https://www.facebook.com/notes/364770951638968/
le storie dietro delle foto perle rare
25 settembre 1980
moriva il grande John “Bonzo” Bonham
Congelato nel tempo e venerato da me e da migliaia di persone. Uno dei pochi batteristi britannici dell'età d'oro della musica che ha ugualmente cambiato la vita dei batteristi, per sempre. (Credito immagine: "John Bonham 1975" di Dina Regine - http://www.flickr.com/photos/divadivadina/3555264805/. Licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org /wiki/File:John_Bonham_1975.jpg#/media/File:John_Bonham_1975.jpg)
Anche se John Bonham è senza dubbio in cima a molte liste di sondaggi per batteristi, è ingiusto permettere alla sua statura di oscurare completamente i risultati e le abilità dei suoi contemporanei. Artisti del calibro di Paice, Bonham, Powell, Kirke, Ward, Downey, Baker e Taylor si conoscevano tutti a vari livelli, tutti mutuando le idee l'uno dell'altro. Poi c'è l'eccesso di musica dei musicisti Prog Rock britannici, come Phil Collins, Bill Bruford, Mel Pritchard, Barriemore Barlow ecc., Che hanno tutti incrociato la rivoluzione della batteria rock degli anni '70, ispirandomi a voler essere grande come loro.
Se John Bonham fosse vivo oggi, sono sicuro che sarebbe stato sopraffatto dall'amore ancora mostrato per lui, soprattutto considerando che alla vigilia della sua morte, aveva espresso cupamente a Robert Plant come pensava che tutti gli altri fossero migliori batterista di lui. Ma allo stesso modo, dubito che vorrebbe prendere tutte le luci della ribalta per se stesso, più felice di condividere il suo posto nella hall of fame del batterista British Rock con i suoi contemporanei; musicisti che hanno definito uno stile di percussione che combinava tecnica, estro, sensazione e musicalità individuali, lasciandoci con un progetto facilmente sconfitto dalla tecnica moderna, ma impossibile da migliorare o sostituire, nonostante la nostra avanzata evoluzione della batteria.
Sembra che l'abilità tecnica alimentata dalla velocità sia l'ultima frontiera per le future generazioni di batteristi. Ma quando abbiamo suonato i raggruppamenti di note più veloci possibili, raggiunto la velocità di curvatura e continuiamo a cercare modi per reinventare la ruota della batteria, ricorda; non c'è da vergognarsi di viaggiare a ritroso in un'epoca in cui il contributo musicale di un individuo contava più della precisione clinica e dell'esecuzione delle note. Fai anche attenzione, che mentre John Bonham rimarrà sempre una costante come icona, ci sono altri frutti notevoli sullo stesso albero, ugualmente meritevoli di essere gustati ed esaltati, alcuni dei quali ancora vivi per raccontare le loro storie.
Nick Lauro: #Drummer
che ringrazio infinitamente
non mio, ma che mi trova in larga parte molto molto daccordo..
John Bonham
Non c'è molto che posso aggiungere a quanto già detto su John Bonham, il batterista dei Led Zeppelin non potrebbe mai sostituire. Il seguente tributo non proviene da una prospettiva storica o analitica; ma da un'influenza personale e sincera.
Che sia per stregoneria o per ragioni più fondate, se lasci entrare la musica dei Led Zeppelin nella tua vita, rimane un assoluto per sempre. La costante nota come John Henry Bonham è entrata per la prima volta nella mia consapevolezza musicale durante la fine degli anni '70, il periodo letterale del canto del cigno degli Zeppelin. I primi raduni di adolescenti mi hanno fatto conoscere il back-catalogue delle band, dal quale mi è stato regalato l'album numero tre come regalo di Natale un anno. Nel dicembre 1979, la canzone "Fool In The Rain" estratta dall'album "In Through The Out Door" apparve pesantemente nel programma di singoli di Paul Gambaccini su Radio 1 American Billboard. Anche se all'epoca ignorava l'esistenza di Bernard Purdie, il mio rozzo radar ritmico si concentrò sul pattern di batteria che Bonham aveva preso in prestito dal "batterista più registrato al mondo". Sarebbero passati altri dieci anni e una visione del video didattico di Jeff Porcaro prima di scoprire da dove veniva il ritmo. Il Natale di quell'anno mi portò il loro ultimo album e nel settembre dell'anno successivo Bonham era morto. "La pop star trovata morta a letto" era il titolo in prima pagina che il "Daily Star" mi ha fornito mentre andavo a scuola la mattina in cui la notizia ha colpito il pubblico.(Non ho acquistato un 'Daily Star' da quel giorno, la mia scelta di acquisto giovanile è stata guidata dai contenuti in prima pagina rispetto alla qualità giornalistica!) Entro il Natale del 1980 gli Zeppelin erano finiti, lasciando un'aria di mistica che nasconde il loro status leggendario a questo giorno.
È stato alla fine degli anni '80 che ho iniziato ad approfondire i loro CD rimasterizzati durante un periodo di rivisitazione di artisti nostalgici della mia giovinezza. Anche se parte del loro materiale è rimasto nella mia lista dei "mancati", una grande parte si è fatta strada nel mio subconscio, portando con sé l'impulso subliminale del cosiddetto batterista "Rock", John Bonham. Ovviamente era molto più di un pugile di batteria "Rock"; persino il batterista Prince, Michael Bland, lo descrisse come "un batterista funky in una rock band" durante un'intervista. Tuttavia, non è stato fino alla metà degli anni '90 che finalmente sono caduto, irrimediabilmente sotto l'incantesimo degli Zeppelin e del loro batterista unico nel suo genere.
Il 1996 non è stato un anno fantastico per me dal punto di vista della batteria. La mia attenzione confusa era stata sull'emulazione della tecnica dalle scuderie di Steve Smith, Dennis Chambers e Vinnie Colaiuta; mentre il pane quotidiano è stato guadagnato da una riluttante parodia dell'eroe di ieri, Stewart Copeland. Lo spettacolo "Synchronicity" stava andando abbastanza bene nel circuito dei tributi; nonostante la mia iniziale riluttanza a tornare indietro nel tempo e riconnettermi con tutto ciò che è copelandese. In mezzo a tutta questa confusione, altre voci musicali iniziarono a bussare alla porta del mio stato d'animo instabile, invitandomi ad esplorare altri percorsi ...
C'è stato l'incidente post-sound-check al leggendario JB's club di Dudley, dove i miei sensi musicali sono stati attratti dai suoni terrosi dell'album di debutto "Replenish", dei funk-rocker di Glastonbury, Reef. L'atmosfera organica in stile anni '70 del suono della batteria era un milione di miglia di distanza da quello che producevo ogni notte; ma era la cosa più fresca che avessi sentito uscire da una batteria, per molto tempo. Pochi mesi dopo mi sono riconnesso con la musica dei Led Zeppelin, durante un'escursione di due settimane nel Lake District. Il viaggio di andata aveva visto la messa in onda di una vecchia compilation composta da brani estratti da "Physical Graffiti" e "In Through The Out Door". Lo stesso nastro mi avrebbe accompagnato nel mio viaggio solitario di ritorno a casa a metà delle vacanze, per adempiere a un obbligo di concerto mal programmato. Oltre miglia di paesaggi mozzafiato, ero solo io, Zeppelin e il battito di Bonham in una magica serata d'estate. 48 ore dopo, la familiare cassetta ha continuato a svelare i suoi segreti profondi e subliminali nel mio subconscio durante il viaggio di ritorno in Cumbria. Anche se all'epoca non lo sapevo, le basi per la mia prossima metamorfosi della batteria erano state gettate dall'abitacolo di una Rover 216.
In questa parte del decennio suonavo la batteria dei miei sogni, un set Sonorlite Scandinavian Birch di cui mi ero innamorato a metà degli anni '80. Sembrava bello, sembrava pulito e moderno; tutto ciò a cui aspiravo, anche se decisamente non la scelta giusta per una tribute band dei Police o per un futuro discepolo di Bonham. Credo che sia stato durante una visita alla città mercato di Keswick durante la suddetta vacanza, che le mie orecchie siano state attratte dalla musica lontana di una banda musicale. Sebbene la loro cadenza scendesse dall'orecchio, il suono inconfondibile di due pelli di grancassa, grandi e tese, che risuonavano insieme all'aria aperta, trasportava la brezza. Questo era il suono di John Bonham; e lo volevo. Nonostante la sperimentazione, la replica non poteva essere persuasa dalla mia batteria moderna e nel 1999; Ero entrato (un po 'ingenuamente) nel mercato delle batterie vintage.
Per quanto riguarda il modo di suonare di Bonham, non ha molto senso rivedere ciò che è già stato scritto su un Dio nel suo genere. Tuttavia, ho problemi con musicisti e non musicisti, che erroneamente lo percepiscono come il "batterista rock definitivo". Questo è un termine improprio adottato pigramente da persone che hanno consumato solo uno stile di musica, quell'essere, della varietà "Rock". Se si prendessero la briga di espandere le loro tavolozze musicali (come fece lo stesso Bonham), allora diventerebbe chiaro che l'uomo aveva una vasta gamma di influenze da cui trarre ispirazione. Se non aveva posseduto nient'altro che la limitata destrezza di un batterista "Rock" unidimensionale, come è stato possibile per lui assorbire e reinterpretare il lavoro di Bernard Purdie o Max Roach? Quest'uomo era qualunque cosama un batterista "Rock" e chiunque creda diversamente ha bisogno di un serio ripensamento sulle loro osservazioni. Certo, poteva appoggiarlo pesantemente; ma "pesante" poteva esistere solo come "pesante" in virtù del fatto che era anche in grado di abitare l'estremità opposta dello spettro dinamico, apparentemente senza alcuna difficoltà. Prova a chiedere a un batterista "Rock" di suonare piano o sottilmente; ci sono più possibilità di trovare formaggio sulla luna ...
La linea di fondo è ; John Bonham era un groover con un'anima funky e una parte insostituibile della storia dei Led Zeppelin. John Paul Jones ribadisce volentieri che la sua associazione con Bonham deve ancora essere superata in nessuna delle sezioni ritmiche in cui ha abitato, prima o dopo gli Zeppelin. È stato toccante vedere Jason Bonham prendere il posto di batteria di suo padre, solo per una notte, al concerto della reunion del 2007; anche se con riluttanza prendo il punto di vista di Robert Plant secondo cui l'evento ha significato il sipario finale, l'ultimo pezzo dell'arazzo degli Zeppelin ad essere tessuto. Non essendo fortunato alla lotteria dei biglietti per quell'importante concerto, una parte di me desidera ancora una ripetizione, solo unapiù spettacolo; fino a quando, ricordo la mia visita a un tranquillo cimitero di Rushock, e mi rendo conto che forse è meglio lasciare che il ricordo dei tre cerchi giaccia, indisturbato.
Chiesa di Rushock, Worcestershire
https://thedrumdoctor.net/inspired/john-bonham
john Bonham, batterista dei LED ZEPPELIN, il migliore della storia del rock
https://postbreve.com/john-bonham-batterista-led-zeppelin-5694.html
http://www.rvdrums.com/rvdrumsblog/led-zeppelin-johnbonham/
È considerato uno dei più grandi e influenti batteristi della storia della musica rock. Il suo stile, basato su un’alchimia di estro e aggressività, creatività e tecnica, ha contribuito a innovare e stravolgere completamente il modo di concepire la batteria e le percussioni nella musica contemporanea: i nove album che compongono la discografia dei Led Zeppelin, caratterizzati dalle architetture percussionistiche di Bonham, costituiscono tuttora una delle basi su cui fonda la batteria nel rock, nell’hard rock e nell’heavy metal.
Nel 2011, a seguito di un sondaggio condotto tra i lettori, Rolling Stone Magazine lo ha insignito del titolo di miglior batterista di tutti i tempi, collocandolo al primo posto nella classifica Best drummers of all time; a identico risultato hanno condotto i sondaggi condotti nel corso degli anni da fanzine e riviste specializzate come Rocklist, Stylus Magazine, Modern Drummer e Gigwise.
25 settembre 1980 - Starway to heaven... or hell!
Fine settembre 1980, i Led Zeppelin sono riuniti nella villa di Jimmy Page, per le prove in vista di un eventuale ritorno sulle scene. John Bonham arriva già "brillo" e continua a bere, sembra "40 bicchieri di vodka"; viste le sue condizioni viene portato in una stanza dove viene lasciato dormire. La mattina dopo, 25 settembre 1980, John Paul Jones e il manager lo trovano morto, soffocato dal suo stesso vomito!
Se ne andava così a 32 anni il grande batterista dei Led Zeppelin, innovatore della batteria, caposcuola per l'hard rock, heavy metal, rock blues.
Con i Led Zeppelin ha macinato tour, dischi d'oro, riconoscimenti; nel 2011 i lettori di Rolling Stone Magazine lo dichiarano "miglior batterista di tutti i tempi"
Ma a causa di una vita fatta di eccessi, droghe alcol e sesso sfrenato (!!!), la sua carriera è andata rapidamente in declino. Rimarrà sempre il "Bonzo" che ancora oggi ci scuote, e non riusciamo a trattenerci, quando ascoltiamo, "Black Dog" "Moby Dick" "Immigrant Song"...
« La batteria non c'entrava. John si sedette dietro un kit in miniatura: una cassa da 18", un rullante alto 4", un tom da 12" e uno da 14"... ed era quel suono! Rimasi annichilito da quello che stavo sentendo, e da come lo stava suonando: da quel minuscolo kit stava uscendo il sound dei Led Zeppelin! »
Dave Mattacks, Fairport Convention
« Avevamo ottenuto un backstage pass per le due serate del festival di Knebworth [1979, NdA]. Bonham arrivò insieme a suo figlio e si sedette alla batteria per controllare l'accordatura. L'impianto di amplificazione non era ancora acceso, e lui fece qualche acciaccatura: il palco iniziò a tremare, io e John Deacon ci guardammo negli occhi, e ci abbracciammo »
(Roger Taylor - Queen)
https://youtu.be/LC3f19zrMg8 Edited from the film "The song remains the same" (1973, N.Y.)
Una volta John Bonham invitò Glenn Hughes a fare un viaggio sulla sua nuova e lussuosa macchina. Il batterista andò a sbattere dritto contro un muro e abbandonò la macchina. Il giorno dopo Hughes lo incontrò su una nuova lussuosa macchina e gli chiese che cosa avesse fatto con la vecchia macchina. Bonham rispose: "Quale macchina?".
· Nel 1976 si recò ubriaco nel backstage del "Nassau Coliseum" di Long Island durante un concerto dei Deep Purple. Quando notò un microfono libero salì sul palco prima che i roadies potessero fermarlo; il gruppo smise di suonare mentre Bonham urlava al microfono: "Sono John Bonham dei Led Zeppelin e voglio semplicemente annunciarvi che abbiamo un nuovo album in uscita: si chiama “Presence” e, cazzo, è fantastico!". Prima di andarsene si voltò verso il chitarrista dei Deep Purple e lo insultò dicendo: "E per quanto riguarda Tommy Bolin, non sa suonare una merda!".
...Per non dimenticare .
http://mat2020.blogspot.com/2015/09/nel-ricordo-di-john-bonham-di-wazza.html
Frasi famose:“In effetti mi piace urlare quando suono. Urlo come un orso e suono con più foga. Mi piace che il nostro show sia una tempesta tonante”
“Sono sempre la stessa persona. Mi piacciono il giardinaggio e i lavori di casa, e sono ancora la testa calda di sempre. Non mi siedo mai a riflettere sulle cose”
“Mi è sempre piaciuto che la batteria fosse grande e potente. Non uso mai molto i piatti, li uso per entrare o uscire da un assolo, ma generalmente preferisco un altro suono.”
“Rompevo sempre le pelli della batteria le prime volte che suonavo. Poi ho imparato a suonare più forte colpendo più piano: basta rullare”
“Noi non facciamo quello che fanno molti gruppi, registrare ogni strumento separatamente, penso che così si perda l’atmosfera della canzone”
“Ci piace suonare. Ogni concerto è importante per noi. Qui non importa quanto tu sei famoso, non ti puoi permettere di dormire sugli allori: se fai così sei morto. Questo non ci accadrà mai”
“Non so fin quando dureremo, ma andremo avanti finchè potremo. Quando mi unii alla band non conoscevo Jimmy, mi sentivo un po’ in imbarazzo, lui era la grande star con anni di esperienza, come session man e con gli Yardbirds. Ora il gruppo è più unito che mai, e penso che abbiamo molto da dire.”
Hanno detto di lui:“Bonham… non ne trovi un altro come lui” — Charlie Watts
“Ragazzo, hai il piede destro più veloce di quello di un coniglio!” — Jimi Hendrix
“Il Rock and Roll è morto il giorno in cui è morto John Bonham” — Billy Joel
“Era il sogno di ogni bassista” — John Paul Jones
“Bonzo diceva sempre di essere il più grande batterista del mondo. Quando lo sentivamo suonare, sapevamo che lo era!” — Robert Plant
“In sostanza, credo che sia lassù o da qualche altra parte, pensando che si tratti di un bello scherzo. Lo puoi sentire dire: Facciamoci una bevuta e giochiamo a freccette. Ehi, divertente, no?” — Benoit Gautier
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John Bonham, 35 colpi di Rock and Roll
Nulla in musica è casuale o effetto di qualche fulminazione divina; anche ai più bassi livelli è necessario un progetto e una messa in opera che solo dopo anni di specifico apprendistato cognitivo e strumentistico può produrre decenti risultati.
Però è fuor di dubbio che il Rock in tal senso è un genere efficientissimo, soprattutto quello a grandissima trazione chitarristica, di derivazione più schiettamente Blues e R&R: con pochissimo si ottiene moltissimo. Impatto formidabile, affascinante.
Il Rock è stato, per questo, terreno di pletore di giovani che con poca istruzione musicale e poca tecnica strumentistica si sono gettati nella mischia, spesso facendo un mucchio di simpatica confusione; talvolta ottenendo apprezzabili risultati. Non pochi tra questi sono stati premiati dall’essere ingaggiati da qualche casa discografica; alcuni hanno avuto successo.
Il Rock, soprattutto di questo tipo, di stile più chitarristico, è poco considerato dai frequentatori di Jazz e Classica. Ha fama di essere tutto istinto e poca pianificazione, suoni e performance tendenti al rumore, trasandato a livello compositivo, insomma, molta fisicità e poco “cervello”. Naturalmente oltre a non esser sempre e soltanto in questo modo, talvolta anche in brani apparentemente più rozzi e “rumorosi” ci sono sorprendenti raffinatezze musicali, spesso non appariscenti.
Sono i Led Zeppelin il gruppo che, tra quelli più famosi, duri e pesanti, più spesso ha inserito sofisticatezze di tutti i tipi. Ce ne siamo occupati nel nostro libro dedicato al loro disco più evoluto: Houses Of The Holy. Qui trattiamo l’intro di batteria di uno dei loro pezzi più celebri: Rock and Roll.
Sembra una veloce (circa 172 bpm) ma elementare tirata di batteria charleston-rullante che lancia il tipico riff rock&roll; ma così non è. Infatti, anche un capace musicista a tutta prima (e probabilmente anche dopo) non comprende quando inizia il pezzo (peraltro il riff di chitarra è in levare); è sempre sorprendente. Ha un codice particolare, enigmatico… Dunque se non lo si comprende, addirittura non si riesce a iniziare correttamente il brano.
La metrica complessiva dell’intro di Bonham è di 35/8, e il ritmo è interamente dispari. La pura suddivisione (data dagli accenti) quindi in ottavi (crome) è: 3+5/3+5/3+4/3+2+2/+5. Questo è il codice:
La più coerente coagulazione metrica in quarti è: 4/4 + 4/4 + 4/4 + 3/4 + 5/8. La sua fondamentale pulsazione accentuale è La più coerente coagulazione metrica in quarti è: 4/4 + 4/4 + 4/4 + 3/4 + 5/8. La sua fondamentale pulsazione accentuale è battere dell’1-levare del 2/ battere 1-levare 2/ battere 1-levare 2-levare 4/ battere 2 e 3 + 5/8.
Se lo si “sente” a tempo tagliato, ovvero a metà e quindi con una scansione di movimento d’agevolissima velocità (86 bpm), la morfologia ritmica si manifesta più chiaramente in un (quasi ortodosso) groove afro-cubano di metrica dispari: la prima parte in 4/4 con pattern di derivazione montuno; la seconda di 3/4+1/8 (7/8) di un clave con appresso la coda di 5/16 di lancio, una mini rullata per l’entrata. Ciò non vuol dire necessariamente che Bonham abbia voluto consapevolmente suonare un compendio alterato dei classici pattern afro-cubani (e perché no!), ma che di fatto è così.
Addirittura qualcuno può pensare che questa introduzione sia una sorta di casualità in studio, bè, farebbe un torto a Bonham e compagni e a molto del Rock più alto, che non di rado dispensa ponderate raffinatezze (anche armoniche e melodiche), dando così purtroppo ragione a chi considera il Rock solo terreno per musicisti barbari e inetti.
A ulteriore conferma della pianificazione, in tutte le versioni dal vivo di Rock And Roll è presente la stessa introduzione. E dai video a disposizione si nota che i LZ entrano correttamente senza guardarsi, fare cenni ecc.: semplicemente conoscono il complesso codice musicale e si sincronizzano nella sua aritmetica.
Viva il grande Rock. Viva i Led Zeppelin. Viva John Bonham.
(Peraltro questo ritmo di Bohnam è parente a quello notevole presente nella versione di “Keep A-Knockin'” di Little Richard di 15 anni prima, ma quello suonato dal batterista Charles Connor ha una conformazione ritmico-metrica alquanto diversa, essendo un rapidissimo shuffle, quindi con andamento terzinato, con due movimenti “fuori” che lanciano le quattro misure di 4/4 con tre sincopi: è altra cosa rispetto a quello binario e ricorsivamente dispari di Bonham.)
P.S. La trascrizione di Rock And Roll delle edizioni Alfred, seppur corretta in termini di suddivisioni ritmiche, semplifica (a livello concettuale e grafico) l’aggregazione metrica, è incongrua relativamente alla simmetria manifestata sin dall’inizio del ritmo (il ricorsivo 3+5, 3+…): “quadrano” il pattern in quattro misure di 4/4, scrivendo i primi 3/8 “fuori” (similarmente al ritmo di “Keep A-Knockin'”, ma questo è giusto considerarlo così). In questa maniera il ritmo di Bonham è, rispetto al fluire dei movimenti di scansione cellulare delle misure, traslato, innaturalmente complicato dagli ulteriori controtempi che si genererebbero. (Divisioni in rosso le nostre, in azzurro quelle Alfred e invalse).
http://www.carlopasceri.it/blog/john-bonham-35-colpi-di-rock-and-roll
https://suonarelabatteria.it/john-bonham-aeec4774a41c
John Bonham
Il Batterista dei Led Zeppelin
John Bonham è da molti considerato il più grande e influente batterista rock di sempre. In poco più di un decennio, con il gruppo inglese dei Led Zeppelin, ha inciso alcuni tra i brani più rappresentativi della storia del rock, rivoluzionando per sempre il modo di suonare la batteria.
Il suo stile assorbe l’influenza dei grandi miti del momento, tra cui Gene Krupa, Louie Bellson e Buddy Rich per il jazz, Keith Moon e Ginger Baker per il rock, oltre ad essere affascinato dalla musica soul.
E’ il 1968 e lo stile di Bonham è già molto ben definito, un suono molto potente ma allo stesso raffinato e dinamico. John è dotato anche di un’ottima tecnica, di cui fa sfoggio sin dalle primissime incisioni con i Led Zeppelin, in particolare con “Good times bad times”, il brano di apertura del primo disco “Led zeppelin I” del 1969.
Durante il tour in America di quell’anno, Bonham conosce il batterista dei Vanilla Fudge, Carmine Appice, che lo introduce alle batterie “Ludwig”. Il suono è quello che Bonham sta cercando, profondo e potente e dal quel momento in poi si lega al marchio per il resto della carriera.
La sua strumentazione per i concerti è piuttosto innovativa, inserisce infatti, oltre al set tradizionale, percussioni come congas, campanacci, timbales, timpani sinfonici e un enorme gong, che talvolta usa incendiare alla fine dei concerti.
Dopo il grande successo del primo disco, i Led Zeppelin diventano delle stelle nel panorama mondiale, ma il successo, lo stress e la lontananza dalla famiglia portano Bonham ad avere atteggiamenti auto-distruttivi negli anni a venire. I lunghi tour, l’uso smodato di droghe ed alcolici, oltre alla naturale predisposizione ai cambiamenti di personalità, gli fanno guadagnare il soprannome di “The beast” (la bestia).
Il 25 settembre del 1980, all’età di 32 anni, John Bonham muore per soffocamento in seguito ad abuso di alcolici durante una festa nella villa dell’amico Jimmy Page, dove si tenevano le prove per l’imminente tour.
Nella loro carriera i Led Zeppelin registrano nove album in studio, vendendo quasi 200 milioni di dischi nel mondo. Il solo led zeppelin iv, ha venduto 23 milioni negli Stati Uniti.
Nel Dicembre 2007 il gruppo si è riunito per un solo concerto alla “The O2 Arena” di Londra, accompagnato alla batteria da Jason Bonham, figlio di John, entrando nel Guinness dei Primati per “Maggior richiesta di biglietti per una singola esibizione dal vivo”.
Bonham lascia un’eredità immensa alle generazioni di batteristi successivi, che non hanno mai fatto mai mistero di essere stati fortemente influenzati dal suo stile.
John Bonham Ludwig drum kit, Hard Rock Cafe, Londra, Inghilterra Foto di Clif Doyal -2007 Robert Plant ha ricordato che "Quando Bonzo suonava questo kit negli anni '70 gridava 'Ecco che arrivano i cannoni!'"
John Bonham Ludwig drum kit, Hard Rock Cafe, Londra, Inghilterra
Foto di Clif Doyal -2007
Robert Plant ha ricordato che "Quando Bonzo suonava questo kit negli anni '70 gridava 'Ecco che arrivano i cannoni!'"
25 settembre 1980
Oggi moriva il grande John “Bonzo” Bonham
25 SETTEMBRE
Storia del celebre batterista dei Led Zeppelin morto a soli 32 anni il 25 settembre del 1980
“Agli inizi ero interessato alle partiture musicali ed ero abbastanza bravo e veloce nella lettura, ma quando cominciai a suonare con i gruppi feci l’enorme sbaglio di abbandonare lo studio. Credo che sia fantastico essere capaci di scrivere le proprie idee in forma musicale, ma credo anche che nella batteria il feeling sia molto più importante della mera tecnica: è fantastico suonare un triplo paradiddle… ma chi si accorge veramente che lo stai facendo? Se fai troppa attenzione alla tecnica, finisce che inizierai a suonare come ogni altro batterista. Credo che quello che conti veramente sia essere originale. Quando ascolto altri batteristi, mi piace poter dire wow… carina questa cosa, non l’avevo mai sentita prima!. Credo che essere te stesso come batterista sia molto più importante che suonare come chiunque altro” (John Bonham)
Ritenuto da molti, a ragione, uno dei batteristi più grandi e influenti della storia del Rock, fu trovato morto in una camera da letto a Windsor dove la band si trovava per dare vita a un nuovo album.
Il dirigibile si ferma
Il 25 settembre del 1980 dopo un’intera giornata passata a bere, moriva John Henry Bonham, il ritmo tuonante dei Led Zeppelin. Il batterista aveva da poco compiuto 32 anni e lasciava la moglie e il figlio Jason allora 14enne. In seguito al suo decesso i tre componenti dei Led Zeppelin, Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones decisero di sciogliere definitivamente una delle rock band più amate della storia del rock. Era il 4 dicembre del 1980 e si chiudeva un’epoca del rock’n’roll.
Una carriera travolgente
John Henry Bonham nacque il 31 maggio 1948 a Reddutch, una cittadina a nord ovest di Londra. A 5 anni Bonham desiderava già una batteria, iniziò con un piccolo drum kit fatto di lattine di caffè, imitando i suoi idoli Buddy Rich e Gene Krupa. A 10 anni sua madre Joan gli regalò il suo primo rullante. A 15 anni suo padre gli donò un drum kit della Premier Percussion. Bonham non prese nessuna lezione di batteria, si limitò a chiedere consiglio ad altri batteristi della sua città. Tra il 1962-1963 entrò a far parte dei Blue Star Trio (un gruppo creato con amici di scuola) ed i Gerry Levene & the Avengers. Nel 1964 terminata la scuola andò a lavorare con suo padre come falegname apprendista e suonava in varie band locali. Nello stesso anno Bonham entrò a far parte di una band semi-professionale chiamata Terry Webb and the Spiders, e nello stesso periodo incontrò la sua futura moglie Pat Phillips. Entrò a fare parte anche in band come The Nicky James Movement e The Senators (che ebbe anche un discreto successo col singolo “She’s a Mod”). E così divenne un batterista professionista a tempo pieno.
Bonham incontrò non poche difficoltà nella sua carriera da batterista perché veniva inevitabilmente ritenuto troppo rumoroso, e per un periodo i locali della sua zona giunsero addirittura a non far suonare “gruppi che avessero John Bonham alla batteria”.
Nonostante l’ambiente rurale dove crebbe, Bonham non trascurò mai la sua travolgente passione per i tamburi, anche a costo di venir meno a promesse fatte; quando la sua ragazza, Pat, rimase incinta, andò a vivere con lei in una roulotte: nonostante le avesse promesso di lasciare la batteria per cercarsi un lavoro, pur iniziando a lavorare e persino smettendo di fumare per arrivare a sbarcare il lunario, continuò comunque a dedicarsi anima e corpo, con caparbietà quasi maniacale, al culto delle percussioni e alla personale idea di sound che andava ricercando.
Entrò a far parte dei Crawling King Snakes, con un giovane Robert Plant al microfono. Bonzo e Plant divennero amici e non persero i contatti anche dopo che la band si sciolse, così nel 1968 venne invitato nella nuova band di Plant chiamata Band Of Joy e lui accettò. La svolta della sua carriera avvenne nell’inverno del 1968. Plant convinse Jimmy Page a prendere il giovane Bonham come batterista dei Led Zeppelin. Nel mese di ottobre la band registrò in sole trenta ore il loro primo album che, pubblicato nel gennaio del 1969 fu un successo immediato in tutto il mondo. La vita del 21 enne John Bonham cambiò per sempre.
Sino al 1980 il suo particolare stile percussivo fu uno dei motivi determinanti dell’enorme successo dei Led Zeppelin, la batteria di John andava a tratti pari passo con la chitarra di Jimmy, sposandosi nel ritmo travolgente. Dal 1969 ad oggi si calcola che la rock band britannica abbiamo venduto poco meno di 300 milioni di dischi in tutto il mondo, 184 dischi di platino, 4 dischi di diamante e 24 d’oro, merito dei talento impressionante dei componenti.
La morte
Proprio nel periodo in cui i Led Zeppelin stavano progettando un grande tour mondiale dopo i concerti di ‘rodaggio’ in Europa tra maggio e luglio del 1980, John Bonham si recò, più ubriaco del solito, nella villa di Page a Windsor per le prove, durante le quali continuò a bere. Secondo alcune indiscrezioni in poche ore bevve 25 bicchieri di vodka orange. Essendo troppo alterato per continuare a suonare, venne trasportato in una stanza e lasciato là a dormire. Benji LeFevre (che aveva rimpiazzato Richard Cole come manager del tour dei Led Zeppelin) e John Paul Jones lo ritrovarono morto la mattina successiva, soffocato dal suo stesso vomito. Il 4 dicembre Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones diffusero un comunicato congiunto in cui spiegavano i motivi dello scioglimento ufficiale dei Led Zeppelin con le seguenti parole:
“Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere — in piena armonia tra noi e il nostro manager — che non possiamo più continuare come eravamo”.
Che cosa rende John Bonham un così grande batterista?
«Durante i primi anni mi accorsi che John aveva la passione di percuotere gli oggetti: barattoli di biscotti, scatole di dolcetti, qualsiasi cosa producesse un suono. Per me quello fu un periodo particolarmente stressante, perché scoprii che anch’io facevo parte della finta batteria di John. Ma fu quello l’inizio della carriera di batterista di John “Bonzo” Bonham!». Mick Bonham non fu solo disc jockey, scrittore e fotografo, ma anche e soprattutto il fratello minore del più grande batterista della storia del rock. Con lui condivise tutto e il fratellone batterista dei Led Zeppelin non gli fece mancare mai affetto e riconoscenza. Lo difendeva nelle risse, si faceva in due per assicuragli il rispetto dei suoi amici e riusciva anche ad accollarsi le colpe che non fossero le sue. «Fin dal primo giorno, io e John dormivamo nella stessa camera, nonostante la nostra casa fosse piena di stanze. Era davvero bello poter chiacchierare di ciò che era successo nell’arco della giornata e di ciò che ci riservava il futuro. Inoltre, a volte io e John litigavamo e ci menavamo di brutto, e stando nella stessa stanza potevamo farlo direttamente lì, senza contare che almeno avevo un letto soffice su cui atterrare quando mi afferrava e mi lanciava in aria».
. Robert , 'Ho amato troppo tuo padre. Non ti manco di rispetto; Conosci la roba meglio di tutti noi, e nessun altro vivo può suonarla come te. Ma non è la stessa cosa. Non posso uscire e fingere. Non posso essere un jukebox. Non posso andare là fuori e provare a farlo in quel modo ...Quando tuo padre ci ha lasciato, ha lasciato il mondo, è stato tutto per i Led Zeppelin. Non potevamo fare quello che hanno fatto gli Who. Era troppo vitale. "
parlando con Jason.
amici fedeli..fedeli compagni
compagni e fedeli amici per una vita e oltre❤️
amici fedeli..fedeli compagni compagni e fedeli amici per una vita e oltre❤️
....“Agli inizi ero interessato alle partiture musicali ed ero abbastanza bravo e veloce nella lettura, ma quando cominciai a suonare con i gruppi feci l’enorme sbaglio di abbandonare lo studio. Credo che sia fantastico essere capaci di scrivere le proprie idee in forma musicale, ma credo anche che nella batteria il feeling sia molto più importante della mera tecnica: è fantastico suonare un triplo paradiddle… ma chi si accorge veramente che lo stai facendo? Se fai troppa attenzione alla tecnica, finisce che inizierai a suonare come ogni altro batterista. Credo che quello che conti veramente sia essere originale. Quando ascolto altri batteristi, mi piace poter dire wow… carina questa cosa, non l’avevo mai sentita prima!. Credo che essere te stesso come batterista sia molto più importante che suonare come chiunque altro” (John Bonham)
Che cosa rende John Bonham un così grande batterista?
"Mi è sempre piaciuto che la batteria fosse grande e potente. Non ho mai usato troppo i piatti. Li uso per schiantarsi su un assolo e fuori da esso, ma fondamentalmente preferisco il vero suono della batteria. Per me la batteria suona meglio dei piatti. " John Bonham
Bonham ha ricevuto il suo terzo kit da Ludwig nel marzo 1973 e sarebbe diventato il suo kit più famoso, l'Amber Vistalite Kit. Questo kit è immortalato per sempre nel film dei Led Zeppelin, "The Song Remains The Same", pubblicato nel 1976. Il kit è stato utilizzato per la prima volta sul palco del concerto del 4 maggio 1973 ad Atlanta, Georgia. STATI UNITI D'AMERICA. Alcune fonti affermano che oltre ai floor tom da 16 "x16" e 16 "x18" forniti con il kit, sono stati forniti anche un floor tom da 16 "x20" e un 16 "x22" più grandi, alternati a quelli più piccoli in momenti diversi durante il tour, specialmente durante le riprese di "The Song Remains The Same" durante alcune delle tre notti al Madison Square Gardens di New York nel 1973. Fu fornita anche un'altra grancassa (probabilmente usata come supporto ). Le testine Clear Black Dot CS Remo sono state utilizzate anche per i lati della pastella e chiare Ambassador per i lati risonanti. L'unico smorzamento utilizzato è stato sulla grancassa con una striscia di feltro posta orizzontalmente sulla parte inferiore della testa della pastella e un anello "reso" o "Ritchie" sulla testa anteriore (vedi foto in basso).
Bonham è stato uno dei primi a suonare questa nuova linea Vistalite di Ludwig ed è stato l'unico kit colorato di ambra della prima serie. Bonham ha usato questo kit per l'ultima volta sul palco della Earl's Court Arena, Londra, il 23 maggio 1975. Il kit è stato infine venduto all'asta da Sotheby's al collezionista (ora deceduto) Bill Townsend per oltre £ 100.000 ($ 161.060,00 USD), con il ricavato andato in beneficenza . Le specifiche sono le seguenti:
Rullante suprafonico cromato da 6,5 "x 14"
Tom montato da 10 "x 14" Tom da
pavimento 16 "x 16" Tom da pavimento
16 "x18
" Grancassa da 14 "x 26" con montaggio su binario e supporto per piatto a L
Macchina Ludwig da 29 " Timpani Drum
30 "Ludwig Universal Timpani Drum
Ludwig Atlas Stands (Flat Steel Legs)
Rogers Swivo-Matic Hi-Hat Stand
Ludwig Speed King Pedal
Ralph Kester 7" Ching Ring
Ludwig 5 "Gold Tone Cowbell
15" Paiste Sound Edge Hi-Hat
18 " Paiste Giant Beat Medium Crash
20 "Paiste 602 Series Medium Crash
20 "Paiste Giant Beat Medium Crash
24 "Paiste Giant Beat Medium Ride
38" Paiste Symphonic Gong
Mick Hinton, il tecnico della batteria di Bonham tra l'inizio e la metà degli anni '70, ha anche dichiarato in un'intervista che "ha usato un pedale del charleston Rogers e un pedale del basso Ludwig Speed King con un battitore di legno. Ogni tour, Ludwig ha fornito una lorda (144) paia di Bastoncini di noce americano 2A. Abbiamo usato le teste a punto nero Remo CS. " (probabilmente riferito al periodo di Bonham con il kit Amber Vistalite).
http://www.johnbonhamdrums.com/
I Piatti di John Bonham dei Led Zeppelin Il Contratto di Endorsement di John Bonham con Paiste
https://suonarelabatteria.it/che-piatti-paise-usava-john-bonham-3f2e7c7adee3
Ciao Bonzo.. Che diremo stanotte all'amico che dorme? La parola più tenue ci sale alle labbra dalla pena più atroce. Guarderemo l'amico, le sue inutili labbra che non dicono nulla, parleremo sommesso. La notte avrà il volto dell'antico dolore che riemerge ogni sera impassibile e vivo. Il remoto silenzio soffrirà come un'anima, muto, nel buio. Parleremo alla notte che fiata sommessa. Udiremo gli istanti stillare nel buio al di là delle cose, nell'ansia dell'alba, che verrà d'improvviso incidendo le cose contro il morto silenzio. L'inutile luce svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti taceranno. E le cose parleranno sommesso.❤️ ..si le cose parleranno perchè i sentimenti non cercano un posto sono " già lì..nel cuore" ciao Mondo... (Redditch, 31 maggio 1948 – Windsor, 25 settembre 1980)
https://www.youtube.com/watch?v=W0fqgq6ZMZY&feature=emb_logo
Plant & Bonham Interview (1970)
INSTALLAZIONE STATUA DI JOHN BONHAM. REDDITCH 31/5/18❤️
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