho scritto all'epoca nella colonna settimanale che ho fatto per il quotidiano locale Bedfordshire Citizen, sono rimasto molto colpito. A 32 anni, quella notte alla Leicester University resta vivo nella memoria.

Fu la sera in cui vidi per la prima volta Robert Plant riconciliare con successo il suo passato con il presente. Essere lì per assistere a tutto ciò che si svolgeva è stato fonte di timore reverenziale.

Ha dato il via a un grande anno di apparizioni di Now And Zen che per me includevano concerti alla Colchester University, al Marquee club di Londra (dove ho incontrato per la prima volta Gary Foy), alla Warwick University, a Oxford Apollo, al London's Town and Country Club e all'Astoria Theatre e due volte all'Hammersmith Odeon (la seconda notte con una sorpresa e un cameo semplicemente incredibile di Jimmy Page).

Per quanto brillanti siano stati tutti, è quella prima notte a Leicester tutti 32 anni fa questa settimana che risuona ancora di più - è proprio lì nella mia lista dei dieci migliori concerti preferiti di tutti i tempi ...

Dave Lewis, 22 gennaio 2020

immagine

◊ ◊ ◊..notte doppia..vi lascio questo..genio Robert e genio MikeMillaRD....sembra di essere sotto al palco

https://youtu.be/LpiCkAiAC9w

Robert Plant - 1990-08-09 - San Diego, CA @ Sports Arena [Audio]
è un grandissimo concerto e Robert in forma smagliante..acuti a parte.
Registrazione dunque stupenda, certo non avrà la qualità di un disco dal vivo ufficiale ben registrato col multitraccia, ma il suono del rock che ti ribolle nella pancia è catturato in modo perfetto. Gran bootleg dunque, gran concerto, grande prova di Robert e dei ragazzi … allora era ancora il golden god e dava la paga ai gruppi tipo Whitesnake in quegli anni ormai annegati nel metal radiofonico americano.
con una cuffia riuscirete a sentirne l'essenza...
https://youtu.be/LpiCkAiAC9w
Robert Plant - 1990-08-09 - San Diego, CA @ Sports Arena [Audio]
Recorded by MIke "the MIC" Millard with AKG 451E + CK1 » Nakamichi 550, from cassette master
Di Mike Millard su questo blog ne abbiamo parlato più volte, amante del rock proveniente dalla west coast americana, dal 1973 al 1992 registrò parecchi concerti tenutisi in quell’area. Lo fece con una strumentazione di qualità, per quei tempi davvero notevole, portandola all’interno delle arene in questione usando diversi stratagemmi (a volte anche fingendosi disabile e quindi su una sedia a rotelle). Le sue sono dunque registrazioni audience, cioè prese dal pubblico, ma di una qualità micidiale; non è un un caso che ancora oggi – tra il giro di appassionati – siano considerate tra i documenti migliori per quanto riguarda l’epoca d’oro della musica rock. Sì perché con le registrazione audience si ha l’idea esatta di cosa fosse andare ad un concerto rock, la performance dell’artista catturato nella sua essenza più pura: l’umore e le scosse emotive del pubblico, la musica messa su nastro senza artifici (e dunque senza le modifiche e i trucchetti presenti nei dischi dal vivo ufficiali), i commenti dei fans che a tratti finivano sul nastro. La fortuna ha voluto che i LZ fossero tra i suoi gruppi preferiti e, ad esempio, le sue registrazione di alcuni dei sei concerti tenuti nel 1977 a Los Angeles sono per tutti noi testimonianze preziosissime. Nel 1994 Millard decise di togliersi la vita, decisione che non necessita nè di giudizi ne altro niente commenti verso un dolore a cui deve essere andato incontro. Per moltissimo tempo le sue cassette rimasero archiviate nella sua stanza a casa di sua madre, le registrazioni che circolavano provenivano infatti da copie che lo stesso Millard aveva fatto per amici e altri collezionisti. Successe poi che sua madre finalmente affidò ad amici intimi di suo figlio le tante cassette (si parla di 280 concerti registrati) in modo che potessero essere trasferite e quindi salvate su DAT. Sotto all’articolo riporto (oltre al testo che accompagna la registrazione di RP di cui tra poco parleremo) tutta la lunga storia in caso qualcuno fosse interessato. Per chiudere questo breve riassunto, quando si pensava che i master originali di Millard fossero andati persi, ecco che vengono ritrovati, rimasterizzati e messi gratuitamente in circolo da generosi collezionisti e amanti del rock come noi. E’ dunque doveroso mandare un pensiero a Mike Millard perché grazie ai suoi nastri il rock si mantiene vivo e noi possiamo ancora illuderci di vivere in prima persona i momenti più esaltanti della musica che amiamo.
anche questo concerto è stato registrato da Mike Millard...
https://youtu.be/LpiCkAiAC9w
Robert Plant August 9, 1990 Sports Arena San Diego, CA 00:00:00 Watching You 00:06:20 Nobody's Fault But Mine 00:10:16 Billy's Revenge 00:16:55 Tie Dye On Th...

BOOTLEG: Robert Plant, San Diego, CA 9 August 1990 (Mike Millard Master Cassettes via JEMS The Lost and Found Mike the MICrophone Tapes Volume 35 1644 Edition) – TTTTT

https://timtirelli.com/2020/06/

immagine

“Mio padre ama la Gran Bretagna: da bambini andavamo dappertutto, andavamo in tutti i tipi di castelli, cime e fortezze. Sono molto orgoglioso di essere britannico. La famiglia è enorme per me. La mia educazione è stata fantastica: i miei genitori erano separati ma mi hanno sostenuto in tutto ciò che ho fatto. Sono molto orgoglioso di essere del Paese Nero: è pieno delle persone più incredibili, della classe operaia e oneste. È un posto dove puoi parlare di spazzatura al pub, ridere - è davvero un'estensione della stanza di fronte. '" LOGAN PLANT

immagine

“Mio padre ama la Gran Bretagna: da bambini andavamo dappertutto, andavamo in tutti i tipi di castelli, cime e fortezze. Sono molto orgoglioso di essere britannico. La famiglia è enorme per me. La mia educazione è stata fantastica: i miei genitori erano separati ma mi hanno sostenuto in tutto ciò che ho fatto. Sono molto orgoglioso di essere del Paese Nero: è pieno delle persone più incredibili, della classe operaia e oneste. È un posto dove puoi parlare di spazzatura al pub, ridere - è davvero un'estensione della stanza di fronte. '" LOGAN PLANT

immagine

immagine

“Mio padre ama la Gran Bretagna: da bambini andavamo dappertutto, andavamo in tutti i tipi di castelli, cime e fortezze. Sono molto orgoglioso di essere britannico. La famiglia è enorme per me. La mia educazione è stata fantastica: i miei genitori erano separati ma mi hanno sostenuto in tutto ciò che ho fatto. Sono molto orgoglioso di essere del Paese Nero: è pieno delle persone più incredibili, della classe operaia e oneste. È un posto dove puoi parlare di spazzatura al pub, ridere - è davvero un'estensione della stanza di fronte. '" LOGAN PLANT

immagine

“È stato un viaggio interessante e lungo la strada ho avuto dei veri e forti calci all'inguine, insieme a tutto il successo. Ho affrontato alcune cose difficili lungo la linea. Ho perso un bambino quando aveva cinque anni. Sono stato costretto su una sedia a rotelle per un po 'di tempo. Il mio migliore amico, il batterista degli Zeppelin, è morto. Quindi ti rialzi, ti rialzi, ti rialzi e poco a poco ti trasformi in qualcosa. Alla fine, sei il tipo di stampa di tutti questi eventi. Non c'è tempo da perdere, quindi non ha senso insistere su qualcosa. Saggio come, ho bisogno di umorismo. E certamente, ho bisogno di bandire la gerarchia e tutta quella merda. La fama è una grande cosa, ma non sempre funziona per te. Sono in quel posto dove non ha sempre funzionato per me, sai? Ci sono altre cose che le persone potrebbero volere da me ".

ROBERT PLANT, 2014.

Robert Plant nella foto qui con la moglie e la figlia di Marco Giovino (batterista dei Band of Joy)

immagine

Robert Plant nella foto qui con la moglie e la figlia di Marco Giovino (batterista dei Band of Joy)

immagine
  • Intervistatore: Hai attraversato così tante relazioni diverse nella tua vita. Cosa ti ha insegnato sull'amore? Cosa diresti a un 27enne dell'amore, e cosa significa?
  • Robert Plant: Non usare mai la parola. Non per molto, molto tempo.
  • Intervistatore: perché?
  • RP: Perché puoi ferire le persone. È una parola molto potente. Ha effetti davvero notevoli.
  • Intervistatore: Quando l'hai imparato?
  • RP: Quando il primo pezzo di argenteria mi è volato addosso. Quando ho indossato il primo mobile. Credi che stia scherzando.
immagine

Sono rimasto stordito e confuso da una storia che ha fatto il giro questa settimana su di noi che apparentemente offriamo ai Led Zeppelin 500 milioni di sterline per riformare e realizzare un tour. Per quanto io ami la band, non c'è assolutamente nessuna verità nella storia. Ho parlato con Robert Plant della storia, che ha anche confermato essere completamente spazzatura anche da parte sua. Robert mi ha detto che è molto orgoglioso della sua storia e del passato della band, e ha sempre avuto grande rispetto e amore per il suo lavoro durante la sua carriera. Tuttavia, crede davvero di dover andare avanti con la sua vita e carriera oggi. Inventare questa storia è molto irrispettoso di quanto sia meravigliosa la sua carriera da solista con i Sensational Space Shifters. Oggi parte per un tour tutto esaurito e l'anno scorso hanno pubblicato un album brillante. Come mi ha detto Robert: "Guarda Richard, faccio le cose solo perché le amo e voglio fare più cose nuove che amo". Non potrei essere più d'accordo. " RICHARD BRANSON

immagine

È semplicemente molto eccitante per me provare a vedere cosa posso fare veramente come cantante".

immagine

“Il tempo è così prezioso. Non metto niente per cui non ho una passione al 110%. Altrimenti ho molte altre cose che potrei fare nella mia vita. Mescola un levriero con un buon Bedlington Terrier, tutta quella roba. Questo è ciò che amo. "

ROBERT PLANT, 2014.

immagine

https://youtu.be/AWTZ67-9Qoo

Robert Plant and Strange Sensation play 'When The Levee Breaks' live on 20th May 2005. Band includes Billy Fuller on double bass, Clive Deamer on drums, Justin Adams on mandolin/guitar, Skin Tyson on guitar and John Baggott on keyboards

immagine

https://youtu.be/b3hDoyrqsV0

https://youtu.be/b3hDoyrqsV0

Robert Plant & the Sensational Space Shifters - When the Levee Breaks - Harvest Fest 2019

https://youtu.be/fULKh9ItDQo

immagine

https://youtu.be/fULKh9ItDQo Robert Plant & the Sensational Space Shifters - When the Levee Breaks - Harvest Fest 2019

immagine

Robert Plant & the Sensational Space Shifters - When the Levee Breaks - Harvest Fest 2019

https://youtu.be/fULKh9ItDQo

Robert Plant & the Sensational Space Shifters - When the Levee Breaks - Harvest Fest 2019

immagine

immagine

Robert Plant and Strange Sensation play 'When The Levee Breaks' live on 20th May 2005. Band includes Billy Fuller on double bass, Clive Deamer on drums, Justin Adams on mandolin/guitar, Skin Tyson on guitar and John Baggott on keyboards https://youtu.be/AWTZ67-9Qoo

Robert Plant and Strange Sensation play 'When The Levee Breaks' live on 20th May 2005. Band includes Billy Fuller on double bass, Clive Deamer on drums, Justin Adams on mandolin/guitar, Skin Tyson on guitar and John Baggott on keyboards

https://youtu.be/AWTZ67-9Qoo

immagine

Robert Plant, Whole Lotta Love ,Vancouver B.C. June , 29Th 2018 https://youtu.be/l7nGztsWsSg

Robert Plant, Whole Lotta Love ,Vancouver B.C. June , 29Th 2018

https://youtu.be/l7nGztsWsSg

immagine

Robert Plant, Whole Lotta Love ,Vancouver B.C. June , 29Th 2018

https://youtu.be/l7nGztsWsSg

-------


Il cantante Robert Plant ha definito "la regina della bella musica"
C'è una chiara delimitazione tra bellezza e maestosità e negli ultimi 50 anni nessuno è stato in grado di incanalare entrambe le cose come ha fatto Robert Plant . Non c'è niente di bello nei lamenti banshee di "Immigrant Song" o nel blues volgare di "The Lemon Song", ma c'è qualcosa di innegabilmente maestoso in loro.
Allo stesso modo, la maestà non è esattamente nell'equazione per i cambiamenti dinamici grezzi di "What It and What Should Never Be" o il folk understate di "That's the Way". I Led Zeppelin erano spesso in grado di mescolare maestosità e bellezza, ma Plant conosceva la differenza tra i due.
Quindi, quando Robert Plant chiama qualcuno "bello", è più delicato e intimo di un maestoso grido di gloria rock and roll . I gusti eclettici di Plant sono leggendari, ma c'era una figura popolare che aveva una presa permanente sul cervello di Plant durante i suoi giorni di scrittura più famosi nei primi anni '70. Non sarebbe altro che Joni Mitchell, a cui Plant ha spesso dedicato il pesantemente indebitato "Going to California" gridando il suo nome in concerto.
Mentre era seduto con il programma Tracks Of My Years della BBC Radio 2 , Plant ha elencato alcune delle sue canzoni e artisti preferiti di tutti i tempi. Inevitabilmente, il nome di Mitchell è apparso quando Plant ha deciso di concentrarsi sul suo taglio Hejira "Amelia". La selezione dei brani è arrivata anche con alcuni elogi da parte dell'ex frontman degli Zeppelin.
"[Lei è] la regina di tutta quella bella musica che è stata scritta in quel periodo dalla fine degli anni '60 in poi", ha detto Plant a proposito di Mitchell. “Il suo catalogo è incredibile e i suoi concerti sono stati davvero belli, incredibilmente commoventi. L'intera scena musicale di Laurel Canyon lassù in Sunset Boulevard è stata qualcosa di veramente speciale".
La musica folk acustica di Mitchell, specialmente tra gli album Song to a Seagull e For the Roses , ha chiaramente avuto un forte effetto sui Led Zeppelin. Sebbene il blues e l'hard rock fossero i generi scelti, il folk iniziò a insinuarsi costantemente intorno ai Led Zeppelin III . Quando lo chiamarono un giorno nel 1980, quasi un terzo intero del loro catalogo era costituito da canzoni acustiche, il che contribuì al disprezzo della band per essere ammassato nel genere dell'heavy metal.
Amelia · Joni Mitchell

--------



..ma il mio animo null'altro vuol che..
"Vivi per essere la meraviglia e l’ammirazione del tuo tempo.
(Macbeth)"💞




-----


“Guardare i lupi è una cura perfetta per la mia follia. Sono sempre felice di girovagare per Molineux e sentire qualcuno gridare: "Va bene Planty, fai ancora un po '?" Sento un'affinità con la Black Country. Sono affascinato dalla storia locale e adoro l'umorismo. È molto bloccato. nello spirito della regione, quel piccolo cerchio a ovest di Birmingham. '"
ROBERT PLANT, 2010.
"Watching wolves is a perfect cure for my madness. I am always happy to wander around Molineux and hear someone shout, "Alright Planty, do some more?" I feel an affinity with the Black Country. I am fascinated by the local history and I love the humour. It's very stuck. in the spirit of the region, that little circle west of Birmingham. '"
ROBERT PLANT, 2010. 


È stato un viaggio interessante, e ho avuto dei veri, forti calci all'inguine lungo la strada, insieme a tutto il successo del vagabondaggio. Ho attraversato alcune cose difficili lungo la linea. Ho perso un bambino quando aveva cinque anni. Sono stato costretto sulla sedia a rotelle per un po' di tempo. Il mio migliore amico, il batterista degli Zeppelin, è morto. Quindi ti rialzi, ti rialzi, ti rialzi, e poco a poco prendi forma in qualcosa. Alla fine, sei il tipo di stampa di tutti questi eventi. Non c'è tempo da perdere, quindi non ha senso insistere su nulla. Come Sage, ho bisogno di umorismo. E certamente, ho bisogno di bandire la gerarchia e tutta quella merda. La fama è una cosa grandiosa, ma non sempre funziona per te. Sono in quel posto dove non ha sempre funzionato per me, sai? Ci sono altre cose che la gente potrebbe volere da me.
Robert Plant, 2014.
It's been an interesting journey, and I've had some real, hard kicks in the groin along the way, along with all the success of wandering. I went through some difficult things along the way. I lost a child when he was five years old. I was wheelchair-bound for a while. My best friend, the drummer of Zeppelin, died. So you get up, you get up, you get up, and little by little you shape into something. In the end, you're the press of all these events. There's no time to waste, so there's no point insisting on anything. Like Sage, I need humour. And certainly, I need to banish hierarchy and all that crap. Fame is a great thing, but it doesn't always work for you. I'm in that place where it hasn't always worked for me, you know? There are other things that people might want from me.
Robert Plant, 2014. 













❤️"Penso che molte persone non riescano a credere che sono ancora vivo perché sono in giro da molto tempo."
ROBERT PLANT..
❤️"I think a lot of people can't believe I'm still alive because I've been around a long time."
ROBERT PLANT


E’ il solito ragazzo che con la sua voce graffiante e calda allo stesso tempo, ti riesce ad entrare dentro e a toccare le parti più profonde del cuore. Robert è ancora lui, e non molla.
Eterno giovincello che adoro in ogni sua particella..
Fluttua rigenerandosi e rigenerando emozioni. ..le sue primavere lo hanno temprato, sia in sofferenza che in gioia..
un poeta, dall'animo gentile, raffinato e allo stesso tempo monello
non si è ancora tolto il vizio di fare swish con i suoi capelli e di toccarli sempre, quei capelli che resistono ancora a tutto, lunghi e perfettamente ricci come pochi. Certo, l’età non gli permette più di fare determinate cose con la voce, ma a Rob piace azzardare, e allora si butta, con un po’ di coscienza, e quel pizzico di misteriosa incoscienza, ci prova. Stecca? Che importa, ci ha messo l’anima per buttare giù quella parola o quella nota o quel vocalizzo. E lo si apprezza per questo, per la grande passione che prova per la musica e per quello che fa da sempre.
I suoi Babe restano impressi nella mente degli ascoltatori per tantissimo tempo. Trovatemi qualcuno che sappia dire meglio di lui babe. E lo mette ovunque, anche nei momenti più improbabili, proprio quando meno te l’aspetti.
..è il mio "cappellaio matto"..la mia fatina, la mia Alice..e ne avrei da aggiungere...
Ciao Immenso Robert..comunque vada a finire tu hai dato sempre tutto te stesso e quel sorriso va oltre l'emozione..trapassa ogni tempo e lo rende meta di meraviglia...

------------------------




𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐧𝐞𝐢 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐪𝐮𝐢𝐥𝐥𝐢, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥𝐞? 𝐀𝐧𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨, 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐜𝐢 𝐟𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞
𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭..
𝐍𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥'𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝟏𝟒 𝐚𝐧𝐧𝐢 [𝐩𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐥𝐛𝐮𝐦]. 𝐀𝐥𝐭𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐚̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐨' 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐞
𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭.
Mentre esce dallo studio per incontrare Burnett e il musicista JD McPherson dall'altra parte della città, Plant si ferma e fa una battuta sul suo "dito vichingo". "Se vengo dalla terra del ghiaccio e della neve", dice, con un pizzico di malizia negli occhi, "starò bene".
-------------------------------------------io lo adoro..guai a chi me lo tocca!!!...🥰
"Siamo come Mork e Mindy!" Robert Plant e Alison Krauss, la strana coppia della musica
Quattordici anni dopo il loro debutto vincitore di un Grammy, il duo Roots si è riunito, affrontando grandi aspettative. Spiegano come hanno lasciato le loro zone di comfort con una band all-star "pazza ma di buon gusto"
di Marissa R Moss
ven 24 set 2021 06.00 BST
360
Più di mezzo secolo da quando è arrivato per suonare il suo primo spettacolo negli Stati Uniti con i Led Zeppelin, Robert Plant era nella strana posizione di doversi spiegare alle autorità.
"Ho dovuto dimostrare che stavo contribuendo in qualche modo al miglioramento del sistema americano, il che è piuttosto carino, davvero", dice Plant di questo viaggio post-blocco a Nashville. È seduto nel famoso studio Sound Emporium della città con la sua collaboratrice, la leggenda del bluegrass Alison Krauss. È lo stesso posto in cui hanno registrato il loro secondo, attesissimo disco come duo, Raise the Roof , prima che la pandemia mettesse il mondo in pausa.
A causa di varie restrizioni, Plant ha dovuto ottenere un permesso speciale per tornare nel paese per questa settimana di preparazione e promozione; Krauss, sottolinea sarcastico, ha dovuto guidare per soli 10 minuti. "Ho dovuto presentare un modulo alla Sicurezza Nazionale e tutto il resto", dice, seduto su un divano di velluto bordeaux in una delle stanze buie e lunatiche della struttura. "Cinquantatré anni che vengo qui... a quest'ora dovrebbero avere il mio numero abbassato."
Raise the Roof, il seguito del tanto lodato LP di debutto del 2007 Raising Sand , avrebbe potuto funzionare come domanda di immigrazione di Plant. Quattordici anni di lavoro – lunghi quanto l'intera carriera dei Led Zeppelin – è una sublime rivisitazione delle tradizioni musicali delle radici, da cantanti folk inglesi non cantati a tedofori moderni e gemme blues perdute. I punti salienti includono una magica rielaborazione di Price of Love degli Everly Brothers, che Krauss e Plant trasformano da pop armonico in un lento lamento ardente ancorato alla voce infinitamente emotiva di Krauss; una versione squisita e melodicamente gioiosa di Go Your Way della prima influenza dei Led Zeppelin Anne Briggs; e High and Lonesome, un originale scritto da Plant e dal loro produttore di ritorno, T Bone Burnett.
È una giornata calda e Plant è appena tornato in studio a piedi dopo aver mangiato un boccone per strada. Nashville è una città per gli automobilisti, quindi il musicista alto 1,85 metri, con i suoi riccioli argentati scompigliati in una coda di cavallo, sarebbe stato sicuramente un'attrazione lungo la strada per chiunque percorresse Belmont Boulevard, se non fosse stato per la maschera bianca che oscurava il suo faccia. Krauss è rintanata sul divano con indosso una giacca nera trapuntata, nonostante il clima di fine estate, una scatola di tè nascosta nella sua borsa. Quando parla, afferra il microfono vicino, come per istinto.
La coppia aveva provato più volte a fare un secondo disco, ma niente era rimasto: il titolo è un cenno al giubilo che provano per aver finalmente riunito la band. "Non puoi aspettare 14 anni per cercare di farlo bene e poi metterlo sotto il divano e dire: 'Beh, è ​​stato bello'", dice Plant. "Devi gridarlo e alzare il tetto."
È stata una canzone della band americana Calexico che ha finalmente rotto la barriera creativa. Krauss stava guidando a Nashville, ascoltando un CD masterizzato – non è au fait con la creazione di playlist digitali – quando la canzone Quattro (World Drifts In) è apparsa a un incrocio. "Inviavamo canzoni avanti e indietro, e potresti sentire la stessa canzone in un momento diverso e non ha avuto il momento giusto, per qualsiasi motivo", dice Krauss, "Questa aveva una tale brillantezza. Una canzone crea l'atmosfera per tutto – e quella era la canzone”. Ha scritto immediatamente a Plant. Anche lui si innamorò dei testi. La loro versione della traccia apre il nuovo disco, proprio come l'originale ha aperto loro il disco.
Plant è affascinato dalle storie di confine tanto quanto dai racconti del sud americano. Calexico, dal nome della città in cui si uniscono California e Messico, canta di immigrati in fuga da tutto ciò che conoscono per il sogno di una vita migliore. “Dove vivono è quello che stanno giocando. Sta venendo fuori dalla terra”, dice Plant della band, che ora ha sede a Tucson, in Arizona.
Da quando ha realizzato Raising Sand a Nashville, l'avvistamento di piante è diventato una tradizione urbana in città. Girava voce che abitasse in un appartamento sopra una gelateria nel lato est; alcune persone hanno insistito di averlo visto mangiare la cena quando avrebbe dovuto essere in tournée. Plant sembra adattarsi al posto in modo naturale, frequentando una tradizionale serata a tema country chiamata Honky Tonk Tuesdays, facendo una colazione messicana di basso profilo in un posto consigliato dal musicista Buddy Miller, o visitando un murale nel negozio di dischi di Grimey di John Prine , il defunto cantautore Plant ha descritto sui social media come "il vero paroliere" . L'ultima volta che ha visto Prine, "ha fatto un commento davvero divertente di John Prine sul fatto che fossi Frodo o Gollum". La storia fa impazzire Krauss.
Il duo ha riunito alcuni musicisti delle sessioni di Raising Sand , tra cui il chitarrista Marc Ribot e il batterista Jay Bellerose, insieme ad alcune nuove forze, come Miller e il famoso chitarrista jazz Bill Frisell. Burnett ha insistito sul fatto che nessuno conoscesse le scelte delle canzoni prima di entrare in studio, per avere "l'idea più fresca con più vita", come dice Krauss.
Ricorda di essere entrata nel Sound Emporium per le sovraincisioni e di aver visto Ribot con un mazzo di chiavi della macchina, graffiandole lungo il suo strumento - molto lontano dalle tradizioni del bluegrass, ma le è piaciuto molto. Nel disco precedente, Burnett sarebbe apparso improvvisamente in una veste, brandendo un pianoforte giocattolo.
"Hanno tutti la combinazione di essere così pazzi e così gustosi allo stesso tempo", dice Krauss. "Scioccante. È scioccante.”
"Vedi, non posso crederci", dice Plant, dubbioso che noci e buon gusto possano coesistere, almeno nel genere da cui è emerso. "Sono inglese e un cantante rock'n'roll."
Annuncio
Sia Plant che Krauss si sono divertiti a provare a scrollarsi di dosso chi sono diventati: lei la tradizionalista, lui il frontman sgargiante. "Nessuna decisione è stata presa a parte il testo e la melodia", afferma Krauss. Il blues non è il suo stile predefinito, ma lo indossa bene. Plant, nel frattempo, ha cercato di non entrare nel personaggio o di non ricorrere a comodi trucchi vocali e firme, ma c'è una canzone nell'album che – per fortuna – è particolarmente Plant. Mentre il titolo, High and Lonesome, evoca immagini del primo Hank Williams e lacrime su chitarre acustiche, è molto più simile ai Led Zeppelin che al country acustico piagnucoloso.
Anche fuori dalle loro zone di comfort, però, i mondi disparati di Krauss e Plant si sovrappongono perfettamente. Un precedente intervistatore, dice Krauss, era determinato a scoprire se litigavano. "Era così divertente, solo: combatti?" dice lei, ridacchiando. “Qualcuno di voi ha litigato? T Bone ha combattuto?"
"Siamo come Mork e Mindy", dice Plant: una coppia strana ma armoniosa.
Hanno dimostrato che tutte le tradizioni musicali possono incontrarsi nel mezzo se si scava abbastanza indietro. Quando Raising Sand è uscito nel 2007, era un'eccezione in un paesaggio incantato da gente annacquata dell'arena. Le sue canzoni, come Let Your Loss Be Your Lesson del cantante blues Little Milton e Sister Rosetta Goes Before Us del cantante rock alternativo Sam Phillips, sono servite a ricordare che le radici della musica roots erano molto più diverse di quanto potrebbe fare il genere emergente americano. porta a credere.
Raising Sand ha vinto cinque Grammy, incluso l'album dell'anno, battendo In Rainbows e Viva la Vida o Death and All His Friends dei Coldplay dei Radiohead. Il concetto di Raise the Roof è lo stesso, che ha portato alla luce artisti non celebrati come Geeshie Wiley della Louisiana, così come le influenze più vicine a Plant, come Briggs e Bert Jansch. Plant dice con una risata che quando suona la loro cover di Go Your Way per Briggs, "probabilmente mi agiterà un dito contro un pezzo rubato di storia popolare senza tempo trafugato da un tizio con i capelli lunghi e stivali da cowboy".
E continua: “Alison e io abbiamo qualcosa – in teoria – da rispettare, per quanto ha funzionato prima. Ma la cosa più importante da fare era mantenere una varietà davvero interessante di fonti di canzoni. Perché cosa facciamo nei nostri tempi più tranquilli, quando abbiamo una macchina musicale? Andiamo in posti che ci fanno davvero, davvero sentire bene”.
E chi non vorrebbe sentirsi bene dopo mesi di lockdown e restrizioni? Krauss ricorda come, all'inizio, avesse avuto problemi anche ad ascoltare il vecchio bluegrass; allo stesso modo, Plant non ha potuto ascoltare nuova musica: ha trascorso i mesi peggiori della pandemia saccheggiando il proprio archivio, trovando registrazioni su cassetta di cui intende consentire l'uscita solo dopo la sua morte . Promettono che il prossimo album collaborativo – se ce ne sarà un altro – non richiederà molto tempo, però. "Non posso aspettare 14 anni", dice Plant, che ne ha 73. "Altrimenti sarà un po' rischioso per me".
Per ora si sta godendo questa lunga deviazione. "Nessuna di questa musica è rock, non si tratta di potenza e postura", dice Plant. “È straordinario per me essere in grado di abbandonare la nave così tanto tempo fa adesso. Ma ho un jetpack sulla schiena nel caso volessi tornare indietro".
Quella persona è ancora lì, dopotutto. Mentre esce dallo studio per incontrare Burnett e il musicista JD McPherson dall'altra parte della città, Plant si ferma e fa una battuta sul suo "dito vichingo". "Se vengo dalla terra del ghiaccio e della neve", dice, con un pizzico di malizia negli occhi, "starò bene".
Raise the Roof esce il 19 novembre su Warner Music. Plant e Krauss faranno un tour insieme nel 2022
Cosa facciamo nei nostri tempi più tranquilli, quando abbiamo una macchina musicale? Andiamo in posti che davvero, davvero ci fanno sentire bene
Robert Plant..
Non vedo l'ora di 14 anni [per fare un altro album]. Altrimenti sarà un po' rischioso per me
Robert Plant.

---------------------------

Il nero contiene tutto. Anche il bianco. La loro bellezza è assoluta. È l’accordo perfetto.💞


------



-----


Il viaggio assoluto e inestimabile di Robert Plant..
Scritto da Liza Lentini |
25 novembre 2020
Ho incontrato Robert Plant quattro volte. Prima da studentessa punk, seduta a gambe incrociate sul logoro tappeto della mia amica, facendo scivolare con cura gli LP fuori dalle sovraccoperte per paura che sua sorella maggiore ci torcesse il collo per aver toccato i suoi dischi. Case del Santo, Led Zeppelin IV, I, II. Oltre a non lasciare impronte sul vinile nero immacolato, c'erano anche altre regole. È meglio che la musica venga suonata il più forte possibile, i testi debbano essere memorizzati e analizzati - "una siepe è una fila di arbusti..." - e, quando saremmo diventati abbastanza grandi da avere dei fidanzati, questa sarebbe stata la musica che avremmo capito perfettamente. A.
Non pochi anni dopo, da preadolescente, ho incontrato di nuovo Robert Plant . Questa volta, grazie a MTV. Non c'era modo di stabilire una connessione cognitiva tra quest'uomo e quello che strillava per il ghiaccio e la neve. I nomi erano gli stessi, ma l'uomo era diverso. Quello nel video con la polvere e le erbacce era trasceso da una vita - piena di successi epici e tutta la tradizione che ne derivava, imprese reali che sfidavano la morte e orribili tragedie personali - il tutto per essere catapultato nel 1983. In un anno in cui Flash Dancee la sua sigla occupavano entrambi il terzo posto nelle rispettive classifiche dell'anno, Robert Plant ci ha regalato la super sensuale, cruda e senza compromessi "Big Log" in cui si rifiutava di essere inserito in qualsiasi preconcetto miglior frontman di tutti. -pacco in ordine in tempo e ha confessato che era in fuga. È stato quello il momento, con la sua caratteristica voce che mette a nudo l'anima, in cui abbiamo capito che avremmo seguito lui e la sua odissea musicale post-Zep assolutamente ovunque.
Facciamo un salto in avanti di quasi 40 anni e lui condivide quel viaggio con noi. Digging Deep: Subterranea è la nuova antologia di Plant sulla sua carriera solista. Si inizia con “Rainbow” dal suo decimo album solista del 2014 Lullaby and the Ceaseless Roar . È un brano rumoroso, fragoroso, forte e meraviglioso da viaggio in libertà che, giusto avvertimento, se non lo conosci, probabilmente diventerà il tuo nuovo preferito. L'ottimismo innato di “Rainbow” ci assicura che qualunque sia il vagabondaggio intrapreso da Plant negli ultimi decenni – e di vagabondaggi ce ne sono stati molti – ti aspetta il viaggio più bello della tua vita. Ci ricorda subito che si tratta di un artista che rifiuta di rientrare in qualsiasi tipografia della Top 40. Meno male. Se ti venissero presentati i Plant in un modo simile a come lo sono stato io: i Led Zepfanatico, devoto degli Honeydrippers, che si diletta con cose soliste qua e là, tranquillamente ossessionato dai duetti - capisci che non conosci tutta la capacità della sua arte. La sua evoluzione è stata fulminea. È tempo di una reintroduzione, e questa antologia fa proprio questo. È tempo di ascoltare l'intera storia.
La quarta volta che ho incontrato Robert era al telefono per questo articolo. La prima cosa che imparo, perché me lo dice, è che sta ringhiando. Quando gli chiedo di spiegarmi, anzi, amabilmente, ringhia: “Grrrrrrr…”.
Gli dico che so cos'è un ringhio, ma perché ringhiava ?
Ma ho capito. Un maestro creatore crea, non parla di creare. Sono sicuro che anche Picasso si sia lamentato del fatto di fare stampa. Inoltre, pensa all'arco della sua carriera ( i Led Zeppelin I uscirono nel 1969, per dirla tutta). Quante dannate interviste può fare un ragazzo in una vita - e poi un'altra?
La mente di Plant è in modalità avanzata. È l'unico modo per fare quello che fa, scoprendo e riscoprendo costantemente stili e suoni musicali, abbinamenti e collaborazioni che prima non avremmo immaginato ma di cui attualmente non ne abbiamo mai abbastanza. Non si attribuirà tanto credito quanto dovrebbe, perché il suo amore e la sua ammirazione per i musicisti potrebbero essere tanto grandi quanto il suo amore per la musica.
Spiega che musicalmente è immerso fino alle ginocchia nelle nuove invenzioni. Ci sono molti nuovi processi mentali in corso.
Quando ascolti l'antologia, sai che è vero. È ispirato al suo podcast Digging Deep , in cui Plant racconta le storie dietro le sue canzoni, l'obiettivo principale sono i giorni post-Zep.
Per avere una prospettiva, tieni presente che il caro amico e compagno di band di Plant, John Bonham, morì improvvisamente nel 1980, devastando e sciogliendo i Led Zeppelin. Plant ammette di essere stato irremovibile nell'andare avanti musicalmente. Il suo album solista di debutto Pictures at Eleven è stato pubblicato nel 1982. Per creare l'antologia ha dovuto rivisitare quei primi anni, quelle canzoni e tutta l'angoscia che ne derivava, incluso, come dice lui, "visitarli con uno sguardo completamente aperto". badate bene, non ne ho giocati molti per molto tempo... in un certo senso ci saltellavo dentro."
Quando Plant pubblicò Pictures at Eleven , era essenzialmente rinato musicalmente. Per un uomo a cui piace “spostarsi in avanti”, è difficile guardarsi indietro. Sebbene all'inizio ammetta di resistere all'idea di un podcast, per paura che sarebbe "troppo egoista", dice, la cosa grandiosa di Digging Deep , sia per Plant che per i fan, è il processo di rivisitazione. Come dice lui, "guardare queste canzoni e vedere quale storia c'era intorno a loro... perché ero come un bambino in braccio nel 1981 quando ho iniziato a creare Pictures at Eleven".. Sapevo come essere un frontman…negli anni '70. Ma l'inizio degli anni '80 era per tutti noi musicisti una zona completamente diversa rispetto al periodo precedente. C'erano nuovi musicisti, c'erano nuovi processi mentali. E c'era un nuovo modo di affrontare le relazioni. Dovevamo continuare a spingerci a sinistra e a destra di un linguaggio comune per un certo tipo di eloquenza o una certa abilità…stavo cercando di mescolare le cose”.
Il podcast, spiega, “ha iniziato a diventare interessante... perché ho potuto rivisitare le persone che hanno davvero fatto funzionare queste cose. Il mio entusiasmo è stato fondamentale, ma il loro contributo per me in questo nuovo periodo è stato enorme”. L’antologia è stato il naturale passo successivo.
"Non è certamente un 'best of'", dice. E ha ragione, è meglio. Ciò che descrive come “una collisione di tempo e idee” è quasi come passeggiare nel museo di un artista, se fosse curato dal Cappellaio Matto. E questo è il miglior tea party della città, cazzo. Il lavoro è così vario e talvolta urla i perni e le curve di Plant e altre volte è solo una melodia orecchiabile che hai dimenticato di amare. È archeologia musicale, una storia di scoperta audace, tutta legata ad un cantante caratteristico e ad un cuore innegabile.
Gli ho chiesto come avesse fatto le sue scelte per la collezione.
"Non ne ho idea", ammette, aggiungendo che considerava le tracce come i loro personaggi. “Un riferimento a qualche emozione, a qualche potere o a qualche energia. Giacciono fianco a fianco con i loro vecchi compagni da 20, 30 anni. Come si sentiranno quando si troveranno faccia a faccia con qualcosa di 20 anni più giovane? Mettere qualcosa del 1982 con una canzone del 2006, o mettere una traccia di Band of Joy accanto a un momento emotivo ampliato dei Rockfield Studios, da quello a casa di Peter Gabriel [Real World Studios]...tutti membri della troupe molto diversi, partecipanti diversi, collegamenti diversi nella magia... e così tutto assume una personalità completamente diversa quando c'è un nuovo compagno di letto adagiato su ogni lato. Quindi il contesto è pazzesco. È una bomba mentale, davvero. Sono davvero contento del fatto che a volte convivano davvero bene insieme. E a volte è come una vera curva. Così come il viaggio.”
Il quarto "compagno di letto" dell'antologia è la melodica "Ship of Fools" del 1988 dal quarto album solista di Plant, Now and Zen.. Precede la cover mozzafiato di Plant di “Nothing Takes the Place of You” di Toussaint McCall, indiscutibilmente una delle canzoni più dolci e piene di sentimento degli anni '60. “C'è un vasto catalogo di canzoni blues che mi hanno influenzato per un periodo di tempo… alcune delle intenzioni e dei testi delle canzoni di quell'epoca – gli anni '60, '63, '64 – sono fuori da questo mondo. Sono solo parte della macchina dei sogni, davvero. Penso che tutta l'idea della malinconia, dell'angoscia - ovunque queste canzoni venissero scritte, era ovviamente per una mentalità diversa, e probabilmente per una fascia d'età diversa. Ma quelle erano le canzoni che mi catturarono alla grande. Sono stato semplicemente fortunato ad essere ad Austin, in Texas, dove potevi entrare in studio alle 10:00 e uscire a mezzogiorno... con quello. La canzone è stata registrata nel 2013 per il film Winter in the Blood, ma finora non è stato rilasciato. “È travolgente, davvero. Abbastanza emotivo, per usare un eufemismo. Quanto è fantastico?"
Lui scherza dicendo di essere immerso fino alle ginocchia in un nuovo arsenale di brani "evocativi" che sicuramente "riporterà quel tipo di emozione nella stanza" e io perdo il coraggio di implorare un secondo album degli Honeydrippers. "Immagino di non essere nato ieri e di essere stato circondato da varie canzoni, quando sono cresciuto, che non ho mai lasciato andare."
Plant ha avuto una lunga storia d'amore con il sud americano e il blues ha influenzato il suo stile musicale fin dall'inizio. Parliamo di un posto specifico in cui siamo stati entrambi, il Ground Zero Blues Club a Clarksdale, Mississippi, di proprietà di Morgan Freeman e dell'avvocato Bill Luckett, nel cuore del Delta del Mississippi, noto per mantenere vive le grandi tradizioni blues. "Sono stato in ottima compagnia lì", dice, sottolineando che frequenta la zona settentrionale del Mississippi dagli anni '80. “Ricordo di essere andato a Clarksdale molto tempo fa, quando era solo una stanza nell'angolo della biblioteca in centro... ovviamente cresceva, cresceva e cresceva, ma ora è una specie di specchio di quel periodo.
“ Prendo la strada per il luogo in cui riposa Sonny Boy Williamson. Invariabilmente, quando scendo dall'auto, questo accade ogni volta che qualche forza della natura mi viene incontro. Potrebbero essere tre o quattro piccoli cani senza casa che vengono e cercano di mordermi le caviglie. Forse uno sciame di api selvatiche mi vede e si fa strada verso di me mentre salgo di nuovo in macchina.
Plant continua: “È probabile che non abbia ancora finito con tutti…. Un personaggio così straordinario, una forza della natura, un giocatore così eccezionale... immagino che li mandi fuori dagli alberi e dalle siepi... forse la prossima volta sarò da solo... forse farò l'intero viaggio lì e torno a Clarksdale senza trovare nessun uccello nell'aria che esca a salutarmi.
"Però senti quel profondo legame con la natura, vero?" Chiedo.
"Sì. Oh, sì", dice.
“Ti consideri una persona spirituale?”
"Questo non lo so", dice. "Cerco di interagire con tutto ciò che si trova ai confini del Galles."
La sua remota casa in Galles lo mantiene immerso nella natura, consapevole e connesso. “Non sono mai più felice di quanto lo sono al Mare Occidentale, se non l'ho detto una volta, l'ho detto mille volte nelle canzoni. Se guardo fuori da questa finestra so che a sole due ore di distanza c'è un posto dove posso sentire molto più di quanto provo qui sulla terraferma.
“Questi sono tempi difficili”, dice, contemplativo, “tempi davvero difficili per tutte le creature”. Siamo d'accordo.
"Sai che la gente ti considera la più grande leggenda vivente del rock di tutti i tempi...?"
Lo dico, anche se non sono così idiota da credere che sarà d'accordo.
Ciò che seguì fu una risata, la sua risata, così dura e forte che sono quasi certo che scosse le colline.
Sarebbe stato facile per Plant cadere in una trappola, aggiustarsi la corona e, con quello stato d'animo, non fare mai più musica decente. In fondo, non è proprio quello che è. "Sono uno studente perpetuo", spiega, che è l'esatto opposto di un uomo che si considera "il più grande" o "la leggenda".
“Qualunque fosse la terminologia, nel 1971 i Led Zeppelin erano un gruppo folk elettrico, e l’idea mi piace molto. La settimana scorsa ero molto vicino a quel posto dove Jimmy [Page] e io siamo andati tanto tempo fa e abbiamo iniziato a scrivere "That's The Way" e cose del genere. Si riferisce al cottage Bron-Yr-Aur nel Galles dove Plant e Page hanno scritto e registrato diversi brani per i Led Zeppelin III, pubblicato nell'ottobre 1970. “Chiunque abbia il coraggio e la frettolosità di offrire al mondo parte delle sue limitate bocche poetiche e musicali, penso davvero... che bisogna mantenerlo leggero e non lasciarsi trasportare. È solo una parte dell'intero viaggio. Sai... quando io e Bonzo ci incontrammo nel 1968... dissi che quello che eravamo era quasi un gruppo folk elettrico - e poi eravamo qualcos'altro. E poi abbiamo iniziato ad ascoltare The JB's e Alphonse Mouzon e abbiamo trascorso del tempo a New Orleans - e poi siamo diventati qualcos'altro. Eravamo noi i ragazzi dietro a brani come "The Crunge" o "Trampled Underfoot". E così, Zep potrebbe diventarlo, e Robert Plant può contribuire agli stessi principi. E andando avanti dal 1980 in poi, penso di essere stato piuttosto agile. Non sono stato in giro per un bel po' di tempo, davvero,
"Ma l'idea di essere un cantante rock e quella è la fine... è piuttosto debilitante, davvero, perché significa che non c'è spazio per i Saving Grace [la band folk/blues dei Plant che ha debuttato nel 2019], non c'è spazio per me e Alison. Krauss [la loro collaborazione del 2007 Raising Sand è valsa loro due Grammy Awards nel 2009, incluso quello per il miglior album], non c'è spazio per la Band of Joy: deve esserci spazio per tutto. Quindi, sono stato fortunato nelle mie collaborazioni musicali. Come altro esempio, l'antologia presenta la divertente cover di lui e Patty Griffin del classico di Charlie Feathers "Too Much Alike".
Lo ammette quando aveva creato il suo sesto album solista Fate of Nations, pubblicato nel 1993, guardava indietro ai primi anni '80 "imbarazzato" dalla musica, pensando tra sé e sé "come diavolo è successo?" È un'ammissione che probabilmente ferirà i sentimenti dei fan, anche se è abbastanza normale che i creatori vedano i loro primi lavori e rabbrividiscano, proprio come un adolescente che rivede le foto della sua classe alle elementari, imbarazzato dai sorrisi stupidi e dai grandi denti e dall'entusiasmo splendente. Attraverso il suo podcast, Plant ha rivisitato queste canzoni in modo appropriato e le ama per quello che sono, anche se con l'avvertenza "beh, non ero David Byrne, e nemmeno diretto verso i Dinosaur Jr., ma allora ero influenzato dalla musica e mi sono volevo farne parte con il mio contributo e con questi nuovi amici che stavo sviluppando lungo il percorso. Quindi, ora ripenso a quelle canzoni e penso: 'beh, era piuttosto bella'”.
I primi lavori, come dice lui, sono così “scarni, è una narrazione davvero nuda. Non ci sono coriandoli lì. Non stai usando affatto la polvere di fata. Quello che è successo è stato... ero da solo in studio con un tecnico per la maggior parte del tempo, semplicemente spostando le cose. Questo è accaduto molto prima che potessimo fisicamente, manualmente con un laptop, capovolgere le canzoni. Tagliavamo il nastro, spostavamo le cose... come facevano tutti in quel momento. Non ne avrei mai saputo nulla, se fossi rimasto sulla nave, probabilmente sarei stato semplicemente, amorevolmente, istituzionalizzato. Ho diversi passaporti che ho consumato, immergendomi in ambienti e paesi diversi. Collegamenti diversi. È stato un viaggio assoluto e inestimabile.
Per ora, il viaggio lo ha portato sulle colline del Galles del Nord, dove Plant ha un cottage. "Quando ho detto che stavo ringhiando... mi piace farmi da parte e restare a distanza..." Non gli piacciono le "speculazioni" e le "conversazioni disordinate di filmati di cronaca", e nessuno potrebbe biasimarlo minimamente. Intorno a lui “le stagioni si fanno conoscere, i cambiamenti sono di nuovo qui... tutto diventa dorato e rustico, è bellissimo”.
Mi dice che la nostra conversazione è la più lunga che ha avuto mentre era in attesa, sicuramente con il persistente bisogno di andare avanti, proprio come il resto del mondo, in questi tempi senza precedenti e imprevedibili. "Ed eccomi qui in un bellissimo pomeriggio dorato... così carino... e guardando verso ovest, ovviamente."
Quando chiedo uno standard, ma dato il clima attuale, una domanda rilevante, quale consiglio daresti ai musicisti che cercano di avere una carriera duratura?, risponde: “Mantienilo leggero. Continua a crescere. Continua a muoverti. Continua ad ascoltare tutto il tempo. C'è della musica spettacolare in giro, e queste influenze influenzeranno sicuramente quello che faranno questi ragazzi delle nuove generazioni. Mi guarderanno e diranno, wow... anche lui deve essere stato un musicista.
"Hai un cane?" Chiedo.
"Sì", dice.
"Come si chiama il tuo cane?"
"Arthur", dice, e puoi sentire il calore nella sua voce. «È un Lurcher. È un corridore, è un cane zingaro. È un incrocio tra un Greyhound e un Bedlington Terrier. Sono allevati dai viaggiatori per evitare di andare dal macellaio. Riportano conigli e roba del genere, sai. Arthur è un pacifista e non sta facendo niente del genere. È con me da dodici anni ed è praticamente il mio compagno più predominante.
"Non so cosa faremmo senza i nostri cani", dico.
"No, davvero no", dice. "Non ne ho idea."
https://www.spin.com/2020/11/robert-plants-absolute-invaluable-journey/?fbclid=IwAR29LBVpoXpPJ0DpCzqj7ayp97fhwfgWW6wfHOUWP_28hrdEIt66PByJrCY

-----

La "terra del ghiaccio e della neve" è l'Islanda, dove la band suonò nel giugno del 1970.
Robert Plant ha spiegato:
"Non eravamo pomposi. Venivamo effettivamente dalla terra del ghiaccio e della neve. Eravamo ospiti del governo islandese in missione culturale. Siamo stati invitati a suonare un concerto a Reykjavik e il giorno prima del nostro arrivo tutta la popolazione civile "La servitù sciopera era la traccia di apertura dell'album che doveva essere incredibilmente diverso."
Uno dei testi è diventato parte della tradizione dei Led Zeppelin. La frase "Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre" ha portato molti dei loro fan a riferirsi al suono degli Zeppelin come al "martello degli dei". La frase è stata usata dall'autore Stephen Davis come titolo di un libro sulla band.
Ah! Ah! Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve Dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre
Per combattere l'orda, cantare e gridare Valhalla, sto arrivando Spazzeremo con il remo trebbiante Il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.
Ah! Ah! Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve
Dal sole di mezzanotte dove scorrono le sorgenti calde
Come morbidi i tuoi campi così verdi
Possono sussurrare storie di sangue
Di come abbiamo calmato le maree della guerra
Siamo i tuoi signori
Su di noi spazziamo con il remo trebbiante Il nostro unico l'obiettivo sarà la sponda occidentale
Quindi ora faresti meglio a fermarti e ricostruire tutte le tue rovine Perché la pace e la fiducia possano vincere nonostante tutte le tue sconfitte
"We were not pompous. We actually came from the land of ice and snow. We were guests of the Icelandic government on a cultural mission. We were invited to play a concert in Reykjavik and the day before our arrival the entire civilian population "The servants went on strike Opening track of the album which was supposed to be incredibly different."
One of the lyrics has become part of Led Zeppelin lore. The phrase "The hammer of the gods will guide our ships to new lands" led many of their fans to refer to Zeppelin's sound as the "hammer of the gods". The phrase was used by author Stephen Davis as the title of a book about the band.
Ah! Ah! We come from the land of ice and snow From the midnight sun where the hot springs flow The hammer of the gods will guide our ships to new lands
To fight the horde, sing and shout Valhalla, I am coming We will sweep with the threshing oar Our only goal will be the western shore.
Ah! Ah! We come from the land of ice and snow
From the midnight sun where the hot springs flow
How soft your fields are so green
They can whisper stories of blood
How we calmed the tides of war
We are your masters
Above we sweep with the threshing oar Our only objective will be the western shore
So now you'd better stop and rebuild all your ruins So that peace and trust can win despite all your defeats


-----
Lo charme: un modo di ottenere come risposta un sì
senza aver formulato nessuna chiara domanda.🥰💞
“C'era in lui una strana elettricità: quella presenza estremamente selvaggia,forte, pesante ma nello stesso tempo leggera ed effimera..quasi irraggiungibile
che vedi solo in una persona che ha abbandonato ogni speranza di comportarsi più normalmente
nella normalità tutto si opacizza
nella genialità e nell'imprevisto
il tutto riluce..💞"
Charm: a way of getting a yes answer
without having formulated any clear questions.🥰💞
“There was a strange electricity in him: that extremely wild, strong, heavy presence but at the same time light and ephemeral... almost unattainable
that you only see in a person who has abandoned all hope of behaving more normally
in normality everything becomes opaque
in genius and the unexpected
everything shines..💞"
good morning friends





serena giornata a voi tutti...friends
per me l'età non conta..Robert incarna il sorriso di una vita vissuta che non sempre gli ha riservato gioie...la ruga profonda ha un peso dentro e contiene tante cose ..fuori è segno di maturità e congenità..la sua vitalità esalta ogni ruga, ogni piega..e non intacca la sua bellezza..💕
peaceful day to you all... friends
for me age doesn't matter...Robert embodies the smile of a life lived which has not always brought him joy...the deep wrinkle has a weight inside and contains many things...outside it is a sign of maturity and congeniality...the its vitality enhances every wrinkle, every fold.. and does not affect its beauty..💕

------

https://www.facebook.com/notes/781885169258126/

ROBERT PLANT: L’UGOLA DIONISIACA DELL’HARD ROCK, blues..invenzione carisma talento..NON SOLO LED ZEPPELIN

Blues..invenzione..carisma..talento..fascino

AMNESTY INTERNATIONAL
Former Led Zeppelin members singer Robert Plant and guitarist Jimmy Page perform at the Amnesty International Human Rights concert, presented by The Body Shop at Bercy Stadium, Paris. The concert is aid of of the 50th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights. (Photo by Peter Jordan - PA Images/PA Images via Getty Images)

immagine

AMNESTY INTERNATIONAL
Former Led Zeppelin members singer Robert Plant and guitarist Jimmy Page perform at the Amnesty International Human Rights concert, presented by The Body Shop at Bercy Stadium, Paris. The concert is aid of of the 50th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights. (Photo by Peter Jordan - PA Images/PA Images via Getty Images)

The Paris Concert for Amnesty International (1999)

https://youtu.be/etNV9YnQC1k

01. Get Up, Stand Up (Gabriel, Chapman, Springsteen, N'Dour) 02. Baba (Morissette) 03. Hand in My Pocket (Morissette) 04. Thank U (Morissette) 05. Medley (Kassiv') 06. Se Dam Bon Jou (Kassiv') 07. Black White (Asian Dub Foundation) 08. Buzzin' (Asian Dub Foundation) 09. Free Satpal Ram (Asian Dub Foundation) 10. Signal to Noise (Peter Garbiel with Youssou N'Dour) 11. In Your Eyes (Peter Garbiel with Youssou N'Dour) 12. New Beginning (Tracy Chapman) 13. Fast Car (Tracy Chapman) 14. Baby I Can Hold You (Tracy Chapman) 15. No Surrender (Bruce Springsteen) 16. Born in the USA (Bruce Springsteen) 17. Working on the Highway (Bruce Springsteen) 18. When the World Was Young (Jimmy Page and Robert Plant) 19. Babe I'm Gonna Leave You (Jimmy Page and Robert Plant) 20. Gallows Pole (Jimmy Page and Robert Plant) 21. Rock and Roll (Jimmy Page and Robert Plant) 22. You're Still the One (Shania Twain) 23. Black Eyes, Blue Tears (Shania Twain) 24. Karma Police (Radiohead) 25. Bones (Radiohead) 26. Paranoid Android (Radiohead) 27. Shaking the Tree (Youssou N'Dour with Peter Gabriel) 28. 7 Seconds (N'Dour, Gabriel, Chapman and Jocelyn Beroard) Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Alanis Morissette, Tracy Chapman, Jimmy Page and Robert Plant, Shania Twain, Radiohead, Kassiv', Asian Dub Foundation e Youssou N'Dour.

immagine

AMNESTY INTERNATIONAL
Former Led Zeppelin members singer Robert Plant and guitarist Jimmy Page perform at the Amnesty International Human Rights concert, presented by The Body Shop at Bercy Stadium, Paris. The concert is aid of of the 50th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights. (Photo by Peter Jordan - PA Images/PA Images via Getty Images)

immagine

The Paris Concert for Amnesty International (1999)

https://youtu.be/etNV9YnQC1k

https://youtu.be/DQfouYE7kEM

https://youtu.be/UNwp-zq_XGo

https://youtu.be/muGN_1N_ykI

https://youtu.be/7VUd2xZmoB8

01. Get Up, Stand Up (Gabriel, Chapman, Springsteen, N'Dour) 02. Baba (Morissette) 03. Hand in My Pocket (Morissette) 04. Thank U (Morissette) 05. Medley (Kassiv') 06. Se Dam Bon Jou (Kassiv') 07. Black White (Asian Dub Foundation) 08. Buzzin' (Asian Dub Foundation) 09. Free Satpal Ram (Asian Dub Foundation) 10. Signal to Noise (Peter Garbiel with Youssou N'Dour) 11. In Your Eyes (Peter Garbiel with Youssou N'Dour) 12. New Beginning (Tracy Chapman) 13. Fast Car (Tracy Chapman) 14. Baby I Can Hold You (Tracy Chapman) 15. No Surrender (Bruce Springsteen) 16. Born in the USA (Bruce Springsteen) 17. Working on the Highway (Bruce Springsteen) 18. When the World Was Young (Jimmy Page and Robert Plant) 19. Babe I'm Gonna Leave You (Jimmy Page and Robert Plant) 20. Gallows Pole (Jimmy Page and Robert Plant) 21. Rock and Roll (Jimmy Page and Robert Plant) 22. You're Still the One (Shania Twain) 23. Black Eyes, Blue Tears (Shania Twain) 24. Karma Police (Radiohead) 25. Bones (Radiohead) 26. Paranoid Android (Radiohead) 27. Shaking the Tree (Youssou N'Dour with Peter Gabriel) 28. 7 Seconds (N'Dour, Gabriel, Chapman and Jocelyn Beroard) Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Alanis Morissette, Tracy Chapman, Jimmy Page and Robert Plant, Shania Twain, Radiohead, Kassiv', Asian Dub Foundation e Youssou N'Dour.

immagine

immagine

DENVER, CO - SEPTEMBER 30: Guitarist Jimmy Page and Singer Robert Plant, late of the rock band "Led Zeppelin", perform onstage at the Fiddler's Green on September 30, 1995 in Denver, Colorado. (Photo by Larry Hulst/Michael Ochs Archives/Getty Images)

DENVER, CO - SEPTEMBER 30: Guitarist Jimmy Page and Singer Robert Plant, late of the rock band "Led Zeppelin", perform onstage at the Fiddler's Green on September 30, 1995 in Denver, Colorado. (Photo by Larry Hulst/Michael Ochs Archives/Getty Images)

immagine

AUSTRALIA - JANUARY 01: Photo of Jimmy PAGE and PAGE & PLANT and Robert PLANT and LED ZEPPELIN; L-R: Robert Plant, Jimmy Page of Led Zeppelin performing live onstage (Photo by Bob King/Redferns)

immagine

https://www.rollingstone.it/musica/tutti-i-dischi-di-robert-plant-dal-peggiore-al-migliore/533623/#undici
Chiusa l'avventura coi Led Zeppelin, Plant ha flirtato con il synth pop, ha fatto hard rock, ha suonato blues americano e africano, ha rievocato folk e psichedelia. Ma quali sono i suoi album più riusciti?
La sera del 10 dicembre del 2007, sul palco della O2 Arena di Londra accanto a Jimmy Page, John Paul Jones e Jason Bonham, Robert Plant aveva puntati addosso gli occhi adoranti del mondo, 20 mila fortunati spettatori – fan, rock star, celebrities, addetti ai lavori – accorsi all’Ahmet Ertegun Tribute Concert per assistere con il fiato sospeso alla prima rimpatriata dei Led Zeppelin in quasi trent’anni. Un evento mediatico di proporzioni enormi, con 20 milioni di richieste di biglietti pervenute on line e una pressione difficile da reggere per i musicisti: subito dopo lo show il cantante si dileguò, rifugiandosi in un anonimo ristorante turco di Chalk Farm Road, periferia nord della capitale inglese, per scaricare stress e adrenalina davanti a un piatto di hummus e a mezza bottiglia di vodka. Il 22 dicembre del 2019, prima che il blocco totale dei concerti mandasse all’aria il suo calendario di impegni per il nuovo anno, lo si è visto in azione alla Town Hall di Birmingham in un concerto di basso profilo: stavolta molto più rilassato e a fianco dei Saving Grace, quartetto di semisconosciuti innamorati come lui del blues, del folk angloamericano e della musica acustica con cui si esibisce nei club e in piccoli teatri senza alcun clamore pubblicitario.

La si potrebbe leggere come la malinconica parabola discendente di una rock star sul viale del tramonto, ma è tutt’altra cosa perché l’ultima impresa all’insegna dell’understatement di Mr. Plant dice molto della sua personalità volitiva e imprevedibile, della sua natura di uomo e artista irrequieto e curioso. Tetragono alle offerte multimilionarie e ricorrenti di chi (non ultimo lo stesso Page) vorrebbe rimettere in piedi una volta ancora i Led Zeppelin, sempre attento ad anteporre le sue priorità esistenziali e la ricerca di nuovi stimoli alle lusinghe del music business, sistematicamente impegnato a demolire la figurina stereotipata del dio dorato, l’icona sexy dalla voce deflagrante che aveva il mondo ai suoi piedi.

Ci sono corsi e ricorsi, nel cammino tutto stop e ripartenze del vocalist di West Bromwich la cui carriera solista viene oggi riassunta da Digging Deep: Subterranea, doppio CD retrospettivo nato sulla scia di una omonima e apprezzata serie di podcast e confezionato pescando da tutto il suo back catalog (escluse le collaborazioni con Jimmy Page e con Alison Krauss, e il mini album degli Honeydrippers) con tre titoli inediti inclusi tra i 30 brani selezionati. Primo ex Zeppelin a reagire al torpido sbigottimento che colse la band dopo la morte di John Bonham, fin dal primo album pubblicato a proprio nome e dai primi concerti senza i vecchi compagni, all’alba degli anni ’80, Percy ha messo in chiaro l’intenzione di voltare pagina. In seguito, è vero, il repertorio storico del quartetto è rientrato nelle scalette dei suoi show: ma sempre reinventato, rielaborato e rigurgitato con modalità che a volte sconcertano chi viene ad ascoltarlo indossando magliette con i simboli runici di IV o il logo dell’etichetta Swan Song.

Nei dischi – escludendo il ricongiungimento con Page celebrato a metà anni ’90 con il progetto No Quarter/Unledded – se n’è tenuto alla larga cercando e trovando altre strade. Ha flirtato con il synth pop e con l’elettronica, è tornato a strizzare l’occhio all’hard rock dialogando con chitarristi abili e virtuosi che nello stile richiamavano spesso l’ingombrante predecessore. Ha recuperato sigle utilizzate nel suo passato recente e remoto – Honeydrippers, Band Of Joy – per progetti una tantum e messo in piedi nuove, agguerrite band – gli Strange Sensation, poi evolutisi nei Sensational Space Shifters – per tornare ad antichi amori e coltivare infatuazioni più recenti. L’r&b e il rockabilly degli anni ’50 e la psichedelia californiana dei Sixties, il blues di Chicago e quello del Mali, la grande canzone d’autore americana e la musica del deserto maghrebino, il folklore delle Marche gallesi e quello degli Appalachi statunitensi. Sfoggiando, senza pedanteria, una immensa passione e cultura musicale coltivate in decenni di ricerche e di ascolti voraci.

Squisito interprete di cover, riconosce i suoi limiti autorali e per questo predilige da sempre il lavoro di squadra mostrando un fiuto particolare nella scelta dei collaboratori, si tratti del nashvilliano Buddy Miller o di Justin Adams, inglese cresciuto in Egitto che tanta world music gli ha fatto scoprire. Con altrettanta intelligenza, ha saputo fare i conti con l’usura delle sue, un tempo poderose, corde vocali trovando nuove sfumature timbriche e toni più contenuti in una voce che resta inconfondibile ed emozionante, capace di sorprendere per duttilità ed eleganza di fraseggio in uno straordinario disco di Americana come Raising Sand, inciso in coppia con la star del bluegrass Alison Krauss e con T Bone Burnett in cabina di regia (album dell’anno e cinque premi complessivi ai Grammy 2009, oltre un milione di copie vendute nei soli Stati Uniti e probabilmente la cosa migliore da lui incisa nel dopo Zeppelin).

È un provinciale delle Midlands inglesi ancora disposto a sorprendersi e un disincantato cittadino del mondo, Robert Plant. Una icona del rock perfettamente a suo agio nei panni dell’anti star. Un’eccezione quasi unica, tra i sopravvissuti del classic rock che continuano a ripetere se stessi cavalcando l’onda retro-maniaca di questi anni. Un hippie impenitente incapace di star fermo, un’anima inquieta che, a 72 anni suonati, non ne vuole sapere di scrivere un’autobiografia da tanti richiesta «perché c’è ancora tanto da fare e certe cose è meglio tenerle per sé». Sempre in ebollizione, oggi tiene il piede in più scarpe – i Saving Grace, i Sensational Space Shifters, i Band of Joy in procinto di pubblicare un secondo album anticipato da un pezzo della nuova antologia – e preannuncia una nuova impresa a fianco dell’angelica Krauss, mentre con il vecchio amico Jimmy (ultimo progetto comune l’incerto Walking Into Clarksdale nel 1998) le uniche occasioni d’incontro sembrano confinate a premi, serate di gala e conferenze stampa di lancio di qualche operazione celebrativa (che lui, Robert, affronta sempre con ironico distacco e nonchalance).

L’ascolto di Digging Deep: Subterranea spinge a riascoltare e approfondire i dischi di cui rappresenta una sintesi e una chiave di lettura: non tutti di primissimo livello, in parte anche dimenticabili, ma sempre – dal peggior titolo al migliore – contraddistinti da un coraggio e da una voglia di rimettersi in gioco che non possono non suscitare rispetto e ammirazione.

immagine

Robert Plant, sensualità hard rock

Un artista dal timbro unico, potente, graffiante e allo stesso tempo delicato, pervaso da una sensualità immortale, fortemente voluto da Jimmy Page per dare parole e voce alla musica del nascente hard rock dei Led Zeppelin

Le sue origini sono britanniche, Robert nasce nel West Midlands e cresce all’interno di un nucleo familiare che non approva il suo intenso amore per la musica. Per questo motivo, a diciassette anni va via di casa per inseguire i suoi sogni e per immergersi totalmente nell’apprendimento e nella conoscenza del blues. Fino a quando, nel 1965, durante la sua militanza nei The Crawing King Snakes, incontra un tanto gioviale quanto fenomenale batterista dal nome di John Bonham. Tra i due si crea un legame profondissimo, un’amicizia che sarà destinata a durare nel tempo per la loro affinità musicale e umana. Suonano insieme anche nella Band of Joy, nel ’67, esperienza in cui fondono il loro amato blues con le nuove vibrazioni psichedeliche che arrivavano dalla West Coast californiana.

Plant, nel mentre, è comunque alle prese con una turbinosa serie di collaborazioni. Tra queste, quella con i Hobbstweedle, un gruppo folk rock che univa blues, elementi psichedelici e tematiche connesse a Il Signore degli Anelli di Tolkien, un’opera di cui è un grande appassionato. Ma presto, una realtà più concreta avrebbe bussato alla sua porta. È durante la prima metà del 1968 che il chitarrista Jimmy Page è alla ricerca di un cantante adatto al sound del suo nuovo gruppo. Page viene a sapere che ce n’è uno dal carisma impressionante e dalla voce estremamente blues. A Birmingham assiste a una performance di Robert, ne rimane così impressionato che gli propone di raggiungerlo nella sua abitazione galleggiante a Londra per parlare di un innovativo progetto musicale. I due trascorrono alcuni giorni immersi nell’ascolto di vecchi dischi blues e folk, si confrontano sul nuovo suono e sull’impatto che il rock avrebbe dovuto dare negli anni Settanta, e propongono idee senza riserve. Era l’inizio di un’incredibile alchimia che avrebbe portato ad una epocale collaborazione. Il 21 ottobre di quell’anno Plant diventa padre di Carmen Jane, e pochi giorni dopo, durante le sessioni di registrazione di Led Zeppelin I, sposa la sua compagna indiana Maureen Wilson. Una tranquillità completamente sconvolta dal clamoroso successo della band: vita on the road

Plant diventa un sex symbol senza precedenti, con le sue pose e i suoi atteggiamenti sfrontati al limite dell’osceno, con la sua voce dotata di un’unica e selvaggia sensualità, i suoi abiti aderenti e la sua lunghissima criniera di lucenti riccioli biondi. La sua carriera è impegnativa, lo costringe spesso ad allontanarsi da casa, ma non gli impedisce di coronare il sogno di Maureen e avere un secondo figlio nell’aprile del ‘71, Karac Pendragon.📷

Qualche anno più tardi per Robert arriva un’operazione alle corde vocali per via di alcuni noduli. Una battuta d’arresto che comporterà gravi ripercussioni sulla sua incredibile voce che, col passare del tempo cambia livello di estensione e timbrica. E ancora, altro brutto imprevisto nell’agosto del ’75 quando viene coinvolto, insieme alla sua famiglia e alla figlia di Page, in un incidente. La convalescenza e la riabilitazione di Plant, sulla sedia a rotelle, ritardano l’inizio del tour e condizionano le vendite del nuovo disco, a causa della poca promozione dal vivo e della generale debolezza delle composizioni. La caparbia volontà del frontman riceve il colpo di grazia il 26 luglio ’77, con la tragica notizia della prematura morte del piccolo Karac, forse per un’infezione. I Led Zeppelin cancellano la tournèe e Robert si chiude in sè stesso arrivando a meditare anche un ritiro dalle scene. Le sorti del gruppo restano in sospeso sino al maggio successivo, quando i componenti si riuniscono al Castello di Clearwell per discutere sul da farsi: nuove registrazioni verso fine ’78 e un nuovo tour. Un bel periodo coronato con l’avvio del 1979, che regala a Robert e Maureen la nascita di un altro figlio, Logan Romero.

Nonostante il doloroso scioglimento dei Led Zeppelin nel 1980, a seguito della morte di Bonham, Plant non ha mai smesso di fare musica. Lui che ha introdotto radicali innovazioni non solo nello stile ma anche nelle tecniche di scrittura dei testi e nelle tematiche trattate, con quell’intuitivo accostare testi oscuri e mistici a esoterismo e filosofia. E di questa fusione, i Led Zeppelin sono i primi artefici. Perché l’hard rock epico non si era ancora visto, e non era altro che il punto di partenza per quella corrente heavy ed epic metal che sarebbe arrivata nei decenni successivi.

  1. Un incredibile esponente del carisma e della sensualità emanati da una voce cambiata, vissuta, ma pur sempre fantastica.
immagine

immagine

Robert Plant joins Rockpile for a steaming version of Little Sister at the Concerts for the People of Kampuchea event, filmed at Hammersmith Odeon, London, UK on December 29, 1979. "Concert For Kampuchea" https://youtu.be/ylt5i8srOPI Robert Plant - Little Sister 1979..in un intervallo dopo il concerto live dei LED..del 1979 gli fu chiesto di partecipare..prima di cominciare poi il tour 1980 e questa è veramente una chicca stratosferica.. https://youtu.be/htGxkpt64ho?list=RDhtGxkpt64ho

immagine

Robert Plant joins Rockpile for a steaming version of Little Sister at the Concerts for the People of Kampuchea event, filmed at Hammersmith Odeon, London, UK on December 29, 1979.

"Concert For Kampuchea"

https://youtu.be/ylt5i8srOPI

Robert Plant - Little Sister 1979..in un intervallo dopo il concerto live dei LED..del 1979

gli fu chiesto di partecipare..prima di cominciare poi il tour 1980

e questa è veramente una chicca stratosferica..

https://youtu.be/htGxkpt64ho?list=RDhtGxkpt64ho

immagine

..e per ricordare che Robert è stato operato a noduli alle corde vocali nel 1974 cosa assai abituale in cantanti che hanno e usano tonalità quasi a freddo nel cantare
,infatti i primi concerti negli stati uniti del 1975 ha fatto un pò fatica..ma poi..cambiando cure e svariati dottori è riuscito a ritrovare equilibrio..
cosa che negli agli inizi anni 90 lo vede ancora in difficoltà, con l'aggravante che gli fu predetto che doveva smettere di cantare perchè avrebbe perso la voce,
ma facendo leva su professionisti più competenti e sulla "ginnastica vocale" come si chiama in gergo, ha scongiurato tutto ciò...
certo la sua voce ha calato di un tono..ma la potenza di estensione è incredibilmente eterogenea..anzi in alcuni vibrati più profonda..
lui è sempre stato capace di modulare la sua timbrica come nessun altro ha mai fatto..cantanti versatili come lui non ce ne sono..

a parte quel mio mito d'anima e di cuore che è Michael Jackson..due genialità e talenti stratosferici..diversi fra loro..
ma unici nel loro genere...

immagine

immagine

Since I've been loving you from No Quarter: Jimmy Page and Robert Plant Unledded with the London Metropolitan Orchestra Vocals: Robert Plant...

https://youtu.be/wZEwimJ3GZE

immagine

Led Zeppelin perform 'Rock And Roll' live at Knebworth in 1979

https://youtu.be/QM5NkLnVzVY

immagine

Robert Plant # The Early Years Robert Plant esordi prima di LED ZEPPELIN https://youtu.be/-NWJ827VaII

Robert Plant # The Early Years Robert Plant esordi prima di LED ZEPPELIN

https://youtu.be/-NWJ827VaII

immagine

Robert Plant # The Early Years Robert Plant esordi prima di LED ZEPPELIN https://youtu.be/-NWJ827VaII

Robert Plant # The Early Years Robert Plant esordi prima di LED ZEPPELIN

https://youtu.be/-NWJ827VaII

immagine

Led Zeppelin - Bring It On Home (Live at Royal Albert Hall 1970)

https://youtu.be/uX5yhpO52AA

immagine

Robert Plant - You Shook Me - Montreux 1993

https://youtu.be/C-mdsCKSjwE

immagine

Robert Plant - Going to California [Montreux - 1993]

https://youtu.be/9_AdKGIC9gA

Robert Plant - Montreux 1993 (Fate of Nations) concerto live

https://youtu.be/mNQXoA_p9wY

https://youtu.be/mNQXoA_p9wY

https://youtu.be/omOdO0giuCg

immagine

immagine

immagine

Robert Plant..2006

..uno sguardo che "blocca"..e ti dice "attenta...ti osservo..

è magnetismo.. arriva dritto..

sempre ...

immagine

Album: Manic Nirvana Rilasciato: 19 marzo 1990 Video: Jockey Club Paraguayo, Asunción Paraguay, 19 marzo 2015 Robert Anthony Plant, CBE (nato il 20 agosto 1948 a West Bromwich) è un musicista, cantante e autore di canzoni inglese meglio conosciuto come cantante e paroliere della rock band Led Zeppelin. Una gamma vocale potente e ampia (particolarmente evidente nella sua voce acuta) gli ha dato una carriera da solista di successo che dura da oltre 30 anni. Plant è considerato uno dei più grandi cantanti nella storia del rock and roll; ha influenzato altri cantanti rock come Freddie Mercury, Axl Rose e Chris Cornell. Nel 2006, la rivista Heavy Metal Hit Parader ha nominato Plant il "Greatest Metal Vocalist of All Time". Nel 2009, Plant è stata votata "la più grande voce del rock" in un sondaggio condotto da Planet Rock. Nel 2008, gli editori di Rolling Stone lo hanno classificato al 15 ° posto nella loro lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi. Nel 2011, i lettori di Rolling Stone hanno classificato Plant il più grande di tutti i cantanti principali. https://youtu.be/crTtQq3Exc0

Album: Manic Nirvana

Rilasciato: 19 marzo 1990

Video: Jockey Club Paraguayo, Asunción Paraguay, 19 marzo 2015

Robert Anthony Plant, CBE (nato il 20 agosto 1948 a West Bromwich) è un musicista, cantante e autore di canzoni inglese meglio conosciuto come cantante e paroliere della rock band Led Zeppelin. Una gamma vocale potente e ampia (particolarmente evidente nella sua voce acuta) gli ha dato una carriera da solista di successo che dura da oltre 30 anni. Plant è considerato uno dei più grandi cantanti nella storia del rock and roll; ha influenzato altri cantanti rock come Freddie Mercury, Axl Rose e Chris Cornell. Nel 2006, la rivista Heavy Metal Hit Parader ha nominato Plant il "Greatest Metal Vocalist of All Time". Nel 2009, Plant è stata votata "la più grande voce del rock" in un sondaggio condotto da Planet Rock. Nel 2008, gli editori di Rolling Stone lo hanno classificato al 15 ° posto nella loro lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi. Nel 2011, i lettori di Rolling Stone hanno classificato Plant il più grande di tutti i cantanti principali.

https://youtu.be/crTtQq3Exc0

immagine

Watching You - (Robert Plant) LIVE

https://youtu.be/yrRB2CTuOTk

immagine

Led Zeppelin - Going to California - Live Earls Court 1975 (Full Performance)

https://youtu.be/rSfpwuUauwI

immagine

Led Zeppelin - Going to California - Live Earls Court 1975 (Full Performance)

https://youtu.be/rSfpwuUauwI

immagine

Led Zeppelin - Going to California - Live Earls Court 1975 (Full Performance)

https://youtu.be/rSfpwuUauwI

immagine

Led Zeppelin - Going to California - Live Earls Court 1975 (Full Performance)

https://youtu.be/rSfpwuUauwI

immagine

Led Zeppelin - Going to California - Live Earls Court 1975 (Full Performance)

https://youtu.be/rSfpwuUauwI

immagine

https://youtu.be/IasJ3oTSBNI

When The Levee Breaks - Led Zeppelin live at Brussels (1/12/1975)

https://youtu.be/IasJ3oTSBNI

immagine

https://youtu.be/HhGHbHJWXSY

https://youtu.be/SC98cVBJ784

Led Zeppelin - Live in Houston, TX - May 21, 1977 (

https://youtu.be/lv_RienN_64

Nel '77 decisero di aprire con The Song Remains the Same, che, se sia Percy che Jimmy stanno bene, è una delle migliori introduzioni di sempre! Quando escono le prime note è già un vero spasso! La qualità della tavola armonica ti aiuta ad ascoltare l'alambicco di Jonesy e la batteria di Bonzo, in cui entrambi sono i maghi dello spettacolo; Ti dirò, le uniche cose a cui ho prestato attenzione, soprattutto, in questo spettacolo sono stati quei due magnifici musicisti; A Sick Again Bonzo è una vera macchina, inoltre, il basso di Jonesy ha rimosso completamente la necessità di una chitarra ritmica! (Se mai ce ne fosse uno)

È solo durante Nobody's Fault But Percy's, noterai che Robert ha avuto alcuni piccoli problemi con la sua voce, ma sembrava averli superati entro la fine della performance

Sia Nobody's Fault But Mine che In My Time of Dying sono ora accreditati come "Blues act from the turn of the century, with a bit of Zepp on it", la definizione perfetta per queste due tracce; Su entrambi Bonzo è una vera macchina, se hai mai dubitato di lui, cosa che io dubito tu abbia mai fatto, ascolta quelle; In seguito una versione potente e sorprendente di SIBLY (da quando ho amato, faresti meglio a fare attenzione, più tardi lo chiamerò SIBLY tutto il tempo hahahaha)

Nonostante abbia brillato durante lo spettacolo fino ad ora, No Quarter è stato il tempo reale di Jonesy per farlo; 25 minuti di pura eccitazione, più una speciale jam blues della band (dopo questa lunga jam in realtà dimentichi quale canzone stavano suonando per primo)

Un punto di forza del '77 è che Percy sembrava sempre più rilassato e per niente preoccupato quando si esibiva, di solito divagando alcune battute e divagando alcuni discorsi divertenti (A questo spettacolo, la morte di suo figlio era a un mese di distanza: /); Se ascolti completamente questo, vedrai che da Ten Years Gone alla fine del set acustico menziona e scherza con Jonesy circa 7 volte

Dopo un breve discorso, viene riprodotta una bellissima versione di Ten Years Gone, e una molto speciale per me, dato che è la prima volta che sento la `` Turchia '' a tre manici di Jonesy (secondo Percy, è un tacchino , ascoltalo, si sta divertendo!)

Quindi, abbiamo il set acustico! È passato un po 'di tempo dall'ultima volta che non l'avevo ascoltato dal vivo, ma è sempre una grande parte dello spettacolo; The Battle of Evermore, con Jonesy che canta, non ha prezzo, Going to California non è come le versioni del '72, ma è comunque molto bello; C'è una presa in giro di Custard Pie di Jimmy e Robert prima di un cortometraggio Black Country Woman e un grande Bron-Y-Aur Stomp

Da quando ho avuto la spiacevole esperienza di ascoltare Tempe '77 sono stato traumatizzato con Achilles Last Stand suonato dal vivo, ma mentre lo ascoltavo il trauma scompare, e mi sono reso conto che Jimmy cullava! (Achille continuava a stare in piedi!)

Stairway, secondo lo stesso Percy, non aveva bisogno di presentazioni, e davvero no; Ha cantato molto bene e la strumentale è perfetta!

Per il bis più insolito che abbia mai sentito suonare i Led, una delle migliori versioni che ho sentito da un po 'di tempo di Rock And Roll, che non credo davvero dovrebbe essere suonato come bis, più come intro, e Trampled Sotto i piedi

Godere!

* Jonesy è la cosa principale a cui ho prestato attenzione in questo spettacolo, ecco perché l'immagine selezionata per il caricamento è sua, te lo meriti Jonesy!

* Dopo Sick Again Percy spiega il loro ritardo dicendo "Mi dispiace per il ritardo, ma c'era del cibo nel camerino"

immagine

https://youtu.be/HhGHbHJWXSY

https://youtu.be/SC98cVBJ784

Led Zeppelin - Live in Houston, TX - May 21, 1977 (

https://youtu.be/lv_RienN_64

Nel '77 decisero di aprire con The Song Remains the Same, che, se sia Percy che Jimmy stanno bene, è una delle migliori introduzioni di sempre! Quando escono le prime note è già un vero spasso! La qualità della tavola armonica ti aiuta ad ascoltare l'alambicco di Jonesy e la batteria di Bonzo, in cui entrambi sono i maghi dello spettacolo; Ti dirò, le uniche cose a cui ho prestato attenzione, soprattutto, in questo spettacolo sono stati quei due magnifici musicisti; A Sick Again Bonzo è una vera macchina, inoltre, il basso di Jonesy ha rimosso completamente la necessità di una chitarra ritmica! (Se mai ce ne fosse uno)

È solo durante Nobody's Fault But Percy's, noterai che Robert ha avuto alcuni piccoli problemi con la sua voce, ma sembrava averli superati entro la fine della performance

Sia Nobody's Fault But Mine che In My Time of Dying sono ora accreditati come "Blues act from the turn of the century, with a bit of Zepp on it", la definizione perfetta per queste due tracce; Su entrambi Bonzo è una vera macchina, se hai mai dubitato di lui, cosa che io dubito tu abbia mai fatto, ascolta quelle; In seguito una versione potente e sorprendente di SIBLY (da quando ho amato, faresti meglio a fare attenzione, più tardi lo chiamerò SIBLY tutto il tempo hahahaha)

Nonostante abbia brillato durante lo spettacolo fino ad ora, No Quarter è stato il tempo reale di Jonesy per farlo; 25 minuti di pura eccitazione, più una speciale jam blues della band (dopo questa lunga jam in realtà dimentichi quale canzone stavano suonando per primo)

Un punto di forza del '77 è che Percy sembrava sempre più rilassato e per niente preoccupato quando si esibiva, di solito divagando alcune battute e divagando alcuni discorsi divertenti (A questo spettacolo, la morte di suo figlio era a un mese di distanza: /); Se ascolti completamente questo, vedrai che da Ten Years Gone alla fine del set acustico menziona e scherza con Jonesy circa 7 volte

Dopo un breve discorso, viene riprodotta una bellissima versione di Ten Years Gone, e una molto speciale per me, dato che è la prima volta che sento la `` Turchia '' a tre manici di Jonesy (secondo Percy, è un tacchino , ascoltalo, si sta divertendo!)

Quindi, abbiamo il set acustico! È passato un po 'di tempo dall'ultima volta che non l'avevo ascoltato dal vivo, ma è sempre una grande parte dello spettacolo; The Battle of Evermore, con Jonesy che canta, non ha prezzo, Going to California non è come le versioni del '72, ma è comunque molto bello; C'è una presa in giro di Custard Pie di Jimmy e Robert prima di un cortometraggio Black Country Woman e un grande Bron-Y-Aur Stomp

Da quando ho avuto la spiacevole esperienza di ascoltare Tempe '77 sono stato traumatizzato con Achilles Last Stand suonato dal vivo, ma mentre lo ascoltavo il trauma scompare, e mi sono reso conto che Jimmy cullava! (Achille continuava a stare in piedi!)

Stairway, secondo lo stesso Percy, non aveva bisogno di presentazioni, e davvero no; Ha cantato molto bene e la strumentale è perfetta!

Per il bis più insolito che abbia mai sentito suonare i Led, una delle migliori versioni che ho sentito da un po 'di tempo di Rock And Roll, che non credo davvero dovrebbe essere suonato come bis, più come intro, e Trampled Sotto i piedi

Godere!

* Jonesy è la cosa principale a cui ho prestato attenzione in questo spettacolo, ecco perché l'immagine selezionata per il caricamento è sua, te lo meriti Jonesy!

* Dopo Sick Again Percy spiega il loro ritardo dicendo "Mi dispiace per il ritardo, ma c'era del cibo nel camerino"

Robert Plant and Pearl Jam - Fool in the Rain Live

immagine

Robert Plant and Pearl Jam - Fool in the Rain Live

https://youtu.be/CCMkWgIkk3Y

https://youtu.be/7lRyJRQOaiE

  1. LA CANZONE IN CUI JOHN BONHAM DIMOSTRA DI ESSERE UN FENOMENO

Ma allora quale è la canzone dei Led Zeppelin in cui John Bonham ha dato il meglio di sè, secondo Robert Plant? Il cantante del gruppo ha definito il pezzo “The Crunge” come la canzone che vede John Bonham dare il suo 200% tirando fuori dal cilindro una cosa straordinaria. “The Crunge” è tratto da Houses of the Holy del 1973 ed è nota come una canzone in stile James Brown con un insolito tempo in 5/4. Si tratta di una canzone piuttosto particolare ma che Plant ama tantissimo.


LE PAROLE DI ROBERT PLANT

“È davvero un pezzo molto bello e quello che suono Bonzo è fantastico, soprattutto la grancassa. Il suo contributo è davvero molto coerente ed estremo allo stesso punto e purtroppo davvero sottovalutato. Ci sono tanti mood diversi in quello che suona, bastava al tempo mettere solo una parte riempitiva di batteria. Ma quando ha iniziato a suonare…”. Inutile dire che Robert era innamorato del lavoro di Bonzo.

immagine

immagine

https://youtu.be/h6tVzrfnEXQ

Led Zeppelin 1975-03-12 Long Beach Arena CA

The Crunge

https://www.r3m.it/led-zeppelin-robert-plant-ho-amato-la-batteria-di-john-bonham-nella-canzone/?fbclid=IwAR0EjZht6PC2RL21r4Io3RrOYqvSbKoh12hKNWBLYZqB2yETTqD90FmgFmM

https://youtu.be/lqub8fRn3w8
This is a clip from a 1985 UK charity gig performed by Robert Plant. Band includes Robbie Blunt, Richie Haywood and a few others.
Robert Plant - Georgia On My Mind

immagine

immagine

https://youtu.be/lqub8fRn3w8
This is a clip from a 1985 UK charity gig performed by Robert Plant. Band includes Robbie Blunt, Richie Haywood and a few others.
Robert Plant - Georgia On My Mind

immagine

A cover of the famous Ray Charles song, played live once during the 1973 tour. This was improvised while Jimmy has a broken guitar string replaced.

A cover of the famous Ray Charles song, played live once during the 1973 tour. This was improvised while Jimmy has a broken guitar string replaced.

RARE SONG* Led Zeppelin: Georgia on My Mind

A cover of the famous Ray Charles song, played live once during the 1973 tour. This was improvised while Jimmy has a broken guitar string replaced.

https://youtu.be/jiS6vk201Ys

.

----

LED ZEPPELIN..I PIU’ GRANDI DI TUTTI..UNICI..MITICI..INEGUAGLIABILI

le storie dietro delle foto perle rare

Zeppelin rinati: il racconto della reunion più attesa della storia del rock

«Vuoi sapere quali sono le mie aspettative? Solo che, se lo facciamo, lo dobbiamo fare molto bene»: parola di Page. A dicembre 2007 i Led Zeppelin hanno suonato di nuovo insieme dopo 27 anni, ecco come era andata

immagine

Il 10 giugno 2007, alle due e mezza di pomeriggio, i membri sopravvissuti dei Led Zeppelin, il chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant e il bassista John Paul Jones si ritrovano in una sala prove per suonare alcune canzoni. È la prima volta che si ritrovano nella stessa stanza con gli strumenti in mano, da quando nel 1995 hanno suonato quattro pezzi durante la cerimonia per la loro introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame. Questa volta la posta in gioco è più alta: devono scoprire se hanno la forza, l’empatia e il desiderio di esibirsi come Led Zeppelin nel loro primo vero concerto dalla morte del batterista John Bonham avvenuta nel 1980.

Il luogo delle prove, che si trova da qualche parte in Inghilterra, è segreto. Nelle interviste che hanno rilasciato per promuovere il concerto, un evento benefico che si svolgerà il 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra in onore di Ahmet Ertegun (cofondatore della Atlantic Records), Page, Plant e Jones hanno detto di non ricordarsi il giorno in cui si sono incontrati, cosa hanno suonato e nemmeno come è nata l’idea di riunire la band per rendere omaggio a Ertegun, amico e mentore della band nei loro anni con la Atlantic. Tutti e tre, però, d’accordo nel dire che suonare ancora insieme dopo così tanto tempo è stato un momento emozionante e molto importante. «È stato istantaneo», dice Page, che ha il mignolo sinistro steccato, conseguenza di una caduta che ha costretto la band a posticipare il concerto originariamente previsto per il 26 novembre: «Siamo arrivati tutti pieni di voglia di lavorare e di divertirci. È stata una delizia». Plant ricorda «tanti sorrisi» e mentre lo fa sorride anche lui: «È stato un momento catartico e terapeutico. Nessun peso, nessuna pressione». Jones afferma di non aver avuto «alcun dubbio. Qualcuno ha scelto una canzone, l’abbiamo fatta, funzionava». Il figlio di John Bonham, Jason, ricorda invece benissimo il giorno e l’ora in cui i Led Zeppelin sono tornati a esistere, perché lui era lì, seduto nel posto che una volta era di suo padre: «Loro forse non se lo ricordano, ma io sì. Avevo un nodo in gola». Jason ha 41 anni, due figli e suona con i Foreigner: «Non pensavo che avremmo trovato subito un suono. Mi dicevo: “Ci vorrà tempo”». Aveva torto. La band era immersa nella furia lenta e oscura di No Quarter dall’album Houses of the Holy del 1973: «Quando siamo arrivati al riff, ci siamo guardati tutti negli occhi. Era fantastico». Il pezzo successivo è stato la marcia della carovana nel deserto di Kashmir, da Physical Graffiti del 1975: «Poi ci siamo fermati e Jimmy ha detto: “Possiamo abbracciarci?” e Robert ha gridato: “Sì, figli del tuono!”». Alla fine della giornata, racconta Jason: «Mi hanno detto: “La prossima volta…”», si ferma e scoppia a ridere: «Ho pensato: “Ci sarà una prossima volta?”».

https://youtu.be/fpigDGf6vXM

Led Zeppelin - Black Dog (Live at Celebration Day) (

Robert Plant riflette, sorseggiando caffè nella suite di un hotel di Londra con vista su Hyde Park: «La cosa più difficile è stata riuscire ad arrivare tutti e quattro nella stessa sala prove senza che nessuno lo sapesse. Avremmo potuto crollare subito, al primo ostacolo. Sarebbe stato pericoloso avere intorno altre persone in preda al delirio per questo momento». È sempre stato questo, del resto, il piano della band. Quando Page ha formato i Led Zeppelin nel 1968, non voleva solo una band ma: «Una potenza, quattro musicisti virtuosi in grado di dare vita al quinto elemento».

Solo un anno dopo, i Led Zeppelin erano la più grande band del mondo, pronti a dominare gli anni ’70, distruggere il pubblico e riempire gli stadi. La fine improvvisa della band dopo la sbornia fatale di John Bonham poco prima di iniziare un tour in Nord America nel 1980 ha fatto crescere costantemente l’attesa per una reunion. Tecnicamente il concerto alla O2 Arena Londra è molto di più. Il ricavato andrà all’Ahmet Ertegun Education Fund e gli altri che si esibiranno – l’ex cantante di Free e Bad Company Paul Rodgers, Pete Townshend, i Foreigner, l’ex bassista dei Rolling Stones Bill Wyman e Paolo Nutini – sono tutti artisti della Atlantic che, come gli Zeppelin, erano molto legati a Ertegun. Ma per i circa 20 milioni di fan che hanno cercato di comprare uno dei 18mila biglietti disponibili, la serata del 10 dicembre è la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile: un concerto dei Led Zeppelin.

Jimmy Page, 63 anni e una tempesta di capelli bianchi lunghi fino alle spalle al posto della sua celebre chioma nerissima e lucente, dice di essere rimasto scioccato dall’isteria scatenata da questa reunion a sorpresa: «Non ce lo aspettavamo assolutamente». È sempre stato lui il guardiano dell’eredità della band, si è occupato personalmente di tutte le rimasterizzazioni e riedizioni del loro catalogo. Quando parla dei Led Zeppelin il suo sguardo è d’acciaio. Durante le prove, dice Jason: «Jimmy è sempre molto attento. È concentratissimo su quello che vuole ottenere».

«Quali sono le mie aspettative?», dice Page: «Una sola: se lo facciamo lo dobbiamo fare molto bene, visti i casini che abbiamo combinato in passato». Si riferisce alle mezze reunion del “Live Aid” nel 1985 e al miniconcerto del 1988 con Jason alla batteria per la celebrazione dei 40 anni della Atlantic. Jones si lamenta del fatto che «al “Live Aid” avevamo dei batteristi che non conoscevano le nostre canzoni», riferendosi a Phil Collins e Tony Thompson degli Chic, ma si prende anche la responsabilità del concerto del 1988: «L’ho dato per scontato, non ho fatto i compiti a casa». Questa volta, dice Page con decisione: «Dobbiamo essere preparati e impegnarci molto». L’organizzazione gli ha detto che il tempo a loro disposizione è un’ora, ma Page dice che dopo le prime prove in giugno e la seconda session a luglio è parso subito chiaro che non sarebbe abbastanza. Adesso, infatti, la scaletta dura «100 minuti, e non ci sono solo Whole Lotta Love, Dazed and Confused e No Quarter».

https://youtu.be/fpigDGf6vXM

La band ha passato il secondo e il terzo giorno di prove a lavorare su For Your Life, un pezzo mai fatto dal vivo estratto dall’album Presence del 1976: «Poi l’abbiamo scartata, ma questo per farti capire lo spirito con cui abbiamo affrontato la cosa», mi dice Plant. A 59 anni, con la barba grigia curata e un misto di biondo e argento nella lunga chioma, Robert Plant sembra la versione “anziano capotribù” del vichingo ventenne che è sbarcato in America per la prima volta nel 1968, ma anche seduto sul divano nell’ufficio del suo manager a Londra la sua voce e il suo atteggiamento così sicuro di sé lo fanno sembrare un conquistatore.

«All’inizio c’era molto rispetto reciproco, ma è svanito presto. John Paul ha cominciato ad alzare le sopracciglia come fa lui di solito, e ha tirato fuori il suo sorriso ironico. Sapevo che eravamo tornati al punto in cui ci siamo lasciati con In Through the Out Door del 1979», dice Plant. Poi si corregge: «No, siamo andati anche più indietro» John Paul Jones, 61 anni, parla con un melodioso tono sottovoce pieno di umorismo sagace (ha definito i suoi 12 anni nei Led Zeppelin come «il lavoro più stabile e lungo che abbia mai avuto»): «C’era un pezzo in cui non mi ricordavo cosa dovessi suonare, poi ho capito che era perché non l’avevamo mai fatto dal vivo». Fortunatamente Jason Bonham ha una conoscenza enciclopedica di tutti i bootleg dei concerti e degli outtakes in studio: «A volte ci domandiamo: “Cosa succede adesso?”, e lui risponde subito: “Nel 1971 avete fatto questo, nel 1973 in quello e quell’altro concerto invece avete fatto così». «Jason conosce le canzoni», dice Page, «ma soprattutto le capisce. Fa una gran differenza». «Questa è la seconda buona ragione per farlo, secondo me», dice Plant. «Quando era più giovane, Jason pensava che suonare nei Led Zeppelin gli spettasse di diritto». Jason ammette che i rapporti con Plant non sono stati facili «prima di diventare sobrio, quando bevevo troppo». «Adesso invece», continua Plant, «Jason sa che non solo è la persona giusta per suonare nella band, ma che con il suo entusiasmo e la sua abilità la sta anche cambiando». Molte cose sono cambiate del resto. Nel 2004 Jason Bonham è andato a seguire un festival bluegrass in North Carolina: «Ho incontrato una grande comunità di musicisti, tutti fan dei Led Zeppelin, e ho suonato con loro quella musica così antica». Recentemente ha prodotto un album per il quartetto bluegrass femminile Uncle Earl, e la sera prima di questa intervista le ha raggiunte in un club di Londra per suonare il mandolino. Plant fa dischi solisti dal 1982, esegue le sue versioni indiane e nordafricane di pezzi dei Led Zeppelin e ha avuto molto successo con l’album Raising Sands, un sublime disco di blues del Delta e gothic-country registrato in collaborazione con la cantante e violinista Alison Krauss. L’anno scorso, dopo le registrazioni di questo disco a Nashville, io stesso ho fatto a Plant la solita domanda sulla reunion: «Mi piacerebbe lavorare ancora con Page, a patto che non diventi una questione troppo importante e che sia una cosa vera», mi ha risposto. Glielo ricordo. Lui scrolla le spalle e non accetta il suggerimento implicito che questa reunion sia in effetti una questione molto importante: «No, non lo è», dice, «le prime prove sono state ottime». E per quanto riguarda il fatto che deve essere una cosa vera? «Quello che è successo in quella stanza, senza avere nessuno intorno, è stato in certi momenti buono come in passato. Prima non lo volevo fare, adesso invece non voglio fare altro. Che te ne pare?».

«Avevo un progetto in mente», dice Page a proposito di quell’estate del 1968 in cui ha formato i Led Zeppelin: «Cercavo un cantante simile a Steve Winwood o a Steve Marriott. Qualcuno che non avesse paura di farsi avanti, per questo volevo Terry Reid». Reid era un giovane e precoce cantante britannico soul, che passa alla storia per aver rifiutato l’offerta di Page e aver suggerito Robert Plant al suo posto, per poi proseguire la sua carriera nella scena delle band psichedeliche delle Midlands.

John Paul Jones, invece, conosce Page dai tempi in cui era uno dei più richiesti session man di Londra, e non vede l’ora di entrare nella sua nuova band. Ricorda di averlo sentito al telefono poco prima che Page andasse in un college di Birmingham a sentire Plant: «Mi ha detto: “Ti faccio sapere”, e quando è tornato mi ha detto: “È incredibile, ha una voce potentissima”».

Plant è fluido, intuitivo, e come Page è interessato alle possibilità espressive che si possono trovare dentro e fuori dalle progressioni di accordi blues: «L’idea era quella di espandere i confini», dice Page. L’esempio migliore secondo lui è Babe I’m Gonna Leave You da Led Zeppelin del 1969: «In origine è un pezzo folk», per l’esattezza una ballad che Page ha sentito in un disco di Joan Baez del 1962, «ma è pieno di colori, con quella chitarra ipnotica e increspata nelle strofe, e gli stacchi flamenco in mezzo. C’è la chitarra acustica, la pedal steel e tutti quegli elementi tipici di un suono potente e duro, ma estremamente sensibile».

https://youtu.be/9iGxjV2Sxbc

I Led Zeppelin raccontano il live del 2007 alla presentazione del DVD del live, uscito nel 2012

«Ho riascoltato le canzoni dopo molto tempo, le ho analizzate per capire il numero di battute tra le singole parti», dice Plant, «hanno una specie di combinazione chimica molto astuta che le fa andare a volte in una direzione, a volte in un’altra. In Nobody’s Fault But Mine è pungente, cattiva, ti fa digrignare i denti, In My Time of Dying è spettacolare e gigantesca: ogni tanto è più veloce e ogni tanto più lenta, va da una parte all’altra, si avvolge a spirale o sbanda di lato. E in mezzo a tutto questo ci sono io». «La mia prima idea», dice Plant a proposito della reunion, «era di rifare tutta la scaletta del concerto alla Royal Albert Hall (del 9 gennaio 1970, ndr), cominciando da We’re Gonna Groove». Attacca la prima strofa del classico di Ben E. King, originariamente registrato da King dal vivo all’Apollo Theater di New York nel 1963 per la Atlantic, e scelto dai Led Zeppelin come pezzo di apertura di quasi tutti i concerti del tour del 1960: «C’ero anche io quella sera alla Albert Hall, ma non mi ricordo niente di quello che è successo!», dice sorridendo: «Stavo volando in mezzo a una specie di grande tempesta». L’aura di invincibilità che circonda i Led Zeppelin comincia a vacillare nel 1975, quando Plant rimane ferito in un incidente d’auto in Grecia. Nell’estate del 1977 i Led Zeppelin cancellano le ultime settimane di un tour sold out in America per la morte improvvisa del figlio di Plant, Karac, a causa di un virus sconosciuto. In seguito, ci sono stati i due concerti all’aperto a Knebworth nel 1979 per promuovere In Through the Out Door, l’ultimo album dei Led Zeppelin, un breve tour europeo nel 1980 e poi più niente.

Page dice che non c’era modo di andare avanti dopo la morte di Bonham: «Ne abbiamo discusso, io e John pensavamo di fare un disco più potente, pieno di riff. Ogni album doveva essere un passo in avanti rispetto a quello precedente, anche se non era il nostro credo». In ogni caso, dice Page, la musica che i Led Zeppelin avrebbero fatto negli anni ’80 «non sarebbe certo stata più leggera».

Dopo lo scioglimento ognuno di loro ha fatto pezzi dei Led Zeppelin nei rispettivi lavori solisti, sotto varie forme. Page e Plant hanno collaborato nello speciale di MTV “Unledded” del 1994 e hanno trascorso gran parte degli anni ’90 in tour insieme: «Ma non erano i Led Zeppelin», insiste Page, «erano due membri dei Led Zeppelin». Jones non viene invitato a partecipare a “Unledded”, anzi scopre la sua esistenza solo quando vede lo show in televisione durante un tour in Germania. Oggi dice che l’ha superata: «È successo tanto tempo fa. L’anno prossimo saranno 40 anni da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. È una cosa da non credere».

«Non mi sorprende il fatto che oggi abbiamo ancora questa connessione», dice Page, «è sempre stato così: un attimo prima non c’è niente e un attimo dopo… Boom! La vera tragedia per me è se un giorno non fossi più capace di farlo. Essere in grado di venire qui e lavorare con gli altri è un dono, una cosa che rispetto e apprezzo moltissimo».

C’è solo una differenza tra questa e una vera reunion dei Led Zeppelin: manca Bonzo. Jason è molto schietto nel parlare di cosa voglia dire a livello emotivo essere il sostituto di suo padre, che veniva chiamato Bonzo o The Beast per il suo modo di suonare, ma anche per il suo modo di bere e per il suo comportamento animalesco fuori dal palco. Jason racconta che, dopo le prime prove, sua madre Pat gli ha chiesto come era andata: «E io non me la sono sentita di dire che era andata benissimo. Non volevo togliere niente a papà. Così ho risposto: “È andata bene, ma non come papà”».

«John aveva una tecnica favolosa», dice Page, «ma aveva anche una grande immaginazione. La struttura che ha tirato fuori in Good Times Bad Times nel primo album è una cosa che ancora oggi lascia perplessi molti batteristi. Nessun altro è in grado di farlo. Nessuno ha la stessa immaginazione».
«Io me ne sono accorto subito», dice Jones. La prima volta che hanno provato insieme nel 1968 sono partiti con una cover degli Yardbirds, The Train Kept a Rollin’. «In quanto bassista la mia prima preoccupazione era: “Com’è il batterista?” Se non siamo uniti, è inutile. Abbiamo iniziato a suonare e sembravamo due che avevano fatto venti tour insieme». L’edizione in dvd di The Song Remains the Same, un film che mette insieme in modo singolare immagini girate dal vivo al Madison Square Garden nel 1973 e alcune scene fantasy interpretate dalla band, mostra un John Bonham diverso dall’animale che ogni sera faceva per un quarto d’ora l’assolo di Moby Dick. Bonham guida un trattore nella sua fattoria, gioca a biliardo e bacia Pat, mentre camminano insieme lungo una strada di campagna. In una scena dal valore profetico, si vede Jason piccolissimo suonare la batteria sotto lo sguardo orgoglioso del padre che lo accompagna ai bongos. «Quello era il vero John Bonham», dice Jason, «era un padre di famiglia. In un paio di libri è stato descritto molto male, ma in realtà per lui la cosa più difficile era stare lontano da casa».

Jason ha visto suonare suo padre solo tre volte, ma è l’unico batterista oltre a lui ad aver suonato con i Led Zeppelin negli anni ’70. È successo durante il soundcheck di Knebworth, mentre John controllava l’impianto ascoltando dal prato. Jason aveva 13 anni: «Abbiamo suonato Trampled Under Foot, papà me l’aveva fatta provare per una settimana intera. Gli ho chiesto: “Sarà uguale al disco?”, e lui mi ha risposto: “No, l’assolo sarà più lungo. Aspetta il segnale di Jimmy. Quando alza la mano vuole dire che ha finito”». Durante una delle prove, Jason ha chiesto agli altri di fare un omaggio a John durante il concerto a Londra: «Mi hanno risposto: “Stai facendo un ottimo lavoro, non credi che lui vorrebbe che tu prendessi il merito che ti spetta, invece di fare un passo indietro e dire: eccolo, è tuo?”. Non è stato facile per me, voglio essere rispettoso al massimo. Non mi ha potuto dare gli ultimi 27 anni della sua vita, lasciate che sia io a ridarglieli per una notte». Gli altri non penseranno troppo al passato, almeno non pubblicamente. Robert Plant mostra tutta la sua serenità d’animo e fiducia in se stesso: «Lo faremo con lo spirito giusto, Ahmet guarderà giù e dirà: “Ciao ragazzi”. Bonzo sorriderà. Pat sarà molto felice. Jason si alzerà in piedi e griderà: “Yeah!”. Jimmy farà un inchino. Jones scrollerà le spalle come fa di solito. E io…», dice ritrovando il suo grido da Dio del rock, «io canterò: “baby, baby, baby!”».

https://www.rollingstone.it/musica/news-musica/zeppelin-rinati-il-racconto-della-reunion-piu-attesa-della-storia-del-rock/342657/

immagine

immagine

immagine

immagine

immagine

“Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve / dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde / Il martello degli dèi spingerà le nostre navi a nuove terre / per combatter l’orda, cantando e urlando: Valhalla, sto arrivando!“.
...forse in una precedente vita..
vivevo fra cavalieri, dame..corti sassoni,bretoni,vichinghe..elfo o gnomo..maga o strega..
impugnavo vessilli o scudi
forse un guerriero forse un asceta..forse
il Dio del tuono e quello del cielo..
non sò..di sicuro però
qualcosa e qualcuno mi porta sempre là..
e mi trovo sempre a casa..

https://youtu.be/s85y2M615PA

https://youtu.be/Y2hZ6OytDxo

Led Zeppelin - Immigrant Song testo

Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti termali.
Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre,
per combattere l'orda, cantando e gridando: Valhalla, sto arrivando!

Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.

Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti calde.
Quanto morbidi i tuoi campi così verdi, possono sussurrare storie di sangue,
di come abbiamo calmato le maree della guerra. Siamo i tuoi signori.

Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.

Quindi ora è meglio che ti fermi e ricostruisci tutte le tue rovine,
Perché la pace e la fiducia possono vincere la giornata nonostante tutte le tue sconfitte.

-------------------------------------------------- ------------------------------


Amici
(Page / Plant.)

Luce intensa quasi accecante, la notte nera brilla ancora,
posso ' Smettila, continua a salire, cercando quello che sapevo.

Aveva un amico, una volta mi ha detto: "Hai amore, non sei solo",
ora se n'è andata e mi ha lasciato a cercare solo quello che sapevo.

Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ... Ho

incontrato un uomo sul ciglio della strada che piange, senza un amico, non si può negare ,
Sei incompleto, non troveranno nulla alla ricerca di ciò che sapevi.

Quindi ogni volta che qualcuno ha bisogno di te, non deluderlo, anche se ti addolora,
Un giorno avrai bisogno di qualcuno come loro, alla ricerca di ciò che sapevi.

Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ...

immagine

Dave Grohl racconta i Led Zeppelin: «Non facevano musica, ma esorcismi»

La scoperta dei dischi della band, lo stile di Jimmy Page, gli acidi e la spiritualità: il musicista di Nirvana e Foo Fighters racconta come, quando e perché è stato folgorato dalla band di ‘Black Dog’

Senza i Led Zeppelin non ci sarebbe stato il metal. E anche se ci fosse stato, avrebbe fatto schifo. Erano qualcosa di più di un gruppo rock, erano una combinazione perfetta di passione, mistero e talento. M’è sempre parso che fossero alla ricerca di qualcosa. Non erano mai paghi, cercavano di buttarsi in esperienze sempre nuove. Erano capaci di tutto e chissà dove sarebbero arrivati se John Bonham non fosse morto. Rappresentavano la fuga da un sacco di cose. In quel che facevano c’era un elemento fantasy, anzi era parte essenziale del loro carattere, di quel che li rendeva importanti. Senza i Led Zeppelin, fatico a immaginare tutta quella gente che va al cinema a vedere Il signore degli anelli.

Non erano amati dalla critica: troppo sperimentali, troppo estremi. Fra il ’69 e il ’70 girava un sacco di musica strana e loro era i più strani di tutti. Per me Jimmy Page era più strambo persino di Jimi Hendrix. Hendrix era un genio portentoso, Page un genio posseduto. I dischi e i concerti degli Zeppelin erano esorcismi. Hendrix, Jeff Beck ed Eric Clapton spaccavano i culi, ma Page stava a un altro livello, suonava in modo umano e imperfetto. Sembrava un vecchio bluesman che si è calato dell’acido. Ascolto i suoi assoli nei bootleg dei Led Zeppelin e mi ritrovo ora a ghignare e ora a versare lacrime. Sentite una versione a caso di Since I’ve Been Loving You e vi scoprirete a ridere e piangere nello stesso tempo. Per Page, la chitarra non è solo uno strumento. È un traduttore di emozioni.

Quando John Bonham suonava la batteria sembrava non sapesse che cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro, pareva sempre sull’orlo di un precipizio. Nessuno ha mai fatto qualcosa del genere e nessuno, credo, ci si avvicinerà mai. È e resterà il più grande batterista di tutti i tempi. Ho passato anni in camera mia – parlo davvero di anni – ad ascoltare le tracce di batteria di Bonham e a cercare di imitarne lo swing, il modo in cui restava indietro sul beat, la velocità, la potenza. Non volevo solo imparare a memoria quel che suonava. Volevo ereditare il suo istinto. Ho tatuaggi di Bonham ovunque: sui polsi, sulle braccia, sulle spalle. Me ne sono fatto uno a 15 anni: sono i tre cerchi che rappresentano il suo simbolo su Zeppelin IV e che erano riprodotti sulla sua grancassa.

Black Dog, da Zeppelin IV, rappresenta i Led Zeppelin al top della potenza rock, è l’esempio perfetto di quant’erano possenti. Non avevano bisogno di grandi distorsioni o di suonare velocemente: erano heavy e bastava. Avevano pure un lato sensibile, una cosa che la gente tende a non prendere in considerazione perché li vede come animali rock, ma Zeppelin III era pieno di momenti belli e delicati. È stata la colonna sonora ai giorni in cui stavo mollando la scuola. Lo ascoltavo ogni giorno sul mio Maggiolone e intanto riflettevo su quel che avrei fatto nella vita. Per un motivo o per l’altro, quel disco mi ha regalato un po’ di luce.

Li ho sentiti per la prima volta negli anni ’70 trasmessi da una radio AM. Era il periodo in cui Stairway to Heaven era popolarissima. Avevo 6 o 7 anni e stavo cominciando a sentire musica, ma solo con l’adolescenza sono arrivato ad ascoltare i primi due dei Led Zeppelin. Me li passarono dei fattoni. Ce n’erano in sacco nelle periferie in Virginia, col loro armamentario di muscle car, fusti di birra, Zeppelin, acidi, erba. Quando c’era uno di questi elementi, c’erano anche gli altri. A me però gli Zeppelin pareva avessero un che di spirituale. Frequentavo una scuola cattolica e stavo mettendo in dubbio l’esistenza di dio, però credevo nei Led Zeppelin. Avevo fede, ma non in senso cristiano: avevo fede nei Led Zeppelin in quanto entità spirituale. Mi fecero capire che la musica proviene da un altro luogo e che gli esseri umani la canalizzano. Quella musica non veniva da un songbook, non da un produttore e nemmeno da un insegnante. Veniva da quattro musicisti che la portavano in posti in cui non era mai stata. Avevo l’impressione che venisse da un altrove. Ecco perché i Led Zeppelin sono il più grande gruppo rock di sempre. Non poteva essere altrimenti.

https://www.rollingstone.it/musica/dave-grohl-racconta-i-led-zeppelin-non-facevano-musica-ma-esorcismi/529207/

https://www.facebook.com/notes/2418289301811474/

-----

https://www.facebook.com/notes/819998062168973/

il Valhalla può attendere

““Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve / dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde / Il martello degli dèi spingerà le nostre navi a nuove terre / per combatter l’orda, cantando e urlando: Valhalla, sto arrivando!“.

...forse in una precedente vita..
vivevo fra cavalieri, dame..corti sassoni,bretoni,vichinghe..elfo o gnomo..maga o strega..
impugnavo vessilli o scudi
forse un guerriero forse un asceta..forse
il Dio del tuono e quello del cielo..
non sò..di sicuro però
qualcosa e qualcuno mi porta sempre là..
e mi trovo sempre a casa..

immagine

““Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve / dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde / Il martello degli dèi spingerà le nostre navi a nuove terre / per combatter l’orda, cantando e urlando: Valhalla, sto arrivando!“.

Robert Plant, autore principale del testo, ha preso in analisi la mitologia nordica/norrena e, in particolare modo, il mondo vichingo. Non è un caso che in una strofa venga citato l’hammer of the gods, che altro non è che il martello di Thor, altrimenti chiamato , altrimenti chiamato Mjollnir.

https://youtu.be/s85y2M615PA

https://youtu.be/Y2hZ6OytDxo

Led Zeppelin - Immigrant Song testo

Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti termali.
Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre,
per combattere l'orda, cantando e gridando: Valhalla, sto arrivando!

Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.

Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti calde.
Quanto morbidi i tuoi campi così verdi, possono sussurrare storie di sangue,
di come abbiamo calmato le maree della guerra. Siamo i tuoi signori.

Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.

Quindi ora è meglio che ti fermi e ricostruisci tutte le tue rovine,
Perché la pace e la fiducia possono vincere la giornata nonostante tutte le tue sconfitte.

-------------------------------------------------- ------------------------------


Amici
(Page / Plant.)

Luce intensa quasi accecante, la notte nera brilla ancora,
posso ' Smettila, continua a salire, cercando quello che sapevo.

Aveva un amico, una volta mi ha detto: "Hai amore, non sei solo",
ora se n'è andata e mi ha lasciato a cercare solo quello che sapevo.

Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ... Ho

incontrato un uomo sul ciglio della strada che piange, senza un amico, non si può negare ,
Sei incompleto, non troveranno nulla alla ricerca di ciò che sapevi.

Quindi ogni volta che qualcuno ha bisogno di te, non deluderlo, anche se ti addolora,
Un giorno avrai bisogno di qualcuno come loro, alla ricerca di ciò che sapevi.

Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ...

immagine

immagine

immagine

immagine

copertina del manoscritto islandese del xviii secolo che mostra Odino e le altre figure mitologiche norrene Odino e altre figure mitologiche

immagine

immagine

immagine

immagine

immagine

immagine

immagine

immagine

VALHALLA

Il pensiero di ogni guerriero, un attimo prima di indossare le armi e prepararsi allo scontro, era dedicato al mitico paradiso destinato ai guerrieri morti gloriosamente in battaglia. Ottenere l’immortalità sconfiggendo la morte grazie al proprio coraggio è il fulcro su cui ruota la concezione del Valhalla, la “dimora degli uccisi”.

Una volta guadato a nuoto il fiume Thund e varcata l’entrata, sorvegliata da un lupo famelico e da un’aquila, i meritevoli trapassati ammiravano cosa li aspettava dopo una gloriosa morte: una sala con 540 porte, con i muri costituiti dalle lance dei guerrieri più valorosi, il tetto ricoperto di scudi d’oro su cui erano raffigurate scene di guerra, panche ricoperte di armature e arredi interni realizzati dalle vesti dei combattenti.

Rappresentato nelle opere d’arte più svariate, il Valhalla riassume ed esemplifica molte culture venatorie, tanto che alcuni studiosi ritengono che il Colosseo romano sia stato il referente storico al quale si sono ispirati i nordici nell’immaginare il luogo che ospita gli einheriar, i valorosi morti in battaglia.

Questo “paradiso” tuttavia non rappresenta solamente una ricompensa fine a se stessa: coloro ai quali Odino concede l’accesso al Valhalla sono guerrieri formidabili, radunati allo scopo di accrescere i ranghi del suo esercito per prepararsi alla suprema ed ultima battaglia che avrà luogo alla fine dei tempi, quando saranno chiamati a combattere contro i giganti e gli oscuri abitanti di Muspellsheim. Il Valhalla è infatti un luogo di lotta e battaglia perpetua, creato per migliorare senza sosta le abilità dei guerrieri: dopo ogni combattimento le ferite si rimarginano, le membra si ricompongono e i campioni riemergono completamente guariti, pronti per banchettare con carne di cinghiale e bere idromele tutti insieme prima di impugnare nuovamente le armi per un altro giro di combattimenti.

Altri personaggi fondamentali del Valhalla sono le Valchirie, coloro che scelgono gli uccisi: immortali semidée femminili armate di scudo e di lancia, cavalcano nell’aria durante le battaglie per raccogliere gli spiriti degli eroi meritevoli di superare le porte del Valhalla, dove offrivano loro corni pieni di idromele prima di condurli al cospetto di Odino. L’immagine che abbiamo oggi delle valchirie le vede cavalcare cavalli alati, ma nell’inglese antico “valkyrie horse” era un sinonimo di lupo: quindi, piuttosto che cavalli alati, le loro cavalcature erano feroci branchi di lupi.

Descrizione di Valhalla

Questo palazzo aveva più di cinquecento porte, abbastanza grandi da permettere a ottocento guerrieri di entrare facilmente, sopra l’ingresso principale c’era una testa di cinghiale e un’aquila, il cui sguardo raggiungeva gli angoli più remoti del mondo.

Valhalla aveva anche pareti fatte di lance brillanti, così ben lucidate che illuminavano l’intero luogo, i suoi sedili erano decorati con belle armature, un tetto coperto di scudi dorati, intorno alla sala grande c’erano diverse creature come la capra Hejörún e il cervo Eikpyrnir, e l’albero di glasir d’oro.

Questa sala è descritta nell’Edda Poética, una raccolta di poesie raccolte intorno al XIII secolo, utilizzando fonti antiche tradizionali, e nelle stanzas di un anonimo poema del X secolo.

Si dice che Valhalla abbia ispirato molte opere d’arte, titoli di pubblicazioni, sia stato inserito nella saga di Fagrskinna e sia diventato anche un termine sinonimo di luogo di venerazione per grandi personaggi già scomparsi.

https://cronistoria.altervista.org/yggdrasill-valhalla-e-ragnarok-religione-e-miti-dei-vichinghi-i-figli-di-odino/

https://www.albertomassaiu.it/storie-di-mondi-passati-lancestrale-tradizione-norrena-dei-vichinghi/

-----


https://www.facebook.com/notes/353970319161741/

LED ZEPPELIN..I PIU’ GRANDI DI TUTTI..UNICI..MITICI..INEGUAGLIABILI

le storie dietro delle foto perle rare

The Rain Song: testo e significato del brano romantico dei Led Zeppelin

Il titolo provvisorio di questa traccia era "Slush", un riferimento al suo finto arrangiamento orchestrale di facile ascolto.

immagine

The Rain Song "è una ballata di oltre 7 minuti di lunghezza. Il chitarrista Jimmy Page ha originariamente costruito la melodia di questa canzone nella sua casa di Plumpton, in Inghilterra, dove aveva recentemente installato una console da studio. Un nuovo modello Vista, è stato in parte realizzato dal Pye Mobile Studio che era stato utilizzato per registrare la performance della Royal Albert Hall del 1970 e l'album The Who's Live at Leeds.

Page è stato in grado di portare un arrangiamento completo della melodia, per il quale il cantante Robert Plant ha composto alcuni testi. Questi testi sono considerati dallo stesso Plant la sua migliore performance vocale complessiva. La canzone presenta anche un mellotron suonato da John Paul Jones per aggiungere all'effetto orchestrale, mentre Page suona una chitarra Danelectro.

Sicuramente questa canzone ha il testo più intenso scritto da Plant.

“Tu sei luce del sole nella mia crescita. Sentivo cosi poco calore prima”. Un verso semplice ma proprio per questo devastante, che immortala questa poesia tra le più belle canzoni d’amore mai scritte. E poi, una di quelle melodie che riesce a farti cambiare dimensione…

La leggenda vuole che sia nata per controbattere all’affermazione di George Harrison riguardo il fatto che i Led Zeppelin componessero poche ballad. L’essenza languida e finanche sensuale del brano si trasforma nel finale in un senso di liberazione, un lasciarsi alle spalle “le tenebre” carico di positività e rinnovata saggezza. Ed è su queste sensazioni, su questi ampi spazi carezzati dal vento, dove infelicità e gioia sembrano alternarsi e dipendere da un meccanismo naturale, che anche noi ci lasciamo trasportare, nel personale perseguimento della nostra, unica felicità.

versione acustica, molto emozionante di Plant e Page.

immagine

https://youtu.be/Mvw--mNvPXQ

https://youtu.be/BeDylD8dV7U

Per la sua bellezza vale la pena riportare il testo completo. Lo trovate qui sotto, inclusa traduzione.

“This is the springtime of my loving
The second season I am to know
You are the sunlight in my growing so little warmth I’ve felt before.
It isn’t hard to feel me glowing
I watched the fire that grew so low.
It is the summer of my smiles
Flee from me Keepers of the Gloom.

Speak to me only with your eyes. It is to you I give this tune.
Ain’t so hard to recognize These things are clear to all from time to time.
Talk Talk
I’ve felt the coldness of my winter
I never thought it would ever go. I cursed the gloom that set upon us…
But I know that I love you so
These are the seasons of emotion and like the winds they rise and fall
This is the wonder of devotion I see the torch we all must hold.
This is the mystery of the quotient
Upon us all a little rain must fall”“È la primavera del mio amore
La seconda stagione che sto conoscendo
Tu sei luce del sole nella mia crescita
Sentivo cosi poco calore prima
Non è difficile farmi sentire ardente
Ho guardato il fuoco crescere lentamente
È l’estate dei miei sorrisi
Fuggono da me i custodi del buio.
Parlami solo con i tuoi occhi
Per te porto questa melodia
Non è difficile da riconoscere
Queste cose sono chiare per tutti da sempre
Parlami, parlami
Ho sentito il freddo del mio inverno
Non ho mai pensato che se ne sarebbe andato

Ho maledetto l’oscurità scesa sopra noi
Ma io so che ti amo cosi
Ma lo so che ti amo cosi
Queste sono le stagioni delle emozioni e come il vento salgono e scendono
Questa è la meraviglia della devozione
Vedo la torcia che tutti dobbiamo tenere
Questo è il mistero del nostro scopo
Su tutti noi un po’ di pioggia deve cadere”

HOUSES OF THE HOLY:
– “Slush” (possibly just an early title for “The Rain Song”)

https://youtu.be/TRt4hQs3nH0

https://youtu.be/z43dnzHu8n4

https://youtu.be/HZ4uzD_hLds

https://youtu.be/CxEu0QN6nzk

https://youtu.be/BeDylD8dV7U

immagine

----



– “Friends” (with the Bombay Symphony Orchestra)
– “Four Sticks” (with the Bombay Symphony Orchestra)

https://youtu.be/BIB2QuHJsdA

1972 Friends Final Mix Take 1 1972 Complete Bombay Sessions

1972 Four Sticks Final Mix Stereo 1972 Complete Bombay Sessions

https://youtu.be/kyOQiOx8fX8

https://youtu.be/kyOQiOx8fX8

da completare

-----------

Robert Plant fotografato da Terry Spencer nel Galles occidentale. 15 ottobre 1976.
Questo è stato girato nella tenuta di 300 acri di Robert Plant sulla costa occidentale isolata del Galles. Non voleva che fosse rivelata la posizione esatta. Era collinoso, fitti boschi e ripidi burroni. Pioveva a dirotto per la maggior parte del tempo che eravamo lì. Robert mi ha detto che trae gran parte della sua ispirazione per la scrittura dalle passeggiate nei boschi. " Questo posto è per me uno specchio senza distorsioni
Robert Plant!
Robert Plant photographed by Terry Spencer in West Wales. October 15, 1976.
This was filmed on Robert Plant's 300-acre estate on the isolated west coast of Wales. He didn't want the exact location revealed. It was hilly, thick woods and steep ravines. It rained cats and dogs most of the time we were there. Robert told me that he draws much of his writing inspiration from walks in the woods. "This place is an undistorted mirror for me


Robert Plant !
La musica significa comunicazione per me. Dico "ascoltate gente là fuori, ascoltate la mia musica, diventiamo uno". La musica mi è amica quando sono solo, quando sono blu. Non puoi definire la musica perché la musica è il cosmo e non conosce barriere o definizioni. Devi sentire la musica per apprezzarla.
Robert Plant!
Music means communication for me. I say "listen people out there, listen to my music, let's become one". Music is my friend when I'm alone, when I'm blue. You cannot define music because music is the cosmos and knows no barriers or definitions. You have to hear the music to appreciate it.

------

Robert Plant sulla canzone che lo ha ispirato a diventare un musicista serio: "Il mio mondo si è capovolto e capovolto"
Con quel tipo di riccioli d'oro di cui un leone sarebbe orgoglioso, una voce che poteva mescolare il miele nel tè da mille passi e pantaloni così stretti che potevi contare quanti spiccioli aveva in tasca, Robert Plant rappresentava il frontman definitivo di l’era della controcultura. Tuttavia, a parte l'iconografia e l'irta bravura, aveva anche più doti musicali di un macellaio di nome Beethoven a sostegno. Dietro l'oscillazione c'erano sferzate di profondità e individualità.
C'era un artista che Plant e i suoi compagni di band dei Led Zeppelin avevano sempre in prima linea quando si trattava di musica socialmente consapevole. "Nel maggio del 1965, ho sperimentato il genio di Bob [Dylan] all'Albert Hall", ha scritto il compagno di band dei Led Zeppelin Jimmy Page in un post su Instagram. “Si è accompagnato con la chitarra acustica e ha riversato immagini e parole da canzoni come 'It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)' e 'She Belongs To Me' davanti a un pubblico incantato. Mi ha cambiato la vita”.
Plant aveva quattro anni meno di Page; tuttavia, aveva ancora il polso della situazione. E nel 1963 si rese conto che nella musica c'era molto più che semplicemente divertirsi. "Il brano successivo è stato per me un'ispirazione particolare e magnifica quando avevo 15 anni", ha detto Plant DJing. “Penso che il mio mondo si sia capovolto quando ho sentito questo brano di The Freewheel in Bob Dylan. È 'Giù per l'autostrada.'”
Questo taglio più oscuro del disco esemplifica l'angolo in cui sarebbero entrati i Led Zeppelin. Musicalmente, la traccia è un semplice blues di 12 battute, ed è anche una vecchia canzone d'amore stanca per giunta, ma nel processo, rende questi due brani stantii. capovolgono i propri principi rimanendo profondamente personali, evitando qualsiasi banalità e adottando un approccio postmodernista alla scrittura. Come sottolinea lo stesso Dylan nelle note di copertina: “Ciò che rendeva i veri cantanti blues così grandi è che erano in grado di esprimere tutti i problemi che avevano; ma allo stesso tempo stavano fuori da loro e potevano guardarli. E in quel modo li hanno battuti”.
Dylan guardò da lontano Suze Rotolo che si trasferiva in Italia per studiare, capì dove si adattava al quadro e come si sentiva, poi lo esaltò introspettivamente in una canzone. Dato che la maggior parte deghttps://www.facebook.com/notes/2418289301811474/
LED ZEPPELIN..I PIU’ GRANDI DI TUTTI..UNICI..MITICI..INEGUAGLIABILI

le storie dietro delle foto perle rare

Zeppelin rinati: il racconto della reunion più attesa della storia del rock

«Vuoi sapere quali sono le mie aspettative? Solo che, se lo facciamo, lo dobbiamo fare molto bene»: parola di Page. A dicembre 2007 i Led Zeppelin hanno suonato di nuovo insieme dopo 27 anni, ecco come era andata

immagine

Il 10 giugno 2007, alle due e mezza di pomeriggio, i membri sopravvissuti dei Led Zeppelin, il chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant e il bassista John Paul Jones si ritrovano in una sala prove per suonare alcune canzoni. È la prima volta che si ritrovano nella stessa stanza con gli strumenti in mano, da quando nel 1995 hanno suonato quattro pezzi durante la cerimonia per la loro introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame. Questa volta la posta in gioco è più alta: devono scoprire se hanno la forza, l’empatia e il desiderio di esibirsi come Led Zeppelin nel loro primo vero concerto dalla morte del batterista John Bonham avvenuta nel 1980.

Il luogo delle prove, che si trova da qualche parte in Inghilterra, è segreto. Nelle interviste che hanno rilasciato per promuovere il concerto, un evento benefico che si svolgerà il 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra in onore di Ahmet Ertegun (cofondatore della Atlantic Records), Page, Plant e Jones hanno detto di non ricordarsi il giorno in cui si sono incontrati, cosa hanno suonato e nemmeno come è nata l’idea di riunire la band per rendere omaggio a Ertegun, amico e mentore della band nei loro anni con la Atlantic. Tutti e tre, però, d’accordo nel dire che suonare ancora insieme dopo così tanto tempo è stato un momento emozionante e molto importante. «È stato istantaneo», dice Page, che ha il mignolo sinistro steccato, conseguenza di una caduta che ha costretto la band a posticipare il concerto originariamente previsto per il 26 novembre: «Siamo arrivati tutti pieni di voglia di lavorare e di divertirci. È stata una delizia». Plant ricorda «tanti sorrisi» e mentre lo fa sorride anche lui: «È stato un momento catartico e terapeutico. Nessun peso, nessuna pressione». Jones afferma di non aver avuto «alcun dubbio. Qualcuno ha scelto una canzone, l’abbiamo fatta, funzionava». Il figlio di John Bonham, Jason, ricorda invece benissimo il giorno e l’ora in cui i Led Zeppelin sono tornati a esistere, perché lui era lì, seduto nel posto che una volta era di suo padre: «Loro forse non se lo ricordano, ma io sì. Avevo un nodo in gola». Jason ha 41 anni, due figli e suona con i Foreigner: «Non pensavo che avremmo trovato subito un suono. Mi dicevo: “Ci vorrà tempo”». Aveva torto. La band era immersa nella furia lenta e oscura di No Quarter dall’album Houses of the Holy del 1973: «Quando siamo arrivati al riff, ci siamo guardati tutti negli occhi. Era fantastico». Il pezzo successivo è stato la marcia della carovana nel deserto di Kashmir, da Physical Graffiti del 1975: «Poi ci siamo fermati e Jimmy ha detto: “Possiamo abbracciarci?” e Robert ha gridato: “Sì, figli del tuono!”». Alla fine della giornata, racconta Jason: «Mi hanno detto: “La prossima volta…”», si ferma e scoppia a ridere: «Ho pensato: “Ci sarà una prossima volta?”».

https://youtu.be/fpigDGf6vXM

Led Zeppelin - Black Dog (Live at Celebration Day) (

Robert Plant riflette, sorseggiando caffè nella suite di un hotel di Londra con vista su Hyde Park: «La cosa più difficile è stata riuscire ad arrivare tutti e quattro nella stessa sala prove senza che nessuno lo sapesse. Avremmo potuto crollare subito, al primo ostacolo. Sarebbe stato pericoloso avere intorno altre persone in preda al delirio per questo momento». È sempre stato questo, del resto, il piano della band. Quando Page ha formato i Led Zeppelin nel 1968, non voleva solo una band ma: «Una potenza, quattro musicisti virtuosi in grado di dare vita al quinto elemento».

Solo un anno dopo, i Led Zeppelin erano la più grande band del mondo, pronti a dominare gli anni ’70, distruggere il pubblico e riempire gli stadi. La fine improvvisa della band dopo la sbornia fatale di John Bonham poco prima di iniziare un tour in Nord America nel 1980 ha fatto crescere costantemente l’attesa per una reunion. Tecnicamente il concerto alla O2 Arena Londra è molto di più. Il ricavato andrà all’Ahmet Ertegun Education Fund e gli altri che si esibiranno – l’ex cantante di Free e Bad Company Paul Rodgers, Pete Townshend, i Foreigner, l’ex bassista dei Rolling Stones Bill Wyman e Paolo Nutini – sono tutti artisti della Atlantic che, come gli Zeppelin, erano molto legati a Ertegun. Ma per i circa 20 milioni di fan che hanno cercato di comprare uno dei 18mila biglietti disponibili, la serata del 10 dicembre è la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile: un concerto dei Led Zeppelin.

Jimmy Page, 63 anni e una tempesta di capelli bianchi lunghi fino alle spalle al posto della sua celebre chioma nerissima e lucente, dice di essere rimasto scioccato dall’isteria scatenata da questa reunion a sorpresa: «Non ce lo aspettavamo assolutamente». È sempre stato lui il guardiano dell’eredità della band, si è occupato personalmente di tutte le rimasterizzazioni e riedizioni del loro catalogo. Quando parla dei Led Zeppelin il suo sguardo è d’acciaio. Durante le prove, dice Jason: «Jimmy è sempre molto attento. È concentratissimo su quello che vuole ottenere».

«Quali sono le mie aspettative?», dice Page: «Una sola: se lo facciamo lo dobbiamo fare molto bene, visti i casini che abbiamo combinato in passato». Si riferisce alle mezze reunion del “Live Aid” nel 1985 e al miniconcerto del 1988 con Jason alla batteria per la celebrazione dei 40 anni della Atlantic. Jones si lamenta del fatto che «al “Live Aid” avevamo dei batteristi che non conoscevano le nostre canzoni», riferendosi a Phil Collins e Tony Thompson degli Chic, ma si prende anche la responsabilità del concerto del 1988: «L’ho dato per scontato, non ho fatto i compiti a casa». Questa volta, dice Page con decisione: «Dobbiamo essere preparati e impegnarci molto». L’organizzazione gli ha detto che il tempo a loro disposizione è un’ora, ma Page dice che dopo le prime prove in giugno e la seconda session a luglio è parso subito chiaro che non sarebbe abbastanza. Adesso, infatti, la scaletta dura «100 minuti, e non ci sono solo Whole Lotta Love, Dazed and Confused e No Quarter».

https://youtu.be/fpigDGf6vXM

La band ha passato il secondo e il terzo giorno di prove a lavorare su For Your Life, un pezzo mai fatto dal vivo estratto dall’album Presence del 1976: «Poi l’abbiamo scartata, ma questo per farti capire lo spirito con cui abbiamo affrontato la cosa», mi dice Plant. A 59 anni, con la barba grigia curata e un misto di biondo e argento nella lunga chioma, Robert Plant sembra la versione “anziano capotribù” del vichingo ventenne che è sbarcato in America per la prima volta nel 1968, ma anche seduto sul divano nell’ufficio del suo manager a Londra la sua voce e il suo atteggiamento così sicuro di sé lo fanno sembrare un conquistatore.

«All’inizio c’era molto rispetto reciproco, ma è svanito presto. John Paul ha cominciato ad alzare le sopracciglia come fa lui di solito, e ha tirato fuori il suo sorriso ironico. Sapevo che eravamo tornati al punto in cui ci siamo lasciati con In Through the Out Door del 1979», dice Plant. Poi si corregge: «No, siamo andati anche più indietro» John Paul Jones, 61 anni, parla con un melodioso tono sottovoce pieno di umorismo sagace (ha definito i suoi 12 anni nei Led Zeppelin come «il lavoro più stabile e lungo che abbia mai avuto»): «C’era un pezzo in cui non mi ricordavo cosa dovessi suonare, poi ho capito che era perché non l’avevamo mai fatto dal vivo». Fortunatamente Jason Bonham ha una conoscenza enciclopedica di tutti i bootleg dei concerti e degli outtakes in studio: «A volte ci domandiamo: “Cosa succede adesso?”, e lui risponde subito: “Nel 1971 avete fatto questo, nel 1973 in quello e quell’altro concerto invece avete fatto così». «Jason conosce le canzoni», dice Page, «ma soprattutto le capisce. Fa una gran differenza». «Questa è la seconda buona ragione per farlo, secondo me», dice Plant. «Quando era più giovane, Jason pensava che suonare nei Led Zeppelin gli spettasse di diritto». Jason ammette che i rapporti con Plant non sono stati facili «prima di diventare sobrio, quando bevevo troppo». «Adesso invece», continua Plant, «Jason sa che non solo è la persona giusta per suonare nella band, ma che con il suo entusiasmo e la sua abilità la sta anche cambiando». Molte cose sono cambiate del resto. Nel 2004 Jason Bonham è andato a seguire un festival bluegrass in North Carolina: «Ho incontrato una grande comunità di musicisti, tutti fan dei Led Zeppelin, e ho suonato con loro quella musica così antica». Recentemente ha prodotto un album per il quartetto bluegrass femminile Uncle Earl, e la sera prima di questa intervista le ha raggiunte in un club di Londra per suonare il mandolino. Plant fa dischi solisti dal 1982, esegue le sue versioni indiane e nordafricane di pezzi dei Led Zeppelin e ha avuto molto successo con l’album Raising Sands, un sublime disco di blues del Delta e gothic-country registrato in collaborazione con la cantante e violinista Alison Krauss. L’anno scorso, dopo le registrazioni di questo disco a Nashville, io stesso ho fatto a Plant la solita domanda sulla reunion: «Mi piacerebbe lavorare ancora con Page, a patto che non diventi una questione troppo importante e che sia una cosa vera», mi ha risposto. Glielo ricordo. Lui scrolla le spalle e non accetta il suggerimento implicito che questa reunion sia in effetti una questione molto importante: «No, non lo è», dice, «le prime prove sono state ottime». E per quanto riguarda il fatto che deve essere una cosa vera? «Quello che è successo in quella stanza, senza avere nessuno intorno, è stato in certi momenti buono come in passato. Prima non lo volevo fare, adesso invece non voglio fare altro. Che te ne pare?».

«Avevo un progetto in mente», dice Page a proposito di quell’estate del 1968 in cui ha formato i Led Zeppelin: «Cercavo un cantante simile a Steve Winwood o a Steve Marriott. Qualcuno che non avesse paura di farsi avanti, per questo volevo Terry Reid». Reid era un giovane e precoce cantante britannico soul, che passa alla storia per aver rifiutato l’offerta di Page e aver suggerito Robert Plant al suo posto, per poi proseguire la sua carriera nella scena delle band psichedeliche delle Midlands.

John Paul Jones, invece, conosce Page dai tempi in cui era uno dei più richiesti session man di Londra, e non vede l’ora di entrare nella sua nuova band. Ricorda di averlo sentito al telefono poco prima che Page andasse in un college di Birmingham a sentire Plant: «Mi ha detto: “Ti faccio sapere”, e quando è tornato mi ha detto: “È incredibile, ha una voce potentissima”».

Plant è fluido, intuitivo, e come Page è interessato alle possibilità espressive che si possono trovare dentro e fuori dalle progressioni di accordi blues: «L’idea era quella di espandere i confini», dice Page. L’esempio migliore secondo lui è Babe I’m Gonna Leave You da Led Zeppelin del 1969: «In origine è un pezzo folk», per l’esattezza una ballad che Page ha sentito in un disco di Joan Baez del 1962, «ma è pieno di colori, con quella chitarra ipnotica e increspata nelle strofe, e gli stacchi flamenco in mezzo. C’è la chitarra acustica, la pedal steel e tutti quegli elementi tipici di un suono potente e duro, ma estremamente sensibile».

https://youtu.be/9iGxjV2Sxbc

I Led Zeppelin raccontano il live del 2007 alla presentazione del DVD del live, uscito nel 2012

«Ho riascoltato le canzoni dopo molto tempo, le ho analizzate per capire il numero di battute tra le singole parti», dice Plant, «hanno una specie di combinazione chimica molto astuta che le fa andare a volte in una direzione, a volte in un’altra. In Nobody’s Fault But Mine è pungente, cattiva, ti fa digrignare i denti, In My Time of Dying è spettacolare e gigantesca: ogni tanto è più veloce e ogni tanto più lenta, va da una parte all’altra, si avvolge a spirale o sbanda di lato. E in mezzo a tutto questo ci sono io». «La mia prima idea», dice Plant a proposito della reunion, «era di rifare tutta la scaletta del concerto alla Royal Albert Hall (del 9 gennaio 1970, ndr), cominciando da We’re Gonna Groove». Attacca la prima strofa del classico di Ben E. King, originariamente registrato da King dal vivo all’Apollo Theater di New York nel 1963 per la Atlantic, e scelto dai Led Zeppelin come pezzo di apertura di quasi tutti i concerti del tour del 1960: «C’ero anche io quella sera alla Albert Hall, ma non mi ricordo niente di quello che è successo!», dice sorridendo: «Stavo volando in mezzo a una specie di grande tempesta». L’aura di invincibilità che circonda i Led Zeppelin comincia a vacillare nel 1975, quando Plant rimane ferito in un incidente d’auto in Grecia. Nell’estate del 1977 i Led Zeppelin cancellano le ultime settimane di un tour sold out in America per la morte improvvisa del figlio di Plant, Karac, a causa di un virus sconosciuto. In seguito, ci sono stati i due concerti all’aperto a Knebworth nel 1979 per promuovere In Through the Out Door, l’ultimo album dei Led Zeppelin, un breve tour europeo nel 1980 e poi più niente.

Page dice che non c’era modo di andare avanti dopo la morte di Bonham: «Ne abbiamo discusso, io e John pensavamo di fare un disco più potente, pieno di riff. Ogni album doveva essere un passo in avanti rispetto a quello precedente, anche se non era il nostro credo». In ogni caso, dice Page, la musica che i Led Zeppelin avrebbero fatto negli anni ’80 «non sarebbe certo stata più leggera».

Dopo lo scioglimento ognuno di loro ha fatto pezzi dei Led Zeppelin nei rispettivi lavori solisti, sotto varie forme. Page e Plant hanno collaborato nello speciale di MTV “Unledded” del 1994 e hanno trascorso gran parte degli anni ’90 in tour insieme: «Ma non erano i Led Zeppelin», insiste Page, «erano due membri dei Led Zeppelin». Jones non viene invitato a partecipare a “Unledded”, anzi scopre la sua esistenza solo quando vede lo show in televisione durante un tour in Germania. Oggi dice che l’ha superata: «È successo tanto tempo fa. L’anno prossimo saranno 40 anni da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. È una cosa da non credere».

«Non mi sorprende il fatto che oggi abbiamo ancora questa connessione», dice Page, «è sempre stato così: un attimo prima non c’è niente e un attimo dopo… Boom! La vera tragedia per me è se un giorno non fossi più capace di farlo. Essere in grado di venire qui e lavorare con gli altri è un dono, una cosa che rispetto e apprezzo moltissimo».

C’è solo una differenza tra questa e una vera reunion dei Led Zeppelin: manca Bonzo. Jason è molto schietto nel parlare di cosa voglia dire a livello emotivo essere il sostituto di suo padre, che veniva chiamato Bonzo o The Beast per il suo modo di suonare, ma anche per il suo modo di bere e per il suo comportamento animalesco fuori dal palco. Jason racconta che, dopo le prime prove, sua madre Pat gli ha chiesto come era andata: «E io non me la sono sentita di dire che era andata benissimo. Non volevo togliere niente a papà. Così ho risposto: “È andata bene, ma non come papà”».

«John aveva una tecnica favolosa», dice Page, «ma aveva anche una grande immaginazione. La struttura che ha tirato fuori in Good Times Bad Times nel primo album è una cosa che ancora oggi lascia perplessi molti batteristi. Nessun altro è in grado di farlo. Nessuno ha la stessa immaginazione».
«Io me ne sono accorto subito», dice Jones. La prima volta che hanno provato insieme nel 1968 sono partiti con una cover degli Yardbirds, The Train Kept a Rollin’. «In quanto bassista la mia prima preoccupazione era: “Com’è il batterista?” Se non siamo uniti, è inutile. Abbiamo iniziato a suonare e sembravamo due che avevano fatto venti tour insieme». L’edizione in dvd di The Song Remains the Same, un film che mette insieme in modo singolare immagini girate dal vivo al Madison Square Garden nel 1973 e alcune scene fantasy interpretate dalla band, mostra un John Bonham diverso dall’animale che ogni sera faceva per un quarto d’ora l’assolo di Moby Dick. Bonham guida un trattore nella sua fattoria, gioca a biliardo e bacia Pat, mentre camminano insieme lungo una strada di campagna. In una scena dal valore profetico, si vede Jason piccolissimo suonare la batteria sotto lo sguardo orgoglioso del padre che lo accompagna ai bongos. «Quello era il vero John Bonham», dice Jason, «era un padre di famiglia. In un paio di libri è stato descritto molto male, ma in realtà per lui la cosa più difficile era stare lontano da casa».

Jason ha visto suonare suo padre solo tre volte, ma è l’unico batterista oltre a lui ad aver suonato con i Led Zeppelin negli anni ’70. È successo durante il soundcheck di Knebworth, mentre John controllava l’impianto ascoltando dal prato. Jason aveva 13 anni: «Abbiamo suonato Trampled Under Foot, papà me l’aveva fatta provare per una settimana intera. Gli ho chiesto: “Sarà uguale al disco?”, e lui mi ha risposto: “No, l’assolo sarà più lungo. Aspetta il segnale di Jimmy. Quando alza la mano vuole dire che ha finito”». Durante una delle prove, Jason ha chiesto agli altri di fare un omaggio a John durante il concerto a Londra: «Mi hanno risposto: “Stai facendo un ottimo lavoro, non credi che lui vorrebbe che tu prendessi il merito che ti spetta, invece di fare un passo indietro e dire: eccolo, è tuo?”. Non è stato facile per me, voglio essere rispettoso al massimo. Non mi ha potuto dare gli ultimi 27 anni della sua vita, lasciate che sia io a ridarglieli per una notte». Gli altri non penseranno troppo al passato, almeno non pubblicamente. Robert Plant mostra tutta la sua serenità d’animo e fiducia in se stesso: «Lo faremo con lo spirito giusto, Ahmet guarderà giù e dirà: “Ciao ragazzi”. Bonzo sorriderà. Pat sarà molto felice. Jason si alzerà in piedi e griderà: “Yeah!”. Jimmy farà un inchino. Jones scrollerà le spalle come fa di solito. E io…», dice ritrovando il suo grido da Dio del rock, «io canterò: “baby, baby, baby!”».

https://www.rollingstone.it/musica/news-musica/zeppelin-rinati-il-racconto-della-reunion-piu-attesa-della-storia-del-rock/342657/li artisti folk di quest'epoca suonavano semplicemente cover di vecchi standard, questo nuovo stile catturò l'attenzione di molte persone anche se non è ricordato come uno dei classici del disco.
Questa svolta in profondità ha avuto un profondo impatto su Plant. All'improvviso, le parole erano più che semplicemente far andare avanti una melodia. “È successo qualcosa quando Dylan è arrivato. Ho dovuto fare i conti con ciò di cui stava parlando", ha detto al Guardian. “La sua musica faceva riferimento a Woody Guthrie, Richard e Mimi Farina, al reverendo Gary Davis, Dave Van Ronk e a tutti questi grandi artisti americani di cui non sapevo nulla. Stava assorbendo i dettagli dell'America e facendoli emergere senza alcuna riserva, e ha acceso una coscienza sociale spettacolare.
Concludendo: “In queste terre anglosassoni potevamo solo restare a bocca aperta, perché non conoscevamo le condizioni di cui cantava. Dylan è stato il primo a dire: ciao, realtà. Sapevo che dovevo sbarazzarmi dei raccoglitori di ammiccamenti e indossare velocemente i sandali.
Down The Highway
Bob Dylan

-------



------------------------------------------


“Bonzo era totalmente e assolutamente devoto a farlo bene. Tutto ciò che ascoltava poteva andare oltre, non solo poteva ricrearlo ma poteva portarlo in un posto nuovo. Sapeva di essere una potenza tra i batteristi... sembrava che avessimo una grande affinità l'uno con l'altro.“
-Robert Plant 💞
Bonzo was totally and utterly devoted to getting it right. Everything he listened to could go further, he could not only recreate it but he could take it to a new place. He knew he was a powerhouse among drummers... we seemed to have a great affinity with each other.”
-Robert Plant 💞

Nessun commento:

Posta un commento

79.ROBERT PLANT LA Più GRANDE VOCE DEL ROCK E NON SOLO..(.INTERVISTE ..FOTO.. e CITAZIONI VARIE anni 70 80 90 anni 2000.

  Robert Plant si racconta dal backstage della Royal Albert Hall: “Con i Led Zeppelin un’esperienza mistica e non solo hard rock”.. https://...