domenica 20 novembre 2022

28..ROBERT PLANT & JIMMY PAGE OLTRE LED ZEPPELIN





1994 Live with the Egyptian Ensemble and the London Metropolitan Orchestra
Four Sticks - Jimmy Page & Robert Plant.



with Jools Holland insieme a Robert Plant e all'ensemble orchestrale The Unledded; band, percussioni extra, organo Hammond, hurdy gurdy e violini per gentile concessione dei nostri amici egiziani.
Siamo stati presentati come "metà dei Led Zeppelin". Ma non importa, abbiamo eseguito Four Sticks, Wonderful One e Gallows Pole. Questa è la prima riunione dei musicisti dopo la registrazione degli Unledded alla LWT che compongono il DVD e iniziano a girare in quello che sarebbe un tour mondiale esteso. Era una versione vivace di Four Sticks,
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July 22nd 1995 a rare pro-shot video of Page & Plant performing Black Dog.
Page & Plant - NEC Birmingham UK 1995 - RARE PROSHOT - Black Dog


Jimmy Page & Robert Plant
'Jools Holland Later'
BBC TV STUDIOS,White City,London,England
May,5th,1998
Jimmy Page & Robert Plant 'Jools Holland Later' May,5th,1998 Wanton Song



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In questo giorno, nel 1998, ho suonato a Milano con Robert Plant e questo è stato il mio secondo tentativo nel progetto Page and Plant di interpretare il Milan, dopo essere stato lacrimogeni la prima volta con i Led Zeppelin.
Nella mattinata dello spettacolo, dal sito del festival c'è stato un messaggio che era immerso nell'acqua e che non potevano far entrare i camion con la nostra attrezzatura. Tuttavia, l'equipaggio stradale sempre pieno di risorse è riuscito ad eseguire l'impossibile e a caricare le nostre attrezzature anche se i camion si stavano bloccando nel fango. Quando sono arrivato, ho visto esibirsi Terrence Trent D'Arby ed è stato davvero bravo, anche se una performance bagnata dalla pioggia. Abbiamo eseguito il nostro set e abbiamo fatto una comunione interessante con il tempo inclemente, poi abbiamo lasciato Porl Thompson alle spalle mentre stava per suonare con i The Cure, che erano anche in bolletta, mentre slittavamo e scivolavamo via dal sito del festival.
SETLIST
Introduzione
La canzone di Wanton
Spezzacuori
Ramble acceso
Entrando a Clarksdale
Nessun trimestre
Quando il mondo era giovane
Andando in California
Mandarino
Palo della forca
Rimedio
Il cuore in mano
Tesoro, ti lascerò
Altissimo
Quante altre volte
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Tutto lotta amore
Rock and Roll
Page & Plant - November 19, 1998 Milan Forum, Italy
Page & Plant - November 19, 1998 Milan Forum, Italy. Audience source:
01. Egyptian Intro
02. Wanton Song
03. Heartbreaker
04. Ramble On
05. Walking Into Clarksdale
06. No Quarter
07. When The World Was Young
08. Going To California
09. Tangerine
10. Gallows Pole
11. Heart In Your Hand
12. Babe I'm Gonna Leave You
13. Most High
14. How Many More Times
~~I Can't Quit You
15. Whole Lotta Love
16. Rock And Roll
Page and Plant - Milan, Italy (Nov 1998)
Page and Plant - Milan, Italy (Nov 1998)





Page and Plant - Milan, Italy (Nov 1998)


 https://www.facebook.com/jimmypage/videos/880589882942418
In questo giorno, nel 1998, ho suonato a Milano con Robert Plant e questo è stato il mio secondo tentativo nel progetto Page and Plant di interpretare il Milan, dopo essere stato lacrimogeni la prima volta con i Led Zeppelin.
Nella mattinata dello spettacolo, dal sito del festival c'è stato un messaggio che era immerso nell'acqua e che non potevano far entrare i camion con la nostra attrezzatura. Tuttavia, l'equipaggio stradale sempre pieno di risorse è riuscito ad eseguire l'impossibile e a caricare le nostre attrezzature anche se i camion si stavano bloccando nel fango. Quando sono arrivato, ho visto esibirsi Terrence Trent D'Arby ed è stato davvero bravo, anche se una performance bagnata dalla pioggia. Abbiamo eseguito il nostro set e abbiamo fatto una comunione interessante con il tempo inclemente, poi abbiamo lasciato Porl Thompson alle spalle mentre stava per suonare con i The Cure, che erano anche in bolletta, mentre slittavamo e scivolavamo via dal sito del festival.
SETLIST
Introduzione
La canzone di Wanton
Spezzacuori
Ramble acceso
Entrando a Clarksdale
Nessun trimestre
Quando il mondo era giovane
Andando in California
Mandarino
Palo della forca
Rimedio
Il cuore in mano
Tesoro, ti lascerò
Altissimo
Quante altre volte
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Tutto lotta amore
Rock and Roll
Page & Plant - November 19, 1998 Milan Forum, Italy
Page & Plant - November 19, 1998 Milan Forum, Italy. Audience source:
01. Egyptian Intro
02. Wanton Song
03. Heartbreaker
04. Ramble On
05. Walking Into Clarksdale
06. No Quarter
07. When The World Was Young
08. Going To California
09. Tangerine
10. Gallows Pole
11. Heart In Your Hand
12. Babe I'm Gonna Leave You
13. Most High
14. How Many More Times
~~I Can't Quit You
15. Whole Lotta Love
16. Rock And Roll
Page and Plant - Milan, Italy (Nov 1998)
Page and Plant - Milan, Italy (Nov 1998)


Il giornalista musicale Andrew Earles ha descritto 'Achilles Last Stand' in una recensione retrospettiva di Presence come "un assalto galoppante, cupo ma esilarante di autentico heavy metal ... 'Achilles Last Stand' può essere visto come un precursore della nuova ondata di heavy britannico metallo che presto sarebbe esploso in tutta Europa".
In una recensione del 2011 di Presence pubblicata da Classic Rock Review, "Achilles Last Stand" è stato definito il "tour de force" dell'album e "un vero viaggio". Andrew Doscas di PopMatters ha descritto "Achilles Last Stand" come "l'ultima vera epopea" della band. Brian Downing di AllMusic l'ha definita "la canzone più ambiziosa dell'album ... l'unica che ricorda i capolavori stratificati di Physical Graffiti ".
“Achilles Last Stand” è uno dei maggiori successi dei Led Zeppelin. Il brano, lungo più di 10 minuti, tecnicamente è una gara di bravura fra tutti i componenti della band con un “Bonzo” Bonham strepitoso alla batteria (e Jimmy Page che cerca di batterlo con la chitarra).
È un brano potente e con un testo ricco, dotto, carico di influenze da mitologia e poesia ma anche legato alla biografia dei componenti della band. In primis, Robert Plant: l’anno prima a Rodi aveva avuto un devastante incidente d’auto, la sua compagna Maureen aveva rischiato seriamente la vita e lui aveva rimediato la frattura del bacino dovendo a lungo stare in carrozzina, tutti i programmi della band erano stati sconvolti.
Il titolo e il testo quindi si rifanno ad Achille che deve stare in piedi nonostante la vulnerabilità del tallone come gioco-riferimento alla condizione di disabilità temporanea di Plant. Il riferimento alle montagne dell’Atlante oltre che al mito fa anche capo al Marocco, meta di un viaggio magnifico che aveva segnato Plant (è il suo posto del cuore) e dove il cantante avrebbe voluto tornare ma la condizione successiva all’incidente rende impossibile quel bisogno di fuga e di libertà.
C’è però un piano di lettura più profondo. Plant aveva vissuto intensamente la vita del rock and roll ma come anni dopo affermerà lui stesso, nell’incidente era morta una parte di lui. È stato una specie di cerniera, di cesura, inaugurando una stagione più contemplativa e meno potente.
Il bisogno di viaggiare in Marocco non esprime solo il bisogno fisico di sfuggire alla carrozzina ma un bisogno più generale di evadere dalla vita potente ed emozionante ma anche distruttiva di una rock star per un luogo più naturale e contemplativo, un luogo come le alture dell’Atlante dove “le montagne abbracciano il cielo” e una anima libera può elevarsi spiritualmente.
Come nella canzone e come per Achille bisogna però fare i conti col proprio destino e i desideri si scontrano col fato che indirizza là nostre vite e le incanala in una determinate direzione.
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Per il chitarrista dei Led Zeppelin a meritare il titolo dovrebbe essere il brano Achilles Last Stand, brano d’apertura dell’album Presence, del 1976. La canzone è stata composta, a quattro mani, proprio da Page e Robert Plant, durante la convalescenza del cantante a seguito di un incidente d’auto.
ACHILLES LAST STAND, CURIOSITA’ SUL BRANO DEI LED ZEPPELIN
Stando alle fonti dell’epoca, Jimmy Page ci mise un giorno e una notte per registrare la sua parte nel brano Achilles Last Stand. Il chitarrista voleva mettere a tacere alcune voci – provenienti da critica e stampa – che lo etichettavano come un compositore senza più idee.
Il brano di Presence è tutt’ora considerato come una delle migliori prove discografiche dei Led Zeppelin, e anche un precursore della seconda ondata heavy metal, esplosa in Inghilterra poco dopo la sua pubblicazione.
JIMMY PAGE, LE DICHIARAZIONI SU ACHILLES LAST STAND
“Achilles Last Stand è stato complesso, per usare un eufemismo, da provare e replicare, per raggiungere almeno una buona media di tutte le parti di chitarra della registrazione” ha detto Jimmy Page ai microfoni di Classic Rock. Un brano ricco e denso dunque, quello composto per l’apertura dell’album Presence.
Così ricco di suggestioni e idee che, ad un certo punto, John Paul Jones temette che Page non sarebbe mai riuscito a rendere concreta la sua visione. Ma invece, Achilles Last Stand, si configura come una delle migliori prove del membro dei Led Zeppelin, sia come chitarrista che come compositore.
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Dai caveau di WNEW-FM 102.7 - la stazione Rock'n Roll di New York, Radio.com Minimation presenta un'intervista d'archivio in cui Robert Plant discute le ardue sessioni dietro la registrazione del classico dei Led Zeppelin "Achilles Last Stand".
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L’ultima posizione di Achille
Era una mattina d’Aprile
Quando ci dissero che dovevamo andare
Come mi giro verso di te, tu mi sorridi
Come potevamo dire di no?
Con tutto quello che ci siamo divertiti
Per vivere i nostri sogni di sempre
Oh, le canzoni da cantare
Alla fine siamo ritornati
Mandando un bacio sfuggente
A quelli che pretendono di sapere
Giù nelle strade che fumano e sibilano
Il diavolo è nella sua tana
Oh salpare
Verso terre sabbiose e altri giorni
Oh per toccare il sogno
Nascosto dentro e mai visto
Dentro il sole, il sud, il nord
Alla fine gli uccelli hanno volato
Le catene dell’impegno sono cadute
A pezzi per terra
Oh cavalcare il vento
Calpestare l’aria sopra il frastuono
Oh ridere forte
Ballando mentre combattiamo la folla
Cercare l’uomo che punta con le mani
Un’orma di gigante si rivela
Per guidarci dal percorso contorto
Che diventa di pietra
Se una campana deve suonare
Per celebrare un re
Così veloce un cuore deve battere
Com’è fiera una testa dai piedi pesanti
Ooooh sì
Sono passati i giorni quando tu e io
Ci facemmo il bagno negli eterni splendori estivi
Così come lontani e distanti
I nostri figli in comune sono cresciuti
Oh il dolce ritornello
Lenisce l’anima e calma il dolore
Oh Albione rimane
Dormendo ora per risorgere ancora
Vagando e vagando
In che posto riposarci nella ricerca
Le potenti braccia di Atlante
Separano i cieli dalla terra
Le potenti braccia di Atlante
Separano i cieli dalla terra
Dalla terra…
So la sera, so la strada, so la strada, so la strada
Oh le potenti braccia di Atlante
Separano i cieli dalla terra
Il titolo, “L’ultima posizione di Achille”, l’ultima volta che Achille è in piedi, riferimento all’eroe greco Achille, totalmente invulnerabile eccetto che per il suo tallone.
L’album Presence esce dopo i primi guai nella carriera dei Led Zeppelin. Robert Plant aveva subito un brutto incidente mentre guidava nell’isola di Rodi con la moglie Maureen, sua figlia e la figlia di Jimmy Page. Ad avere la peggio è Maureen, salvata per un pelo dai medici, mentre Robert Plant se la cava con lividi, contusioni, graffi, la rottura dell’anca e un periodo obbligatorio di convalescenza.
Tutto sarà cancellato per quel 1976. Tour negli Stati Uniti e album.
Presence esce nel 1977 e Robert, da questa brutta esperienza, scriverà Achille’s Last Stand. Sentendosi un po’ Achille, messo fuori gioco. Il cantante anni dopo dirà che quell’incidente in Grecia fu la fine di qualcosa di profondo nel suo modo di comporre, cantare ed essere parte dei Led Zeppelin. Qualcosa morì per sempre in quell’incidente.
In questa canzone, Plant inserisce anche qualche riferimento al suo viaggio in Marocco qualche anno prima.







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“Davvero, i Led Zeppelin erano Jimmy. Sono stato un grande fioretto. Era molto ... c'è una parola, non "autore del reato", ma sicuramente aveva una visione premeditata dell'intera faccenda. Anche se con i miei testi e alcune delle mie melodie è decollato in direzioni per le quali forse non era pronto... grande ruolo era suo. I rischi erano suoi. I rischi lo hanno reso memorabile. Senza Jimmy non sarebbe andata bene. Quando le persone parlano di quanto siano bravi gli altri chitarristi, parlano di come suonano all'interno delle strutture accettate della chitarra contemporanea, che Pagey suona a chilometri di distanza. Suona da qualche altra parte. Mi piace pensarlo come... un piccolo angolo di paradiso” — Robert Plant.
“Really, Led Zeppelin was Jimmy. I was a great foil. He was very much...there’s a word, not ‘perpetrator’, but definitely he had a premeditated view of the whole thing. Even though with my lyrics and some of my melodies it took off in directions he might not have been ready for ... a couple of times later on, when I got more confident I might have turned his head around a little.. but the big role was his. The risks were his. The risks made it memorable. Without Jimmy it would have been no good. When people talk about how good other guitarists are, they are talking about how they play within the accepted structures of contemporary guitar playing, which Pagey plays miles outside of. He plays from somewhere else. I like to think of it as... a little left of heaven” — Robert Plant

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..la sensazione bella di vivere la musica..Led da vivere

"Mi ritrovo sempre malinconico e avvolto in una sensazione che non riesco davvero a uscire dal mio sistema. Mi manca questa band quando non suoniamo. Devo chiamare Jimmy o qualcosa del genere per placare quell'irrequietezza." -Robert Plant nell'intervista alla rivista Rolling Stone del 1975.


🥰
𝑭𝒂𝒎𝒎𝒊 𝒄𝒂𝒎𝒎𝒊𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒖𝒏𝒈𝒐 𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒓𝒈𝒊𝒏𝒊
𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒕𝒆𝒛𝒛𝒂
𝒄𝒂𝒍𝒎𝒂𝒎𝒊 𝒍𝒆 𝒓𝒂𝒑𝒊𝒅𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆
𝑷𝒆𝒏𝒔𝒂 𝒖𝒏 𝒇𝒊𝒖𝒎𝒆, 𝒅𝒆𝒏𝒔𝒐 𝒆 𝒎𝒂𝒆𝒔𝒕𝒐𝒔𝒐,
𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒆 𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒂𝒓𝒈𝒊𝒏𝒊 𝒓𝒐𝒃𝒖𝒔𝒕𝒊
𝒆 𝒕𝒖 𝒔𝒂𝒊 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒊𝒂 𝒊𝒍 𝒇𝒊𝒖𝒎𝒆...
𝒃𝒖𝒐𝒏 𝒗𝒊𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒂𝒏𝒊𝒎𝒆 𝒃𝒆𝒍𝒍𝒆..𝒍𝒖𝒏𝒈𝒐 𝒖𝒏 𝒇𝒊𝒖𝒎𝒆 𝒅𝒊 𝒆𝒎𝒐𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊
Let me walk along the banks
of a certainty
calm the rapids of my heart
Think of a river, thick and majestic,
which runs for miles and miles within strong banks
and you know where the river is...
safe travels beautiful souls..along a river of emotions
Jimmy Page and Robert Plant Live in Milwaukee, Wisconsin, Bradley Arena, May 1 1995
with Michael Eaton and his fantastic Hurdy Gurdy,
Led Zeppelin Rare Live When the Levee Breaks / Wanton Song 1975 Best Audio Bloomington
Led Zeppelin Tenth North American Tour (January 18, 1975 - March 27, 1975)
JANUARY 18 - MET CENTER, BLOOMINGTON, Minnesota, UNITED STATES (SATURDAY, 8pm)
Led Zeppelin - When the Levee Breaks -
When the Levee Breaks - Led Zeppelin [LIVE VERSION Bloomington 1975
Robert Plant and Alison Krauss - When The Levee Breaks - CMAC - Canandaigua, NY - June 1, 2022
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Jimmy Page & Robert Plant "My Bucket's Got a Hole In It" - 2001
Jimmy Page & Robert Plant "My Bucket's Got a Hole In It" - Sun Records - 2001



Jimmy Page & Robert Plant - Phoenix, AZ, May 10, 1995 **Master Series TEP**
Tales Of Bron (poetry intro)
Immigrant Song (intro)
The Wanton Song
Bring It On Home
Ramble On
Thank You
Shake My Tree
Lullaby
No Quarter
Gallows Pole
Hurdy Gurdy solo
When the Levee Breaks
Hey Hey What Can I Do
The Song Remains The Same
Since I've Been Loving You
Friends
Calling To You
- Down By the Seaside
- Break On Through
- Dazed & Confused
Four sticks
In The Evening
- Carouselambra
- encores -
Black Dog
Kashmir




The Battle Of Evermore - Jimmy Page & Rober Plant ft. Najma Akhtar
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Page e Plant, dai Led Zeppelin a una, cento, mille reunion
"Se eravamo tutti e quattro al massimo, la cosa assumeva una sorta di quinta dimensione." JIMMY PAGE
"Rappresentavamo una sfida all'ordine." ROBERT PLANT.
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nessuno penso era dietro a nessuno, diciamo..erano uno accanto all'altro..due personalità incandescenti e mitiche..uguali e diversi.sincroni e distanti..un elastico che a piacimento si riavvolgeva per poi tendersi di nuovo..ma quando si toccavano le estremità erano scintille di meraviglia e magia..💓
Le dinamiche del rapporto tra Jimmy Page e Robert Plant assomigliano terribilmente a quelle di altre celeberrime coppie compositive che hanno fatto grande la storia del rock. Come Lennon e McCartney, Mick Jagger e Keith Richards o Roger Waters e David Gilmour, anche Page e Plant, per lungo tempo hanno vissuto quasi in simbiosi, ognuno spingendo l'altro a superare i propri limiti e giungendo spesso a scontri molto accesi. In particolare, quando le cose hanno iniziato a non funzionare più come agli esordi. Non a caso, per rispondere alle continue domande circa il suo rapporto con Plant, Page ha spesso parlato di un vero e proprio matrimonio. Forse perché, se dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna, dietro a un grande chitarrista deve per forza esserci un grande cantante.
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garro' luca - jimmy page & robert plant
JIMMY PAGE & ROBERT PLANT
GARRO' LUCA.
Salvatore Pagano
Difficilmente mi spingo a dare consigli di pacchetti da mettere sotto l’albero di Natale che non siano dischi, ma stavolta dovrò fare un’eccezione dedicata agli amanti dei Led Zeppelin, per una lettura che vi appassionerà come il primo colpo di plettro sul riff di “Whole Lotta Love”.
Di recente HOEPLI ha pubblicato un libro che più che essere una biografia della “più grande rock band della storia” è un vero e proprio spaccato sulle vite dei due leader carismatici, Robert Plant e Jimmy Page, voce e chitarra (e menti) di questo straordinario gruppo musicale che in poco più di 10 anni ci ha regalato alcune tra le migliori incisioni della storia del Rock.
La cosa che fa ancora più piacere è che l’autore sia un italiano, il giornalista e critico musicale Luca Garrò, già autore e/o collaboratore di altri volumi su David Bowie, Freddie Mercury, Jimi Hendrix e Jim Morrison.
Il libro, difatti, fa parte di una collana di monografie che come una sorta di spinoff, o per meglio dire di approfondimenti, si legano a quell’opera principale che è La Storia del Rock di Ezio Guaitamacchi, da anni la guida di riferimento per chi vuole saperne di più sui decenni di evoluzione (o a volte involuzione…) di questo genere musicale.
In ogni volume abbiamo una prefazione scritta da un ospite speciale, in questo caso la scelta non poteva che cadere sul figlio del batterista John Bonham, Jason, che come scoprirete è stato in studio dietro una batteria – letteralmente – con i due miti del rock sin dalla sua infanzia, senza contare il suo ruolo nelle veci del padre per la famosa reunion della band all’O2 Arena londinese del 2007, quel Celebration Day che i fan aspettavano da decenni.
Page & Plant, coppia indissolubile, perfetta unione degli opposti per molti versi, una compensazione e un trarre vantaggio l’uno dall’altro che non molte volte si è visto in Musica. Certo, il paragone con altre grandi coppie del passato viene facile, ad iniziare da Mick Jagger e Keith Richards o da quella più famosa di tutte, Lennon&McCartney. D’altronde si potrebbe ben dire che gli Zep hanno rappresentato nel Rock ciò che i Beatles rappresentano nel genere pop (quello buono!).
Ma se nel caso di questi ultimi due si tratta forse di due strade parallele – entrambi musicisti, entrambi voci, entrambi compositori – che hanno contribuito sempre al 50% al concretizzarsi di un mito, nel caso dei due Zeppelin le strade si incrociano e sviano costantemente, sono come dei colori che si mischiano ma non si fondono mai, non creano insieme un nuovo pigmento, anzi, continuando sulla metafora pittorica sono probabilmente più vicini a un’opera di Pollock che alle precise linee di un pittore tradizionale.
Ciò che quindi viene fuori da questo libro è un ritratto di queste due figure fondamentali del rock, prima dal punto di vista umano che artistico.
Ciò che viene messo in luce è la loro interdipendenza, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte del libro. Anche perché, come premesso, questo non è un libro sui Led Zeppelin. Difatti, metà del volume è dedicato al periodo successivo ed è a mio parere forse quella più interessante.
Ovvio, non la più “eccitante”, perché a noi tutti luccicano gli occhi a pensare a quei dieci anni o poco più in cui gli Zep sconvolsero il mondo (e loro stessi). E, peraltro, non si tratta di un pedante elenco cronologico di accadimenti, benché poi chi ne avrà voglia potrà seguire lungo i bordi delle pagine anche un’indicazione di tal fatta.
È un vero e proprio racconto che indaga l’essenza della band e dei due uomini che la guidavano, le basi del mito che li ha sia preceduti che accompagnati e poi incasellati in un posto preciso dell’immaginario collettivo. Ma dietro il mito c’è sempre l’uomo, le sue ambizioni, le sue aspettative, le sue paure, le sue nobiltà d’animo e i suo errori e, talvolta, le malefatte.
Mi è piaciuto poi che Garrò abbia rimarcato quella che è probabilmente la vera data in cui si può porre la fine della band, almeno di quella che è entrata nel nostro suddetto immaginario. Che non corrisponde alla morte di John Bonham, ma a ben prima. Agli eccessi di Page, a un’incidente di Plant (che lo costrinse per un bel po’ su una sedia a rotelle, lo sapevate?) e poi alla morte del figlio di quest’ultimo.
Bonham non fu che l’ultimo colpo inferto a un corpo già molto debilitato, tant’è che la decisione di sciogliersi definitivamente fu più che rapida.
E da qui prende piede la seconda metà del libro, che punta i riflettori su un Page sempre più maledetto dal fantasma dei suoi amati Led Zeppelin – da cui non si libererà mai, neanche oggi – e un Plant, invece, che per molti anni legherà a quel periodo alcuni dei ricordi più tristi della sua esistenza, rifiutandosi di eseguire live per un bel po’ un qualsiasi brano della band (in particolare “Stairway to Heaven“).
Verrete così a conoscenza dei tanti tentativi di voltare pagina, di band che forse non ricordate o che i più giovani tra voi neanche conoscono, ma composte da musicisti a dir poco incredibili come quella che vide Page suonare la sua chitarra al fianco della potente voce di Paul Rodgers, ex frontman dei Free (e più di recente anche dei Queen… o “post-Queen” come volete…).
E poi le reunion. Da quella tragicomica del Live Aid, che ha segnato il punto più basso mai raggiunto dai Led Zeppelin, a quella in duo degli anni ’90 di ben altra caratura e con una sua ottima dignità artistica.
Perché nonostante tutto, nonostante la voglia di cambiare aria o quella di affermarsi ed essere ricordato anche per altro… beh, la dice lunga ciò che dice Robert Plant negli anni ’80 quando per la prima volta assiste a un concerto del suo amico ed ex compagno di band: “Ho pianto, ho pianto di cuore. Non faccio fatica ad ammetterlo. Quell’uomo mi manca disperatamente. Non ho mai capito quanto fosse bravo. In tutti quegli anni non mi ero mai seduto semplicemente in mezzo al pubblico a guardarlo suonare. È il Wagner della Telecaster“.
Non vi dirò altro, perché vi toglierei le mille sorprese che questo libro vi riserva. Ma voglio spendere anche qualche parola sulla sua realizzazione fisica, perché sono convinto che un’opera non sia solo fatta di ciò che contiene, ma anche del modo in cui viene presentata e resa fruibile.
Innanzitutto, per il suo costo si tratta di una stampa fatta su ottima carta lucida e spessa e che è stata piuttosto impassibile ai miei “maltrattamenti”. I colori sono vividi, l’impressione generale è di avere per la mani una pubblicazione destinata a perdurare negli anni dopo molte letture.
L’impaginazione è ottima, forse talvolta qualche colonnina di testo è un po’ stretta, per esigenze logiche da comprendere, e può dare una piccola scivolata alla fluidità di lettura, ma al contempo la scrittura è così, appunto, fluida da non far perdere mai il ritmo.
È uno di quei libri che potreste leggere in un giorno solo, perché capitolo dopo capitolo – la cui lunghezza è giusta, né corti né troppo lunghi – sarete inclini a continuare come fossero episodi in fila della vostra serie tv preferita.
Ottimi poi gli approfondimenti, che sono molti e racchiusi nei classici riquadri. Questi non sono dei meri “allunga-brodo” come spesso, ahimé, succede, ci tengo a dire che sono importanti tanto quanto i main topics.
In più, ho notato una certa facilità a interrompere la lettura anche in mezzo a un capitolo, ci sono dei punti chiave ben delineati su cui mettere il segno. Il che vi fa scegliere se leggere subito gli approfondimenti o in un momento successivo.
Insomma, in definitiva, non è un libro pomposo né un noioso elenco di fatti. E ci tengo a ringraziare l’autore Luca Garrò per aver usato una voce narrante equilibrata, che non si parla addosso, senza adottare una scrittura sgradevolmente edonistica (ed egoistica) che è la triste prassi di molti critici e/o recensori odierni.
La scrittura non è la protagonista, ma un comodo mezzo per scivolare nella vita di questa coppia di amici e artisti che hanno portato la musica Rock a livelli espressivi ancora oggi ineguagliati (benché qualcuno si diverta a farne maldestramente il verso…).
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Ancora oggi, a cinquant'anni dalla fondazione, ogni notizia riguardante i Led Zeppelin è in grado di catalizzare l'attenzione degli amanti del rock più di qualsiasi altra. Quasi come se la band fondata da Jimmy Page si fosse sciolta solo dopo il leggendario concerto del dicembre 2007 all'O2 Arena di Londra e non nel lontano 1980. Nonostante sia chiaro a tutti che la loro forza dirompente dipendesse dal contributo di ognuno dei quattro elementi che la componevano, nell'immaginario comune i meriti maggiori vanno invece divisi tra i due maggiori compositori della band. Le dinamiche del rapporto tra Jimmy Page e Robert Plant assomigliano terribilmente a quelle di altre celeberrime coppie compositive che hanno fatto grande la storia del rock. Come Lennon e McCartney, Mick Jagger e Keith Richards o Roger Waters e David Gilmour, anche Page e Plant, per lungo tempo hanno vissuto quasi in simbiosi, ognuno spingendo l'altro a superare i propri limiti e giungendo spesso a scontri molto accesi. In particolare, quando le cose hanno iniziato a non funzionare più come agli esordi. Non a caso, per rispondere alle continue domande circa il suo rapporto con Plant, Page ha spesso parlato di un vero e proprio matrimonio. Forse perché, se dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna, dietro a un grande chitarrista deve per forza esserci un grande cantante.







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Ho ricevuto un messaggio da mio fratello attraverso l’acqua
Sedeva ridendo mentre scriveva in vista della fine
Quindi ho detto addio a tutti i miei amici
E impacchettato le mie speranze in una scatola di fiammiferi
Perché so che è ora di volare


Jimmy Page & Robert Plant - Mountain View 1995 (2nd Source) **Master Series**
Here are the first 3 songs from Page & Plant, live at Shoreline Amphitheater in Mountain View, California on October 7, 1995.
Songs are Wanton Song, Ramble On, and Thank You.


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e stasera siamo qui..
e ci và di fare magie..
..and tonight we are here..
and we want to do magic..
What Is and What Should Never Be - Jimmy Page & Robert Plant.




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June 6th
Barcelona Sports Palace
Intro
Bring It On Home
Ramble On
Whole Lotta Love
No Quarter
Gallows Pole
Hurdy Gurdy Solo
When The Leeves Breaks
Yallah
Since I've Been Loving You
The Song Remains The Same
Dancing days
Calling To You
Four Sticks
In The Evening
Black Dog
Kashmir
Led Zeppelin Radio Forum presents - Jimmy Page & Robert Plant live in Barcelona 1995








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concerto a Istanbul il 5 marzo 1998
Jimmy Page & Robert Plant - Istanbul 1998 (day 1)
Jimmy Page & Robert Plant: March 5, 1998 (05-03-1998 / 1998-05-03 / 03-05-1998) - Bostanci Gösteri Merkezi (Bostanci Centre), Istanbul, Turkey...
SETLIST: Egyptian Intro, Wanton Song, Bring It On Home, Heartbreaker, Ramble On, Walking Into Clarksdale, No Quarter, GTC, Tangerine, Gallows Pole, Burning Up, BIGLY, How Many More Times (incl. In The Light), Most High, Whole Lotta Love, Thank You, Rock And Roll
THE BAND:
Jimmy Page - lead guitar
Robert Plant - vocals
Michael Lee - drums
Charlie Jones - bass
Philip Andrews - keyboards and mandolin
La prima metà di questa registrazione (fino a 54:50) è del giorno 1 e la seconda metà è del giorno 2. (L'altro CD del giorno 1 ha il problema inverso). (L'altro CD del giorno 1 ha il problema inverso). Grazie per il caricamento 🙂
Jimmy Page & Robert Plant - Istanbul 1998 (day 2)
La prima metà di questa registrazione (fino a 54:50) è del giorno 1 e la seconda metà è del giorno 2. (L'altro CD del giorno 1 ha il problema inverso). (L'altro CD del giorno 1 ha il problema inverso). Grazie per il caricamento 🙂




 


Davvero, i Led Zeppelin erano Jimmy. Io ero una grande spalla. Lui era molto... c'è una parola, non 'colpevole', ma sicuramente aveva una visione premeditata dell'intera faccenda. Anche se con i miei testi e alcune mie melodie la cosa ha preso una direzione per la quale forse non era pronto... un paio di volte, più tardi, quando sono diventato più sicuro di me, forse gli ho fatto cambiare idea... ma il ruolo principale era suo. I rischi erano suoi. I rischi lo hanno reso memorabile. Senza Jimmy non sarebbe stato bello. Quando si parla di quanto siano bravi gli altri chitarristi, si parla di come suonano all'interno delle strutture accettate del chitarrismo contemporaneo, da cui Pagey si discosta molto. Suona da un'altra parte. Mi piace pensare che sia... un po' a sinistra del paradiso" - Robert Plant su Jimmy Page
Really, Led Zeppelin was Jimmy. I was a great foil. He was very much...there’s a word, not ‘perpetrator’, but definitely he had a premeditated view of the whole thing. Even though with my lyrics and some of my melodies it took off in directions he might not have been ready for ... a couple of times later on, when I got more confident I might have turned his head around a little.. but the big role was his. The risks were his. The risks made it memorable. Without Jimmy it would have been no good. When people talk about how good other guitarists are, they are talking about how they play within the accepted structures of contemporary guitar playing, which Pagey plays miles outside of. He plays from somewhere else. I like to think of it as... a little left of heaven” — Robert Plant on Jimmy Page
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.io credo che chi è amante..chi ama quello che hanno sviluppato, espresso,aggrovigliato,costruito,ristrutturato..quello che emotivamente ci attorciglia le budella..sappia prendere bene le parole di Robert..noi qui tutti vediamo "le vette" e le consacriamo, e non solo noi comuni mortali, e ci accorgiamo di quello che hanno costruito a volte le spiegazioni non possono bastare..è il sentirsi a pelle l'architrave di una epopea..loro erano non costruzioni predefinite..riuscivano a destrutturarsi per poi ristrutturarsi con un batter di ciglia..loro sapevano quello di cui erano fatti..una molecola di stratosfera pura..insieme di energia in continuo movimento e sviluppo..un abbraccio


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"C'è sempre stato qualcosa di molto suggestivo in questa zona in cui sono cresciuto. Sono sempre stato il più possibile immerso nel mondo. Ho una storia d'amore con il Marocco, in particolare con il Marocco meridionale. E la Hill Country del Texas, dell'Oregon e del Montana. Mi sembra che tutto riguardi questa grande vastità della distesa dove ci sono così poche persone".
"['When the Levee Breaks'] è una registrazione assolutamente straordinaria. John suona un groove così sexy, ridicolmente rilassato e trattenuto che ci ha fatto guadagnare un sacco - di crediti quando a volte eravamo i ragazzi in testa alla band e ci comportavamo in modo un po' civettuolo. Ma continuo a pensare a lui che suona su "Achilles Last Stand". Bastava ascoltare quello che facevano quei tre ragazzi in studio. Ascoltate Jonesy con il basso Alembic a otto corde. E l'assolo di Jimmy? È davvero, davvero eccezionale. A volte dovevo prendere della supercolla e attaccarmi al nastro in qualche modo con un controcanto, perché era implacabile. Non c'era quasi modo di scrivere qualcosa e renderlo una performance vocale insieme all'incredibile strumentazione. Non c'era molto da fare per me, se non quello che ho finito per fare".
"Ho sempre trascorso del tempo in Nord Africa. Mi siedo da qualche parte all'ombra e ascolto la vita che passa. Ascolto i musicisti che si muovono nei caffè. I suonatori di periferia che suonano una sorta di piatto rovesciato che fanno rimbalzare sulle ginocchia e suonano con la tastiera rivolta verso l'osservatore. È un altro modo di fare tutto. Mi ci sono appassionato sempre di più. Dalle mie avventure nel 1971 e nel 1972, ho convinto Jimmy a venire nel sud del Marocco per lavorare su "Kashmir". Con 'Embrace Another Fall' ho riportato a casa tutto quanto, perché ho preso elementi di tutto ciò che amavo e di quel viaggio".












"C'è sempre stato qualcosa di molto suggestivo in questa zona in cui sono cresciuto. Sono sempre stato il più possibile immerso nel mondo. Ho una storia d'amore con il Marocco, in particolare con il Marocco meridionale. E la Hill Country del Texas, dell'Oregon e del Montana. Mi sembra che tutto riguardi questa grande vastità della distesa dove ci sono così poche persone".
"['When the Levee Breaks'] è una registrazione assolutamente straordinaria. John suona un groove così sexy, ridicolmente rilassato e trattenuto che ci ha fatto guadagnare un sacco - di crediti quando a volte eravamo i ragazzi in testa alla band e ci comportavamo in modo un po' civettuolo. Ma continuo a pensare a lui che suona su "Achilles Last Stand". Bastava ascoltare quello che facevano quei tre ragazzi in studio. Ascoltate Jonesy con il basso Alembic a otto corde. E l'assolo di Jimmy? È davvero, davvero eccezionale. A volte dovevo prendere della supercolla e attaccarmi al nastro in qualche modo con un controcanto, perché era implacabile. Non c'era quasi modo di scrivere qualcosa e renderlo una performance vocale insieme all'incredibile strumentazione. Non c'era molto da fare per me, se non quello che ho finito per fare".
"Ho sempre trascorso del tempo in Nord Africa. Mi siedo da qualche parte all'ombra e ascolto la vita che passa. Ascolto i musicisti che si muovono nei caffè. I suonatori di periferia che suonano una sorta di piatto rovesciato che fanno rimbalzare sulle ginocchia e suonano con la tastiera rivolta verso l'osservatore. È un altro modo di fare tutto. Mi ci sono appassionato sempre di più. Dalle mie avventure nel 1971 e nel 1972, ho convinto Jimmy a venire nel sud del Marocco per lavorare su "Kashmir". Con 'Embrace Another Fall' ho riportato a casa tutto quanto, perché ho preso elementi di tutto ciò che amavo e di quel viaggio".

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Robert Plant's heartfelt and wonderful tribute to Jimmy Page as Jimmy receives the Living Legend award at the Classic Rock Awards 2007.
Il sentito e meraviglioso tributo di Robert Plant a Jimmy Page mentre Jimmy riceve il premio Living Legend ai Classic Rock Awards 2007.
Robert Plant: Jimmy Page


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Jimmy Page & Robert Plant live at America West Arena, Phoenix, AZ on September 24, 1998.

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in questo giorno, nel 1996, Page e Plant hanno suonato a San Paolo, come protagonista dell'Hollywood Rock Festival 🇧🇷
Stavamo eseguendo il nostro set Unledded, con le orchestre e Hurdy Gurdy, ricevuto con il tipico entusiasmo brasiliano. I Black Crowe sono anche apparsi a questo festival, oltre a Supergrass, White Zombie, Smashing Pumpkins, Urge Overkill, Steel Pulse e Aswad.
La serie di festival di Hollywood Rock avvenuti nel corso di diversi anni stava presto per andare in fiamme, poiché gli sponsor erano le sigarette Hollywood.

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Jimmy Page & Robert Plant
Thursday, October 26, 1995
Madison Square Garden, New York City, New York, USA
The Holy Trinity
Immigrant Song/The Wanton Song
Bring It on Home
Heartbreaker
What Is and What Should Never Be
No Quarter
That’s the Way
Laride
Gallows Pole
Since I’ve Been Loving You
The Song Remains the Same
Going to California
Babe, I’m Gonna Leave You
Whole Lotta Love
Four Sticks
In the Evening
Black Dog
Kashmir
Jimmy Page & Robert Plant - Austin, TX March 13, 1995 **Master Series TEP**


Jimmy Page & Robert Plant - Luneburg, Germany 1995


..quando recitare versi è una apoteosi!!
Jimmy Page & Robert Plant - Hartford, CT 1995 (Black Dog)
Stairway denied!!! A great version of Black Dog recored live in Hartford, CT 10/21/95
Page & Plant - Live in Hartford, CT (Oct. 21st, 1995)
0:00 Egyptian Intro
2:09 Immigrant Song/The Wanton Song
5:48 Heartbreaker
10:39 What Is and What Should Never Be
16:21 Thank You
24:30 No Quarter
31:21 Hey Hey What Can I Do
35:52 Hurdy Gurdy Solo
40:03 Gallows Pole
44:46 Since I've Been Loving You
54:16 The Song Remains the Same
1:00:39 Going to California
1:05:42 Babe I'm Gonna Leave You
1:14:12 Whole Lotta Love/Dazed and Confused
1:33:36 Dancing Days
1:38:49 In The Evening/Carouselambra
1:54:17 Black Dog
1:59:38 Kashmir


Jimmy Page & Robert Plant - Glastonbury Full Concert
Page & Plant Glastonbury Festival, June 25th 1995


Jimmy Page & Robert Plant - When The Levee Breaks at USAir Arena 3/23/1995



Jimmy Page & Robert Plant - Dancing Days at USAir Arena 3/22/1995



Page/Plant at USAir Arena 1995 2nd


Live 1995.02.28 Atlanta, Georgia.
Page & Plant - Achilles Last Stand (Live)



Live At WDR Rockpalast / Bizarre Festival, August 98, Köln
una serata piovosa..
ma come intensa era la pioggia..intensa è stata questa loro performance..tutto il concerto è stato memorabile..
nessuno si è risparmiato..
bagnati come pulcini, sudati, saltellanti.grintosi..intensi
Jimmy Page, guitar
Robert Plant, vocals
Charlie Jones, bass
Michael Lee, drums
Philip Andrews, keyboards
Page & Plant - How Many More Times
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PAGE & PLANT -- FULL CONCERT 1998


Led Zeppelin - Achilles Last Stand (Live in Los Angeles 1977)

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