Nel libro di Angela Bowie del 1993 Backstage Passes: Life on the Wild Side with David Bowie
c'è un riferimento
alle colazioni...e un anedotto riguarda il nostro Bonzo..(il libro parla anche di altri artisti, l'unico riferimento ai LED è solo questo trafiletto...
le uniche due storie di cibo in Backstage Pass riguardano le salsicce, in particolare le salsicce da colazione di maiale economiche del venerabile marchio britannico Wall's , un alimento che lei dichiara "quello che gli stranieri, in particolare gli americani, credono sempre che siano fish and chips o steak and rognone pie: l'unico vero cibo dei popoli originari di lingua inglese”. Era il 1977 ed era andata a trovare i Led Zeppelin, che alloggiavano all'hotel Montreux Palace in Svizzera. Il roadie gallese di Zep, ha appreso, ha avuto un problema con la colazione.
L'hotel di lusso disponeva di eccellenti strutture per il ristorante e per il ricco e enormemente famoso batterista dei Led Zeppelin, sicuramente avrebbero potuto prendere un ordine speciale. Ma John Bonham, a quanto pare, non ha viaggiato da nessuna parte senza una scorta delle sue salsicce di maiale di Wall che il roadie, Gully, friggeva diligentemente in una nuvola di fumo untuoso e grasso di maiale ogni mattina sul balcone della sua elegante suite a cinque stelle . Gully aveva una padella e una piccola griglia per barbecue, e aveva un sacco di salsicce in riserva, per un valore di quaranta sterline. Ma se li avesse tenuti nel suo frigorifero portatile, si sarebbero rovinati. Se li avesse conservati nel congelatore della cucina dell'hotel, sospettava, sarebbero stati rubati.
"E Bonzo non avrà i suoi colpi", disse Gully preoccupato ad Angie, "e ci sarà l'inferno da pagare". Fortunatamente, Angie aveva una soluzione pronta. Lei e David vivevano in uno chalet nella vicina Blonay; svuotò lo spazio nel congelatore per la salsiccia della colazione, diede a Gully un mazzo di chiavi di riserva e la minaccia alla routine mattutina di Bonzo era scomparsa.
Ma anche, quando si tratta di coloro che sembrano così grandi della vita, meno soggetti alla noiosa gravità della carne, sapere cosa gli piace mangiare è un confortante radicamento.
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un piccolo riassunto..di quello che scrive, anche con le sue parole..
Elvis prende il suo jet privato per un viaggio di mille miglia da Da Memphis a Denver, per esempio, per comprare i suoi panini preferiti con burro di arachidi, gelatina e bacon . Di certo ci piace leggere dei cibi rarefatti presumibilmente consumati dalle stelle (anche gli dei greci mangiavano nettare e ambrosia, non panini).
Ecco Prince, che cavalca una chitarra volante per un congresso estatico in un bagno di schiuma con gli angeli, ma c'è anche Prince, che mangia tranquillamente la sua zuppa. Lo stesso tipo di storie sono emerse dopo la morte di David Bowie, storie che hanno caratterizzato l'uomo‚la cui vita e la cui morte, che ha costruito attorno a sé in un'arte codificata come la tomba di un faraone, è stata una realizzazione creativa lunga, squisitamente realizzata e proteiforme, come anche solo un ragazzo che aveva un panino preferito e un normale ordine di caffè espresso al bar del suo quartiere per iniziare la giornata.
La colazione è il pasto più umile e più sano, che è forse ciò che rende così accattivante la storia dei colpi di Bonzo. Quando i Beatles erano in viaggio a Maharishi, come si racconta, Ringo Starr cercò di entrare e abbracciare il vegetarianismo insieme ai suoi compagni di band più sofisticati dal punto di vista gastronomico, ma non riuscì a capirlo: la sua idea di un pasto vegetariano era il vecchio standby inglese di fagioli su pane tostato. John Bonham è famoso per il suo talento fuori misura e straordinario, oltre che per gli eccessi di consumo che alla fine lo hanno ucciso. Tutti questi ragazzi stavano rimodellando il corso della cultura occidentale, creando eredità grandi come pianeti. Cosa potresti nemmeno immaginare i Ragni di Marte o i Led Zeppelin o i Sabbath che mangiavano a colazione negli anni '70, questi alieni ambisessuali e dei oscuri del tuono? Raggi di luna e mescalina serviti su un'ala di farfalla che si contrae? Miruvor e torte al miele, direttamente dalla Terra di Mezzo? Testa di pipistrello? Uno squalo del fango? O un mucchio di salsicce a buon mercato, trasportate scrupolosamente e accuratamente custodite - "marrone e sfrigolanti nelle sue stesse escrescenze straordinariamente abbondanti", come scrive Angie Bowie - che fanno sentire la colazione come a casa?
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John Bonham and Jimmy Page jam with Neil Young at Quaglilino's Restaurant in London after a show at Wembley Stadium 1974, featuring Joni Mitchell, C.S.N. & Y and The Band (more in the comment section)
testimonianza
"Il grande evento quando l'estate si è trasformata in autunno è stato uno spettacolo allo stadio di Wembley con l'headliner dei sognatori hippie recentemente riformati Crosby, Stills, Nash & Young. Hanno suonato per quasi tre ore, le loro voci sono udibilmente svuotate dal continuo abuso di cocaina. La metà della band sembrava alle prese con ricorrenti emorragie nasali. È stato tutto sommato uno spettacolo spiacevole, solo Neil Young è riuscito a impressionare fugacemente. Alla festa in seguito in un locale del West End chiamato Quaglino's, uno Young con gli occhi spalancati e chimicamente colpito, e un'odiosamente ubriaco come una puzzola Stills fischiò la band di cordata, ingaggiata per esibirsi ai loro festeggiamenti, di fortuna palco, poi sono saliti e hanno preso in consegna i loro strumenti. Young ha immediatamente preso il controllo del repertorio e ha iniziato a eseguire diverse composizioni dal ritmo lento dal suo album appena pubblicato On The Beach. Stills ha provato a suonare la batteria ma è caduto all'indietro dallo sgabello dopo un paio di minuti. Ha quindi deciso di avvicinarsi al microfono e di rivolgersi ai tanti musicisti "rock" inglesi che si erano presentati all'evento come ospiti invitati. In poche parole, li ha sfidati a farsi avanti e ad abbinare le loro abilità di gioco con le sue. È stata solo una vanteria incazzata, ma sia Jimmy Page che John Bonham si sono offerti volontari e hanno giocato una memorabile jam di dieci minuti, con Young ancora saldamente al timone. Anche Robbie Robertson della band si è fatto avanti e lui e Young hanno intrapreso un vivace duello con la chitarra che avrebbe involontariamente curato i baffi da qualsiasi uomo con la barba presente nella stanza.
Young era una forza della natura quella notte. Nessuno poteva intimidirlo o superarlo. Si potrebbe dire che si stava divertendo eccessivamente. Anche la presenza rialzista di Stills non lo ha turbato. Perché dovrebbe?"
ma Jimmy Page ha dichiarato di non avere memoria di questa sera :)
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.l'incantatore...
..non solo la sola ad essere rimasta stregata
a Lucca non c'era Going to California..
ma c'era" quella voce, incredibile, primordiale, che ti porta su altri pianeti, volente o nolente."..lo fissi tenendo tutto il fiato..ti dimentichi di respirare, sei leggera come una piuma senza una meta..
estasi pura..niente intorno esiste solo quel non so che indescrivibile
e, come scrive alla fine della testimonianza il nostro Carmine
Robert Plant l’incantatore si è insinuato nei miei sogni..
io aggiungo anzi lo era sin dall'inizio..na dal 14 luglio 2022 posso dire che il sogno si è avverato..
Lella..
..un momento d'amore incondizionato
Robert Plant & The Strange Sensation - Alcatraz, Milano, 30.11.05
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Mercoledì 30 novembre è il gran giorno: al mattino mi fotografo di spalle, per documentare la massima lunghezza mai toccata dai miei capelli; al pomeriggio vado da Claudia, me li faccio tagliare un po’ (in modo da poter rockeggiare più agevolmente in serata, ma poi comunque andavano tagliati, gli ultimi quindici centimetri erano troppo rovinati), poi andiamo in centro e ci salutiamo.
Mi passa a prendere Gio Vox, che in macchina ha anche il cugino Ricky (rocker e figo), con il quale, ormai due anni e mezzo prima, eravamo andati a vedere gli Stones a San Siro. Ma c’è un’altra macchina (che ci precederà nel viaggio per Milano), che contiene Piero (padre di Ricky, nonché zio di Gio), Edo (altro cugino di Gio) e Mattia (amico di Ricky e Edo). Sei rocker alla riscossa.
Durante il viaggio la colonna sonora principale è The Razors Edge degli AC/DC (oltre alla valanga di cazzate che spariamo a turno, naturalmente): si fila abbastanza lisci fino alla tangenziale di Milano, poi scatta il dramma degli ingorghi e delle code, comincia a farsi davvero tardi quando riusciamo a entrare in città, lodo più volte Gio Vox, bravo a districarsi nell’impossibile e snervante traffico milanese, alla fine giungiamo in Via Valtellina. Grandi esultanze, Gallows Pole dei Led Zeppelin a manetta nello stereo di Gio, con i finestrini abbassati, per farci sentire da tutta la via, farcita di gente, bancarelle e bagarini.
Si parcheggia lì vicino, Dai che è tardi, si mangia un panino e si beve un po’ d’acqua, Dai che è tardi, ci si reca ai servizi del baretto lì a due metri, Dai che è tardi, si lasciano i cappotti in macchina, Dai che è tardi, vengo lodato per la mia tenuta da concerto, Dai che è tardi, si entra all’Alcatraz. Otto e venticinque, il concerto è previsto per le nove. Siamo arrivati comodi. Sta suonando il gruppo spalla, Th’ Legendary Shack*Shakers (nome fantastico, non c’è che dire), che propongono un rockabilly tiratissimo con influenze punk e country. Tipo gli Hormonauts, per intenderci.
La gente è presa bene, noi ci inseriamo verso la decima fila, decisamente laterali. Da lì comincerà il progressivo avvicinamento al palco. Quando gli opener finiscono (tra gli applausi) il loro concerto, siamo già in sesta-settima fila, ma ancora un po’ troppo laterali per i miei gusti. La densità umana aumenta, mentre il palco, vuoto, è illuminato da suggestive luci rosse.
La Leggenda
Alle 21:15 di mercoledì 30 novembre 2005 capisco cos’ha provato San Paolo sulla via di Damasco. Preceduto dagli Strange Sensation (Skin Tyson e Justin Adams alle chitarre, Billy Fuller al basso, Clive Deamer alla batteria e John Baggott alle tastiere), che hanno già attaccato il primo pezzo, Freedom Fries, dal nuovo album Mighty Rearranger, Robert Plant compare sul palco. Sta solo tenendo il tempo con il battito delle mani, non ha ancora aperto bocca, ma io sono già impazzito completamente. Quando, da lucido, a freddo, provo ad assumere un punto di vista obiettivo e mi riguardo in terza persona, vedo i miei occhi sbarrati, la mia bocca spalancata, sento le mie urla da ragazzina isterica, capisco di essere sembrato uno squilibrato completo. Ma la reazione, in un momento del genere, è genuina, per quanto esagerata. Mi sono mancate solo le lacrime (per un pelo).
Appena il Biondo inizia a cantare, addio. Lì passo direttamente al quarto cielo del Paradiso dantesco, senza fermate. Torno momentaneamente (e vagamente) sulla Terra per aiutare Ricky nella missione impossibile di srotolare il suo enorme cartello giallo, con una scritta nera, che però non dice Addio, Bocca di Rosa, con te se ne parte la primavera, dice Robert Plant = rock and roll. Sarà un metro e ottanta per un metro, lo sosteniamo in tre o quattro, poi la gente dietro giustamente vuole ucciderci perché ostacoliamo la visuale del palco, quindi il cartello viene abbassato, riarrotolato a caso e buttato davanti, al di là della transenna. Purtroppo, nessuno di quelli in prima fila fa lo sforzo minimo di lanciare lo striscione sul palco. In cuor nostro, speriamo che Robert l’abbia letto. Intanto sono ancora più davanti e ancora più centrale. Vedo Gio e Ricky vicino a me. La song è molto bella, si capisce perfettamente che il progetto Robert Plant And The Strange Sensation è solido, interessante, contaminato, musicalmente ce n’è.
A seguire, e un po’ a sorpresa, Seven & Seven Is, cover di un bellissimo pezzo dei Love, datato 1967. Semplicemente rock’n’roll allo stato puro, con una sequenza di accordi che a me dà i brividi, e la voce di Plant che non fa che nobilitare il tutto. Cover fedele all’originale, comunque.
Saluti: «It’s good to be here, back in Milano». Tutti urlano a squarciagola, io di più: «Robert!», «Robert, I love you!».
Poi, il delirio: Black Dog, da Led Zeppelin IV. Il pubblico reagisce con un boato trionfale, tutti cantano, soprattutto i celeberrimi vocalizzi («Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ahhh…»). La canzone, come avverrà con tanti altri brani, è però ampiamente rivisitata: il ritmo è leggermente più blando, i suoni meno ruvidi e più avvolgenti, le tastiere fanno un bel lavoro, a rendere il pezzo ancor più d’atmosfera pensa Robert, accennando qualche passo di danza caraibica e schioccando le dita a tempo. Uno splendido cinquantasettenne, va bene, il tempo passa per tutti, ma Lui è un capellone biondo e sensuale quasi come nell’ætas aurea degli anni Settanta. Gio mi dirà poi di aver sentito delle ventenni riferirsi a Plant con frasi tipo «Che figo…», «Come si muove…» e via dicendo.
Succede che Plant chieda espressamente al pubblico di cantare, prima forte e va tutto bene, la gente risponde alla grande. Poi però chiede di cantare piano, quasi sottovoce, e tutti, ancora forte: «Ah ah!». Io non capisco.
Lui: «No, no…», e con le mani indica chiaramente di fare più piano. E tutti, ancora forte: «Ah ah!».
Mi altero leggermente.
«State zitti, merde!».
La gente si mette a cantare più piano, non so se per effetto del mio cortese invito. Gio mi dirà poi di avermi sentito, mentre mi rivolgevo gentilmente agli astanti delle prime file.
Quarta canzone in scaletta, la cover di Hey Joe di Jimi Hendrix, inclusa nel precedente album solista di Robert Plant, Dreamland. Mattia, maniaco di Hendrix, va in brodo di giuggiole. Qui il pezzo è completamente stravolto: strofa a metà della velocità, riff invece accelerato, mille suoni che si confondono, il Biondo dà il meglio di sé quanto a espressività vocale e a presenza scenica. Stupendo.
Grande emozione per Going To California, altra canzone dal quarto disco degli Zeppelin. La lunga introduzione alla chitarra acustica ne impedisce il riconoscimento immediato, ma quando comincia l’arpeggio iniziale c’è solo un mare di applausi a commentare. La voce di Plant si fa rarefatta e sognante, come nella versione originale su disco. Per quei cinque minuti, i trentaquattro anni di distanza non esistono. Da brividi, da lacrime.
Another Tribe fa parte del nuovo album, ed è puro etno rock. La strumentazione elettronica, seppur in evidenza, non oscura gli strumenti analogici: anzi, l’acustica e l’elettroacustica emergono quasi sempre, presto o tardi nell’arco del brano. Lui usa anche il tamburello. E poi c’è quella voce, incredibile, primordiale, che ti porta su altri pianeti, volente o nolente.
Due chiacchiere con Robert, che beve da una tazzona da tè (ma non so cosa stia bevendo). «Tomorrow, we’re gonna meet the President Blair…», detto con la faccia di chi deve andare controvoglia all’appuntamento istituzionale. Gli ululati di disappunto del pubblico coprono la frase successiva, di cui però sentiamo il finale: «… I hate this shit». Applausi. «It’s better, here». ’Na marea di applausi.
Si ritorna a visitare il 1971 di Led Zeppelin IV con Four Sticks, anche questa bellissima nella rivisitazione recente. Più tranquilla, intimista, stratificata nei suoni, con quell’«Oh, baby» irresistibile.
Let The Four Winds Blow è nuova, la ricordo poco, ma è il brano successivo che mi fa strippare del tutto: What Is And What Should Never Be da Led Zeppelin II. L’inconfondibile giro di basso mi manda in ebollizione, Plant canta con voce suadente, e tutti lo stiamo già seguendo, poi arriva il refrain duro, e la bolgia si fa incandescente. Ognuno, singolarmente, tende verso Robert, ammaliato dal suo magnetismo. Risultato: tutti schiacciati gli uni contro gli altri, con indicibili sofferenze di chi ha davanti la transenna. Ma è giusto così.
A questo punto del concerto mi trovo già in terza o quarta fila, davanti a Plant. Mi sono già sgolato quasi completamente, ma trovo un momento di relativo silenzio, nel quale raccolgo tutta la voce che mi è rimasta per urlare, più di quanto abbia fatto in tutta la mia vita: «Robert, look at me!».
Lui mi sente e sorride.
Non mi ha guardato. Probabilmente mi ha salvato la vita, se si fosse girato non avrei retto il suo sguardo e avrei esalato l’ultimo respiro lì, morendo, tenuto in piedi dagli altri del pubblico.
Ma mi ha sentito, la mia voce è arrivata a Robert Plant, questo è già molto.
Presenta la band, «’Cause we are The Strange Sensation». Sì, dai, non fare il modesto, ché lo sai che siamo tutti qui solo per te.
Un altro brano da Mighty Rearranger, Tin Pan Valley, poi si torna di nuovo al quarto, mistico e meraviglioso disco dei Led Zeppelin con la rocciosa When The Levee Breaks, con un riff da manuale dell’hard rock, e alla folk song dai tratti medievali Gallows Pole, da Led Zeppelin III: tutti cantano tutto, l’emozione si può quasi toccare. La band esce di scena sommersa da un’ovazione.
Al posto del consueto «Fuori, fuori» scatta ovviamente «Robert, Robert».
Il bis si apre con The Enchanter, del nuovo album, poi c’è un lungo intermezzo blues, con Robert che canta qualche verso, qua e là, ogni tanto. Ma quando mi arrivano alle orecchie le parole «I’ve been misusin’» non ho più dubbi, è…
Whole Lotta Love!
Caos: tutti si mettono a saltare e a cantare, le vibrazioni hard del super classico di Led Zeppelin II contagiano anche i muri. Orgia sonora, delirio rock’n’roll, chiamatelo come volete. Descrivere le sensazioni che ho/abbiamo provato è impossibile. Quando la canzone è finita e i sei musicisti si riuniscono per l’inchino collettivo al pubblico, l’adrenalina è ancora a mille. Una delle emozioni più grandi della mia vita.
Dopo la Leggenda
Si accendono le luci, parte la musica dell’Alcatraz.
Abbraccio fortissimo Ricky, vicino a me per quasi tutto il concerto.
Ripesco Gio.
Abbraccio fortissimo pure Gio.
Ritroviamo Mattia, Edo e Piero.
Ci abbracciamo fortissimo tutti quanti.
Ci sarebbe stata meno unione tra sei fratelli che si ritrovano a casa dopo essere tutti sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale.
Gio incontra casualmente un po’ di gente che conosce, tra cui un compagno di università che è riuscito ad accaparrarsi una delle setlist che stavano sul palco. Giorni dopo ne farà una fotocopia a Gio. Anch’io me la sono fatta passare, e ora è patrimonio dell’umanità.
Sbalordito e confuso, vago per l’Alcatraz in cerca di un dito indice che prema il pulsante della mia macchina fotografica per immortalarci: la scelta ricade su un quarantenne con la maglietta dei Guns N’ Roses. Flash.
Il posto si sta svuotando; intravedo qualche Rocker Supremo, dagli street metalheads ai rocker anni Cinquanta brillantinati. Magliette dei Led Zeppelin a iosa, naturale.
Usciamo con calma e ci dirigiamo verso le macchine, telefonata a Freddie (il rocker di Palermo con cui io e Gio avevamo visto i Darkness quasi due anni fa), commenti sul concerto con Ricky, Edo e Mattia… Lasciamo Milano.
Sulla via del ritorno, ci sta la pausa in Autogrill. Gio attacca bottone con la barista.
«Siamo di ritorno dal concerto di Robert Plant».
«Ah, il… Aspetta… Bassista… Dei Deep Purple!».
Vabbè, ragazza, buonanotte.
Scambio sulle due automobili: Edo in macchina con me e Gio, Ricky con suo papà e Mattia.
Ci salutiamo con la reciproca promessa di andare insieme al prossimo grande concerto.
Tornando a Cremona, faccio un video con la macchina fotografica: riprendo un po’ la strada, un po’ Gio che guida, un po’ Edo sui sedili posteriori, un po’ me stesso. Diciamo qualche altra idiozia, tanto per chiudere al meglio questa memorabile serata.
Rientro in casa e mi ficco a letto, ma non riesco a dormire, perché continuo a rivivere mentalmente il film del concerto. Forse, quella notte, Robert Plant l’incantatore si è insinuato nei miei sogni.
Carmine Caletti
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Testimonianza
Già mercoledì 27 luglio (2016), l'ex cantante dei Led Zeppelin Robert Plant si esibirà con la sua attuale band The Sensational Space Shifters all'anfiteatro Lochotín di Pilsen. Josef Podstata, David Šindelář e Patrik Kohut, organizzatori e promotori musicali, lo hanno incontrato più volte e sono riusciti a stabilire un rapporto amichevole con lui e i suoi compagni di band.
Come hai conosciuto Plant?
Riepilogo: Nel 2006 si è esibito per la prima volta al festival
Colors of Ostrava. Abbiamo avuto la fortuna di essere tra coloro che si sono presi cura delle band principali, e quindi di lui e del suo gruppo. Rimasero a Ostrava per tre giorni e proprio al primo incontro di produzione ci chiesero se fosse possibile fare un viaggio. Alla fine, hanno scelto Pustevny tra le nostre proposte.
Šindelář: Prima di partire per quel viaggio, ci siamo incontrati davanti all'hotel. Poi siamo andati alla mia macchina e quando Robert l'ha vista, è stato felicissimo. All'epoca avevo un nuovo modello Audi e ha detto che gli piaceva il marchio, che aveva tre Audi a casa. Quando ha notato che avevo un nuovo modello che non era ancora in vendita in Inghilterra, mi ha chiesto se poteva guidarlo. Non aveva alcun documento con sé, ma non potevo rifiutarlo.
Pepa ed io ci siamo seduti dietro come delle star, il manager David Taraskiewicz era davanti e Robert ci guidava. Patrik è andato con la band. Robert ha guidato fino a Čeladná, dove siamo scesi e abbiamo camminato per due chilometri fino alla funivia.
Gist: Quando io e lei siamo arrivati in cima, ho notato che Robert era un po' arruffato e piuttosto pallido. Gli ho chiesto se andava tutto bene e lui ha detto di sì, si è solo dimenticato di dirci che aveva le vertigini.
Abbiamo poi mangiato al cottage Libušín, bruciato nel 2014. E Plant era molto interessato non solo alle specialità gastronomiche locali, ma anche ai miti che circondano il dio pagano Radegast. Ha chiesto informazioni sulla storia e ha comprato una statua di Radegast.
Shindelář: Ha tre statue di Radegast in casa. Ci ha detto che ha il più piccolo sul tavolo dove prepara il cibo. Proprio accanto alla statua del Golem.
Hai fatto amicizia?
Gist: Non oserei dire che siamo diventati amici, ma quando trascorri tre giorni con qualcuno e fai un viaggio con loro, si sviluppa qualcosa di simile a una relazione più stretta. È successo a noi con Robert Plant.
Sei rimasto in contatto?
Il succo: Patrik Kohut comunica molto con le band come parte del suo lavoro e delle sue attività ed è ancora in contatto con l'attuale chitarrista dei Plant, Justin Adams. Ha anche altri progetti e con uno di loro ha suonato ad esempio al Blues Alive di Šumperk.
Šindelář: Quando nel 2007 si avvicinava il grande concerto dei Led Zeppelin alla O 2 Arena di Londra, Patrik fece un viaggio nella metropoli inglese. Voleva incontrare il manager di Plant, David Taraskiewicz. Gli scrisse che non era a Londra, ma che c'era Robert Plant e lo invitò a pranzo. In quell'occasione conobbe anche Phil Collins, grande amico di Plant. Hanno pranzato, parlato e si sono tenuti in contatto tramite SMS.
L'anno scorso, Plant e la band si sono presentati per la seconda volta ai Colors of Ostrava. Vi siete incontrati di nuovo?
Conclusione: Sì, ed eravamo ben preparati per questo. Tra l'altro gli abbiamo fatto realizzare un fotolibro, una specie di documento della sua prima visita a Ostrava.
Nel luglio 2015, Plant e The Sensational Space Shifters si sono presentati a Brno.
Il succo: eravamo lì anche per lui. Abbiamo portato a Justin Adams, il chitarrista della sua band, un vino di prugne, era il suo compleanno, ea Robert una pinta con l'emblema Radegast. Già un anno prima era diventato chiaro che era interessato a tutto ciò che era in qualche modo collegato a Radegast. Non ha nemmeno avuto problemi con il simbolo utilizzato da un produttore di birra.
Com'è Robert Plant?
Il succo: quando è arrivato per la prima volta all'aeroporto di Mošnov, abbiamo concordato con la sicurezza che avremmo potuto aspettarlo nell'area VIP. I musicisti e la loro squadra di accompagnamento si sono riuniti e Robert è stato l'ultimo a camminare. Era completamente rilassato ed estremamente piacevole sin dal primo momento. Nessuna stella gonfia.
Šindelář: Non appena siamo usciti fuori, circa tre giornalisti, che hanno saputo del suo arrivo, si sono avventati su di lui. Non ha risposto affatto alle loro domande. Era ovvio che non aveva costruito un buon rapporto con i giornalisti nel corso della sua carriera.
C'era un altro problema?
Gist: Ci è stato detto di non chiedergli mai e poi mai della canzone Stairway To Heaven.
Come mai?
Shindelář: Non ce lo hanno detto. Poi ci ho pensato e sono giunto alla conclusione che la canzone è molto personale per Robert e lui non vuole rovinarla. Forse c'è qualche altra ragione per questo, non lo so. Considera che sebbene suoni una serie di canzoni chiave dei Led Zeppelin in un ottimo arrangiamento contemporaneo con la sua band attuale, Stairway To Heaven non è tra queste.
Il succo: il più delle volte, una band è famosa per una canzone, ma spesso è completamente diversa dal resto del loro lavoro. Penso che sia un po' il caso anche di Stairway To Heaven. Inoltre, capisco l'attuale sforzo di Robert di tagliarsi fuori dai suoi anni da Led Zeppelin e applicarsi a una nuova band e un nuovo repertorio.
Ti ha parlato della sua musica?
Il succo: abbiamo parlato di lei continuamente. Già durante la mia prima visita, a una festa nel bar della hall dell'Imperial Hotel di Ostrava, mi sono ricordato che verso la fine degli anni Novanta l'ho visto suonare quasi acusticamente al festival di Glastonbury su un palco più piccolo in una tenda. Ho chiesto se ricordavo bene e lui ha detto di sì. Poi mi ha spiegato com'era con lui.
Disse qualcosa del tipo: Sai, ero un po' famoso negli anni Settanta. Questo è esattamente quello che ha detto e ha continuato: Poi è andato all'inferno, poi la fama è tornata, ma poi è svanita di nuovo. Si dice che i manager abbiano iniziato a escogitare diversi progetti per lui, a volte era un'idea migliore, a volte peggio.
Prima che lo iscrivessi al Glastonbury, volevano vederlo gelificato sul palco. Ma a quanto pare ha rinunciato e con musicisti allora sconosciuti hanno iniziato a fare musica che gli piaceva. Ha aggiunto che in quel momento si oppose a tutti i suoi manager e iniziò a creare musica a modo suo.
Che regalo hai preparato per lui a Pilsen, dove si esibirà mercoledì?
Gist: Presumo che sarà qualcosa che coinvolgerà di nuovo Radegast. Probabilmente la birra perché ti è piaciuta. Birra in un bicchiere. Ma voglio anche qualcosa da lui personalmente. Nello studio di Ostrava della Radio Ceca, dove lavoro, abbiamo grandi foto di Martin Straka, che fa anche foto per Colors of Ostrava, tra le altre cose. Quando qualcuno che è in quelle foto viene da noi, gli chiediamo di firmare. Ho deciso di togliere dal muro la foto di grande formato con Robert, portarla a Pilsen e chiedergli di firmare anche per noi.
Shindelář: Dicono che più un artista è famoso e compiuto, più è piacevole e normale. Robert Plant ne è la prova. È consapevole di essere famoso, ricco e interessante per le persone. Ma si comporta in modo completamente libero, piacevole e naturale.
Inoltre, è chiaro sulle cose. Qualche anno fa si scriveva e si parlava molto del ritorno dei Led Zeppelin. Il resto della band voleva andare, ma lui no. Ha affermato di aver assistito a un concerto per Ahmet Ertegun nel 2007 a Londra perché era un suo amico e il denaro dell'evento è andato in beneficenza. Ma per lui finisce qui, i Led Zeppelin appartengono al passato.
Ci ha detto che nessuno gli credeva, ma che davvero non voleva un altro concerto dei Led Zeppelin. Per lui, la band ha concluso la sua carriera con la morte del batterista John Bonham nel 1980. Era il suo migliore amico.
Josef Podstata e David Šindelář:
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Dicembre 1969, i Led Zeppelin promettono di non ammorbidirsi
Quando il 1969 volgeva al termine, i Led Zeppelin erano, dopo il successo del loro secondo album, la band che tutti si aspettavano di diventare massiccia nel nuovo decennio. Tuttavia, il chitarrista Jimmy Page ha causato preoccupazione tra i fan del gruppo suggerendo che la band avrebbe ampliato i propri orizzonti musicali su album futuri.
Nell'articolo presentato qui, Chris Welch di Melody Maker ha detto che i fan
non dovrebbero avere paura: gli Zeppelin non si ammorbidiranno. Poco sapeva.
L'intervista è un'interessante istantanea dell'epoca, con gli Zeppelin che avevano venduto oltre cinque milioni di album nel 1969 ed erano stati presi in considerazione per un Queen's Award per i loro successi nell'esportazione.
Nell'intervista con Welch al Savoy Hotel di Londra, John Bonham parla dell'acquisto di una batteria in miniatura a suo figlio di tre anni Jason e del perché la versione singola di Whole Lotta Love sia stata ritirata nel Regno Unito.
Jimmy Page ha assicurato a Welch che sebbene gli Zeppelin stessero esplorando canzoni più acustiche, "siamo ancora un gruppo pesante" dicendo che sarebbe stato sbagliato per loro cambiare completamente il loro suono.
Naturalmente, l'album successivo, Led Zeppelin III degli anni '70, è stato davvero un allontanamento dal suono pesante dei primi due album. La reazione arrabbiata di alcuni fan è stata dura da accettare per la band.
Il materiale leggermente esotico e più riflettente dei Led Zeppelin III ha resistito molto bene alla prova del tempo. È stato il punto di partenza per le varie esplorazioni musicali che hanno raggiunto il picco con Physical Graffiti.
Brani di LZ III come "Friends" e "Gallows Pole" hanno costituito il nucleo della pubblicazione di Page e Plant Unplugged negli anni '90 e quelle stesse tracce sono ancora presenti nei concerti da solista di Robert Plant.
Ma molti fan volevano un altro Led Zep II e nel 1971 e l'imminente rilascio di Led Zeppelin IV, era chiaro che la nuova direzione folk non era andata bene con alcuni dei loro fan.
A quel tempo, molti fan erano delusi dal fatto che Led Zep III non contenesse un altro Whole Lotta Love o Heartbreaker. Il nuovo materiale che sarebbe stato pubblicato su Led Zeppelin IV e trasmesso nelle sessioni della BBC nell'aprile 1971, suggeriva che non ci sarebbe stato sicuramente un ritorno ai tempi della spremitura dei limoni di un tempo. Una lettera al Melody Maker (sotto) nel maggio 1971, con il titolo "Non andare soft Zeppelin!" riassume lo stato d'animo:
“Zep suona alla grande in Whole Lotta Love e nelle loro molte canzoni precedenti, ma per favore lascia le canzoni gentili a persone come The Strawbs, che sono cresciute con la loro musica e possono renderle giustizia. È ovvio dalla performance degli Zeppelin alla radio la scorsa settimana, che semplicemente non ce la fanno senza il volume.
La sessione della BBC a cui si riferiva J. Miller di Chester contiene questo adorabile abbinamento di Going To Cailfornia e That's The Way. Giudica tu stesso se i Led Zeppelin erano fuori dalla loro portata.
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Negli anni molti fan erano curiosi di questa scena del film "The Song Remains The Same". Dopo quasi 50 anni, Ana Pearce ci ha rivelato:
"49 anni fa ero al
Madison Square Garden show seduta qualche fila fa. Stavo guardando e godendo Robert Plant e anni dopo ho scoperto di essere nel video. Sono la ragazza con il cappuccio bianco Il motivo per cui sorridevo è che Robert Plant mi ha segnalato di avvicinarmi. Così le pubbliche relazioni hanno consegnato un tamburello a un fotografo che era davanti e gli ho detto di darmelo e, mentre lui mi stava consegnando, un tizio ha cercato di portarmelo via. Molte persone stavano cercando di aiutarmi Poi è arrivato un poliziotto e il tizio è stato arrestato. Ho provato ad avvicinarmi al palco, ma era impossibile. Così non l'ho mai incontrato.
Sì, ho ancora i vestiti con cappuccio e il tamburello è con mio figlio. "
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"Questo pezzo successivo ah, questo pezzo successivo presenta i talenti ah, incontrollabili esplosivi di John Paul Jones. L'uomo misterioso prende vita. Alle tastiere, John Paul Jones. Si chiama No Quarter."
21 maggio 1977 - Houston TX
Robert Plant's Plantations: The Mystery Man Comes Alive
Led
Zeppelin - Live in Houston, TX - May 21, 1977
0:56 The Song Remains The Same
6:18 The Rover/Sick Again
13:29 Nobody's Fault But Mine
20:55 In My Time of Dying
32:43 Since I've Been Loving You
42:14 No Quarter
1:07:27 Ten Years Gone
1:18:06 The Battle of Evermore
1:24:49 Going to California
1:30:38 Black Country Woman
1:32:21 Bron-Y-Aur Stomp
1:38:17 White Summer/Black Mountain Side
1:44:33 Kashmir
1:55:08 Over the Top
2:15:34 Guitar Solo
2:26:23 Achilles Last Stand
2:36:54 Rock and Roll
2:41:32 Trampled Underfoot
Led Zeppelin
Saturday, May 21, 1977
The Summit, Houston, Texas
Setlist:
0:00 Intro
0:57 The Song Remains The Same
6:21 The Rover (Intro) / Sick Again
13:33 Nobody’s Fault But Mine
21:03 In My Time Of Dying
32:54 Since I’ve Been Loving You
42:29 No Quarter
1:07:52 Ten Years Gone
1:18:35 The Battle Of Evermore
1:25:20 Going To California
1:31:10 Black Country Woman
1:32:54 Bron-Yr-Aur Stomp
1:38:51 White Summer
1:43:20 Black Mountain Side
1:45:09 Kashmir
1:55:38 Out On The Tiles (Intro) / Over The Top / Moby Dick (Outro)
2:16:15 Bow Solo
2:27:11 Achilles Last Stand
2:37:47 Stairway To Heaven
Encore:
2:50:59 Rock And Roll
2:55:38 Trampled Under Foot )
Servizio televisivo di Houston 1977 (KZEW) sui biglietti contraffatti
Il primo fumogeno è esploso diversi minuti prima dell'inizio dello spettacolo. Tra il pubblico, nientemeno. Ma poi devi ricordare che questo era lo stesso pubblico che ha aspettato fuori tutta la notte in un estenuante clima invernale per acquistare i biglietti, poi è stato rimandato di nuovo quando lo spettacolo è stato riprogrammato, da febbraio a maggio. Led Zeppelin – Al Summit – Sabato sera.
Se suona come una combinazione del disastro di Hindenburg e della Black Sunday, tutto in uno, hai colto nel segno. Era una folla ruvida e volgare che si abbinava perfettamente alla musica della band.
I Led Zeppelin sono LA band hard rock del mondo – la band da battere – la pistola (o chitarra elettrica) più veloce del West. E loro - Jimmy Page alla chitarra, Robert Plant alla voce, John Paul Jones al basso, tastiere e chitarra e John Bonham alla batteria, sono stati onorati con una standing ovation quando sono semplicemente saliti sul palco, con circa 30 minuti di ritardo, e hanno iniziato a sintonizzarsi . Da quel momento in poi è stata un'isteria di massa – nel pubblico, sul palco e nella musica.
L'equipaggio di sicurezza e gli uscieri del Summit hanno fatto gli straordinari per ripulire i corridoi e cacciare i fan bellicosi. La band forniva rock atrocemente rumoroso, distorto, derivato dal blues, ma difficilmente rintracciabile e se le cose si calmavano, come hanno fatto durante il "set acustico" appena incorporato dalla band e l'assolo di tastiera di Jones, c'erano sempre i vecchi raggi laser, esplosioni, flash pot, nebbia di ghiaccio secco e – il trucco più antico del libro – faretti su sfere di cristallo specchiate.
Il set della band è cambiato considerevolmente dal tour che ha portato al film e all'album The Song Remains the Same, ma la musica è altrettanto eccessiva.
"Vorrei raccontarvi una breve storia della band negli ultimi due anni", ha detto Plant durante una pausa tra "Do You Know My Name" (Sick Again) e "Nobody's Fault But Mine". “È stato speso principalmente sulle nostre spalle. Così il gioco è fatto. Faremo solo un gioco”.
Il nastro inizia con un breve soundcheck prima che la band si lanci in The Song Remains the Same. Le cose iniziano in modo un po' traballante quando le dita di Page si impigliano nelle corde durante gli assoli di chitarra. Bonzo, tuttavia, è pronto e impaziente di partire, sparando una serie di raffiche di mitragliatrici e gridando "raccoglilo!" quando raggiungono gli accordi di apertura di Sick Again. La band si perde un po' dopo la terza strofa. Alla fine della canzone, Plant si scusa per il ritardo, dicendo "non c'è molto tempo per raccontarti una breve storia degli ultimi due anni, è stato per lo più speso sulle nostre spalle, quindi andremo avanti e suoneremo".
Page cita molto brevemente il vecchio riff di Boogie Chillen durante l'assolo di chitarra in Nobody's Fault But Mine. Bonzo può essere sentito dire "oh, stiamo cadendo a pezzi stasera, vero?... hai notato che anche il fulmine stava uscendo dal charleston?" dopo un lento In My Time of Dying. Since I've Been Loving You è assolutamente fantastico, ricorda le versioni del tour nordamericano del 1973. Uno dei migliori della memoria recente. Alla fine della canzone, si sente Bonzo gridare ripetutamente "oltre le colline!" Plant dice alla folla "questo prossimo pezzo presenta gli incontrollabili talenti esplosivi di John Paul Jones" prima di No Quarter, aggiungendo "l'uomo misterioso prende vita!" L'assolo di piano di Jones si sviluppa in un eccellente shuffle rock 'n roll esteso e jam hard rock quando Page e Bonzo si uniscono. Bonzo sperimenta una vasta gamma di ritmi durante il lungo assolo di chitarra. La pagina si distrugge selvaggiamente durante l'outro. Alla fine della canzone, si sente Bonzo gridare "Jimmy!... è solo rock and roll".
Plant presenta Bonzo come "il tipo di Joan Baez dei Led Zeppelin" prima della Battaglia di Evermore. Andare in California è bellissimo. Page e Plant accennano a Custard Pie mentre aspettano che Jones recuperi il suo basso in piedi prima di Black Country Woman. C'è un breve taglio nel nastro durante i versi iniziali di Bron-Y-Aur Stomp. Bonzo è in fiamme durante una frenetica Achilles Last Stand, dimenandosi selvaggiamente contro qualsiasi cosa a portata di mano. Plant introduce Stairway to Heaven come "una canzone di continua positività", aggiungendo "speriamo". Quando la band torna sul palco, dice alla folla "è stata una grande serata... è una nuova sala, non abbiamo mai suonato qui prima, giusto?... non sembra importare quando c'è un sacco di gente sorridendo." Page perde le prime note di Rock and Roll, apparentemente a causa di una caduta che ha preso all'inizio della canzone. La band arranca attraverso la chiusura dello spettacolo Trampled Underfoot.
Il nastro è un'eccellente registrazione della tavola armonica.
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Memorie del concerto dei Led Zeppelin: Houston, Texas, sabato 21 maggio 1977
Da Rivolta sotterranea uuweb.led-zeppelin.us
Sono stato fortunato ad aver assistito a questo concerto dopo aver appena compiuto 16 anni. Ottenere un biglietto è stata una sfida in sé e non l'ho ottenuto al momento della vendita iniziale, ma solo dopo averlo ricevuto da un amico.
I biglietti furono venduti alla Warehouse Records and Tapes, una catena di negozi di dischi nell'area di Houston e andarono immediatamente esauriti. Le persone abbastanza fortunate da ottenere i biglietti dovevano essere spinte fuori dal retro dei negozi perché le persone le attaccavano e rubavano i loro biglietti. Il mio amico è stato spinto attraverso una lastra di vetro del negozio, ma ha ricevuto solo tagli minori ed è rimasto a prendere i biglietti. La polizia ha effettivamente chiamato i vigili del fuoco e hanno acceso i cannoni ad acqua per disperdere la folla in un punto. Su questi biglietti era stampata la data originale del 28 febbraio, ma il concerto è stato posticipato al 21 maggio perché Robert Plant si è ammalato.
Parlando di un'attesa straziante di tre mesi, onestamente non pensavamo che avrebbero mai giocato dopo il rinvio. Dopo tutto ciò, la voce di Plant sembrava davvero essere in ottima forma durante lo spettacolo. Quindi è stato con molta speranza e senso dell'evento che ci siamo presentati al Summit il sabato dello spettacolo. Non ho visto una persona vendere i biglietti fuori dal locale, ma ce n'erano migliaia che cercavano di acquistarli, una vera scena e mentalità da mafia.
Ho tenuto il biglietto nella tasca anteriore con la mano in tasca per una maggiore sicurezza. Un ricordo molto distinto è stata la reazione della folla a questo concerto. Dopo le 20:00 ogni volta che una canzone di riscaldamento terminava sull'impianto audio, la folla impazziva esultando in attesa, quindi quando lo spettacolo è iniziato alle 20:25 la folla era in uno stato di delirio totale, le persone stavano letteralmente urlando in cima al i loro polmoni quando gli Zeppelin sono finalmente saliti sul palco. Ad essere completamente onesto, penso davvero che le persone fossero scettiche sul fatto che avrebbero suonato fino al momento in cui sono apparse sul palco. Il suono era così forte e chiaro durante il concerto che è stato scioccante.
La scaletta clamorosamente strana del tour del 1977 non sarebbe stata ripetuta né prima né dopo questo tour, rendendolo unico sotto questo aspetto. John Bonham era un vero mostro durante questo spettacolo, i suoi tamburi suonavano come cannoni sparati. Jimmy era un ginnasta rock and roll, si muoveva come se fosse l'ultima volta che avrebbe suonato. Il set acustico è stato ben accolto ed è stato uno spettacolo con tutti gli Zep seduti in fila sul palco. La chitarra a triplo manico di JPJ ha ricevuto molti commenti tra la folla. L'assolo di batteria, Kashmir e Achilles Last Stand sono stati i momenti salienti dello spettacolo. La scala ha fatto riversare tutti nei corridoi del piano principale e prendere d'assalto il palco.
Dopo Stairway, la band ha stretto le braccia e si è inchinata mentre un effetto di luce arcobaleno si diffondeva sul palco. Durante il primo bis di Rock and Roll Jimmy è caduto in ginocchio mentre faceva una mossa di rotazione e tutti si sono guardati ridendo e dicendo che era caduto, è caduto. Ci è voluta un'eternità prima che la band tornasse per il secondo bis, una grande versione da ubriachi di Trampled Underfoot e lo spettacolo si è concluso ufficialmente alle 23:50. Lo spettacolo è stato trasmesso tramite il sistema video interno e di certo non avrebbe potuto essere fatto senza il permesso della band.
Dopo lo spettacolo la folla ha rotto molte delle finestre alte sei metri che circondano il Summit e ha causato danni per mezzo milione di dollari, immagino che questo fosse il loro modo di lanciare un televisore dalla finestra di un hotel. Siamo andati alla macchina e siamo scappati dai pazzi il più velocemente possibile. Un paio di recensioni davvero orribili che sono state ristampate nel libro Concert Files sono apparse sui giornali di Houston il giorno successivo, facendoci chiedere se gli sceneggiatori fossero mai stati allo spettacolo.
I Bad Company stavano suonando nel circuito del Texas quello stesso fine settimana e non era un segreto che le band uscissero e festeggiassero insieme. In conclusione, le persone che non hanno mai avuto l'opportunità di vedere i Led Zeppelin non possono veramente capire o apprezzare com'era essere nella stessa stanza con tutto quel potere, è stato assolutamente sbalorditivo. Non c'era quasi nulla sulla stampa riguardo ai Led Zeppelin a quei tempi, la rivista Creem e Circus erano probabilmente le principali riviste negli Stati Uniti che stampavano qualcosa su di loro, nessun clamore di sorta. A quel tempo Jimmy Page era la figura più misteriosa e venerata del rock. È difficile immaginare quanto potere avesse lo Zeppelin a quei tempi. C'era così tanta richiesta nell'area di Houston che onestamente penso che avrebbero potuto esaurire l'Astrodome due volte.
Abbiamo parlato dello show per mesi e lo facciamo ancora oggi.
Stephen J. Christensen, luglio 2005
https://classicrockreview.wordpress.com/2013/05/05/led-zeppelin-concert-memories-the-summit-houston-texas-saturday-may-21-1977/?fbclid=IwAR2sk71fUjtWXrG8_hTGAi3VM7vcGlOFe0DY9Vmf3XxTgcIHrXTQVeO8F7A
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oggi sono un pò in ritardo..
ma ero in cantina a rovistare...
e il tempo si è fermato..
..non ho seminterrato..ma ho un grande baule
qui c'è ogni sorta di magia..emozioni a non finire
12
agosto 1968: Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham si riuniscono in uno scantinato a Londra dando vita a una delle band più importanti della storia del rock: i Led Zeppelin.
12 agosto 1968: Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham si riuniscono in uno scantinato a Londra dando vita a una delle band più importanti della storia del rock: i Led Zeppelin.
I quattro – che in questa fase si chiamavano The New Yardbirds – si incontrarono per suonare insieme per la prima volta in uno scantinato dell’ufficio postale al 39 di Gerrard Street, Londra. Una stanza piccola e calda, come ricordato successivamente dai Led Zeppelin nelle interviste, dove a malapena c’era spazio per loro e gli amplificatori, ma che fu testimone della nascita di uno dei gruppi più importanti della storia del rock. Degli Yardbirds c’erano anche le canzoni, con brani classici del repertorio della band come ‘Dazed and Confused’ e ‘For Your Love’, ma anche standard blues e ‘As Long As I Have You’ di Garnet Mimm. Poco dopo, i quattro andarono in Scandinavia per una serie di concerti e il battesimo del pubblico avvenne il 7 settembre al Gladsaxe Teen Club, nella periferia di Copenhagen, in Danimarca.
Quando ritornarono in Inghilterra, Page finanziò i lavori per il primo album che venne registrato in poco più di una settimana. Sorse però il problema sul come si doveva chiamare il gruppo, visto che a seguito di una ingiunzione, Dreja aveva vietato di utilizzare ‘The Yardbirds’. Alla fine si decise per il nome Led Zeppelin, ispirato da una conversazione avuta da Page con Keith Moon e John Entwistle degli Who. Fu così che, firmato un contratto con la Atlantic Records, i Led Zeppelin pubblicarono nel gennaio del 1969 il loro omonimo album di debutto.
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Ci sono date e anniversari destinate a entrare nel calendario di tutti gli amanti del Rock and Roll: oggi 12 agosto ad esempio ricorrono i 51 anni dalla prima volta in assoluto che i Led Zeppelin suonarono insieme. Il chitarrista Jimmy Page, il cantante Robert Plant, il bassista John Paul Jones e il batterista John Bonham, da poco insieme, infatti suonarono in una piccola sala di Londra provando per la prima volta insieme. È solo l'inizio della loro leggenda.
Il primo concerto
Il 12 agosto 1968, in una piccola stanza di Gerrard Street nel West End di Londra, suonano insieme per la prima volta Robert Plant, Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones: i New Yardbirds, questo è il loro nome in attesa che arrivi l'ispirazione da Keith Moon per Led Zeppelin, iniziano la loro jam session, con un classico come The Train Kept A-Rollin, canzone che era un appuntamento fisso nella band precedente di Page, gli Yardbirds appunto.
Dopo suoneranno anche Smokestack Lightning e I'm Confused che presto diventerà la celebre Dazed And Confused.
L'intesa c'è stata sin da subito: la band è nata da poche settimane, ma sembra intendersi già molto bene. L'ultimo arrivato, John Paul Jones, è un musicista turnista già noto negli ambienti musicali ed ha lavorato già con i Rolling Stones. A differenza di Jimmy Page, volto noto nell'ambiente musicale per la sua militanza negli Yardbirds, Robert Plant e John Bonham sono completamente sconosciuti ai più.
La band avrebbe suonato il suo primo concerto il mese seguente, il 7 settembre del 1968: il cambio del nome invece sarebbe arrivato il 14 ottobre.
I ricordi dei musicisti
"Prima abbiamo suonato insieme in una piccola stanza, una stanza nel seminterrato", ha ricordato John Paul Jones in un'intervista del 1990.
"C'erano soltanto amplificatori da parete a parete e uno spazio per la porta, e questo era tutto. Letteralmente ci guardavamo tutti tra noi: 'Che cosa dovremmo suonare?' Io, che avevo fatto più sessioni, non conoscevo nulla. C'era un vecchio numero di Yardbirds chiamato Train Kept a Rollin' ".
Anche Robert Plant ricorda quei momenti: "Ricordo la stanzetta, tutto quello che riesco a ricordare è il caldo e che suonava bene, molto eccitante e molto stimolante davvero, perché potevo sentire che stava succedendo qualcosa a me stesso e a tutti gli altri nella stanza.
Sembrava di aver trovato qualcosa a cui stare molto attenti perché lo potevamo perdere, ma era notevole: il potere”.
Jimmy Page ricorderà invece quel giorno con queste parole: "Alla fine sapevamo che stava accadendo davvero, veramente elettrizzante. La parola è entusiasmante. Siamo passati di lì per iniziare le prove per l'album." John Bonham invece parlerà di quest'esperienza con queste parole: “Abbiamo suonato quel giorno ed è andato abbastanza bene. Anche se era la prima volta, c'era la sensazione che quando suonerai sarà qualcosa di buono, ed è stato bello, anzi molto bello. Ma a quel tempo non avevo idea che avremmo raggiunto quel traguardo".
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https://www.facebook.com/notes/2831386557093673/
la chiamo "chiaroveggenza del divenire"❤️
..li adoro...❤️..è immagine meravigliosa...per me non è l'inesorabile trascorrere del tempo bensì la consapevolezza dell'immortalità del tempo stesso I Led Zeppelin furono i pionieri dell’hard rock, una fusione tra il rock & roll e il blues rock, le cui radici del gruppo vedranno la luce nel 1968, band formato dalla voce armonica di Robert Plant, dal chitarrista di Jimmy Page, dal bassista e tastierista John Paul e dal batterista John Bonham. Con le loro idee moderne e inedite, contribuiranno all’evoluzione della musica rock attingendo dal repertorio blues e rock blues degli anni 50 e 60, con un sound completamente rivoluzionario, anticipando il nuovo decennio 70 che era già alle porte, influenzando molti gruppi rock del loro tempo e degli anni avvenire, imponendosi sul mercato internazionale, come quello americano, celebrando l’immortalità dietro il mito dei Led Zeppelin.
..li adoro...❤️..è immagine meravigliosa...per me non è l'inesorabile trascorrere del tempo bensì la consapevolezza dell'immortalità del tempo stesso
I Led Zeppelin furono i pionieri dell’hard rock, una fusione tra il rock & roll e il blues rock, le cui radici del gruppo vedranno la luce nel 1968, band formato dalla voce armonica di Robert Plant, dal chitarrista di Jimmy Page, dal bassista e tastierista John Paul e dal batterista John Bonham.
Con le loro idee moderne e inedite, contribuiranno all’evoluzione della musica rock attingendo dal repertorio blues e rock blues degli anni 50 e 60, con un sound completamente rivoluzionario, anticipando il nuovo decennio 70 che era già alle porte, influenzando molti gruppi rock del loro tempo e degli anni avvenire, imponendosi sul mercato internazionale, come quello americano, celebrando l’immortalità dietro il mito dei Led Zeppelin.
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https://www.facebook.com/notes/2831386557093673/
Robert Plant: invecchiare bene Nel mondo del rock succedono ogni tanto cose clamorose, come nel caso dell'ex Led Zeppelin. La misura è una qualità difficile da maneggiare. Nel mondo della musica pop(olare), poi, è praticamente una sirena. Le cronache, così come i feed, sono pieni di comportamenti sopra le righe, follie, eccessi negli studi di registrazione come davanti a un pubblico pagante. Robert Plant sa qualcosa di entrambi gli estremi. Nel 2018 compie settant'anni, e se non fosse così impegnato a registrare e girare in tour, potrebbe dar lezioni di tutt'e due le materie. Della prima non serve dire nulla. Anche se non ha mai scritto il manuale della rockstar, ciò non vuol dire che personaggi di ben altro calibro non abbiano mandato a memoria le sue intemperanze giovanili, passate di bocca in bocca, di groupie in groupie. Se fosse un altro tipo di personaggio potrebbe campare di rendita, accomodato sulla leggenda dei Led Zeppelin e su quella sua personale, bello, biondo, boccoluto com'è sempre stato e sempre sarà. Robert Anthony Plant, esploratore Invece Robert Anthony Plant continua a smontare il proprio stesso mito mettendosi continuamente in gioco, e lo fa con umiltà, accettando gli anni che passano e la voce non più in grado di raggiungere certi picchi, sforzandosi non con l'ugola ma solo di esporre i suoi fedeli all'ascolto di tradizioni diverse, facendo luce su musicisti che potrebbero non conoscere, insistendo a fare una cosa diversa anche quando sarebbe più facile sedersi a raccogliere. Lui continua a seminare. E questa è misura, appunto. Quella che fa difetto a tanti colleghi, anche molto più giovani sebbene non più ragazzini. Qualcuno di questi - leggasi: gli U2 - li aspettiamo al varco a stretto giro, in attesa di capire dove saranno stati condotti dalla tempesta della crisi di mezza età che li ha colpiti. Un po' di misura a loro farebbe bene. Taking a leaf, dicono in inglese per parlare di prendere esempio. È una bella immagine, pensare a Robert Plant come a un albero dal quale staccare una foglia per lasciarsene ispirare.
https://youtu.be/eLNLuVEeTWw
Di ispirazione ce n'è anche tanta in Carry Fire, che è l'undicesimo disco di Plant senza Led Zep. Si dirà, niente di nuovo sotto la puntina del giradischi, o nel pannello di controllo del servizio di streaming preferito. Ma l'ascolto sboccia in un'esperienza nobile, onesta, elegante. Come ci sembra, del resto, che sia il cantante nell'affacciarsi sulla propria terza età. Ci consegna un disco che non scimmiotta l'esistito né si interessa di arruffianarsi l'esistente. Tantomeno nega che esistano l'uno o gli altri, e che possano interessare al grandissimo pubblico. A poter invecchiare così ci si metterebbe la firma Una platea di più ridotte dimensioni, in compenso, sarà interessata a un Plant che non tornerà in classifica, ma che - caso raro fra i propri coetanei - continua a guardarsi attorno piuttosto che fare la cover band di se stesso. Sono sempre state interessanti le esplorazioni continuate di Plant quando si tratta di immergersi nella corrente del folk o della musica africana, ma in più c'è chi vorrà sentirlo ammonire a proposito della tentazione minacciosa del nazionalismo (nel brano Carving Up the World Again... A Wall and Not a Fence), o chi sarà sorpreso di riscoprire insieme a lui e a Chryssie Hynde dei Pretenders una canzone come Bluebirds Over the Mountain, che fu anche dei Beach Boys ma che è stata scritta da Ersel Hickey, dimenticato piccolo oggetto di culto della scena rockabilly. https://youtu.be/utl6Z86487w
Un ragazzo fortunato di quasi 70 anni A Ed Vulliamy del Guardian, che lo intervistava nel 2011, diceva "Sono semplicemente incredibilmente fortunato perché i miei occhi e le mie orecchie si sono aperti". E noi con lui, perché c'è un Robert Plant a portarci per mano attraverso le sue indagini sonore. Come un etnomusicologo troppo appassionato per essere bravo solo a documentare, Plant continua ad allargare la propria (e la nostra) cultura musicale - prima con i Led Zeppelin, più di recente con gli Strange Sensation, i Band of Joy o i Sensational Space Shifters. Le cose che canta oggi con quelli sono ogni tanto sussurrate, quasi sempre crepuscolari. Non vuol dire che siano arrendevoli o nostalgiche. Si consideri una traccia come Keep it Hid, verso il fondo del disco: potrebbe sembrare qualcosa di rimasto fuori da Mezzanine dei Massive Attack, o di captato ai Goldfrapp meno danzerecci. https://www.esquire.com/it/cultura/musica/a13096143/robert-plant-disco-carry-fire/?fbclid=IwAR0fabZi0GPfwubAm3vKItQYGIvTAjl1-QWTwgKvrYkoZqofHtmgLlFWGgc
Quanti musicisti settantenni con la storia come quella di questo gentleman scendono dal loro piedistallo per guardarsi intorno, essere curiosi, abbracciare generi così diversi da quelli con cui sono cresciuti e grazie ai quali sono diventati immortali? Anche questa è misura. Come quella che alla fine ha Robert Plant riportato verso casa, nella Black Country, dopo i suoi anni americani. Basta con i posti "esotici", meglio il pub in paese a Shatterford. Con Patty Griffin, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, non ha funzionato, ma a casa c'era una fattoria alla quale stare appresso, e una terra della quale si conosce tutto, fin da piccolissimo. Deve essere bellissimo avere una traiettoria tracciata e ignorarla per continuare a sorprenderci, e sorprendersi. A poter invecchiare così ci si metterebbe la firma.
-------------------------------------------4 agosto 1975
Isola di RHODES, GRECIA
Robert Plant ferito in un incidente d'auto
Il cantante dei Led Zeppelin Robert Plant è stato coinvolto in un incidente d'auto quasi mortale sull'isola di Rodi in Grecia il 4 agosto 1975.
Il cantante, in viaggio con sua moglie Maureen, i suoi due figli e la figlia di Jimmy Page, era in Grecia in vacanza quando si è verificato l'incidente. Ha distrutto la caviglia e il gomito di Pianta. Secondo il libro ′′ Take a Walk on the Dark Side: Rock and Roll Myths, Leggende e Maledizioni ′′ di R. Gary Patterson, anche la moglie di Plant e i figli sono stati seriamente feriti ma la figlia di Page no.
Dopo aver sentito parlare dell'incidente, il road manager della band Richard Cole ha viaggiato immediatamente in Grecia con un jet privato e ha portato la famiglia a Roma. Presumibilmente ha portato anche del sangue pulito in Grecia in modo che Maureen potesse ricevere una trasfusione durante il volo.
Il relitto ha avuto un impatto significativo sulla band, poiché li ha costretti a cancellare una manciata di date tour e a continuare a lavorare sul loro settimo album ′′ Presence ′′ mentre Plant era ancora su una sedia a rotelle.
LA TRUTH SULLA CRASH ORRIFICA AUTO DI ROBERT
Quando guardi indietro l'ascesa e la caduta dei Led Zeppelin, vedi un punto chiaro che segna l'inizio del declino. Non ha seguito una furia maniacale di John Bonham o di un'altra notte di Jimmy Page che viveva al limite. Invece è cominciato con un incidente.
Durante le vacanze sull'isola greca di Rodi, Robert Plant e la sua famiglia sono entrati in un terribile incidente d'auto. All'inizio, Plant non pensava che sua moglie sarebbe sopravvissuta all'incidente. E senza i soldi Zeppelin si era buttato via, non l'avrebbe fatto.
Nel podcast di Digging Deep di Robert Plant, lo sentite fare riferimento al periodo in cui ha scritto ′′ Achille Last Stand." La storia è davvero iniziata con i membri dei Led Zeppelin alla ricerca di un rifugio fiscale dalla metà del 1975 fino allo stesso tempo il l'anno successivo.
Così Plant e la sua famiglia hanno pianificato un lungo viaggio in Marocco (e punta est e sud). Infatti, il viaggio è cominciato quella primavera (′′ una mattina di aprile ′′) quando ′′ ci hanno detto che dovremmo andare." E Pianta e sua moglie si sono risolti a godercelo, ′′ per vivere i sogni che abbiamo sempre fatto."
Puoi sentire Plant che guarda avanti a questi tempi nei seguenti versi. (′′ Oh, per navigare via / verso terre sabbiose e altri giorni," canta.) Ma questa non era solo una storia su una famiglia che cercava di sfuggire alle tasse elevate. Pianta cantata anche sugli eroi epici dei tempi antichi, a partire dall'eroe della guerra di Troia Achille.
Da qualche parte lungo il cammino, collega la sua energia cercando di recuperare su una sedia a rotelle (per allora in California) e tornare con la leggenda di Albion (Inghilterra) ′′ dorme ora per rialzarsi." Cosa più importante (come sempre nella musica di Zep) , la pianta energetica porta è quella di un uomo pronto a combattere ancora una volta.
A novembre, Page e Plant avevano terminato le canzoni per il loro nuovo disco, Presence. Dopo aver incontrato John Paul Jones e Bonham per provare, partirono per Monaco per iniziare a registrare. E la più grande rock band del mondo è riuscita ad avere solo due settimane di tempo per farlo.
Con Page che lavora come un pazzo nella produzione del disco - per non parlare delle sue elaborate parti di chitarra - su brani come ′′ Achilles Last Stand," Plant ha canalizzato i suoi dispiaceri e angoscia per la voce mozzafiato della canzone. Ma un incidente in studio ha quasi concluso queste date di registrazione.
Dimenticando che stava ancora allattando una caviglia gravemente danneggiata, Plant è saltato su ad un certo punto per andare a sentire una riproduzione nella sala controllo. Quando la gamba bassa si è sbriciolata sotto di lui, Page ha dovuto tirarlo su e portarlo in ospedale. (Pianta per fortuna ce l'ha fatta, di nuovo. Non è vero
Meno di tre settimane dopo l'inizio, Zep in qualche modo ha finito la Presenza. Per i Led Zeppelin, ha segnato l'ultima grande dichiarazione della band, con ′′ Achille ′′ come centrotavola dell'album.
Anche ′′ Achille ′′ divenne un brano dal vivo della band. Se hai 10 minuti da risparmiare, ascolta Zep suonare a Knebworth nel 1979. Potrebbe essere il più vicino di quanto una band sia mai arrivata alla poesia epica.
L ' ULTIMO STANDO DI ACHILLES
Led Zeppelin
Era una mattina di aprile quando ci hanno detto che dovevamo andare
Mentre mi rivolgo a te, tu mi hai sorriso
Come potevamo dire di no?
Oh, che divertimento da divertirsi
Per vivere i sogni che abbiamo sempre fatto
Oh, le canzoni da cantare
Quando finalmente torniamo di nuovo
Sto scivolando via da un bacio sguardo
A chi sostiene di sapere
Sotto le strade che vapore e fruscio
Il diavolo è nel suo buco
Oh, per navigare via
Alle terre sabbiose e altri giorni
Oh, per toccare il sogno
Si nasconde dentro e mai visto, sì
Al sole, al sud, al nord
Finalmente gli uccelli sono volati
Le catene dell'impegno sono cadute
A pezzi per terra
Oh, per cavalcare il vento
Per calpestare l'aria sopra il din
Oh, per ridere ad alta voce
Ballando mentre combattevamo la folla, sì
Per cercare l'uomo che punta la mano
Il gradino gigante si svolge
Con una guida dal percorso curvo
https://youtu.be/20XfsejPQXE
..quando un condottiero combatte ..lo fà fino in fondo..
cade..si rialza..ricade e si rialza..
e alla fine vince...
da quel 4 agosto 1975, data dell'incidente..il guerriero si è rialzato innumerevoli volte..
ha vinto le sue paure..le sue incertezze..
di quel "tallone" ha fatto la sua rivincita❤️
https://youtu.be/20XfsejPQXE
4 agosto 1975 Isola di RHODES, GRECIA Robert Plant ferito in un incidente d'auto Il cantante dei Led Zeppelin Robert Plant è stato coinvolto in un incidente d'auto quasi mortale sull'isola di Rodi in Grecia il 4 agosto 1975. Il cantante, in viaggio con sua moglie Maureen, i suoi due figli e la figlia di Jimmy Page, era in Grecia in vacanza quando si è verificato l'incidente. Ha distrutto la caviglia e il gomito di Pianta. Secondo il libro ′′ Take a Walk on the Dark Side: Rock and Roll Myths, Leggende e Maledizioni ′′ di R. Gary Patterson, anche la moglie di Plant e i figli sono stati seriamente feriti ma la figlia di Page no. Dopo aver sentito parlare dell'incidente, il road manager della band Richard Cole ha viaggiato immediatamente in Grecia con un jet privato e ha portato la famiglia a Roma. Presumibilmente ha portato anche del sangue pulito in Grecia in modo che Maureen potesse ricevere una trasfusione durante il volo. Il relitto ha avuto un impatto significativo sulla band, poiché li ha costretti a cancellare una manciata di date tour e a continuare a lavorare sul loro settimo album ′′ Presence ′′ mentre Plant era ancora su una sedia a rotelle. LA TRUTH SULLA CRASH ORRIFICA AUTO DI ROBERT Quando guardi indietro l'ascesa e la caduta dei Led Zeppelin, vedi un punto chiaro che segna l'inizio del declino. Non ha seguito una furia maniacale di John Bonham o di un'altra notte di Jimmy Page che viveva al limite. Invece è cominciato con un incidente. Durante le vacanze sull'isola greca di Rodi, Robert Plant e la sua famiglia sono entrati in un terribile incidente d'auto. All'inizio, Plant non pensava che sua moglie sarebbe sopravvissuta all'incidente. E senza i soldi Zeppelin si era buttato via, non l'avrebbe fatto. Nel podcast di Digging Deep di Robert Plant, lo sentite fare riferimento al periodo in cui ha scritto ′′ Achille Last Stand." La storia è davvero iniziata con i membri dei Led Zeppelin alla ricerca di un rifugio fiscale dalla metà del 1975 fino allo stesso tempo il l'anno successivo. Così Plant e la sua famiglia hanno pianificato un lungo viaggio in Marocco (e punta est e sud). Infatti, il viaggio è cominciato quella primavera (′′ una mattina di aprile ′′) quando ′′ ci hanno detto che dovremmo andare." E Pianta e sua moglie si sono risolti a godercelo, ′′ per vivere i sogni che abbiamo sempre fatto." Puoi sentire Plant che guarda avanti a questi tempi nei seguenti versi. (′′ Oh, per navigare via / verso terre sabbiose e altri giorni," canta.) Ma questa non era solo una storia su una famiglia che cercava di sfuggire alle tasse elevate. Pianta cantata anche sugli eroi epici dei tempi antichi, a partire dall'eroe della guerra di Troia Achille. Da qualche parte lungo il cammino, collega la sua energia cercando di recuperare su una sedia a rotelle (per allora in California) e tornare con la leggenda di Albion (Inghilterra) ′′ dorme ora per rialzarsi." Cosa più importante (come sempre nella musica di Zep) , la pianta energetica porta è quella di un uomo pronto a combattere ancora una volta. A novembre, Page e Plant avevano terminato le canzoni per il loro nuovo disco, Presence. Dopo aver incontrato John Paul Jones e Bonham per provare, partirono per Monaco per iniziare a registrare. E la più grande rock band del mondo è riuscita ad avere solo due settimane di tempo per farlo. Con Page che lavora come un pazzo nella produzione del disco - per non parlare delle sue elaborate parti di chitarra - su brani come ′′ Achilles Last Stand," Plant ha canalizzato i suoi dispiaceri e angoscia per la voce mozzafiato della canzone. Ma un incidente in studio ha quasi concluso queste date di registrazione. Dimenticando che stava ancora allattando una caviglia gravemente danneggiata, Plant è saltato su ad un certo punto per andare a sentire una riproduzione nella sala controllo. Quando la gamba bassa si è sbriciolata sotto di lui, Page ha dovuto tirarlo su e portarlo in ospedale. (Pianta per fortuna ce l'ha fatta, di nuovo. Non è vero Meno di tre settimane dopo l'inizio, Zep in qualche modo ha finito la Presenza. Per i Led Zeppelin, ha segnato l'ultima grande dichiarazione della band, con ′′ Achille ′′ come centrotavola dell'album. Anche ′′ Achille ′′ divenne un brano dal vivo della band. Se hai 10 minuti da risparmiare, ascolta Zep suonare a Knebworth nel 1979. Potrebbe essere il più vicino di quanto una band sia mai arrivata alla poesia epica. L ' ULTIMO STANDO DI ACHILLES Led Zeppelin Era una mattina di aprile quando ci hanno detto che dovevamo andare Mentre mi rivolgo a te, tu mi hai sorriso Come potevamo dire di no? Oh, che divertimento da divertirsi Per vivere i sogni che abbiamo sempre fatto Oh, le canzoni da cantare Quando finalmente torniamo di nuovo Sto scivolando via da un bacio sguardo A chi sostiene di sapere Sotto le strade che vapore e fruscio Il diavolo è nel suo buco Oh, per navigare via Alle terre sabbiose e altri giorni Oh, per toccare il sogno Si nasconde dentro e mai visto, sì Al sole, al sud, al nord Finalmente gli uccelli sono volati Le catene dell'impegno sono cadute A pezzi per terra Oh, per cavalcare il vento Per calpestare l'aria sopra il din Oh, per ridere ad alta voce Ballando mentre combattevamo la folla, sì Per cercare l'uomo che punta la mano Il gradino gigante si svolge Con una guida dal percorso curvo https://youtu.be/20XfsejPQXE ..quando un condottiero combatte ..lo fà fino in fondo.. cade..si rialza..ricade e si rialza.. e alla fine vince... da quel 4 agosto 1975, data dell'incidente..il guerriero si è rialzato innumerevoli volte.. ha vinto le sue paure..le sue incertezze.. di quel "tallone" ha fatto la sua rivincita❤️ https://youtu.be/20XfsejPQXE
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https://www.cremonapalloza.org/portfolio/l-incantatore/?fbclid=IwAR282kLof-hiEqK3WpagDoGKFK09ZEHdZ3mHdXiyNHmA2EvFbPEgU5DU9nQ
.l'incantatore...
..non solo la sola ad essere rimasta stregata
a Lucca non c'era Going to California..
ma c'era" quella voce, incredibile, primordiale, che ti porta su altri pianeti, volente o nolente."..lo fissi tenendo tutto il fiato..ti dimentichi di respirare, sei leggera come una piuma senza una meta..
estasi pura..niente intorno esiste solo quel non so che indescrivibile
e, come scrive alla fine della testimonianza il nostro Carmine
Robert Plant l’incantatore si è insinuato nei miei sogni..
io aggiungo anzi lo era sin dall'inizio..ma dal 14 luglio 2022 posso dire che il sogno si è avverato..
Lella..
..un momento d'amore incondizionato
Robert Plant & The Strange Sensation - Alcatraz, Milano, 30.11.05
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Mercoledì 30 novembre è il gran giorno: al mattino mi fotografo di spalle, per documentare la massima lunghezza mai toccata dai miei capelli; al pomeriggio vado da Claudia, me li faccio tagliare un po’ (in modo da poter rockeggiare più agevolmente in serata, ma poi comunque andavano tagliati, gli ultimi quindici centimetri erano troppo rovinati), poi andiamo in centro e ci salutiamo.
Mi passa a prendere Gio Vox, che in macchina ha anche il cugino Ricky (rocker e figo), con il quale, ormai due anni e mezzo prima, eravamo andati a vedere gli Stones a San Siro. Ma c’è un’altra macchina (che ci precederà nel viaggio per Milano), che contiene Piero (padre di Ricky, nonché zio di Gio), Edo (altro cugino di Gio) e Mattia (amico di Ricky e Edo). Sei rocker alla riscossa.
Durante il viaggio la colonna sonora principale è The Razors Edge degli AC/DC (oltre alla valanga di cazzate che spariamo a turno, naturalmente): si fila abbastanza lisci fino alla tangenziale di Milano, poi scatta il dramma degli ingorghi e delle code, comincia a farsi davvero tardi quando riusciamo a entrare in città, lodo più volte Gio Vox, bravo a districarsi nell’impossibile e snervante traffico milanese, alla fine giungiamo in Via Valtellina. Grandi esultanze, Gallows Pole dei Led Zeppelin a manetta nello stereo di Gio, con i finestrini abbassati, per farci sentire da tutta la via, farcita di gente, bancarelle e bagarini.
Si parcheggia lì vicino, Dai che è tardi, si mangia un panino e si beve un po’ d’acqua, Dai che è tardi, ci si reca ai servizi del baretto lì a due metri, Dai che è tardi, si lasciano i cappotti in macchina, Dai che è tardi, vengo lodato per la mia tenuta da concerto, Dai che è tardi, si entra all’Alcatraz. Otto e venticinque, il concerto è previsto per le nove. Siamo arrivati comodi. Sta suonando il gruppo spalla, Th’ Legendary Shack*Shakers (nome fantastico, non c’è che dire), che propongono un rockabilly tiratissimo con influenze punk e country. Tipo gli Hormonauts, per intenderci.
La gente è presa bene, noi ci inseriamo verso la decima fila, decisamente laterali. Da lì comincerà il progressivo avvicinamento al palco. Quando gli opener finiscono (tra gli applausi) il loro concerto, siamo già in sesta-settima fila, ma ancora un po’ troppo laterali per i miei gusti. La densità umana aumenta, mentre il palco, vuoto, è illuminato da suggestive luci rosse.
La Leggenda
Alle 21:15 di mercoledì 30 novembre 2005 capisco cos’ha provato San Paolo sulla via di Damasco. Preceduto dagli Strange Sensation (Skin Tyson e Justin Adams alle chitarre, Billy Fuller al basso, Clive Deamer alla batteria e John Baggott alle tastiere), che hanno già attaccato il primo pezzo, Freedom Fries, dal nuovo album Mighty Rearranger, Robert Plant compare sul palco. Sta solo tenendo il tempo con il battito delle mani, non ha ancora aperto bocca, ma io sono già impazzito completamente. Quando, da lucido, a freddo, provo ad assumere un punto di vista obiettivo e mi riguardo in terza persona, vedo i miei occhi sbarrati, la mia bocca spalancata, sento le mie urla da ragazzina isterica, capisco di essere sembrato uno squilibrato completo. Ma la reazione, in un momento del genere, è genuina, per quanto esagerata. Mi sono mancate solo le lacrime (per un pelo).
Appena il Biondo inizia a cantare, addio. Lì passo direttamente al quarto cielo del Paradiso dantesco, senza fermate. Torno momentaneamente (e vagamente) sulla Terra per aiutare Ricky nella missione impossibile di srotolare il suo enorme cartello giallo, con una scritta nera, che però non dice Addio, Bocca di Rosa, con te se ne parte la primavera, dice Robert Plant = rock and roll. Sarà un metro e ottanta per un metro, lo sosteniamo in tre o quattro, poi la gente dietro giustamente vuole ucciderci perché ostacoliamo la visuale del palco, quindi il cartello viene abbassato, riarrotolato a caso e buttato davanti, al di là della transenna. Purtroppo, nessuno di quelli in prima fila fa lo sforzo minimo di lanciare lo striscione sul palco. In cuor nostro, speriamo che Robert l’abbia letto. Intanto sono ancora più davanti e ancora più centrale. Vedo Gio e Ricky vicino a me. La song è molto bella, si capisce perfettamente che il progetto Robert Plant And The Strange Sensation è solido, interessante, contaminato, musicalmente ce n’è.
A seguire, e un po’ a sorpresa, Seven & Seven Is, cover di un bellissimo pezzo dei Love, datato 1967. Semplicemente rock’n’roll allo stato puro, con una sequenza di accordi che a me dà i brividi, e la voce di Plant che non fa che nobilitare il tutto. Cover fedele all’originale, comunque.
Saluti: «It’s good to be here, back in Milano». Tutti urlano a squarciagola, io di più: «Robert!», «Robert, I love you!».
Poi, il delirio: Black Dog, da Led Zeppelin IV. Il pubblico reagisce con un boato trionfale, tutti cantano, soprattutto i celeberrimi vocalizzi («Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah ahhh…»). La canzone, come avverrà con tanti altri brani, è però ampiamente rivisitata: il ritmo è leggermente più blando, i suoni meno ruvidi e più avvolgenti, le tastiere fanno un bel lavoro, a rendere il pezzo ancor più d’atmosfera pensa Robert, accennando qualche passo di danza caraibica e schioccando le dita a tempo. Uno splendido cinquantasettenne, va bene, il tempo passa per tutti, ma Lui è un capellone biondo e sensuale quasi come nell’ætas aurea degli anni Settanta. Gio mi dirà poi di aver sentito delle ventenni riferirsi a Plant con frasi tipo «Che figo…», «Come si muove…» e via dicendo.
Succede che Plant chieda espressamente al pubblico di cantare, prima forte e va tutto bene, la gente risponde alla grande. Poi però chiede di cantare piano, quasi sottovoce, e tutti, ancora forte: «Ah ah!». Io non capisco.
Lui: «No, no…», e con le mani indica chiaramente di fare più piano. E tutti, ancora forte: «Ah ah!».
Mi altero leggermente.
«State zitti, merde!».
La gente si mette a cantare più piano, non so se per effetto del mio cortese invito. Gio mi dirà poi di avermi sentito, mentre mi rivolgevo gentilmente agli astanti delle prime file.
Quarta canzone in scaletta, la cover di Hey Joe di Jimi Hendrix, inclusa nel precedente album solista di Robert Plant, Dreamland. Mattia, maniaco di Hendrix, va in brodo di giuggiole. Qui il pezzo è completamente stravolto: strofa a metà della velocità, riff invece accelerato, mille suoni che si confondono, il Biondo dà il meglio di sé quanto a espressività vocale e a presenza scenica. Stupendo.
Grande emozione per Going To California, altra canzone dal quarto disco degli Zeppelin. La lunga introduzione alla chitarra acustica ne impedisce il riconoscimento immediato, ma quando comincia l’arpeggio iniziale c’è solo un mare di applausi a commentare. La voce di Plant si fa rarefatta e sognante, come nella versione originale su disco. Per quei cinque minuti, i trentaquattro anni di distanza non esistono. Da brividi, da lacrime.
Another Tribe fa parte del nuovo album, ed è puro etno rock. La strumentazione elettronica, seppur in evidenza, non oscura gli strumenti analogici: anzi, l’acustica e l’elettroacustica emergono quasi sempre, presto o tardi nell’arco del brano. Lui usa anche il tamburello. E poi c’è quella voce, incredibile, primordiale, che ti porta su altri pianeti, volente o nolente.
Due chiacchiere con Robert, che beve da una tazzona da tè (ma non so cosa stia bevendo). «Tomorrow, we’re gonna meet the President Blair…», detto con la faccia di chi deve andare controvoglia all’appuntamento istituzionale. Gli ululati di disappunto del pubblico coprono la frase successiva, di cui però sentiamo il finale: «… I hate this shit». Applausi. «It’s better, here». ’Na marea di applausi.
Si ritorna a visitare il 1971 di Led Zeppelin IV con Four Sticks, anche questa bellissima nella rivisitazione recente. Più tranquilla, intimista, stratificata nei suoni, con quell’«Oh, baby» irresistibile.
Let The Four Winds Blow è nuova, la ricordo poco, ma è il brano successivo che mi fa strippare del tutto: What Is And What Should Never Be da Led Zeppelin II. L’inconfondibile giro di basso mi manda in ebollizione, Plant canta con voce suadente, e tutti lo stiamo già seguendo, poi arriva il refrain duro, e la bolgia si fa incandescente. Ognuno, singolarmente, tende verso Robert, ammaliato dal suo magnetismo. Risultato: tutti schiacciati gli uni contro gli altri, con indicibili sofferenze di chi ha davanti la transenna. Ma è giusto così.
A questo punto del concerto mi trovo già in terza o quarta fila, davanti a Plant. Mi sono già sgolato quasi completamente, ma trovo un momento di relativo silenzio, nel quale raccolgo tutta la voce che mi è rimasta per urlare, più di quanto abbia fatto in tutta la mia vita: «Robert, look at me!».
Lui mi sente e sorride.
Non mi ha guardato. Probabilmente mi ha salvato la vita, se si fosse girato non avrei retto il suo sguardo e avrei esalato l’ultimo respiro lì, morendo, tenuto in piedi dagli altri del pubblico.
Ma mi ha sentito, la mia voce è arrivata a Robert Plant, questo è già molto.
Presenta la band, «’Cause we are The Strange Sensation». Sì, dai, non fare il modesto, ché lo sai che siamo tutti qui solo per te.
Un altro brano da Mighty Rearranger, Tin Pan Valley, poi si torna di nuovo al quarto, mistico e meraviglioso disco dei Led Zeppelin con la rocciosa When The Levee Breaks, con un riff da manuale dell’hard rock, e alla folk song dai tratti medievali Gallows Pole, da Led Zeppelin III: tutti cantano tutto, l’emozione si può quasi toccare. La band esce di scena sommersa da un’ovazione.
Al posto del consueto «Fuori, fuori» scatta ovviamente «Robert, Robert».
Il bis si apre con The Enchanter, del nuovo album, poi c’è un lungo intermezzo blues, con Robert che canta qualche verso, qua e là, ogni tanto. Ma quando mi arrivano alle orecchie le parole «I’ve been misusin’» non ho più dubbi, è…
Whole Lotta Love!
Caos: tutti si mettono a saltare e a cantare, le vibrazioni hard del super classico di Led Zeppelin II contagiano anche i muri. Orgia sonora, delirio rock’n’roll, chiamatelo come volete. Descrivere le sensazioni che ho/abbiamo provato è impossibile. Quando la canzone è finita e i sei musicisti si riuniscono per l’inchino collettivo al pubblico, l’adrenalina è ancora a mille. Una delle emozioni più grandi della mia vita.
Dopo la Leggenda
Si accendono le luci, parte la musica dell’Alcatraz.
Abbraccio fortissimo Ricky, vicino a me per quasi tutto il concerto.
Ripesco Gio.
Abbraccio fortissimo pure Gio.
Ritroviamo Mattia, Edo e Piero.
Ci abbracciamo fortissimo tutti quanti.
Ci sarebbe stata meno unione tra sei fratelli che si ritrovano a casa dopo essere tutti sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale.
Gio incontra casualmente un po’ di gente che conosce, tra cui un compagno di università che è riuscito ad accaparrarsi una delle setlist che stavano sul palco. Giorni dopo ne farà una fotocopia a Gio. Anch’io me la sono fatta passare, e ora è patrimonio dell’umanità.
Sbalordito e confuso, vago per l’Alcatraz in cerca di un dito indice che prema il pulsante della mia macchina fotografica per immortalarci: la scelta ricade su un quarantenne con la maglietta dei Guns N’ Roses. Flash.
Il posto si sta svuotando; intravedo qualche Rocker Supremo, dagli street metalheads ai rocker anni Cinquanta brillantinati. Magliette dei Led Zeppelin a iosa, naturale.
Usciamo con calma e ci dirigiamo verso le macchine, telefonata a Freddie (il rocker di Palermo con cui io e Gio avevamo visto i Darkness quasi due anni fa), commenti sul concerto con Ricky, Edo e Mattia… Lasciamo Milano.
Sulla via del ritorno, ci sta la pausa in Autogrill. Gio attacca bottone con la barista.
«Siamo di ritorno dal concerto di Robert Plant».
«Ah, il… Aspetta… Bassista… Dei Deep Purple!».
Vabbè, ragazza, buonanotte.
Scambio sulle due automobili: Edo in macchina con me e Gio, Ricky con suo papà e Mattia.
Ci salutiamo con la reciproca promessa di andare insieme al prossimo grande concerto.
Tornando a Cremona, faccio un video con la macchina fotografica: riprendo un po’ la strada, un po’ Gio che guida, un po’ Edo sui sedili posteriori, un po’ me stesso. Diciamo qualche altra idiozia, tanto per chiudere al meglio questa memorabile serata.
Rientro in casa e mi ficco a letto, ma non riesco a dormire, perché continuo a rivivere mentalmente il film del concerto. Forse, quella notte, Robert Plant l’incantatore si è insinuato nei miei sogni.
Carmine Caletti
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