QUANDO RSCHIAI LA VITA PER PAGE & PLANT
Vidi Robert Plant e Jimmy Page di nuovo insieme per caso in televisione. Era il 1995 e doveva essere su MTV. Non solo erano insieme, apparivano anche fisicamente in forma, entrambi con i capelli lunghi. Page mi parve ringiovanito. E soprattutto stavano suonando con foga un pezzo dei Led Zepelin. Four Sticks. Brano così chiamato perché il compianto John Bonham lo suonava utilizzando quattro bacchette, due per ciascuna mano, creando un ritmo rutilante, mentre la canzone era pervasa di umori orientali avvolti da suggestive orchestrazioni. Che cos’era? Facevano anche altri pezzi? All’epoca non si avevano i mezzi di comunicazione di oggi, niente computer, niente YouTube né telefonini. Non si sapeva niente in tempo utile. Poi vidi altri brani eseguiti da loro, forse uno speciale dedicato a questo nuovo progetto, e registrai tutto su videocassette. Infine uscì quella ufficiale, intitolata “No Quarter Unledded” e il relativo CD. In effetti suonavano quasi esclusivamente brani dei Led Zeppelin, con nuovi arrangiamenti o simili agli originali. Preferivo le riprese effettuate in uno studio televisivo, tra drappeggi azzurri e davanti poche persone rispetto a quelle all’aperto, in Marocco o altrove. Jimmy Page con quella camicia azzurra e i capelli ricci neri sulle spalle mi piaceva. E poi era di nuovo capace di suonare. L’ultima volta l’avevo visto sempre in TV per i 40 anni dell’Atlantic nel 1988. E sembrava rigido, le dita non fluenti, quasi bloccate durante l’assolo di Heartbreaker.Adesso no, e le versioni di Since I’ve Been Loving You e Kashmir, rispettivamente con orchestra inglese ed egiziana, erano da brividi. In qualche modo seppi che a giugno avrebbero suonato a Milano e decisi che sarei andato. In quegli anni partivo sempre dalla Sicilia per vedere concerti, spesso da solo, senza neanche preoccuparmi di sapere dove avrei dormito dopo. Questa volta trovai sia un amico a farmi compagnia che il posto dove pernottare dopo lo spettacolo. Casa di sua sorella a Milano per motivi di studio o lavoro.
Arrivammo da lei e ci organizzammo. Anche la sorella sarebbe venuta con noi e mi spiegarono come ritrovare la base qualora ci fossimo persi di vista dopo il concerto. Niente telefonini per tenersi in contatto, a quei tempi. Finalmente arrivammo sul posto. Page & Plant si sarebbero esibiti nell’ambito di un festival chiamato Sonoria, che prevedeva anche tanti altri artisti più o meno famosi suonare su diversi palchi per tutto il giorno. Fuori vendono magliette di Page &Plant e dei Led Zeppelin indistintamente. Ne presi due. Entrai con il mio amico e dopo poco tempo l’avevo già perso, mentre guadagnavo una buona posizione vicino al palco. Niente sedie, tutti in piedi. Come avrei appreso in seguito durante quel tour gli show cominciavano sempre con Jimmy Page che dava le spalle al pubblico durante le prime, implacabili battute di Immigrant Song, per poi voltarsi di scatto quando il brano passava in Mi maggiore, per collegarsi subito a The Wanton Song. Questo è quanto avvenne anche a Milano il 10 giugno del 1995. Ma in quell’occasione non tutto filò liscio. Aveva cominciato a piovere poco prima che iniziassero a suonare Page & Plant. Dopo di loro su quel palco sarebbero saliti i Cure, e prima si era esibito senza problemi Terence Trent D’Arbi. Su altri palchi più piccoli si erano visti Mario Venuti e i CCCP.
Non appena sul palco più grande comparvero Robert Plant e Jimmy Page la gente impazzì. Solo perché li stava vedendo dal vivo, senza neanche che avessero iniziato a suonare. Plant indossava una casacca arancione e nera e portava i capelli sciolti, ancora lunghi e biondi. Page si aggirava per il palco con una lucida camicia arancione e capelli ricci e neri, con la Les Paul a tracolla. Ancora non cominciavano, non erano pronti, e già cominciava a piovere, prima piano e poi sempre più forte. Sotto i piedi del pubblico non esisteva un pavimento di qualsiasi tipo, ma solo terra in attesa di trasformarsi in fango. E fu quel che avvenne proprio mentre la musica esplodeva. L’assalto micidiale diImmigrant Song mandò in delirio tutti i presenti, soprattutto i ragazzi stipati sotto al palco. E avvenne qualcosa di singolare, inspiegabile. La marea umana cominciò a fluttuare. Prima lentamente verso sinistra, poi altrettanto lentamente verso destra. In continuazione e senza accennare a smettere. Ogni persona, me compreso, si sentiva schiacciata ora da un lato e ora dall’altro, senza riuscire a stabilizzarsi con i piedi per terra, dal momento che il fango diventava sempre più scivoloso. Molti gridavano o lanciavano bestemmie rimproverando non si sa chi e per che cosa. Altri urlavano perché terrorizzati. Le ragazze cominciarono a svenire e ad essere portate fuori sollevate a braccia. Altri, compreso il sottoscritto, rinunciarono ai posti migliori che avevano conquistato, preferendo arretrare per salvarsi la vita piuttosto che scivolare e rimanere schiacciati dalla folla. Io lasciai la mia buona posizione mentre risuonavano le note di Since I’ve Been Loving You. Gli impermeabili di cellophane colorato venduti sul posto si dissolvevano con il semplice strofinarsi gli uni contro gli altri. Così anche il mio, dissolto nel nulla. E tutto questo proprio mentre l’aria risuonava delle note di Heartbreaker e Thank You. E di pezzi inaspettati quali Dancing Days. Jimmy Page sollevò in alto la mitica doppio manico rossa perThe Song Remains The Same e per un attimo pensai che forse ne era valsa la pena solo per quello. Robert Plant si disse dispiaciuto per la pioggia che non smetteva di cadere. Trattandosi di un festival e non di un loro concerto, avevano anche meno tempo a disposizione e non suonarono né Whole Lotta Love né Kashmir, chiudendo invece lo spettacolo con In The Evening. Dopo di loro fu la volta dei Cure, e dunque Porl Thompson suonò con entrambi i gruppi.
A Sonoria accadde un fatto singolare. Tutti o quasi avevano visto Page e Plant ad Mtv o nella VHS già in vendita. In TV avevo visto Jimmy con una bella cascata di riccioli neri. Ma a quel festival, tra pioggia e vento, i capelli gli si sollevavano rivelando intere parti di cranio scoperto. I riccioli in certi punti erano solo appoggiati. Che fosse una chioma tinta si era già intuito per il fatto che sulla videocassetta di No Quarter era completamente nera, mentre al festival di Knebworth del 1990, quando era stato ospite di Robert Plant per qualche pezzo degli Zeppelin, era comparso in con qualche capello bianco. Ma non immaginavo che in certi punti fosse addirittura calvo. Mi rifugiai in uno stand che vendeva birre per asciugarmi, mi feci scattare una foto che mi vedeva con una delle magliette acquistate avvolta attorno alla testa e seguii il resto del concerto da lontano, scattando qualche foto. Questa era la setlist di Milano: Immigrant Song, The Wanton Song, Bring it on Home, Heartbreaker, Black Dog, Thank You, No Quarter, Gallows Pole, Hurdy Gurdy Solo, The Truth Explodes, Since I’ve Beeen Loving You, The Song Remains the Same, Calling To You, Dancing Days, Four Sticks e In The Evening.
Cercai invano i miei amici e durante lo show dei Cure scivolai nel fango dando un’altra pennellata di colore al mio aspetto. Continuava a piovigginare mentre uscivo dall’area del festival e presi un autobus per tornare alla base, ricordandomi se non altro la zona. Dove fosse esattamente quell’appartamento no. Camminavo guardando le vetrine accese di negozi ed uffici, stanco e bagnato, e mi ritrovai a pensare quanto avrei desiderato poterci entrare dentro per sdraiarmi sul pavimento e riposare all’asciutto. Avevo ormai raggiunto l’isolato giusto, ma non riuscivo a trovare la porta d’ingresso, il numero civico. Essendo ormai stremato e ancora sotto la pioggia, mi decisi a chiamare il fratello del mio amico, che conoscevo bene, perché mi comunicasse il maledetto numero civico. Non volevo disturbare ad ora tarda, avevo addosso la rabbia e il disappunto di sapere di essere ad un passo dalla meta, ma non ne potevo più. Così ricevetti l’agognata informazione e poco dopo salivo per le scale del punto base ed aprivo la porta, lasciata non chiusa a chiave per me. Dentro scorgo subito le scarpe infangate degli altri e un letto per me che è come un sogno che si realizza.
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"Perché la mia vita deve essere sempre in salita, Lloyd?"
"Più alti sono gli obiettivi, più aspra è la salita per raggiungerli, sir"
"Sarà... ma per alcuni mi sembra sia tutto così semplice"
"Capita solitamente a chi viene calato dall'alto, sir"
"E noi?"
"Questa è tutta fatica da fare, Lloyd"
"No, sir. Sono soddisfazioni da conquistare"
...una scala..per il Paradiso..non importa quale, ognuno di noi ha "quel paradiso" dentro..
basta guardare bene e averne cura..
Jimmy Page & Robert Plant - Stairway To Heaven live on Japan TV 1994
..adoro lo sguardo di Robert..un pò incredulo e un pò birichino..
"certo che il giappone è proprio difficile!!!!!"..
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No Quarter: La reunion dei Led Zeppelin che non c'era
Metti Jimmy Page e Robert Plant in una stanza con un gruppo di musicisti marocchini e cosa ottieni? Un glorioso aggiornamento senza guida dell'eredità dei Led Zeppelin, ecco cosa
Nella primavera del 1994, Jimmy Page e Robert Plant hanno visitato Marrakech in Marocco per suonare con musicisti locali nella piazza della città vecchia, Jemaa El-Fnaa. La collaborazione è stata registrata e una parte è stata utilizzata per l' album e il video/DVD No Quarter: Unledded della coppia .
È improbabile che le nuove canzoni che hanno suonato – City Don't Cry e Wah Wah – usurpassero Whole Lotta Love o Black Dog , ma una jam acustica con batteristi marocchini e suonatori di guembri (un liuto basso) ha mostrato la volontà di Page e Plant di sperimentare e provare qualcosa di nuovo.
Più tardi, dopo il tramonto, il duo è tornato per eseguire un'altra nuova canzone. Questa volta, però, erano Plant, Page, una chitarra elettrica, un loop di batteria e un sacco di elettricità. La performance filmata di quella canzone, Yallah (in seguito ribattezzata The Truth Explodes ) cattura la natura contraddittoria di No Quarter ; vale a dire che Page e Plant non hanno mai suonato meglio di quando sono stati collegati.
Page tira fuori un grosso brutto riff e per un attimo si fa spavalda per la piazza come se fosse il palco del Madison Square Garden nel 1972. Nel frattempo, Plant fa il broncio e si lamenta e fa quella sua danza semaforica con il segnale della mano, come un poliziotto con una parrucca da donna che dirige traffico.
La telecamera fa regolarmente una panoramica delle due rockstar che fanno spettacolo al piccolo pubblico che si è radunato intorno a loro: un bambino si porta le mani sulle orecchie scioccato; un veterano sorridente suona la chitarra ad aria, su filmati di uomini in kefiah e donne in hijab. L'unica cosa che manca è una foto stock di un cammello. No, corretto, le uniche cose che mancano sono John Paul Jones e John Bonham .
Ma 13 anni prima del concerto di reunion dei Led Zeppelin , Page & Plant era buono come lo è stato. E quando era buono, era molto buono.
Nel 1994, Robert Plant aveva trascorso più di 10 anni a fare musica che si sforzava troppo di non suonare come i Led Zeppelin . Jimmy Page, nel frattempo, aveva appena registrato un album di hard rock turbolento e gonfio con il cantante David Coverdale . Tutti volevano che Page e Plant facessero un disco insieme.
Alla fine di novembre '93, Page, in viaggio per esibirsi con Coverdale in Giappone, si fermò a Boston dove Plant stava suonando due sere all'Orpheum Theatre. Page ha affermato che il cantante sapeva che stava arrivando; Plant ha detto maliziosamente che si era presentato senza preavviso.
In effetti, l'allora manager di Plant, Bill Curbishley, e Dave Bates, A&R man della sua etichetta, avevano aiutato a mediare un riavvicinamento. L'onestà e i persistenti risentimenti tra i due musicisti sono rimasti, ma sono passati in secondo piano mentre Page e Plant pensavano di lavorare di nuovo insieme.
Quando a Plant è stato chiesto di registrare uno spettacolo per la serie Unplugged di MTV , ha accettato di farlo con Page. "Anche se ho un po' di problemi con il mio ego", ha spiegato il cantante, "sarebbe un po' ridicolo provare a prendere tutta la gloria per tutte quelle canzoni [dei Led Zeppelin]".
Ha detto a Rolling Stone : “Era ovvio che avrei potuto dire: 'Bene, vaffanculo, comunque MTV non mi piace. Non mi prendi in giro perché sono troppo vecchio, quindi perché iniziare a preoccuparti per me adesso?' Oppure potrei pensare a come collaborare con l'unico tizio che sapeva da dove venivo e vedere se non potevamo andare avanti".
Il duo aveva un avvertimento: che lo spettacolo non sarebbe stato affatto "scollegato". Avrebbero rielaborato le canzoni del catalogo Zeppelin, alcune delle quali sarebbero state ampiamente acustiche e non avrebbero suonato solo "i successi". L'ultimo album solista di Plant, Fate Of Nations del 1993 , conteneva alcuni di ciò che chiamava "la cosa marocchina", e voleva esplorare ulteriormente quell'influenza.
Un'altra fonte di ispirazione è stato un viaggio che Page e Plant avevano fatto in India nel 1972 , dove avevano ottenuto, nelle parole di Plant, "cablati dalle nostre facce" e registrato versioni dei brani dei Led Zeppelin Four Sticks and Friends con la Bombay Symphony Orchestra.
Naturalmente, la domanda che la maggior parte delle persone si è posta immediatamente è stata: dov'era John Paul Jones? Plant ha detto in modo irriverente a un giornalista in una conferenza stampa: "John Paul sta parcheggiando l'auto". Ma sembrava che Robert e Jimmy dovessero riabituarsi l'uno all'altro e semplicemente non potessero gestire un terzo ego.
Inoltre, il coinvolgimento di Jones l'avrebbe resa quasi una reunion dei Led Zeppelin – e Plant, in particolare, non lo voleva. "Non è niente di personale", insistette Plant. Ma era difficile non pensare diversamente. "Non ho mai veramente capito perché hanno fatto quello che hanno fatto", ha osservato Jones, specialmente quando hanno chiamato l'album No Quarter , dopo la sua canzone caratteristica.
Nel febbraio del '94, Page e Plant erano in una sala prove a King's Cross a Londra, suonando su loop di batteria di ispirazione nordafricana registrati per loro dal compositore francese Martin Meissonnier. Poco dopo, Plant ha portato il batterista Michael Lee e il bassista (e genero di Plant) Charlie Jones dalla sua band solista.
Ad aprile il quattro pezzi ha suonato in un concerto commemorativo per il bluesman Alexis Korner a Buxton, nel Derbyshire. Ma è stato dopo il viaggio in Marocco, e con l'arrivo dell'arrangiatore Hossam Ramzy e del suo ensemble egiziano di archi e percussionisti, che Page e Plant hanno trasformato la loro idea in realtà.
Alla fine, No Quarter: Unledded includeva tre canzoni registrate a Marrakech ( City Don't Cry , Wah Wah , Yallah ), due in Galles ( No Quarter , Nobody's Fault But Mine ) e il resto, inclusa un'altra nuova canzone, Wonderful One , registrato davanti a un pubblico invitato agli studi della London Weekend Television a Londra per due sere ad agosto.
La rielaborazione da parte di Page e Plant di Nobody's Fault But Mine e No Quarter sono stati gli Unledded più vicini a essere scollegati. Insieme alla loro band di supporto e altri musicisti, tra cui il suonatore di ghironda Nigel Eaton e l'ex chitarrista dei Cure Porl Thompson al banjo, hanno reinventato Nobody's Fault come una sorta di canzone popolare medievale con l'aggiunta di droni psichedelici. È stato davvero ispirato.
Per No Quarter il duo si è esibito appollaiato su sgabelli nel mezzo di un bosco gallese. Page strimpellava una chitarra acustica, mentre Plant cantava e "trattava" la sua voce con un'unità di effetti in grembo. A differenza dell'originale Led Zeppelin, non c'era una tastiera da ascoltare da nessuna parte.
Per Jimmy Page, l'originalità e l'imprevedibilità di questi nuovi arrangiamenti faceva parte del fascino. "Con i Led Zeppelin improvvisavamo ogni notte e correvamo rischi", ha detto. "Altrimenti è nota per nota perfetta ogni sera, ed è noioso."
Per il concerto in studio Page e Plant sono stati raggiunti dalla band di supporto, dalla ghironda e dai suonatori di banjo, e anche dall'Egyptian Ensemble e dalla London Metropolitan Orchestra in alcune delle canzoni.
Hossam Ramzy in seguito ha ammesso che le prove per lo spettacolo erano state difficili, poiché i suonatori d'archi egiziani hanno lottato per trovare il loro posto in questa musica sconosciuta. Ramzy era preoccupato che il suono di una rock band con archi arabe fosse troppo ricco, "come troppi falafel nel piatto", come ha detto al biografo degli Zeppelin Barney Hoskyns.
"Il fatto è che deve prendere a calci in culo", ha insistito Plant. "Non può essere come il maledetto Moody Blues."
Non lo era. Invece l'ensemble ha aggiunto dei favolosi bordi spinati alle nuove interpretazioni di Friends e Four Sticks .
Dopo lo spettacolo della reunion dei Led Zeppelin nel 2007, è facile dimenticare quale grande evento fosse No Quarter in quel momento. Coca-Cola, Pepsi e Am-Ex erano solo tre dei giganti aziendali che si sono offerti di sponsorizzare l'evento. Sono stati tutti respinti. Ma poiché è stato un evento così grande, alcuni dei momenti migliori in No Quarter sono stati quando la band ha suonato da sola, come in Thank You , That's The Way e What Is And What Should Never Be , semplicemente perché questo era il più vicino possibile vedere e ascoltare i Led Zeppelin nel 1994.
Tuttavia, né Page, che aveva appena compiuto 50 anni, né il 46enne Plant volevano diventare il loro atto tributo. No Quarter ha bilanciato la nostalgia con nuovi arrangiamenti audaci e spesso belli. Avere la co-cantante indiana (e che presto diventerà la fidanzata di Plant) Najma Akhtar in The Battle Of Evermore (in sostituzione del compianto Sandy Denny che ha cantato nell'originale Zep) è stata una decisione ispirata; la London Metropolitan Orchestra completava perfettamente The Rain Song (rimasto fuori dall'uscita dell'album originale ma giustamente incluso nella ristampa del 2004), mentre l'Orchestra e gli archi in picchiata dell'Ensemble aggiungevano un brivido minaccioso al più vicino, Kashmir . E se una canzone degli Zeppelin era stata costruita per questo tipo di arrangiamento drammatico, lo eraKashmir .
No Quarter: Unledded , trasmesso nell'ottobre '94, ha ottenuto i voti più alti di qualsiasi programma di MTV Unplugged . Poco dopo, Page e Plant hanno portato la loro famiglia musicale allargata in viaggio. Ma la successiva collaborazione del duo, Walking Into Clarksdale del 1998 , è tornata al formato della band ed è stata stranamente poco eccitante.
Appena un anno dopo, Page era in tournée con i Black Crowes e Plant si era messo di nuovo in proprio. Il suo prossimo album solista di materiale originale, Mighty ReArranger del 2005, ha fatto cenno a No Quarter fondendo influenze rock e world music.
Inevitabilmente, la reunion degli Zeppelin del 2007 ha oscurato il ritorno a metà degli anni '90. Gli anni '80 e '90, con gli incerti dischi da solista della coppia e la confusa performance degli Zeppelin al Live Aid , sono stati screditati e persino dimenticati. Il che è ingiusto. Come lo spettacolo della O2 Arena, l'esibizione di Page e Plant su MTV ha offerto un'allettante assaggio di ciò che avrebbe potuto essere.
"Non importa quanto io e Jimmy ci allontaniamo, sappiamo che possiamo fare affidamento l'uno sull'altro per portare la musica in un luogo in cui nessuno è stato", ha detto Robert Plant all'epoca. No Quarter: Unledded ne rimane la prova.
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𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐡𝐚 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐫𝐢𝐦𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐞 𝐫𝐚𝐦𝐦𝐚𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐥𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐥𝐢𝐯𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐥𝐞𝐧𝐝𝐨𝐫𝐞..𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐩𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐬𝐞 ..𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐬𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚..𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐞 𝐮𝐧 𝐯𝐮𝐨𝐭𝐨..𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐥𝐮𝐢..𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐨..𝐮𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐡𝐢𝐮𝐬𝐨..𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐞 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚....𝐚𝐝 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐡𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐥𝐢𝐯𝐞 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝟓𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐦𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐭𝐚𝐬𝐢..𝐭𝐞 𝐧𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐢 𝐥𝐢̀ 𝐢𝐦𝐩𝐢𝐞𝐭𝐫𝐢𝐭𝐚, 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐥𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐜𝐚𝐬𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 ..𝐭𝐮,𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐚𝐬𝐨, 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐚𝐯𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐧𝐮𝐯𝐨𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐝𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐢...𝐚𝐝 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐧𝐞 𝐯𝐨𝐫𝐫𝐞𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞..
Carlo Verdone e l’amore per i Led Zeppelin: ricordo di quell’intervista con Robert Plant e Jimmy Page
Il rock e Carlo Verdone, un binomio fantastico e travolgente.
Paffutello, affabile, calvo, con un sorriso dolce e amabile, non esattamente l’archetipo del metallaro modello, capellone, brutto, sporco e cattivo. Ovviamente si gioca sui preconcetti e sui pregiudizi, sulla forma (tanta) e sulla sostanza (poca) dell’identikit ideale del rocker. Facciamoci due risate. Ridiamo di noi stessi, che male non fa. Chi scrive, peraltro, è un metallaro trentatreenne nel pieno della forma, ancora esaltato per band come Sepultura, Carcass e Motorhead, invasato quando ascolta i Pantera e gli Iron Maiden, commosso se si imbatte in un brano dei Faith No More o dei Blind Guardian, ma anche sedotto e abbandonato da una lunga chioma fluida. Anche la vista e la forma fisica ne hanno risentito. Gli occhiali sopra al naso e i primi accenni di pancetta sotto la maglia sono lì a testimoniarlo.
Ad ogni modo, Carlo Verdone è molto più rocker di quanto noi stessi possiamo immaginare e avremmo immaginato. A cominciare da quell’ardore sfrenato per la batteria, amata grazie alle spedizioni a Siena in compagnia del padre per assistere al Palio. La, tra bandiere sventolanti e accompagnamenti di tamburi, scoppiò il colpo di fulmine per lo strumento. L’attore e regista romano possiede più di 22.000 vinili, e della sua collezione va fierissimo. “Sono fan delle grandi rockstar, come Jimmy Page che ho intervistato a Milano. Mi ha regalato una foto autografata (che ha messo sotto vetro, oltretutto, ndr). Anche Robert Plant ho incontrato, è stato molto gentile con me“.
Non stupisce, infatti, il dialogo di Ivano e Jessica, parzialmente identificativo della passione dell’attore romano verso il genere. Megadeth, Santana e Pearl Jam, tre mostri sacri, colonne portanti delle varie sfumature del rock. E poi ci sono loro, i Led Zeppelin, forse la band più amata e idolatrata da Verdone.
“Intervistarli fu una grande emozione. Mi concessero 40 minuti, agli altri 10/15 minuti, forse perché avevo preparato domande non da giornalista. Ed erano sorpresi che un attore- regista fosse così appassionato. Mi impressionò l’altezza di entrambi e le dita lunghe e fini di Page: sembravano le dita lunghe di un bambino. Furono gentili, e generosi verso alcuni colleghi, in particolare verso Gary Moore, e mi ripeterono che senza Muddy Waters sarebbe successo assai poco. Rimproverai scherzosamente Page di non avermi concesso “Don’t Leave Me This Way” nell’album con David Coverdale: quest’ultimo fu gentile e mi diede l’ok, ma Jimmy Page no. Fece ricadere la colpa sul suo editore e mi diede numeri di telefono e indirizzi vari per chiedergli suoi brani. Una volta gli scrissi: mi rispose, fu molto signore, erano solo complimenti e saluti”.
“Led Zeppelin II mi ha sconvolto“, disse nel corso della trasmissione I Miei Vinili su Rai Tre. “Già il primo mi era già piaciuto moltissimo. Plant lo trovavo stranissimo ma mi piaceva tanto, Bonham mi piaceva, ma soprattutto Jimmy Page. Ho comprato il secondo album. Appena è partito il disco sono rimasto sconvolto. Quando ho bisogno di di energia metto ‘Whola Lotta Love‘ e…chi la batte? Energia pura. Il distorsore di Page era nuovo, potente. Questo brano riassume, secondo me, quello che sono stati i Led Zeppelin. Stessa cosa detta anche da Jimmy Page“.
C’è la gran voce, portata al massimo, di Robert Plant, un assolo di batteria di John Bonham e un lavorone di John Paul Jones. Bonham è stato il più grande batterista rock del mondo, e resterà tale. Io ho visto praticamente quasi tutti i rock più importanti del mondo, solo loro non li ho visti. E questa rimane una macchia. Resterà una macchia“.
Una delle cose di cui va più fiero è “Led Zeppelin III” autografato da Jimmy Page. Come raccontato sulle pagine del Corriere della Sera, “una volta mi rubarono il Led Zeppelin 3, che mio padre mi aveva portato dalla Francia con una copertina diversa. L’ho ritrovato su Facebook, ho cercato di ricomprarlo ma il proprietario si è inalberato, ho lasciato perdere“.
“Una Band come i Led Zeppelin è unica e irripetibile. L’epoca d’oggi è molto confusa e questa confusione si concretizza molto bene in quello che ascoltiamo. C’è voglia di stupire ma poco, pochissimo sentimento. Gli Zeppelin avevano entrambe le cose“.
https://www.thewalkoffame.it/blog/carlo-verdone-led-zeppelin-intervista-speciale/?fbclid=IwAR3lrMCw0KHWmvHtGhZvvYfQMxs3kvVtH55nQf_zhYu3uY-pil52lTROBok
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Verdone: "40 anni senza Led Zeppelin ma restano immortali"
Esattamente 40 anni fa, il 4 dicembre 1980, un comunicato congiunto di Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones, mise fine alla straordinaria epopea rock dei Led Zeppelin, a poco più di due mesi dalla morte di John Bonham, avvenuta il 25 settembre dello stesso anno. "Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere – in piena armonia tra noi ed il nostro manager – che non possiamo più continuare come eravamo", scrissero i tre.
A ricordare l'importanza di quella data e del segno lasciato dal gruppo britannico, tra il 1968 e il 1980, nella storia del rock e nella nascita dell'hard rock, è un fan d'eccezione, l'attore e regista Carlo Verdone, che affida all'Adnkronos il suo pensiero: "I Led Zeppelin - dice Verdone, grande appassionato di musica e musicista lui stesso, nonché collezionista di dischi - sono stati quattro musicisti di immensa personalità, assolutamente originali nel suono, nel ritmo e nella voce di Robert Plant. Jimmy Page, il chitarrista, portò l'esperienza precedente con gli Yardbirds ad un'evoluzione mai immaginata. Potenza, delicatezza, riff trascinanti, ritmo imponenente (costruito dal più grande batterista rock di tutti i tempi, John Bonham) fanno dei Led Zeppelin una band immortale", sottolinea Verdone.
Il segreto dell'attualità dei Led Zeppelin è per Verdone facile da spiegare ed eccezionale al tempo stesso: "I loro brani non invecchiano - aggiunge il regista con l'Adnkronos - per il semplice motivo che erano avanti vent'anni nella costruzione della loro musica. All'epoca, quando uscì il loro primo album, ci rendemmo conto che stavamo ascoltando quello che aspettavamo avvenisse. Dobbiamo dire grazie a Jimmy Page per aver azzardato alchimie col suono della chitarra, portando questo strumento alla sua vera apoteosi. Con loro si chiude l'epoca delle grandi rock band formate da quattro solisti formidabili", conclude Verdone, che ha fatto della musica, dei musicisti e degli strumenti musicali una costante nel suo cinema, oltre che nella vita.
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/verdone-si-toglie-maschera-attore-comico-mostra-sua-anima-54880.htm?fbclid=IwAR3rhLi-fVh4ThvUOtKtOr_Js_eo36wat1vkboApOmyuMPvoOW1ghV3Khig
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CARLO VERDONE | Tra Venezia e i Led Zeppelin | HOT CORN
Io, la Mostra di Venezia e quel disco dei Led Zeppelin…»
Quel vecchio disco dei Led Zeppelin, il suo profondo rapporto con la musica, i ricordi del Lido e quel giorno al Danieli dopo aver comperato Aftermath dei Rolling Stones in un negozio di Venezia: al nostro Hot Corner alla Mostra del Cinema all’Ausonia Hungaria (qui lo speciale #Venezia78) questa volta siede Carlo Verdone che, in questa conversazione con Andrea Morandi, parla del suo rapporto con la musica, della prima volta che scoprì la musica degli Zeppelin e di un ricordo lontano…
devo ringraziare alcuni amici per il post...ma soprattutto per la foto..tempo fà avevo postato l'intervista...dove lui si improvvisò "giornalista" ma non è nel suo dna. infatti aveva preparato alcune domande ma meglio a ruota libera....e in 40 minuti chissà che cosa si sono detti!!!!..prima possibile chiederò a carlo..ci conosciamo
auguri carlo
Carlo Verdone, famoso attore e regista italiano, ama la musica rock e i Led Zeppelin. Così, nel novembre 1994, si improvvisa critico musicale e, per la rivista “The Friday of the Republic”, intervista Page e Plant. Ti darei l'intervista ma è tutta in italiano D: eh, beh, se vuoi provare a leggerlo, eccoti qui: http://www.ledzeppelinclub.it/italiano/art/art003.html
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ecco qua..
carlo che suona e canta
Ramble On dei Led Zeppelin ai suoi 70 anni
Carlo Verdone suona e canta Ramble On dei Led Zeppelin ai suoi 70 anni
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* Egyptian Tape Intro
* The Wanton Song
* Bring It On Home
* Heartbreaker
* Ramble On
* No Quarter
* When The World Was Young
* Going To California
* Tangerine
* Gallows Pole
* Heart In Your Hand
* Babe I'm Gonna Leave You
* How Many More Times/Down By The Seaside
* Most High
* Whole Lotta Love
* Thank You
* Rock And Roll
THE BAND:
Jimmy Page - lead guitar
Robert Plant - vocals
Michael Lee - drums
Charlie Jones - bass
Philip Andrews - keyboards and mandolin
Vancouver 1998 Plant e Page
Page & Plant - September 5 1998 Vancouver Canada
Raccogli fiori per me?
Muovendosi dolcemente tra gli alberi
Con il profumo contro le tue braccia
Molto tempo fa ho conosciuto il tuo fascino
Mentre cammino attraverso le colline viola di presto dimenticate
Sappi che il mio cuore era nelle tue mani
E il mio cuore era nella tua mano
Le tue labbra chiamano ancora il mio nome?
La tua bocca avrebbe ancora lo stesso sapore?
Lì ho imparato le parole più dolci
Che prezzo di misericordia, sì
Anche se rubo nel corso degli anni
La memoria indugia
Con il mio cuore in mano
Oh, il mio cuore nella tua mano
Dovrei cadere lungo la strada
Anima eterna errante
E il ricordo sublime
E il mio cuore era lì, sì
Mentre cammino attraverso le colline viola di tanto tempo fa
So che il mio cuore era nelle tue mani
Oh, il mio cuore era nella tua mano
Il mio cuore è nelle tue mani
Oh, il mio cuore
How Many More Times (incl. Down By The Seaside) - Vancouver 1998 (LIVE Footage)
1994 Live with the Egyptian Ensemble and the London Metropolitan Orchestra
Jimmy Page & Robert Plant - Since I've Been Loving You, Chicago 1995 (BEST VERSION)
Jimmy Page & Robert Plant - Chicago 1995
Page Plant | The Rain Song | MELBOURNE | Feb 1996
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