Ti chiameranno “pazza” perché lo sei, perché sei nata con il dono di vedere le cose in un altro modo e questo li spaventa.
Ti chiameranno ′′intensa′′ perché lo sei, perché sei nata con il valore ben indossato per permetterti di sentire tutto pienamente e questo li intimidisce.
Ti chiameranno ′′egoista′′ perché è così, perché hai scoperto di essere la cosa più importante della tua vita e questo non gli conviene.
Ti chiameranno in molti modi, con molti giudizi, per molto tempo, ma resta ferma in te e in quello che vuoi, e ti prometto che un giorno ti chiameranno per dirti: ′′ Grazie di esistere ".
Alejandro Jodorowsky
Immagine: Stefano Signorini
Le donne spirituali sono come uragani,
per questo fanno paura,
indomite e ribelli, sono connesse
con le forze primordiali di Madre Natura.
Hanno la potenza dell'intero Universo
e scruta l'essenza, la parte più vera,
quella che spesso si cela dietro una
splendida facciata o un'impeccabile figura.
Hanno trasformato le loro profonde ferite
in lezioni di infinita saggezza,
e nonostante abbiano attraversato l'inferno
non hanno perso la loro proverbiale dolcezza.
Hanno ben chiaro il loro valore e
non si mettono mai in competizione,
perché non sono in vendita loro!
Non le compri con oggetti preziosi,
belle parole o con l'adulazione.
Non cercano accessori e abiti firmati
da sfoggiare per darsi un tono,
non hanno bisogno di apparire,
in quanto, profondamente
e felicemente "sono".
Ciò che amano negli altri è solo la sostanza...
la grandezza di un'anima è l'unica cosa
a cui danno importanza.
Le donne spirituali rifuggono dalle tradizioni
e dai canoni sociali, non le puoi ingabbiare,
perché non si lasceranno mai possedere
da cose o persone, né si faranno manipolare.
Hanno una grande, incorruttibile e potente
personalità,
e non cambieranno mai per niente e per sessuno.
Sono quelle bellissime donne che odorano di "dignità"
e lasciano la scia nell'aria al loro passaggio,
di quel raro e pregiato profumo.
Ho un debole per le persone che hanno cicatrici nascoste dietro un sorriso; per chi apre le braccia al futuro pur avendo conti in sospeso con il passato; per chi avrebbe il diritto di urlare contro, e invece sussurra serenità.
Ho un debole per gli animi rotti, ma portatori sani di positività.
Questa è una novella scritta da Rodari nel 1973,
La bambola a transistor
Allora, - domanda il signor Fulvio alla signora Lisa, sua moglie e al signor Remo, suo cognato, - che cosa regaliamo a Enrica per Natale?
Un bel tamburo, - risponde prontamente il cognato Remo.
Cosa?!
Dai, Remo! - dice la signora Lisa (per la quale però il signor Remo non è un cognato, ma un fratello). - Una grancassa tiene troppo posto. E poi, chi sa cosa direbbe la moglie del macellaio. .
Sono sicuro, - continua il signor Remo, - che a Enrica piacerebbe moltissimo un portacenere di ceramica colorata a
forma di cavallo, con intorno tanti portacenerini piccini piccini, anche loro di ceramica colorata, ma a forma di caciocavallo
Enrica non fuma, - osserva severamente il signor Fulvio.
Ha appena sette anni.
Un teschio d'argento, - propone allora il signor Remo, - un portalucertole d'ottone, un apritartarughe a forma di angioletto, uno spruzzatore di fagioli a forma d'ombrello.
Dai, Remo, - dice la signora Lisa, - parliamo sul serio.
Va bene. Sul serio. Due tamburi: uno in do e uno in sol.
So io, - dice la signora Lisa, - quello che ci vuole per Enrica.
Una bella bambola elettronica a transistor, con la lavatrice incorporata: una di quelle bambole che camminano, parlano,
cantano, controllano le conversazioni telefoniche, captano le trasmissioni in stereofonia e fanno pipi.
D'accordo, - proclama il signor Fulvio, nella sua qualità di capofamiglia.
lo me ne infischio, - questo è il signor Remo, - e .vado a letto a dormire tra due guanciali.
Ed ecco, dopo pochi giorni, il Santo Natale, con tanti bei prosciutti appesi fuori dei negozi e tanti magnifici portacenere a forma di Piccolo Scrivano Fiorentino nelle vetrine e tanti zampognari, veri e falsi, per le strade.
Neve sull'arco alpino e nebbia in VaI Padana.
La bambola nuova è già li che aspetta Enrica sotto l'albero di Natale. Lo zio Remo (si tratta sempre dello stesso Remo,
il quale per il signor Fulvio è un cognato, per la signora Lisa un fratello, per la portiera un ragioniere, per il giornalaio un
cliente, per il vigile urbano un pedone e per Enrica, giustappunto, uno zio: quante mai cose può essere una sola persona!), dunque, lo zio Remo osserva la bambola con un sogghigno.
Bisogna sapere, di nascosto da tutti, che egli compie severi studi di magia: può spaccare un portacenere di travertino con una semplice occhiata, tanto per fare un esempio. Egli tocca la bambola in due o tre punti, sposta qualche transistor, sogghigna di nuovo e infine se ne va al caffè, mentre arriva di corsa Enrica, lanciando grida di gioia, che i genitori ascoltano con delizia dietro la porta chiusa.
Bella, bella, - dichiara Enrica, al colmo dell'entusiasmo.
Ti preparo subito colazione.
Rovistando febbrilmente nell'angolo dei giocattoli, essa ne cavatI un ricco apparato di chicchere, piattini, bicchierini,
vasetti, bottigliette, eccetera, che dispone sul tavolinetto delle bambole. Fa camminare la bambola nuova fino al suo posto, la fa chiamare «mamma» e «papà» due o tre volte, le allaccia il tovagliolo al collo e si prepara a imboccarla.
Ma la bambola, appena lei si volta un momentino, spara un paio di calci che mandano all'aria tutto l'apparecchio.
Piattini che vanno in pezzi. Chicchere che rotolano sul pavimento del condominio e vanno a sfracellarsi contro il termosifone. Cocci.
Naturalmente accorre la signora Lisa, pensando che Enrica si sia fatta male. Arriva, crede a quello che vede e senza perder tempo sgrida per bene la figlia, chiamandola «brutta cattiva» ed aggiungendo: - Ecco, proprio il giorno di Natale mi devi combinare disastri. Guarda che se non stai attenta ti porto via la bambola e non la vedi più.
Poi va in bagno.
Enrica, rimasta sola, acchiappa la bambola, le dà un paio di sculacciate, la chiama «brutta cattiva» e la rimprovera di combinare disastri proprio il giorno di Natale: - Guarda che se non fai la brava, ti chiudo nell'armadio e non esci più.
Perché? - domanda la bambola.
Perché hai rotto i piattini.
Non mi piace giocare con quelle cretinate li, - dichiara la bambola. - Fammi giocare con le automobiline.
Te le do io le automobiline! - annuncia Enrica, e le rilascia altri sculaccioni. La bambola non s'impressiona e le tira i
capelli.
Ahi! Ma, perché mi picchi?
Legittima difesa, - dice la bambola. - Sei tu che mi hai insegnato a picchiare, picchiandomi per la prima. lo non avrei saputo come fare.
Bè, - dice Enrica, per sviare il discorso, - giocheremo alla scuola. lo ero la maestra e tu la scolara.
Questo era il quaderno. Tu sbagliavi tutto il dettato e io ti mettevo quattro.
Cosa c'entra il numero quattro? .
C'entra, si. È cosi che fa la maestra a scuola. A chi fa bene, dieci; a chi fa male, quattro.
Perché?
Perché così impara.
MI fai rIdere.
Naturale, - dice la bambola. - Rifletti. Ci sai andare in bicicletta?
Certo!
E quando stavi imparando e cascavi, ti davano un quattro, oppure ti mettevano un cerotto?
Enrica tace, perplessa. La bambola incalza: - Pensaci un momento, su.
Quando imparavi a camminare e facevi un capitombolo, forse la mamma ti scriveva quattro sul sedere?
No.
Ma a camminare hai imparato, a parlare, a cantare, a mangiare da sola, ad allacciarti i bottoni e le scarpe, a lavarti i denti e le orecchie, ad aprire e chiudere le porte, a usare il telefono, il giradischi e la televisione, a salire e scendere le scale, a lanciare la palla contro il muro e riprenderla, a distinguere uno zio da un cugino, un cane da un gatto, un frigorifero da un portacenere, un fucile da un cacciavite, il parmigiano dal gorgonzola, la verità dalle bugie, l'acqua dal fuoco. Senza voti, né belli né brutti. Giusto?
Enrica lascia cadere il punto interrogativo e propone: - Allora ti lavo la testa.
Sei matta? Il giorno di Natale - Ma io mi ci diverto, a lavarti la testa.
Tu ti ci diverti, ma a me mi va il sapone negli occhi.
Insomma, sei la mia bambola e con te posso fare quello che voglio io. Capito?
Questo «capito» fa parte del vocabolario del signor Fulvio.
Anche la signora Lisa, qualche volta, conclude i suoi discorsi con un bel «capito»? Adesso tocca a lei, a Enrica, far valere la propria autorità padronale. Ma la bambola, a quanto pare, se ne infischia. Essa si arrampica in cima all'albero di Natale, facendo scoppiare svariate lampadine di diversi colori. Quando è in cima fa pipi, bagnando altre lampadine a forma di Biancaneve e dei Sette Nani.
Enrica, per non litigare, va alla finestra. In cortile i bambini giocano al pallone. Hanno monopattini, tricicli, archi e frecce.
Anche i birilli. - Perché non vai in cortile a giocare con gli altri bambini? - domanda la bambola, mettendosi le dita nel naso per sottolineare la propria indipendenza.
Sono tutti maschi, - dice Enrica, mortificata. - Fanno giochi da maschi. Le bambine debbono giocare con le bambole.
Debbono imparare a fare le brave mammine e le brave padrone di casa, che sanno mettere a posto i piattini e le chiccherine, fare il bucato e lucidare le scarpe della famiglia.
La mia mamma lucida sempre le scarpe del mio papà. Gliele lucida di sopra e di sotto.
Poveretto!
Chi?
Il tuo papà. Si vede che è senza braccia e senza mani..
Enrica decide che è il momento di dare due schiaffi alla bambola.
Per raggiungerla, però, deve arrampicarsi sull'albero! di Natale. L'albero, da quel vero 'incapace che è, ne approfitta
per crollare a terra. Vanno in frantumi le lampadine e gli angeli di vetro: un cataclisma.
La bambola è finita sotto una sedia e pensa bene di mettersi a sghignazzare.
Però è la prima a tirarsi su e corre a vedere se Enrica si è fatta male.
Ti sei fatta male?
Non dovrei neanche risponderti, - dice Enrica. - È tutta colpa tua. Sei una bambola maleducata. Non ti voglio piu.
Finalmente! - dice la bambola. - Spero che adesso giocherai con le automobiline.
Neanche per sogno, - annuncia Enrica. - Prenderò la mia vecchia bambola di pezza e giocherò con quella.
Davvero!? - dice la bambola nuova. Si guarda intorno, vede la bambola di pezza, l'acchiappa e la butta dalla finestra senza nemmeno aprire i vetri.
Giocherò con il mio orsacchiotto di pelo, - insiste Enrica.
La bambola nuova cerca l'orsacchiotto di pelo, lo trova, lo butta nel bidone delle immondizie.
Enrica scoppia in pianto.
I genitori odono e accorrono, giusto in tempo per vedere la bambola nuova che si è impadronita delle forbici e sta tagliuzzando tutti i vestiti del guardaroba delle bambole.
Ma questo è puro vandalismo! - esclama il signor Fulvio.
Povera me, - aggiunge la signora Lisa. - Credevo di aver comprato una bambola e invece ho comprato una strega!
Entrambi si gettano sulla piccola Enrica, la prendono in braccio a turno, l'accarezzano e la coccolano, la sbaciucchiano.
Puah! - dice la bambola dall'alto dell'armadio su cui si è rifugiata per tagliarsi i capelli, che per i suoi gusti sono troppo
lunghi.
Ma senti, - inorridisce il signor Fulvio. - Dice anche: Puah!
Questa può avergliela insegnata solo tuo fratello.
Il signor Remo compare sulla porta, come se lo avessero mandato a chiamare. Gli basta un'occhiata per capire la situazione. La bambola gli strizza l'occhio.
Cosa succede? -domanda lo zio, fingendo di cadere da una nuvola rosa. .
Quella li, - singhiozza la povera Enrica, - non vuole fare la bambola! Chi sa cosa si crede di essere.
Voglio andare in cortile a giocare ai birilli, - dichiara la bambola, facendo volare ciocche di capelli da tutte le parti.
Voglio una grancassa, voglio un prato, un bosco, una montagna e il monopattino. Voglio fare la scienziata atomica, il
ferroviere e la pediatra. Anche l'idraulico. E se avrò una figlia, la manderò al campeggio. E quando la sentirò dire:
«Mamma, voglio fare la casalinga come te e lucidare le scarpe di mio marito, di sopra e di sotto», la metterò in castigo in piscina e per penitenza la porterò a teatro.
Ma' è proprio matta! ~ osserva il signor Fulvio. - Forse le si è guastato qualche transistor.
Dài, Remo, - prega la signora Lisa, - dalle un'occhiata, tu che te ne intendi.
Il signor Remo non si fa pregare a lungo. E nemmeno la bambola. Essa gli vola addirittura in testa, dove si mette a fare i salti mortali.
Il signor Remo la' tocca qui e là, in punti diversi e in altri ancora. La bambola diventa un microscopio.
Hai sbagliato, - dice la signora Lisa.
Il signor Remo tocca ancora. La bambola diventa una lanterna magica, un telescopio, un paio di pattini a rotelle, un tavolo da ping-pong.
Ma cosa fai? - chiede il signor Fulvio al cognato. - Adesso la rovini del tutto. S'è mai vista una bambola che sembra un
tavolo?
Il signor Remo sospira. Tocca di nuovo. La bambola ridiventa una bambola. Ha di nuovo i capelli lunghi e la lavatrice incorporata.
Mamma, - dice, ma stavolta con voce da bambola. -Voglio fare il bucato.
Oh, finalmente! - esclama la signora Lisa. - Questo si che si chiama parlare. Su, Enrica, gioca con la tua bambola.
Sei in tempo a fare un bel bucatino prima di pranzo.
Ma Enrica, che tutto questo è stata a vedere e ascoltare, ora sembra incerta sul da farsi.
Guarda la bambola, guarda lo zio Remo, guarda i genitori. Finalmente caccia un sospirone e dice: - No, voglio andare in cortile a giocare a birilli con gli altri bambini. E forse farò anche il salto mortale.
𝑅𝑖𝑚𝑎𝑛𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑐ℎ𝑖 𝑡𝑖 𝑏𝑎𝑐𝑖𝑎 𝑙'𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎, 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑏𝑎𝑐𝑖𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒.
buon pomeriggio anime belle
Sono nobile.
ho il sangue blu perchè mi scorre il mare, dentro.
E il cielo quando si veste del giorno buono da pic nic.
Ho la corona in testa,
fatta di papaveri e ciuffi d'erba .
E sono regina in un prato di desideri
e sogni in cui si cammina solo a piedi nudi.
Ho un anello prezioso con chicchi di melagrana
incastonati in molliche di pane bianco.
Cammino su un tappeto rosso ,
ma è quello di natale , ci sono renne e fiocchi di neve
e mi piace cosi.
Ho uno scrigno prezioso in cui nascondo una conchiglia,
un biglietto arrotolato e un pezzetto di stoffa rosa .
Roba da ricchi, insomma .
Da ricchi di emozioni esagerate da trattenere a tutti i costi.
Ho un mantello di stelle e di raggi di sole
quello delle giornate in barca con le mani a sfiorare l'acqua.
Ho anche uno scettro. Si , un mestolo da cucina
quello che mi serviva da microfono da piccola .
Quando mi sembrava che cantando, il mondo si fermasse
per un attimo ad applaudire proprio me.
Era poco magico.
Capivo da sola che il mio forte
era soprattutto versare il brodo.
."...Nei soffi del nostro tempo,
altro non rimane
che il tuo Amore;
senza tempo
e
senza limiti...... hai liberato le anime prigioniere di quel tempo e del loro cuore..
hai aperto quel profondo essere "io" nell'universo..
hai lenito il dolore e hai accarezzato di immensa meraviglia d'amore ogni affratto del cuore..
l'anima si sente lieta e leggera coccolata dal tuo cantico....
io ,piccola goccia di lacrima vagante ho trovato il fiume,il mare, l'oceano a cui appartenevo..e ho ritrovato l'eternità"...
Lella...
I am noble.
Because I have a noble soul ,
I have blue blood because the sea flows through me, inside.
And the sky when it's dressed in the good picnic day.
I have a crown on my head,
Made of poppies and tufts of grass .
And I am queen in a meadow of wishes
And dreams in which one walks only barefoot.
I have a precious ring with pomegranate kernels
Set in crumbs of white bread.
I walk on a red carpet ,
but it is that of Christmas , there are reindeer and snowflakes
And I like it that way.
I have a precious casket in which I hide a shell,
a rolled up card and a piece of pink cloth .
Rich stuff, in short .
By rich people of exaggerated emotions to be held at all costs .
I have a cloak of stars and sunbeams
That of days on a boat with my hands skimming the water.
I also have a scepter . Yes , a kitchen ladle
the one that served as my microphone as a child .
When it seemed to me that by singing, the world would stop
For a moment to applaud just me.
It was unmagical.
I understood for myself that my forte
Was mostly pouring broth.
."...In the breaths of our time,
nothing else remains
Than your Love;
timeless
e
limitless...... you have freed the souls imprisoned in that time and in their hearts....
you have opened that deep being "I" in the universe....
you have soothed the pain and caressed with immense wonder of love every heart's affection....
the soul feels happy and light cuddled by your song....
I ,little drop of wandering tear have found the river,the sea,the ocean to which I belonged..and found eternity"...
Lella...
T
..chissà che cosa dice di me..il mio vicinato..visto che dormo poche ore di notte
mi alzo..e anche con questo freddo vado in terrazza, per fortuna coperta, metto il giaccone
mi siedo al mio tavolinetto..accendo la mia musica, con auricolari, e me ne stò lì a sentire cantar anche gli uccellini notturni..mi faccio una cioccolata..penso ai miei figli..ai miei amori segreti ..e faccio un bel respiro profondo ..e mi sento bene..non sono nè aliena nè sopravvissuta..io sono così..sempre..follia pura..per cui niente mi opprime niente mi spaventa
Esiste un’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà e a volte non puoi cambiare le cose, ma puoi sempre decidere come viverle
..
e le sfide sono ciò che rendono la vita interessante...Superarle è ciò che le dà significato.
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Ci sono delle piogge primaverili deliziose in cui il cielo sembra piangere di gioia.Lella..
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Io il caffè lo bevo amaro
Ogni mattina mi prepari con amore
Una tazzina di caffè, senza pensare
Se l’ho sognata, o l’ho voluta con ardore,
O se l’ho chiesta da bere o da portare.
Con il profumo di un caffè fatto da mani
Che poi mi sfiorano le guance, e poi mi tocchi
Per dirmi che oggi è quello che ieri era domani...
Le tue carezze al gusto aromatico di caffè
Fanno che da quando ti vivo intensamente
Mi invitano ad amare la mia vita insieme a te:
Noi due da soli senza voci od altra gente.
E tu lo sai che io il caffè lo bevo amaro,
Senza nemmeno un lieve accenno di dolcezza,
Mi piace berlo così, vero, è un gusto caro
E l’importante è che ci sia la tua carezza.
Così è la vita che non voglio mai ingannare,
Mi piace autentica, difficile o leggera,
Amara e difficoltosa, da provare a gustare
Per trovare nel disgusto la forza della sera,
La stessa forza che ci fa dormire
Anche se l’abbiamo bevuto questo caffè, questa vita
Sono disposto a vivere e con la mente fiorire
Mentre penso al mio futuro e alla salita...
E tu lo sai che io il caffè lo bevo amaro
E che la vita mi è difficile, ma esisto,
Resisto e insisto a bere senza zuccherarlo
Perché nel vivere i tuoi giorni c’è più gusto,
Ti resta ancora quel sapore nella bocca,
Ricordo sempre le sconfitte o le rinunce.
Ma non importa se il buon gusto non mi tocca:
Mi resta il forte e solo quello mi convince
Che posso vivere con te, che mi prepari
Ogni mattina un buon caffè senza dolcezze.
Ma tu sei dolce ed io ti mordo e tu mi appari
Come la chiave del sorriso alla mia vita.
che cosa è la musica??..
Se diamo un’occhiata attorno a noi siamo in grado di comprendere perfettamente che siamo circondati da suoni e da rumori quotidiani: una goccia che cade, il pianto di un bambino, le onde del mare; tutto questo è musica. La musica è speciale proprio per questo, perché è in grado di unire popolazioni diverse, è in grado di rallegrare e di confortare.
ci aiuta anche a crearci una nostra identità, dal rock al pop, dall’opera lirica alla canzone popolare, ogni singolo genere unisce persone con le medesime caratteristiche.
La musica quindi, , altro non è che un insieme di suoni organizzati nel tempo, ma è anche sentimento, è rabbia, è dolore, è tristezza e può diventare qualsiasi altra cosa noi desideriamo.
trova in se stessa la sua ragione d’esistere,eppure la musica rimarrà sempre qualcosa di impalpabile, che non è spiegabile e ha un senso compiuto, semplicemente perché esiste dagli albori della Terra e possiede un potere immenso che rende sereno chi è in grado di coglierlo.
La musica è un rifugio..può fare strisciare noi e il nostro spirito nello spazio tra le note e dare la schiena alla solitudine.
Circondati di sognatori,
di ostinati appassionati,
di contagiosi viaggiatori,
di amanti, poeti, esploratori.
Circondati di lavoratori,
di inguaribili curiosi, di poesie,
di lunatici seguaci di eresie.
Circondati di incoscienti,
di menti coraggiose e combattenti,
di chi soffierà amore ai quattro venti,
di chi potrà capire e immaginare quel che senti.
(Inumi Laconico - da "Poeti del Trullo")
Ho sognato il cielo, azzurro piu' che mai riflettersi nell'azzurro di un fiume,come una dolce melodia di suoni e risate di bimbi giocosi su un prato;un semplice suono invade l'udito,e' quello del vento che soffia la superfice del fiume;delle rondini sospese dal vento coprono i miei occhi da un raggio di sole muovendosi qua' e la' nell'azzurro. Semplice e morbido e' il paesaggio, come l'erba di un campo fiorito che concede il riposo del corpo.In questa immensa pianura di un mondo che non esiste, rincuoro l'animo sfuggendo dai pensieri, nella speranza di un mondo perfetto.
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ogni tanto è bene far riaffiorare goccie di memoria..in un oceano di dimenticanza..un abbraccio
Perché la gente ucraina è diventata una grande brigata della Resistenza? Perché conserva nella memoria profonda e nel sangue il ricordo dell’Holodomor, una tragedia che divenne orrore in quanto costrinse un popolo affamato a trasformarsi in una tribù di cannibali. Tutti ricordiamo l’Olocausto, la feroce persecuzione nazifascista degli ebrei , costata la vita a sei milioni di persone. Ma quanti di noi sanno che il rosario dei crimini contro l’umanità contiene tanti grani per lo più sconosciuti o volutamente dimenticati? Quanti hanno sentito parlare dell’Holodomor, il genocidio per fame degli ucraini con milioni di morti? L’Holodomor, la “Grande fame”, comincia nel 1933 con la collettivizzazione forzata delle terre dei contadini. La carestia prodotta da questa scelta fu resa ancora più grande dal rifiuto di importare grano dall’estero per “motivi d’immagine”. La fame mise in ginocchio il popolo ucraino al punto tale che si registrarono casi di cannibalismo di corpi (soprattutto bambini) spentisi per la fame. È solo la storia orale dei sopravvissuti che racconta quel periodo completamente ignorato dalla storia scritta.
Nina Marchenko, Madre nel 1933
Il 24 marzo 1944 le truppe di occupazione naziste uccidono 335 italiani per rappresaglia (nella foto gli arresti) in seguito all'attacco di via Rasella, a Roma, compiuto dai partigiani il giorno prima.
L'eccidio è passato alla Storia con il nome di Fosse Ardeatine, dal luogo in cui si è consumato: una cava di tufo sulla via Ardeatina.
Fu degli eventi più efferati e sanguinosi dell'occupazione tedesca di Roma, oltre che la più grande strage di ebrei compiuta su territorio italiano durante l'Olocausto.
È una specie di sensazione di potere sul palco. È proprio la capacità di far sorridere le persone, o semplicemente di girarle in un modo o nell'altro per quella durata di tempo, e di avere qualche effetto più avanti. Non credo proprio che sia potere... è la bontà.
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Abbiamo il cuore a sinistra e non al centro del petto per un semplice motivo: quando abbracciamo chi amiamo, il battito del loro cuore riempie il nostro lato vuoto.
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"quando si diventa forti? domandò..
la strega con un sorriso rispose..
Quando si impara a non danneggiare nessuno"
José Saramago
Vengano infine le alte allegrie,
le ardenti aurore, le notti calme,
venga la pace agognata, le armonie,
e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime.
son di stanchezza mortale,
di rabbia e agonia
e nulla.
buongiorno anime belle
"Ridere ci ha rese invincibili.
Non come coloro che vincono sempre,
ma come coloro che non si arrendono mai."
(Frida Kahlo)
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“La musica è la più magica di tutte le arti. Il suo potere di trasformazione ha del miracoloso. La musica può ribaltare il nostro umore nel giro di qualche secondo, portandoci dall’infelicità alla gioia. Ci può mandare in trance per ore. Può aiutare il corpo a compiere atti di destrezza fisica che sarebbero inimmaginabili in sua assenza.”
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"...Nei soffi del nostro tempo, altro non rimane che il tuo Amore; senza tempo e senza limiti...... hai liberato le anime prigioniere di quel tempo e del loro cuore.. hai aperto quel profondo essere "io" nell'universo.. hai lenito il dolore e hai accarezzato di immensa meraviglia d'amore ogni affratto del cuore.. l'anima si sente lieta e leggera coccolata dal tuo cantico.... io ,piccola goccia di lacrima vagante ho trovato il fiume,il mare, l'oceano a cui appartenevo. .e ho ritrovato l'eternità"... Lella...
..penso che non mi stancherò mai
di credere nell'amore,
nell'amicizia,
nel coraggio di essere sempre se stessi in ogni occasione
e nella pazzia anche di sbagliare..
credere sempre nei sogni
è vita per il cuore e mente..
e condividerli è meraviglioso
Lella..
Ci sono dei momenti in cui non occorrono parole per trasmettere una forte emozione.
Basta un gesto, un ricordo, una canzone, un tono di voce, un motivetto cantato per strada da un bambino, un accessorio indossato da un passante, un regalo di una persona che non c’è più… e subito riaffiora lì davanti ai tuoi occhi quella sensazione d’immenso che non sai spiegare
Mi chiedi quanti anni ho?
Ho l'età per cogliere la differenza tra sogni e illusioni, e continuare a sperare ancora. Ho l'età per contare ferite e cicatrici sul mio corpo, ma il cuore intatto della bambina che ero e che sempre sarò. Ho l'età per voltare le spalle a chi non merita la mia fiducia, e per continuare a camminare mano nella mano con chi ho scelto di amare. Ho l'età dei capelli bianchi che intreccio quando sono preoccupata o triste, e la chioma ribelle e libera della guerriera che abita in me. Ho l'età dei silenzi, dei bisbigli d'amore e delle parole taglienti. Della luna che guida i passi nel buio e del vento che disperde gli inutili chiacchiericcio. Del sole di prima mattina, quando tutto si risveglia e dei lunghi tramonti, quando le ombre si cercano. Sono una donna. E per questo non ho età. Strega, bambina, vecchia saggia e adolescente innamorata, madre, amante, moglie e figlia. Quanti anni ho? Prova a contare gli anni della vita...
“La musica è la più magica di tutte le arti. Il suo potere di trasformazione ha del miracoloso. La musica può ribaltare il nostro umore nel giro di qualche secondo, portandoci dall’infelicità alla gioia. Ci può mandare in trance per ore. Può aiutare il corpo a compiere atti di destrezza fisica che sarebbero inimmaginabili in sua assenza.”
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..ogni buongiorno per me ..
è il blue dell'anima..
buongiorno anime belle
..da sempre penso "in blu",,
amo il blu..
non pensate al colore o
ad uno stato d'animo passeggero..
"vivere in blu, convivere in blu,
pensare in blu..è un modo di essere e
di colorare la vita propria e quella dell'altrui prossimo"..
il blu è un colore enigmatico,
risveglia il desiderio di conoscenza e di sicurezza..
fra qualche giorno ci ricorderranno..
noi abitanti di quel pianeta chiamato.
"autismo"..
poi il blu diventa un pò meno blu
..allora dico prendete un pastello e
imparate a colorare il vostro cammino di
blu..
sarete stupiti di voi stessi..
il mio nastro non è rosa..
è blu..
un abbraccio in Blu a tutti voi..
Lella.
Non mettetemi accanto
a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo,
a chi non sa dire grazie,
a chi non sa accorgersi più
di un tramonto.
Chiudo gli occhi,
mi scosto di un passo.
Sono altro.
Sono altrove.
siate sempre quell'altrove
a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo,
a chi non sa dire grazie,
a chi non sa accorgersi più
di un tramonto.
Chiudo gli occhi,
mi scosto di un passo.
Sono altro.
Sono altrove.
siate sempre quell'altrove
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