domenica 21 agosto 2022

53..DICONO E HANNO DETTO DI..ROBERT PLANT E LED ZEPPELIN.."( recensioni - interviste varie e curiosità)

 




https://variety.com/2022/music/concert-reviews/robert-plant-alison-krauss-greek-concert-review-1235346255/?fbclid=IwAR0Mk7nBnpjqPm7pP8d51C5w5mCjAgb1Ssl5IzbGirtxbdcjFZiS3-sBoSw


Robert Plant e Alison Krauss rinnovano una collaborazione che dovrebbe durare per "Evermore": Concert Review

Il duo ha brillato al LA's Greek con uno spettacolo che ha inserito tre canzoni dei Led Zeppelin in un set altrimenti tratto dall'amato album della coppia "Raising Sand" del 2007 e dal suo sequel del 2021.

Negli annali della musica popolare, c'è mai stata una confluenza più riuscita di due marchi solisti esistenti di Robert Plant e Alison Krauss ? Praticamente di regola, i duetti iniziano in quella configurazione, quindi si schiantano in scontri di ego; non sono cose che iniziano 20, 30, 40 anni nelle rispettive carriere. La moda perduta da tempo dei supergruppi in stile CSNY è una cosa, ma i superduos non sono mai diventati una cosa, almeno nello stesso senso di unione dei titani. Apparentemente c'è un'eterna carenza di superstar disposte a mettersi in una situazione creativa continua che potrebbe sfociare in qualsiasi momento in quello scenario più spaventoso per una creatività alfa: una cravatta.

Eppure qui, come kismet, ci sono Plant e Krauss, l'eccezione alla regola. E anche qui, come i Brigadoon, sono destinati a spuntare ogni 14 anni circa, come hanno fatto giovedì al Greek di Los Angeles, apparendo lì per la prima volta da quando erano i Grammy Royal nel 2008. Sarebbe bello se tutti potrebbero impostare gli allarmi per la prossima occasione molto prima del 2036. Questa volta la prossima estate, diciamo, andrebbe bene.) Ma a volte è l'anomalia di un incontro che aiuta a creare la magia. Questi due si sentono nati per stare insieme... occasionalmente. Lo spettacolo di giovedì sembrava di essere a casa e come la cometa di Halley.


Robert Plant (R) e Alison Krauss si esibiscono al Teatro Greco il 18 agosto 2022 a Los Angeles, California

Il loro secondo album in duo, "Raise the Roof" dell'autunno scorso, sembrava molto simile al tardivo seguito di "Raising Sand" del 2007, la raccolta che ha vinto loro sei Grammy, inclusi i due più alti riconoscimenti, album e record del anno. Il nuovo album non ha corso alcun pericolo di raggiungere le stesse vette del fenomeno della cultura pop, e nessuno se lo aspettava, dato quanto fosse meravigliosamente strano che un disco così ricco, sottile e peculiare come il primo fosse decollato. ha fatto, per diventare il CD da caffè dei suoi tempi. Ma la magia non era svanita per i fan della coppia, che adoravano il fatto che il seguito avesse T Bone Burnett come produttore, è stato registrato per lo più con gli stessi musicisti nelle stesse condizioni spontanee, ragazzi che 14 anni prima sembravano essere inventando il proprio nuovo linguaggio musicale, utilizzando grani antichi. Entrambi gli album sono raccolte di copertine (tranne per una singola co-scrittura Burnett/Plant sull'ultimo, "High and Lonesome"). Ed entrambi sembrano aver luogo nel profondo dell'urlo, da qualche parte vicino a una palude e nello spazio esterno tutto in una volta.

L'unità in tournée non è proprio la stessa questa volta, però, almeno nella sua direzione, il che potrebbe aver fatto chiedere a pochi fan sparsi che prestano attenzione a questo genere di cose se avrebbero ottenuto qualcosa come Broadway- versione da road show di quello che hanno ottenuto dieci anni e mezzo fa. Burnett, nessun fan dei tour, questa volta non è a bordo come band leader e chitarrista; né Buddy Miller, il solista protagonista dei concerti della fine degli anni 2000. Ma non è un disprezzo per nessuno dei meritevoli leggenda nel dire che la soluzione per riempire quelle scarpe questa volta funziona altrettanto bene, o meglio. JD McPherson è il chitarrista solista efantastico atto di apertura, e sebbene sia una bella pausa per lui, è anche un vantaggio per il pubblico, molti dei quali stanno ottenendo la loro prima esposizione a uno dei migliori che ci sia nel rock 'n' roll americano.

La McPherson aiuta davvero ad alzare il tetto, parlando del titolo dell'ultimo album, con uno stile solista che è solo un po' meno in debito con il tremolo lunatico della palude - sebbene possa farlo anche lui - e più con un virtuoso ma super carico affronta il rockabilly, il country e il primo R&B che ha abilmente aggiornato per il 21° secolo da diversi album. Dà molta energia a diverse parti dello spettacolo senza mai sembrare come se volesse rubarlo. Si poteva vedere l'ammirazione di Plant e Krauss per il modo in cui, dopo aver cantato di solito separati l'uno dall'altro, tornavano insieme nell'ombra per guardarlo come genitori orgogliosi.

Non che la McPherson sia ancora diventata una figlia prediletta, o è probabile che lo sia, dal momento che Plant, almeno, ha chiarito sfacciatamente nelle presentazioni della sua band chi è in cima alla gerarchia. Jay Bellerose, una figura ricorrente nella scuderia di musicisti di Burnett, è stato presentato dall'ex frontman dei Led Zeppelin come "il mio musicista preferito al mondo", e non è un grande mistero il motivo per cui qualcuno che ha lavorato con alcuni dei più grandi chitarristi di tutti i tempi potrebbe dire questo di un batterista, se è questo in particolare. Se qualcuno potrebbe mai essere descritto come "al ritmo e fuori dal comune", è Bellerose, che ricorre raramente alle bacchette finché ci sono bacchette o spazzole in dotazione, e che suona raramente un ritmo che potresti sentire con certezza al 100%. ho già sentito sul palco.

Allo stesso tempo, non sta facendo nulla per mettere in ombra alcuni piuttosto famosi compagni veterani di questo ensemble: Stuart Duncan, che suona il secondo violino, la seconda chitarra e il primo mandolino e dobro, e i due (contali) due bassisti, Dennis Crouch ( "re del basso in piedi", ha detto Plant) e Viktor Krauss, fratello della frontwoman, che gestisce anche le tastiere estremamente libere che arrivano quasi come un ripensamento.

Immagine caricata pigra
Robert Plant (R) e Alison Krauss si esibiscono con il batterista Jay Bellerose al Teatro Greco il 18 agosto 2022 a Los Angeles, California

Un secondo violino significa che ci deve essere un primo, e non c'è bisogno di dire che questo parla a Krauss, che è apparso nella scena bluegrass prima come violinista e poi come cantante, prima di diventare il cantante americano preferito dalle ballate pop-paese dolci e spettrali. Krauss in realtà non ha crediti per il violino in molte delle canzoni dei due album che ha fatto con Plant. Ma lui è il cantante principale di gran parte del materiale dello show – specialmente con tre canzoni degli Zeppelin che fanno parte della scaletta – e lei ha bisogno di qualcosa a che fare con le sue mani. Anche Plant, se è per questo, ma nel suo caso sono maracas, e nel suo è una strumentista di livello mondiale che porta un po' più di ciò che l'ha portata al ballo in questo abbinamento nell'ambiente del concerto.

Con Duncan, Krauss ha formato una sezione d'archi per quello che probabilmente per molti è stato il momento clou dello spettacolo: una versione del classico degli Zeppelin "When the Levee Breaks" che è riuscita a interpolare abilmente alcune delle parti strumentali di una canzone separata degli Zeppelin, "Friends .” Si scopre che Krauss è in grado di far sentire il suo strumento tanto mediorientale quanto mediorientale. Chiunque voglia nominare “Levee” come momento di punta non può essere biasimato, ma il vero culmine, esercitando qui qualche prerogativa editoriale, è stata la copertina di Zep che l'ha immediatamente preceduta, “The Battle of Evermore”, in cui era La voce di Krauss dà il contributo sostanziale a uno standard rock degli anni '70, la sua cintura fa sentire per sempre la versione registrata come se mancasse qualcosa in futuro.

C'era anche una terza castagna degli Zeppelin: "Rock and Roll", inserita molto prima nel set come quinta canzone, forse per assicurare al pubblico che Plant non avrebbe boicottato i loro giovani preferiti. A differenza dell'atteggiamento forse sorprendentemente fedele degli altri due brani Zep dal sentimento mistico, "Rock and Roll" deviò per trasformarsi in un puro hoedown country. Potrebbe essere passato molto tempo da quando abbiamo fatto anche quello.


Suonando violini gemelli nelle poche occasioni in cui l'hanno fatto, Krauss e Duncan hanno creato una sezione di archi di due persone così forte che hai quasi sentito che la band avrebbe potuto farla franca con un "Kashmir" propriamente maestoso. Questo non è stato tentato. Né c'era nulla dal catalogo di Krauss da solista/Union Station, che sembra non avere alcun interesse a portare in questi spettacoli congiunti. Questo, insieme al fatto che Plant ha il peso di parlare al pubblico, la notte fomenta l'idea di essere il leader di questo branco, se ce n'è uno. (Burnett, parlando con Varietyper un profilo di Plant e Krauss l'anno scorso, ha insistito sul fatto che è davvero più vicino a essere lei.) Le dinamiche che hanno impostato per i loro personaggi in tournée congiunti, almeno, sono diventate chiare quando Plant ha menzionato quanto fosse più chiacchierona nelle performance e ha chiesto: "Ricordi quando parlavi?" "No", fu la sua inevitabile risposta.

Sapendo che una delle principali autodirettive di Plant è quella di non ripetersi troppo, potrebbe essere davvero improbabile che li vedremo improvvisamente adottare un circuito all'aperto, ancora e ancora. Quindi questo tour offre una buona occasione per assaporare probabilmente il rocker più dignitoso della sua generazione facendo quello che fa, il che ovviamente è un'esibizione molto più calma di quella che sarebbe successa ai tempi del dio d'oro. Di tanto in tanto eseguiva un improvvisato acuto su una canzone degli Zeppelin che alludeva ai giorni in cui lui e Janis Joplin giocavano per lo stesso registro acuto. Ma sono passati decenni da quando ha fatto la saggia scelta di stabilirsi in ottave che gli sarebbero servite bene in futuro – e che comunque sono le sue più belle. Ha _fatto l'ulteriore scelta di collaborare con un soprano … ma sembra che ci siano uno o due momenti fugaci in cui noti che improvvisamente ha preso la parte alta nelle loro armonie.

Il loro 2022 ha preso un percorso insolito, con la parte orientale del paese che è stata l'unica rotta annunciata all'inizio, gettando Los Angeles, et al. in preda al panico, prima che l'Occidente ottenesse ciò che stava accadendo dopo un intermezzo europeo. Los Angeles ha rappresentato la terza tappa della seconda tappa del loro tour negli Stati Uniti, che terminerà di nuovo a New York al Beacon il 12 settembre. Una differenza tra la prima e la seconda metà del tour è che tre canzoni sono state eliminate lungo il percorso, prendendo è sceso da 20 a 17. Sarebbe stato bello vedere la versione dello spettacolo che si è conclusa in modo più sentimentale, con "Someone Was Watching Over Me" di Maria Muldaur (poiché abbandonato) come numero di bis finale.

Ma è difficile immaginare che lo spettacolo finisca in modo più perfetto di quanto non faccia ora, anche se - o soprattutto perché - si chiude con un tale senso di buon umore e persino un po' di arguzia. Il set principale si è chiuso con una versione rock di "Gone Gone Gone" degli Everly Brothers, che dal solo titolo sembra un fatto compiuto. Ma la scelta del bis sembra una divertente replica: "Can't Let Go", la loro cover della cover di Lucinda Williams di un brano di Randy Weeks. Sarebbe comunque un outro naturale, come un canto che dà anche al chitarrista McPherson un'ultima possibilità di pungere come un'ape. Ma anche il titolo, consapevolmente, e un po' sfacciato, parla di quanto questo sia uno spettacolo che il pubblico non vuole davvero lasciare andare. Speriamo che non lo facciano nemmeno loro, indipendentemente dal fatto che le assenze di 14 anni facciano crescere il cuore.



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Un giornalista a proposito del tour del 1973 scrisse: “I Led Zeppelin non tengono concerti, bensì mettono in scena trasformazioni musicali”

Di libri sui Led Zeppelin ormai non se ne può più, tuttavia quando escono grosse produzioni come questa io sono sempre sull’attenti, perché un certo budget significa avere la possibilità di intervistare direttamente personaggi che hanno fatto parte, anche solo marginalmente, della grande saga dei Led Zeppelin. Oltre a ciò libri come questo vengono affidati a giornalisti di nome, che spesso hanno alle loro spalle altre biografie di successo, gente che in qualche modo sa scrivere in maniera scorrevole e piacevole. Certo, sono libri per il grande pubblico, libri a cui quasi sempre manca l’aggancio tecnico e cronologico, libri pieni di imprecisioni, ma – per un fan dei Led Zeppelin come me – libri da leggere, perché comunque gettano nuova luce su episodi magari poco importanti per il pubblico generico, ma  essenziali per me. Ecco, sta qui il punto: non avendo più interesse per la storia del gruppo in sé, quello che mi interessa tremendamente è scoprire piccole nuove cose a proposito di episodi della saga ancora poco chiari o comunque trattati superficialmente in passato.

Come accennato poc’anzi mancano le pietre miliari di cui abbiamo parlato anche in altre occasioni, ovvero i punti cronologici di riferimento che guidino il cammino del lettore fan. Qui non c’è nessun riferimento approfondito a tour, scalette, strumentazione, etc etc, d’altra parte Spitz è uno che – intervistato da una radio statunitense a proposito di questo libro – non è riuscito a ricordare se nella discografia del gruppo venisse prima Houses Of The Holy (1973) o Physical Graffiti (1975). Quando un ascoltatore gli ha fatto presente la cosa la sua risposta è stata “fatti una vita“. L’atteggiamento è sbagliato, perché se da una parte la pignoleria di alcuni fan è inopportuna e alcuni errori in un libro sono fisiologici, l’accuratezza è comunque fondamentale – soprattutto su macrotemi.

Il libro contiene piccole nuove cose, e queste sono i momenti che mi hanno dato i brividi (ecco il perché di 4 T su 5), perché il resto è il resoconto di una storia che conosciamo già fin troppo bene; va aggiunto che anche questo libro descrive il mondo dei Led Zeppelin dal 1975 in poi alla stessa stregua degli ultimi tomi usciti sull’argomento e per quanto fossi già ben al corrente scontrarsi con la dura realtà non è entusiasmante. Page, Bonham, Cole e Grant negli ultimi 6 anni furono davvero fuori controllo …Grant diventò un pessimo manager, Bonham una persona insopportabile (ma, ahimè, lo era sempre stato) e Page (almeno dal vivo) l’ombra del magnifico chitarrista che era. L’inner circle del gruppo si trasformò in  un mondo a parte, alimentato da violenza, nefandezze e paranoia. La Swan Song una casa discografica inutile, ripiegata su stessa, senza nessuna guida, che rovinò la carriera agli artisti coinvolti (eccetto LZ e Bad Company), Detective e Maggie Bell in primis, e senza mai avere una direzione. Tutto era allo sbando, la terribile nomea del gruppo un dato di fatto, e il caos l’unico orizzonte possibile. Certo, c’era anche la musica, superba, cosmica, totalizzante, ma – spiace dirlo – gli uomini che la creavano erano tutt’altro che creature divine.

Come anticipato, diverse sono le piccole novità che questo libro porta alla luce:

_approfondimenti mai letti prima su Epson, il paese in cui Page visse dal 1952 in poi (pag 25) / la carriera solista di Page tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60.

_le Art School inglesi, frequentate da chi non intendeva né andare all’università, né fare apprendistato per diventare operaio e il fatto che Jimmy non avesse nessuna particolare dote attitudinale per il disegno artistico.

_il rapporto con Bert Berns (pagina 60)

_La richiesta fatta a Page di entrare negli Yardbirds già nel 1965 perché Clapton aveva stufato il loro manager (pag 73) / L’effettiva entrata di Page negli Yardbirds nel 1966 (pag 78) / I tempi difficili con Beck nel gruppo.

_approfondimenti sui manager degli Yardbirds: Simon Napier-Bell e Mickie Most / sui pezzi di Little Games degli Yardbirs  pag 99) / sul fatto che una volta sciolti gli Yardbirds Page ebbe i diritti solo per terminare il tour scandinavo di settembre 1968.

_Terry Reid e i relativi suggerimenti dati a Page (pag 109) / L’impossibilità di avere alla batteria B.J Wilson, Clem Cattini e Aynsley Dumbar (pag 114)

_nel 1968 Bonham ricevette offerte da i Move, Joe Cocker, Chris Farlowe oltre che naturalmente da Page e Plant.

_si legge che nel 1969 Peter Grant stanco delle follie di Bonham, pensò di sostituirlo con Carmine Appice, Aynsley Dumbar o Cozy Powell. (pag 241).

_il motivo del nomignolo Percy dato a Plant (pag 274)

_Durante il tour giapponese del 1971, Bonham defecò dentro alla valigia della ragazza nipponica di Page.

_Nuove piccole rivelazioni circa l’organizzazione delle riprese video per le ultime tre date del tour del 1973.

_Il furto dei 210.000 dollari presenti nella cassetta di sicurezza dell’Hotel Drake di New York avvenuto a fine luglio del 1973 documentato anche nel film TSRTS; pare sia stata una messa in scena per evitare di pagare le tasse su proventi in contanti (e quindi in nero) contenuti in quella cassetta.

_La rinegoziazione del contratto dei LZ e la relativa creazione della Swan Song Records.

_gli overdub di ottoni e strumenti a corda su Kashmir a cura di una orchestra pakistana residente a Londra.

_le proposte per il logo grafico della Swan Song (tra cui una macchina di Formula 1 con su la scritta Led Zeppelin)

_Dall'autore del bestseller definitivo dei Beatles del New York Times arriva l'autorevole resoconto del gruppo che Jack Black e molti altri chiamano la più grande rock band di tutti i tempi, probabilmente la più di successo e sicuramente una delle più famose. . Qualunque cosa significhino per te quelle parole, è probabile che abbiano un debito con i Led Zeppelin. Nessuno prima o dopo ha vissuto il sogno come Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham. Nei Led Zeppelin, Bob Spitz prende tutta la sua misura, nel bene e a volte nel male, separando il mito dalla realtà con l'intendimento e l'estro narrativo che sono i suoi marchi di fabbrica. Dalle note di apertura del loro primo album, la band si è annunciata come qualcosa diverso, una collisione di grande ambizione artistica e forza primordiale brutale, di delicata musica folk inglese e blues afroamericano duro. Quel disco ha venduto oltre 10 milioni di copie, ed è stato il più semplice inizio; Gli album dei Led Zeppelin hanno venduto oltre 300 milioni di copie certificate in tutto il mondo e la polvere non si è mai posata. Nel complesso, la discografia dei Led Zeppelin ha trascorso più di dieci anni quasi incomprensibili nelle classifiche degli album. La band è notoriamente protetta e i libri precedenti brillano più calore che luce. Ma l'autorità di Bob Spitz è innegabile e irresistibile. La sua sensibilità per l'atmosfera, il contesto - la musica, gli affari, gli studi di registrazione, la vita in tournée, le stazioni radio, i fan, l'intero ecosistema della musica popolare - non ha eguali. Il suo racconto della fusione di Page e Jones, i virtuosi sofisticati londinesi, con Plant e Bonham, gli uomini selvaggi delle Midlands, in una band uscita dalle ceneri degli Yardbirds, in una scena dominata dai Beatles e dagli Stones ma mutevole veloce, è di per sé una rivelazione. Spitz prende sul serio la musica e porta il viaggio artistico della band a una vita piena e vivida. La musica è solo una parte della leggenda, però: Led Zeppelin è anche la storia di come gli anni '60 sono diventati gli anni '70, di come suonare nei club è diventato suonare negli stadi e pilotare il proprio jet, di come l'innocenza è diventata decadenza. I Led Zeppelin potrebbero non aver inventato la groupie, e non sono stati la prima rock band a scatenarsi sulla strada, ma l'hanno portata a un livello completamente nuovo, come per tutto il resto. Non tutte le leggende sono vere, ma nell'attenta contabilità di Bob Spitz, ciò che è vero è sorprendente e talvolta inquietante. I Led Zeppelin non si sono arresi, e nemmeno Bob Spitz. I Led Zeppelin sono la resa dei conti piena e onesta che la band ha atteso a lungo e che merita ampiamente. Harper non finì nella scuderia della Swan Song perché Grant non riuscì a trovare un accordo amichevole col manager di Harper.

_I Queen che furono sul punto di avere Peter Grant come manager, ma la cosa saltò perché Peter voleva che anche loro incidessero per la Swan Song, mentre loro si rifiutarono di incidere per una etichetta così associata ad un altro gruppo.

_Alla Swan Song arrivò anche una cassetta con un demo tape degli Heart, Abe Hoch – colui che in quel momento era a capo della etichetta – fece di tutto per far approdare il gruppo nella sua scuderia, ma una volta saputo che Ann Wilson cantava come Robert, lo stesso Plant disse di non essere interessato e buttò la cassetta nel cestino.

_Hoch ebbe anche la opportunità di mettere sotto contratto i Dire Straits, ma pensò che la cassetta avuta avesse una qualità terribile e lasciò perdere.

(…pensate un po’: oltre ai LZ e Bad Company la Swan Song avrebbe potuto avere anche i Queen, gli Heart e i Dire Straits – senza contare gli Iron Maiden, di cui si parlò in un altro contesto.)

_Qualche delucidazione in più circa: la apparizione di Bonham al concerto dei Deep Purple  alla Radio City Hall di New York nel gennaio del 1976, la morte del giovane fotografo  Philip Churchill Hale e l’arresto e la detenzione di Cole a Roma nell’estate del 1980.

_Nuove delucidazione anche sulla preparazione del tour (mai avveratosi) del 1980 in America e la conseguente morte di Bonham.

Errori  

_a pagina 65 Spritz dice che Page e Jones nel 1965 erano entrambi 21enni.

_a pagina 168 dice che durante le prime date in America (1968/69) Page usava un muro di amplificatori Marshall. In realtà Page dal vivo iniziò ad usarli a fine 1970.

_a pag 188 scrive che in pratica Pat’s Delight deriva da Watch Your Step di Bobby Parker ma è un grossolano errore. Watch Your Step è stato il template per Moby Dick, non di Pat’s Delight.

_a  pag 252 si ripete l’errore riportato per decenni dove si diceva che a JPJ venne in mente il riff di Black Dog ascoltando l’album di Muddy Waters “Electric Mud”, quando già da tempo si è risaliti al fatto che fu il disco The Howlin’ Wolf Album del 1969 (in particolare la versione rifatta di Smokestack Lightning)

_a pag 348, parlando dei Bad Company primo gruppo ad essere messo sotto contratto con la Swan Song, Spitz scrive “Free’s former guitarist Paul Rodgers”.

_a pag 393 Spitz afferma che a fine 1974 durante le prove per il tour del 1975 tra le canzoni tolte dalla scaletta ci fu anche Dazed And Confused.

_a pag 542 l’autor scrive che nella seconda data di Knebworth la band suonò meglio rispetto alla prima (questa fa proprio ridere).

_a pag 559 Spitz scrive che John Bonham morì il 24 settembre 1980 quando sappiamo tutti che accadde il giorno dopo.

_a pag 568 scrive che i concerti inglesi dell’Arms si tennero nel 1982 (invece del 1983).

_come il nostro Luca Tod segnala nei commenti qui sotto, gli errori di datazione delle foto poi sono imperdonabili.

Concludendo, ricordo che la versione del libro di cui parlo è quella americana, dunque scritto in inglese e che secondo me è un libro che va comunque letto, nonostante la mancanza di accuratezza.

Al di là dei mille aspetti negativi raccontati nel libro (e avvenuti realmente) non possiamo affrancarci dalla musica Rock creata dai Led Zeppelin, uno dei picchi musicali più alti ma raggiunti su questo povero pianeta. 

Un giornalista a proposito del tour del 1973 scrisse: “I Led Zeppelin non tengono concerti, bensì mettono in scena trasformazioni musicali”

https://timtirelli.com/2022/05/05/bob-sptitz-led-zeppelin-the-biography-2021-penguin-press-tttt/




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LED ZEPPELIN, IN USCITA LA BIOGRAFIA DI BOB SPITZ

Uscirà a novembre la biografia di Bob Spitz dedicata ai Led Zeppelin. A settembre, invece, sarà pubblicato un nuovo libro su John Bonham

Uscirà il prossimo 9 novembre "Led Zeppelin: The Biography", nuova biografia dedicata alla leggendaria rock band e firmata da Bob Spitz, giornalista americano e autore di numerose biografie di successo come quelle su Bob Dylan e Beatles.

La nuova biografia dei Led Zeppelin

Si chiamerà "Led Zeppelin: The Biography" il nuovo libro dedicato alla vita di una delle più grandi rock band di tutti i tempi firmato da Bob Spitz, giornalista e scrittore che ha scritto alcune delle biografie più popolari di sempre come "The Beatles", per il New York Time il libro più venduto sull'argomento.

Il libro uscirà il prossimo 9 novembre e racconterà la vita di Robert Plant, Jimmy PageJohn Paul Jones e John Bonham nel bene e nel male, cercando di tenere separati gli uomini dagli artisti, quasi delle figure mitologiche per tutti i fan della musica rock.

Una storia, quella raccontata da Spitz, che fa parlare la musica, il mix selvaggio e allo stesso tempo delicato che ha fatto dei Led Zeppelin una delle band più influenti e iconiche della storia del rock, facendone assaporare l'atmosfera tra sale di registrazione, tour e bagni di folla.

Allo stesso tempo, però, il giornalista racconta anche il contesto in cui si sono mossi i Led Zeppelin evidenziando come il suono della band inglese nata dalle ceneri degli Yardbirds abbia contribuito a portare gli anni '60 negli anni '70, modificandone, portando il pubblico dai club agli stadi e trasformando le superstar dell'epoca in rockstar definitive.



Led Zeppelin, in uscita la biografia di Bob Spitz

Il libro dedicato a John Bonham


Quello di Bob Spitz non è l'unico libro sui Led Zeppelin in uscita prossimamente. Oltre a "Led Zeppelin: The Biography", infatti, arriverà sugli scaffali anche la prima biografia su John Bonham, batterista della band e universalmente riconosciuto come uno dei più grandi di sempre.

Il libro è stato scritto dal giornalista C.M.Kushins,  si chiama "Beast: John Bonham And The Rise Of Led Zeppelin" ed è un volume da 384 pagine in uscite a settembre.

La prefazione non poteva che essere affidato ad uno degli uomini più attivi del business, il frontman dei Foo Fighters ed ex batterista dei Nirvana Dave Grohl.

Pochi mesi fa Grohl aveva spiegato l'influenza avuta su di lui da Bonham parlando di quando da ragazzo si tatuò il simbolo di 'Bonzo': " Diventai ossessionato da Bonham - ha raccontato Grohl - Non è facile da spiegare ma il suo sound era indefinibile e senza errori, ero diventato talmente ossessionato da tatuarmi i tre cerchi di John Bonham sul mio braccio. Da solo, con un ago e dell'inchiostro, ero stato marchiato a vita".

"Led Zeppelin, The Biography," a conversation with Bob Spitz at the Westport Library, 11.18.21

https://youtu.be/-CysotYjIOU
https://youtu.be/AsksBznkoTA

Bob Spitz - Talks about his book 'Led Zeppelin: The Biography - Radio Broadcast 22/11/2021

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Dall'autore del bestseller definitivo dei Beatles del New York Times arriva l'autorevole resoconto del gruppo che Jack Black e molti altri chiamano la più grande rock band di tutti i tempi, probabilmente la più di successo e sicuramente una delle più famose. . Qualunque cosa significhino per te quelle parole, è probabile che abbiano un debito con i Led Zeppelin. Nessuno prima o dopo ha vissuto il sogno come Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham. Nei Led Zeppelin, Bob Spitz prende tutta la sua misura, nel bene e a volte nel male, separando il mito dalla realtà con l'intendimento e l'estro narrativo che sono i suoi marchi di fabbrica. Dalle note di apertura del loro primo album, la band si è annunciata come qualcosa diverso, una collisione di grande ambizione artistica e forza primordiale brutale, di delicata musica folk inglese e blues afroamericano duro. Quel disco ha venduto oltre 10 milioni di copie, ed è stato il più semplice inizio; Gli album dei Led Zeppelin hanno venduto oltre 300 milioni di copie certificate in tutto il mondo e la polvere non si è mai posata. Nel complesso, la discografia dei Led Zeppelin ha trascorso più di dieci anni quasi incomprensibili nelle classifiche degli album. La band è notoriamente protetta e i libri precedenti brillano più calore che luce. Ma l'autorità di Bob Spitz è innegabile e irresistibile. La sua sensibilità per l'atmosfera, il contesto - la musica, gli affari, gli studi di registrazione, la vita in tournée, le stazioni radio, i fan, l'intero ecosistema della musica popolare - non ha eguali. Il suo racconto della fusione di Page e Jones, i virtuosi sofisticati londinesi, con Plant e Bonham, gli uomini selvaggi delle Midlands, in una band uscita dalle ceneri degli Yardbirds, in una scena dominata dai Beatles e dagli Stones ma mutevole veloce, è di per sé una rivelazione. Spitz prende sul serio la musica e porta il viaggio artistico della band a una vita piena e vivida. La musica è solo una parte della leggenda, però: Led Zeppelin è anche la storia di come gli anni '60 sono diventati gli anni '70, di come suonare nei club è diventato suonare negli stadi e pilotare il proprio jet, di come l'innocenza è diventata decadenza. I Led Zeppelin potrebbero non aver inventato la groupie, e non sono stati la prima rock band a scatenarsi sulla strada, ma l'hanno portata a un livello completamente nuovo, come per tutto il resto. Non tutte le leggende sono vere, ma nell'attenta contabilità di Bob Spitz, ciò che è vero è sorprendente e talvolta inquietante. I Led Zeppelin non si sono arresi, e nemmeno Bob Spitz. I Led Zeppelin sono la resa dei conti piena e onesta che la band ha atteso a lungo e che merita ampiamente.
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https://www.washingtonpost.com/entertainment/books/led-zeppelin-biography/2021/12/01/1b8b314a-3669-11ec-9bc4-86107e7b0ab1_story.html
..io sò che ci sono anche molto inesattezze,errori rivelati da confutabili diciamo prove e che .è stato scritto senza la collaborazione di alcun membro sopravvissuto della band..e che parla molto del periodo post 1975..


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La biografia definitiva

Molte band hanno fatto rock. Poche band hanno fatto storia. I Led Zeppelin non si sono accontentati e hanno fatto tutte e due le cose.

Basta ascoltare l’attacco del loro primo disco per capire quanto siano unici i Led Zeppelin: un mix seducente di ambizione e brutalità, delicate tessiture di folk inglese e ruvide esplosioni di blues afroamericano. Con quell’esordio hanno venduto circa dieci milioni di copie, e la loro discografia completa – con hit mondiali come “Stairway to Heaven”, “Whole Lotta Love” e “Kashmir” – ha da tempo superato i 300 milioni di copie. Bob Spitz, già biografo dei Beatles, ha ricostruito la storia di questa band leggendaria, andando direttamente alla fonte, raccogliendo le confessioni di Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones. E così Spitz ha creato un libro monumentale, denso di informazioni e pieno di curiosità. Led Zeppelin è una biografia più unica che rara, in cui i protagonisti si raccontano senza risparmio, mettendo a nudo i momenti più folli e bui di una carriera irripetibile e offrendo il sensuale, graffiante e travolgente affresco di una generazione.


https://www.virginradio.it/news/rock-news/1284251/led-zeppelin-annunciata-una-nuova-biografia-della-band-curata-da-bob-spitz-tutti-i-dettagli.html

Fin dalle prime note del loro primo album il mondo del rock avrebbe dovuto capire che qualcosa di nuovo e inarrestabile stava per arrivare e sconvolgere per sempre la musica degli anni '70: i Led Zeppelin. Alla leggendaria band di Jimmy PageRobert PlantJohn Bonham e John Paul Jones sarà dedicata "Led Zeppelin: The Biography", la nuova biografia dedicata alla storia del gruppo inglese. Scritta dal giornalista Bob Spitz (già autore della biografia dei The Beatles) e pubblicata dalla casa editrice Penguin, vedrà la luce il prossimo 9 novembre.

Definita da molti come la "migliore band di tutti i tempi" (non ultimo Jack Black durante la cerimonia dei Kennedy Center  Honors davanti al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama) la band fin dai primi tempi è riuscita mischiare le carte della musica leggera mondiale come nessuno prima, mettendo mano alla parte più viscerale ed emozionante dl blues, contaminandolo col folk, estremizzandolo nel rock e gettando le basi per la nascita dell'heavy metal. Durante la loro carriera i Led Zeppelin hanno venduto complessivamente più di 300 milioni di copie in tutto il mondo.

Partendo dall'incontro tra Jimmy Page e John Paul Jones, Bob Spitz racconta gli esordi della band dalla fine degli Yardbirds, in una Londra culturalmente rivoluzionaria e sofisticata che accoglierà a braccia aperte due ragazzi rudi, provenienti dalle lontane terre nelle Midlands, ma incredibilmente talentuosi come Robert Plant e John Bonham. Una band nata dalle ceneri di un'altra band che si pone immediatamente l'obiettivo di rivaleggiare una scena musicale dominata da Rolling Stones e Beatles, riuscendoci come nessun'altro. La musica però è solo una parte della leggenda della band: la biografia dei Led Zeppelin è anche la storia di come gli anni '60 sono diventati gli anni '70, di come suonare nei club si sia trasformato nel suonare negli stadi pilotando il proprio jet privato, di come l'innocenza è diventata decadenza. I Led Zeppelin potranno anche non aver inventato le groupie, e non sono stati certamente la prima rock band a coprirsi di eccessi, per strada, ma hanno portato questo stile di vita e ad un livello inimmaginabile.
Non tutte le leggende nella storia della band di Jimmy Page Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham è vera, ma l'autore Bob Spitz ha cercato di essere il più attento possibile, cercando di mostrare che anche ciò che è successo realmente può essere sorprendente e talvolta inquietante.


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La nuova biografia dedicata alla band di Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham e John Paul Jones sarà pubblicata il prossimo 9 novembre





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