ROBERT PLANT & JIMMY PAGE OLTRE LED ZEPPELIN
le storie dietro delle foto perle rare
Zeppelin rinati: il racconto della reunion più attesa della storia del rock
«Vuoi sapere quali sono le mie aspettative? Solo che, se lo facciamo, lo dobbiamo fare molto bene»: parola di Page. A dicembre 2007 i Led Zeppelin hanno suonato di nuovo insieme dopo 27 anni, ecco come era andata
Il 10 giugno 2007, alle due e mezza di pomeriggio, i membri sopravvissuti dei Led Zeppelin, il chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant e il bassista John Paul Jones si ritrovano in una sala prove per suonare alcune canzoni. È la prima volta che si ritrovano nella stessa stanza con gli strumenti in mano, da quando nel 1995 hanno suonato quattro pezzi durante la cerimonia per la loro introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame. Questa volta la posta in gioco è più alta: devono scoprire se hanno la forza, l’empatia e il desiderio di esibirsi come Led Zeppelin nel loro primo vero concerto dalla morte del batterista John Bonham avvenuta nel 1980.
Il luogo delle prove, che si trova da qualche parte in Inghilterra, è segreto. Nelle interviste che hanno rilasciato per promuovere il concerto, un evento benefico che si svolgerà il 10 dicembre 2007 alla O2 Arena di Londra in onore di Ahmet Ertegun (cofondatore della Atlantic Records), Page, Plant e Jones hanno detto di non ricordarsi il giorno in cui si sono incontrati, cosa hanno suonato e nemmeno come è nata l’idea di riunire la band per rendere omaggio a Ertegun, amico e mentore della band nei loro anni con la Atlantic. Tutti e tre, però, d’accordo nel dire che suonare ancora insieme dopo così tanto tempo è stato un momento emozionante e molto importante. «È stato istantaneo», dice Page, che ha il mignolo sinistro steccato, conseguenza di una caduta che ha costretto la band a posticipare il concerto originariamente previsto per il 26 novembre: «Siamo arrivati tutti pieni di voglia di lavorare e di divertirci. È stata una delizia». Plant ricorda «tanti sorrisi» e mentre lo fa sorride anche lui: «È stato un momento catartico e terapeutico. Nessun peso, nessuna pressione». Jones afferma di non aver avuto «alcun dubbio. Qualcuno ha scelto una canzone, l’abbiamo fatta, funzionava». Il figlio di John Bonham, Jason, ricorda invece benissimo il giorno e l’ora in cui i Led Zeppelin sono tornati a esistere, perché lui era lì, seduto nel posto che una volta era di suo padre: «Loro forse non se lo ricordano, ma io sì. Avevo un nodo in gola». Jason ha 41 anni, due figli e suona con i Foreigner: «Non pensavo che avremmo trovato subito un suono. Mi dicevo: “Ci vorrà tempo”». Aveva torto. La band era immersa nella furia lenta e oscura di No Quarter dall’album Houses of the Holy del 1973: «Quando siamo arrivati al riff, ci siamo guardati tutti negli occhi. Era fantastico». Il pezzo successivo è stato la marcia della carovana nel deserto di Kashmir, da Physical Graffiti del 1975: «Poi ci siamo fermati e Jimmy ha detto: “Possiamo abbracciarci?” e Robert ha gridato: “Sì, figli del tuono!”». Alla fine della giornata, racconta Jason: «Mi hanno detto: “La prossima volta…”», si ferma e scoppia a ridere: «Ho pensato: “Ci sarà una prossima volta?”».
Led Zeppelin - Black Dog (Live at Celebration Day) (
Robert Plant riflette, sorseggiando caffè nella suite di un hotel di Londra con vista su Hyde Park: «La cosa più difficile è stata riuscire ad arrivare tutti e quattro nella stessa sala prove senza che nessuno lo sapesse. Avremmo potuto crollare subito, al primo ostacolo. Sarebbe stato pericoloso avere intorno altre persone in preda al delirio per questo momento». È sempre stato questo, del resto, il piano della band. Quando Page ha formato i Led Zeppelin nel 1968, non voleva solo una band ma: «Una potenza, quattro musicisti virtuosi in grado di dare vita al quinto elemento».
Solo un anno dopo, i Led Zeppelin erano la più grande band del mondo, pronti a dominare gli anni ’70, distruggere il pubblico e riempire gli stadi. La fine improvvisa della band dopo la sbornia fatale di John Bonham poco prima di iniziare un tour in Nord America nel 1980 ha fatto crescere costantemente l’attesa per una reunion. Tecnicamente il concerto alla O2 Arena Londra è molto di più. Il ricavato andrà all’Ahmet Ertegun Education Fund e gli altri che si esibiranno – l’ex cantante di Free e Bad Company Paul Rodgers, Pete Townshend, i Foreigner, l’ex bassista dei Rolling Stones Bill Wyman e Paolo Nutini – sono tutti artisti della Atlantic che, come gli Zeppelin, erano molto legati a Ertegun. Ma per i circa 20 milioni di fan che hanno cercato di comprare uno dei 18mila biglietti disponibili, la serata del 10 dicembre è la realizzazione di un sogno che sembrava impossibile: un concerto dei Led Zeppelin.
Jimmy Page, 63 anni e una tempesta di capelli bianchi lunghi fino alle spalle al posto della sua celebre chioma nerissima e lucente, dice di essere rimasto scioccato dall’isteria scatenata da questa reunion a sorpresa: «Non ce lo aspettavamo assolutamente». È sempre stato lui il guardiano dell’eredità della band, si è occupato personalmente di tutte le rimasterizzazioni e riedizioni del loro catalogo. Quando parla dei Led Zeppelin il suo sguardo è d’acciaio. Durante le prove, dice Jason: «Jimmy è sempre molto attento. È concentratissimo su quello che vuole ottenere».
«Quali sono le mie aspettative?», dice Page: «Una sola: se lo facciamo lo dobbiamo fare molto bene, visti i casini che abbiamo combinato in passato». Si riferisce alle mezze reunion del “Live Aid” nel 1985 e al miniconcerto del 1988 con Jason alla batteria per la celebrazione dei 40 anni della Atlantic. Jones si lamenta del fatto che «al “Live Aid” avevamo dei batteristi che non conoscevano le nostre canzoni», riferendosi a Phil Collins e Tony Thompson degli Chic, ma si prende anche la responsabilità del concerto del 1988: «L’ho dato per scontato, non ho fatto i compiti a casa». Questa volta, dice Page con decisione: «Dobbiamo essere preparati e impegnarci molto». L’organizzazione gli ha detto che il tempo a loro disposizione è un’ora, ma Page dice che dopo le prime prove in giugno e la seconda session a luglio è parso subito chiaro che non sarebbe abbastanza. Adesso, infatti, la scaletta dura «100 minuti, e non ci sono solo Whole Lotta Love, Dazed and Confused e No Quarter».
La band ha passato il secondo e il terzo giorno di prove a lavorare su For Your Life, un pezzo mai fatto dal vivo estratto dall’album Presence del 1976: «Poi l’abbiamo scartata, ma questo per farti capire lo spirito con cui abbiamo affrontato la cosa», mi dice Plant. A 59 anni, con la barba grigia curata e un misto di biondo e argento nella lunga chioma, Robert Plant sembra la versione “anziano capotribù” del vichingo ventenne che è sbarcato in America per la prima volta nel 1968, ma anche seduto sul divano nell’ufficio del suo manager a Londra la sua voce e il suo atteggiamento così sicuro di sé lo fanno sembrare un conquistatore.
«All’inizio c’era molto rispetto reciproco, ma è svanito presto. John Paul ha cominciato ad alzare le sopracciglia come fa lui di solito, e ha tirato fuori il suo sorriso ironico. Sapevo che eravamo tornati al punto in cui ci siamo lasciati con In Through the Out Door del 1979», dice Plant. Poi si corregge: «No, siamo andati anche più indietro» John Paul Jones, 61 anni, parla con un melodioso tono sottovoce pieno di umorismo sagace (ha definito i suoi 12 anni nei Led Zeppelin come «il lavoro più stabile e lungo che abbia mai avuto»): «C’era un pezzo in cui non mi ricordavo cosa dovessi suonare, poi ho capito che era perché non l’avevamo mai fatto dal vivo». Fortunatamente Jason Bonham ha una conoscenza enciclopedica di tutti i bootleg dei concerti e degli outtakes in studio: «A volte ci domandiamo: “Cosa succede adesso?”, e lui risponde subito: “Nel 1971 avete fatto questo, nel 1973 in quello e quell’altro concerto invece avete fatto così». «Jason conosce le canzoni», dice Page, «ma soprattutto le capisce. Fa una gran differenza». «Questa è la seconda buona ragione per farlo, secondo me», dice Plant. «Quando era più giovane, Jason pensava che suonare nei Led Zeppelin gli spettasse di diritto». Jason ammette che i rapporti con Plant non sono stati facili «prima di diventare sobrio, quando bevevo troppo». «Adesso invece», continua Plant, «Jason sa che non solo è la persona giusta per suonare nella band, ma che con il suo entusiasmo e la sua abilità la sta anche cambiando». Molte cose sono cambiate del resto. Nel 2004 Jason Bonham è andato a seguire un festival bluegrass in North Carolina: «Ho incontrato una grande comunità di musicisti, tutti fan dei Led Zeppelin, e ho suonato con loro quella musica così antica». Recentemente ha prodotto un album per il quartetto bluegrass femminile Uncle Earl, e la sera prima di questa intervista le ha raggiunte in un club di Londra per suonare il mandolino. Plant fa dischi solisti dal 1982, esegue le sue versioni indiane e nordafricane di pezzi dei Led Zeppelin e ha avuto molto successo con l’album Raising Sands, un sublime disco di blues del Delta e gothic-country registrato in collaborazione con la cantante e violinista Alison Krauss. L’anno scorso, dopo le registrazioni di questo disco a Nashville, io stesso ho fatto a Plant la solita domanda sulla reunion: «Mi piacerebbe lavorare ancora con Page, a patto che non diventi una questione troppo importante e che sia una cosa vera», mi ha risposto. Glielo ricordo. Lui scrolla le spalle e non accetta il suggerimento implicito che questa reunion sia in effetti una questione molto importante: «No, non lo è», dice, «le prime prove sono state ottime». E per quanto riguarda il fatto che deve essere una cosa vera? «Quello che è successo in quella stanza, senza avere nessuno intorno, è stato in certi momenti buono come in passato. Prima non lo volevo fare, adesso invece non voglio fare altro. Che te ne pare?».
«Avevo un progetto in mente», dice Page a proposito di quell’estate del 1968 in cui ha formato i Led Zeppelin: «Cercavo un cantante simile a Steve Winwood o a Steve Marriott. Qualcuno che non avesse paura di farsi avanti, per questo volevo Terry Reid». Reid era un giovane e precoce cantante britannico soul, che passa alla storia per aver rifiutato l’offerta di Page e aver suggerito Robert Plant al suo posto, per poi proseguire la sua carriera nella scena delle band psichedeliche delle Midlands.
John Paul Jones, invece, conosce Page dai tempi in cui era uno dei più richiesti session man di Londra, e non vede l’ora di entrare nella sua nuova band. Ricorda di averlo sentito al telefono poco prima che Page andasse in un college di Birmingham a sentire Plant: «Mi ha detto: “Ti faccio sapere”, e quando è tornato mi ha detto: “È incredibile, ha una voce potentissima”».
Plant è fluido, intuitivo, e come Page è interessato alle possibilità espressive che si possono trovare dentro e fuori dalle progressioni di accordi blues: «L’idea era quella di espandere i confini», dice Page. L’esempio migliore secondo lui è Babe I’m Gonna Leave You da Led Zeppelin del 1969: «In origine è un pezzo folk», per l’esattezza una ballad che Page ha sentito in un disco di Joan Baez del 1962, «ma è pieno di colori, con quella chitarra ipnotica e increspata nelle strofe, e gli stacchi flamenco in mezzo. C’è la chitarra acustica, la pedal steel e tutti quegli elementi tipici di un suono potente e duro, ma estremamente sensibile».
I Led Zeppelin raccontano il live del 2007 alla presentazione del DVD del live, uscito nel 2012
«Ho riascoltato le canzoni dopo molto tempo, le ho analizzate per capire il numero di battute tra le singole parti», dice Plant, «hanno una specie di combinazione chimica molto astuta che le fa andare a volte in una direzione, a volte in un’altra. In Nobody’s Fault But Mine è pungente, cattiva, ti fa digrignare i denti, In My Time of Dying è spettacolare e gigantesca: ogni tanto è più veloce e ogni tanto più lenta, va da una parte all’altra, si avvolge a spirale o sbanda di lato. E in mezzo a tutto questo ci sono io». «La mia prima idea», dice Plant a proposito della reunion, «era di rifare tutta la scaletta del concerto alla Royal Albert Hall (del 9 gennaio 1970, ndr), cominciando da We’re Gonna Groove». Attacca la prima strofa del classico di Ben E. King, originariamente registrato da King dal vivo all’Apollo Theater di New York nel 1963 per la Atlantic, e scelto dai Led Zeppelin come pezzo di apertura di quasi tutti i concerti del tour del 1960: «C’ero anche io quella sera alla Albert Hall, ma non mi ricordo niente di quello che è successo!», dice sorridendo: «Stavo volando in mezzo a una specie di grande tempesta». L’aura di invincibilità che circonda i Led Zeppelin comincia a vacillare nel 1975, quando Plant rimane ferito in un incidente d’auto in Grecia. Nell’estate del 1977 i Led Zeppelin cancellano le ultime settimane di un tour sold out in America per la morte improvvisa del figlio di Plant, Karac, a causa di un virus sconosciuto. In seguito, ci sono stati i due concerti all’aperto a Knebworth nel 1979 per promuovere In Through the Out Door, l’ultimo album dei Led Zeppelin, un breve tour europeo nel 1980 e poi più niente.
Page dice che non c’era modo di andare avanti dopo la morte di Bonham: «Ne abbiamo discusso, io e John pensavamo di fare un disco più potente, pieno di riff. Ogni album doveva essere un passo in avanti rispetto a quello precedente, anche se non era il nostro credo». In ogni caso, dice Page, la musica che i Led Zeppelin avrebbero fatto negli anni ’80 «non sarebbe certo stata più leggera».
Dopo lo scioglimento ognuno di loro ha fatto pezzi dei Led Zeppelin nei rispettivi lavori solisti, sotto varie forme. Page e Plant hanno collaborato nello speciale di MTV “Unledded” del 1994 e hanno trascorso gran parte degli anni ’90 in tour insieme: «Ma non erano i Led Zeppelin», insiste Page, «erano due membri dei Led Zeppelin». Jones non viene invitato a partecipare a “Unledded”, anzi scopre la sua esistenza solo quando vede lo show in televisione durante un tour in Germania. Oggi dice che l’ha superata: «È successo tanto tempo fa. L’anno prossimo saranno 40 anni da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. È una cosa da non credere».
«Non mi sorprende il fatto che oggi abbiamo ancora questa connessione», dice Page, «è sempre stato così: un attimo prima non c’è niente e un attimo dopo… Boom! La vera tragedia per me è se un giorno non fossi più capace di farlo. Essere in grado di venire qui e lavorare con gli altri è un dono, una cosa che rispetto e apprezzo moltissimo».
C’è solo una differenza tra questa e una vera reunion dei Led Zeppelin: manca Bonzo. Jason è molto schietto nel parlare di cosa voglia dire a livello emotivo essere il sostituto di suo padre, che veniva chiamato Bonzo o The Beast per il suo modo di suonare, ma anche per il suo modo di bere e per il suo comportamento animalesco fuori dal palco. Jason racconta che, dopo le prime prove, sua madre Pat gli ha chiesto come era andata: «E io non me la sono sentita di dire che era andata benissimo. Non volevo togliere niente a papà. Così ho risposto: “È andata bene, ma non come papà”».
«John aveva una tecnica favolosa», dice Page, «ma aveva anche una grande immaginazione. La struttura che ha tirato fuori in Good Times Bad Times nel primo album è una cosa che ancora oggi lascia perplessi molti batteristi. Nessun altro è in grado di farlo. Nessuno ha la stessa immaginazione».
«Io me ne sono accorto subito», dice Jones. La prima volta che hanno provato insieme nel 1968 sono partiti con una cover degli Yardbirds, The Train Kept a Rollin’. «In quanto bassista la mia prima preoccupazione era: “Com’è il batterista?” Se non siamo uniti, è inutile. Abbiamo iniziato a suonare e sembravamo due che avevano fatto venti tour insieme». L’edizione in dvd di The Song Remains the Same, un film che mette insieme in modo singolare immagini girate dal vivo al Madison Square Garden nel 1973 e alcune scene fantasy interpretate dalla band, mostra un John Bonham diverso dall’animale che ogni sera faceva per un quarto d’ora l’assolo di Moby Dick. Bonham guida un trattore nella sua fattoria, gioca a biliardo e bacia Pat, mentre camminano insieme lungo una strada di campagna. In una scena dal valore profetico, si vede Jason piccolissimo suonare la batteria sotto lo sguardo orgoglioso del padre che lo accompagna ai bongos. «Quello era il vero John Bonham», dice Jason, «era un padre di famiglia. In un paio di libri è stato descritto molto male, ma in realtà per lui la cosa più difficile era stare lontano da casa».
Jason ha visto suonare suo padre solo tre volte, ma è l’unico batterista oltre a lui ad aver suonato con i Led Zeppelin negli anni ’70. È successo durante il soundcheck di Knebworth, mentre John controllava l’impianto ascoltando dal prato. Jason aveva 13 anni: «Abbiamo suonato Trampled Under Foot, papà me l’aveva fatta provare per una settimana intera. Gli ho chiesto: “Sarà uguale al disco?”, e lui mi ha risposto: “No, l’assolo sarà più lungo. Aspetta il segnale di Jimmy. Quando alza la mano vuole dire che ha finito”». Durante una delle prove, Jason ha chiesto agli altri di fare un omaggio a John durante il concerto a Londra: «Mi hanno risposto: “Stai facendo un ottimo lavoro, non credi che lui vorrebbe che tu prendessi il merito che ti spetta, invece di fare un passo indietro e dire: eccolo, è tuo?”. Non è stato facile per me, voglio essere rispettoso al massimo. Non mi ha potuto dare gli ultimi 27 anni della sua vita, lasciate che sia io a ridarglieli per una notte». Gli altri non penseranno troppo al passato, almeno non pubblicamente. Robert Plant mostra tutta la sua serenità d’animo e fiducia in se stesso: «Lo faremo con lo spirito giusto, Ahmet guarderà giù e dirà: “Ciao ragazzi”. Bonzo sorriderà. Pat sarà molto felice. Jason si alzerà in piedi e griderà: “Yeah!”. Jimmy farà un inchino. Jones scrollerà le spalle come fa di solito. E io…», dice ritrovando il suo grido da Dio del rock, «io canterò: “baby, baby, baby!”».
“Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve / dal sole di mezzanotte dove sgorgano le sorgenti calde / Il martello degli dèi spingerà le nostre navi a nuove terre / per combatter l’orda, cantando e urlando: Valhalla, sto arrivando!“.
...forse in una precedente vita..
vivevo fra cavalieri, dame..corti sassoni,bretoni,vichinghe..elfo o gnomo..maga o strega..
impugnavo vessilli o scudi
forse un guerriero forse un asceta..forse
il Dio del tuono e quello del cielo..
non sò..di sicuro però
qualcosa e qualcuno mi porta sempre là..
e mi trovo sempre a casa..
Led Zeppelin - Immigrant Song testo
Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti termali.
Il martello degli dei guiderà le nostre navi verso nuove terre,
per combattere l'orda, cantando e gridando: Valhalla, sto arrivando!
Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.
Ah, ah,
Veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve,
Dal sole di mezzanotte dove soffiano le sorgenti calde.
Quanto morbidi i tuoi campi così verdi, possono sussurrare storie di sangue,
di come abbiamo calmato le maree della guerra. Siamo i tuoi signori.
Su noi spazziamo con la trebbiatura, il nostro unico obiettivo sarà la sponda occidentale.
Quindi ora è meglio che ti fermi e ricostruisci tutte le tue rovine,
Perché la pace e la fiducia possono vincere la giornata nonostante tutte le tue sconfitte.
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Amici
(Page / Plant.)
Luce intensa quasi accecante, la notte nera brilla ancora,
posso ' Smettila, continua a salire, cercando quello che sapevo.
Aveva un amico, una volta mi ha detto: "Hai amore, non sei solo",
ora se n'è andata e mi ha lasciato a cercare solo quello che sapevo.
Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ... Ho
incontrato un uomo sul ciglio della strada che piange, senza un amico, non si può negare ,
Sei incompleto, non troveranno nulla alla ricerca di ciò che sapevi.
Quindi ogni volta che qualcuno ha bisogno di te, non deluderlo, anche se ti addolora,
Un giorno avrai bisogno di qualcuno come loro, alla ricerca di ciò che sapevi.
Mmm, ti sto dicendo ora, la cosa più grande che tu possa fare ora,
è scambiare un sorriso con qualcuno che è blu ora, è molto facile solo ...
Dave Grohl racconta i Led Zeppelin: «Non facevano musica, ma esorcismi»
La scoperta dei dischi della band, lo stile di Jimmy Page, gli acidi e la spiritualità: il musicista di Nirvana e Foo Fighters racconta come, quando e perché è stato folgorato dalla band di ‘Black Dog’
Senza i Led Zeppelin non ci sarebbe stato il metal. E anche se ci fosse stato, avrebbe fatto schifo. Erano qualcosa di più di un gruppo rock, erano una combinazione perfetta di passione, mistero e talento. M’è sempre parso che fossero alla ricerca di qualcosa. Non erano mai paghi, cercavano di buttarsi in esperienze sempre nuove. Erano capaci di tutto e chissà dove sarebbero arrivati se John Bonham non fosse morto. Rappresentavano la fuga da un sacco di cose. In quel che facevano c’era un elemento fantasy, anzi era parte essenziale del loro carattere, di quel che li rendeva importanti. Senza i Led Zeppelin, fatico a immaginare tutta quella gente che va al cinema a vedere Il signore degli anelli.
Non erano amati dalla critica: troppo sperimentali, troppo estremi. Fra il ’69 e il ’70 girava un sacco di musica strana e loro era i più strani di tutti. Per me Jimmy Page era più strambo persino di Jimi Hendrix. Hendrix era un genio portentoso, Page un genio posseduto. I dischi e i concerti degli Zeppelin erano esorcismi. Hendrix, Jeff Beck ed Eric Clapton spaccavano i culi, ma Page stava a un altro livello, suonava in modo umano e imperfetto. Sembrava un vecchio bluesman che si è calato dell’acido. Ascolto i suoi assoli nei bootleg dei Led Zeppelin e mi ritrovo ora a ghignare e ora a versare lacrime. Sentite una versione a caso di Since I’ve Been Loving You e vi scoprirete a ridere e piangere nello stesso tempo. Per Page, la chitarra non è solo uno strumento. È un traduttore di emozioni.
Quando John Bonham suonava la batteria sembrava non sapesse che cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro, pareva sempre sull’orlo di un precipizio. Nessuno ha mai fatto qualcosa del genere e nessuno, credo, ci si avvicinerà mai. È e resterà il più grande batterista di tutti i tempi. Ho passato anni in camera mia – parlo davvero di anni – ad ascoltare le tracce di batteria di Bonham e a cercare di imitarne lo swing, il modo in cui restava indietro sul beat, la velocità, la potenza. Non volevo solo imparare a memoria quel che suonava. Volevo ereditare il suo istinto. Ho tatuaggi di Bonham ovunque: sui polsi, sulle braccia, sulle spalle. Me ne sono fatto uno a 15 anni: sono i tre cerchi che rappresentano il suo simbolo su Zeppelin IV e che erano riprodotti sulla sua grancassa.
Black Dog, da Zeppelin IV, rappresenta i Led Zeppelin al top della potenza rock, è l’esempio perfetto di quant’erano possenti. Non avevano bisogno di grandi distorsioni o di suonare velocemente: erano heavy e bastava. Avevano pure un lato sensibile, una cosa che la gente tende a non prendere in considerazione perché li vede come animali rock, ma Zeppelin III era pieno di momenti belli e delicati. È stata la colonna sonora ai giorni in cui stavo mollando la scuola. Lo ascoltavo ogni giorno sul mio Maggiolone e intanto riflettevo su quel che avrei fatto nella vita. Per un motivo o per l’altro, quel disco mi ha regalato un po’ di luce.
Li ho sentiti per la prima volta negli anni ’70 trasmessi da una radio AM. Era il periodo in cui Stairway to Heaven era popolarissima. Avevo 6 o 7 anni e stavo cominciando a sentire musica, ma solo con l’adolescenza sono arrivato ad ascoltare i primi due dei Led Zeppelin. Me li passarono dei fattoni. Ce n’erano in sacco nelle periferie in Virginia, col loro armamentario di muscle car, fusti di birra, Zeppelin, acidi, erba. Quando c’era uno di questi elementi, c’erano anche gli altri. A me però gli Zeppelin pareva avessero un che di spirituale. Frequentavo una scuola cattolica e stavo mettendo in dubbio l’esistenza di dio, però credevo nei Led Zeppelin. Avevo fede, ma non in senso cristiano: avevo fede nei Led Zeppelin in quanto entità spirituale. Mi fecero capire che la musica proviene da un altro luogo e che gli esseri umani la canalizzano. Quella musica non veniva da un songbook, non da un produttore e nemmeno da un insegnante. Veniva da quattro musicisti che la portavano in posti in cui non era mai stata. Avevo l’impressione che venisse da un altrove. Ecco perché i Led Zeppelin sono il più grande gruppo rock di sempre. Non poteva essere altrimenti.
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LED ZEPPELIN..I PIU’ GRANDI DI TUTTI..UNICI..MITICI..INEGUAGLIABILI
le storie dietro delle foto perle rare
The Rain Song: testo e significato del brano romantico dei Led Zeppelin
Il titolo provvisorio di questa traccia era "Slush", un riferimento al suo finto arrangiamento orchestrale di facile ascolto.
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The Rain Song "è una ballata di oltre 7 minuti di lunghezza. Il chitarrista Jimmy Page ha originariamente costruito la melodia di questa canzone nella sua casa di Plumpton, in Inghilterra, dove aveva recentemente installato una console da studio. Un nuovo modello Vista, è stato in parte realizzato dal Pye Mobile Studio che era stato utilizzato per registrare la performance della Royal Albert Hall del 1970 e l'album The Who's Live at Leeds.
Page è stato in grado di portare un arrangiamento completo della melodia, per il quale il cantante Robert Plant ha composto alcuni testi. Questi testi sono considerati dallo stesso Plant la sua migliore performance vocale complessiva. La canzone presenta anche un mellotron suonato da John Paul Jones per aggiungere all'effetto orchestrale, mentre Page suona una chitarra Danelectro.
Sicuramente questa canzone ha il testo più intenso scritto da Plant.
“Tu sei luce del sole nella mia crescita. Sentivo cosi poco calore prima”. Un verso semplice ma proprio per questo devastante, che immortala questa poesia tra le più belle canzoni d’amore mai scritte. E poi, una di quelle melodie che riesce a farti cambiare dimensione…
La leggenda vuole che sia nata per controbattere all’affermazione di George Harrison riguardo il fatto che i Led Zeppelin componessero poche ballad. L’essenza languida e finanche sensuale del brano si trasforma nel finale in un senso di liberazione, un lasciarsi alle spalle “le tenebre” carico di positività e rinnovata saggezza. Ed è su queste sensazioni, su questi ampi spazi carezzati dal vento, dove infelicità e gioia sembrano alternarsi e dipendere da un meccanismo naturale, che anche noi ci lasciamo trasportare, nel personale perseguimento della nostra, unica felicità.
versione acustica, molto emozionante di Plant e Page.
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https://youtu.be/Mvw--mNvPXQ
https://youtu.be/BeDylD8dV7U
Per la sua bellezza vale la pena riportare il testo completo. Lo trovate qui sotto, inclusa traduzione.
“This is the springtime of my loving
The second season I am to know
You are the sunlight in my growing so little warmth I’ve felt before.
It isn’t hard to feel me glowing
I watched the fire that grew so low.
It is the summer of my smiles
Flee from me Keepers of the Gloom.
Speak to me only with your eyes. It is to you I give this tune.
Ain’t so hard to recognize These things are clear to all from time to time.
Talk Talk
I’ve felt the coldness of my winter
I never thought it would ever go. I cursed the gloom that set upon us…
But I know that I love you so
These are the seasons of emotion and like the winds they rise and fall
This is the wonder of devotion I see the torch we all must hold.
This is the mystery of the quotient
Upon us all a little rain must fall”“È la primavera del mio amore
La seconda stagione che sto conoscendo
Tu sei luce del sole nella mia crescita
Sentivo cosi poco calore prima
Non è difficile farmi sentire ardente
Ho guardato il fuoco crescere lentamente
È l’estate dei miei sorrisi
Fuggono da me i custodi del buio.
Parlami solo con i tuoi occhi
Per te porto questa melodia
Non è difficile da riconoscere
Queste cose sono chiare per tutti da sempre
Parlami, parlami
Ho sentito il freddo del mio inverno
Non ho mai pensato che se ne sarebbe andato
Ho maledetto l’oscurità scesa sopra noi
Ma io so che ti amo cosi
Ma lo so che ti amo cosi
Queste sono le stagioni delle emozioni e come il vento salgono e scendono
Questa è la meraviglia della devozione
Vedo la torcia che tutti dobbiamo tenere
Questo è il mistero del nostro scopo
Su tutti noi un po’ di pioggia deve cadere”
HOUSES OF THE HOLY:
– “Slush” (possibly just an early title for “The Rain Song”)
https://youtu.be/TRt4hQs3nH0
https://youtu.be/z43dnzHu8n4
https://youtu.be/HZ4uzD_hLds
https://youtu.be/CxEu0QN6nzk
https://youtu.be/BeDylD8dV7U
ROBERT PLANT: L’UGOLA DIONISIACA DELL’HARD ROCK, blues..invenzione carisma talento..NON SOLO LED ZEPPELIN
https://www.facebook.com/notes/371464567546217/
Robert con suo figlio Logan..assieme a Jimmy Page..
Video in marocco..
Filmed in Marrakech, Morroco on August 9th & 10th 1994
https://youtu.be/QJzjHrJqOcw?list=RDaH93ooH3eTM
The Truth Explodes-Yallah-(HQ)-Live in Marrakesh-'95- (Page+Plant- No Quarter)
Robert con suo figlio Logan..assieme a Jimmy Page..
Video in marocco..
Filmed in Marrakech, Morroco on August 9th & 10th 1994
https://youtu.be/QJzjHrJqOcw?list=RDaH93ooH3eTM
The Truth Explodes-Yallah-(HQ)-Live in Marrakesh-'95- (Page+Plant- No Quarter)
Il viaggio nel Mali di Robert Plant..
Nel 2003 Robert Plant, in viaggio verso il Mali in occasione di un suo show al famoso Festival au Désert, intraprese un trip unico ed entusiasmante che lo colpì molto.
“Fu un viaggio rivelatore, una delle esperienze più illuminanti della mia vita”, dichiarò.
Al festival Plant condivise l’esperienza live con Ali Farka Toure, Tinariwen e tantissimi altri musicisti africani incominciando a filmare tutto quello che poteva registrare.
Dopo dieci anni Robert Plant ha deciso di pubblicare, come una piccola web-series, Zirka c
Nel primo episodio Plant attraversa il territorio maliano, a Timbuctu documenta una improvvisata danza collettiva notturna, poi viaggia verso Essakane fermandosi presso un tempio il cui altare è costruito con vecchi fucili automatici. L’arrivo nel deserto è ben sintetizzato dalla session improvvisata con la superstar Ali Farka Touré, con il quale finisce a cantare Ben E. King intorno al fuoco. Il viaggio continua fino alla patria dei Tuareg, nel Sahel maliano dove Plant vive momenti magici e dichiara: “un viaggio che è servito a rinforzare in me il grande dono della musica attraverso e fra le culture… una condivisione che va al di là del linguaggio“.
I
https://youtu.be/0O5Y9d0MQhA?list=PLWmdrxukffoBAO0AYTIN74lP5Hrv_7o-O
qui potete vedere tutte le parti del documentario
https://www.youtube.com/watch?v=0O5Y9d0MQhA&list=PLWmdrxukffoBAO0AYTIN74lP5Hrv_7o-O
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Page and Plant released a version on the 2001 compilation, Good Rockin' Tonight - The Legacy Of Sun Records.
Robert Plant with his band Priory of Brion. Live at Shrewsbury,Shropshire,England, Shrewsbury Castle-World Music Day July 9th, 2000 A House Is Not A Motel Lazy Me/Bummer in the Summer Bluebird If I Were a Carpenter Darkness Darkness Flames Gloria Baby Please Don't Go Song of the Siren Goodnight Irene As Long as I Have You (incl. Houses of the Holy)
Page & Plant 3 11 95 New Orleans
all'inizio un piccolo frammento di una nota canzone non LED
Page & Plant 3 11 95 New Orleans https://youtu.be/bwtRnEchl88 all'inizio un piccolo frammento di una nota canzone non LED
London. 25.03.98
duetto Plant e Page .voce che si intreccia a chitarra acustica..
la loro solita sintonia..abbracciata dalla suadente voce di Robert in toni blues..
fantastici❤️
Part 8 .Great gig from Page and Plant. Recorded at the Shepherds Bush Empire, London. 25.03.98. The whole gig is loaded in 10min sections...check them out.
Set list is:
1.Intro
2.Wanton Song
3.Bring it on Home
4.Heartbreaker
5.Ramble On
6.Walking into Clarksdale
7.No Quarter
8.When I was Child
9.Going To California
10.Tangerine
11.Gallows Pole
12.Burning Up
13.Babe Im Gonna Leave You
14.How Many More Times
15.Most High
16.Whole Lotta Love
17.Encore 1: House Of Love
18.Encore 1 : Crossroads
19.Encore 2 : Thank You
20.Encore 2 : Rock and Roll
Robert Plant , When The Levee Break , Vancouver B.C. June 29Th 2018
Robert Plant , When The Levee Break , Vancouver B.C. June 29Th 2018
https://youtu.be/lTi7Pdj2a8c?list=RDlTi7Pdj2a8c
Rare 16mm newsreel footage of Led Zeppelin in Montreux, Switzerland in August 1971
A lungo a galla su oceani senza navi
Ho fatto del mio meglio per sorridere
Finché i tuoi occhi e le tue dita cantano
Mi ha attirato amorevolmente per la tua isola
E hai cantato
Naviga da me
Naviga da me
Lascia che ti avvolga
Eccomi qui
Eccomi qui
In attesa di stringerti
Ho sognato che hai sognato di me?
Eri qui quando sono stato costretto a lasciare
Ora la mia sciocca barca è inclinata
Infelice spezzato sulle tue rocce
Per te canti: "Non toccarmi, non toccarmi, torna domani
Oh mio cuore, oh il mio cuore teme il dolore "
Beh, sono perplesso come il neonato
Sono crivellato come la marea
Dovrei stare in mezzo agli interruttori?
O dovrei mentire con la morte, mia sposa?
Ascoltami cantare: "Nuota per me, nuota per me, lascia che ti avvolga
Eccomi, eccomi, aspettando di stringerti "
Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
'Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
And you sang
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you
Did I dream you dreamed about me?
Were you here when I was forced out
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks
For you sing, "Touch me not, touch me not, come back tomorrow
Oh my heart, Oh my heart shies from the sorrow"
Well I'm as puzzled as the newborn child
I'm as riddled as the tide
Should I stand amid the breakers?
Or should I lie with death, my bride?
Hear me sing, "Swim to me, swim to me, let me enfold you
Here I am, here I am, waiting to hold you"
Robert Plant_Song To The Siren
..stiamo per partire..
qualcuno aspetta...
La figlia di Robert, Carmen, con la chitarra Gibson di Jimmy
..sembra una bambolina..picccola piccola..
..è una foto bellissima
vola con un bacio...
quel bacio che volteggia prendendo aliti di vento....
fatene tesoro sempre di un bacio e come anche di un abbraccio...
..il vento ci scompiglia non i capelli
ci scompiglia l'anima..
l'ha rinfresca e rigenera..
siate sempre quel"bacio" e quell'anima scompigliati
da leggeri aliti di vento..
lella..
"Big fire, on top of the hill A hopeless gesture, and last farewell Tears from your mother,
from the pits of her soul Look at your father, see his blood run cold Like the wind, you are free Just a whisper - I hear you, so talk to me
I believe, eye to eye Say brothers, sister, see your brothers in the sky Neighbour, neighbour,
don’t be so cold With so much glory from the story untold” I Believe..
vola con un bacio...
quel bacio che volteggia prendendo aliti di vento....
fatene tesoro sempre di un bacio e come anche di un abbraccio...
..il vento ci scompiglia non i capelli
ci scompiglia l'anima..
l'ha rinfresca e rigenera..
siate sempre quel"bacio" e quell'anima scompigliati
da leggeri aliti di vento..
lella..
Tampa Stadium, 3 giugno 1977, Photo credit: Terry O'Neill
Le prime due fotografie sono state scattate prima dello spettacolo, probabilmente in uno dei due spogliatoi (i luoghi normalmente consentivano agli artisti di utilizzare lo spogliatoio della squadra ospite). In una delle foto alla lavagna, Jason Bonham è a sinistra e Warren Grant (il figlio di Peter Grant) è a destra. All'inizio della giornata Robert, Maureen, Carmen e Karac Plant hanno accompagnato JPJ, sua moglie Mo e le loro tre figlie per una giornata di divertimento a Disney World a Orlando in Florida. Non sono sicuro che anche Jason e Warren fossero stati d'accordo con loro. In ogni caso, questo concerto è stato tristemente interrotto dopo circa 45 minuti a causa di un acquazzone torrenziale.
..verificata testimonianza..
SteveAJones
forum e sito Led Zeppelin
Tampa Stadium, 3 giugno 1977, Photo credit: Terry O'Neill
Le prime due fotografie sono state scattate prima dello spettacolo, probabilmente in uno dei due spogliatoi (i luoghi normalmente consentivano agli artisti di utilizzare lo spogliatoio della squadra ospite). In una delle foto alla lavagna, Jason Bonham è a sinistra e Warren Grant (il figlio di Peter Grant) è a destra. All'inizio della giornata Robert, Maureen, Carmen e Karac Plant hanno accompagnato JPJ, sua moglie Mo e le loro tre figlie per una giornata di divertimento a Disney World a Orlando in Florida. Non sono sicuro che anche Jason e Warren fossero stati d'accordo con loro. In ogni caso, questo concerto è stato tristemente interrotto dopo circa 45 minuti a causa di un acquazzone torrenziale.
..verificata testimonianza..
SteveAJones
forum e sito Led Zeppelin
- Mick Bonham, dal suo libro John Bonham: the Powerhouse Behind Led Zeppelin
“Ma per me il concerto più divertente è stato quando la Band of Joy ha suonato la Queen Mary Ballroom a Dudley. Una delle cover che hanno suonato è stata "If I Were a Carpeneter" di Tim Hardin. Ma a differenza dell'originale, la loro versione si è sviluppata costantemente in un potente crescendo, ed è stato durante le battute finali della canzone, quando Robert ha cantato "Marry me, Marry me" ha avvolto le gambe attorno a uno dei pilastri a lato del il palcoscenico ed emulato, quello che a tutti gli effetti, era un tremito al ginocchio. Questa è stata l'ultima goccia per la mamma, che stava guardando lo spettacolo. Con la borsetta appesa al braccio si è avvicinata al palco e sopra gli applausi si poteva sentire: "John! Scendi da quei tamburi adesso! Non stai giocando con quel ragazzo, è un pervertito! '"
- Mick Bonham, dal suo libro John Bonham: the Powerhouse Behind Led Zeppelin
questa performance però è del 1994 Robert Plant - If I Were A Carpenter - Hollywood Rock Live Rio De Janeiro, Brazil 1994
.il video è un frammento di un concerto live del 1994..è un concerto pazzesco perchè Robert non si risparmia ne con la voce nè con il ifisico..si cambia tre volte il bolero perchè si è strappato..è quel concerto che lo vediamo a torso nudo..ho postato tempo fà delle immagini amatoriali..quindi presumo la sua stanchezza..2 ore da leone!!!... metto il link se và di rivederlo...https://youtu.be/98SmbfPV7ps
Brimingham town hall
Robert Plant Hoochie coochie man
Robert che fa le mosse, Live in Malta, venerdì 20 luglio 2007, scuotendo i suoi soliti riccioli al suo marchio di fabbrica volteggiare e ondeggiare, Robert Plant è salito sul palco alle 22.30 per un'interpretazione di Tin Pan Valley, generata dal suo acclamato dalla critica Mighty Rearranger album. In pochi secondi, ha avuto il pubblico di circa 4.000 persone che mangiavano dal palmo della sua mano.
whole lotta love robert plant live
Robert che fa le mosse, Live in Malta, venerdì 20 luglio 2007, scuotendo i suoi soliti riccioli al suo marchio di fabbrica volteggiare e ondeggiare, Robert Plant è salito sul palco alle 22.30 per un'interpretazione di Tin Pan Valley, generata dal suo acclamato dalla critica Mighty Rearranger album. In pochi secondi, ha avuto il pubblico di circa 4.000 persone che mangiavano dal palmo della sua mano.
whole lotta love robert plant live
Robert che fa le mosse, Live in Malta, venerdì 20 luglio 2007, scuotendo i suoi soliti riccioli al suo marchio di fabbrica volteggiare e ondeggiare, Robert Plant è salito sul palco alle 22.30 per un'interpretazione di Tin Pan Valley, generata dal suo acclamato dalla critica Mighty Rearranger album. In pochi secondi, ha avuto il pubblico di circa 4.000 persone che mangiavano dal palmo della sua mano.
whole lotta love robert plant live
Robert Plant - Sempre meglio ogni anno
da completare
https://artistpicturesblog.com/2014/06/13/robert-plant-better-and-better-every-year/
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Io ero un grande complemento. Jimmy aveva una visione completa di tutto, anche se i miei testi e qualche mia melodia hanno spostato certe canzoni là, dove magari jimmy non sarebbe arrivato, il ruolo più importante comunque era il suo.I rischi erano i suoi, e quei rischi hanno reso tutta la faccenda memorabile..
Quando la gente parla della bravura di certi chitarristi, parla di personaggi che sono all'interno di precisi parametri del chitarrismo contempoeaneo..Page invece, era già oltre quei parametri;
Lui suonava da una altra postazione, che mi piace pensare fosse un angolo del cielo..
Robert Plant..
..Led Zeppelin were Jimmy Page..
I was a great complement. Jimmy had a complete vision of everything, even if my lyrics and some of my melody moved certain songs to places where Jimmy might not have arrived, the most important role was his anyway. The risks were his, and those risks made the whole thing memorable..
When people talk about the skill of certain guitarists, they are talking about characters who are within precise parameters of contemporary guitarism. Page, on the other hand, was already beyond those parameters;
He played from another location, which I like to think was a corner of the sky..
Robert Plant.