giovedì 13 gennaio 2022

20..DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."(intrviste varie)

GENNAIO '69, I LED ZEPPELIN DECOLLANO
Siamo sul finire degli anni ’60, era il tempo in cui stava emergendo uno stile di musica più duro, che coniugava canzoni pop, ballate acustiche folk, R‘n’R e Blues. E i Led Zeppelin hanno fondato e sviluppato, insieme con altri, uno stile di Rock chiamato “hard”; successivamente faranno e saranno ben di più. I primi due dischi (tutti e due del 1969) sono orientati in rielaborazioni personali e un po’ sperimentali di hard R‘n’R e Blues: furono delle bombe.
Loro sono riusciti, meglio di tantissimi altri, a coagulare in maniera personale questa vigorosa ed immediata durezza, basata su incisivi e trascinanti riff, con le altre variegate caratteristiche del Rock.
Forti della coppia in prima linea, di grandissimo talento e incisività, incarnata da Robert Plant e Jimmy Page, hanno saputo esporre in modo affascinante queste capacità: partendo dalla matrice rock-blues, idearono soluzioni originali sia in termini formali (scrittura) che interpretative individuali.
Coadiuvati benissimo da John Paul Jones (basso e occasionalmente tastiere) e John Bonham (batteria), hanno prodotto una musica che aveva una carica energetica adolescenziale quasi incontenibile ma anche una certa capacità riflessiva che ha fatto subito una grande presa anche tra addetti ai lavori e musicisti.
Il primo atto del dirigibile di piombo si apre con “Good Times Bad Times”: iniziale martello trapanante, Plant intona una motivo discendente per poi spingere in alto. Di seguito gli interventi di Page, esalta immediatamente.
Si continua con “Babe I’m Gonna Leave You”, musica diretta ed eterogenea, un loro marchio: acustica, elettrica, tenera e trascinante, Plant decolla.
“You Shook Me”, un classico shuffle blues con slide e indurito da suoni saturi e batteria “pesante”; addirittura con assolo di organo (poi l’armonica e l’elettrica di Page).
“Dazed And Confused”, il brano più sperimentale, peraltro un riciclo di Page sviluppato alla grande. Riff cromatico e terzinato vagamente blues, con Plant più virile del solito; segue fase centrale sospesa con suoni “spaziali”, poi ritmo dritto e rapido con assolo di Jimmy. Ripresa riff e conclusione.
“Your Time Is Gonna Come”, oltre un minuto di organo, poi breve sequenza di chitarra acustica e il cantato, chitarra slide e Plant con cori.
“Black Mountain Side”, indianeggiante e breve pezzo strumentale per chitarra acustica e percussioni.
“Communication Breakdown” rapido e trascinante hard r’n’r.
“I Can’t Quit You Baby” altro shuffle blues iniziato dal sacerdote Plant, poi Page al proscenio che fraseggia all’elettrica.
“How Many More Times” altra matrice blues con riff, e alterazioni zeppeliniane… Plant vibra e modula parti di testo e sillabe, gridolini; poi incalzato dal solito Jimmy. Ancora variazioni e piccole sperimentazioni sonore del mago Page, riemerge Plant, magnifico; la band si compatta, una minuscola orchestra elettrica. Semplicissimo e incantevole.
Da qui in poi i Led Zeppelin hanno guidato vaste porzioni del popolo rock, offrendo un modello eclettico e progredente, cui ancor oggi potersi agganciare.
....
Jimmy Page è uno degli 📙 Eroi elettrici: bit.ly/eroi_elettrici


Led Zeppelin: 53 anni dal debutto

https://www.thewalkoffame.it/blog/led-zeppelin-52-anni-dal-debutto/?fbclid=IwAR2DiEpMSOihChY3JF332523keHgl5B_RJO5EXL0pLcbMKAmxuOrjIhr3dc
L’articolo di oggi non necessita di alcuna presentazione. La storia ha già fatto tutto immortalando per sempre sull’Olimpo del rock la più grande band del pianeta: i Led Zeppelin. Il quartetto inglese che rivoluzionò in maniera indelebile il modo di intendere la musica e l’hard rock come lo conosciamo.
Oggi ricorre una data di importanza storica, poiché in quel lontanissimo 12 gennaio di cinquantatre anni fa vide la luce Led Zeppelin (o Led Zeppelin I), l’omonimo album di debutto del gruppo licenziato dalla Atlantic Records. Il lavoro che diede il via alla leggenda. Talmente influente e seminale che la rivista Rolling Stone lo inserì in ventinovesima posizione nella lista dei migliori 500 album della storia!
All’epoca poco più che ventenni, i giovanissimi Robert Plant, James Patrick Page, John Paul Johnes e John Bonham, erano fortemente influenzati dal blues. Formatisi da nemmeno un anno, i primi Led Zeppelin vollero omaggiare l’artista Willie Dixon (pioniere indiscusso del blues americano) inserendo all’interno del disco due cover.
Le registrazioni avvennero in brevissimo tempo, in quanto la maggior parte dei brani era già stata scritta dagli Yardbirds, la prima band di Page dal ’66 al ’68, da una cui costola nacquero proprio i Led Zeppelin. Fu il chitarrista a prendere in mano le redini assumendo i futuri componenti.
Curiosità: la copertina dell’album raffigura un fotogramma del disastro dello Zeppelin LZ 129 Hindenburg, il dirigibile tedesco che il 6 maggio 1937 si schiantò a terra. É proprio il velivolo che suggerì a Jimmy Page il nome della band che, prima di allora, era conosciuta come The New Yardbirds. Quest’ultima, tra l’altro, diede il via alla carriera anche di Eric Clapton e Jeff Beck.
Un intreccio tra storia e leggenda che cinquantadue anni fa infiammò i cuori dei primissimi rockers con un sound esuberante, fresco e aggressivo per l’epoca. In una parola: Led Zeppelin. Tanti
auguri
!



https://www.thewalkoffame.it/blog/un-concerto-per-conquistarli-tutti-quando-i-led-zeppelin-infuocarono-il-tampa-stadium-con-uno-show-memorabile/

Led Zeppelin Tampa 1973
“E’ un pò come il nitrato di amile. Come un assalto al quale non sei preparato. Non sapevo quanta gente ci sarebbe stata. Non avevo idea di cosa sarebbe sembrato. Non c’era nessun altro che i Led Zeppelin, noi quattro, e tutte quelle persone fin dove arrivava lo sguardo…”
Ecco come Robert Plant, cantante dei Led Zeppelin, descriveva il concerto al Tampa Stadium.
Erano passati pochi anni dagli esordi della band che avrebbe cambiato per sempre il volto del rock, influenzando indistintamente chiunque sarebbe venuto dopo. La dimensione del successo della formazione britannica andava di pari passo con la folla che gremiva arene e stadi dove questa si esibiva. I primi quattro dischi di Plant e soci (ognuno dei quali portava un numero progressivo, fino a IV), avevano determinato a un’eccezionale escalation di vendite ma anche plasmato il volto di un gruppo che, se pur con pochi anni di attività, era già da considerarsi all’interno dell’Olimpo degli Dei a sette note.
Non solo, la fama di bad boys che si trascinavano dietro Robert Plant, John Paul Jones, Jimmy Page e Jason Bonham, alimentava ogni giorno di più interesse, curiosità e fanatismo attorno gli autori di “Stairway To Heaven” e “Black Dog”. Il pubblico degli Stati Uniti, giunto in Florida da ogni angolo del paese dello zio Sam, affollò il concerto con una voglia di esaltazione collettiva incredibilmente contagiosa. Non c’era un posto libero, neanche per un spillino. Il calore dei kids presenti allo stadio era perfettamente coerente con l’umidità registrata nell’aria, attestata intorno al 70%. A ciò si aggiunga la distesa di asfalto fuori la struttura, dove la gente si era affollata in attesa di entrare allo Stadium, e ben si potrà capire il “calore” dei fans.
“A volte salivi sul palco e dicevi: Porca puttana! Da dove vengono tutti questi? Ma di solito appena cominciava la performance te ne dimenticavi, perché avevi altro a cui pensare. Non c’era nessuno nella band che vomitasse nei camerini, ma eri comunque nervoso prima di uscire e questo faceva aumentare l’adrenalina. Bisogna tenere presente che non sono stati 60mila da un momento all’altro. Sono stati mille, cinquemila, diecimila, ventimila e così via. Ricordo di essere tornato al Madison Square Garden dopo avere suonato davanti a 60mila spettatori e di avere pensato ‘Hmmm, è minuscolo’ “. John Paul Jones.
Artefici del memorabile concerto al Tampa Stadium del 5 maggio 1973 furono Peter Grant e Danny Goldberg, rispettivamente manager e consulente della band. Il tour nei più grandi stadi degli Stati Uniti era un successo annunciato ma, una volta arrivati nella “Terra dei sogni“, le previsioni superarono le aspettative. La Zeppelin-mania era già inarrestabile. Le rockstar viaggiavano a bordo dello Starship, aereo brandizzato con cui si spostavano da una gig all’altra.
“Lo Starship costava appena 14mila dollari in più (del Falcon a nove posti), perché la Boeing voleva farsi pubblicità e così via. Abbiamo pensato: Beh, perché no? Avremo un Boeing 720. Il primo giorno, a Chicago, l’avevamo parcheggiato accanto all’aereo di Hugh Hefner. Tutta la stampa era lì, e qualcuno mi ha detto: beh, come pensate che possa essere paragonato a quello di Mister Hefner? Ho risposto: il suo in confronto sembra un modellino“. Peter Grant.
“L’avevamo fatto nella forma più spoglia, ma poi la cosa è cresciuta. C’erano più luci, quindi dovevi indossare abiti che le riflettessero un pò di più. Se ti fossi aggirato per un palco bene illuminato in jeans e t-shirt, non sarebbe stata una bella vista. Faceva parte della tradizione Zeppelin parlare di cosa avremmo indossato prima di andare effettivamente in scena. Quindi a volte c’erano tre di noi in jeans e uno col completo bianco. I vestiti scintillanti sono diventati all’ordine del giorno. Avevo quella stupida giacca coi pon-pon perché quelli che avevano confezionato il costume da drago di Page sono arrivati con un furgone pieno di vestiti e noi tutti abbiamo cominciato a dire: oh, quello sembra divertente“. John Paul Jones.
Quel giorno, a Tampa, erano presenti 57.000 spettatori. In un solo colpo i Led Zeppelin batterono il precedente record d’affluenza detenuto dai compatrioti Beatles (otto anni prima, allo Shea Stadium di New York City, i baronetti portano 55.600 spettatori paganti). Secondo le stime il botteghino registrò circa 275mila dollari di incassi, una cifra pazzesca considerando il periodo storico.
Il concerto fu un gigantesco delirio collettivo. Il palco prendeva fuoco a ogni solo di chitarra di Page, tremava sotto la batteria dirompente di Bonham, oscillava a ogni vibrazione del basso di Jones e si eccitava a ogni armonizzazione vocale di Plant. La folla, totalmente su di giri, non ebbe un attimo di respiro con una scaletta che condensò al massimo tutte le hit composte dalla band fino a quel momento. Anche a distanza di tutti questi anni si parla di quel concerto come uno show nello show, quello in cui i Led Zeppelin riscrissero la storia. Ancora una volta.
Leggi anche: La Casa Infernale dei Guns n’ Roses, dove spronfondò l’animo umano ma nacque Appetite For Destruction
Setlist:
Rock and Roll
Celebration Day
Black Dog
Over The Hills and Far Away
Misty Mountain Hop
Since I’ve Been Loving You
No Quarter
The Song Remains The Same
The Rain Song
Dazed And Confused
Stairway To Heaven
Moby Dick
Heartbreaker
Whola Lotta Love
The Ocean (encore)
Communication Breakdown (encore)
As requested by Vinnie, here is an upgraded merge of Zeppelin's show at Tampa Stadium at the beginning of their 1973 North American tour. This is the show where the band famously beat the attendance record set by The Beatles at Shea Stadium, playing to an audience of 56,800 people. Big thanks to ledzepfilm for speed correcting and merging these sources and to Bert for revising this merge!
0:00 Intro
1:28 Rock and Roll
5:14 Celebration Day
8:52 Black Dog
14:12 Over the Hills and Far Away
21:19 Misty Mountain Hop
26:03 Since I've Been Loving You
36:09 No Quarter
45:55 The Song Remains the Same
50:54 The Rain Song
1:01:30 Dazed and Confused
1:27:56 Stairway to Heaven
1:38:46 Moby Dick
1:50:09 Heartbreaker
1:56:47 Whole Lotta Love
2:07:40 The Ocean
2:12:53 Communication Breakdown
Un notiziario da WTVT, Tampa-St. Petersburg, in Florida, con il giornalista John Jones al Tampa Stadium è presente nell'uscita in DVD / Blu-Ray del 2007 di The Song Remains the Same . (Una clip di questo rapporto è stata utilizzata anche per presentare la band al concerto della reunion degli O2).
Rassegna stampa : I LED ZEPPELIN rompono il record di presenze e anche una vecchia barriera al silenzio
Il pubblico e gli incassi da record del tour sono stati rivendicati da molti gruppi rock: Beatles, Rolling Stones, Three Dog Night, Grand Funk Railroad. Ora i Led Zeppelin rivendicano uno - il più grande pubblico per un atto mai visto negli Stati Uniti.
Era il 5 maggio al Tampa Stadium, la notte dopo che il gruppo britannico aveva iniziato il suo tour negli Stati Uniti ad Atlanta. La partecipazione a Tampa è stata di 56.800, con un lordo di $ 309.000. I Led Zeppelin sono impegnati in un tour di 33 concerti in 30 città nei mesi di maggio e luglio, con giugno fermo per le vacanze, prevedendo un totale lordo di $ 3 milioni. Il quartetto si esibisce senza un atto di apertura o intervallo, per due ore e mezza.
Ma se qualcuno pensa di essere insensibile all'idea di suonare davanti a un pubblico così grande come a Tampa, 'si sbaglia. Abbiamo parlato più tardi al telefono con il cantante Robert Plant a New Orleans. Ha detto: "Penso che sia stata la più grande emozione che ho avuto. Faccio finta - mi prendo in giro - non sono molto nervoso in una situazione del genere. Cerco di rimbalzare proprio come al solito.
"Ma, se si fa una cosa proporzionata, sarebbe come fermare la popolazione dell'Inghilterra. "È stata una vera sorpresa. Tampa è l'ultimo posto in cui mi aspetterei di vedere 60.000 persone. Non è la città più grande del paese. È stato fantastico. Si potrebbe pensare che sarebbe molto difficile comunicare; con 60.000 persone alcune devono essere abbastanza distanti. Non c'erano schermi cinematografici che ci mostravano, come ad Atlanta. L'unica cosa su cui potevano scegliere era l'atmosfera completa di ciò che la musica veniva fatta".
Plant e Page scrivono la maggior parte delle canzoni del gruppo. Alcuni sono una collaborazione di tutti e quattro. Gli album d'oro sono stati "Led Zeppelin", "Led Zeppelin II", "Led Zeppelin III" e "Houses of the Holy," Atlantic, quest'ultimo è stato l'album più venduto negli Stati Uniti nelle prime due settimane di maggio. Il gruppo ha anche un singolo d'oro, "Whole Lotta Love". Ma i single non sono un grande oggetto con i Led Zeppelin.
"Non puoi riprendere quello che facciamo in tre minuti." Plant aggiunge che alcune persone pensavano che il gruppo fosse rock pesante e sexy dal suo singolo di successo. "Ora penso che si rendano conto che c'è di più. Si rendono conto che abbiamo sottigliezza e uno spettro. Non puoi continuare a trasmettere l'heavy rock tutto il lime.
"Ogni volta che facciamo un album, le nostre inclinazioni musicali avanzano sempre di più. Una persona non sarà ripetitiva se ha qualche abilità artistica. Sembra egoistico ma penso che questo gruppo abbia i musicisti più talentuosi in Inghilterra. Jimmy Page ha ha fatto il backup con innumerevoli persone da Burt Bacharach ai Rolling Stones.
"È come il padre del gruppo. Il bassista John Paul Jones ha fatto arrangiamenti per persone famose in tutto il mondo. Sono uscito ruggendo dal blues e il batterista John Bonham era come me.
“Dopo aver eliminato il rock contagioso, abbiamo iniziato a livellarci in un gruppo artisticamente incline. Non c'è stato alcun grande clamore dietro a tutto questo. La musica in qualche modo filtrava attraverso le persone. Il primo album era sensibile, canzoni tradizionali come aveva fatto Joan Baez. Da allora è andata sempre più rafforzandosi. Un pubblico può sempre anticipare come sarà il nostro prossimo album.
"Dal vivo, improvvisiamo molto. I numeri saranno più o meno gli stessi numeri, ma quello che succede all'interno, a parte le linee melodiche, cambierà ogni notte. C'è un sacco di fraseggio tra batterista, bassista e chitarrista e sono stato famoso per usare la mia voce come strumento.
"Molti gruppi sono troppo spaventati per suonare lontano dalla traccia dei dischi. Li vedi due volte e sai esattamente cosa sentirai la terza volta. Ed è per questo che il nostro gruppo non ha mai cambiato personale.
Molti gruppi lo impacchettano e si formano di nuovo. C'è un conflitto interno a causa della noia musicale, che si stacca dalla solita vecchia cosa. Rimaniamo creativi: penso che sia esattamente ciò per cui siamo conosciuti." (AP - maggio 1973)
https://www.thewalkoffame.it/blog/un-concerto-per-conquistarli-tutti-quando-i-led-zeppelin-infuocarono-il-tampa-stadium-con-uno-show-memorabile/?fbclid=IwAR0Ebplzw27MUeR6t3lwyXVuuY4yhVJRyrkL2saXRUnMjGJL5loGPli9-JI



Led Zeppelin Tampa 1973
“E’ un pò come il nitrato di amile. Come un assalto al quale non sei preparato. Non sapevo quanta gente ci sarebbe stata. Non avevo idea di cosa sarebbe sembrato. Non c’era nessun altro che i Led Zeppelin, noi quattro, e tutte quelle persone fin dove arrivava lo sguardo…”
Ecco come Robert Plant, cantante dei Led Zeppelin, descriveva il concerto al Tampa Stadium.
Erano passati pochi anni dagli esordi della band che avrebbe cambiato per sempre il volto del rock, influenzando indistintamente chiunque sarebbe venuto dopo. La dimensione del successo della formazione britannica andava di pari passo con la folla che gremiva arene e stadi dove questa si esibiva. I primi quattro dischi di Plant e soci (ognuno dei quali portava un numero progressivo, fino a IV), avevano determinato a un’eccezionale escalation di vendite ma anche plasmato il volto di un gruppo che, se pur con pochi anni di attività, era già da considerarsi all’interno dell’Olimpo degli Dei a sette note.
Non solo, la fama di bad boys che si trascinavano dietro Robert Plant, John Paul Jones, Jimmy Page e Jason Bonham, alimentava ogni giorno di più interesse, curiosità e fanatismo attorno gli autori di “Stairway To Heaven” e “Black Dog”. Il pubblico degli Stati Uniti, giunto in Florida da ogni angolo del paese dello zio Sam, affollò il concerto con una voglia di esaltazione collettiva incredibilmente contagiosa. Non c’era un posto libero, neanche per un spillino. Il calore dei kids presenti allo stadio era perfettamente coerente con l’umidità registrata nell’aria, attestata intorno al 70%. A ciò si aggiunga la distesa di asfalto fuori la struttura, dove la gente si era affollata in attesa di entrare allo Stadium, e ben si potrà capire il “calore” dei fans.
“A volte salivi sul palco e dicevi: Porca puttana! Da dove vengono tutti questi? Ma di solito appena cominciava la performance te ne dimenticavi, perché avevi altro a cui pensare. Non c’era nessuno nella band che vomitasse nei camerini, ma eri comunque nervoso prima di uscire e questo faceva aumentare l’adrenalina. Bisogna tenere presente che non sono stati 60mila da un momento all’altro. Sono stati mille, cinquemila, diecimila, ventimila e così via. Ricordo di essere tornato al Madison Square Garden dopo avere suonato davanti a 60mila spettatori e di avere pensato ‘Hmmm, è minuscolo’ “. John Paul Jones.
Artefici del memorabile concerto al Tampa Stadium del 5 maggio 1973 furono Peter Grant e Danny Goldberg, rispettivamente manager e consulente della band. Il tour nei più grandi stadi degli Stati Uniti era un successo annunciato ma, una volta arrivati nella “Terra dei sogni“, le previsioni superarono le aspettative. La Zeppelin-mania era già inarrestabile. Le rockstar viaggiavano a bordo dello Starship, aereo brandizzato con cui si spostavano da una gig all’altra.
“Lo Starship costava appena 14mila dollari in più (del Falcon a nove posti), perché la Boeing voleva farsi pubblicità e così via. Abbiamo pensato: Beh, perché no? Avremo un Boeing 720. Il primo giorno, a Chicago, l’avevamo parcheggiato accanto all’aereo di Hugh Hefner. Tutta la stampa era lì, e qualcuno mi ha detto: beh, come pensate che possa essere paragonato a quello di Mister Hefner? Ho risposto: il suo in confronto sembra un modellino“. Peter Grant.
“L’avevamo fatto nella forma più spoglia, ma poi la cosa è cresciuta. C’erano più luci, quindi dovevi indossare abiti che le riflettessero un pò di più. Se ti fossi aggirato per un palco bene illuminato in jeans e t-shirt, non sarebbe stata una bella vista. Faceva parte della tradizione Zeppelin parlare di cosa avremmo indossato prima di andare effettivamente in scena. Quindi a volte c’erano tre di noi in jeans e uno col completo bianco. I vestiti scintillanti sono diventati all’ordine del giorno. Avevo quella stupida giacca coi pon-pon perché quelli che avevano confezionato il costume da drago di Page sono arrivati con un furgone pieno di vestiti e noi tutti abbiamo cominciato a dire: oh, quello sembra divertente“. John Paul Jones.
Quel giorno, a Tampa, erano presenti 57.000 spettatori. In un solo colpo i Led Zeppelin batterono il precedente record d’affluenza detenuto dai compatrioti Beatles (otto anni prima, allo Shea Stadium di New York City, i baronetti portano 55.600 spettatori paganti). Secondo le stime il botteghino registrò circa 275mila dollari di incassi, una cifra pazzesca considerando il periodo storico.
Il concerto fu un gigantesco delirio collettivo. Il palco prendeva fuoco a ogni solo di chitarra di Page, tremava sotto la batteria dirompente di Bonham, oscillava a ogni vibrazione del basso di Jones e si eccitava a ogni armonizzazione vocale di Plant. La folla, totalmente su di giri, non ebbe un attimo di respiro con una scaletta che condensò al massimo tutte le hit composte dalla band fino a quel momento. Anche a distanza di tutti questi anni si parla di quel concerto come uno show nello show, quello in cui i Led Zeppelin riscrissero la storia. Ancora una volta.
Leggi anche: La Casa Infernale dei Guns n’ Roses, dove spronfondò l’animo umano ma nacque Appetite For Destruction
Setlist:
Rock and Roll
Celebration Day
Black Dog
Over The Hills and Far Away
Misty Mountain Hop
Since I’ve Been Loving You
No Quarter
The Song Remains The Same
The Rain Song
Dazed And Confused
Stairway To Heaven
Moby Dick
Heartbreaker
Whola Lotta Love
The Ocean (encore)
Communication Breakdown (encore)
https://www.thewalkoffame.it/blog/un-concerto-per-conquistarli-tutti-quando-i-led-zeppelin-infuocarono-il-tampa-stadium-con-uno-show-memorabile/
As requested by Vinnie, here is an upgraded merge of Zeppelin's show at Tampa Stadium at the beginning of their 1973 North American tour. This is the show where the band famously beat the attendance record set by The Beatles at Shea Stadium, playing to an audience of 56,800 people. Big thanks to ledzepfilm for speed correcting and merging these sources and to Bert for revising this merge!
0:00 Intro
1:28 Rock and Roll
5:14 Celebration Day
8:52 Black Dog
14:12 Over the Hills and Far Away
21:19 Misty Mountain Hop
26:03 Since I've Been Loving You
36:09 No Quarter
45:55 The Song Remains the Same
50:54 The Rain Song
1:01:30 Dazed and Confused
1:27:56 Stairway to Heaven
1:38:46 Moby Dick
1:50:09 Heartbreaker
1:56:47 Whole Lotta Love
2:07:40 The Ocean
2:12:53 Communication Breakdown
Un notiziario da WTVT, Tampa-St. Petersburg, in Florida, con il giornalista John Jones al Tampa Stadium è presente nell'uscita in DVD / Blu-Ray del 2007 di The Song Remains the Same . (Una clip di questo rapporto è stata utilizzata anche per presentare la band al concerto della reunion degli O2).
Rassegna stampa : I LED ZEPPELIN rompono il record di presenze e anche una vecchia barriera al silenzio
Il pubblico e gli incassi da record del tour sono stati rivendicati da molti gruppi rock: Beatles, Rolling Stones, Three Dog Night, Grand Funk Railroad. Ora i Led Zeppelin rivendicano uno - il più grande pubblico per un atto mai visto negli Stati Uniti.
Era il 5 maggio al Tampa Stadium, la notte dopo che il gruppo britannico aveva iniziato il suo tour negli Stati Uniti ad Atlanta. La partecipazione a Tampa è stata di 56.800, con un lordo di $ 309.000. I Led Zeppelin sono impegnati in un tour di 33 concerti in 30 città nei mesi di maggio e luglio, con giugno fermo per le vacanze, prevedendo un totale lordo di $ 3 milioni. Il quartetto si esibisce senza un atto di apertura o intervallo, per due ore e mezza.
Ma se qualcuno pensa di essere insensibile all'idea di suonare davanti a un pubblico così grande come a Tampa, 'si sbaglia. Abbiamo parlato più tardi al telefono con il cantante Robert Plant a New Orleans. Ha detto: "Penso che sia stata la più grande emozione che ho avuto. Faccio finta - mi prendo in giro - non sono molto nervoso in una situazione del genere. Cerco di rimbalzare proprio come al solito.
"Ma, se si fa una cosa proporzionata, sarebbe come fermare la popolazione dell'Inghilterra. "È stata una vera sorpresa. Tampa è l'ultimo posto in cui mi aspetterei di vedere 60.000 persone. Non è la città più grande del paese. È stato fantastico. Si potrebbe pensare che sarebbe molto difficile comunicare; con 60.000 persone alcune devono essere abbastanza distanti. Non c'erano schermi cinematografici che ci mostravano, come ad Atlanta. L'unica cosa su cui potevano scegliere era l'atmosfera completa di ciò che la musica veniva fatta".
Plant e Page scrivono la maggior parte delle canzoni del gruppo. Alcuni sono una collaborazione di tutti e quattro. Gli album d'oro sono stati "Led Zeppelin", "Led Zeppelin II", "Led Zeppelin III" e "Houses of the Holy," Atlantic, quest'ultimo è stato l'album più venduto negli Stati Uniti nelle prime due settimane di maggio. Il gruppo ha anche un singolo d'oro, "Whole Lotta Love". Ma i single non sono un grande oggetto con i Led Zeppelin.
"Non puoi riprendere quello che facciamo in tre minuti." Plant aggiunge che alcune persone pensavano che il gruppo fosse rock pesante e sexy dal suo singolo di successo. "Ora penso che si rendano conto che c'è di più. Si rendono conto che abbiamo sottigliezza e uno spettro. Non puoi continuare a trasmettere l'heavy rock tutto il lime.
"Ogni volta che facciamo un album, le nostre inclinazioni musicali avanzano sempre di più. Una persona non sarà ripetitiva se ha qualche abilità artistica. Sembra egoistico ma penso che questo gruppo abbia i musicisti più talentuosi in Inghilterra. Jimmy Page ha ha fatto il backup con innumerevoli persone da Burt Bacharach ai Rolling Stones.
"È come il padre del gruppo. Il bassista John Paul Jones ha fatto arrangiamenti per persone famose in tutto il mondo. Sono uscito ruggendo dal blues e il batterista John Bonham era come me.
“Dopo aver eliminato il rock contagioso, abbiamo iniziato a livellarci in un gruppo artisticamente incline. Non c'è stato alcun grande clamore dietro a tutto questo. La musica in qualche modo filtrava attraverso le persone. Il primo album era sensibile, canzoni tradizionali come aveva fatto Joan Baez. Da allora è andata sempre più rafforzandosi. Un pubblico può sempre anticipare come sarà il nostro prossimo album.
"Dal vivo, improvvisiamo molto. I numeri saranno più o meno gli stessi numeri, ma quello che succede all'interno, a parte le linee melodiche, cambierà ogni notte. C'è un sacco di fraseggio tra batterista, bassista e chitarrista e sono stato famoso per usare la mia voce come strumento.
"Molti gruppi sono troppo spaventati per suonare lontano dalla traccia dei dischi. Li vedi due volte e sai esattamente cosa sentirai la terza volta. Ed è per questo che il nostro gruppo non ha mai cambiato personale.
Molti gruppi lo impacchettano e si formano di nuovo. C'è un conflitto interno a causa della noia musicale, che si stacca dalla solita vecchia cosa. Rimaniamo creativi: penso che sia esattamente ciò per cui siamo conosciuti." (AP - maggio 1973)

https://www.thewalkoffame.it/blog/un-concerto-per-conquistarli-tutti-quando-i-led-zeppelin-infuocarono-il-tampa-stadium-con-uno-show-memorabile/



 


 https://www.ondamusicale.it/.../22809-led-zeppelin-i.../...

Led Zeppelin I”: il leggendario esordio della band
Il 12 gennaio del 1969 l’album d’esordio dei Led Zeppelin si abbatte nei cieli non troppo sereni del mondo del rock come il proverbiale fulmine. Sebbene nessuno degli ingredienti utilizzati dalla band debuttante sia da considerarsi di prima mano, il risultato è un suono mai sentito prima.
Ascoltando l’opera prima di Page, Plant, Jones e Bonham, si trascura quasi sempre un fattore: quando il complesso si reca in studio per registrare in poche ore il disco, ha poche ore di prove alle spalle e nessuna previsione sulla possibile accoglienza del pubblico verso un tale miscuglio di cose già sentite, ma ricombinate in modo totalmente innovativo.
Non solo: se Jimmy Page e John Paul Jones si sono fatti un buon nome come turnisti e – il secondo – come arrangiatore, Robert Plant e John Bonham sono praticamente degli illustri sconosciuti; entrambi hanno militato nei “Band of Joy” e Plant ha da esibire qualche registrazione solista, oltre a una presenza scenica sfrontata e dirompente.
Eppure basta ascoltare i solchi di questo primo capitolo della loro discografia per rendersi conto che l’amalgama è già perfettamente a punto; il suono è talmente compatto, definito e maturo che nei dischi successivi saranno necessari ben pochi aggiustamenti per raccogliere dai disciolti Beatles il testimone di gruppo più popolare del pianeta. Anzi, per qualcuno, il loro suono non sarà mai più così fresco, innovativo e ammantato di perfezione come nel lavoro d’esordio.
Come si diceva, i Led Zeppelin non inventano nulla di nuovo, almeno sulla carta: addirittura non sono nemmeno una band nuova di zecca, teoricamente. Il complesso sorge infatti sulle ceneri dei gloriosi Yardbirds, la band sospesa tra beat e blues che – passando dagli scarni palchi del Marquee alle classifiche mondiali – aveva tenuto a battesimo Eric Clapton e Jeff Beck. Gli Yardbirds, però, sono anche il primo vero gruppo di Jimmy Page, l’ambizioso chitarrista che, di fronte alle defezioni di tutti i compagni, si reinventa i New Yardbirds, con le idee piuttosto chiare sul nuovo suono da inseguire. La band è messa insieme in modo piuttosto avventuroso, talmente casuale che è difficile non pensare che il destino non ci abbia messo lo zampino. John Paul Jones ha conosciuto Page collaborando come turnista a “Truth”, l’esordio solista di Jeff Beck a cui anche Jimmy collaborava; John medita di accasarsi con una band – anche su suggerimento della moglie, stanca dei ritmi infernali da sessionman – e si trova al momento giusto nel posto giusto, ovvero alle registrazioni di “Hurdy Gurdy Man” di Donovan, a cui entrambi partecipano.
Jimmy sceglie per la voce il talentuoso Terry Reid, uno che Madre Natura ha dotato di una vocalità impareggiabile, risparmiando tuttavia sulla lungimiranza: Terry rifiuta, come l’anno dopo rifiuterà la proposta dei Deep Purple, e rilancia, suggerendo il nome di Robert Plant e consigliando di prestare un orecchio anche al batterista che suona nello stesso gruppo.
La formazione – che pare una specie di Armata Brancaleone in salsa rock – a quel punto è fatta; pare quasi un esperimento audace, buono giusto per rispettare un vecchio contratto degli Yardbirds per un tour in Scandinavia. Quando i quattro si trovano in studio per provare a suonare assieme, però, accade il miracolo: “Ci ritrovammo a suonare in una stanza e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme” ricorda Jimmy Page, anni dopo.
E il grande chitarrista è talmente convinto delle possibilità del complesso – e ancor più disilluso dalle capacità dei produttori con cui ha lavorato – da pagare di tasca sua, coi risparmi da turnista, l’affitto dello studio di registrazione. 1782 pounds, tanto costano a Page le session del primo album, e le stesse – grazie anche agli uffici di Peter Grant all’Atlantic – frutteranno milioni di dollari in pochi mesi.
Dopo il celebre tour scandinavo e alla vigilia di uno americano, con uscita del disco annessa, manca solo il nome: New Yardbirds non si distingue per fantasia e non convince nessuno. A questo punto, in un episodio degno della mitologia, si inserisce Keith Moon, l’estroso – a dir poco – batterista degli Who. Brindando al futuro incerto tra gloria e catastrofe del progetto, il buon Keith pronuncia la celebre frase “questa band volerà in alto come un fottuto dirigibile di piombo!”.
Due cose sa fare come nessuno, Keith Moon: suonare la batteria e bere, ma quella volta gliene riesce una terza, azzeccare uno dei brand più iconici della storia del rock. Tolta una “a” all’espressione “lead Zeppelin”, il nome è bello che pronto. A quel punto non manca proprio nulla: la copertina riproduce in bianco e nero il tragico schianto dello Zeppelin LZ 129 Hindenburg del 6 maggio 1937 a Lakehurst, che costò la vita a trentacinque persone e pose la pietra tombale sulle ambizioni del volo aerostatico. Il disco esce ottenendo subito un incredibile successo di pubblico e critica, proiettando i ragazzi poco più che ventenni nella leggenda, con tutti i pro e contro del caso.
Ancora oggi, mettere sul piatto il primo album dei Led Zeppelin, cercando di calarsi nei panni dell’ascoltatore tipo dell’epoca, che nulla sapeva del gruppo, è un’esperienza dirompente.
L’attacco è affidato alla breve “Good Times Bad Times”, vero bignami del nuovo suono targato Led Zeppelin; al di là di un’impostazione ancora piuttosto canonica, oscillante tra hard, psichedelia e reminiscenze beat, sono già presenti tutte le caratteristiche del complesso: le trame di chitarra di Page e un brevissimo assolo al fulmicotone, il basso pulsante di John Paul Jones, il drumming unico di John “Bonzo” Bonham e il carisma sopra le righe di Robert Plant.
Diciamolo chiaramente, al di là dell’incredibile tecnica e personalità di ogni componente del gruppo, a fare la differenza, a tracciare il solco profondo tra i precedenti Yardbirds e i nuovi Led Zeppelin, è la voce di Plant. Quella voce acuta, sfrontata, urticante a tratti, ma dotata di un magnetismo che non si manifestava dai tempi di Elvis Presley; Keith Relf, il cantante degli Yardbirds, col suo caschetto biondo e lo stile vocale che badava a non uscire mai dal seminato, andava bene per i giovani di metà anni Sessanta, in cerca di qualcosa di più sanguigno dei Beatles, ma non abbastanza scandaloso da risultare oltraggioso alle orecchie dei grandi. Il canto sguaiato di Robert Plant è invece pura dinamite; reggendosi sui testi per lo più di Page – banalissimi doppi sensi sessuali mutuati dal blues – Robert fa dentro e fuori da qualsiasi regola metrica e musicale, toglie punti di riferimento all’ascoltatore e, soprattutto, riveste anche la canzone più breve di una carica sessuale inedita e scabrosa. Se gli Yardbirds erano roba da bravi ragazzi in libera uscita, i Led Zeppelin sono materiale da grandi, cattivi e proibiti come dev’esserlo ogni buona intuizione rock.
Coi Led Zeppelin si smette di scherzare.
E che si faccia sul serio si capisce subito dalla seguente “Babe I’m Gonna Leave You”, una stupefacente ballata folk blues che fino ad allora non si era mai sentita da un gruppo di rock blues duro. Già, perché all’epoca c’era il folk revival, con band di capelloni, spesso con un po’ di puzza sotto al naso e dediti a ripescare classici della tradizione albionica con fare quasi carbonaro, e c’erano gli alfieri del blues, quello duro e accelerato dei Cream, al limite. Qualcuno che mischiasse i due mondi, però, non si era ancora visto.
Questo pezzo mette insieme due realtà lontanissime, con l’arpeggio acustico di Jimmy Page e la voce sofferente di Plant che crescono in modo inusitato, in un climax elettrico quasi commovente, che fa da sfondo alle urla disperate di Robert che – nello studio affittato per poche sterline – non lo sa, ma sta cambiando il rock per sempre.
Con questo pezzo, però, viene fuori l’altra faccia della medaglia della band, quella spregiudicata e rapace, che non si fa problemi a firmare quella che in realtà è una cover di una vecchia ballata di Anne Brendon: una pessima abitudine, ancor più censurabile perché inutile, che riaffiorerà spesso nella carriera del complesso, ma anche più avanti in questo stesso disco.
Manco il tempo di tirare il fiato che la chitarra slide di Page ci porta subito nei territori del blues, ma in lande paludose e rallentate mai visitate prima da nessuno. “You Shook Me” è un doppio furto: a Willie Dixon e a J.B. Lenoir, eroi del blues vero snobbati nei crediti, ma anche verso l’ex compare Jeff Beck, che aveva inciso lo stesso standard l’anno prima in “Truth”, con Page e Jones come turnisti. Non poteva sapere che la sua versione, che gli pareva già troppo dura, sarebbe stata ripresa, dilatata, brutalizzata e resa leggenda poco dopo, e non avrebbe mai digerito il presunto sgarro.
È un blues mai sentito, quello dei Led Zeppelin, lento fino all’indolenza, strascinato come uno spinello fumato al juke joint, ma anche potente nel drumming di “Bonzo”, rivoluzionario nell’assolo d’organo di Jones, canonico nell’armonica di Plant e terribilmente sensuale nella chitarra di Page, che pare un Clapton sotto acido, e nelle urla dissennate di Robert, doppiate dalla slide del compagno d’avventure.
Forse il miglior blues mai sentito, tra quello suonato da bianchi che non hanno mai visto un campo di cotone.
La successiva, leggendaria “Dazed and Confused” mette un altro tassello nel mito di questo debutto. Di nuovo un miscuglio tra blues, folk, psichedelia e atmosfere nere, con la sperimentazione pura di Page che tortura la Gibson con l’archetto da violoncello e l’energia dei break in cui la sezione ritmica pare esplodere. Anche qui il lato oscuro si ripresenta: il testo è paurosamente sessista, e la canzone è un vero scippo ai danni dell’oscuro folksinger Jake Holmes.
Il cantante, quando Page suonava ancora negli Yardbirds, aprì il loro concerto di New York. Jimmy, quindi, conosceva bene il brano – cosa che incredibilmente negherà – tanto da proporne una cover live già poco dopo con gli Yardbirds, con tanto di sezione centrale con l’archetto. Holmes si rifiuterà sempre, pur amareggiato, di intentare una causa già vinta. Inutile dire che l’assolo di Jimmy fa sì che gli si perdoni anche questa ennesima appropriazione indebita.
Esaurito il primo lato del vinile, quattro brani irripetibili, il secondo si apre con una parte d’organo di John Paul Jones quasi da messa, che prelude a “Your Time Is Gonna Come”, ballatona più canonica e in cui si fa largo uso dei cori, in un ritornello orecchiabile che stempera i toni della prima parte. In assoluta evidenza per tutta la canzone John Paul Jones col suo organo.
Il pezzo sublima direttamente nella splendida “Black Mountain Side”, nuova incursione nel folk tradizionale britannico; uno strumentale a completo appannaggio della chitarra acustica di Jimmy Page, accompagnato dall’unico ospite del disco, Viram Jasani alle tabla.
Anche questa, però, è una appropriazione corsara di “Black Waterside”, tradizionale riarrangiato dal grande chitarrista folk Bert Jansch: i brani sono praticamente sovrapponibili.
Passata la sbornia bucolica e folk, il ritmo accelera col primo vero pezzo hard rock dei Led Zeppelin, archetipo dei loro brani più tirati e palestra per tutto il futuro hard ed heavy metal: “Communication Breakdown”. Il lavoro di Page, tra riff poderosi e assolo sopra le righe, è encomiabile, mentre il falsetto di Plant farà scuola.
“I Can’t Quit You Baby” è un nuovo blues dallo sterminato repertorio di Willie Dixon, reso celebre dal chitarrista mancino Otis Rush. Molto simile a “You Shook Me”, è la cartina di tornasole dell’approccio al blues di Jimmy Page: lick ripresi nota per nota da Otis Rush o Freddie King, ma suonati a una velocità mai vista e con un suono distorto che i bluesman di Chicago non si sognavano, inframezzato a brusche frenate con epici accordi tirati giù all’unisono con la sezione ritmica. Incredibilmente potente e in risalto la batteria di “Bonzo”.
Siamo in chiusura: il tempo di infilare otto minuti di blues psichedelico e progressivo con “How Many More Times”. Pezzo prodigioso e multiforme, che racchiude tutto quello che la band ha accumulato nei primi otto brani, plagi compresi.
Il riff iniziale, pompato dalla ritmica di Jones e Bonham in modo assolutamente rivoluzionario per l’epoca, fa da sfondo al canto sempre più roco e sensuale di Plant che declama i versi di un vecchio blues di Howlin’ Wolf. A un tratto l’atmosfera cambia, tra rullate di Bonham e voli pindarici della chitarra di Page, il ritmo prende la cadenza di un bolero molto – troppo? – simile a “Beck’s Bolero” dell’amico Jeff; è un attimo, un tributo, forse, poi una parte psichedelica apre a una sezione funk blues dominata dalle urla di Plant e ancora dalla potenza di “Bonzo” che riprende il testo di “The Hunter” di Albert King, prima di tornare al tema iniziale.
Il rito è finito, e a quel tempo proprio una specie di rituale orgiastico di suoni e generi sarà sembrato ai fortunati che ascoltavano per la prima volta questi quattro ragazzi giovani, belli, sfrontati e arroganti che riscrivevano le regole dell’ancora giovane fenomeno del rock.
La ricetta: blues suonato come mai si era sentito fare e ibridato con folk e psichedelia, volumi tarati al massimo sopportabile dagli strumenti dell’epoca, tecnica sopraffina e la sfrontatezza dei vent’anni.
Tutti ingredienti riproducibili, tranne uno: il soffio divino dell’ispirazione che, per le vie misteriose che percorre talvolta l’arte, calò allora a baciare gli strumenti di quattro ragazzi inglesi.
Andrea La Rovere
— Onda Musicale
https://www.ondamusicale.it/oggi-in-primo-piano/22809-led-zeppelin-i-il-leggendario-esordio-della-band/?fbclid=IwAR2IvoexDAdSUlYjqzEr9CN7eaB2MD1mhxHZQjZ9wU36p_jEjqmPX4YQTE8


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https://mixdownmag.com.au/features/columns/eight-moments-when-john-paul-jones-proved-he-was-the-best-member-of-led-zeppelin/

Otto momenti in cui John Paul Jones ha dimostrato di essere il miglior membro dei Led Zeppelin


PAPAROLE DI WILL BREWSTER

Pochi bassisti sono leggendari come John Paul Jones.

Ampiamente considerato uno dei bassisti più influenti di tutti i tempi per il suo lavoro con i Led Zeppelin, Jones è un magistrale polistrumentista e appare in dozzine di dischi di artisti, con il suo lavoro che spazia dall'esecuzione in "Sunshine Superman" di Donovan alla scrittura del arrangiamenti d'archi per Automatic For The People dei REM.

Nel corso della sua lunga carriera, Jones è stato in prima linea in diversi nuovi movimenti musicali, con il suo arsenale di attrezzature che ha svolto un ruolo importante nella creazione di diverse trame musicali.

Dal suo fidato Jazz Bass al Moog Taurus, diamo un'occhiata alle apparecchiature utilizzate da John Paul Jones nel corso della sua carriera.ROLE DI DAVID TOMISICH

L'arma segreta della più grande rock band del mondo.

John Paul Jones è innegabilmente una delle migliori menti musicali della sua generazione, con una carriera che dura da quasi 60 anni e un contributo eclettico e senza precedenti a una varietà di generi. La sua capacità illimitata di polistrumentista comporta una padronanza del basso, delle tastiere, nonché dell'orchestrazione e dell'arrangiamento.

I suoi contributi non solo ai Led Zeppelin, ma a una serie di altri brani e atti di spicco, mostrano che JPJ era davvero il membro più prezioso della sua band.

8. Led Zeppelin – 'The Wanton Song' (basso)

Se mai vuoi una vera indicazione dell'abilità tecnica di Jonesy sul basso, non guardare oltre questo stupido di Physical Graffiti del 1975 . Usa una simile tecnica del plettro di "ottava veloce" che si sente in canzoni come "Immigrant Song", e si aggancia superbamente alla parte di chitarra praticamente identica di Jimmy Page e al groove di batteria livido di Bonzo.

Il suo ringhiante Fender Jazz Bass del 1962 viene alla ribalta su questo brano, su quella che è probabilmente una delle linee di basso Zeppelin più difficili da inchiodare.

https://youtu.be/KTypf_JMFis

7. Donovan –  'Mellow Yellow' (arrangiamento in ottone)

Il pioniere dello psych-folk scozzese Donovan pubblicò "Mellow Yellow" nel 1966, una canzone ispirata a una "amica" di nome Alice Dee. Nei testi, esprime la sua follia nei confronti dello zafferano e il risentimento reciproco percepito dalla spezia nei confronti del cantante.

È improbabile che un giovane John Baldwin (il suo nome originale), che era stato reclutato per tracciare la parte di ottoni dal suono dilatato della canzone, avrebbe avuto idea che Donovan stesse cantando di spezie, vibratori e bucce di banana fumanti. Ma la capacità di Jones di arrangiare una parte strana per una canzone strana ha sicuramente colpito alcuni accordi con i colleghi musicisti di sessione e ha aperto una serie di contatti per l'aspirante polistrumentista.

https://youtu.be/IQNBQI3UDag

6. Jeff Beck – 'Beck's Bolero' (basso)

Ispirato dall'iconico Bolero di Ravel , Jeff Beck pubblicò questo focoso strumentale blues-rock nel 1966. La canzone presenta un certo numero di musicisti di cui potresti aver sentito parlare da allora, tra cui Nicky Hopkins ai tasti, Ronnie Wood al basso, Jimmy Page alla chitarra e qualcuno accreditato come "You Know Who" alla batteria.

Scritta entro i limiti di tempo di una singola sessione di registrazione, la canzone è in anticipo sui tempi in molti modi, in parte a causa della linea di basso di John Paul Jones, che spinge in avanti il ​​ritmo incrollabilmente insistente della traccia con la potenza di un treno a vapore.

La band di Beck possedeva le caratteristiche di un supergruppo; tuttavia, è sicuro dire che una volta che si sono frantumati, abbiamo ottenuto la nostra giusta quota di leggendari gruppi rock

https://youtu.be/Q8y-066wr4c

5. I Rolling Stones – 'She's A Rainbow' (arrangiamento di archi)

Jones ha avuto un dono unico per aver scritto una parte di archi che ha incollato una canzone insieme per le cuciture. In quella che ritengo essere la traccia più visionaria degli Stones, l'arrangiamento di archi di Jones si rivela la perfetta controparte stereo dello scintillante riff di tastiera di Nicky Hopkins.

L'atmosfera barocca-pop di questa melodia ha dato spazio all'allora ventunenne Jones per mostrare la sua abilità classica, e la qualità ordinata ma complessa della sua parte di archi eleva questa canzone a un altro livello.

Il padre di Jones, Joe Baldwin, è stato un pianista e arrangiatore per numerose big band britanniche negli anni '50 e '60, quindi non sorprende che JPJ possa aver raccolto una o due cose dal suo vecchio per quanto riguarda la strumentale disposizioni.

https://youtu.be/6c1BThu95d8

4. Led Zeppelin – 'No Quarter' (tastiere)

Forse il momento più oscuro di Houses of the Holy del 1973 , Jones spoglia completamente il Fender Rhodes della sua brillantezza caratteristica, usando un sintetizzatore modulare EMS VCS 3 per instillare un tono gorgheggiante e leggermente distorto alla traccia.

Per tutta la canzone, utilizza una gamma di accordi dal suono minaccioso che rispecchiano il timbro nuvoloso del suo Rhodes. Nelle versioni live, Jones usava un pedale per basso Moog Taurus, dimostrando la sua destrezza strumentale.

Queste abilità erano state una parte del repertorio tecnico di Jones sin dai suoi primi giorni come organista di chiesa, dove i pedali del basso dell'organo erano spesso usati per rinforzare quegli inni di servizio.

https://youtu.be/kW3xDZrlBQs

3. REM –  'The Sidewinder Sleeps Tonite' (arrangiamento di archi)

Uno dei sei singoli pubblicati dal seminale LP Automatic For The People della band americana del 1992 , il gruppo ammette che è un po' un anomalo tematico rispetto al tono cupo del resto dell'album.

I suoi testi fanno riferimento a zuppa istantanea, Nescafé e Dr Seuss, con il bassista Mike Mills che descrive la canzone come su “qualcuno che non ha un posto dove stare. Parte di esso riguarda ciò che l'uomo può fare che le macchine non possono. Il resto – non ho idea di cosa si tratti”.

Una cosa che una macchina non potrebbe mai fare è produrre un arrangiamento di archi lussureggiante come quello di JPJ su questo brano. L'impennata orchestrazione di Jones fornisce a questo brano eccentrico un senso di equilibrio e incoraggia il vivace lavoro di chitarra di Peter Buck. Chi altro, a parte John Paul Jones, potrebbe rallegrare una canzone pop jangle con una sezione di archi?

https://youtu.be/mgiCechWNCo

2. Them Crooked Vultures –  'Bandoliers' (Basso)

Secondo me, ci sono solo due batteristi che sono stati in grado di legarsi veramente con Jonesy: il primo è il compianto, grande John Bonham, e il secondo è Dave Grohl. L'ex uomo dei Nirvana stabilisce un ritmo imponente sotto gli strati rigidi e spigolosi della chitarra di Josh Homme.

Tuttavia, Jones è la vera star dello spettacolo su questa traccia. Il suo tono è distinguibilmente più basso rispetto ai dischi Zeppelin, con la sua padronanza ritmica e melodica dello strumento in piena mostra qui.

A circa tre minuti dall'inizio della canzone, sentirai Grohl e Jones eseguire un'interazione di batteria e basso di altissimo livello, senza che nessuno dei due perda un colpo. Giusto per rendere le cose ancora più intense, Homme arricchisce il mix con una linea di chitarra in stile "Kashmir" sopra le righe. Una canzone davvero intrigante, resa possibile solo da tre icone hard rock dal talento unico.

https://youtu.be/_g3fckxdvZM

1. Led Zeppelin –  'The Rain Song' (Mellotron, Piano, Basso)

La leggenda narra che Jimmy Page e Robert Plant abbiano scritto questa canzone in risposta alla lamentela di George Harrison secondo cui la band "non ha fatto ballate". Il contributo di JPJ a questo numero meditativo, tratto da Houses of the Holy del 1973 , è a dir poco monumentale.

La chitarra acustica sonora e folk di Page di Page si fonde magnificamente con le corde Mellotron di Jones. Man mano che la canzone cresce di statura nel corso dei suoi quasi otto minuti, aumenta anche l'importanza del contributo di Jones. Aggiunge una parte di basso sparsa al mix, insieme ad alcune linee di pianoforte acuti e di buon gusto. Rick Rubin ha descritto come questa canzone "sfida la classificazione... è triste, lunatica e forte, tutto allo stesso tempo".

Il sottile approccio di Jones alla stratificazione è il nucleo che consente di evocare questi stati d'animo ed è una testimonianza del suo ingegno come musicista.

https://youtu.be/TRt4hQs3nH0

Rivisita alcuni degli strumenti preferiti di John Paul Jones utilizzati nel corso della sua carriera.

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PAROLE DI WILL BREWSTER

Pochi bassisti sono leggendari come John Paul Jones.

Ampiamente considerato uno dei bassisti più influenti di tutti i tempi per il suo lavoro con i Led Zeppelin, Jones è un magistrale polistrumentista e appare in dozzine di dischi di artisti, con il suo lavoro che spazia dall'esecuzione in "Sunshine Superman" di Donovan alla scrittura del arrangiamenti d'archi per Automatic For The People dei REM.

Nel corso della sua lunga carriera, Jones è stato in prima linea in diversi nuovi movimenti musicali, con il suo arsenale di attrezzature che ha svolto un ruolo importante nella creazione di diverse trame musicali.

Dal suo fidato Jazz Bass al Moog Taurus, diamo un'occhiata alle apparecchiature utilizzate da John Paul Jones nel corso della sua carriera.

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Gear Rundown: John Paul Jones

Pochi bassisti sono leggendari

 PAROLE DI WILL BREWSTER

Pochi bassisti sono leggendari come John Paul Jones.

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Paul Jones.

Ampiamente considerato uno dei bassisti più influenti di tutti i tempi per il suo lavoro con i Led Zeppelin, Jones è un magistrale polistrumentista e appare in dozzine di dischi di artisti, con il suo lavoro che spazia dall'esecuzione in "Sunshine Superman" di Donovan alla scrittura del arrangiamenti d'archi per Automatic For The People dei REM.

Nel corso della sua lunga carriera, Jones è stato in prima linea in diversi nuovi movimenti musicali, con il suo arsenale di attrezzature che ha svolto un ruolo importante nella creazione di diverse trame musicali.

Dal suo fidato Jazz Bass al Moog Taurus, diamo un'occhiata all'attrezzatura utilizzata da John Paul Jones nel corso della sua carriera.

Bassi

1962 Fender Jazz Bass

Acquistato per $ 250 per tenere il passo con il suo pesante carico di lavoro come musicista di sessione, il Jazz Bass sunburst di Jones è stato la sua principale ascia per il suo lavoro con i Led Zeppelin.

Jones ha utilizzato questo basso in quasi tutti i brani dei Led Zeppelin dal vivo e in studio fino al 1975, dove ha dovuto ritirare lo strumento a causa di problemi con l'azione e l'elettronica.

Più tardi, JPJ avrebbe fatto rivivere la sua storia d'amore con il Jazz Bass per il suo lavoro in studio con Them Crooked Vultures e occasionalmente lo avrebbe tirato fuori per apparizioni dal vivo. È stato anche visto suonare un modello finito Fiesta Red, così come un Fender Telecaster Bass con il supergruppo.

Alambicco serie II JPJ 

Dopo aver ritirato il suo fidato Jazz Bass, Jones iniziò a sostenere i bassi Alembic, in particolare utilizzando una Serie II a quattro corde come suo strumento live preferito negli ultimi anni dei Led Zepp.

https://youtu.be/YWOuzYvksRw

Jones ha anche una variante a otto corde personalizzata dell'Alambic Series II, con il suo caratteristico ringhio di fascia bassa che si sente nell'epico taglio Presence "Achilles Last Stand".

1967 Fender Bass V 

Un po' strano prodotto da Fender tra il 1965 e il 1970, il Bass V era uno dei primi bassi a cinque corde, caratterizzato da 15 tasti esigui e l'accordatura di EADGC. Jones ha usato il suo Fender Bass V durante un tour nel 1973 per canzoni come "Over the Hills and Far Away", "Heartbreaker" e "The Song Remains The Same".

In un'intervista del 2012 con Dave Lewis, Jones in seguito ha definito il Fender Bass V "il basso più brutto del mondo". Ammettiamolo: non è lontano dalla verità.

Fender Bass VI

Un'incursione leggermente più riconoscibile di Fender nel mondo del basso e della chitarra, il Fender Bass VI era essenzialmente una delle prime chitarre baritono infilate nella forma del corpo di una Jaguar.

Anche se non è noto se Jones abbia usato o meno il suo Bass VI con i Led Zeppelin, questa immagine del 1965 indica che l'ha usato nelle varie registrazioni delle sessioni su cui stava suonando in quel momento.

Manson E-Basso John Paul Jones Signature

https://youtu.be/fpigDGf6vXM

Quando i Led Zeppelin si sono riuniti brevemente nel 2007 per un concerto di beneficenza una tantum alla O2 Arena di Londra, Jones ha suonato un E-Bass personalizzato creato da Hugh Manson, il chitarrista di Matt Bellamy dei Muse .

Dotato di elementi necessari come un ponte BadAss II, un sintonizzatore D Hipshot e pickup EMG attivi, il basso caratteristico Manson di Jones è stato utilizzato anche in tour con Them Crooked Vultures nel 2010 e proprio quest'anno Manson ha rilasciato una versione al pubblico, che tu può controllare qui .

Manson ha anche creato altri tre bassi appositamente per Jones da usare dal vivo con Them Crooked Vultures. Il Manson JPJ 10 String Custom, dotato di cinque corde raddoppiate e un'uscita stereo, può essere visto in varie immagini e video del loro tour del 2010, mentre un basso a 12 corde realizzato con Blackwood australiano può essere ascoltato sul disco.

Tuttavia, il vero strambo del gruppo è questo mostruoso basso lap steel. Soprannominato "Lapaphone", il bass lap steel di Jones è dotato di otto corde, un controller MIDI touchscreen XY, un pickup Fernandes Sustainer e un ponte Hipshot Trilogy, consentendo a Jones di passare da tre diverse accordature al volo. Puoi vedere Jones suonare lo strumento nel brano di Them Crooked Vultures "Nobody Loves Me and Nether Do I".

https://youtu.be/FN9hzECDtUE

Amplificatori

Ai tempi dei Led Zeppelin, Jones utilizzava prevalentemente una testata per basso Acoustic 360 abbinata a un cabinet 361.

Questa combinazione leggendaria è diventata la scelta preferita dai bassisti negli anni '70, tuttavia, è caduta in disgrazia quando il peso straziante degli amplificatori è diventato un po' troppo per i musicisti da portare in giro per i concerti.

Al giorno d'oggi, è più probabile trovare amplificatori per basso acustico in studio, dove gli ingegneri possono far esplodere il suo tono al massimo per raggiungere quel punto debole.

Al giorno d'oggi, Jones sostiene le apparecchiature TC Electronic, utilizzando una testata RH750 in combinazione con i cabinet RS210 e RS212 sul palco e in studio.

Effetti

Quando suona il basso, Jones tende a fare affidamento su un segnale dal vivo asciutto e inalterato, con la maggior parte del suo tono proveniente dal posizionamento decisivo del microfono e dalla scelta dell'amplificatore.

Tuttavia, durante il tour per Them Crooked Vultures, Jones ha usato un Big Muff Bass Pi per replicare le trame dei bassi distorte ascoltate nel disco e TC Electronics elenca sul loro sito Web che usa anche un TC Corona Chorus, un pedale di accordatura PolyTune e un Ditto x4 Pedale looping sia per il lavoro dal vivo che in studio.

Jones ha anche utilizzato in particolare unità di effetti per il suo modo di suonare la tastiera nei Led Zeppelin, favorendo in particolare un Phase Shifter di Maestro per emulare vari suoni di altoparlanti rotanti, che possono essere seduti sopra la sua tastiera in varie immagini del 1973-1979.

Sintetici e tastiere

Mellotron M400

Ascoltato in particolare nell'introduzione di "Stairway to Heaven" e canzoni come "Kashmir" e "The Rain Song", Jones è stato uno dei primi musicisti rock a utilizzare l'uso del Mellotron in un ambiente dal vivo.

Uno dei primi predecessori del MIDI, il Mellotron operava manipolando patch di strumenti, come flauto, archi e ottoni, che venivano registrati su nastro e quindi riprodotti attraverso la macchina.

Piano elettrico Fender Rhodes

https://youtu.be/kW3xDZrlBQs

Jones ha utilizzato questo primo piano elettronico in combinazione con un sintetizzatore modulare EMS VCS 3 per creare i suoni modulati e gorgheggianti della tastiera dell'epica "No Quarter" dei Led Zeppelin, una traccia che mostra principalmente il talento tastieristico di Jones.

Dal vivo, Jones introduceva spesso la canzone con un lungo assolo di tastiera che spesso durava 20 minuti accompagnato da Jimmy Page.

Jones ha anche utilizzato una prima versione dei pedali per basso Moog Taurus per definire la fascia bassa di "No Quarter", evidenziando il suo ruolo di pioniere degli strumenti elettronici in un ambiente rock.

Clavinetto Hohner D6   

https://youtu.be/HGFITl5mFvs


In Physical Graffiti , Jones ha ulteriormente esplorato il suo gusto per i groove ispirati al funk/soul, utilizzando un Clavinet Hohner D6 per emulare lo stile sincopato di altri musicisti famosi come Stevie Wonder su brani come "Trampled Under Foot" e "Custard Pie".

Organo Hammond C3 

  https://youtu.be/_ZiN_NqT-Us

Una delle migliori canzoni dei Led Zeppelin, "Since I've Been Loving You", vede Jimmy Pages stracciare le sottili trame della tastiera di John Paul Jones, suonate sul famoso organo Hammond C3.

Jones ha utilizzato l'Hammond C3 in molte altre canzoni dei Led Zeppelin ed è stato parte integrante della sua tastiera dal vivo per molti anni con la band.

Korg X50

Per il concerto di reunion dei Led Zeppelin nel 2007, Jones ha suonato la maggior parte delle sue parti di tastiera su un sintetizzatore Korg X50.

Strumenti popolari

Mandolino stile F di Manson

Mentre Jimmy Page è accreditato di aver suonato il mandolino nel brano dei Led Zeppelin "The Battle Of Evermore", Jones suona il mandolino nella maggior parte delle altre tracce degli Zeppelin, con un punto culminante particolare che è il sottile stile folk di "Going To California", un brano sorprendentemente morbido e accattivante traccia dalle rocce più grandi edonisti.

Manson Custom Triple Neck Acoustic

Nella tradizione dei Led Zeppelin di conformarsi alle cose eccessive della vita, Jones possiede una chitarra acustica a tre manici su misura Manson, con manici sia a dodici che a sei corde e un mandolino sulla parte superiore dello strumento.

Jones possiede anche un mandolino a tre manici con un basso acustico sul fondo dello strumento, perché sappiamo tutti che non puoi mai avere troppi manici sul tuo strumento quando suoni con i Led Zeppelin.

Riscopri i momenti più belli di John Paul Jones dentro (e fuori) dai Led Zeppelin qui.

https://mixdownmag.com.au/features/columns/eight-moments-when-john-paul-jones-proved-he-was-the-best-member-of-led-zeppelin/

https://mixdownmag.com.au/features/gear-rundown-john-paul-jones/


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https://timtirelli.com/2021/05/29/bootlegs-led-zeppelin-bloomington-mn-january-18th-1975-evsd-2021-soundboard-ttt%C2%BD/

Dopo due warm up gigs in Europa, il tour nord americano del 1975 si apre a Bloomington, piccola città del nord degli Stati Uniti nello stato del Minnesota. Minneapolis è solo a 16 km e naturalmente i 15.000 posti del Metropolitan Center sono tutti esauriti.

Per anni di questo concerto non vi è stata traccia sonora poi, pochi mesi fa, la registrazione audience che fa capolino e oggi arriva addirittura anche il soundboard. Molti fan dei LZ non vedevano l’ora di poter ascoltare una registrazione (non ufficiale, ricordiamolo) di buona qualità relativa alle prime date del tour del 1975, un po’ per potersi gustare le rarissime versioni live di The Wanton Song e When The Leeve Breaks con alta qualità audio, un po’ per verificare le condizioni della voce di Plant e capire se i grossi problemi fossero davvero relativi all’influenza presa nelle date successive o cosa.

Ecco dunque che la Empress Valley Supreme Disc ci regala (si fa per dire, i cofanetti bootleg hanno prezzi stratosferici e trovarli è tutt’altro che semplice) il soundboard del primo concerto americano del tour.


Gennaio..e fà freddo..ma noi ci riscaldiamo!!!
Buongiorno Zeppfamily💞
1975!! Mentre i ragazzi affrontavano il freddo del Minnesota a gennaio
Recensione giornalistica: i Led Zeppelin sono scesi su Minneapolis lo scorso fine settimana e hanno dimostrato a una folla piena di jam di oltre 20.000 devoti che è ancora la prima band rock and roll heavy metal mondiale.
Il concerto, che diede il via al tour nordamericano del 1975 della band, segnò la prima apparizione dei Led Zeppelin su questa sponda dell'Oceano Atlantico dopo quasi 18 mesi. Pochi gruppi sono in grado di avvicinarsi al livello di energia che Jimmy Page e compagnia hanno mantenuto dall'inizio alla fine durante le prestazioni di 2 ore e mezzo dello Zep. Ancora intatti dopo quasi sette anni insieme come un'unità musicale stretta e coesa, i Led Zeppelin si sono evoluti fin dai suoi inizi come un outfit heavy blues, specializzato in prosciutti a lungo meandri in una sofisticata rock band professionale ad alta energia, capace di svendere uno stadio da 50.000 posti dopo l'altro da solo, senza il beneficio di un atto di riscaldamento.
Il gruppo è apparso sul palco quasi precisamente alle 20.00, ora di iniziare un ruggito tuonante dalla folla e si è spezzato dritto nel Rock and Roll, guidato dalle dure e taglienti linee di chitarra di Jimmy Page. Con l'eccezione di Moby Dick, lo showcase standard della band per il batterista John Bonham, e un breve estratto di 30 secondi da Whole Lotta Love durante il bis, il gruppo ha limitato la sua attenzione ai suoi album più recenti, Led Zeppelin 4 e Houses Of Th e Santo, insieme a un certo numero di selezioni dal suo arrivo Physical Graffiti LP. Il nuovo materiale è stato un momento particolare, in particolare Kashmir, un numero minacciosamente lunatico contenente alcuni intriganti lavori di sintetizzatore di John Paul Jones e Trampled Underfoot, un rocker che è il cui titolo è più autoesplicativo. Una tremenda versione tremenda di Stairway To Heaven, suscitata dalla voce carica di emozioni di Robert Plant, ha suscitato l'accoglienza più entusiasta della serata.
È stata la dinamica presenza scenica del gruppo a colpirmi soprattutto. Questi ragazzi sono totalmente al comando della situazione in ogni momento, con l'eccitante istrionico vocale di Plant e la cornice bionda e bionda (estremamente sexy, secondo la maggior parte delle giovani donne con cui ho parlato prima e dopo lo spettacolo) che comandano l'attentio n di tutti. Page si è sviluppato in un artista energico ed eccitante, saltellando e scambiando sorrisi con Plant mentre butta fuori una successione di splendidi assoli, ognuno più incredibile di quello prima.
Altre chicche per la serata includevano arrangiamenti estremamente potenti di When The Levee Breaks e The Song Remains The Same, che, insieme al materiale Physical Graffiti, venivano eseguiti per la prima volta, secondo Plant. Verso la fine, Plant si è scusato con la folla perché la band era "arrugginita. "Non doveva disturbarsi - se i Led Zeppelin operassero a solo mezza velocità, sarei difficile immaginare quanto sarebbe sensazionale questa band in una buona notte!
Durante il suo lungo mandato in cima alla pila di rock heavy metal, i Led Zeppelin hanno affrontato e sconfitto le sfide di un numero indicibile di pretendenti al trono, e se la performance di sabato scorso è un'indicazione di ciò che verrà, sono seriamente d Dubito che esista una band capace di eguagliando, tanto meno superando, ciò che i Led Zeppelin potrebbero fare nel sonno. Il superbo sistema sonoro del gruppo e gli effetti di illuminazione colorati, che hanno bagnato gli artisti in una varietà Avid di colori intensi, aggiunti notevolmente all'effetto complessivo. In questa età altamente inflazionistica, i Led Zeppelin danno ai suoi fan il loro valore di denaro e poi di più. Cinque anni fa ho pagato volentieri 10 dollari per un biglietto della 18a fila per lo spettacolo del gruppo nello stesso Bloomington Sports Centre (1970), la casa del club di hockey Minnesota North Stars, eppure la scorsa settimana il mio posto in 11a fila è costato appena 8,50 dollari, una somma misera per cosa questo gruppo consegna.
Avrei voluto vedere il gruppo giocare più a lungo, e dubito che ci fossero più di una manciata di persone che avrebbero lasciato il palazzo se il gruppo avesse giocato 15 bis nelle ore piccole del mattino. - Free Press, 23 gennaio 1975.














 









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