lunedì 2 maggio 2022

40...♥ღ♥ DAL MIO DIARIO:..”Ciao Anima mia..posso raccontarti una favola?



 E lo sognavo, e lo sogno,
e lo sognerò ancora, una volta o l’altra,
e tutto si ripeterà, e tutto si realizzerà,
e sognerete tutto ciò che mi apparve in sogno.
Là, in disparte da noi, in disparte dal mondo
un’onda dietro l’altra si frange sulla riva,
e sull’onda la stella, e l’uomo, e l’uccello,
e il reale, e i sogni, e la morte: un’onda dietro l’altra.
Non mi occorrono le date: io ero, e sono e sarò.
La vita è la meraviglia delle meraviglie, e sulle ginocchia della meraviglia
solo, come orfano, pongo me stesso
Arsenij Tarkovskij



.per volare non occorrono ali..occorrono sentimenti veri e emozioni dell'anima..occorrono parole scritte dal cuore
Lella...
...giorni fà ..ho aperto alcune scatole rimaste chiuse, dal giorno del mio arrivo a Prato...sono passati quasi 10 anni..e ho ritrovato in una sacca azzurra..alcuni ricordi......ma quello che mi ha illuminato gli occhi è stata una piccola foto...dove il mare in bianco e nero diventava argento e oro..una bimba in braccio ...e mi sono ricordata delle lune ormai passate...delle vite trascorse e quelle che vorreri ancora trascorrere..
..io che divento madre e ripenso a quello che avrei voluto fare...e mi viene solo una immagine nel cerchio della mia immaginazione...
l'immagine odierna che mai e poi mai vorrei cambiare...
..ne ho passate di lune e di stelle..di albori e tramonti...ma sento ancora il profumo di ginestra e lillà..profumo di girasoli e di grano appena tagliato...allora penso che devo ancora diventare grande e avrò ancora lune,stelle,albori e tramonti da raccontare....


Conosci quell’istante del crepuscolo estivo
dentro la stanza chiusa; un tenue riflesso rosa
obliquo sull’assito del soffitto; e la poesia
incompiuta sul tavolo – due versi in tutto.


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No te lo giuro, sono il principe azzurro, è che sono vestito di rosa perché l’ha lavato mia madre.




L’alba dalle dita di rosa.
Buongiorno anime belle💓
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, fiore e attività all'aperto
Michela Meucci, Umberto Trucchi e altri 5
Commenti: 5


"Lloyd, vorrei tanto essere su un’isola deserta"
"Per quale ragione, sir?"
"Per riposare, è ovvio"
"Chi dorme non piglia pesci, sir"
"E perché dovrei mai pescare, Lloyd?"
"Qualcosa dovrà pur mangiare, sir"
"Insomma, non c’è quiete nemmeno in mezzo al mare, Lloyd"
"Non è avere l’oceano intorno che può calmare la tempesta che si ha dentro, sir"
"Sempre prezioso, Lloyd"
"Grazie mille, sir"


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Una bellezza malinconica e delicata, quella di Elizabeth Siddal, dall’incarnato pallido ravvivato dalla folta chioma ramata, una bellezza non convenzionale, forse, ma di quelle che non si dimenticano. Fu suo il volto più raffigurato nell’Ottocento inglese, suo il volto che ossessionò uno dei più famosi pittori preraffaelliti, Dante Gabriel Rossetti.
Insieme a John Everett Millais e William Holman Hunt, Rossetti aveva fondato, nel 1848, una Confraternita composta da pittori insofferenti all’establishment artistico dell’epoca, con l’obiettivo dichiarato di trasformare la società attraverso l’arte, ispirandosi agli ideali del passato medievale e del primo Rinascimento (pre-Raffaello, appunto).
La natura, fonte di ispirazione e di creatività, veniva considerata come decifrabile attraverso una resa quasi fotografica della realtà, in cui i soggetti – quasi sempre personaggi femminili, immersi in atmosfere oniriche tratte dalle opere di Dante o di Shakespeare – appaiono allo stesso tempo reali, eppure remoti e inaccessibili.
Fu proprio per la fragile ed elegante bellezza, che sembrava incarnare così bene l’ideale estetico preraffaellita, che Elizabeth (Lizzie o Lizzy) Siddal – una giovanissima londinese di umili origini – fu notata da Walter Howell Deverell, che la introdusse nel circolo artistico più alla moda dell’età vittoriana.
Dopo aver posato per William Holman Hunt, vincendo l’ostilità della famiglia che considerava il suo lavoro di modella come inadatto ad una ragazza perbene, Lizzie decise di posare per l’Ofelia di John Everett Millais, nel 1852.
Il dipinto, destinato a divenire uno dei quadri più celebri dell’Ottocento, raffigurava l’episodio della morte di Ofelia, narrato nell’Atto IV dell’Amleto, in cui la fanciulla, amata dal principe di Danimarca, annega in un ruscello nel corso del suo vagabondare in preda alla follia. Ofelia, esangue, a pelo d’acqua, rigida nell’abbandono della morte, non oppone resistenza alla corrente. Il corpo, ritratto nel suo fangoso sepolcro fluviale, è circondato da ghirlande di fiori, da salici piangenti e da una lussureggiante vegetazione che rimanda, tramite un raffinato quanto intricato simbolismo, ai temi della pazzia, dell’amore non corrisposto e del lutto.
L’Ophelia (1851-1852) di John Everett Millais, che costò la salute alla Siddal:
Per interpretare con il massimo realismo il ruolo, la Siddal fu costretta a rimanere a lungo immersa in un vasca da bagno e resistette coraggiosamente, per non distrarre Millais, persino quando si ruppe una delle lampade che servivano a riscaldare l’acqua, contraendo una forma di bronchite cronica che le minò la salute e che spinse suo padre a ritenere il pittore responsabile, al punto di trascinarlo in tribunale per ottenere un indennizzo per le spese mediche sostenute.
L’incontro destinato a cambiare per sempre il corso della vita di Lizzie fu tuttavia quello con il più famoso degli artisti preraffaelliti, il figlio di un esule mazziniano, Dante Gabriel Rossetti. Anche Rossetti, artista di talento dalla personalità carismatica e poliedrica, vagheggiava un’arte che recuperasse l’autenticità e la spiritualità del passato; i suoi dipinti, estetizzanti e sensuali, sono popolati da figure femminili dall’aria dolce e malinconica.
La Siddal, con la sua capigliatura fiammante ed il suo volto angelico, stregò letteralmente il pittore, che intraprese con lei una lunga relazione, culminata molti anni dopo nel matrimonio. Fu per molto tempo la sua musa ispiratrice ed il volto ritratto in innumerevoli schizzi e disegni, che compare anche in quadri quali La visione di Dante: Rachele e Lia, del 1855, Beatrice nega il saluto a Dante ed Ecce Ancilla Domini. In un certo periodo della sua parabola artistica, infatti, Rossetti eseguì molte opere ispirandosi al grande poeta, trasponendo in pittura, con toni liricamente melodrammatici, sia la vita dello scrittore fiorentino, che temi spiccatamente medievali e cavallereschi.
Se nei tanti quadri in cui è ritratta da Rossetti la Siddal appare fragile e vulnerabile, nella realtà fu una donna determinata, volta ad un costante miglioramento personale. Studiò sempre per essere all’altezza dell’esclusivo circolo artistico-intellettuale che frequentava e fu lei stessa una pittrice ed una poetessa di discreto talento, che attirò l’attenzione del celebre critico vittoriano John Ruskin.
Quest’ultimo le versò una generosa somma di denaro annuale per consentirle di concentrarsi sulla pittura, sebbene la sua produzione artistica si tradusse in molti schizzi ed in un unico dipinto, dal tema tratto dalle leggende arturiane. Fu sempre Ruskin a scrivere a Rossetti, esortandolo a non rinviare oltre il matrimonio con la giovane, per garantirle quella stabilità affettiva di cui aveva bisogno, matrimonio che il pittore dal canto suo continuava a rinviare, temendo che i genitori non accettassero Lizzie per i suoi modesti natali.
Il tormentato rapporto d’amore che la univa a Rossetti, complicato dalle continue distrazioni femminili del pittore, le feroci emicranie, le frequenti crisi depressive, spinsero la Siddal ad assumere crescenti dosi di laudano, fino al punto di divenirne dipendente. I frequenti viaggi per ragioni di salute non migliorarono le sue condizioni fisiche, né molto poté il sospirato, ma tardivo, matrimonio con Rossetti, nel 1860, seguito ad un anno di distanza dalla morte del figlio appena nato.
Da quest’ultimo evento la giovane non si riprese mai più e l’11 febbraio del 1862, a soli 33 anni, fu trovata esanime nel letto dal marito.
Malgrado il referto medico parlasse di morte accidentale per una dose eccessiva di laudano, la lettera di addio – che il celebre Ford Madox Brown consigliò di bruciare subito– lasciò intendere in maniera inequivocabile a Rossetti che la Siddal si fosse suicidata.
Per scongiurare lo scandalo che avrebbe travolto tutta la sua famiglia e che avrebbe visto negare alla moglie la sepoltura in terra consacrata, l’artista evitò di rivelare le vere cause del decesso: il suicidio, all’epoca, oltre ad essere considerato immorale era infatti anche ritenuto un reato.
Accasciato dal dolore, le fece porre tra i capelli l’unica copia del manoscritto con le poesie d’amore che le aveva dedicato nel corso degli anni. Macabro dettaglio, è che nel 1869 Rossetti, convinto di diventare cieco ed ossessionato dal desiderio di pubblicare le proprie poesie accompagnate da quelle della moglie, ottenne il permesso di dissigillare la tomba della Siddal per recuperare il manoscritto: il tutto avvenne nottetempo, per evitare l’indignazione popolare. In questa circostanza si diffonderà la leggenda del suo corpo rimasto intatto e dei suoi lunghi capelli, cresciuti a dismisura nella bara.
L’artista fu inseguito dai fantasmi del passato per tutta la vita
Sono della moglie tragicamente scomparsa le sembianze di Beatrice Portinari, nel celebre quadro dal titolo Beata Beatrix, del 1872. Beatrice, dalla fluente chioma ramata, è raffigurata appoggiata ad un balcone. Il volto trasognato, le labbra semiaperte, le palpebre socchiuse suggeriscono che la donna sia rapita dall’estasi mistica. L’incarnato livido, che allude alla sua morte prematura, e le mani che accolgono un papavero da oppio – fiore che rimanda al sedativo da cui deriva il laudano – sono tutti elementi che accentuano il parallelismo tra il dolore di Dante per la dipartita della donna amata e lo sconforto patito da Rossetti per la prematura scomparsa della moglie.
Se nella vita dell’artista non mancarono di certo molte altre figure femminili che ne ispirarono la creatività – bellezze dal fascino fragile ed etereo come Jane Morris, moglie dell’amico pittore William Morris, o muse sensuali dal fascino languido e decadente, come Fanny Cornforth o Alexa Wilding – la Siddal fu probabilmente l’unico vero amore di Rossetti.
I suoi tratti dolci e malinconici, resi immortali dagli inconfondibili colori profondi e vibranti dell’artista, la rendono ancora oggi una delle icone più indimenticabili e rappresentative dell’Ottocento vittoriano.
Poco prima di morire la giovane aveva scritto:
Amore, non piangere su ciò che non può essere,
Per ciò che Dio non ha concesso.
Se il semplice sogno di un amore fosse vero,
Allora, amore, saremmo in paradiso.
Ma noi siamo in terra, mio caro,
Dove il vero amore non è dato
Quando nel 1882, col fisico minato dal consumo di alcool e di droga, Rossetti si spense, il suo ultimo desiderio fu quello di essere sepolto accanto all’adorata Lizzie.
Entrambi riposano nell’Highgate Western Cemetery di Londra.

Elizabeth Siddal,
ottocento vittoriano
I suoi tratti dolci e malinconici, resi immortali dagli inconfondibili colori profondi e vibranti dell’artista, la rendono ancora oggi una delle icone più indimenticabili e rappresentative dell’Ottocento vittoriano.
Poco prima di morire la giovane aveva scritto:
Amore, non piangere su ciò che non può essere,
Per ciò che Dio non ha concesso.
Se il semplice sogno di un amore fosse vero,
Allora, amore, saremmo in paradiso.
Ma noi siamo in terra, mio caro,
Dove il vero amore non è dato
beh..Robert nel video di "I Believe" dedicato al figlio ha "aperto una finestra sulla immagine della dama addormentata nel lago pieno di fiori..non solo per la relazione con la lettura inglese ma soprattutto per quel messaggio scritto prima di morire..parole che abbracciano perfettamente il sentimento che univa un padre al proprio figlio perduto..
Fu suo il volto più raffigurato nell’Ottocento inglese, suo il volto che ossessionò uno dei più famosi pittori preraffaelliti, Dante Gabriel Rossetti.
Per interpretare con il massimo realismo il ruolo, la Siddal fu costretta a rimanere a lungo immersa in un vasca da bagno e resistette coraggiosamente, per non distrarre Millais, persino quando si ruppe una delle lampade che servivano a riscaldare l’acqua, contraendo una forma di bronchite cronica che le minò la salute
La Siddal, con la sua capigliatura fiammante ed il suo volto angelico, stregò letteralmente il pittore, che intraprese con lei una lunga relazione, culminata molti anni dopo nel matrimonio. Fu per molto tempo la sua musa ispiratrice ed il volto ritratto in innumerevoli schizzi e disegni, che compare anche in quadri quali La visione di Dante: Rachele e Lia, del 1855, Beatrice nega il saluto a Dante ed Ecce Ancilla Domini.
Se nei tanti quadri in cui è ritratta da Rossetti la Siddal appare fragile e vulnerabile, nella realtà fu una donna determinata, volta ad un costante miglioramento personale. Studiò sempre per essere all’altezza dell’esclusivo circolo artistico-intellettuale che frequentava e fu lei stessa una pittrice ed una poetessa di discreto talento, che attirò l’attenzione del celebre critico vittoriano John Ruskin.
Quest’ultimo le versò una generosa somma di denaro annuale per consentirle di concentrarsi sulla pittura, sebbene la sua produzione artistica si tradusse in molti schizzi ed in un unico dipinto, dal tema tratto dalle leggende arturiane. Fu sempre Ruskin a scrivere a Rossetti, esortandolo a non rinviare oltre il matrimonio con la giovane, per garantirle quella stabilità affettiva di cui aveva bisogno, matrimonio che il pittore dal canto suo continuava a rinviare, temendo che i genitori non accettassero Lizzie per i suoi modesti natali.
Il tormentato rapporto d’amore che la univa a Rossetti, complicato dalle continue distrazioni femminili del pittore, le feroci emicranie, le frequenti crisi depressive, spinsero la Siddal ad assumere crescenti dosi di laudano, fino al punto di divenirne dipendente. I frequenti viaggi per ragioni di salute non migliorarono le sue condizioni fisiche, né molto poté il sospirato, ma tardivo, matrimonio con Rossetti, nel 1860, seguito ad un anno di distanza dalla morte del figlio appena nato.
Da quest’ultimo evento la giovane non si riprese mai più e l’11 febbraio del 1862, a soli 33 anni, fu trovata esanime nel letto dal marito.
I suoi tratti dolci e malinconici, resi immortali dagli inconfondibili colori profondi e vibranti dell’artista, la rendono ancora oggi una delle icone più indimenticabili e rappresentative dell’Ottocento vittoriano.
Poco prima di morire la giovane aveva scritto:
Amore, non piangere su ciò che non può essere,
Per ciò che Dio non ha concesso.
Se il semplice sogno di un amore fosse vero,
Allora, amore, saremmo in paradiso.
Ma noi siamo in terra, mio caro,
Dove il vero amore non è dato


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..avere la soddisfazione di dire
"Mio nonno è Robert Plant"..
Buongiorno anime belle😘



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Quello che credo, sir, è che voltare pagina sia una preoccupazione per chi legge, ma una necessità per chi scrive"
"Fai controllare le scorte di penne, Lloyd"
"Immediatamente e con piacere, sir"...
"nel mio cassettino ho miriadi di penne..ed ogni giorno ne uso una diversa..
perchè ogni giorno viene scritto con una nota mai uguale..
un abbraccio
Lella..

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Alda Merini e sua Mamma.
Mia madre era il tutto, il cosmo medesimo. Era il concetto dell' Universale e l'eterno femminino di cui poi mi sarei innamorata.
Quando morì mia madre avevo appena vent'anni e non mi ero
accorta che tutta la mia vita aveva la sua unica dimensione.
Morta mia madre, il mondo mi crollò addosso.
Mia madre, severissima, aveva uno sguardo così profondo che
andava certamente oltre l'anima.
Alda Merini ❤
...
io e mia madre..ciao Mamma
ne abbiamo passate tante io e te..
montagne russe .rade ventose e spiagge illuminanti e illuminate..
e siamo ancora rugiada..
tu ci sei sempre ovunque mi parlerai e ascolterai..
Buon viaggio mamma💕






“Nulla va mai come mi aspetto vada, Lloyd…”
“Sebbene la terra sia scura e la pioggia trasparente, i fiori spuntano comunque colorati, sir”
“Questo significa che non saprò mai cosa mi riseverà il futuro, Lloyd”
“Ma sa che la bellezza arriverà, se la saprà coltivare, sir”
“Sicuro, Lloyd?”
“Naturale, sir”
In viaggio con Lloyd
buongiorno anime belle😘

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