LED ZEPPELIN..I PIU’ GRANDI DI TUTTI..UNICI..MITICI..INEGUAGLIABILI
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Sono con la band (e il loro jet privato)
DI MESSYNESSY
10 LUGLIO 2013
Sono con la band (e il loro jet privato)
DI MESSYNESSY
10 LUGLIO 2013
Led Zeppelin on the Starship 1973
Led Zeppelin (Plant e Jones), insieme a BP Fallon, sul loro aereo, luglio 1973. Audio rimosso su richiesta del proprietario del copyrigh
Led Zeppelin (Plant e Jones), insieme a BP Fallon, sul loro aereo, luglio 1973. Audio rimosso su richiesta del proprietario del copyright.
..chi si divertiva di più...secondo me era BP Fallon...
C'erano due hostess a tempo pieno a bordo della Starship. Susie, una bella bionda di diciotto anni, e Bianca, una brunetta di ventidue anni amante del divertimento.
La capienza è stata ridotta a quaranta per far posto anche a un divano lungo 30 piedi di fronte al bar, televisori, lettori di videocassette con una cineteca ben fornita. Anche una stanza "chill-out" e una camera da letto con un copriletto di pelliccia bianca e un bagno con doccia situato nella parte posteriore dell'aereo erano popolari tra i membri della band.
..va beh..diciamo che c'era da..divertirsi..
Per i loro tour di concerti del 1973 e del 1975, i Led Zeppelin noleggiarono un ex aereo passeggeri Boeing 720B della United Airlines costruito nel 1960 per farli volare da un concerto all'altro. Per $ 2.500 al giorno, o $ 5 al miglio, l'aereo è stato specificamente modificato per soddisfare la più grande band del mondo.
Se operavi ai vertici del business discografico, dovevi avere la Starship", ha detto il fotografo musicale Neal Preston al New York Times nel 2003, che aveva una carta d'imbarco per forse il più leggendario e rock'n ' rotolare aereo privato che ci sia mai stato.
Che fine ha fatto la più grintosa delle astronavi? L'aereo ha avuto una breve corsa come autista per le stelle tra il 1973 e il 1976. La lista dei clienti includeva anche artisti del calibro di John Lennon, Bee Gees e Olivia Newton John. Durante l'embargo petrolifero, l'aereo ha attraversato molti proprietari e alla fine è finito nello scafo di stoccaggio dell'aeroporto di Luton nel Regno Unito. Alla fine è stato venduto a un acquirente del Medio Oriente che lo ha smantellato per parti nel 1982.
Quindi chissà, forse quel volo che prenderete per la destinazione delle vostre vacanze estive potrebbe avere solo un pezzo di storia del rock'n'roll!
Se operavi ai vertici del business discografico, dovevi avere la Starship", ha detto il fotografo musicale Neal Preston al New York Times nel 2003, che aveva una carta d'imbarco per forse il più leggendario e rock'n ' rotolare aereo privato che ci sia mai stato.
ED Zeppelin
Benvenuto a bordo della Starship I. E sì, è un caminetto (elettrico). Per i loro tour di concerti del 1973 e del 1975, i Led Zeppelin noleggiarono un ex aereo passeggeri Boeing 720B della United Airlines costruito nel 1960 per farli volare da un concerto all'altro. Per $ 2.500 al giorno, o $ 5 al miglio, l'aereo è stato specificamente modificato per soddisfare la più grande band del mondo.
Acquistato dalla compagnia aerea da Contemporary Entertainment per $ 750.000, il proprietario Ward Sylvester ha speso quasi $ 200.000 per trasformare l'aereo commerciale per includere servizi da rock star. Un importantissimo bar cabina è stato installato completo di organo elettrico incorporato.
Nella foto: John Paul Jones che suona l'organo elettrico del bar
La capienza è stata ridotta a quaranta per far posto anche a un divano lungo 30 piedi di fronte al bar, televisori, lettori di videocassette con una cineteca ben fornita. Anche una stanza "chill-out" e una camera da letto con un copriletto di pelliccia bianca e un bagno con doccia situato nella parte posteriore dell'aereo erano popolari tra i membri della band.
Nel 1975, i Rolling Stones noleggiarono la Starship per il loro tour. Questo fantastico scatto mostra Bianca Jagger, Ron Wood, Charlie Watts e Keith Richards sull'aereo tra San Antonio e Kansas City nel giugno 1975.
Per il loro tour del 1972, i Rolling Stones avevano noleggiato un aereo più piccolo, con le famose labbra di Mick Jagger incollate sul lato dell'aereo. Artisti del calibro di Truman Capote e Lee Radziwill sono stati invitati per la corsa.
Per il loro tour del 1972, i Rolling Stones avevano noleggiato un aereo più piccolo, con le famose labbra di Mick Jagger incollate sul lato dell'aereo. Artisti del calibro di Truman Capote e Lee Radziwill sono stati invitati per la corsa.
“Per gli Stones, c'era un ulteriore vantaggio: quando il gruppo noleggiò l'aereo per il tour del 1975, risolse il problema di lunga data del ritardo di Keith Richards. Il chitarrista, spesso in coma, poteva ora essere sostenuto, portato sull'asfalto e lanciato a bordo dell'aereo, dove Suzee avrebbe aspettato con la sua bevanda preferita, una Tequila Sunrise ". - Steve Kurutz, NY Times.
Mile High con Deep Purple..
“Ian Paice, dei Deep Purple, ricorda con affetto di essere stato a Miami e, per capriccio, di essere volato a Boston per una cena a base di aragosta. "Era un periodo in cui tutto era fattibile", dice. "E non eravamo timidi di spendere i soldi." Geme Bruce Payne, il manager della band, "Probabilmente è costato 11.000 dollari". - Steven Kurutz.
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Che fine ha fatto la più grintosa delle astronavi? L'aereo ha avuto una breve corsa come autista per le stelle tra il 1973 e il 1976. La lista dei clienti includeva anche artisti del calibro di John Lennon, Bee Gees e Olivia Newton John. Durante l'embargo petrolifero, l'aereo ha attraversato molti proprietari e alla fine è finito nello scafo di stoccaggio dell'aeroporto di Luton nel Regno Unito. Alla fine è stato venduto a un acquirente del Medio Oriente che lo ha smantellato per parti nel 1982.
Quindi chissà, forse quel volo che prenderete per la destinazione delle vostre vacanze estive potrebbe avere solo un pezzo di storia del rock'n'roll!
Fonti: NY Times , The Morrison Gallery , Led-Zepplin.org , Feel Numb , BobbySherman.com
Led Zeppelin: “Led Zeppelin” (1969) – di Nicholas Patrono
Le più grandi favole iniziano con Le più grandi favole iniziano con “C’era una volta” ma questa, che più che una favola è una leggenda i cui protagonisti sono quattro giovanotti inglesi, si apre con le prime note di , si apre con le prime note di Good Times Bad Times. Ancora sconosciuti, i Led Zeppelin si mettono da subito in mostra con un tratto musicale ben distinguibile, che fonde influenze Blues al Rock più classico, nelle strutture, nella forma-canzone e nelle sonorità. Uscito il 12 gennaio 1969, “Led Zeppelin” (conosciuto anche come “Led Zeppelin I”) è il primo atto della band inglese, quello con cui Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham hanno iniziato a ritagliarsi il proprio spazio nella leggenda. Tra gli artisti musicali più amati ed influenti di sempre, i Led Zeppelin, al loro disco d’esordio, si presentano con un sound ben definito, mantenuto e arricchito da “Led Zeppelin II” (1969), poi destinato ad evolversi nel futuro tramite le influenze del disco di transizione “Led Zeppelin III” (1970), fino a culminare in “Led Zeppelin IV” (1971). Una carriera sostenuta a suon di Rock e di pezzi memorabili, proseguita senza – troppi – scossoni stilistici con “Houses of the Holy” (1973), “Physical Graffiti” (1975), “Presence” (1976) e poi con il più sperimentale “In Through the Back Door” (1979), fino al conclusivo “Coda” (1982), disco di b-sides e tracce mai utilizzate, uscito due anni dopo la morte di John Bonham e lo scioglimento della band. Con questo articolo si vuole tornare indietro, ripercorrere le origini di una band che, piaccia o no, ha influito moltissimo sull’evoluzione musicale. È . È Good Times, Bad Times, primo brano in assoluto, a presentare i Led Zeppelin al mondo: riff di chitarra semplice ed efficace, ritornello memorabile, basso a modo suo protagonista e batteria che scandisce il ritmo come solo Bonham sapeva fare, con il suo groove e quel tocco personale così caratteristico. Brano d’impatto, scelto non a caso come primo singolo, in quanto sono presenti tutti gli elementi che caratterizzano il lato più Hard Rock dei Led Zeppelin. Radicalmente opposto l’inizio di . Radicalmente opposto l’inizio di Babe I’m Gonna Leave You, un riarrangiamento di una canzone degli anni 50 della cantante Folk Anne Bredon; elemento, quello del Folk, destinato a tornare più volte nei futuri lavori dei Led Zeppelin, specie in “Led Zeppelin III”. Brano poliedrico e più che godibile, scorre con grande piacere, nonostante i quasi 7 minuti di durata. Segue un altro riarrangiamento, , You Shook Me, questa volta di un brano Blues di Willie Dixon. Artista, Willie Dixon, del quale i Led Zeppelin realizzeranno un altro riarrangiamento, , Bring It on Homein, in “Led Zeppelin II”. Ben tre assoli impreziosiscono impreziosiscono You Shook Me: uno di organo, eseguito da John Paul Jones, uno di armonica, di Robert Plant e uno di chitarra, di Jimmy Page. Ulteriore dimostrazione, questo brano, che i Led Zeppelin non sbagliano un colpo, quando scelgono di presentarsi in versione Blues. Altro pezzo riarrangiato, , Dazed and Confused, originariamente di Jake Holmes, si apre con un’atmosfera che condivide molti elementi con il pezzo precedente. Più Hard Rock che Blues, il pezzo è stato registrato da Page in un solo take, con una chitarra Telecaster suonata con un arco di violino. Brano cadenzato, costruito su battute di 12/8; si accelera nella sezione centrale, durante l’assolo di Page, scritto in 4/4. Pezzo sorprendente, da riascoltare più volte per apprezzarne ogni sfumatura. Aperta dalle note di un organo, la seguente , la seguente Your Time is Gonna Come si presenta con un’atmosfera quasi ecclesiastica, che poi sfocia in una strofa rilassata, fino ad un ritornello arioso, molto semplice, orecchiabile ed efficace. Intermezzo più calmo, senza troppe pretese, che rientra precisamente nella . Intermezzo più calmo, senza troppe pretese, che rientra precisamente nella “comfort-zone” compositiva dei Led Zeppelin, il brano permette un po’ di riposo all’ascoltatore. Il pezzo sfuma nella strumentale , il brano permette un po’ di riposo all’ascoltatore. Il pezzo sfuma nella strumentale Black Mountain Side, traccia basata sull’arrangiamento del musicista scozzese Bert Jansch (ricordate i Pentangle?) della canzone popolare ?) della canzone popolare Down by Blackwaterside. Una piccola coda, un passaggio collegato alla fine di . Una piccola coda, un passaggio collegato alla fine di Your Time is Gonna Come, che prepara l’ascoltatore alla nuova accelerazione del ritmo che arriva con , che prepara l’ascoltatore alla nuova accelerazione del ritmo che arriva con Communication Breakdown. Divertente tanto da ascoltare, quanto da suonare, divenuta parte fissa dei loro concerti, , Communication Breakdown è uno dei primi pezzi a cui i Led Zeppelin abbiano mai lavorato. Costruita su un riff tanto basilare quanto efficace di Page, la canzone, molto breve, scorre via piacevole e divertente. Si torna al Blues con con I Will Quit You Baby, altra cover di Willie Dixon. Più pacata e cadenzata di gran parte del materiale più Rock del disco, del disco, I Will Quit You Baby esplora la dimensione del Blues, tanto cara ai Led Zeppelin quanto apprezzata dal loro pubblico, e lo fa con maestria sorprendente, per quattro ragazzi al loro disco d’esordio. Rilassante, ascoltandola si ha quasi l’impressione di venire corteggiati dalle note, una sensazione che permane fino alla traccia conclusiva, la lunga . Rilassante, ascoltandola si ha quasi l’impressione di venire corteggiati dalle note, una sensazione che permane fino alla traccia conclusiva, la lunga How Many More Times. Costruita improvvisando su How Many More Years, una canzone Blues di Howlin’ Wolf, e su un riff di chitarra di Jimmy Page, sviluppatasi in una jam session in cui ha trovato spazio anche una sezione di Bolero, la canzone accompagna l’ascoltatore per ben 8 minuti e mezzo, tra accelerazioni, decelerazioni, virtuosismi e momenti di maggiore tranquillità. Sfuma l’ultima nota – per i più nostalgici, si toglie il vinile dal piatto – e così si chiude il primo disco dei Led Zeppelin. Preludio a tutto ciò che sarebbe venuto, dalle influenze Folk del “III” ai brani più complessi, lunghi e intricati come ai brani più complessi, lunghi e intricati come Stairway to Heaven, “Led Zeppelin” è penalizzato dall’eccessiva quantità di arrangiamenti e cover di altri artisti e dalla scarsezza di brani originali, ma rimane un disco dal cui ascolto non si può prescindere. Può farci impazzire, semplicemente piacere, o ancora può non entusiasmare, ma con i suoi 44 minuti circa di durata, esattamente 50 anni fa, “Led Zeppelin” ha piantato il seme di un albero che è cresciuto negli anni e si è sviluppato nei decenni. I frutti sono stati dapprima l’Hard Rock degli illustri successori dei Led Zeppelin, e più avanti ancora l’Heavy Metal moderno, da cui si sono poi ramificati decine di sottogeneri. Onore alla memoria di John Bonham, che ci ha lasciato 39 anni fa, e onore alla carriera di questi quattro ragazzi londinesi: dodici anni cristallizzati nel tempo.
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Led Zeppelin Vancouver 1970 Press Conference 16mm Rare Film Clip
ulla carta sembra troppo incredibile o ridicolo per essere vero. Per quale motivo la leggendaria band, che era già sulla buona strada per diventare un dio del rock e probabilmente diventando la più grande rock band del decennio, si sarebbe trovata a esibirsi nell'auditorium di una scuola pubblica del quartiere di South Cambie? Eppure, nell'annuario del liceo Eric Hamber del 1970 c'è una foto in bianco e nero dei Led Zeppelin, che mostra i quattro membri della band presumibilmente sul palco della scuola, insieme alla didascalia criptica "I Led Zeppelin, in un concerto sponsorizzato ogni anno , ha intrattenuto una folla in piedi solo gremita nell'auditorium durante un concerto di mezzogiorno il 21 maggio. [Il chitarrista degli Zeppelin] Jimmy Page è stato sentito dire: "Che pubblico numeroso". Grazie Jimmy. Ne avevamo bisogno. "
sulla carta sembra troppo incredibile o ridicolo per essere vero.
Per quale motivo la leggendaria band, che era già sulla buona strada per diventare un dio del rock e probabilmente diventando la più grande rock band del decennio, si sarebbe trovata a esibirsi nell'auditorium di una scuola pubblica del quartiere di South Cambie?
Eppure, nell'annuario del liceo Eric Hamber del 1970 c'è una foto in bianco e nero dei Led Zeppelin, che mostra i quattro membri della band presumibilmente sul palco della scuola, insieme alla didascalia criptica "I Led Zeppelin, in un concerto sponsorizzato ogni anno , ha intrattenuto una folla in piedi solo gremita nell'auditorium durante un concerto di mezzogiorno il 21 maggio. [Il chitarrista degli Zeppelin] Jimmy Page è stato sentito dire: "Che pubblico numeroso". Grazie Jimmy. Ne avevamo bisogno. "
1977..
ultima chiamata...
allacciatevi le cinture.....si vola
❤️
tornado in arrivo...
tornado in arrivo...
da completare
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le storie dietro delle foto perle rare
Zeppelin rinati: il racconto della reunion più attesa della storia del rock
«Vuoi sapere quali sono le mie aspettative? Solo che, se lo facciamo, lo dobbiamo fare molto bene»: parola di Page. A dicembre 2007 i Led Zeppelin hanno suonato di nuovo insieme dopo 27 anni, ecco come era andata
Il 10 giugno 2007, alle due e mezza di pomeriggio, i membri sopravvissuti dei Led Zeppelin, il chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant e il bassista John Paul Jones si ritrovano in una sala prove per suonare alcune canzoni. È la prima volta che si ritrovano nella stessa stanza con gli strumenti in mano, da quando nel 1995 hanno suonato quattro pezzi durante la cerimonia per la loro introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame. Questa volta la posta in gioco è più alta: devono scoprire se hanno la forza, l’empatia e il desiderio di esibirsi come Led Zeppelin nel loro primo vero concerto dalla morte del batterista John Bonham avvenuta nel 1980.
Il luogo delle prove, che si trova da qualche parte in Inghilterra, è segreto. Nelle interviste che hanno rilasciato per promuovere il concerto, un evento benefico che si svolgerà il 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra in onore di Ahmet Ertegun (cofondatore della Atlantic Records), Page, Plant e Jones hanno detto di non ricordarsi il giorno in cui si sono incontrati, cosa hanno suonato e nemmeno come è nata l’idea di riunire la band per rendere omaggio a Ertegun, amico e mentore della band nei loro anni con la Atlantic. Tutti e tre, però, d’accordo nel dire che suonare ancora insieme dopo così tanto tempo è stato un momento emozionante e molto importante. «È stato istantaneo», dice Page, che ha il mignolo sinistro steccato, conseguenza di una caduta che ha costretto la band a posticipare il concerto originariamente previsto per il 26 novembre: «Siamo arrivati tutti pieni di voglia di lavorare e di divertirci. È stata una delizia». Plant ricorda «tanti sorrisi» e mentre lo fa sorride anche lui: «È stato un momento catartico e terapeutico. Nessun peso, nessuna pressione». Jones afferma di non aver avuto «alcun dubbio. Qualcuno ha scelto una canzone, l’abbiamo fatta, funzionava». Il figlio di John Bonham, Jason, ricorda invece benissimo il giorno e l’ora in cui i Led Zeppelin sono tornati a esistere, perché lui era lì, seduto nel posto che una volta era di suo padre: «Loro forse non se lo ricordano, ma io sì. Avevo un nodo in gola». Jason ha 41 anni, due figli e suona con i Foreigner: «Non pensavo che avremmo trovato subito un suono. Mi dicevo: “Ci vorrà tempo”». Aveva torto. La band era immersa nella furia lenta e oscura di No Quarter dall’album Houses of the Holy del 1973: «Quando siamo arrivati al riff, ci siamo guardati tutti negli occhi. Era fantastico». Il pezzo successivo è stato la marcia della carovana nel deserto di Kashmir, da Physical Graffiti del 1975: «Poi ci siamo fermati e Jimmy ha detto: “Possiamo abbracciarci?” e Robert ha gridato: “Sì, figli del tuono!”». Alla fine della giornata, racconta Jason: «Mi hanno detto: “La prossima volta…”», si ferma e scoppia a ridere: «Ho pensato: “Ci sarà una prossima volta?”».
Led Zeppelin - Black Dog (Live at Celebration Day) (
Robert Plant riflette, sorseggiando caffè nella suite di un hotel di Londra con vista su Hyde Park: «La cosa più difficile è stata riuscire ad arrivare tutti e quattro nella stessa sala prove senza che nessuno lo sapesse. Avremmo potuto crollare subito, al primo ostacolo. Sarebbe stato pericoloso avere intorno altre persone in preda al delirio per questo momento». È sempre stato questo, del resto, il piano della band. Quando Page ha formato i Led Zeppelin nel 1968, non voleva solo una band ma: «Una potenza, quattro musicisti virtuosi in grado di dare vita al quinto elemento».
Solo un anno dopo, i Led Zeppelin erano la più grande band del mondo, pronti a dominare gli anni ’70, distruggere il pubblico e riempire gli stadi. La fine improvvisa della band dopo la sbornia fatale di John Bonham poco prima di iniziare un tour in Nord America nel 1980 ha fatto crescere costantemente l’attesa per una reunion. Tecnicamente il concerto alla O2 Arena Londra è molto di più. Il ricavato andrà all’Ahmet Ertegun Education Fund e gli altri che si esibiranno – l’ex cantante di Free e Bad Company Paul Rodgers, Pete Townshend, i Foreigner, l’ex bassista dei Rolling Stones Bill Wyman e Paolo Nutini – sono tutti artisti della Atlantic che, come gli Zeppelin, erano molto legati a Ertegun. Ma per i circa 20 milioni di fan che hanno cercato di comprare uno dei 18mila biglietti disponibili, la serata del 10 dicembre è la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile: un concerto dei Led Zeppelin.
Jimmy Page, 63 anni e una tempesta di capelli bianchi lunghi fino alle spalle al posto della sua celebre chioma nerissima e lucente, dice di essere rimasto scioccato dall’isteria scatenata da questa reunion a sorpresa: «Non ce lo aspettavamo assolutamente». È sempre stato lui il guardiano dell’eredità della band, si è occupato personalmente di tutte le rimasterizzazioni e riedizioni del loro catalogo. Quando parla dei Led Zeppelin il suo sguardo è d’acciaio. Durante le prove, dice Jason: «Jimmy è sempre molto attento. È concentratissimo su quello che vuole ottenere».
«Quali sono le mie aspettative?», dice Page: «Una sola: se lo facciamo lo dobbiamo fare molto bene, visti i casini che abbiamo combinato in passato». Si riferisce alle mezze reunion del “Live Aid” nel 1985 e al miniconcerto del 1988 con Jason alla batteria per la celebrazione dei 40 anni della Atlantic. Jones si lamenta del fatto che «al “Live Aid” avevamo dei batteristi che non conoscevano le nostre canzoni», riferendosi a Phil Collins e Tony Thompson degli Chic, ma si prende anche la responsabilità del concerto del 1988: «L’ho dato per scontato, non ho fatto i compiti a casa». Questa volta, dice Page con decisione: «Dobbiamo essere preparati e impegnarci molto». L’organizzazione gli ha detto che il tempo a loro disposizione è un’ora, ma Page dice che dopo le prime prove in giugno e la seconda session a luglio è parso subito chiaro che non sarebbe abbastanza. Adesso, infatti, la scaletta dura «100 minuti, e non ci sono solo Whole Lotta Love, Dazed and Confused e No Quarter».
La band ha passato il secondo e il terzo giorno di prove a lavorare su For Your Life, un pezzo mai fatto dal vivo estratto dall’album Presence del 1976: «Poi l’abbiamo scartata, ma questo per farti capire lo spirito con cui abbiamo affrontato la cosa», mi dice Plant. A 59 anni, con la barba grigia curata e un misto di biondo e argento nella lunga chioma, Robert Plant sembra la versione “anziano capotribù” del vichingo ventenne che è sbarcato in America per la prima volta nel 1968, ma anche seduto sul divano nell’ufficio del suo manager a Londra la sua voce e il suo atteggiamento così sicuro di sé lo fanno sembrare un conquistatore.
«All’inizio c’era molto rispetto reciproco, ma è svanito presto. John Paul ha cominciato ad alzare le sopracciglia come fa lui di solito, e ha tirato fuori il suo sorriso ironico. Sapevo che eravamo tornati al punto in cui ci siamo lasciati con In Through the Out Door del 1979», dice Plant. Poi si corregge: «No, siamo andati anche più indietro» John Paul Jones, 61 anni, parla con un melodioso tono sottovoce pieno di umorismo sagace (ha definito i suoi 12 anni nei Led Zeppelin come «il lavoro più stabile e lungo che abbia mai avuto»): «C’era un pezzo in cui non mi ricordavo cosa dovessi suonare, poi ho capito che era perché non l’avevamo mai fatto dal vivo». Fortunatamente Jason Bonham ha una conoscenza enciclopedica di tutti i bootleg dei concerti e degli outtakes in studio: «A volte ci domandiamo: “Cosa succede adesso?”, e lui risponde subito: “Nel 1971 avete fatto questo, nel 1973 in quello e quell’altro concerto invece avete fatto così». «Jason conosce le canzoni», dice Page, «ma soprattutto le capisce. Fa una gran differenza». «Questa è la seconda buona ragione per farlo, secondo me», dice Plant. «Quando era più giovane, Jason pensava che suonare nei Led Zeppelin gli spettasse di diritto». Jason ammette che i rapporti con Plant non sono stati facili «prima di diventare sobrio, quando bevevo troppo». «Adesso invece», continua Plant, «Jason sa che non solo è la persona giusta per suonare nella band, ma che con il suo entusiasmo e la sua abilità la sta anche cambiando». Molte cose sono cambiate del resto. Nel 2004 Jason Bonham è andato a seguire un festival bluegrass in North Carolina: «Ho incontrato una grande comunità di musicisti, tutti fan dei Led Zeppelin, e ho suonato con loro quella musica così antica». Recentemente ha prodotto un album per il quartetto bluegrass femminile Uncle Earl, e la sera prima di questa intervista le ha raggiunte in un club di Londra per suonare il mandolino. Plant fa dischi solisti dal 1982, esegue le sue versioni indiane e nordafricane di pezzi dei Led Zeppelin e ha avuto molto successo con l’album Raising Sands, un sublime disco di blues del Delta e gothic-country registrato in collaborazione con la cantante e violinista Alison Krauss. L’anno scorso, dopo le registrazioni di questo disco a Nashville, io stesso ho fatto a Plant la solita domanda sulla reunion: «Mi piacerebbe lavorare ancora con Page, a patto che non diventi una questione troppo importante e che sia una cosa vera», mi ha risposto. Glielo ricordo. Lui scrolla le spalle e non accetta il suggerimento implicito che questa reunion sia in effetti una questione molto importante: «No, non lo è», dice, «le prime prove sono state ottime». E per quanto riguarda il fatto che deve essere una cosa vera? «Quello che è successo in quella stanza, senza avere nessuno intorno, è stato in certi momenti buono come in passato. Prima non lo volevo fare, adesso invece non voglio fare altro. Che te ne pare?».
«Avevo un progetto in mente», dice Page a proposito di quell’estate del 1968 in cui ha formato i Led Zeppelin: «Cercavo un cantante simile a Steve Winwood o a Steve Marriott. Qualcuno che non avesse paura di farsi avanti, per questo volevo Terry Reid». Reid era un giovane e precoce cantante britannico soul, che passa alla storia per aver rifiutato l’offerta di Page e aver suggerito Robert Plant al suo posto, per poi proseguire la sua carriera nella scena delle band psichedeliche delle Midlands.
John Paul Jones, invece, conosce Page dai tempi in cui era uno dei più richiesti session man di Londra, e non vede l’ora di entrare nella sua nuova band. Ricorda di averlo sentito al telefono poco prima che Page andasse in un college di Birmingham a sentire Plant: «Mi ha detto: “Ti faccio sapere”, e quando è tornato mi ha detto: “È incredibile, ha una voce potentissima”».
Plant è fluido, intuitivo, e come Page è interessato alle possibilità espressive che si possono trovare dentro e fuori dalle progressioni di accordi blues: «L’idea era quella di espandere i confini», dice Page. L’esempio migliore secondo lui è Babe I’m Gonna Leave You da Led Zeppelin del 1969: «In origine è un pezzo folk», per l’esattezza una ballad che Page ha sentito in un disco di Joan Baez del 1962, «ma è pieno di colori, con quella chitarra ipnotica e increspata nelle strofe, e gli stacchi flamenco in mezzo. C’è la chitarra acustica, la pedal steel e tutti quegli elementi tipici di un suono potente e duro, ma estremamente sensibile».
I Led Zeppelin raccontano il live del 2007 alla presentazione del DVD del live, uscito nel 2012
«Ho riascoltato le canzoni dopo molto tempo, le ho analizzate per capire il numero di battute tra le singole parti», dice Plant, «hanno una specie di combinazione chimica molto astuta che le fa andare a volte in una direzione, a volte in un’altra. In Nobody’s Fault But Mine è pungente, cattiva, ti fa digrignare i denti, In My Time of Dying è spettacolare e gigantesca: ogni tanto è più veloce e ogni tanto più lenta, va da una parte all’altra, si avvolge a spirale o sbanda di lato. E in mezzo a tutto questo ci sono io». «La mia prima idea», dice Plant a proposito della reunion, «era di rifare tutta la scaletta del concerto alla Royal Albert Hall (del 9 gennaio 1970, ndr), cominciando da We’re Gonna Groove». Attacca la prima strofa del classico di Ben E. King, originariamente registrato da King dal vivo all’Apollo Theater di New York nel 1963 per la Atlantic, e scelto dai Led Zeppelin come pezzo di apertura di quasi tutti i concerti del tour del 1960: «C’ero anche io quella sera alla Albert Hall, ma non mi ricordo niente di quello che è successo!», dice sorridendo: «Stavo volando in mezzo a una specie di grande tempesta». L’aura di invincibilità che circonda i Led Zeppelin comincia a vacillare nel 1975, quando Plant rimane ferito in un incidente d’auto in Grecia. Nell’estate del 1977 i Led Zeppelin cancellano le ultime settimane di un tour sold out in America per la morte improvvisa del figlio di Plant, Karac, a causa di un virus sconosciuto. In seguito, ci sono stati i due concerti all’aperto a Knebworth nel 1979 per promuovere In Through the Out Door, l’ultimo album dei Led Zeppelin, un breve tour europeo nel 1980 e poi più niente.
Page dice che non c’era modo di andare avanti dopo la morte di Bonham: «Ne abbiamo discusso, io e John pensavamo di fare un disco più potente, pieno di riff. Ogni album doveva essere un passo in avanti rispetto a quello precedente, anche se non era il nostro credo». In ogni caso, dice Page, la musica che i Led Zeppelin avrebbero fatto negli anni ’80 «non sarebbe certo stata più leggera».
Dopo lo scioglimento ognuno di loro ha fatto pezzi dei Led Zeppelin nei rispettivi lavori solisti, sotto varie forme. Page e Plant hanno collaborato nello speciale di MTV “Unledded” del 1994 e hanno trascorso gran parte degli anni ’90 in tour insieme: «Ma non erano i Led Zeppelin», insiste Page, «erano due membri dei Led Zeppelin». Jones non viene invitato a partecipare a “Unledded”, anzi scopre la sua esistenza solo quando vede lo show in televisione durante un tour in Germania. Oggi dice che l’ha superata: «È successo tanto tempo fa. L’anno prossimo saranno 40 anni da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. È una cosa da non credere».
«Non mi sorprende il fatto che oggi abbiamo ancora questa connessione», dice Page, «è sempre stato così: un attimo prima non c’è niente e un attimo dopo… Boom! La vera tragedia per me è se un giorno non fossi più capace di farlo. Essere in grado di venire qui e lavorare con gli altri è un dono, una cosa che rispetto e apprezzo moltissimo».
C’è solo una differenza tra questa e una vera reunion dei Led Zeppelin: manca Bonzo. Jason è molto schietto nel parlare di cosa voglia dire a livello emotivo essere il sostituto di suo padre, che veniva chiamato Bonzo o The Beast per il suo modo di suonare, ma anche per il suo modo di bere e per il suo comportamento animalesco fuori dal palco. Jason racconta che, dopo le prime prove, sua madre Pat gli ha chiesto come era andata: «E io non me la sono sentita di dire che era andata benissimo. Non volevo togliere niente a papà. Così ho risposto: “È andata bene, ma non come papà”».
«John aveva una tecnica favolosa», dice Page, «ma aveva anche una grande immaginazione. La struttura che ha tirato fuori in Good Times Bad Times nel primo album è una cosa che ancora oggi lascia perplessi molti batteristi. Nessun altro è in grado di farlo. Nessuno ha la stessa immaginazione».
«Io me ne sono accorto subito», dice Jones. La prima volta che hanno provato insieme nel 1968 sono partiti con una cover degli Yardbirds, The Train Kept a Rollin’. «In quanto bassista la mia prima preoccupazione era: “Com’è il batterista?” Se non siamo uniti, è inutile. Abbiamo iniziato a suonare e sembravamo due che avevano fatto venti tour insieme». L’edizione in dvd di The Song Remains the Same, un film che mette insieme in modo singolare immagini girate dal vivo al Madison Square Garden nel 1973 e alcune scene fantasy interpretate dalla band, mostra un John Bonham diverso dall’animale che ogni sera faceva per un quarto d’ora l’assolo di Moby Dick. Bonham guida un trattore nella sua fattoria, gioca a biliardo e bacia Pat, mentre camminano insieme lungo una strada di campagna. In una scena dal valore profetico, si vede Jason piccolissimo suonare la batteria sotto lo sguardo orgoglioso del padre che lo accompagna ai bongos. «Quello era il vero John Bonham», dice Jason, «era un padre di famiglia. In un paio di libri è stato descritto molto male, ma in realtà per lui la cosa più difficile era stare lontano da casa».
Jason ha visto suonare suo padre solo tre volte, ma è l’unico batterista oltre a lui ad aver suonato con i Led Zeppelin negli anni ’70. È successo durante il soundcheck di Knebworth, mentre John controllava l’impianto ascoltando dal prato. Jason aveva 13 anni: «Abbiamo suonato Trampled Under Foot, papà me l’aveva fatta provare per una settimana intera. Gli ho chiesto: “Sarà uguale al disco?”, e lui mi ha risposto: “No, l’assolo sarà più lungo. Aspetta il segnale di Jimmy. Quando alza la mano vuole dire che ha finito”». Durante una delle prove, Jason ha chiesto agli altri di fare un omaggio a John durante il concerto a Londra: «Mi hanno risposto: “Stai facendo un ottimo lavoro, non credi che lui vorrebbe che tu prendessi il merito che ti spetta, invece di fare un passo indietro e dire: eccolo, è tuo?”. Non è stato facile per me, voglio essere rispettoso al massimo. Non mi ha potuto dare gli ultimi 27 anni della sua vita, lasciate che sia io a ridarglieli per una notte». Gli altri non penseranno troppo al passato, almeno non pubblicamente. Robert Plant mostra tutta la sua serenità d’animo e fiducia in se stesso: «Lo faremo con lo spirito giusto, Ahmet guarderà giù e dirà: “Ciao ragazzi”. Bonzo sorriderà. Pat sarà molto felice. Jason si alzerà in piedi e griderà: “Yeah!”. Jimmy farà un inchino. Jones scrollerà le spalle come fa di solito. E io…», dice ritrovando il suo grido da Dio del rock, «io canterò: “baby, baby, baby!”».
“Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve / dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde / Il martello degli dèi spingerà le nostre navi a nuove terre / per combatter l’orda, cantando e urlando: Valhalla, sto arrivando!“.
...forse in una precedente vita..
vivevo fra cavalieri, dame..corti sassoni,bretoni,vichinghe..elfo o gnomo..maga o strega..
impugnavo vessilli o scudi
forse un guerriero forse un asceta..forse
il Dio del tuono e quello del cielo..
non sò..di sicuro però
qualcosa e qualcuno mi porta sempre là..
e mi trovo sempre a casa..
Led Zeppelin - Immigrant Song testo
Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti termali.
Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre,
per combattere l'orda, cantando e gridando: Valhalla, sto arrivando!
Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.
Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti calde.
Quanto morbidi i tuoi campi così verdi, possono sussurrare storie di sangue,
di come abbiamo calmato le maree della guerra. Siamo i tuoi signori.
Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.
Quindi ora è meglio che ti fermi e ricostruisci tutte le tue rovine,
Perché la pace e la fiducia possono vincere la giornata nonostante tutte le tue sconfitte.
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Amici
(Page / Plant.)
Luce intensa quasi accecante, la notte nera brilla ancora,
posso ' Smettila, continua a salire, cercando quello che sapevo.
Aveva un amico, una volta mi ha detto: "Hai amore, non sei solo",
ora se n'è andata e mi ha lasciato a cercare solo quello che sapevo.
Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ... Ho
incontrato un uomo sul ciglio della strada che piange, senza un amico, non si può negare ,
Sei incompleto, non troveranno nulla alla ricerca di ciò che sapevi.
Quindi ogni volta che qualcuno ha bisogno di te, non deluderlo, anche se ti addolora,
Un giorno avrai bisogno di qualcuno come loro, alla ricerca di ciò che sapevi.
Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ...
Dave Grohl racconta i Led Zeppelin: «Non facevano musica, ma esorcismi»
La scoperta dei dischi della band, lo stile di Jimmy Page, gli acidi e la spiritualità: il musicista di Nirvana e Foo Fighters racconta come, quando e perché è stato folgorato dalla band di ‘Black Dog’
Senza i Led Zeppelin non ci sarebbe stato il metal. E anche se ci fosse stato, avrebbe fatto schifo. Erano qualcosa di più di un gruppo rock, erano una combinazione perfetta di passione, mistero e talento. M’è sempre parso che fossero alla ricerca di qualcosa. Non erano mai paghi, cercavano di buttarsi in esperienze sempre nuove. Erano capaci di tutto e chissà dove sarebbero arrivati se John Bonham non fosse morto. Rappresentavano la fuga da un sacco di cose. In quel che facevano c’era un elemento fantasy, anzi era parte essenziale del loro carattere, di quel che li rendeva importanti. Senza i Led Zeppelin, fatico a immaginare tutta quella gente che va al cinema a vedere Il signore degli anelli.
Non erano amati dalla critica: troppo sperimentali, troppo estremi. Fra il ’69 e il ’70 girava un sacco di musica strana e loro era i più strani di tutti. Per me Jimmy Page era più strambo persino di Jimi Hendrix. Hendrix era un genio portentoso, Page un genio posseduto. I dischi e i concerti degli Zeppelin erano esorcismi. Hendrix, Jeff Beck ed Eric Clapton spaccavano i culi, ma Page stava a un altro livello, suonava in modo umano e imperfetto. Sembrava un vecchio bluesman che si è calato dell’acido. Ascolto i suoi assoli nei bootleg dei Led Zeppelin e mi ritrovo ora a ghignare e ora a versare lacrime. Sentite una versione a caso di Since I’ve Been Loving You e vi scoprirete a ridere e piangere nello stesso tempo. Per Page, la chitarra non è solo uno strumento. È un traduttore di emozioni.
Quando John Bonham suonava la batteria sembrava non sapesse che cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro, pareva sempre sull’orlo di un precipizio. Nessuno ha mai fatto qualcosa del genere e nessuno, credo, ci si avvicinerà mai. È e resterà il più grande batterista di tutti i tempi. Ho passato anni in camera mia – parlo davvero di anni – ad ascoltare le tracce di batteria di Bonham e a cercare di imitarne lo swing, il modo in cui restava indietro sul beat, la velocità, la potenza. Non volevo solo imparare a memoria quel che suonava. Volevo ereditare il suo istinto. Ho tatuaggi di Bonham ovunque: sui polsi, sulle braccia, sulle spalle. Me ne sono fatto uno a 15 anni: sono i tre cerchi che rappresentano il suo simbolo su Zeppelin IV e che erano riprodotti sulla sua grancassa.
Black Dog, da Zeppelin IV, rappresenta i Led Zeppelin al top della potenza rock, è l’esempio perfetto di quant’erano possenti. Non avevano bisogno di grandi distorsioni o di suonare velocemente: erano heavy e bastava. Avevano pure un lato sensibile, una cosa che la gente tende a non prendere in considerazione perché li vede come animali rock, ma Zeppelin III era pieno di momenti belli e delicati. È stata la colonna sonora ai giorni in cui stavo mollando la scuola. Lo ascoltavo ogni giorno sul mio Maggiolone e intanto riflettevo su quel che avrei fatto nella vita. Per un motivo o per l’altro, quel disco mi ha regalato un po’ di luce.
Li ho sentiti per la prima volta negli anni ’70 trasmessi da una radio AM. Era il periodo in cui Stairway to Heaven era popolarissima. Avevo 6 o 7 anni e stavo cominciando a sentire musica, ma solo con l’adolescenza sono arrivato ad ascoltare i primi due dei Led Zeppelin. Me li passarono dei fattoni. Ce n’erano in sacco nelle periferie in Virginia, col loro armamentario di muscle car, fusti di birra, Zeppelin, acidi, erba. Quando c’era uno di questi elementi, c’erano anche gli altri. A me però gli Zeppelin pareva avessero un che di spirituale. Frequentavo una scuola cattolica e stavo mettendo in dubbio l’esistenza di dio, però credevo nei Led Zeppelin. Avevo fede, ma non in senso cristiano: avevo fede nei Led Zeppelin in quanto entità spirituale. Mi fecero capire che la musica proviene da un altro luogo e che gli esseri umani la canalizzano. Quella musica non veniva da un songbook, non da un produttore e nemmeno da un insegnante. Veniva da quattro musicisti che la portavano in posti in cui non era mai stata. Avevo l’impressione che venisse da un altrove. Ecco perché i Led Zeppelin sono il più grande gruppo rock di sempre. Non poteva essere altrimenti.
Non andare dove ti porta il sentiero, vai invece dove non c’è sentiero e lascia una traccia.” ―
Robert Plant possedeva il cottage negli anni '50 come rifugio per le vacanze estive. Nel 1970, Plant e Jimmy Page, la moglie di Plant Maureen, la fidanzata di Page, Charlotte Martin, e i roadies dei Led Zeppelin Clive Coulson e Sandy MacGregor rimasero tutti al Bron-Yr-Aur dopo l'estenuante tour a sostegno di LZII. Il cottage non aveva elettricità né acqua corrente.
Mentre erano al cottage, Page e Plant scrissero gran parte del terzo album dei Led Zeppelin. I brani che possono essere fatti risalire a Bron-Yr-Aur includono "Bron-Y-Aur-Stomp", "Friends", "That's the Way", "Over the Hills and Far Away", "The Crunge", "Down by the Seaside ”,“ The Rover ”,“ Poor Tom ”, e una melodia strumentale acustica chiamata“ Bron-Yr-Aur ”che, secondo la storia, Page ha scritto mentre guardava il sole sorgere sulle colline del cottage.
il cottage si chiama "Bron-Yr-Aur", ma la canzone si chiama "Bron-Y-Aur Stomp". È stato un errore di ortografia sull'artwork della stampa originale del terzo album che non si sono mai presi la briga di sistemare fino all'uscita di How the West Was Won, dove l'hanno chiamato "Bron-Yr-Aur Stomp". Hanno anche chiamato quell'alba strumentale "Bron-Yr-Aur"
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https://geirmykl.wordpress.com/2022/08/24/article-about-led-zeppelin-from-new-musical-express-june-16-1973/
ARTICOLO SUI LED ZEPPELIN DA NEW MUSICAL EXPRESS, 16 GIUGNO 1973
Charles Shaar Murray riferisce da Los Angeles
“NEMMENO MI piacciono i Led Zeppelin,” disse petulante la ragazza con la giacca di velluto nero e i pantaloni caldi mentre fumava una sigaretta da un conoscente nella hall del Continental Hyatt House Hotel a Los Angeles “Resto qui solo perché il mio gli amici hanno una stanza. Penso che gli Zep siano davvero di cattivo gusto.
Pensavo che la signora protestasse troppo. Perché tre famose groupie di Los Angeles dovrebbero prenotare una stanza all'hotel di Zep se non apprezzano la band? Perché dovrebbero trascorrere la maggior parte del loro tempo libero oziando nell'atrio o tentando di forzare la sicurezza al nono piano?
Il nome di questa signora in particolare era Sherry. Nonostante la pelle olivastra e l'abbronzatura californiana, il suo viso portava con orgoglio le cicatrici dei brufoli in abbondanza. Belle gambe però. Ad ogni modo, lei e le sue amiche hanno avuto il grande onore di essere sfrattate personalmente dal piano dello Zep nientemeno che da Robert Plant in persona. Plant non ha pazienza con le groupie ultimamente.
L'attuale tour degli Zeppelin ha fruttato loro più pane di quanto qualsiasi gruppo britannico abbia portato a casa dagli Stati Uniti dai tempi felici dei Beatles. Quindi, senza ulteriori indugi, rimandiamo al Forum di Los Angeles. È il 31 maggio e sono le otto di giovedì sera.
Il Forum contiene circa 20.000 esseri umani. È una buona sala, acusticamente discreta per le sue dimensioni. Questa doveva essere la seconda di due serate consecutive lì per gli Zeppelin, e inutile dire che entrambe le serate erano esaurite, ma la prima sera dovette essere cancellata perché Jimmy Page si slogò un dito mentre si arrampicava su un albero. Durante il concerto, sussulta dal dolore e ogni tanto immerge il dito in un bicchiere di acqua fredda per ridurre il gonfiore.
Una delle prime cose che si nota del pubblico degli Zeppelin è la sua calma e serenità. Due sere prima avevo visto gli Humble Pie suonare al Madison Square Garden di New York e, per la prima volta in tanti anni di concerti, ero felice di avere un poliziotto accanto a me. Il pubblico del Pie era così fuori di testa dal vino rosso e dai quaaludes che un brutto incidente sembrava imminente da un momento all'altro.
Non così con il pubblico degli Zep. Si sono scatenati davvero, e si sono agitati e contorti fino a diventare sudati ed esausti come la band, ma nessuno ha mai emesso un'atmosfera violenta. Nonostante tutto il suo enorme volume ed energia, la musica degli Zeppelin è una musica inappropriata per spaccare i crani.
Quindi è tutto pronto. All'improvviso le luci esplodono, ed eccoli lì. John Paul Jones con capelli corti, baffi e basso a cinque corde, sembra quasi come se avesse appena lasciato gli Eagles, Page a torso nudo in velluto nero con parsimonia di paillettes, con in mano una Les Paul professionale, Bonham che si sistema dietro la sua batteria per dare un'occhiata, e il leonino Robert Plant in camicia a fiori e jeans. Il numero di apertura è "Rock And Roll".
Ora, ho sempre saputo che gli Zeppelin erano bravi, ma erano passati tre anni dall'ultima volta che li avevo visti e non ero assolutamente preparato per questo. In un'epoca in cui una band su due che si presenta al consumo pubblico sembra essere troppo sprecata per suonare oppure tormentata da un sistema audio più adatto ad annunciare i vincitori in una lotteria di canonica che a trasmettere musica rock and roll, la potenza pura e pulita degli Zeppelin le prestazioni e il suono sono ancora più straordinari di quanto potrebbero altrimenti apparire. Suonano semplicemente la musica, ad alto volume e orgogliosi.
Il punto in cui gli Zeppelin superano tutte le band che sono emerse sulla loro scia e hanno cercato di emularli è che mantengono tutte le basi coperte. Tutto ciò che fa parte dello spettacolo viene meticolosamente rifinito fino a raggiungere il massimo livello possibile. Niente cede, niente è di second'ordine, niente viene lesinato.
Ogni arrangiamento, ogni improvvisazione, la costruzione di ogni canzone o ogni assolo, nulla viene trascurato. È semplicemente buon artigianato tradizionale britannico. La parola “sciatto” non è, a tutti gli effetti pratici, parte del vocabolario collettivo dei Led Zeppelin.
D'altra parte, non è certamente un viaggio degli Yes sterile e provato sul campo, perché ogni concerto ha tanta eccitazione, freschezza ed entusiasmo come se fosse il primo e l'ultimo.
Generalmente, la durata del set di una band ti dà un'idea di quanto amano suonare insieme. Gli Zeppelin suonano dalle due alle tre ore. È stato detto abbastanza.
IL concerto al LA Forum è stato dannatamente bello. Mi lasciò completamente senza parole, ma sarebbe stato completamente sminuito nella mia memoria dalla data di San Francisco in cui suonarono due giorni dopo. Quindi avanti con lo spettacolo.
Dietro le quinte, i tirapiedi sono entrati e hanno iniziato a resistere. Ragazze di quattordici anni in abiti vistosi e scadenti vanno in giro mormorando sconsolatamente: "Dov'è Jimmy?", rubando monetine per la macchinetta delle gomme da masticare, mostrando di nascosto le loro foto sulla rivista "Star" e costringendo i fotografi a scattare le loro foto.
Lee Childers dell'ufficio Mainman di Los Angeles è lì in abito bianco e scatta foto di tutto ciò che vede.
“Cos'è questo”, chiede, “in alcuni giornali inglesi sul fatto che io e Cherry siamo stati licenziati? Tutto quello che è successo è che siamo tornati a casa per occuparci dei nostri uffici. Perché le persone stampano cose che sanno non essere vere?" Sembra piuttosto turbato, e potrebbe esserlo.
Nell'angolo, Robert Plant è appoggiato al muro e beve birra. Si è trasformato in una maglietta di Elvis con strass ed è generoso nelle lodi del pubblico. "Che bella emozione", continua a ripetere. “Se non fosse stato per la mano di Jimmy, avremmo potuto suonare tutta la notte per quelle persone. Non erano fantastici?" chiede a tutti quelli che sono a portata di mano.
Vai alla scena della festa. È il compleanno di John Bonham e il pubblico del Forum gli ha regalato un tributo da eroe per la sua maratona di batteria su “Moby Dick” quella sera. “Ventuno oggi”, come aveva annunciato Plant dal palco.
"Questa festa probabilmente diventerà molto sciocca", annuncia. Altrimenti perché un uomo si presenterebbe alla sua festa di compleanno indossando una maglietta, scarpe da ginnastica e un paio di pantaloncini da bagno? A quanto pare, era la persona presente vestita in modo più appropriato.
La festa si svolge nella lussuosa casa di Laurel Canyon di un gentiluomo che gestisce una stazione radio e, per dimostrare la sua importanza, mostra discretamente fotografie di se stesso con personaggi famosi come Sly Stone e Richard (l'uomo di WATERGATE) Nixon.
Un videoregistratore trasmette continuamente "Deep Throat" mentre lo stereo riempie la casa con Johnny Winter, gli Stones, Humble Pie e Masassas. Roy Harper, una delle poche persone che gli Zep riconoscono come un'influenza, sono lì, così come Jimmy Karstein che si è distinto durante il concerto di Clapton al Rainbow, e BP Fallon, che ha volato dall'altra parte del mondo da stamattina quando la band ha telefonato lui a casa di Michael Des Barres.
Arrivato quella mattina dalla Louisiana, il vostro reporter si disonora addormentandosi sulla sua sedia intorno alle 4.30. Poco dopo, viene svegliato dal premuroso Phil Carson dell'Atlantic, e ritorna, più o meno tutto intero, al suo hotel .
Il giorno seguente apprende che praticamente tutti i presenti sono finiti in piscina dopo che un certo signor George Harrison ha picchiato Bonzo con la sua stessa torta di compleanno. Lo squisito costume di velluto antico del signor Fallon è stato reso perfetto dalla sua immersione, così come la macchina fotografica di Rodney Bingenheimer e una pelliccia di visone appartenente a una signora di nome Vanessa.
Sul resto del procedimento stenderemo un velo leggermente umido.
SABATO e San Francisco. Jimmy Page è paranoico all'idea di volare sul piccolo jet privato di Zep, quindi lui e il manager Peter Grant stanno viaggiando su un volo di linea.
Ciò lascia Plant, Bonzo, JPJ, Beep, il vice di Peter Grant, Richard Cole (che ho incontrato per la prima volta alcuni anni fa in uno scambio di lavoro a Reading) e vari altri a sfidare gli elementi in questo piccolo mestiere.
Il pollo e lo champagne aiutano ad alleviare il terrore, tranne che per un momento in cui l'infaticabile signor Bonham pilota l'aereo. Fortunatamente, non lo scoprirò finché non sarà tornato al suo posto.
Il concerto è all'aperto, in uno stadio al Golden Gate Park. Gli Zep sono stati preceduti da Lee Michaels, Roy Harper e un gruppo locale chiamato Tunes. Si dice che Harper abbia messo a tacere i disturbatori informandoli che "gli Zeppelin non hanno ancora lasciato Los Angeles, quindi stai zitto, cazzo".
Nel backstage, Bill Graham va in giro controllando i pass per le persone. Bonham mormora qualcosa riguardo al fatto che è difficile giocare con il caldo intenso, ma per fortuna più tardi fa più fresco. Tra la folla, un poliziotto nero indossa il distintivo “Impeach Nixon”. San Francisco ha ancora molta anima.
Come posso parlarvi di quello spettacolo? I Led Zeppelin e 50.000 persone di San Francisco si sono riuniti per offrire uno dei migliori eventi musicali a cui abbia mai avuto il privilegio di partecipare. Potrebbero esserci band che suonano meglio, e potrebbero esserci band che si esibiscono meglio, e potrebbero esserci band che scrivono canzoni migliori, ma quando si tratta di saldare se stessi e il pubblico insieme in un'unica unità di gioia totale, gli Zeppelin non cedono a nessuno.
Sia che stiano facendo esplodere i riff di "Black Dog", o rubando il cuore delle persone da dentro con "Stairway To Heaven" (per quanto mi riguarda il capolavoro di tutti i tempi degli Zeppelin) o facendo inciampare il pubblico con quegli incredibili Plant -Setpieces di chiamata e risposta per chitarra/voce, trasmettono semplicemente magia a chiunque si trovi nel raggio d'ascolto.
In modo del tutto inconsapevole e discreto, qualsiasi posto in cui suonano diventa una Casa del Santo, un luogo dove raddrizzare le cellule cerebrali aggrovigliate. Allo stesso tempo, ti riportano direttamente alla tua casa rockanroll e ti mandano in posti nuovi in cui ti senti già a casa quando arrivi. Un'occasione davvero molto spirituale, ma anche un momento molto fisico.
E nonostante tutta la disillusione, il sogno di San Francisco non è finito. È solo che oggigiorno la gente non ne parla più. In quel parco tutto sembrava più pulito, più fresco, più immediato.
Per me, uno dei momenti più sorprendenti dell'intero spettacolo è stata, stranamente, la parte che mi aspettavo mi sarebbe piaciuta di meno. Per tutta la mia vita musicale ho avuto una forte antipatia verso gli assoli di batteria. Quindi è stato uno shock ritrovarmi davvero entusiasta di "Moby Dick" di Bonzo.
Guardandolo da qualche metro di distanza, totalmente assorbito da ciò che stava facendo, tornò di nuovo alla questione dell'artigianato. Non sembrava, come fanno tanti batteristi che eseguono assoli all'infinito, come se stessero suonando per la galleria. Non somigliava tanto a uno scultore, a un pittore o a chiunque faccia qualcosa che richieda concentrazione, sforzo e abilità.
John Bonham esercitava il suo mestiere, faceva il suo lavoro, esercitava le sue abilità particolari, facendo ciò che fa qualsiasi artigiano dotato e impegnato. È sempre bello superare un pregiudizio e apprezzare qualcosa che prima non potevi apprezzare.
Insomma, un concerto magico. Suppongo che legioni di irriducibili fanatici degli Zep lo abbiano sempre saputo, ma per me è stata una rivelazione. Durante l'assolo, Plant camminava avanti e indietro lungo il lato del palco, occasionalmente dondolandosi sull'impalcatura per sedersi sotto gli amplificatori. "Lo senti?" Egli ha detto. "Senti quel ronzio!"
Dopo "Communication Breakdown" nel backstage scoppiò una rissa in acqua, e l'unica persona che riuscì a scappare illesa fu Bill Graham. Zep è tornato indietro per fare il bis finale di "The Ocean", e poi è corso verso la limousine.
Salute a tutti, Led Zep. Osanna al grammo. Se c'è ancora un po' di eccitazione in questo circo dell'ego che chiamiamo rockanroll, una parte considerevole di essa deriva da te. Sii orgoglioso.
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Non ci siamo classificati. E non credo che ci siamo lanciati contro il pubblico tanto quanto molte altre persone che dicono di no - non ci mettiamo sulla via della gloria. Ma tre anni sono un tempo così breve per iniziare a fare una grande valutazione. Abbiamo avuto l'opportunità di essere delle star incredibili superduper, e avremmo potuto vivere molto di più di quanto abbiamo fatto, ma penso che sia solo un caso di trattenersi tutto il tempo, perché se prendi le redini tu, finisci per distruggere te stesso - esagerando, suonando, vivendo e scoprendo improvvisamente che le cose del tuo passato non si adattano affatto a ciò che stai facendo ora. Quindi è molto meglio per me tornare a casa ed essere come sono stato per anni e anni e anni, piuttosto che creare un nuovo essere di me stesso ... - Robert Plant(Rock Magazine, agosto 1971)
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