domenica 10 settembre 2023

30..LED ZEPPELIN INTERVISTE, CITAZIONI VARIE anni 70.80 PRE e POST epoca led Zeppelin



 Incontro con gli dei’: l’intervista storica ai Led Zeppelin

INTERVISTA PARTE 1
Nel 1975, nel pieno del loro ultimo tour, Jimmy Page e Robert Plant invitano Rolling Stone ad andare in tour con loro, per dare un'occhiata nelle loro suite e vedere cos'è che fa volare i Led Zeppelin
Il bassista e tastierista dei Led Zeppelin, John Paul Jones, gioca a backgammon e intanto ascolta un talk show radiofonico su New York FM. A un certo punto, il conduttore dice: «L’altra sera ero in un club e qualcuno mi ha chiesto se volevo incontrare Jimmy Page. Sapete, al mondo non c’è nessuno che io abbia meno voglia di incontrare del disgustoso Jimmy Page». Jones molla il suo gioco. «Lasciatemi dire una cosa», continua il conduttore, «i Led Slime sono degli incapaci e sappiate che, se avete intenzione di andarli a vedere domani sera al Garden, quei buffoni vi stanno fregando. Non fatemi perdere tempo, se avete intenzione di chiamare per difendere i Led Slime, mettete la testa nel cesso e tirate lo sciacquone». Jones che normalmente è un tipo molto tranquillo, si alza e attraversa la stanza infuriato. Prende il telefono e chiama la radio. Il conduttore prende la chiamata. «Di cosa vuoi parlare?». «Led Zeppelin», risponde Jones calmo, con il suo accento britannico. La linea cade. Lo scambio di opinioni non va in onda. È la solita battaglia, secondo Jones.
Nonostante i Led Zeppelin abbiano venduto più di un milione di copie di ognuno dei loro cinque album e si stiano preparando per fare un tour che ci si aspetta diventi il più redditizio nella storia del rock, sono stati costantemente presi a calci nelle palle da ogni critico sulla faccia della Terra. «So che non serve a niente reagire», mi dice Jones, «volevo solo difendermi un’ultima volta».La sera dopo, nella prima di tre serate al Madison Square Garden, i Led Zeppelin fanno cadere il pubblico ai loro piedi con uno dei migliori concerti in sei anni di carriera. Guidati da un’intuizione di Page, a metà scaletta si lanciano anche in una versione improvvisata di Dazed and Confused che dura 20 minuti.La tensione verso un successo che rimane comunque incerto nonostante tutto è un elemento evidente e molto elettrico nella loro performance. «Non c’è dubbio», ha detto Plant entusiasta prima di uscire sul palco per il secondo bis, Communication Breakdown, «il tour è cominciato».
È passato molto tempo dall’ultima volta in cui i Led Zeppelin hanno fatto del rock&roll. Dopo 18 mesi passati a lavorare duramente al loro nuovo album Physical Graffiti, Page, Plant, Jones e il batterista John Bonham devono scaldarsi un po’: «Dobbiamo sentirci a posto», dice Plant, «c’è molta energia in questo tour, molto più che nell’ultimo». La prima data, il 18 gennaio al Minneapolis Sports Center, è andata bene, considerata la situazione. Una settimana fa Page si è chiuso accidentalmente la mano in una porta di un treno e si è rotto l’ultima falange dell’anulare sinistro. Manca solo una prova per perfezionare quella che ora Page chiama «la mia tecnica con tre dita» e la band ha dovuto eliminare a tempo indefinito dalla scaletta pezzi classici come Dazed and Confused e Since I’ve Been Loving You. Pastiglie di codeina e una bottiglia di Jack Daniel’s hanno aiutato Page a tenere sotto controllo il dolore fino alla fine di tre estenuanti ore di concerto. La sua reazione all’infortunio è una specie di muta disperazione: «Non ho dubbi sul fatto che il tour andrà bene, è solo che – dannazione – sono rammaricato di non poter fare tutto quello che so fare». Batte il pugno dolcemente contro il palmo della mano ferita: «Voglio sempre dare il meglio, è frustrante avere qualcosa che ti limita. Puoi scommetterci: Dazed and Confused tornerà in scaletta appena sarò pronto. Forse non saremo fantastici per qualche sera, ma saremo sempre bravi».
Il tour è andato avanti in modo soddisfacente con tre date al Chicago Stadium seguite da Cleveland e Indianapolis, poi a Plant è venuta la febbre. Il concerto di St. Louis è stato posticipato fino a metà febbraio e mentre Plant si è fermato per curarsi, la band è andata a Los Angeles per un giorno di pausa. La sosta ha fatto bene a Plant, e i concerti successivi a Greensboro, Detroit e Pittsburgh sono stati uno migliore dell’altro, aprendo la strada alla vittoria roboante di New York e alla prima esecuzione dal vivo di Dazed and Confused nel tour. «Non abbiamo avuto molto tempo», dice John Bonham con un tono un po’ triste, «la musica è stata la nostra principale preoccupazione».
Questa intervista con Page e Plant si è svolta nel corso di due settimane. Abbiamo iniziato davanti a una tazza di tè nella suite di Plant all’Ambassador Hotel di Chicago e abbiamo continuato tre giorni dopo nella camera di Page, che ha le tende chiuse per tenere fuori la luce. «È ancora mattina», dice rabbrividendo mentre si copre con una coperta seduto sul divano, «dobbiamo parlare per almeno tre ore, prima che io dica qualcosa che abbia un senso». La conversazione va avanti fino al tardo pomeriggio, quando scopro che Page preferisce la luce delle candele alla luce naturale. Un incontro con Plant qualche giorno dopo fornisce altro materiale e gli ultimi dettagli me li dà Page su un aereo diretto a New York. «In questo tour io e Page siamo più uniti che mai», mi dice Plant dopo il concerto a New York, «siamo praticamente fusi in una sola persona».
I media non hanno riconosciuto la popolarità dei Led Zeppelin fino all’ultimo tour americano del 1973.
Plant: «Abbiamo deciso di affidarci per la prima volta a un’agenzia di comunicazione dopo il tour in America dell’estate del 1973. Era la stessa estate in cui qui c’erano anche gli Stones. Sapevamo che stavamo andando meglio di loro. Facevamo molti più incassi di altre band che venivano glorificate molto più di noi, quindi senza voler essere troppo egocentrici abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di dire alla gente qualcosa di noi, qualcosa di diverso dalle leggende secondo cui mangiamo le donne e poi gettiamo le loro ossa fuori dalla finestra. Sembrava che tutti sapessero qualcosa di noi, ma erano solo voci che giravano. Tutta quella follia era ok, ma noi non siamo e non siamo mai stati dei mostri. Siamo dei ragazzi a cui piace divertirsi, amati dai fan e odiati dai critici».
Vi sentite in competizione con gli Stones?
Page: «No, assolutamente. Gli Stones sono grandi e sono sempre stati grandi, i testi di Jagger sono fantastici, sempre dritti al punto. So che veniamo sempre considerati la più grande rock band del mondo, ma io non ci penso mai. È una competizione che non esiste. Il punto è chi fa buona musica e chi no, e chi è riuscito a mantenersi con quello che fa».
Arrivati a questo punto, qual è la vostra motivazione?
Page: «Adoro suonare. Se la questione fosse tutta lì sarebbe una specie di utopia. Ma non lo è. È aeroplani, limousine e guardie armate davanti alla porta delle nostre stanze in hotel. Non mi piace, ma è il prezzo che sono disposto a pagare per continuare a suonare. Negli ultimi 18 mesi, in cui ci siamo fermati e poi abbiamo lavorato al nuovo album, ero molto irrequieto».
Plant: «Io vivo una sorta di costante conflitto interiore. Mi piace molto la mia vita a casa: gioco a calcio nella mia piccola squadra, partecipo alle attività del quartiere, faccio quello che fanno le persone normali. Ma sono sempre pensieroso e malinconico, in preda a una sensazione che non riesco mai a eliminare: mi manca la band. Devo sempre chiamare Jimmy per tranquillizzarmi. L’altra sera, quando abbiamo ricominciato a suonare, avevo il sorriso più grande del mondo stampato in faccia».
Jimmy, cosa dici delle voci secondo cui stai facendo un disco solista?
Page: «È tutta colpa di Keith Richards e del suo senso dell’umorismo. Ho solo fatto quello che potrebbe essere il prossimo B-side degli Stones: una canzone intitolata Scarlet fatta da me, Keith, Ric Grech e un batterista di cui non ricordo il nome. È simile come atmosfera e come stile ai pezzi di Blonde on Blonde di Bob Dylan. L’abbiamo provata tutta la notte e poi siamo andati negli studi della Island Records, dove Keith ha aggiunto delle chitarre reggae. Io ho fatto un assolo, erano ormai le otto del mattino. Keith ha portato i nastri in Svizzera, qualcuno lo ha saputo e lui ha detto che era una canzone per il mio prossimo album solista. Non ho bisogno di fare un album da solo. C’è una chimica così forte nei Led Zeppelin che nessuno di noi si sente frustrato al punto di voler fare il suo disco. Non sono come Pete Townshend, che dice a tutti esattamente quello che devono suonare. In fondo, una band è una band, giusto?».
Siete riusciti ad andare avanti rimanendo impassibili in mezzo alle critiche, soprattutto agli inizi della vostra carriera. Quanto credete in voi stessi?
Page: «Forse non credo molto in me stesso, ma credo in quello che sto facendo. So dove sto andando musicalmente, vedo il mio percorso e so che sto andando più lentamente di quanto pensassi. Posso dirti che so anche quanto posso andare ancora avanti, e l’unica cosa che posso fare è continuare a suonare. Può sembrare strano quando pensi che ci sono artisti come John McLaughlin, uno che sembra suonare in un’altra dimensione. Forse è un po’ come la favola della lepre e della tartaruga. Non sono un chitarrista tecnico, prendo la chitarra e suono. Non ho tecnica, io mi occupo di emozioni. L’armonia è molto importante per me, ecco il punto in cui pensavo di poter migliorare. Devo continuare, ci sono così tanti stili e forme d’arte diverse dentro la chitarra: flamenco, jazz, rock, blues. Dimmene una e c’è. All’inizio il mio sogno era riuscire a fonderli tutti insieme, adesso la composizione musicale è diventata altrettanto importante. Inoltre credo che sia arrivato il momento di viaggiare, fare esperienze sul campo con musicisti di strada marocchini o indiani… Non sarebbe male viaggiare un po’ quest’anno. Non so cosa ne pensano gli altri, ma questa è la direzione che sto prendendo ora. Questa settimana sono uno zingaro, magari la settimana prossima sarò glitter rock».
Cosa credi che potresti guadagnare da questi viaggi?
Page: «Stai scherzando? Hai idea di cosa vuol dire sedersi a suonare con un musicista marocchino, come uomo e come musicista? È così che si cresce, non certo vivendo così. Ordinando dal servizio in camera in hotel. Bisogna stare esattamente dall’altra parte. Voglio che la situazione si sbilanci tutta da quella parte, fino a ritrovarmi da solo con il mio strumento e niente altro. Tanto tempo fa viaggiavo così, con una chitarra e basta, non c’è motivo per cui non debba farlo ancora. C’è sempre questo problema del tempo. Non si può comprare il tempo. È tutta una corsa contro il tempo, soprattutto nella musica. So cosa voglio ottenere, e non ho molto tempo. Mi era anche venuta l’idea di prendere un furgone di quelli che si aprono di lato e andarmene in giro per l’Inghilterra. Ti sembrerà una follia, ma in quella situazione così rurale si può fare. Apri il furgone e suoni con un mixer, un amplificatore e un grosso generatore. Puoi farlo per un po’ di tempo o in modo stabile. Mi piacciono i cambiamenti e mi piacciono i contrasti, non mi piace rimanere bloccato in una sola situazione un giorno dopo l’altro. La vita domestica non fa per me e neanche stare in questo hotel per una settimana. Mi parte la febbre del tour ed è lì che cominciano i danni. Ma non sono ancora arrivato a quel punto. Finora sono stato tranquillo, ma attenzione, il tour è iniziato solo da una settimana».
Ricordate il vostro primo tour in America?
Plant: «Avevo 19 anni ed ero innocente e naïf, certo che me lo ricordo! È passato molto tempo, oggi stiamo in albergo a leggere Nietzsche. C’era da divertirsi molto e c’erano anche molte più persone con cui spassarsela. Gli Stati Uniti erano più divertenti e Los Angeles era Los Angeles. La L.A. di adesso, infestata da 12enni sbandati, non è quella che piace a me. È la prima città americana che ho visitato, il primo posto in cui ho visto un poliziotto con la pistola e una macchina lunga sei metri. Era pieno di gente divertente, ci hanno accolto tutti calorosamente, siamo partiti con una botta di divertimento ed energia positiva. Ci tiravamo le uova da un piano all’altro dell’hotel, facevamo battaglie con i gavettoni, tutte quelle cose stupide che tutti i 19enni dovrebbero fare. Sono stati i primi passi per imparare cosa vuol dire essere folli. Molte delle persone che abbiamo conosciuto al tempo sono ancora con noi, altre sono sparite, qualcuno è morto di overdose, qualcuno è semplicemente cresciuto. Io non vedo la ragione per cui si debba crescere».
Sembri davvero sconfortato al pensiero.
Plant: «Beh, sì, lo sono. Non ho mai perso la mia innocenza, faccio sempre finta che non sia così. Sì, è un peccato. È anche un peccato vedere tutte queste ragazze giovani che si incasinano la vita per cercare di competere con le groupie dei vecchi tempi, le GTO e tutte le altre. Noi abbiamo nostalgia di loro e bei ricordi quanti loro ne hanno di noi. Adesso è una vergogna. C’è un pezzo su Physical Graffiti, intitolato Sick Again, in cui dico quanto mi dispiace per loro: “Tieni strette le pagine del tuo sogno adolescenziale nella lobby dell’Hotel Paradise / Nel circo delle regine di L.A. imparerai presto qual è la strada che porta verso il basso”. Hanno 12 anni, un attimo dopo ne hanno 13 e sono già oltre il limite. È una vergogna, non hanno lo stile che avevano le ragazze ai vecchi tempi, nel 1968. Non che non mi piaccia, ma la prendo sul ridere. È divertente. Mi manca tutto il casino. La corsa sfrenata dalle topaie agli hotel di lusso. È stato divertente, dallo Shadow Box Motel dove sette anni fa sono crollate le pareti durante la notte, all’Hotel Plaza di New York in cui il procuratore generale, che dormiva un piano sopra al mio, si lamentava perché ascoltavo i dischi dei Little Feat a volume troppo alto».
Quanto è stato difficile pubblicare il primo album dei Led Zeppelin?
Page: «È stato molto veloce. Lo abbiamo registrato subito dopo aver formato la band, le uniche prove che avevamo fatto insieme erano le due settimane di tour in Scandinavia, quando ci chiamavamo ancora The New Yardbirds. Per la scelta del materiale abbiamo scavato nelle nostre radici blues, ovviamente. Avevo anche un sacco di riff degli Yardbirds da parte. Quando Jeff Beck se n’è andato, il compito di comporre è passato a me. Clapton aveva creato un precedente piuttosto importante negli Yardbirds, Beck l’ha portato avanti, poi sono arrivato io ed era ancora più difficile, perché ero il secondo chitarrista che improvvisamente era diventato il primo. Ero sotto pressione, dovevo tirare fuori dei riff. Quindi nel primo album ero ancora profondamente influenzato dagli anni degli esordi, e credo che si senta. Lo abbiamo registrato in tre settimane, era ovvio che qualcuno dovesse prendere il controllo della situazione, altrimenti saremmo rimasti lì a improvvisare e a non combinare niente per mesi. Nel secondo album, invece, si sente l’identità della band».
Plant: «Con il primo album io ho scoperto le cuffie, prima non sapevo neanche cosa fossero. Quello che ci sentivo dentro mentre cantavo era meglio della ragazza più bella del mondo. Era pesante, potente, era devastante. Dovevo ancora migliorare molto come cantante, ma si sente l’entusiasmo di lavorare con la chitarra di Jimmy. Al tempo eravamo molto sfacciati e quello è diventato il nostro marchio di fabbrica. Stavamo imparando cosa piaceva a noi e al pubblico e il risultato erano sempre più ragazze che venivano nel nostro albergo dopo i concerti. Con il primo tour non abbiamo guadagnato niente. Neanche un centesimo. Jimmy aveva investito tutti i soldi che aveva messo da parte con gli Yardbirds, fino all’ultimo penny. Non erano molti, perché fino a quando non è arrivato Peter Grant a gestire i loro affari non hanno fatto i soldi che avrebbero potuto fare. Abbiamo registrato il disco e poi siamo partiti in tour con una crew composta da una sola persona».
PARTE 2
La seconda parte dell'intervista del 1975, quando Jimmy Page e Robert Plant invitarono Rolling Stone in tour, tra suite e castelli scozzesi, per vedere cosa fa volare gli Zeppelin
Jimmy, una volta mi hai detto che pensi che la tua vita sia un gioco d’azzardo. In che senso?
Page: «Ti spiego perché: ero in una band, non dico il nome perché non è importante, ma era quel tipo di band in cui andavi in giro a suonare con il furgone. L’ho fatto per due anni, subito dopo aver finito gli studi, ho cominciato a fare dei bei soldi, ma mi stavo ammalando e quindi sono tornato al college a studiare arte. Un cambio totale. Ecco perché dico che è possibile. Ero totalmente dedicato alla mia chitarra e a suonare, ma sapevo che farlo in quel modo mi avrebbe ucciso. Ogni due mesi mi veniva la febbre, quindi per i 18 mesi successivi sono andato avanti con 10 dollari a settimana, cercando di recuperare le forze. Ma continuavo a suonare».
Plant: «Lascia che ti racconti la storia della canzone Ten Years Gone sul nostro nuovo album. Prima di entrare nei Led Zeppelin, lavoravo tantissimo, mi rompevo veramente il culo. Un giorno, una ragazza che amavo molto mi ha detto: “Io o i tuoi fan”. Non che avessi dei fan al tempo, però le ho risposto: “Mi spiace, non posso fermarmi”. Immagino che oggi sia felice, abbia una lavatrice nuova che fa tutto da sola e una bella macchina sportiva. Non avremmo più niente da dirci. Probabilmente io potrei anche starle accanto senza problemi. Lei però no, perché le riderei troppo in faccia. Dieci anni se ne sono andati, temo. Eccoti un gioco d’azzardo».
Page: «Io ne ho un’altra: studiavo arte al college e nel frattempo lavoravo come session man. Credimi, per alcuni lavorare come session man in studio è il massimo che si possa desiderare. Io ho rinunciato per entrare negli Yardbirds guadagnando un terzo perché volevo suonare. Non mi sembrava di suonare abbastanza lavorando in studio, anche se facevo fino a tre session al giorno. Stavo diventando una di quelle persone che odio».
Qual era il problema del lavoro in studio?
Page: «Alcune session erano un vero piacere, il problema era che non sapevo mai cosa avrei suonato e con chi. Certamente saprai che ho suonato anche in un disco di Burt Bacharach. È vero. Sapevo solo che mi dovevo presentare in uno degli studi dalle due alle cinque e mezza. A volte era per suonare con qualcuno che ero contento di conoscere, a volte mi dicevo: “Ma che ci faccio qui?”. Era un momento in cui la chitarra era molto in voga e quindi facevo assoli ogni giorno. Poi, quando ha preso piede lo stile alla Stax e i fiati, ho finito per non suonare quasi niente, giusto un riff qua e là e niente assoli. Mi ricordo una volta in cui mi hanno chiesto di fare un assolo su un pezzo rock&roll. Erano due mesi che non ne facevo uno e ho fatto una vera schifezza. Ero così disgustato da me stesso che ho deciso di mollare tutto. Mi stava facendo del male».
Come ricordi il periodo con gli Yardbirds?
«Ho ottimi ricordi. A parte un tour in particolare che ci ha quasi ucciso, è stato molto intenso. Musicalmente era un grande gruppo con cui suonare, non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, ogni musicista sarebbe andato di corsa a suonare in una band del genere. Era particolarmente buona quando c’eravamo io e Jeff Beck come chitarre soliste. Poteva diventare davvero qualcosa di eccezionale, ma sfortunatamente non c’è molto materiale registrato di quel periodo. Ci sono Stroll On dalla colonna sonora di Blow Up, che è stata abbastanza divertente, Happenings Ten Years Time Ago e Daisy. Non passavamo molto tempo in studio. Ovviamente c’erano alti e bassi, tutti mi chiedono sempre di parlare delle liti e dei conflitti personali, ma non credo che la situazione sia mai diventata davvero insostenibile. Se presentato nel giusto modo, un disco di reunion degli Yardbirds potrebbe essere una buona cosa. Anche se Jeff non me lo vedo proprio a fare una cosa del genere. È davvero un tipo divertente».
Nella mia casa un uomo è stato decapitato e ogni tanto si sente il rumore della testa che rotola
Jimmy Page
Vivi nella villa appartenuta un tempo ad Aleister Crowley?
Page: «Sì, era sua, ma prima di lui ha avuto altri due o tre proprietari. Prima è stata anche una chiesa, che è stata bruciata e rasa al suolo con dentro tutti i fedeli. Sono successe molte cose strane in quella casa che non hanno niente a che vedere con Aleister Crowley. Ci sono sempre state vibrazioni negative. Un uomo è stato decapitato lì dentro e ogni tanto si sente il rumore della testa che rotola dalle scale. Io non l’ho mai sentita, ma un mio amico sì. Ed è uno assolutamente lucido e sobrio che non si è mai interessato alle storie di fantasmi. Pensava che fossero i gatti che andavano in giro per la casa. Io non c’ero e così ha chiesto al personale di servizio: “Perché non chiudete i gatti fuori la notte? Vanno su e giù per le scale e fanno un gran casino”. E loro: “I gatti vengono chiusi in una stanza ogni sera”. Poi gli hanno raccontato la storia della casa. Succedevano cose strane anche prima di Crowley, poi quando è arrivato lui ci sono stati suicidi, gente che è stata portata in manicomio…».
E tu non hai mai avuto contatti con qualche fantasma?
Page: «Non ho detto questo, ho solo detto che non ho sentito la testa rotolare giù dalle scale».
Cosa ti attrae di quel posto?
Page: «L’ignoto. Sono attratto dall’ignoto, ma prendo le mie precauzioni. Non mi lancio in esplorazioni a occhi chiusi».
Ti senti sicuro in quella casa?
Page: «Sì. Tutte le mie case sono un po’isolate, e a me piace stare da solo. Mi piace anche stare vicino all’acqua. La villa di Crowley è a Loch Ness, in Scozia. Ne ho un’altra nel Sussex dove passo la maggior parte del tempo. È abbastanza vicina a Londra ed è circondata da un fossato. Potrei raccontarti tante cose, ma non voglio far venire idee in testa alla gente. Sono successi episodi molto strani ma sono rimasto sorpreso dalla mia calma. Non voglio parlare delle mie credenze e del mio rapporto con la magia. Non sono George Harrison o Pete Townshend, non voglio convincere nessuno a seguire quello in cui credo. Sono profondamente convinto che se le persone sono in cerca di qualcosa e vogliono trovare delle risposte, lo devono fare da sole».
Hai visto Eric Clapton con la sua nuova band?
Page: «Oh cazzo, Eric. Sì, certo, l’ho visto suonare con la sua nuova band e anche al concerto al Rainbow. Almeno sul palco con lui c’era gente con le palle. C’erano Townshend e Ronnie Wood, Jimmy Carsten e Jim Capaldi. Pearly Queen è stata incredibile. Speravo che dopo quell’esperienza avrebbe detto: “Ok, voglio suonare solo con musicisti inglesi”. Da quando suona con gli americani è diventato sempre più pigro. Sono andato a trovarlo dopo il concerto ed è evidente che c’è rimasto male, perché i Derek & the Dominos non sono mai stati capiti. Deve essere stata dura per lui sopportare il fatto che non hanno avuto lo stesso successo dei Cream. Per i Led Zeppelin la chiave del successo è il cambiamento. Abbiamo fatto il primo disco, poi il secondo che non aveva niente a che vedere con il primo, poi il terzo totalmente diverso e via così. Questo è il motivo per cui abbiamo avuto solo recensioni negative: nessuno riesce a spiegarsi perché abbiamo fatto Led Zeppelin II e poi Led Zeppelin III con pezzi acustici come That’s the Way. Non lo capiscono. Io e Robert siamo andati a Bron-Yr-Aur nel Galles e abbiamo scritto della canzoni. Cristo, quello era il materiale che avevamo e quindi lo abbiamo inserito nel disco. Non abbiamo mai pensato: “Dobbiamo fare rock&roll duro perché abbiamo un’immagine da mantenere”. Di solito con i nostri album ci vuole almeno un anno perché la gente capisca cosa stiamo facendo».
Perché siete andati a Bron-Yr-Aur a registrare il terzo album?
Page: «Era arrivato il momento di fare un passo indietro. Fare il punto della situazione e non perderci. I Led Zeppelin stavano diventando grandi e volevamo che il resto del nostro viaggio fosse piacevole. Per questo siamo andati a rifugiarci in montagna, dove è nata la versione eterea di Page e Plant. Volevamo stare tranquilli e in pace e fare un po’ di blues californiano, e abbiamo trovato l’ispirazione in Galles invece che a San Francisco. Bron-Yr-Aur è un posto fantastico, il nome vuol dire: “La mammella dorata”. Si trova in una piccola valle illuminata dal sole. Nel nostro ultimo album c’è un pezzo acustico che Jimmy ha composto lì e che descrive perfettamente le nostre giornate passate a girare per la campagna con le jeep. È stata una buona idea. Avevamo scritto la maggior parte del secondo album in tour ed è per questo che al pubblico è piaciuto, nonostante quello che hanno scritto i critici. Quello che ha scritto la recensione per Rolling Stone, tanto per fare un esempio, è un musicista frustrato. Forse sono in preda a uno dei miei trip di egocentrismo, ma credo che le persone siano infastidite dal talento. Non mi ricordo neanche le critiche che abbiamo ricevuto, so solo che per quanto mi riguarda era un buon album scritto durante un tour, anzi era persino un grande album. Il terzo è l’album degli album. Se qualcuno ci aveva etichettato come una band heavy metal, con quello lo abbiamo distrutto».
Però c’erano dei pezzi acustici anche nel primo album
Page: «Esatto! Quando è uscito Led Zeppelin III, Crosby, Stills & Nash si erano appena formati e, siccome in quel momento le chitarre acustiche avevano preso il sopravvento nel rock, ecco improvvisamente la recensione: “I Led Zeppelin fanno un disco acustico!”. Ho pensato: “Cosa hanno in testa e soprattutto nelle orecchie?”. Nel primo album c’erano tre pezzi acustici e nel secondo due».
Jimmy, hai parlato della “corsa contro il tempo”. Come ti vedi a 40 anni?
Page: «Non so se ci arriverò, non so neanche se arriverò a 35. Dico sul serio, non lo so. Davvero, sono serio. Non credevo nemmeno di arrivare a 30».
Perché?
Page: «Era una paura che avevo. Non di morire, solo di…aspetta un attimo, lasciami spiegare… Sentivo che non sarei arrivato a 30 anni. Era una cosa congenita. Ora ho superato i 30, ma non me l’aspettavo. Non ho mai avuto incubi o cose del genere, non ho paura della morte, è il mistero più grande. Ma tutto nella vita è una corsa contro il tempo e non puoi mai sapere cosa succederà. Per esempio, mi sono rotto un dito, avrei potuto rompermi la mano e rimanere fuori uso per due anni».
Robert, i tuoi testi sono stati descritti come “parole senza senso da antiquato figlio dei fiori”.
Plant: «Cosa vuole dire “antiquato figlio dei fiori”? L’essenza di quel periodo era il desiderio di pace, tranquillità e idillio. È quello che vogliono tutti. Allora perché le mie sono “parole senza senso da antiquato figlio dei fiori”? Se è così, continuerò a essere un antiquato figlio dei fiori. Lavoro molto sui testi, ma non credo che tutto quello che scrivo debba essere esaminato e giudicato così attentamente. Black Dog è solo una canzone sfacciata del tipo “facciamolo in bagno”. Non importa il significato finché ottengono un risultato. La gente le ascolta. Altrimenti puoi cantare il menu del Continental Hyatt House».
Quanto è stata importante Stairway to Heaven per voi?
Page: «Per me cristallizza l’essenza stessa della band. C’è dentro tutto. Mostra la band al suo massimo, una band vera, unita. Non parlo degli assoli, semplicemente c’è dentro tutto. Non abbiamo mai voluto pubblicarla come singolo. Ogni musicista sogna di fare qualcosa che rimanga nel tempo, e credo che noi l’abbiamo fatto con Stairway. Pete Townshend probabilmente pensa di aver fatto lo stesso con Tommy. Non so se avrò la capacità di fare qualcosa di meglio. Devo lavorare duramente per arrivare a quel livello di totale e coerente grandezza. Non credo che ci siano molti artisti in grado di arrivarci. Forse una: Joni Mitchell. La ascolto sempre quando sono a casa, Joni Mitchell. Adoro il suo album Court and Spark e ho sempre sognato di vederla cantare con una band. Ha il grande talento di riuscire a prendere una situazione o un evento che le è capitato, fare un passo indietro, cristallizzarlo e poi raccontarlo in una canzone. Mi fa venire le lacrime agli occhi. È così dannatamente misteriosa. Mi ritrovo molto quando canta: “Adesso i vecchi amici si comportano in modo strano / Scuotono la testa / Dicono che sono cambiata”. Mi chiedo quanti dei suoi vecchi amici le siano rimasti, me lo chiedo di ogni musicista famoso. Ci sono poche persone che io posso definire come dei veri amici, e sono molto molto preziosi per me».
E tu, Robert?
«Sono abbastanza soddisfatto, ho intorno le stesse persone che ho sempre avuto. Sono i resti del mio passato beatnik. Sto molto bene con i miei vecchi amici, mi conoscono da tanto tempo e non sono sconvolti da quello che è successo nella mia vita. A volte mi prendono in giro, ricordando che devo due dollari a qualcuno dal ’63, quando ero un cantante blues senza soldi. Va bene. Sono felice»
C’è qualche chitarrista americano che vi piace?
Page: «Abbiamo perso il migliore di tutti, Jimi Hendrix. Anche l’altro che mi piaceva, Clarence White, è morto. Era geniale. Ha uno stile totalmente differente, ma mi piace quello che ha suonato nel singolo di Maria Muldaur Midnight at the Oasis, Amos Garrett. Lui è uno che segue le tracce di Les Paul, e Les Paul era il numero uno. Nessuno di noi avrebbe mai fatto niente, se lui non avesse inventato la chitarra elettrica. Un altro è Elliott Randall, che ha suonato nel primo disco degli Steely Dan. Un grande. Tra le band, i Little Feat sono i miei preferiti. L’unico termine che non accetto è “genio”. È stato usato troppo liberamente nel rock&roll. Se consideri le strutture melodiche composte dai musicisti classici e le paragoni con quelle di un disco rock, capisci che c’è un bel po’ di strada da fare. Nella musica classica esiste uno standard che permette di usare la parola “genio”, ma se provi a farlo nel rock&roll stai camminando su un filo. Per me il rock&roll è musica folk. Musica della strada, che non viene insegnata a scuola. Non ci sono geni nella musica da strada, ma questo non vuol dire che non possano essere molto bravi. Artisticamente il rock&roll ti ridà indietro quello che tu gli metti dentro. Nessuno te lo può insegnare, sei da solo. È questo che lo rende così affascinante».
Ultima domanda: il figlio del presidente Gerald Ford ha detto che i Led Zeppelin sono il suo gruppo preferito. Che ne pensate?
Plant: «Credo che sia veramente brutto che non ci abbiano ancora invitato alla Casa Bianca almeno per prendere un tè. Forse Jerry ha paura che combiniamo qualche casino. Se avessimo avuto un addetto alle pubbliche relazioni tre tour fa, adesso il figlio di Ford sarebbe in tour con noi. Mi ha fatto piacere sapere che alla Casa Bianca ascoltano la nostra musica. È bello sapere che hanno dei buoni gusti».
Un’ultima dichiarazione?
Page: «Sto ancora cercando un angelo con le ali spezzate. Non si trova facilmente. Specialmente se alloggi al Plaza Hotel»
https://www.rollingstone.it/musica/news-musica/incontro-con-gli-dei-lintervista-storica-ai-led-zeppelin-parte-ii/360779/?fbclid=IwAR1I_9Lq_gItpEqUJFTuQSWABzcp6eOptnuP6QLjspzucuvJ6vrsqEDtKtg
https://www.rollingstone.it/musica/interviste-musica/incontro-con-gli-dei-lintervista-storica-ai-led-zeppelin/360028/
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https://www.facebook.com/notes/1299707717042097

le storie dietro delle foto..perle rare

Led Zeppelin 1 ° tour negli Stati Uniti - N. Miami Beach 1969
Storia e fotografie di David E. LeVine

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le storie dietro delle foto..perle rare

Led Zeppelin 1 ° tour negli Stati Uniti - N. Miami Beach 1969
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Ero un fotografo freelance di 20 anni che viveva a Miami. Il mio sogno era fare fotografie con effetti speciali.
L'unico mercato per questo lavoro, in questo momento, era copertine di album rock e poster. Fotografavo una band truffando la mia vita indietro nel tempo, sviluppavo il film quella notte e cercavo di rintracciare il gruppo per mostrare loro le riprese.
A quel tempo avevo anche un lavoro part-time. Lavoravo in un negozio di poster fotografici chiamato Blow-Up Miami (puoi immaginare di chiamare un'azienda che oggi?) Il proprietario e il suo manager erano canadesi. Durante l'attesa, l'azienda ha realizzato poster fotografici istantanei da 30 ″ x 40 ″. È stato un processo interessante utilizzando pellicole Polaroid Type 55 (pellicola in bianco e nero istantanea positiva / negativa 4 "x5") e stampe di stabilizzazione. Dovresti girare la pellicola, staccarla, risciacquare il negativo con solfuro di sodio e stampare il negativo mentre era ancora bagnato.
Bene, Blow-Up Miami è riuscito a ottenere una concessione in un nuovo rock club che aveva aperto un paio di miglia lungo la strada. Il club si chiamava Thee Image . Avevano una sala di meditazione e tutto il resto. Psichedelico !!! Lavorerei alla concessione con il capo. Fotografava persone, coppie o gruppi usando la pellicola istantanea. Mettevamo i negativi in ​​un secchio di solfuro di sodio e io saltavo sulla mia motocicletta con il secchio, mi precipitavo al laboratorio in fondo alla strada e stampavo i poster. Quindi spedisci le stampe finite al club per la consegna ai clienti.
Comunque, è così che sono riuscito a essere a Thee Image la notte in cui hanno suonato i Led Zeppelin. La settimana prima avevo fotografato Frank Zappa e The Mothers of Invention . Due settimane dopo, avrei fotografato Jim Morrison al suo famigerato concerto di Miami al Dinner Key Auditorium e avrei testimoniato al suo processo .
Era sabato 15 febbraio 1969, la seconda notte di un concerto di due notti e l'ultima tappa del primo tour americano dei Led Zeppelin. Non avevo idea di chi fossero e non avevo mai sentito la loro musica. Riesci a immaginare il mio shock quando li ho sentiti suonare? Li ho visti dal vivo prima ancora di sentire il loro disco. Sono rimasto a bocca aperta.
Lista delle canzoni
Thee Image Club, North Miami Beach, Florida
14-15 febbraio (venerdì e sabato)
Ho ottenuto degli ottimi scatti. Il palco era piccolo, al piano terra con un'illuminazione decente. Dopo il set, gli Zeppelin hanno vagato per la concessione e ho scattato alcune foto lì, principalmente John Bonham. Era venuto da me e mi aveva detto che aveva la stessa macchina fotografica, una Minolta, e che stava costruendo una camera oscura a casa sua, in Inghilterra.
Quella sera tornai a casa e sviluppai il mio film. La mattina dopo, una domenica, sono andato nella loro stanza di motel e li ho svegliati per mostrare loro le foto. Li adoravano (tranne Robert Plant, pensava che i suoi zigomi fossero troppo grandi). Hanno ordinato un poster e alcuni 8x10.
Poco più di un anno dopo, ho avuto la fortuna di fotografarli di nuovo, il 10 aprile 1970 al Miami Beach Convention Center . A quel punto erano molto conosciuti. È stato un grande concerto. Sono riuscito a tornare sul palco. Ho lavorato come freelance per un giornale underground chiamato Daily Planet . Userei il loro nome per andare nel backstage. Ho parlato di nuovo con John Bonham e gli ho chiesto se si ricordava di me e se aveva costruito la sua camera oscura. Ancora una volta, ho ottenuto degli ottimi scatti, soprattutto di Page.
Tuttavia, non sarebbe stata l'ultima volta che li ho visti. Mi sono trasferito a Los Angeles nel settembre del 1972. Nel maggio del 1973, c'era una giovane coppia che faceva l'autostop. Ho dato loro un passaggio e ho fatto conversazione. Si scopre che il nome del giovane era David Levine (uguale al mio, ma con una "v" minuscola). Che coincidenza. Alloggiava all'Hyatt House (reso famoso nel film Almost Famous ). Mi ha invitato a venire a usare la piscina sul tetto.
Sono andato lì il giorno successivo per una nuotata. Chi si presenta in piscina tranne Jimmy Page e Robert Plant, così come i Bee Gees. C'erano groupie ovunque. La prossima cosa che sai, le ragazze vengono gettate in piscina, insieme ai mobili da piscina. Era selvaggio. Ogni volta che una ragazza usciva dalla piscina, indossava un capo di abbigliamento in meno. Ho sentito in seguito che Jimmy Page si è effettivamente ferito al dito e ha dovuto riprogrammare un concerto, al Forum. All'inizio ero sconvolto dal fatto che non avessi la mia macchina fotografica con me. Ma più tardi, ho capito che se avessi iniziato a scattare, probabilmente sarei finito in piscina, con la macchina fotografica e tutto il resto.
Quindi, questa è la storia di queste fotografie.
https://www.treeo.com/led-zeppelin-story/?fbclid=IwAR2ZUJAB6wvySAVemXgYePI7goZ-L3wT1MZkVhA_s0cOAiS8nUR4th0lCfE

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Primo tour americano dei Led Zeppelin - N. Miami Beach 1969

Storia e fotografie di David E. LeVine

Ero un fotografo freelance di 20 anni che viveva a Miami. Il mio sogno era realizzare fotografie con effetti speciali.

L'unico mercato per questo lavoro, in questo momento, erano le copertine e i poster degli album rock. Fotografavo una band tornando indietro con l'astuzia, giravo la pellicola quella notte e cercavo di rintracciare il gruppo per mostrare loro le riprese.

A quel tempo avevo anche un lavoro part-time. Lavoravo in un negozio di poster fotografici chiamato Blow-Up Miami (potresti immaginare di chiamare così un'azienda oggi?) Il proprietario e il suo manager erano canadesi. L'azienda ha realizzato poster fotografici istantanei da 30 "x 40", mentre aspetti. È stato un processo interessante utilizzando la pellicola Polaroid Type 55 (pellicola in foglio positivo/negativo istantaneo in bianco e nero 4″x5″) e stampe di stabilizzazione. Si riprendeva la pellicola, la si staccava, si sciacquava il negativo con solfuro di sodio e si stampava il negativo mentre era ancora bagnato.

Ebbene, il Blow-Up Miami riuscì a ottenere un posto in un nuovo rock club che aveva aperto un paio di miglia lungo la strada. Il club si chiamava Thee Image . Avevano una stanza per la meditazione e tutto il resto. Psichedelico!!! Lavorerei sulla concessione con il capo. Fotografava persone, coppie o gruppi utilizzando la pellicola istantanea. Mettevamo i negativi in ​​un secchio di solfuro di sodio e io salivo sulla mia moto con il secchio, correvo al laboratorio in fondo alla strada e stampavo i poster. Quindi spedisci le stampe finite al club per la consegna ai clienti.

Comunque, è così che sono riuscito a essere al Thee Image la sera in cui hanno suonato i Led Zeppelin. La settimana prima avevo fotografato Frank Zappa e The Mothers of Invention . Due settimane dopo, avrei fotografato Jim Morrison al suo famigerato concerto di Miami al Dinner Key Auditorium e avrei testimoniato al suo processo .

Era sabato 15 febbraio 1969, seconda serata di un concerto di due serate e ultima tappa del primo tour americano dei Led Zeppelin. Non avevo idea di chi fossero e non avevo mai ascoltato la loro musica. Potete immaginare il mio shock quando li ho sentiti suonare? Li ho ascoltati dal vivo prima ancora di ascoltare il loro disco. Sono rimasto a bocca aperta.

Lista delle canzoni

Thee Image Club, North Miami Beach, Florida,
14-15 febbraio (venerdì e sabato)

Insieme 1:

  • Il treno continuava a girare
  • Non posso lasciarti, tesoro
  • Disorientato e confuso
  • Killing Floor (medley)
  • Tesoro Ho Intenzione Di Mollarti
  • Estate Bianca > Montagna Nera
  • Finché ho te (medley)
  • Mi hai stretto

Ho fatto degli scatti fantastici. Il palco era piccolo, al piano terra con un'illuminazione decente. Dopo il set, gli Zeppelin hanno girovagato per la concessione e ho scattato alcune foto lì, principalmente a John Bonham. Era venuto da me e mi aveva detto che aveva la stessa macchina fotografica, una Minolta, e stava costruendo una camera oscura a casa sua, in Inghilterra.

Quella sera tornai a casa e sviluppai la mia pellicola. La mattina dopo, una domenica, andai nella loro stanza di motel e li svegliai per mostrare loro le foto. Li adoravano (tranne Robert Plant, pensava che i suoi zigomi fossero troppo grandi). Ordinarono un poster e alcuni 8x10.

Poco più di un anno dopo, ho avuto la fortuna di fotografarli nuovamente, il 10 aprile 1970 al Miami Beach Convention Center . A quel punto erano molto conosciuti. È stato un concerto enorme. Sono riuscito a tornare dietro il palco. Lavoravo come freelance per un giornale clandestino chiamato Daily Planet . Userei il loro nome per andare nel backstage. Ho parlato di nuovo con John Bonham e gli ho chiesto se si ricordava di me e se aveva costruito la sua camera oscura. Ancora una volta, ho ottenuto degli scatti fantastici, soprattutto di Page.

Tuttavia, questa non sarebbe stata l'ultima volta che li vidi. Mi trasferii a Los Angeles nel settembre del 1972. Nel maggio del 1973 c'era una giovane coppia che faceva l'autostop. Ho dato loro un passaggio e ho fatto conversazione. Si scopre che il nome del giovane era David Levine (uguale al mio, ma con la "v" minuscola). Che coincidenza. Soggiornava alla Hyatt House (resa famigerata nel film Almost Famous ). Mi ha invitato a venire a usare la piscina sul tetto.

Sono andato lì il giorno dopo per una nuotata. Chi si presenta in piscina tranne Jimmy Page e Robert Plant, oltre ai Bee Gees. C'erano groupie ovunque. La prossima cosa che sai, le ragazze vengono gettate in piscina, insieme ai mobili della piscina. Era selvaggio. Ogni volta che una ragazza usciva dalla piscina, aveva addosso un capo di abbigliamento in meno. Ho saputo più tardi che Jimmy Page si è fatto male al dito e ha dovuto riprogrammare un concerto al Forum. All'inizio ero sconvolto dal fatto di non avere la mia macchina fotografica con me. Ma più tardi, mi sono reso conto che se avessi iniziato a scattare, probabilmente sarei finito in piscina, con la macchina fotografica e tutto il resto.

Quindi, questa è la storia di queste fotografie.

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https://youtu.be/00eN1t4iKCo

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1967, l'appena diciannovenne Robert Plant non è ancora il frontman della più grande rock band del pianeta, i Led Zeppelin, ma già si è fatto conoscere nelle strade e nei live club inglesi grazie alla sua militanza in varie formazioni come The Crawling King Snakes e Band Of Joy.

1967, in Italia al Festival di Sanremo ha grande successo Ornella Vanoni con la sua versione di "La Musica è Finita", brano di Umberto Bindi interpretato anche da Mina, Franco Califano (che ne condivide i credits) ed altri.

L'etichetta discografica CBS decide così di lanciare il brano anche fuori dall'Italia. Il singolo si intitola "Our Song" e indovinate chi viene scelto alla voce? Esatto, proprio il giovane, carismatico e vocalmente assai dotato Robert Plant!

https://youtu.be/fJbbbCByncY

Se non ne avete mai sentito parlare è perché, in realtà, il brano ebbe poco successo, tanto che si stima che in giro ce ne siano non più di qualche centinaio di copie in vinile 45 giri.
Non è però necessario munirsi di una pazienza da archeologi (senza contare il portafoglio...) per ascoltarlo, prima di tutto perché lo potete trovare nella raccolta Sixty Six To Timbuktu edita dalla Atlantic nel 2003, che ripercorre la carriera dell'artista sin dai primi passi.
E poi anche perché...

C’è stato un tempo speciale e impensabile. Un tempo dove Robert Plant cantava i nostri grandi cantautori. Prima dei Led Zeppelin, tentò la carriera solista e che fra i suoi primi singoli c’era la cover di un brano scritto da Franco Califano per la parte testuale e musicato da Umberto Bindi.
Sto parlando della canzone La musica è finita, pezzo scritto per Ornella Vanoni che ne fece un grande successo partecipando al Festival di Sanremo del 1967 in coppia con Mario Guarnero.
Nello stesso anno il diciannovenne Robert Plant è già una stella nascente del rock-blues inglese: ha militato in varie formazioni di Birmingham tra cui la Band Of Joy, dove ha conosciuto il talentoso batterista John Bonham, poi compagno di avventure negli Zeppelin. Venuta a conoscenza del successo italico del brano interpretato dalla Vanoni, la CBS decide di lanciarne una versione per il mercato anglofono affidandola proprio al giovane Robert. Nasce così Our Song.
Il 45 giri non ha successo e si dice che a oggi ne esistano sul mercato solo 800 copie. Una vera rarità dimenticata, almeno fino all’uscita di Sixty Six To Timbuktu, una doppia raccolta che tra le tante rarità della carriera solista di Plant contiene anche la dimenticata Our Song. Un brano che fa parte della storia della musica in quanto primo 45 giri pubblicato a nome Robert Plant.
Un prezioso documento che attesta le straordinarie doti vocali di Plant poco prima del successo mondiale e che rappresenta, inoltre, un’operazione controcorrente per un periodo storico in cui erano le nostre canzoni a essere copiate e tradotte.
Ma questo brano è anche una lezione di musica per imparare come sia possibile usare parole poetiche, semplici e funzionali alla melodia.

https://youtu.be/fJbbbCByncY

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Appunti: Parigi (Olympia) 10-10-69

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Appunti:
Parigi (Olympia) 10-10-69

Prima trasmissione alla radio francese, 2 novembre 1969 su Europe1 (programma Musicorama). Il nastro è stato riscoperto nel seminterrato della stazione radio nel 2007 e ritrasmesso il 7 dicembre 2007. Pubblicato ufficialmente nel 2014 nelle edizioni deluxe di "Led Zeppelin I", che includeva "Moby Dick" precedentemente non disponibile.

Estratto della rassegna stampa (traduzione francese) : Jimmy Page, tutto in rosa, chitarra sul fianco e capelli lunghi, Robert Plant, criniera di leone in camicia nera e pantaloni condivisi in prima linea. Più in basso, i tranquilli John Paul Jones e John Bonham ("Bonzo"), un ritmo infernale. Hanno cominciato con un titolo estratto dal loro primo LP, "Good Times Bad Times", ottimo lavoro di Bonzo alla batteria, tutto era soprattutto la fantastica voce di Robert, il pubblico ha applaudito calorosamente.

Quello che segue è l'avventura di tutti i gruppi. Lavoro, ripetizioni, primi concerti e partenza per gli USA e la gloria. I Led Zeppelin sono diventati molto veloci uno dei primissimi gruppi di heavy rock. Alla fine di "Good Times, Bad Times", siamo stati obbligati a concordare sulla veridicità della cosa.
Robert annuncia "I Can't Quit You Babe ...", che è straordinario, si alza nella stanza.

Poi, dal loro secondo album "The Only Way To Fly" (titolo promettente!), Ci suonano un fantastico "Heartbreaker". A sostegno, c'è innegabilmente qualcosa. Il potere del magnetismo di Robert ...

Poi è "You Shook Me". Robert qui suona l'armonica e, molto forte, in un altro modo. Grandi blues ben arrangiati.
Poi portiamo a Jimmy una nuova chitarra e una sedia ei suoi accoliti lasciano la scena. La dimostrazione nello stile "Suono rock, è vero, ma so anche come fare qualcos'altro".

Page e la sua chitarra sono diventati una cosa sola durante i cinque o sei minuti della canzone. Chi stava giocando? Chi era lo strumento e chi il musicista? O era il confine tra le dita agili e le note? Il gruppo è poi tornato sul palco, Robert ha sottolineato che Jimmy aveva appena interpretato "Black Mountain Side".

A seguire "Dazed and Confused", altro grande momento della serata in cui Robert ha modellato la sua voce sui suoni della chitarra, riproducendoli alla perfezione. Poi il maestro Page ha afferrato il suo arco ... I suoni che escono dall'amplificatore sono sorprendenti.

Lo spettacolo sembra non finire perché l'aria è immobile. Robert, simile a un giovane leone, occupa l'intero motivo della scena, l'altro è preso dal suo amico Jimmy. Conosco più di una ragazzina della stanza che avrebbe lasciato andare volentieri.
Bonzo ci servirà un assolo di super batteria. Questo è Moby Dick, dal loro secondo album. John Paul fa scorrere le dita a una velocità strabiliante sui tasti del suo basso.

Infine, Robert, esausto, sudato, si sente "Quante volte ancora". L'ultimo titolo, si rompono tutti, come mai avevo visto fare a un gruppo. Il sipario si chiude, i Led Zeppelin vanno nel backstage. I venti tempestosi stanno per passare nell'Olimpia.

Per la prima volta in Francia, una band di Heavy Music si è esibita lì e si spera che il successo di questa serata inciti gli organizzatori dello spettacolo a continuare questo tipo di concerto con altri gruppi e perché no, ancora una volta i Led Zeppelin.

Anche se Robert e Jimmy sono più evidenti, non tralasciare John Paul Jones, bassista con l'immaginazione inesauribile e la straordinaria qualità di John "Bonzo" Bonham. Insieme formano uno dei gruppi "Leader" della musica contemporanea e spero che per molto tempo si sentirà parlare del favoloso dirigibile. [- Jean Matrial / ottobre 1969]
https://youtu.be/v12inxfdSeQ


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Ero un fotografo freelance di 20 anni che viveva a Miami. Il mio sogno era fare fotografie con effetti speciali.
L'unico mercato per questo lavoro, in questo momento, era copertine di album rock e poster. Fotografavo una band truffando la mia vita indietro nel tempo, sviluppavo il film quella notte e cercavo di rintracciare il gruppo per mostrare loro le riprese.
A quel tempo avevo anche un lavoro part-time. Lavoravo in un negozio di poster fotografici chiamato Blow-Up Miami (puoi immaginare di chiamare un'azienda che oggi?) Il proprietario e il suo manager erano canadesi. Durante l'attesa, l'azienda ha realizzato poster fotografici istantanei da 30 ″ x 40 ″. È stato un processo interessante utilizzando pellicole Polaroid Type 55 (pellicola in bianco e nero istantanea positiva / negativa 4 "x5") e stampe di stabilizzazione. Dovresti girare la pellicola, staccarla, risciacquare il negativo con solfuro di sodio e stampare il negativo mentre era ancora bagnato.
Bene, Blow-Up Miami è riuscito a ottenere una concessione in un nuovo rock club che aveva aperto un paio di miglia lungo la strada. Il club si chiamava Thee Image . Avevano una sala di meditazione e tutto il resto. Psichedelico !!! Lavorerei alla concessione con il capo. Fotografava persone, coppie o gruppi usando la pellicola istantanea. Mettevamo i negativi in ​​un secchio di solfuro di sodio e io saltavo sulla mia motocicletta con il secchio, mi precipitavo al laboratorio in fondo alla strada e stampavo i poster. Quindi spedisci le stampe finite al club per la consegna ai clienti.
Comunque, è così che sono riuscito a essere a Thee Image la notte in cui hanno suonato i Led Zeppelin. La settimana prima avevo fotografato Frank Zappa e The Mothers of Invention . Due settimane dopo, avrei fotografato Jim Morrison al suo famigerato concerto di Miami al Dinner Key Auditorium e avrei testimoniato al suo processo .
Era sabato 15 febbraio 1969, la seconda notte di un concerto di due notti e l'ultima tappa del primo tour americano dei Led Zeppelin. Non avevo idea di chi fossero e non avevo mai sentito la loro musica. Riesci a immaginare il mio shock quando li ho sentiti suonare? Li ho visti dal vivo prima ancora di sentire il loro disco. Sono rimasto a bocca aperta.
Lista delle canzoni
Thee Image Club, North Miami Beach, Florida
14-15 febbraio (venerdì e sabato)
Ho ottenuto degli ottimi scatti. Il palco era piccolo, al piano terra con un'illuminazione decente. Dopo il set, gli Zeppelin hanno vagato per la concessione e ho scattato alcune foto lì, principalmente John Bonham. Era venuto da me e mi aveva detto che aveva la stessa macchina fotografica, una Minolta, e che stava costruendo una camera oscura a casa sua, in Inghilterra.
Quella sera tornai a casa e sviluppai il mio film. La mattina dopo, una domenica, sono andato nella loro stanza di motel e li ho svegliati per mostrare loro le foto. Li adoravano (tranne Robert Plant, pensava che i suoi zigomi fossero troppo grandi). Hanno ordinato un poster e alcuni 8x10.
Poco più di un anno dopo, ho avuto la fortuna di fotografarli di nuovo, il 10 aprile 1970 al Miami Beach Convention Center . A quel punto erano molto conosciuti. È stato un grande concerto. Sono riuscito a tornare sul palco. Ho lavorato come freelance per un giornale underground chiamato Daily Planet . Userei il loro nome per andare nel backstage. Ho parlato di nuovo con John Bonham e gli ho chiesto se si ricordava di me e se aveva costruito la sua camera oscura. Ancora una volta, ho ottenuto degli ottimi scatti, soprattutto di Page.
Tuttavia, non sarebbe stata l'ultima volta che li ho visti. Mi sono trasferito a Los Angeles nel settembre del 1972. Nel maggio del 1973, c'era una giovane coppia che faceva l'autostop. Ho dato loro un passaggio e ho fatto conversazione. Si scopre che il nome del giovane era David Levine (uguale al mio, ma con una "v" minuscola). Che coincidenza. Alloggiava all'Hyatt House (reso famoso nel film Almost Famous ). Mi ha invitato a venire a usare la piscina sul tetto.
Sono andato lì il giorno successivo per una nuotata. Chi si presenta in piscina tranne Jimmy Page e Robert Plant, così come i Bee Gees. C'erano groupie ovunque. La prossima cosa che sai, le ragazze vengono gettate in piscina, insieme ai mobili da piscina. Era selvaggio. Ogni volta che una ragazza usciva dalla piscina, indossava un capo di abbigliamento in meno. Ho sentito in seguito che Jimmy Page si è effettivamente ferito al dito e ha dovuto riprogrammare un concerto, al Forum. All'inizio ero sconvolto dal fatto che non avessi la mia macchina fotografica con me. Ma più tardi, ho capito che se avessi iniziato a scattare, probabilmente sarei finito in piscina, con la macchina fotografica e tutto il resto.
Quindi, questa è la storia di queste fotografie.
https://www.treeo.com/led-zeppelin-story/?fbclid=IwAR2ZUJAB6wvySAVemXgYePI7goZ-L3wT1MZkVhA_s0cOAiS8nUR4th0lCfE

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https://youtu.be/00eN1t4iKCo

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1967, l'appena diciannovenne Robert Plant non è ancora il frontman della più grande rock band del pianeta, i Led Zeppelin, ma già si è fatto conoscere nelle strade e nei live club inglesi grazie alla sua militanza in varie formazioni come The Crawling King Snakes e Band Of Joy.

1967, in Italia al Festival di Sanremo ha grande successo Ornella Vanoni con la sua versione di "La Musica è Finita", brano di Umberto Bindi interpretato anche da Mina, Franco Califano (che ne condivide i credits) ed altri.

L'etichetta discografica CBS decide così di lanciare il brano anche fuori dall'Italia. Il singolo si intitola "Our Song" e indovinate chi viene scelto alla voce? Esatto, proprio il giovane, carismatico e vocalmente assai dotato Robert Plant!

https://youtu.be/fJbbbCByncY

Se non ne avete mai sentito parlare è perché, in realtà, il brano ebbe poco successo, tanto che si stima che in giro ce ne siano non più di qualche centinaio di copie in vinile 45 giri.
Non è però necessario munirsi di una pazienza da archeologi (senza contare il portafoglio...) per ascoltarlo, prima di tutto perché lo potete trovare nella raccolta Sixty Six To Timbuktu edita dalla Atlantic nel 2003, che ripercorre la carriera dell'artista sin dai primi passi.
E poi anche perché...

C’è stato un tempo speciale e impensabile. Un tempo dove Robert Plant cantava i nostri grandi cantautori. Prima dei Led Zeppelin, tentò la carriera solista e che fra i suoi primi singoli c’era la cover di un brano scritto da Franco Califano per la parte testuale e musicato da Umberto Bindi.
Sto parlando della canzone La musica è finita, pezzo scritto per Ornella Vanoni che ne fece un grande successo partecipando al Festival di Sanremo del 1967 in coppia con Mario Guarnero.
Nello stesso anno il diciannovenne Robert Plant è già una stella nascente del rock-blues inglese: ha militato in varie formazioni di Birmingham tra cui la Band Of Joy, dove ha conosciuto il talentoso batterista John Bonham, poi compagno di avventure negli Zeppelin. Venuta a conoscenza del successo italico del brano interpretato dalla Vanoni, la CBS decide di lanciarne una versione per il mercato anglofono affidandola proprio al giovane Robert. Nasce così Our Song.
Il 45 giri non ha successo e si dice che a oggi ne esistano sul mercato solo 800 copie. Una vera rarità dimenticata, almeno fino all’uscita di Sixty Six To Timbuktu, una doppia raccolta che tra le tante rarità della carriera solista di Plant contiene anche la dimenticata Our Song. Un brano che fa parte della storia della musica in quanto primo 45 giri pubblicato a nome Robert Plant.
Un prezioso documento che attesta le straordinarie doti vocali di Plant poco prima del successo mondiale e che rappresenta, inoltre, un’operazione controcorrente per un periodo storico in cui erano le nostre canzoni a essere copiate e tradotte.
Ma questo brano è anche una lezione di musica per imparare come sia possibile usare parole poetiche, semplici e funzionali alla melodia.

https://youtu.be/fJbbbCByncY

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Appunti: Parigi (Olympia) 10-10-69

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Appunti:
Parigi (Olympia) 10-10-69

Prima trasmissione alla radio francese, 2 novembre 1969 su Europe1 (programma Musicorama). Il nastro è stato riscoperto nel seminterrato della stazione radio nel 2007 e ritrasmesso il 7 dicembre 2007. Pubblicato ufficialmente nel 2014 nelle edizioni deluxe di "Led Zeppelin I", che includeva "Moby Dick" precedentemente non disponibile.

Estratto della rassegna stampa (traduzione francese) : Jimmy Page, tutto in rosa, chitarra sul fianco e capelli lunghi, Robert Plant, criniera di leone in camicia nera e pantaloni condivisi in prima linea. Più in basso, i tranquilli John Paul Jones e John Bonham ("Bonzo"), un ritmo infernale. Hanno cominciato con un titolo estratto dal loro primo LP, "Good Times Bad Times", ottimo lavoro di Bonzo alla batteria, tutto era soprattutto la fantastica voce di Robert, il pubblico ha applaudito calorosamente.

Quello che segue è l'avventura di tutti i gruppi. Lavoro, ripetizioni, primi concerti e partenza per gli USA e la gloria. I Led Zeppelin sono diventati molto veloci uno dei primissimi gruppi di heavy rock. Alla fine di "Good Times, Bad Times", siamo stati obbligati a concordare sulla veridicità della cosa.
Robert annuncia "I Can't Quit You Babe ...", che è straordinario, si alza nella stanza.

Poi, dal loro secondo album "The Only Way To Fly" (titolo promettente!), Ci suonano un fantastico "Heartbreaker". A sostegno, c'è innegabilmente qualcosa. Il potere del magnetismo di Robert ...

Poi è "You Shook Me". Robert qui suona l'armonica e, molto forte, in un altro modo. Grandi blues ben arrangiati.
Poi portiamo a Jimmy una nuova chitarra e una sedia ei suoi accoliti lasciano la scena. La dimostrazione nello stile "Suono rock, è vero, ma so anche come fare qualcos'altro".

Page e la sua chitarra sono diventati una cosa sola durante i cinque o sei minuti della canzone. Chi stava giocando? Chi era lo strumento e chi il musicista? O era il confine tra le dita agili e le note? Il gruppo è poi tornato sul palco, Robert ha sottolineato che Jimmy aveva appena interpretato "Black Mountain Side".

A seguire "Dazed and Confused", altro grande momento della serata in cui Robert ha modellato la sua voce sui suoni della chitarra, riproducendoli alla perfezione. Poi il maestro Page ha afferrato il suo arco ... I suoni che escono dall'amplificatore sono sorprendenti.

Lo spettacolo sembra non finire perché l'aria è immobile. Robert, simile a un giovane leone, occupa l'intero motivo della scena, l'altro è preso dal suo amico Jimmy. Conosco più di una ragazzina della stanza che avrebbe lasciato andare volentieri.
Bonzo ci servirà un assolo di super batteria. Questo è Moby Dick, dal loro secondo album. John Paul fa scorrere le dita a una velocità strabiliante sui tasti del suo basso.

Infine, Robert, esausto, sudato, si sente "Quante volte ancora". L'ultimo titolo, si rompono tutti, come mai avevo visto fare a un gruppo. Il sipario si chiude, i Led Zeppelin vanno nel backstage. I venti tempestosi stanno per passare nell'Olimpia.

Per la prima volta in Francia, una band di Heavy Music si è esibita lì e si spera che il successo di questa serata inciti gli organizzatori dello spettacolo a continuare questo tipo di concerto con altri gruppi e perché no, ancora una volta i Led Zeppelin.

Anche se Robert e Jimmy sono più evidenti, non tralasciare John Paul Jones, bassista con l'immaginazione inesauribile e la straordinaria qualità di John "Bonzo" Bonham. Insieme formano uno dei gruppi "Leader" della musica contemporanea e spero che per molto tempo si sentirà parlare del favoloso dirigibile. [- Jean Matrial / ottobre 1969]
https://youtu.be/v12inxfdSeQ

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“Avevo così tanto da considerare prima di entrare a far parte dei Led Zeppelin. Non era una questione di chi avesse le migliori prospettive, ma quale avrebbe fatto le cose giuste. Sapevo che Joe Cocker ce l'avrebbe fatta. Ma sapevo già suonando in Band of Joy con Robert Plant cosa gli piaceva, e sapevo cosa faceva Jimmy Page, quindi ho deciso che mi piaceva di più quel tipo di musica. Ed è stato ripagato. " - John Bonham...




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𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒄𝒄𝒐𝒓𝒅𝒐 𝒄𝒐𝒏 𝑹𝒐𝒃𝒆𝒓𝒕𝒊𝒏𝒐..
𝒆𝒅 𝒐𝒈𝒈𝒊, 𝒅𝒐𝒑𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊..
𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒕𝒂..
𝒅𝒐𝒑𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒐𝒖𝒓 𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒎𝒆𝒔𝒆, 𝒐𝒓𝒂𝒎𝒂𝒊 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒄𝒐𝒓𝒔𝒐,
𝒄𝒉𝒊 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒂 𝒅𝒖𝒃𝒃𝒊 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒂𝒅𝒆𝒔𝒔𝒐𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂 𝒂𝒅 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒆𝒓𝒕𝒆𝒛𝒛𝒆 𝒆𝒅 𝒂 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒐𝒎𝒃𝒓𝒂 𝒅𝒊 𝒅𝒖𝒃𝒃𝒊𝒐
𝒄𝒉𝒆 𝒆̀ 𝒖𝒏𝒂 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒂 𝒗𝒊𝒗𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒅𝒊𝒓𝒐𝒎𝒑𝒆𝒏𝒕𝒆
𝒏𝒐𝒏 𝒖𝒈𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒂 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒎𝒂 𝒊𝒍 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒆̀ 𝒎𝒂𝒊 𝒏𝒂𝒔𝒄𝒐𝒔𝒕𝒐 𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐 𝒊𝒑𝒐𝒄𝒓𝒊𝒔𝒊𝒆 𝒐 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐..
𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒆 𝒐𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝑫𝑵𝑨..𝒆 𝒂 75 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒍𝒐 𝒉𝒂 𝒑𝒊𝒆𝒏𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒊𝒎𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂𝒕𝒐..𝒔𝒐𝒑𝒓𝒂𝒕𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒂 𝒄𝒉𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒉𝒂 𝒗𝒐𝒍𝒖𝒕𝒐 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝒍𝒖𝒊 𝒂𝒍 𝒅𝒊 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒃𝒂𝒏𝒅 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒎𝒊𝒕𝒊𝒄𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒖𝒔𝒊𝒄𝒂 𝒓𝒐𝒄𝒌..
𝒐𝒓𝒈𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐𝒔𝒂 𝒆 𝒐𝒏𝒐𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒊𝒏𝒔𝒆𝒈𝒖𝒊𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒆 𝒑𝒐𝒊 𝒇𝒊𝒏𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒅𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒆 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒂𝒎𝒎𝒊𝒓𝒂𝒓𝒆..
𝑮𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆 𝑴𝒊𝒔𝒕𝒆𝒓 𝑷𝒍𝒂𝒏𝒕..𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆 𝒓𝒊𝒎𝒂𝒏𝒊 𝒆 𝒍𝒐 𝒔𝒆𝒊..𝒊𝒍 𝑮𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝑫𝒊𝒐 𝒅𝒐𝒓𝒂𝒕𝒐..𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒊 𝒄𝒂𝒑𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓 𝒐𝒓𝒐..
𝒉𝒂𝒊 𝒖𝒏'𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂 𝒅'𝒐𝒓𝒐❤🌹
always agreed with Robertino..
and today, after the passing of years...
I'm grateful to him..
after the Italian tour this month, now over,
those who still had doubts perhaps now begin to have certainties and to believe without a shadow of doubt
who is a living, disruptive legend
not equal to himself but the same himself who has never hidden behind hypocrisy or anything else...
his origins are his DNA...and at 75 he has fully demonstrated it...especially to those who didn't want to believe in him outside of the most legendary band in rock music...
proud and honored to have chased him for years and then finally have him in front of me and be able to admire him..
Thank you Mister Plant..for me you remain and you are..the Great golden God..because it's not just gold hair..
you have a golden soul❤🌹
Intervista ai Led Zeppelin: “Non avremmo potuto fare una reunion dei Led Zeppelin senza che il cantante fosse presente. Evidentemente noi siamo lì, ma lui no…”
30 anni di MOJO: Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones rivivono la reunion dei Led Zeppelin del 2007 e rivelano cosa accadde dopo
ROBERT PLANT..
Nel 2007 i Led Zeppelin hanno suonato quello che è ampiamente considerato il concerto del secolo. Cinque anni dopo, mentre la band si preparava a pubblicare Celebration Day, un documento di quella leggendaria notte londinese, MOJO invitò Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones a portarci nel backstage della O2 e a mettere a nudo la verità dietro ciò che accadde dopo. . abbiamo rivisitato l'intervista per intero...
10 dicembre 2007, O2 Arena, Londra
Le luci si spengono e, mentre l'arena sfuma nel nero, uno schermo televisivo sopra il palco prende vita scoppiettando per rivelare un giornalista americano dai lineamenti puliti e occhialuto, con la riga a sinistra, che indossa un abito grigio-blu e un colletto lungo. camicia. Lui è Scott Shuster e ci trasporta indietro al 5 maggio 1973, il giorno in cui i Led Zeppelin attirarono "la più grande folla mai riunita per una singola esibizione in un unico posto nell'intera storia del mondo" al Tampa Stadium, battendo il record stabilito precedentemente dei Beatles. Evidenziamo i numeri: 56.000 biglietti per lo spettacolo di Tampa, per un ricavato di 309.000 dollari contro i 306.000 dollari incassati dai Beatles allo Shea Stadium otto anni prima davanti a un pubblico leggermente più piccolo. Nell'estate del '73, i Led Zeppelin erano davvero la band più grande del mondo. Stasera a Londra, sotto lo sguardo divino di Paul McCartney , lo sono ancora una volta.
HO SENTITO che c'erano 20 milioni di fan che hanno fatto domanda", dice un incredulo Jimmy Page parlando a MOJO poche settimane prima dello spettacolo alla O2, riferendosi al sistema di registrazione online e alla lotteria utilizzato per distribuire i biglietti da £ 125 a testa. Tenuto come tributo al capo della Atlantic Records e accolito Zep Ahmet Ertegun, morto all'età di 83 anni in seguito a una caduta nel backstage di un concerto dei Rolling Stones al Beacon Theatre di New York nel 2006, lo spettacolo di stasera è nominalmente un cartellone multi-artista. Ma i 18.000 possessori di biglietti stipati nel luogo precedentemente noto come Millennium Dome sono qui solo per vedere uno spettacolo.
Dire che il livello di eccitazione è palpabile è un eufemismo. L'aria è piena di chiacchiere tra i fan, un senso di incertezza e una serie di domande: con il dito fratturato, che ha portato lo spettacolo a essere rinviato da novembre a dicembre, quanto bene riuscirà a suonare Jimmy? Jason Bonham ce la farà rispetto al suo defunto padre John? Riuscirà a ricreare quella chimica ritmica vitale con John Paul Jones? Riuscirà Robert Plant a raggiungere ancora quelle note alte? Riuscirà lo spettacolo a superare le precedenti sfortunate riunioni come la debacle del Live Aid del 1985 e l'arrugginito 40° anniversario della Atlantic Records? E, cosa più semplice, con cosa diavolo cominceranno?
In un'arena buia come la pece, Jimmy Page fornisce la risposta a quest'ultimo attraverso due taglienti accordi alla sbarra, sostenuti dai colpi ritmici di Jones e Bonham mentre il palco prende vita con Good Times Bad Times - un'apertura a sorpresa in cui gli Zeppelin non hanno mai suonato dal vivo. nella sua interezza nel periodo di massimo splendore del 1969-77.
“Nei giorni della mia giovinezza, mi è stato detto cosa significa essere un uomo! Adesso che ho raggiunto quell’età, ho provato a fare tutte quelle cose al meglio che potevo!” geme Robert Plant. La sua voce è notevolmente più bassa rispetto alla versione registrata sull'album di debutto della band, aggiungendo nobiltà e gravità ai sentimenti riflessivi del testo.
La traccia termina con un minimo di incertezza, Page, Plant e Jones che triangolano attorno alla batteria e guardano Bonham per il loro spunto finale. L'energia nervosa che si diffonde dai musicisti al pubblico durante la fragorosa prima traccia è calmata dagli accordi di apertura di Ramble On di Page – un'altra traccia mai trasmessa integralmente fino ad ora, e dove stasera l'intimità dell'ensemble è eguagliata da La voce misurata ed emotiva di Plant. Segue il divertimento celebrativo di Black Dog, con un raggiante Page che balla a tempo e Plant che condivide la sua voce di richiamo e risposta con il pubblico.
Jones allaccia il suo basso fretless e Page si rivolge ad una Gibson semi-acustica per offrire una brutale In My Time Of Dying, la vocalità di Plant che si combina con il lavoro di slide di Jimmy mentre Bonham aggiunge peso alla musica. "Questa è la nostra prima avventura con questa canzone in pubblico", annuncia Robert Plant mentre Page attacca il riff di For Your Life, il commento liricamente bollente della band sulla scena della coca di Los Angeles. Un altro brano mai mandato in onda sul palco, la sua inclusione è sorprendente considerando che il brano è stato registrato alla fine del 1975 e incluso in Presence, un LP realizzato da Plant mentre era convalescente da un incidente automobilistico quasi fatale a Rhodes and Page. ammissione, era in preda alla dipendenza. Stasera, tuttavia, il passato è quasi reso irrilevante da una performance eroica, urgente e assolutamente paralizzante. Materiale come Dazed And Confused (in cui Page si ritira, con l'arco in mano, in una piramide verde generata al laser per creare un'atmosfera tenebrosa) e una Stairway To Heaven riccamente strutturata che si muove con grazia e potenza crescente) è senza dubbio classico, ma viene fornito con un'inventiva e un'autorità che mette da parte ogni senso di nostalgia. In nessun luogo ciò è più evidente che nella lettura monolitica del Kashmir in cui Plant sembra finalmente perdere le sue inibizioni. "Fenomenale!" è così che Page lo descriverà in seguito. In nessun luogo ciò è più evidente che nella lettura monolitica del Kashmir in cui Plant sembra finalmente perdere le sue inibizioni. "Fenomenale!" è così che Page lo descriverà in seguito. In nessun luogo ciò è più evidente che nella lettura monolitica del Kashmir in cui Plant sembra finalmente perdere le sue inibizioni. "Fenomenale!" è così che Page lo descriverà in seguito.
I bis sono momenti emozionanti: una frenetica A Whole Lotta Love è seguita dal corteo vittorioso di Rock And Roll, dopo il quale Page fradicio, con la camicia bianca attaccata al torso, sembra baciare la sua chitarra prima di riunirsi a Jones e Plant. ad applaudire un raggiante Jason di fronte ad una folla estasiata che in alcuni punti appare emotivamente sopraffatta. Alla destra di MOJO una coppia sta piangendo. Il gigantesco logo dei Led Zeppelin che illumina il palco sembra annunciare il ritorno della più formidabile band rock'n'roll di tutti i tempi. Pochi immaginerebbero che potrebbe segnare la fine...
Robert Plant: "Quando finì, uscii da lì e finii al Marathon Bar a Chalk Farm."
Non ci ho pensato subito dopo l'evento, ma in realtà abbiamo risolto tutti i tipi di errori lungo la strada. Live Aid, Atlantic 40th…” inizia Robert Plant, evitando le chiacchiere per lanciarsi direttamente in una discussione sullo spettacolo all'O2.
in una calda giornata di fine settembre 2012, nella sala da pranzo all'ultimo piano di un pub di Primrose Hill, il cantante 64enne è il primo dei tre membri sopravvissuti dei Led Zeppelin. MOJO interrogherà gli eventi di cinque anni fa.
rOBERT pLANT..
Secondo il suo addetto stampa, Robert ha riservato 20 minuti ingloriosi alla nostra discussione, suggerendo che Plant sia un partecipante poco disponibile. Mentre traspare, il nostro tempo scorrerà con facilità e senza interferenze, il cantante parlerà con entusiasmo e infiammerà la sua conversazione con enigmi di sua creazione e strani momenti di offuscamento.
Negli ultimi cinque anni, Plant si è concentrato sulla sua carriera da solista. Sulla scia del ritorno degli Zeppelin ha vinto una serie di Grammy per Raising Sand , l'album del 2007 che ha registrato con Alison Krauss. Nonostante quel successo, un secondo album con Krauss non si materializzò mai. "Con le persone con cui suonavo c'era una maturità e una maestria totalmente diverse", spiega. "Detto questo, potresti impazzire se rimani bloccato in quella cosa per troppo tempo perché è la quotidianità." Invece di resuscitare la sua collaborazione con Krauss, ha formato la Band Of Joy (dal nome confuso del suo outfit originale degli anni '60) con il veterano americano Buddy Miller e Patty Griffin, ed è recentemente emerso come frontman dei "totalmente selvaggi" Sensational Space Shifters.
Nonostante tutti i suoi sforzi attuali, Plant ammette che gli è piaciuto guardare Celebration Day e sorride ampiamente quando MOJO offre la nostra approvazione, dopo aver assistito a una proiezione speciale al Soho Hotel di Londra con il regista Dick Carruthers il giorno prima.
“La cosa più bella per noi tre e Jason – e probabilmente grazie a Jason – è che ha funzionato davvero”, sorride. "Siamo stati in grado di insinuarsi nel sottobosco di tutti gli anni successivi, sbirciare e rientrarci."
Jason ha avvicinato voi tre?
SÌ. Non c'era niente di pungente o spinoso in Jason. Il suo entusiasmo è sempre stato fenomenale... praticamente su tutto! (Ride) A volte era ispirato artificialmente, ma non ora. Lo conosco da quando aveva circa 18 mesi quando John e Pat [Bonham] vivevano in una roulotte dietro il negozio di sua madre a Redditch. Torniamo indietro di molto.
Mi sono abituato al fantastico modo in cui Jason colpisce continuamente i miei sensi su una cosa o sull'altra, ma è brillante. E' arrivato alle prove senza troppi fronzoli, a parte il fatto che è storicamente ossessivo, il che per me è uno sbadiglio. Voglio dire, a chi importa quale cazzo è la differenza [sul set] tra la Notte Uno da qualche parte e la Notte Due da qualche altra parte? Ci giochi e poi te ne vai.
I fan degli Zeppelin possono essere dei Trainspotter...
SÌ. E se sei musicale, allora va bene, ma io no. Sono un cantante. Le mie avventure con i Led Zeppelin sono piuttosto interessanti perché sono un po' come... o ero... come un pilota di aliante, o una falena. Atterro semplicemente nel mezzo di qualcosa di molto carino e poi decollo di nuovo perché la maggior parte di esso, dal punto di vista costruttivo, è costruito su una musicalità. Creare canzoni in mezzo a tutto questo è stato meravigliosamente impegnativo, e così è stato quella notte. C'erano canzoni in cui la mia apparizione era importante ma doveva essere giusta. Non si trattava di "un predone a torso nudo e dai capelli biondi che arriva sulla scena nella battuta 99". Era più come: “Entra, Planty! Presto!" Il punto di vista di Jason è microscopico e, a modo suo, è geniale. Ha portato molti pezzi e aneddoti che hanno ammorbidito l'ambiente mentre lavoravamo insieme.
C'è sempre stata tensione tra i membri dei Led Zeppelin. Perché?
Sì, beh, penso che sia perché siamo davvero bravi. Essere veramente bravi significa che nessuno dovrebbe dominare e che tutti vogliono far valere il proprio punto di vista, o tutti vogliono che vada in una direzione particolare. Questo è probabilmente uno dei motivi per cui sono molto felice di partire per il Brasile con gli Space Shifters, perché è una grande richiesta far parte di qualcosa del genere, specialmente quando hai sessant'anni o addirittura quarant'anni. È una bestia magnifica perché le opzioni musicali erano così sorprendenti. C'era così tanto... non conoscenza... non è la parola giusta... ma audacia a quei tempi. È stato interessante perché quando Lydon e i ragazzi apparvero nel '77 o nel '76, fummo dichiarati obsoleti, ma ciò che in realtà era successo era che ci stavamo diffondendo ovunque,
Avevi 32 anni quando gli Zeppelin si sciolsero...
Sì. Quindi siamo sempre stati capaci di cose interessanti ma dovevamo interessarci soprattutto noi stessi. Non c'era bisogno che fosse qualcosa di più di questo. Ecco perché la cosa dell'O2 è stata così... voglio dire, quando è finita sono uscito velocemente da lì e sono finito al Marathon Bar [negozio di kebab aperto a tarda notte] a Chalk Farm.
Da cosa stavi scappando?
Volevo solo andare da qualche parte e bere sei bottiglie di Keo, mezza bottiglia di vodka e svegliarmi in un altro mondo perché la condiscendenza e lo slancio che si stava accumulando intorno – le cose speculative – si stavano intromettendo. Jimmy ha detto: "Ciò semplicemente intralcia ciò che stiamo facendo". Non è mai stato così quando suonavi il Fillmore in una matinée di sabato pomeriggio.
La cosa bella ora, più avanti ai miei tempi, è che si tratta di un'energia diversa. È altrettanto creativo ma le aspettative sono diverse e mi permette di avere dignità in ciò che faccio per me stesso e dentro di me. Ma [la O2] è stata una bella esperienza da sperimentare per noi perché il nostro obiettivo primario era dire: Ahmet è caduto ad un concerto degli Stones, che dannata fatica. Ho avuto modo di conoscerlo sempre di più, ma negli anni degli Zeppelin ci siamo divertiti moltissimo con quel ragazzo – durante tutto il nostro tempo Ahmet era stato lì o giù di lì.
Non c'è mai stato un momento burrascoso in cui ti sembrava di avere a che fare con un potentato che aveva fischiato l'assolo nell'orecchio del tenore di Little Egypt durante una delle sessioni di The Coasters, o che aveva fischiato l'assolo all'orecchio di Ray Charles durante Pasticciare. Potresti semplicemente parlargli di musica tutto il tempo.
Quando stavo facendo il materiale per The Honeydrippers, disse: "Avremo [il musicista della Louisiana] Tommy Ridgley e Charles Brown che suona ancora un ottimo pianoforte a Chicago". Ho detto: “No, no, no! Questo è un ragazzo bianco – che è apertamente bianco – che sta solo cercando di incontrare Wynonie Harris a metà strada, quindi non portare dentro tutta questa merda!” Quindi invece [di prolungare la conversazione] siamo andati in qualche club con Phil Spectorper vedere Barney Kessel. Eravamo tutti e tre in fondo al club – penso fosse il Bitter End, o il Blue Note – e stavamo parlando dell'outro delle B-side di Gene Pitney, Town Without Pity e cose del genere. Tutti ci guardavano dicendo: “Shhhh! Shhhh!” Barney Kessel era lassù e giocava con il suo fiocchetto al dito. Ahmet stava semplicemente discutendo di musica e usando questi manierismi che ho notato nel 1969 quando non lo conoscevo molto bene. Aveva queste palpebre cadenti e uno sguardo che ti diceva che non aveva niente di buono. Naturalmente ci sono persone che hanno visto l’altro lato di Ahmet, ma per me era unico.
Quindi, i tanti grandi momenti che hanno portato alla O2 di molti anni prima, i momenti che hanno davvero ispirato la O2, mi sono balenati in mente quella notte ed è stato molto emozionante.
"Questo era tutto ciò che riguardava i Led Zeppelin. C'erano fantastici intermezzi musicali in cui non avevo alcun ruolo da interpretare."
Robert Plant.
Eri nervoso prima di salire sul palco?
O si. Ovviamente lo ero.
Cosa stavi facendo poco prima di partire?
In realtà, stavo cercando di stare in una stanza da sola, ma stavo andando dalla mamma di John, Joan... (ride tra sé e sé con gioia) e da Pat e [la figlia] Zoe e così via, e stavo dicendo: "Ora guarda, il ragazzo [Jason] starà bene. Lascialo a me." Avevo questo abietto ruolo di semizio che avevo assunto secoli fa. Li ho abbracciati tutti e mi sono seduto da solo per qualche minuto e ho pensato a cosa ci voleva per arrivare lì, e a come arrivarci fosse un posto così diverso da quello che avrei voluto che fosse.
Sentivi di condurre una doppia vita in quel momento?
Sì…
Dopo aver promosso Raising Sand, all'improvviso hai dovuto scatenare il Dio d'Oro..
Sì, ma volevo farlo bene per il mio tempo. Sapevo di quell'altro ragazzo ma avevo dovuto salutarlo con la mano. L'ultimo paio di pantaloni di pelle è andato a Oxfam molto tempo fa. Quindi ho dovuto accettare l'idea di un ragazzo davanti al palco per diversi minuti, che sembrasse interessato, ma non cantasse. Questo è tutto ciò che riguarda i Led Zep; c'erano degli intermezzi musicali fantastici – quando il vento era con noi – in cui non avevo alcun ruolo da interpretare. Sembrava che con lo slancio dei vecchi tempi le aspettative fossero diverse. La folla era una folla diversa, davanti a noi c'era un animale diverso. Quindi per me era un posto diverso in cui trovarmi nei momenti in cui non ero coinvolto.
Sarò a Rio tra due settimane con gli Space Shifters con Juldeh [Camara] che suonerà un ritti a una corda e Johnny Baggot dei Massive Attack che creerà loop e forse un po' di dubstep nel mezzo. Mi divertirò moltissimo perché lì sono occupato. Sto giocando a Bendir o faccio qualunque cosa. Ma lì, quella sera, dovevo rientrare in un modo diverso, mentre Jimmy suonava in modo spettacolare, in un altro mondo, in un altro tempo. Ma quei ragazzi stanno muovendo la cosa e io in un certo senso ci sto arrivando, il che è un ruolo strano e diverso per me ora. Allora come potevo andarci quella notte? Perché voglio fare tante cose diverse.
Quella notte hai adattato il tuo stile di canto. Non ti sembrava di cantare le canzoni come negli anni '70...
Non può essere così. Doveva essere un appuntamento che hai preso con il tuo passato...
Il passato sembra pesare molto su Robert Plant, in particolare il suo passato con i Led Zeppelin. "Chiede così tanto, si aspetta così tanto da te", dice della band, prima di ammettere che è fissato con l'idea di fare costantemente nuova musica. "Si tratta di provare a spostarsi dentro e fuori zone diverse", afferma Plant. "Allora puoi dire di avere davvero una vita nella musica."
“Ho appena scritto 13 nuove canzoni con Buddy Miller e Marco Giovino che suonano come se Amadou e Mariam andassero a vedere i cazzo di Public Image Limited !” dichiara più tardi durante la nostra conversazione. Quando MOJO dice che sembra spaventoso, Plant sembra leggermente ferito e ribatte: "È fantastico!"
Il giorno dopo la nostra conversazione, in una conferenza stampa tenuta per il lancio del Celebration Day a Londra davanti a 200 membri della stampa europea, Plant tornerà sul suo difficile rapporto con il passato, affermando che “veniamo da un tempo diverso”.
Cosa ti preoccupa del tuo passato? Sono i cliché associati alla band...
…Sì, assolutamente…
…Perché la gente sembra aver preso ciò che hanno fatto gli Zeppelin e…
…E non hanno colto il punto. Hanno completamente mancato il punto. Page ed io eravamo a Bombay in qualunque periodo fosse, '71 o '72. Avevamo attraversato la Tailandia. Non avevamo combinato nulla di buono e quello era il nostro compito: combinare qualcosa di buono e gradualmente tornare a casa da qualunque posto fossimo. Attraverso George Harrisone il dipartimento cinematografico del governo indiano abbiamo preso questa squadra di musicisti indiani e abbiamo registrato le versioni di Friends e Four Sticks, ed è un bellissimo bootleg. La cosa fantastica è che ne stiamo dando un po' da un'altra angolazione, ed è così che devono essere tutti, perché ci sono più doni nel lavoro di un modellista o, sai, di un ragazzo in una carrozzeria di quanti ce ne siano in un ragazzo che è il frontman di una band rock'n'roll se fa sempre la stessa cosa. È così noioso da intorpidire la mente, l'aspettativa che qualcuno debba fare lo stesso nel personaggio per sempre. Quando Zep era creativo, valeva la pena dedicare il tempo a tutti. Questo deve essere un codice di condotta per tutti coloro che sono musicisti. Devi fare qualcosa che la gente non si aspetta.
Lo Zeppelin non è un veicolo così libero che puoi esprimerti in qualsiasi modo tu voglia?
Penserei di sì, sì.
Allora perché non continuare a farlo?
Ebbene, da dove comincia? Quella notte lì, all'O2, sono rimasto stupito da quanto fosse bello e forte. Ho pensato che fosse fantastico, ma non è stato gentile da parte mia. Era un adattamento di me... Ero io che andavo da qualche altra parte e dicevo: "Sì, è fantastico!" Ciò di cui abbiamo bisogno è un po’ di roba nuova!” Ma i vecchi ragazzi che fanno nuove cose devono essere – woah! – laggiù.
Hai provato cose nuove alla O2, canzoni che non avevi mai fatto dal vivo prima, come For Your Life – una canzone che hai registrato quando non eri in gran forma, a dire il vero...
No, ero su una sedia a rotelle ma ero più in forma di tutti gli altri.
Allora perché scegliere quella canzone?
Perché era importante. Era importante dal punto di vista dei testi per me, che tu ci creda o no. Per noi era importante fare qualcosa di nuovo. Ero deciso a dire: "Non possiamo concludere lo spettacolo con 'Buonanotte, stavo camminando per Gerusalemme proprio come John'" [da A Very Cellular Song di The Incredible String Band ] perché io e Jimmy avevamo sempre detto: "Posso" Non mettiamo tutto giù alla fine del Kashmir o qualcosa del genere, prendiamo degli strumenti e suoniamo questo la-dee-dah? E, naturalmente, non potevamo perché le forze esistenti, l'aspettativa è che non si possa deviare troppo a destra o a sinistra.
Chi sono quelle forze? Manageriale?
…no, no, n. Sono solo [persone che dicono] "A che cazzo serve?" Ci sdraiavamo e facevamo la mosca morente sul palco dei Monty Python [programma televisivo britannico Tiswas, sicuramente? – ndr]. Lo abbiamo fatto quando abbiamo fatto Earls Court nel 1975, e una volta abbiamo iniziato il Forum [a Inglewood, California] con una strumentale, Perfidia dei The Ventures (canta la linea di chitarra). Sapete quanto velocemente 18.000 persone possono davvero non essere molto felici (ride)? Era fantastico! Ma poi c'era la bottiglia. Avevamo la bottiglia, non ce ne fregava un cazzo. È stato fantastico!
Penso che più tardi quella notte stavo su un albero e dichiaravo di essere il Dio d'Oro perché Moonie e Roy Harper avevano guidato un'auto tra due palme e non potevano aprire le maledette porte per uscire. George Harrison aveva fatto a pezzi con il karate la torta nuziale di Bonzo o la torta del trentesimo o del venticinquesimo compleanno a una festa e Bonzo decise che era ora che George Harrison andasse in piscina. Eravamo bambini! E da qualche parte c'era un rilassante vaginale per le mucche che veniva inalato da qualcuno. Vuoi sapere com'era? Era fantastico! Follemente stupendo! C'è un titolo: Era follemente meraviglioso! Ma quello che ora aleggia su Londra come una sorta di I-Married-A-Monster-From-Out-Of-Space non è la stessa cosa, né può esserlo.
L'eredità sembra pesare su tutti voi
Ascolta, nei club laburisti del Black Country, intorno a Wolverhampton, un sabato sera quando ero un po' più giovane (tossisce ironicamente), suonavo in gruppo e dopo circa mezz'ora cominciavano a gridare: “Vaffanculo! Vai a farti tagliare i capelli e trovarti un lavoro come si deve!” e poi facevano [un coro in stile music hall noto come] un canto libero e facile e qualcuno suonava il piano e cantava He'll Be Coming 'Round The Mountain. Devi stare attento che l'intera faccenda non diventi un gioco da ragazzi. Non puoi continuare a tornare indietro e a tormentare le vecchie melodie allo stesso modo e con le stesse spalle. Sono le spalle. Se ci si aspetta così tanto, abbiamo fatto quello che dovevamo fare.
Il senso della tua conversazione è come: "Perché non continuare a farlo?" Il fatto è che tutto quello che abbiamo fatto a quei tempi e tutto quello che ho fatto io da allora si basava su un approccio nuovo. Cosa sta succedendo? Cosa posso essere come cantante se non suona molto? È così che vedo tutto: cosa posso far parte di entusiasmante? E se qualcuno ha qualche idea, sono sempre pronto.
Ho cantato un po' sul [nuovo] materiale dei Primals perché penso che i loro riferimenti al passato glorioso e il modo in cui li portano nel mondo contemporaneo siano fantastici. So che Jonesy ha delle grandi idee e credo che anche Jimmy le abbia, ma stiamo parlando di un film che non credevamo nemmeno sarebbe stato granché bello e che non volevamo vedere. "Oh, è stato anche filmato?!" Non lo ricordavo. So solo che la ripetizione di No Quarter non è arrivata in tempo (canta) "I cani del destino stanno ululando di più-di più-di più" Oh, è sbagliato. Ecco perché sono andato al Marathon Bar e ho detto "Quella fottuta eco!" E questo è tutto ciò a cui ho pensato per due anni: “Oh, sì, l'eco era sbagliata.
Onestamente, a nessuno importava niente di questo...
L'ho fatto.
Quindi cosa ti ha insegnato l’intera esperienza su te stesso?
Bene, dottore... (ride) Cosa mi ha insegnato su me stesso? Penso che significasse che avevo forza d'animo e potevo integrarmi senza andare in panto perché, come ho detto prima, è soprattutto la strumentazione a muovere tutto. Riguarda il dinamismo di questi ragazzi, cosa sanno suonare e come lo suonano. Mi ha insegnato… (pausa) Non stavo aspettando l'autobus, mi stavo divertendo moltissimo! (ride e fa una pausa)… e io stavo ammirando!
Non ti chiederò se lo rifarai, penso che tu abbia risposto alla domanda...
Beh, sai, è tutto nell'aria, no? Cinque anni dopo esce un film. Dieci anni dopo potrebbe uscire il libro del film della maglietta. Adoro quello che abbiamo fatto. Devo anche dire che non dimentichiamo il lavoro e la diligenza di Carruthers. Non c'è niente di tagliato da quel film. È il set dall'inizio alla fine, lo sai. Forse la voce era piatta in
un paio di canzoni e lui le ha accordate, non lo so. Quando si arriva a Since I've Been Loving You o No Quarter o qualcosa del genere, [il film] si muove con ciò che la musica richiederebbe. Non puoi criticarlo, davvero.
L'udienza di MOJO con Plant termina con l'uomo che ci stringe saldamente la mano. Offre alcune parole di rimprovero riguardo ai riferimenti al passato prima di ammettere: "Mi sono davvero divertito moltissimo in quello spettacolo".
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John Paul Jones: "Dubito seriamente che giocheremo ancora insieme. Ho sempre detto mai dire mai ma non riesco a immaginarlo".
Cinque ore dopo aver incontrato Robert Plant, MOJO arriva al Connaught Hotel a Mayfair per parlare con Jimmy Page e John Paul Jones. Quest'ultimo è ospitato in un'ariosa suite al quarto piano che sembra invasa da libri sul design contemporaneo. Come sempre, non c'è nulla di eccezionale in Jones, l'ex session man che nel 2006 disse a MOJO che inizialmente pensava che gli Zeppelin sarebbero durati "due o tre anni", dopodiché sarebbe tornato a "una seria carriera in studio".
Di tutti i membri degli Zeppelin, Jones è probabilmente il più attivo e anche il più discreto, suonando con una miriade di musicisti di generi diversi che vanno dal blues (ha suonato nell'album di Seasick Steve del 2011, You Can't Teach An Old Dog New Tricks ) all'hard rock ( Them Crooked Vultures ). Attualmente si sta preparando per una tournée nel Regno Unito a novembre con il gruppo scandinavo jazz-noise Supersilent e sta lavorando a un'opera basata sulla Ghost Sonata di August Strindberg, prevista per il 2015.
"Sono stato piuttosto occupato ultimamente", ammette. "L'altro giorno ho fatto Africa Express con persone come Rokia Traoré e Fatoumata Diawara, e ho fatto anche Sunflower Jam con Alice Cooper, Brian May e Bruce Dickinson."
MOJO ammette di aver visto le foto di quest'ultimo spettacolo di beneficenza, in particolare quella di Jones che suona un campanaccio. "Beh, c'erano già due bassisti sul palco, quindi ho preso un campanaccio", dice. “Per una volta, però, sono riuscito a farmi luce sul palco. Intendiamoci, c'è un'altra mia inquadratura con Ian Paice, Brian Auger e Brian May, sono nel mezzo e sono nell'oscurità totale e sono tutti sotto dei riflettori luminosi. Quindi non è cambiato assolutamente nulla, tranne nel film in cui ho la luce!”
Ha ricordato a tutti cosa eravamo. Ovviamente non c'è Bonzo, ma è maledettamente vicino a quello che abbiamo fatto.
Jhon Paul Jones
Nel 1994 Jimmy e Robert lavoravano insieme come Page And Plant ma tu non eri coinvolto. Hai detto che ti sentivi “tradito”. Sulla scia di ciò, c’erano situazioni su cui lavorare prima di rientrare nei Led Zeppelin?
(Pausa) È la prima volta cche ci penso... ma ai tempi degli Zeppelin, una delle ragioni per cui andava sempre bene era che non portavamo mai nulla di personale sul palco. Mai. Anche se ci fossimo urlati addosso tutto il giorno, saremmo saliti sul palco e tu saresti entrato nella musica e daresti tutto. E anche questa volta è stato lo stesso. Non posso dire che abbiamo mai avuto una relazione sociale. Non è che ci vediamo o viviamo insieme come facevano le band come i Traffic. Abbiamo sempre avuto un rapporto molto professionale, quindi è stato facile ritrovarlo senza nemmeno essere stati così vicini come lo eravamo prima. Sembrava: "È di nuovo l'ora degli Zeppelin, facciamolo!"
Hai recitato con Jason Bonham in situazioni più informali, ma com'è stato stare lì questa volta paragonandolo direttamente a suo padre?
Non lo stavamo affatto confrontando direttamente perché eravamo concentrati sulla musica. Se avesse fatto qualcosa che non fosse giusto per la musica, lo diremmo, ma generalmente aveva un buon feeling perché l'ha vissuto e respirato! (Ride) Inoltre, ne aveva una grande conoscenza enciclopedica. Era come la band Google, davvero. Man mano che la nostra scaletta cambiava nel corso degli anni, le canzoni finivano in modo diverso o proseguivano in qualcosa. Suonavamo qualcosa [durante le prove] e dicevamo: "Come finiamo?" e lui diceva: "Nel 1971 lo facevi in ​​questo modo, ma nel '73 era cambiato in questo". Ha risparmiato molto tempo.
Quindi quando sei arrivato alle prove qual è stata la prima canzone che hai suonato?
Sai, non ne sono sicuro. Potrebbe essere stato Per la tua vita. Ricordo di essermi seduto lì e di aver detto "Non ricordo a cosa ho suonato". Poi ho capito che era perché non l'avevamo mai suonata dal vivo.
Il set è iniziato con Good Times Bad Times – un'altra canzone che non hai suonato molto dal vivo...
No, non l'avevamo fatto. Solo più tardi mi sono reso conto di quanto sia difficile giocare! Stavo pensando: “Di chi è stata la brillante idea di iniziare con questo? Oh, era mio!” (ride).
Quindi, quando sei arrivato lassù e stavi cercando un po' di conforto, le cose sarebbero potute andare in entrambi i modi.
Sì, ma la quantità di lavoro che ci abbiamo messo, no, non poteva. Non potevamo presentarci e dire: "Beh, non suoniamo questa roba da quasi 30 anni, ma faremo del nostro meglio". Non potevamo farlo. Doveva essere non solo bello ma anche attuale, come se lo avessimo riprodotto in passato ma con l'elettricità e l'energia continue.
Quando si tratta di No Quarter, il tuo assolo quella sera è stato completamente diverso. Come ti avvicini alla reinterpretazione?
L’unico modo per affrontarlo è non suonare mai nulla nello stesso modo due volte. Mai. La gente diceva: “Stairway To Heaven? Quante volte ci hai giocato? Non ti annoi?"
Direi: "No, ogni volta che mi avvicino, lo avvicino come se lo suonassi per la prima volta". Cerco di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che lo faccia respirare. Un approccio diverso, un ritmo diverso, accenti diversi. The Song Remains [The Same] è un buon esempio. Suono un sacco di cose diverse lì che non avevo mai suonato prima, nemmeno durante le prove, perché è così che lo faccio per me.
Torno anche a ciò che penso sia la musica in primo luogo. Durante la serata ho mantenuto le cose relativamente semplici perché verso la fine di Zeppelin stavo diventando un po' troppo complicato. La cosa strana è che hai questo processo mentale continuo in cui prendi appunti per te stesso. Era in Kashmir o forse a No Quarter, non riesco a ricordare bene, e ho suonato qualcosa e ho pensato tra me e me: "Non lo farò domani sera"! E poi è stato come, "Ah..." (ride).
Ascoltare un brano come Trampled Underfoot ti riporta alla mente quando l'hai scritto?
No, sono sempre presente quando facciamo questo genere di cose. In realtà, stavo pensando: "Non rovinare tutto, e cerca di ricordare dove sei, John. Questo è Trampled Underfoot, facciamolo bene!”
Hai commesso qualche errore reale quella notte?
Ehm, no! (tossisce sarcasticamente). Posso sentire passare qualche errore strano, ma se ti preoccupi di commettere errori non correrai mai alcun rischio e noi puntiamo a quelle possibilità.
Hai scherzato sul fatto che ci sarebbe stata una notte successiva e si ipotizzava che avresti continuato. Non è successo. Come ti sei sentito a riguardo?
Robert chiaramente non voleva più fare quel genere di cose, il che andava bene. Abbiamo fatto la cosa giusta invece di costringerlo a fare qualcosa che non voleva fare. Avrebbe influenzato la musica. Avrebbe influenzato tutto. Avendo lavorato così duramente con Jason e Jimmy, ho pensato: "Mettiamo insieme un'altra band". Avremmo dovuto fare alcune canzoni degli Zeppelin a causa di chi faceva parte della band, ma avevamo anche molto materiale nuovo. Abbiamo iniziato le prove e abbiamo scritto del materiale durante le prove e abbiamo iniziato a coinvolgere alcuni cantanti. C'era un cantante che mi piaceva, soprattutto perché aveva la capacità di cantare canzoni degli Zeppelin anche se non somigliava per niente a Robert. Dato che non era un sostituto di Robert, non aveva importanza. Ha cantato il nuovo pezzo davvero bene.
Quello era Myles Kennedy degli Alter Bridge?
Sì, anche un ragazzo davvero simpatico, ma non credo che Jimmy ci mettesse il cuore. Avrei potuto coinvolgerlo con la forza, ma sentivo che avremmo dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma è andato in pezzi. Poi, ovviamente, Dave Grohl mi ha chiamato e mi ha detto: "Vuoi venire a suonare con Josh [Homme]?" E quello divenne Gli avvoltoi storti.
Quindi hai scritto tutto questo materiale post-Zeppelin. Cosa ne farai?
Non verrà mai ascoltato.
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Mentre Robert Plant lotta ancora con l'eredità degli Zeppelin, Jones la indossa con leggerezza, usandola come antipasto per lavorare con altri musicisti ma rifiutandosi di lasciarsi trascinare nei drammi che hanno travolto il gruppo nelle varie fasi. "Non chiedetelo a me, sono solo il bassista", scherza a un certo punto quando gli viene chiesto se ha mai dovuto fare da tramite tra Jimmy Page e Robert Plant. La sua pazienza è evidente quando si tratta del rilascio del Celebration Day. “Qualcuno mi ha chiesto l'altro giorno: 'Perché ci hai messo così tanto tempo per far uscire questo DVD live? Ci sono voluti cinque anni." Ho detto Cinque anni? Sono circa cinque minuti nel tempo degli Zeppelin. Nonostante tutte le sue qualità pragmatiche, la mancanza di tempo di Jones sotto i riflettori durante i suoi giorni con gli Zeppelin è qualcosa su cui ritorna spesso durante la nostra conversazione.
L'eredità degli Zeppelin sembra pesare meno su di te. Perché?
Non lo so. Sono successe così tante cose... Sono felice di suonare e se non succede una cosa, ne accadrà un'altra. Ho detto prima che avevo solo due ambizioni: una era non avere mai un lavoro vero e proprio e l'altra era passare il tempo a suonare musica tutto il giorno, se possibile, e le ho realizzate entrambe. Finché suono e faccio musica, non mi interessa.
Allora come vedi l'eredità degli Zeppelin?
Sono estremamente orgoglioso degli Zeppelin, sai, e non permetterò che nessuno dica nulla contro perché so cosa eravamo e so cosa abbiamo fatto. Abbiamo fatto un ottimo lavoro e abbiamo influenzato molte persone, molti musicisti e la musica in generale. Abbiamo introdotto le persone alla musica che non avevano mai conosciuto o che non avrebbero mai ascoltato attraverso cose come il set acustico [suonato nei tour del 1970, '71, '72 e '77], che ha introdotto la musica folk. Poi c'è la musica mediorientale, il blues e il soul, c'è tutto. Ma è diventato sempre più grande, sempre più grande, e non posso dire che mi siano piaciuti così tanto quei concerti successivi, quelli veramente grandi, perché gli Zeppelin erano molto più sottili di così, e alla fine tutti quei grandi posti sono tutti una questione di gesti ampi. . Detto questo, era meglio di oggi dove è tutto karaoke! (Ride) Arriva la band, il pubblico canta.
L'O2 era completamente l'opposto.
Sì. La gente era tornata ad ascoltare la musica. E, naturalmente, l'altra cosa che i Led Zeppelin significano per me è che posso avere dei buoni tavoli nei ristoranti.
Apprezzo la tua onestà…
…E mi ha dato la libertà di fare quello che voglio. Posso fare tutta la musica che voglio senza dovermi preoccupare.
Quando ripensi allo show alla O2, c'è stato qualcosa che ti sei reso conto di non aver notato prima riguardo alla band?
Non posso dire che ci fosse, tranne il fatto che eravamo dei gran lavoratori. Questo e quanto ci teniamo davvero a presentare la musica e lo spettacolo. Tutti ci abbiamo messo tutto. Avevamo il controllo su tutto. Lo abbiamo fatto tutti.
Avevo paura di vedere il film...
(Interrompendo) E se lo spettacolo non fosse bello come lo ricordavi? Ci siamo sentiti allo stesso modo. Io e Robert siamo andati a vederlo un po' perché ne stavamo parlando. Quando ne abbiamo visto un pezzettino abbiamo pensato: “Maledizione! È davvero bello, vero?" È stato allora che siamo andati da Jimmy e abbiamo detto: "Devi davvero vederlo". Jimmy lo vide e disse: "È bello, pubblichiamolo". Ma prendere qualsiasi decisione in questa band è davvero difficile. Non so perché, ma è sempre stato così. D'altra parte, non aveva senso mettere insieme qualcosa e tirarlo fuori. Doveva essere all'altezza degli standard di cui siamo tutti soddisfatti, e così è. Ne sono davvero soddisfatto. In più questa volta ho avuto un po' di luce su di me!
È buffo che tu dica di non averne abbastanza sotto i riflettori – stamattina Robert era preoccupato di averne troppo. Ha anche detto che trovava difficile integrarsi musicalmente a causa della musicalità del gruppo.
Apprezzo che sia in una posizione difficile perché ci sono momenti in cui è solo strumentale. Cosa fa realmente quando è solo strumentale? Non aveva mai avuto problemi prima perché era solito saltellare in giro e occasionalmente si univa ai vocalizzi. Ma ci sono momenti in cui non canta affatto e talvolta è per una sezione estesa. Quindi posso capirlo, ma per dirla in questi termini, che non si adatta musicalmente, non so cosa pensi a volte perché è altrettanto integrale come ognuno di noi. Questo è tutto ciò che riguarda la band. C'erano sempre quattro membri.
Quindi, tenendo presenti le riserve di Robert, pensi che gli Zeppelin suoneranno mai più?
Ne dubito. Ne dubito seriamente. Ho sempre detto mai dire mai ma non riesco a immaginarlo. (Pausa) Non dovrei pensarlo. Devo ammettere che non penso che mi piacerebbe fare un tour come abbiamo fatto di nuovo.
Presumibilmente non funzionerebbe così. Sarebbero una manciata di date...
Dovremmo fare un tour piuttosto lungo. Non potresti fare solo un paio di spettacoli a causa della cifra che ti costerebbe. E poi tutti ti vorrebbero. L'altra cosa di queste grandi tournée è che non puoi fare nient'altro e io ho un'opera da fare.
Da un punto di vista personale, cosa rappresentava l'O2?
Penso che abbia ricordato a tutti cosa eravamo. Ovviamente non è quello che eravamo perché non c'è Bonzo lì, ma è maledettamente vicino a quello che abbiamo fatto. Il modo in cui [Dick Carruthers] ha filmato significa che puoi vedere i meccanismi interni. È piuttosto autentico in termini di come operavamo e spero che possano farsi un'idea di com'era. E sono felice che riescano a vedere la sezione ritmica con un po' di luce dopo tutto questo tempo!
Sono felice che il dolore non sia rimasto con te.
Non so di cosa stai parlando...(ride)
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Jimmy Page: "Le cose possono essere raggiunte anche in circostanze impossibili."
Jimmy Page apre la porta della sua suite d'albergo abbronzato dopo una vacanza di due settimane in Thailandia dalla quale è appena tornato. "Avevo bisogno di un po' di pausa dopo aver lavorato per portare a termine questa cosa", sbuffa, riferendosi al suo approccio pratico a Celebration Day, il secondo progetto cinematografico a cui è stato coinvolto nell'arco di quattro anni, dopo It del 2008. Might Get Loud – La lettera d'amore di Davis Guggenheim all'arte di suonare la chitarra in cui Page recitava accanto a The Edge e Jack White.
In qualità di leader e produttore dei Led Zeppelin, Page ha sempre prestato meticolosa cura a ogni progetto che porta il nome della band. “Le cose devono andare bene, altrimenti perché farle?” dice parlando del lungo processo che ha portato all'uscita dello show O2 dei Led Zeppelin.
Per Page, lo spettacolo della reunion della band è stato rovinato anche dall'infortunio al dito. "Fanculo! Non è stato molto divertente!” sussulta quando gli viene ricordato l'episodio. “Ma nemmeno una gamba rotta o un dito rotto avrebbero ostacolato quel concerto. Se mi fossi rotto una gamba mi sarei seduto e avrei suonato lo spettacolo! Ma non voglio sfidare il destino», dice con il suo consueto senso di riservatezza unito a giustificato orgoglio. Sono queste due qualità – diffidenza e un desiderio predominante di spiegare i dettagli – che animano la sua conversazione, e oggi c’è un bel po’ di dettagli di cui parlare.
Nel 2010 mi dicesti che non pensavi che lo show della O2 sarebbe uscito. Cosa è cambiato?
Sì, beh, all'inizio non ero sicuro di pubblicarlo, ma il fatto è che lo show è stato piratato nel giro di poche ore. C'era qualcuno dal Giappone che lo registrò e lo fece uscire in, si dice, 36 ore, anche se potrebbe essere un'esagerazione. Incluso il volo [di ritorno in Giappone], non riesco a vedere come ciò possa accadere, ma è stata la velocità con cui i contrabbandieri hanno reagito. Quando ho visto la versione provvisoria, che credo provenisse dal mix interno, è stato piuttosto emozionante ma era più o meno quello che era già disponibile nel bootleg, quindi non ero sicuro di cosa fare. Fondamentalmente, abbiamo dovuto migliorarlo in modo che potesse soddisfare davvero tutte le aree. Se fosse anche l'ultimo pezzo del prodotto live dei Led Zeppelin o qualcosa del genere, proprio come dovevamo andare lì, alzarci ed essere contati quella notte, dovevamo assicurarci di poter fare la stessa cosa con il film, e ci è voluto un po' di tempo. Penso che ci siamo arrivati ​​e sicuramente ha i suoi momenti, no?
Esso ha. Sembra che la gente abbia dimenticato che sarebbe stato facile per te cadere a terra in quello show...
Hai ragione. Ti basta un naufragio nel primo numero e poi un altro due numeri dopo e avrai tra le mani un disastro.
Allora quando ti sei sentito a tuo agio sul palco?
Non è che mi sentissi a mio agio, ma sentivo che tutto stava andando bene abbastanza rapidamente. Era anche questa sensazione di movimento wom-wom-wom (fa il movimento del surf con la mano).
È stato piuttosto intenso già prima che salissimo sul palco, a dire il vero. Stavo diventando nervoso, ero su di giri già prima di andare avanti. Era proprio questa adrenalina che stava davvero andando. “Andiamo avanti. Sappiamo di aver dedicato molto tempo e molta pianificazione al set, quindi vediamo se riusciamo ad arrivare lì e fare Bang! Scoppio! Scoppio! con quei primi numeri." Penso che le persone siano rimaste scioccate dal fatto che ci fossimo impegnati così tanto perché potevano capirlo subito e c'era questa sensazione di 'Cosa verrà dopo?!' Ma abbiamo dovuto mettercelo tutto perché avevamo solo quella possibilità. Non c'è stato un concerto di riscaldamento. Era, era... unico perché nessuno lo fa. Tutti quelli che fanno questo genere di cose hanno un riscaldamento, noi no. Avevamo una prova di produzione [a Shepperton] quattro giorni prima. Poi abbiamo fatto il soundcheck al concerto. Ma nel periodo precedente abbiamo lavorato molto nel corso delle settimane. Non accadeva tutti i giorni della settimana, ma stavamo davvero investendo il nostro tempo, la nostra passione e la nostra dedizione in ciò che stavamo facendo.
La prima canzone era Good Times Bad Times – una canzone che non hai mai suonato per intero. Perché iniziare con quello?
Perché è la prima traccia del primo album. Prima traccia, lato uno...
Le battute iniziali della canzone sono state significative?
SÌ. Beh, potresti pensarlo e sarebbe davvero pertinente pensarlo perché c'è
una narrazione lì. Ma c'era anche l'intensità di assumerlo come numero di apertura che diceva semplicemente: Non stanno scherzando.
La seconda canzone che hai suonato è stata Ramble On dei Led Zeppelin III – un'altra canzone che non avevi suonato dal vivo. Perché?
Beh, non era che avessimo intenzione di fare la prima traccia del primo album e la seconda traccia del secondo. Si trattava più di un caso in cui pensavamo che dopo l'intero attacco di Good Times Bad Times avremmo dovuto ridurlo a questa sorta di chitarra lirica nell'introduzione, anche se non sono sicuro che la gente l'abbia riconosciuta finché Robert non ha iniziato a cantarla. ! Ma era un totale contrasto con il primo numero e a guidarci fino a lì c'erano i ritornelli potenti di quella canzone che ci hanno portato a Black Dog – di cui le persone sono pienamente consapevoli. Era un caso di "Prendi questo e ce ne saranno altri in arrivo!"
For Your Life era la quinta canzone del set. Robert ha detto che nonostante abbia registrato quella traccia mentre era su una sedia a rotelle, era più in forma di chiunque altro. Quella canzone è il simbolo di un periodo turbolento?
Per quanto riguarda l'album Presence? Sì, ma indipendentemente da ciò che pensano gli altri, cosa è importante? È la musica, non il mito che la circonda. La musica è ciò che è importante. L'intero album è stato realizzato in tre settimane, e questo è tutto.
Ad ogni modo, For Your Life è una canzone piuttosto complessa quando la ascolti ed è una di quelle che abbiamo fatto durante le prove [che hanno preceduto la O2] ed è stata quasi come una sfida. Era una sorta di "vediamo se riusciamo a farlo". Stavamo ascoltando il disco solo per riconnetterci. Abbiamo pensato: "Se riusciamo a farcela e a metterlo nella maggior parte delle persone probabilmente non saprà mai di cosa si tratta, a parte le persone che amano davvero i Led Zeppelin". E, come previsto, c'erano alcune recensioni che dicevano: "Hanno fatto una nuova canzone!" Si riferivano ovviamente a For Your Life. La canzone è arrivata proprio al momento giusto. Prima di ciò abbiamo fatto In My Time Of Dying, per l'amor del cielo! Anche questo non è uno scherzo!
Non lo è. Allora come sei arrivato al set finale?
OK. Non finisci con Stairway, questo è certo, ma di certo dovresti finire con Kashmir o almeno averlo verso la fine dell'espansione. Come ho detto, avevamo elaborato i primi tre e poi il set ha iniziato a prendere forma.
L'elemento improvvisativo negli Zep è sempre stato vicino al tuo cuore. Quanto spazio hai lasciato per quello?
Ebbene per i primi tre brani l'unico margine di manovra era negli assolo di chitarra. In quel primo assolo volevo mantenerlo abbastanza vicino all'originale di Good Times Bad Times, ma quando arrivo a In My Time Of Dying, sto correndo dei rischi che sono sicuro che la gente vedrà quando vedrà le prove sull'edizione in DVD.
Fondamentalmente abbiamo incluso le prove di produzione come secondo disco. Questa è roba davvero radicale perché chi lo farebbe davvero? Abbiamo colto l'occasione facendo uno spettacolo, quindi coglieremo l'occasione anche di dare alla gente le prove in modo da ottenere due diverse sfumature della band.
Le prove sono una cosa con una sola telecamera, quindi non puoi scherzare e non hanno le dinamiche dello spettacolo dal vivo, ma puoi vedere come si muove la musica e ha molta rilevanza in questo senso. C'è una notevole differenza tra il nostro approccio e puoi vedere lo schermo posteriore entrare in gioco man mano che entrano in gioco gli elementi di produzione. Penso che le prove di produzione mostrino anche quanto eravamo pronti per fare la O2, ma presenta una visione intima di come lavoriamo e fa una dichiarazione al riguardo.
L'intimità dello spettacolo dal vivo è evidente anche nel DVD. È come guardarti in una sala prove perché, anche se ci sono 18.000 persone, cogli il vero senso dello spettacolo quasi da dentro...
Sì. Hai la sensazione che tutti si ascoltino a vicenda e noi siamo attenti. Entra in un altro tipo di zona, davvero.
Ricordo che il suono era un po' confuso per le prime tre canzoni. Hai dovuto pulirlo?
In realtà è interessante perché sul palco suonavamo quasi alla cieca – o al sordo – a causa del monitoraggio. Ma stavamo provando e sapevamo cosa stavamo facendo, poi tutto ha iniziato a prendere forma e c'era più chiarezza sul palco. Quando sono andato a vedere il montaggio preliminare del suono della notte, sì, era un po' confuso ma era comunque piuttosto emozionante, quindi era una questione di dargli più chiarezza ma dandogli comunque quell'enfasi di potenza. E devo dire che Alan Moulder, che ne ha fatto il mix, è stato geniale.
Hai sovrainciso qualcosa?
No, c'erano alcune correzioni da fare ma non ho sovrainciso la chitarra. Forse avrei dovuto farlo, ma è così. Ci sono alcune cose che non funzionano, ma ce ne sono molte che funzionano e, a meno che qualcosa non sia davvero clamorosamente sbagliato, non l'abbiamo sostituito. Non era apertamente sexy, se capisci cosa intendo. O sottosessuato o castrato in un certo senso! Sessuato, sotto questo aspetto.
Tornando al set, Robert ha detto che quella notte c'erano "migliaia di emozioni" che vi attraversavano, suonando, diciamo, Kashmir...
(Interrompendo)…Lo sentivi! Potresti davvero sentirlo! È stato davvero straordinario. Era davvero potente sul palco.
Quindi, quando giocavi a Kashmir, cosa ti passava per la mente?
Se è musicalmente evocativo, non è solo una serie di immagini in corso, è una cosa emozionante per me.
Non posso dire altro perchè è così. È un pezzo musicale dannatamente bello, Kashmir. Essere parte di questo spettacolo sul palco e sapere che ha davvero raggiunto il suo intento ed è commovente è travolgente perché è un pezzo piuttosto maestoso. Di notte il cielo era davvero elevato, galleggiava. Robert era eccezionale alla voce e Jason suonava cose fantastiche. All’improvviso tutto ha assunto davvero un’altra dimensione. Non che non fosse così anche per gli altri numeri, ma per il Kashmir era fondamentale che andasse così
e così è stato, lo sai. Lo spirito era lì! (ride)
Quando suonavi Rock And Roll, la canzone finale del set, non sapevi se ci sarebbero stati altri concerti in quel momento. Cosa hai provato emotivamente? Grazie a Dio, ce l'abbiamo fatta?
No. Dalle espressioni di tutti alla fine è chiaro che è stato un trionfo personale per tutti noi. Anche collettivamente è stato un trionfo il fatto che abbiamo accettato questa cosa e che ce l’abbiamo fatta alla grande. Ripensandoci, se fossimo stati al Boston Garden o al Marquee, a quel punto avremmo continuato a suonare per parecchio tempo, probabilmente facendo richieste, perché perché dovremmo voler smettere?
Il giorno seguente, poiché mi ero programmato per uno spettacolo serale, ho iniziato a diventare un po' irrequieto e mi sarebbe sicuramente piaciuto un secondo spettacolo. Mi piace pensare che l'avremmo fatto tutti perché sarebbe stato interessante vedere le differenze che ci sarebbero state la sera successiva, anche se non credo che avremmo aggiustato il set.
Ma questa era la cosa che non sapevamo. In questi concerti di riscaldamento vedi se il set funziona. Non lo avevamo. Quindi, nonostante tutta la pianificazione, i vari stati d'animo delle canzoni e l'intensità di alcune canzoni in relazione ad altre, non sapevamo se avrebbe funzionato finché non siamo arrivati ​​lassù e abbiamo suonato il set davanti al pubblico. Questo era ciò che era fantastico.
Nonostante il fatto che la band si sia sciolta nel 1980, si ha la sensazione che Jimmy Page non abbia mai lasciato i Led Zeppelin. Piuttosto, la morte di John Bonham costrinse la band a lasciarlo. Come Plant e Jones, Page ha successivamente faticato a trovare un altro veicolo che potesse eguagliare la portata e la potenza della band da lui fondata nell'estate del 1968. La sua rinnovata alleanza con Plant negli anni '90 si è avvicinata molto, e il progetto Unledded ha prodotto ottime reinterpretazioni. di brani chiave degli Zeppelin, ma il successivo album in studio di tutto nuovo materiale, Walking Into Clarksdale, non è riuscito a raggiungere le vette creative previste. Da allora Plant ha corso nella direzione opposta rispetto agli Zeppelin mentre Jones ha suonato per divertimento. Page, tuttavia, non ha problemi ad ammettere il suo amore per il suo ex gruppo, vedendo la sua intera esperienza come un'avventura sensuale in cui le esperienze alimentavano la musica e viceversa. "Suonare nei Led Zeppelin era il sogno di ogni musicista", dice. Ora, però, Page sembra essersi rassegnato al fatto che il sogno è finito.
"In questo momento, cinque anni fa, stavamo provando per lo spettacolo", dice, tornando con la mente e aprendosi sulla sua decisione di pubblicare Celebration Day. "Ho potuto vedere il tempo passare e non c'è stato alcun accenno che noi facessimo di nuovo qualcosa, quindi, anche se possiamo ancora avere il controllo di questo, dovremmo farlo e presentarlo correttamente perché probabilmente sarà così."
Ti rendi conto che rilasciare Celebration Day significa che ti verrà chiesto quando suonerete di nuovo insieme, vero?
Sì, e la mia risposta sarà molto semplice. E molto veritiero. Che, arrivando a cinque anni, saranno cinque anni a dicembre. (Parlando con enfasi e lentamente) Quello. È. Lungo. Tempo. Il concerto, come puoi vedere, è stato davvero contagioso. Ci stavamo divertendo per tutte le giuste ragioni. Ma da allora non si è sentito più parlare di fare qualcosa e quindi non riesco proprio a immaginare che accadrà qualcosa. Se dovesse succedere, sarebbe già successo.
Stavo parlando con Robert oggi e ha detto che sentiva di avere difficoltà a integrarsi nei Led Zeppelin - si vedeva come un cantante in una band di musicisti...
È un peccato che la pensi in questo modo, ma la testimonianza del materiale dei Led Zeppelin smentisce del tutto quella teoria.
Nel corso della giornata di oggi ho capito che si tratta dei diversi modi in cui tutti voi vi avvicinate all'eredità dei Led Zeppelin...
Sì, ma aspetta un secondo, l'eredità ci peserebbe addosso, ma concentrarci su quella cosa che era l'O2, per quanto mi riguarda, potremmo liberarci di qualsiasi demone o altro perché abbiamo dimostrato quanto siamo bravi potrebbe essere. Se questo è l'ultimo testamento di ciò che abbiamo fatto, allora va bene. È davvero buono. Sono davvero felice che l'abbiamo fatto e che tu l'abbia visto davvero e che altre persone avranno la possibilità di vederlo. Sono più felice che sia uscito piuttosto che non uscito. Assolutamente.
Quindi puoi capire perché Robert non voleva continuare a suonare con i Led Zeppelin dopo la O2?
Sì, posso capire perché potrebbe. Dopotutto è una sua decisione. E ora sono passati cinque anni, quindi non riesco a immaginare che qualcosa possa innescare un cambiamento in lui. Ad essere onesti, sono passati cinque anni e siamo andati avanti. Penso che, allora, c'erano altre cose che voleva fare, quindi le ha fatte. Non voleva fare gli Zeppelin quindi dovevamo rispettarlo. Detto questo, la sua decisione di non fare più spettacoli non era basata sulla forza di quell'unico spettacolo perché penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che abbiamo suonato davvero bene.
"Suonare Kashmir sul palco e sapere che ha davvero il suo intento ed è commovente, è travolgente."
JP
E tu volevi continuare...
Beh, se Jason, John Paul Jones e io avessimo suonato dopo, allora, certo, saremmo stati disposti ad andare oltre l'elemento O2. Ma non potevamo fare nulla che fosse una reunion dei Led Zeppelin senza che il cantante fosse presente. Chiaramente siamo lì, ma lui non lo è, quindi che senso ha giocarci?
Allo stesso modo, potreste fare brani Zep con voi ragazzi della band, anche con un altro cantante...
Ehi, ascolta, se dovessi uscire da solo farei materiale per i Led Zeppelin, ma farei anche Yardbirds. Ma se avessimo inventato una sorta di intruglio con i tre membri rimanenti, non lo chiameremmo Led Zeppelin, vero? Suoneremmo nuovo materiale ma ovviamente faremmo anche materiale del passato, anche perché mi piace suonarlo e probabilmente so suonare la chitarra dei Led Zeppelin meglio di molti altri! (Ride) L'ho imparato bene. La gente ama quella musica e io la suonerei perché mi divertirei a farlo. Senza divertirsi non ha senso farlo. Non faresti i movimenti, vero? Beh, non lo farei. Ad essere sincero, preferirei andare a suonare in una scuola di samba.
Parlando di musica al di fuori degli Zeppelin, hai pubblicato materiale attraverso il tuo sito web.
Sì, ci sono un paio di colonne sonore che ho pubblicato su vinile tramite il sito web [ jimmypage.com ], Death Wish [II] e Lucifer Rising, ma ci sono anche altre pubblicazioni in arrivo. C'è un bel po' di materiale dal mio archivio personale che mi piacerebbe pubblicare, ma poi è entrato in scena il progetto O2 ed è stata davvero una cosa enorme da fare e doveva essere giusta. Ci sono anche un certo numero di progetti dei Led Zeppelin che usciranno l'anno prossimo perché ci sono diverse versioni delle tracce che abbiamo che possono essere aggiunte agli album quindi ci saranno dei cofanetti di materiale che usciranno a partire dall'anno prossimo. Ci sarà un cofanetto per album con musica extra che emergerà. Ma in realtà il piano, come ho detto prima, è fare nuova musica.
Quando sarà?
Se me lo avessi chiesto un anno fa avrei detto che volevo lavorare entro quest'anno, e poi tutta questa roba è andata avanti. Il piano generale è di farlo uscire alla fine del prossimo anno. La parte strumentale è quasi terminata e, anche se è troppo presto per parlarne veramente, ho iniziato a preparare come presentarla. Penso che ci saranno delle parti vocali da introdurre, ma al momento mi sto concentrando ovviamente sulle cose che dobbiamo fare per l'uscita della O2 perché è stato impegnativo.
per te personalmente cosa ha rappresentato lo show alla O2?
Che le cose possono essere raggiunte anche in circostanze impossibili. E sono felice di averlo fatto.
Il 9 ottobre Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones sono a New York City per partecipare al lancio americano di Celebration Day al Museum Of Modern Art, dopo la conferenza stampa britannica di due settimane prima – quest'ultima non è stata l'esperienza più soddisfacente per la band o il pubblico.
"Penso che sia andata... OK", dice Page, esitando. "Ma c'è stato un punto in cui mi chiedevo se fossimo ad un livello di cocco timido... con noi come le tre noci di cocco sul palco."
https://www.mojo4music.com/articles/stories/led-zeppelin-interviewed/?fbclid=IwAR1oSHrLy8FH1brqQ4BF6LtATDxOLkz0ryJsovIvT3BWvzt5a5_gqM279T0
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https://www.loudersound.com/features/led-zeppelin-bombay-sessions?utm_medium=social&utm_campaign=socialflow&utm_source=facebook.com&utm_content=classic-rock&fbclid=IwAR12FACq8tmuP42tmrE5Ydd4QYGygTMBpfrVqS_mocWCfFnhOIxvbYL-SaE


"Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe successo": la vera storia dietro le sessioni segrete di Bombay dei Led Zeppelin
Di Rob Hughes( Rock classico )pubblicato2 giorni fa
Nell'ottobre 1972, Robert Plant e Jimmy Page dei Led Zeppelin si recarono a Bombay per suonare con musicisti indiani. Questo è quello che è successo
La mancanza di informazioni è servita solo ad amplificare l’aspetto mitico delle tre visite di basso profilo dei Led Zeppelin in India nell’arco di 12 mesi all’inizio degli anni ’70. Jimmy Page e Robert Plant visitarono per la prima volta la tentacolare città di Bombay dopo il loro tour giapponese del settembre 1971.
Pochi mesi dopo, mentre si recavano a suonare in Australia nel febbraio del '72, entrarono di nascosto nel paese con il tour manager Richard Cole dopo che gli era stato negato l'ingresso a Singapore a causa dei loro capelli e barbe lunghi. Il trio ha girato per Bombay in un taxi, armato di cineprese da 8 mm.
Ma il più intrigante di questi viaggi clandestini fu quello dell'ottobre 1972. Dopo il tour di sei date degli Zeppelin in Giappone, Page, Plant e Cole si accamparono nell'hotel a cinque stelle Taj Mahal di Bombay - e debitamente suonarono un concerto. il paese arrivò in un'epoca in cui la musica rock indiana era ancora agli inizi. C'erano diversi gruppi simili a Bombay – i principali tra cui Atomic Forest, Human Bondage e Velvette Fogg – ma erano quasi interamente schiavi delle importazioni occidentali.
"All'inizio degli anni '70 qui non c'era molta musica originale cantata in inglese, solo in hindi", spiega Nandu Bhende, il cantante dei Velvette Fogg. “C’era sicuramente una scena tra i ragazzi del college nelle metropolitane – Bombay, Delhi, Bangalore, Calcutta – ma, francamente, abbiamo semplicemente copiato i Led Zeppelin. È stato molto più tardi che abbiamo preso tutte quelle influenze e abbiamo iniziato a creare la nostra musica”.
Bhende incontrò per la prima volta Page e Plant all'hotel Taj Mahal, dove la coppia dei Led Zeppelin soggiornava durante il loro terzo viaggio.
"C'era una discoteca al piano di sotto dell'hotel Taj dove ci esibivamo come gruppo rock, e Plant e Page vennero alle nostre prove", ricorda. “Ricordo che Plant si sedette sulla batteria e quasi la ruppe, perché la colpiva così forte. Era dappertutto. Voleva connettersi. Ma Page era molto tranquillo, stava semplicemente seduto e non comunicava troppo. Pensavo che sembrassero piuttosto effeminati, il che era davvero strano per me, perché erano così forti nella loro musica e nel loro suono. Sembrava un atto da macho, ma nella vita reale non era affatto così."
Pochi giorni dopo, un lunedì sera (molto probabilmente il 16 ottobre), Plant e Page diedero un concerto improvvisato al nightclub Slip Disc di Bombay, accompagnati da due musicisti locali e da un'attrezzatura da palco primitiva. Bhende era tra il pubblico quella sera.
"Lo Slip Disc era davvero un buco, non un posto molto enorme", dice. “Ma era pieno. Plant e Page non avevano alcuna attrezzatura e non avevano provato. Sono appena saliti sul palco con i due musicisti qui [Xerxes Gobhai, bassista degli Human Bondage, e Jameel Shaikh, batterista della band di Bhande, Velvette Fogg]. Ricordo che Page aveva preso una Stratocaster ed era in pessime condizioni, così prese la chitarra del mio compagno di band, una vecchia cosa tedesca, e suonò quella. Cominciarono con Rock And Roll e suonarono per 20 o 25 minuti. Ci fu una lunga jam alla fine, quando Plant cominciò a parlare di Bombay, poi fecero Black Dog . Sembrava che Plant e Page si stessero divertendo. La folla è impazzita”.
Lo spettacolo è stato presumibilmente registrato su cassetta dal DJ residente del club, Arul Harris, dopo di che è caduto in possesso di Keith Kanga degli Atomic Forest. Sfortunatamente, il nastro è andato perduto, così come i ricordi definitivi dell'epoca, anche se Gobhai ricordava di aver suonato anche Whole Lotta Love. Lo studente universitario e giornalista Khalid Mohammed successivamente affermò che Plant e Page cantavano una melodia mai sentita prima, Kashmir, ma gli esperti degli Zeppelin insistono sul fatto che Kashmir non fu scritta fino al 1973.
A causa della natura spontanea dell'evento, esso ha ricevuto scarsa attenzione da parte della stampa. Alcune foto del concerto, tuttavia, sono apparse nel numero di novembre della rivista giovanile di Bombay Junior Statesman, accompagnate da una breve intervista.
Un articolo di giornale annuncia il viaggio dei Led Zeppelin in India(Credito immagine: Bombay Times)
“You know why we came?” Plant told the writer. “To see if we could set up a recording studio. But the customs regulations are tough, man. Like, it will take us six months to get our equipment out of Bombay airport.”
That trip also marked the occasion when Plant and Page, the latter armed with a state-of-the-art Stellavox qaudraphonic tape machine, recorded in the studio with a bunch of Indian classical musicians, arranged for them by Ravi Shankar disciple Vijay Raghav Rao.
The result, the much-bootlegged The Bombay Sessions, yielded radically different versions of Friends and Four Sticks, featuring sarangi, sitars and tablas. The ensemble was credited as the Bombay Symphony Orchestra, though Page was less than happy with the quality of the sessions themselves. Once back in England, according to Richard Cole, the Bombay tapes went into storage – though they would finally be released in 2015 as part of the deluxe reissue of Coda. More than 40 years on, nothing can deflect from the monumental cultural impact of Page and Plant’s visit.
“They were idols of ours before they came here,” marvels Bhende, “so we just could not believe that a front-ranking band of that stature could perform in India. None of us could have ever dreamt it was going to happen.”
Led Zeppelin in India: the true story behind the secret Bombay sessions



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Telegram from Peter Grant inviting Robert Plant to join The Yardbirds

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Intervistatore: I Led Zeppelin sono visti da molti come i padrini dell'heavy metal - pensi che quello che fai, o che hai fatto allora, possa essere definito con precisione "heavy metal"?

Robert Plant:No. Prendi il primo album - "Babe I'm Gonna Leave You", "Your Time Is Gonna Come", "How Many More Times" - che non era heavy metal. Non c'era niente di pesante. Ascolti "How Many More Times", che è davvero preso in prestito dal blues, comunque. Il tipo di dinamica nel mezzo, o Jimmy che usava il pedale wah-wah su alcune parti, o Bonzo che lo scimmiotta con i piatti, o cose del genere - era pulito. Bonzo aveva vent'anni quando lo fece ed era pulito. E non era un insulto all'integrità e alla raffinatezza delle persone. Era etereo in alcuni punti e anche "Dazed And Confused". La musicalità era tale che le persone potevano prendere tangenti e creare passaggi avvincenti. In un certo senso, stavano schiantando i crani. Ma non era tutto attraverso il puro e brutale volume. Era il modo in cui si suonava. È una netta differenza.

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