La Befana non è solo una vecchia signora che vola a cavallo di una scopa nella notte dell'Epifania, riempiendo le calze di dolciumi.
Questa figura ha origini antichissime, le cui radici raggiungono i culti agrari celebrati allo scopo di propiziare la rinascita della natura.
La Befana non è altro che il terzo aspetto della grande dea connessa alla natura e alla fertilità, che è Fanciulla, Madre e Vecchia. Con il rogo del suo aspetto sterile e invernale, si invita l'anno a compiere una rigenerazione, facendo in modo che la vecchia torni a essere una fanciulla.
Il suo nome potrebbe ricollegarsi a figure come Diana, Danu o Anat, tutte grandi dee degli animali, della crescita della vegetazione e della fertilità.
Nelle dodici notti che seguono il Natale, secondo il folklore popolare, avvengono processioni di spiriti, e spesso queste cavalcate notturne sono guidate dalla dea Diana, e le sue seguaci sono simili a quelle che nel medioevo verranno additate come streghe, ovvero donne che conoscono i poteri naturali delle erbe e che spesso sono descritte a cavallo di scope.
Come accadde a molti altri culti pagani, non potendo cancellarli del tutto, la Chiesa li assorbì, e così la Befana divenne la vecchia signora in perenne viaggio per raggiungere il bambin Gesù.
EPIFANIA
TRADIZIONE TOSCANA
La leggenda narra che i Re Magi in viaggio verso Betlemme si fossero persi ritrovandosi in Toscana. Bussarono alla porta di una capanna dove viveva un'anziana strega per chiedere delle indicazioni...
La vecchia spiegò loro la via che li avrebbe portati alla grotta della natività, ma si rifiutò di accompagnarli.
Presa dal rimorso e convertita al bene, preparò un enorme quantità di dolci e si mise in cerca dei Re Magi che non trovò...
Non essendo riuscita a raggiungerli, bussò casa per casa lasciando un dono ad ogni bambino che incontrava, nella speranza si trattasse di Gesù.
Da allora la notte fra il 5 ed il 6 gennaio, la strega buona gira per tutta Italia, distribuendo dolci ai bambini.
Grazie ai suoi poteri magici, cavalca la sua scopa di saggina, scivola giù per le canne fumarie ed entra nelle case a riempire le calze che le famiglie lasciano appese ai focolari, di doni per i bambini buoni e carbone per quelli cattivi.
Per ricambiare i regali della Befana è buona norma lasciare vicino al caminetto un bicchiere di latte ed un piatto di biscotti fatti in casa, così che possa rifocillarsi per il suo lungo viaggio.
Quando arriva in Toscana è solo a metà strada e deve farsi aiutare dal suo ciuchino fatato per questo oltre al latte e biscotti, nella nostra regione bisogna lasciare fuori un pò d'acqua e di fieno.
TRADIZIONE CRISTIANA
il giorno dell’Epifania (dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia, “manifestazione, apparizione”) è quello in cui i Re Magi arrivano a omaggiare Gesù appena nato facendogli dono di oro, incenso e mirra. Secondo il calendario liturgico, infatti, 12 giorni dopo il Santo Natale una nuova festa raccoglie i fedeli proprio per la “Epifania del Signore”. Una ricorrenza che secondo alcuni risalirebbe al II secolo d. C.
Nei vangeli si racconta che alcuni uomini saggi (“Magi” è un termine di origine persiana), portarono doni a Gesù Bambino. “Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme”, si legge, e nel vangelo di Matteo si narra che Erode, spaventato dalla venuta del “Re dei Giudei”, esortasse proprio i Magi ad andare a Betlemme per scoprire dove si trovasse il bambino. Erode finse di voler conoscere il luogo della nascita di Gesù per poter andare lui stesso ad adorarlo.
Seguendo la stella cometa, i Magi trovarono “nella casa” Gesù e iniziarono ad adorarlo, offrendogli oro, per omaggiare la maestosità del Bambino, incenso per ricordare la sua divinità, e mirra, per il sacrificio e la futura morte dell’uomo Gesù (la mirra è un unguento profumato usato in antichità per la mummificazione e la conservazione dei defunti).
Vangelo secondo Matteo
“Chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”
“Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.
ORIGINI PAGANE
La tradizione legata alla Befana, la cui storia si usa ricollegare al racconto fantastico per cui nella notte volavano sui campi appena seminati figure femminili pronte a propiziare il raccolto.
Furono gli antichi Romani ad ereditare alcuni riti propiziatori pagani legati ai cicli stagionali, associandoli al calendario romano.
La dodicesima notte dopo il solstizio invernale essi celebravano la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura e si credeva che proprio in quelle dodici notti delle figure femminili volassero sui campi coltivati, al fine di propiziare la fertilità dei futuri raccolti.
Alcuni identificarono la figura femminile con Diana, dea lunare della cacciagione e della vegetazione, altri a divinità minori come “Sàtia” (dea della sazietà), o “Abùndia” (dea dell’abbondanza).
Altre credenze collegano la Befana a un’antica festa romana, che si svolgeva in inverno in onore di Giano e Strenia durante la quale ci si scambiavano doni.
Altre ancora fanno risalire la Befana ad alcune figure importate della mitologia germanica, come Holda e Berchta, sempre come una personificazione femminile della natura invernale.
Dal IV secolo d.C. la Chiesa di Roma avviò la condanna di riti e credenze pagane, ma molte personificazioni resistettero fino al Basso Medioevo fino ad accettare di nuovo, gradualmente, l’attuale figura di una vecchina affettuosa, e non una strega, rappresentata su una scopa volante.
Nel periodo del teologo Epifanio di Salamina " vescovo e scrittore greco antico venerato dalle Chiese cattolica, ortodossa e dagli ortodossi orientali come santo e Padre della chiesa", la ricorrenza dell'Epifania fu proposta alla data della dodicesima notte dopo il Natale, recuperando in questo modo l’antica simbologia numerica pagana.
Non alzarti un giorno senza sapere che fare. Non alzarti un giorno fingendo di essere quel che non sei. Non alzarti un giorno con la paure delle cose che devi fare, e dei sogni che vorresti seguire. Non alzarti un giorno senza ascoltare dentro anche quello che ti dà cruccio. Non alzarti un giorno senza pensare che c’è qualcosa che tu puoi fare per qualcun altro. Non alzarti un giorno giudicando gli altri intorno a te, invece di capirli. Forse la felicità altrui è differente dalla tua. Non alzarti un giorno senza ringraziare per viverne un altro ancora.
Ho imparato a osservare ciò che per gli altri è solo una domanda e vedere nella stessa prospettiva L’impossibile rimane tale se non ti allunghi nel mondo quando potresti scoprire che ti piace ciò che vedi La perfezione è solo un immagine vuota lo stupore è ricco di emozioni
Ciao diario....eccomi arrivata....
.strega un pò pazza..un pò mitica..un pò di tutto e un pò niente.....
....ti scrivo..anzi ti parlo con parole già scritte tanto tanto tempo fà...
è un altro tipo di diario quello che accolse il mio volo..anzi il mio navigare....
"...mi sento come lo spirito di Ulisse....com Achille ..
uno spirito libero..guerriero..leale..onesto..probo...emozionante ed anche innocentemente e colpevolemente sofferente...si ...mi sento l'albero maestro di una nave solcante mari quieti e mari mai domi..
nella stiva ogni attimo di brezza marina e soli luminosi in picchiata su argentee onde....
sofferenti e ridenti membra che abbracciano l'esplorare e l'esplodere del mondo....
Così io sono e così io appaio..nuda ..al mondo e alle sue intemperie...
non sono fatta di sola luce raggiante ma anche di bellissime notti a volte senza stelle....
ma non è forse questo il saper navigare..il saper soffrire..il saper vivere..avendo rispetto per l'oceano della vita...?
sapere che posso affacciarmi all'oblò di questo mondo e di questo tempo, mostrando sempre la mia faccia e il mio cuore senza nessun dolore da recare all'altrui spirito..mi fà credere nella beltà dell'universo....
le albe e i tramonti sono le mie bussole, come le tempeste e le dolci quieti deell'oceano...
e allora come Ulisse navigo nel mar della vita senza timore di apparire..come Achille combatto..come navigatore esploro
perchè io sono....e se noi siamo..esisteremo sempre...."
,,,,anno 2003....
...siamo del 2022 ....CHE SBADATA SIAMO ANCORA PIù AVANTI..
..mamma mia ..sono felice stò ancora navigando...vi abbraccio dolci compagne di viaggio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.
..siamo tutti fatti di stelle
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ragazze mi raccomandp coprirsi bene...il giorno delle befane si avvicina...
.attente ai semafori rossi e verdi..
.io ho rifatto gli occhiali e gli scarponi altrimenti finisco così...
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LA VERA STORIA DELLA BEFANA
"In un villaggio, non molto distante da Betlemme, viveva una giovane donna che si chiamava Befana. Non era brutta, anzi, era molto bella e aveva parecchi pretendenti...Però aveva un pessimo caratteraccio. Era sempre pronta a criticare e a parlare male del prossimo. Cosicché non si era mai sposata, o perché non le andava bene l’uomo che di volta in volta le chiedeva di diventare sua moglie, o perché l’innamorato – dopo averla conosciuta meglio – si ritirava immediatamente.
Era, infatti, molto egoista e fin da piccola non aveva mai aiutato nessuno. Era, inoltre, come ossessionata dalla pulizia. Aveva sempre in mano la scopa, e la usava così rapidamente che sembrava ci volasse sopra. La sua solitudine, man mano che passavano gli anni, la rendeva sempre più acida e cattiva, tanto che in paese avevano cominciato a soprannominarla “la strega”. Lei si arrabbiava moltissimo e diceva un sacco di parolacce. Nessuno in paese ricordava di averla mai vista sorridere. Quando non puliva la casa con la sua scopa di paglia, si sedeva e faceva la calza. Ne faceva a centinaia. Non per qualcuno, naturalmente! Le faceva per se stessa, per calmare i nervi e passare un po’ di tempo visto che nessuno del villaggio veniva mai a trovarla, né lei sarebbe mai andata a trovare nessuno. Era troppo orgogliosa per ammettere di avere bisogno di un po’ di amore ed era troppo egoista per donare un po’ del suo amore a qualcuno. E poi non si fidava di nessuno. Così passarono gli anni e la nostra Befana, a forza di essere cattiva, divenne anche brutta e sempre più odiata da tutti. Più lei si sentiva odiata da tutti, più diventava cattiva e brutta.
Aveva da poco compiuto settant’anni, quando una carovana giunse nel paese dove abitava. C’erano tanti cammelli e tante persone, più persone di quante ce ne fossero nell’intero villaggio. Curiosa com’era vide subito che c’erano tre uomini vestiti sontuosamente e, origliando, seppe che erano dei re. Re Magi, li chiamavano. Venivano dal lontano oriente, e si erano accampati nel villaggio per far riposare i cammelli e passare la notte prima di riprendere il viaggio verso Betlemme. Era la sera prima del 6 gennaio. Borbottando e brontolando come al solito sulla stupidità della gente che viaggia in mezzo al deserto e disturba invece di starsene a casa sua, si era messa a fare la calza quando sentì bussare alla porta. Lo stomaco si strinse e un brivido le corse lungo la schiena. Chi poteva essere? Nessuno aveva mai bussato alla sua porta. Più per curiosità che per altro andò ad aprire. Si trovò davanti uno di quei re. Era molto bello e le fece un gran sorriso, mentre diceva: “Buonasera signora, posso entrare?”. Befana rimase come paralizzata, sorpresa da questa imprevedibile situazione e, non sapendo cosa fare, le scapparono alcune parole dalla bocca prima ancora che potesse ragionare: “Prego, si accomodi”. Il re le chiese gentilmente di poter dormire in casa sua per quella notte e Befana non ebbe né la forza né il coraggio di dirgli di no. Quell’uomo era così educato e gentile con lei che si dimenticò per un attimo del suo caratteraccio, e perfino si offrì di fargli qualcosa da mangiare. Il re le parlò del motivo per cui si erano messi in viaggio. Andavano a trovare il bambino che avrebbe salvato il mondo dall’egoismo e dalla morte. Gli portavano in dono oro, incenso e mirra. “Vuol venire anche lei con noi?”. “Io?!” rispose Befana.. “No, no, non posso”. In realtà poteva ma non voleva. Non si era mai allontanata da casa.
Tuttavia era contenta che il re glielo avesse chiesto. “Vuole che portiamo al Salvatore un dono anche da parte sua?”. Questa poi… Lei regalare qualcosa a qualcuno, per di più sconosciuto. Però le sembrò di fare troppo brutta figura a dire ancora di no. E durante la notte mise una delle sue calze, una sola, dove dormiva il re magio, con un biglietto: “per Gesù”. La mattina, all’alba, finse di essere ancora addormentata e aspettò che il re magio uscisse per riprendere il suo viaggio. Era già troppo in imbarazzo per sostenere un’altra, seppur breve, conversazione.
Passarono trent’anni. Befana ne aveva appena compiuti cento. Era sempre sola, ma non più cattiva. Quella visita inaspettata, la sera prima del sei gennaio, l’aveva profondamente cambiata. Anche la gente del villaggio nel frattempo aveva cominciato a bussare alla sua porta. Dapprima per sapere cosa le avesse detto il re, poi pian piano per aiutarla a fare da mangiare e a pulire casa, visto che lei aveva un tale mal di schiena che quasi non si muoveva più. E a ciascuno che veniva, Befana cominciò a regalare una calza. Erano belle le sue calze, erano fatte bene, erano calde. Befana aveva cominciato anche a sorridere quando ne regalava una, e perciò non era più così brutta, era diventata perfino simpatica.
Nel frattempo dalla Galilea giungevano notizie di un certo Gesù di Nazareth, nato a Betlemme trent’anni prima, che compiva ogni genere di miracoli. Dicevano che era lui il Messia, il Salvatore. Befana capì che si trattava di quel bambino che lei non ebbe il coraggio di andare a trovare.
Ogni notte, al ricordo di quella notte, il suo cuore piangeva di vergogna per il misero dono che aveva fatto portare a Gesù dal re magio: una calza vuota… una calza sola, neanche un paio! Piangeva di rimorso e di pentimento, ma questo pianto la rendeva sempre più amabile e buona.
Poi giunse la notizia che Gesù era stato ucciso e che era risorto dopo tre giorni. Befana aveva allora 103 anni. Pregava e piangeva tutte le notti, chiedendo perdono a Gesù. Desiderava più di ogni altra cosa rimediare in qualche modo al suo egoismo e alla sua cattiveria di un tempo. Desiderava tanto un’altra possibilità ma si rendeva conto che ormai era troppo tardi.
Una notte Gesù risorto le apparve in sogno e le disse: “Coraggio Befana! Io ti perdono. Ti darò vita e salute ancora per molti anni. Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da ogni capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali ad ogni bambino che a Natale avrà fatto il presepio e che, il sei gennaio, avrà messo i re magi nel presepio. Ma mi raccomando! Che il bambino sia stato anche buono, non egoista… altrimenti gli metterai del carbone dentro la calza sperando che l’anno dopo si comporti da bambino generoso”.
E la Befana fece così e così ancora sta facendo per obbedire a Gesù.
Durante tutto l’anno, piena di indicibile gioia, fa le calze per i bambini… ed il sei gennaio gliele porta piene di caramelle e di doni.
È talmente felice che, anche il carbone, quando lo mette, è diventato dolce e buono da mangiare.
BUONA EPIFANIA A TUTTI
I Re magi
Su cammelli bianchi
tre re magi in cammino
sono in cerca di un bambino.
Al seguito di una stella cometa
cercano di raggiungere la meta.
Hanno un cuore speranzoso
ognuno porta con sé un dono prezioso
e la speranza che nel mondo giunga la serenità
perché in una vita senza luce regna l'oscurità.
Giunti a destinazione,
in profonda ammirazione
hanno contemplato
il figlio che Dio al mondo ha donato...
Loredana Bertone
Art. dal web
"L'umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano. Siano esse streghe o siano esse libere".
"Ho la testa che va a farfalle, Lloyd" "Un gran peccato, sir" "Che la testa voli via?"
"Che lei non la segua, sir"
"A seguir certi pensieri ci si perde nelle fantasie, Lloyd"
"E perdersi nelle fantasie a volte è l'unico modo per ritrovare la meraviglia, sir"
"Credo che farò una gita volante, Lloyd"
"Prendo il cappotto e le ali, sir"
"Sono giorni che evita le emozioni, sir"
"È che mi sento fragile, Lloyd. Ho paura di andare in pezzi se mi lascio toccare dagli eventi"
"Sir, la fragilità non dipende mai da ciò che accade fuori, ma dal vuoto che c’è dentro"
"Dici che non mi devo preoccupare di queste crepe sull’anima, Lloyd?"
"Le crepe, sir, non sono che innocue rughe per chi ha una vita piena"
"Pensiero solido, Lloyd"
"Mai quanto lo spirito dei forti, sir"
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dedicata alla mia ..Musa...
e a voi anime belle
Buongiorno
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.
Alda Merini..
fra poche ore..avrò una calza bucata..e una scarpa rotta...
..preparate una cioccolata calda...
..io passo una lucidata..alla scopa..
siam Muse e come tali un pòòò birichine..
vegliam umori ed eroi
semplici sacchi per meravigliosi viaggi...
Buon viaggio a me... e siate bravi...
..sono un pò in ritardo..
stanotte ho fatto le ore piccole..e sono rimasta a piedi..con il sacco vuoto meno male,
...una cioccolata calda e sono rientrata nei miei panni soliti...
qualcuno mi guarda un pò esterrefatto..ironicamente perplesso
ma da Lui qualsiasi sguardo è benvenuto..
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..sono un pò in ritardo..
stanotte ho fatto le ore piccole..e sono rimasta a piedi..con il sacco vuoto meno male,
...una cioccolata calda e sono rientrata nei miei panni soliti...
qualcuno mi guarda un pò esterrefatto..ironicamente perplesso
ma da Lui qualsiasi sguardo è benvenuto..
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Led Zeppelin - Oltre le colline e lontano lontano
https://www.facebook.com/harry.resbum/posts/990246174914067
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere, non farlo.
..pensiero in libertà..
lella...
loro potevano farlo sempre e dove volevano..
l'esplosione era certa....
Led Zeppelin - 1971.09.05 Chicago - 8mm film (SYNCED)
Penso a come non possiamo sempre vivere nel momento perché i momenti passano, e quando siamo fortunati, abbiamo il tipo di momenti a cui non possiamo fare a meno di voler tornare. Pensiamo a loro, ricordiamo come si sono sentiti, e quando passa più tempo raccontiamo storie di questi momenti che vale la pena rivivere.
Volete venire sulla mia macchina del tempo? Ci fermiamo da qualche parte tra il ’68 e il ’70..
la mia navicella è sicura..certa e non ha bisogno di carburante...
fà il pieno di molecole d'arte
Led Zeppelin - Babe I'm Gonna Leave You (Danmarks Radio 1969)
"Niente nella vita va temuto..
dev'essere solamente compreso."
(Marie Curie)
la Musica.è arte..emozione .è felicità . è una Musa millenaria..planetaria distinguibile e inconfondibile
non ha un nome..non ha bisogno di nomi..è uno stato d'animo e di essere...
Sembra un fuoco che brucia nel mio cuore
Ogni singolo momento che trascorriamo separati
Ho bisogno di te intorno, perché ogni giorno inizi
Non ti ho lasciato solo
MICHAEL JACKSON - FALL AGAIN
C'è qualcosa in te, fissati negli occhi
Tutto quello che cerco mi sembra di trovare
Tutto questo tempo lontano mi sta uccidendo dentro
Ho bisogno del tuo amore nella mia vita
i led zeppelin avevano fatto il loro punto e se ne erano andati
quella era la fine, quindi stavo solo volando
per quanto riguarda i dischi di allora, mi sento male per loro?
a volte suonavano come una totale confusione, ma so che ero felice in mezzo a tutto questo
Robert Plant.
11 agosto 2021
felicità..
è quella cosa, quella luce che nasce dalla coscienza e incoscienza di essere in pace con il cuore, di fare ciò che riteniamo giusto e anche doveroso e non nel e dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
lella..
happiness..
it is that thing, that light that comes from the conscience and unconsciousness of being at peace with the heart, of doing what we consider right and also right and not in and from doing what others say and do.
lella ..
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La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non invecchierà mai..
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"Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti. Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa – sì, io immagino che sia nella testa – ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po' come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l'archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l'aria, cambiare l'acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale".
Da "Kafka sulla spiaggia"
Buon compleanno Haruki Murakami
Autore tra i più acclamati al mondo, ha conquistato il pubblico dei lettori e della critica con opere come "Kafka sulla spiaggia", "Norwegian Wood" e "1Q84" attraverso le quali ha saputo coniugare il racconto dei sentimenti con il realismo magico e la fantascienza.
Il Mondo è una Musa millenaria..planetaria distinguibile e inconfondibile
non ha un nome..non ha bisogno di nomi..è uno stato d'animo e di essere...
l’amore ci rende capaci di vedere anche la bellezza del mondo che ci circonda. Qualcuno dice che è una illusione, che quando siamo innamorati proiettiamo sul mondo le nostre fantasie, ma io credo invece si potenzino le nostre capacità di vedere e di sentire.
la stupefacente bellezza delle case della città che visiti, l’incanto delle scogliere che precipitano sul mare, l’incendio di un tramonto o la sublime poesia di una cattedrale, di un chiostro che non avresti mai guardato. E tutto si moltiplica se ne parli, se condividi questi pensieri e queste emozioni
E, quando cogliamo la bellezza di un paesaggio o di un’opera d’arte da soli, abbiamo una esperienza che è in qualche modo affine al rapimento amoroso. In quell’istante è come se cadessero le barriere che ci isolano dal mondo e l’essenza dell’oggetto irrompe, si impossessa di noi. Come nell’amore quando entriamo in contatto diretto con la natura profonda dell’altro, ne cogliamo l’incredibile, stupefacente unicità.
Non c’è da meravigliarci perciò se l’amore ci conduce a vedere la bellezza. Perché ci apre gli occhi, ci spalanca il cuore, ci pone in rapporto diretto con la realtà. Avviene l’opposto se invece siamo chiusi in noi stessi, tristi, rancorosi, diffidenti, perché quando il nostro cuore è chiuso, sono chiusi anche i nostri occhi. E possiamo passare davanti alle più stupefacenti meraviglie naturali, alle più sublimi opere d’arte senza vedere, senza sentire.
Si dice comunemente che Daphne sia stata il primo amore di Apollo, ma la verità è che la ragazza non ricambiò mai l'amore del dio.
La maggior parte delle ninfe e delle mortali erano attratte dal bell’Apollo, ma il loro amato le respingeva. Ma vediamo come tutto è cominciato.
Un giorno Apollo stava prendendo in giro Eros per il suo arco e la sua freccia dicendogli che non credeva che potesse funzionare davvero, così il dio dell'amore scagliò una freccia d'oro nel cuore del dio.
La freccia fece innamorare Apollo di Dafne, una bellissima ninfa del fiume devota di Artemide, sorella gemella di Apollo. Apollo inseguì la ninfa attraverso la foresta, supplicandola di fermarsi e di passare un po' di tempo con lui, ma lei continuò a correre.
Era vergine, devota ad Artemide, e aveva dedicato la sua vita al bosco. Ma alla fine, Apollon la prese. Risoluta a preservare la propria verginità, Daphne chiamò suo padre per proteggerla.
E suo padre, un dio del fiume, non riuscì a trovare una soluzione più intelligente che trasformare sua figlia in un albero di alloro, e così fece.
I piedi di Daphne si radicarono a terra, le braccia divennero rami, delle foglie cominciarono a crescerle dalle dita e la corteccia sul torso.
Apollo ebbe il cuore spezzato dalla perdita di Dafne, e per ricordarla per sempre fece dell'alloro il simbolo del riconoscimento ai poeti.
L'alloro divenne, quindi, il simbolo del dio stesso essendo Apollo il dio (tra le tante altre cose) della poesia.
Apollo e Dafne
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