domenica 7 maggio 2023

4 ROBERT PLANT E SAVING GRACE 2023 (COMPRESO TOUR ITALIA LIGNANO,MACERATA,BARI,TAORMINA,OSTIA ANTICA,MILANO,VICENZA)

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...𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐨 ....𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐆𝐫𝐚𝐧 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐞 𝐢𝐧 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨...𝐞 𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐮𝐧 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐮𝐦𝐢𝐥𝐭𝐚̀ 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭...𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐔𝐨𝐦𝐨...𝐞 𝐦𝐢 𝐫𝐢𝐟𝐞𝐫𝐢𝐬𝐜𝐨 𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨..
..𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐚𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐓𝐨𝐮𝐫 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭..
𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐮𝐢 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐟𝐚.
𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐜𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐢 𝐋𝐄𝐃 𝐙𝐄𝐏𝐏𝐄𝐋𝐈𝐍...
𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐞..
𝐞𝐜𝐜𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨
𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭:
𝐀𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐜’𝐞𝐫𝐚 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐬𝐜𝐚𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫, 𝐈𝐧 𝐌𝐲 𝐓𝐢𝐦𝐞 𝐨𝐟 𝐃𝐲𝐢𝐧𝐠 𝐝𝐚 𝐏𝐡𝐲𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥 𝐆𝐫𝐚𝐟𝐟𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟕𝟓. «𝐐𝐮𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐮𝐞 — 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢. 𝐄 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚: «𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐦𝐨𝐫𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞, 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨». 𝐏𝐮𝐧𝐭𝐨.
«𝐍𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥'𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚»
𝐈𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 – 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭, 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐢𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 - 𝐡𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢, 𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐳𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐜’𝐞̀ 𝐬𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐭𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐢. 𝐃𝐚 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢, 𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐚𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐞𝐫𝐢, 𝐬𝐢𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚. 𝐏𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐳𝐳𝐚, 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐟𝐨𝐥𝐤. 𝐀 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐢 𝐢𝐬𝐩𝐢𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚, 𝐪𝐮𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 “𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞” 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨».
𝐋𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐯𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐟𝐨𝐥𝐤, 𝐬𝐮𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞. «𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 – 𝐬𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚 𝐥’𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 – 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐨𝐯𝐮𝐭𝐚 𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐠𝐞𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞. 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐚 𝟏𝟓 𝐤𝐦 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐦𝐢𝐚. 𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐞𝐬𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐢, 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐠𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢».
𝐈𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐟𝐨𝐥𝐤, 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐮𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐒𝐮𝐳𝐢 𝐃𝐢𝐚𝐧, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐨 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐧𝐨. 𝐒𝐮 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐝𝐲 𝐃𝐞𝐧𝐧𝐲, 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐮 𝐚𝐫𝐭𝐞𝐟𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐟𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚 𝐫𝐨𝐜𝐤 𝐞 𝐟𝐨𝐥𝐤 𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞. 𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐡𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐋𝐞𝐝 𝐙𝐞𝐩𝐩𝐞𝐥𝐢𝐧. «𝐄𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 – 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 – 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢, 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐨̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐨̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞. 𝐇𝐨 𝐚𝐦𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞, 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚, 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢. 𝐂𝐚𝐧𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨: 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐞 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚, 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐢 𝐞𝐝 𝐞𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢, 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐜𝐞𝐥𝐞𝐬𝐭𝐢𝐚𝐥𝐞». 𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢, 𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐃𝐢𝐚𝐧, 𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐯𝐚, 𝐡𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐞 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐢, 𝐞 𝐥𝐮𝐢 𝐬𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚 𝐜𝐡𝐞 «𝐥’𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐜𝐜𝐢𝐨 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨, 𝐝𝐚̀ 𝐮𝐧 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚, 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐧𝐚𝐦𝐢𝐬𝐦𝐨. 𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐚».
𝐋’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚
𝐍𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟔𝟕 𝐧𝐞𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐞𝐧𝐧𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐡𝐚 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫 𝐝𝐢 “𝐋𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐞̀ 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐚”, 𝐝𝐢 𝐎𝐫𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐕𝐚𝐧𝐨𝐧𝐢, 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 «𝐮𝐧 𝐩𝐨’ 𝐢𝐧𝐭𝐢𝐦𝐨𝐫𝐢𝐭𝐨». 𝐋’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐠𝐥𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́, 𝐝𝐢𝐜𝐞, «𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥’𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞. 𝐄 𝐦𝐚𝐠𝐚𝐫𝐢 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨, 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨, 𝐩𝐮𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐮𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐜𝐚𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞».
𝐞 𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚
𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 :
𝐬𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐫𝐚̀ 𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐭𝐢 𝐞𝐝 𝐚 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐓𝐨𝐮𝐫..
𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐡𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐭𝐨 𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐧 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨..
"𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 , 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐢𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐞𝐢 𝐭𝐮𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐢: «𝐋𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧 𝐝’𝐨𝐫𝐚 𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐚𝐭𝐞». 𝐍𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐙𝐞𝐩𝐩𝐞𝐥𝐢𝐧, 𝐩𝐞𝐫𝐨̀, 𝐀𝐝𝐞𝐥𝐦𝐨...(𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐦𝐞..𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐨)..
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𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞 𝐫𝐚𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐨𝐜𝐤𝐬𝐭𝐚𝐫 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢𝐳𝐳𝐢 𝐢𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐚. 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐥𝐨 𝐡𝐚 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐭 𝐬𝐮 𝐓𝐰𝐢𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞: «𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐞 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐚𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐢 𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐨𝐜𝐤. 𝐂𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞…».

Se hai fatto la storia del rock puoi avere diversi approcci nei confronti del tuo passato. Abbiamo ancora negli occhi (e nelle orecchie) gli Who di Firenze Rocks che, qualche giorno fa, hanno celebrato sessant’anni di mito, con un approccio filologico e attento ai loro brani, prontamente apprezzato dal pubblico entusiasta. Presto vedremo a Milano Bob Dylan (il 3 e il 4 luglio): lui ha scelto un’altra via, da lungi. Pesca nella sua sterminata discografia, sì. Però poi trasfigura, cambia, modifica a piacimento. Esiste però una terza opzione: fare tutt’altro. E alla leggenda consacrare solo una piccolissima frazione del presente: ha imboccato ormai questo sentiero da tantissimo Robert Plant, l’Achille perennemente biondo dei Led Zeppelin, probabilmente la voce più importante del genere. Ma, dei fasti del Dirigibile, volato per dodici anni e sceso, ahinoi, a terra dopo la morte prematura del gran batterista John Bohnam, vuol sentir parlare poco e poco ne parla.
Anche stavolta, quando sbarcherà in Italia per sette date transitando a Roma (il 3 settembre a Ostia Antica) e Milano ( il 5 agli Arcimboldi). Il progetto si chiama Saving Grace: Plant scava nel repertorio delle sue passioni giovanili, tra traditional, ballate folk, echi blues, brani di Donovan e Moby Grape. E alla voce, insieme alla proverbiale sua, c’è la brava 33enne portoghese Suzi Dian: «L’ho fatto per salvare me — scherza il 74enne col suo accento da Inghilterra sempre profonda, anche se si trova nel lontano Montana. Non è un’operazione nostalgia folk, ma è un modo per preservarmi dalla ritualità, imparare e procedere a sperimentare con tutto lo scibile della musica». A queste parole, il primo pensiero è appunto quello: salvarsi dai Led Zeppelin, dall’obbligo di doverli cantare, di un’epopea che a Plant sembra piu che altro una zavorra. Al primo giro del tour c’era infatti solo una canzone in scaletta, peraltro a sua volta cover, In My Time of Dying da Physical Graffiti del 1975. «Qui potrebbero essercene anche due — dice Plant senza rivelare quali. E subito però puntualizza: «Ma saranno metamorfiche, potrebbero diventare altre, ogni canzone in questo tour è sottoposta a cambiamento». Punto.
L’unica altra concessione a quella formidabile stagione è quando si parla del suo rapporto con le donne (Suzi segue Alison Krauss, countrywoman con cui Plant ha fatto tour e dischi). Qui si rievoca Sandy Denny, splendida voce dei Fairport Convention in The Battle of Evermore, Led Zeppelin IV, morta a soli 32 anni, nel 1978: «Quel brano procedeva per canti e controcanti. E lei era perfetta. Come vorrei averla ancora con me». Punto e basta, Zeppelin archiviati. C’è tempo ancora per parlare del nostro Paese, di quando giovanissimo intonò «La musica è finita» dell’altrettanto compianto Umberto Bindi, nel 1967: «Ero quasi intimidito, solo alla fine si sente il vero Robert Plant». E di come spera di poter incrociare Zucchero, sempre prodigo di
complimenti
nei suoi confronti: «Lo invito fin d’ora a salire sul palco a una delle date». Niente Zeppelin, però, Adelmo...

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Robert è incredibile!!! e si diverte un Mondo..
e Suzi complice di tutto canta che è una bellezza!!
Un brano appropriato per un concerto di Halloween, "Season Of The Witch", il classico di Donovan reinterpretato da Robert Plant nel suo modo inimitabile, coadiuvato in questo tour di Saving Grace dalla vocalist Suzi Dian.
Compaiono anche alcune battute di "For What It's Worth" e frammenti di "Walk On The Wild Side", "Chain Of Fools" e stuzzica il pubblico con l'intro di "Black Dog" dei Led Zeppelin, prima di deluderlo ("probabilmente no, ci sono stato, l'ho fatto!").
La band dei Saving Grace è composta anche da Oli Jefferson, Tony Kelsey e Matt Worley.
“Season Of The Witch” - Robert Plant & Suzi Dian - Olympia, Dublin - 31st October 2022
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📢Robert Plant ha annunciato questa mattina 7 concerti in Italia che si terranno tra la fine di agosto e i primi di settembre in cui presenterà al pubblico insieme a Suzi Dian lo spettacolo Saving Grace.
👉Il 3 settembre sarà al Teatro Romano di Ostia Antica, data organizzata da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci e Savaproduzionicreative.
👉 Le esibizioni della band attingono da un repertorio di "musica ispirata al paesaggio onirico delle marce gallesi", canzoni che abbracciano i diversi gusti e le influenze di Plant, in particolare la sua eterna passione per il folk britannico e americano, gli spiritual e il blues tradizionale.
🗓3 settembre
📌Ostia Antica - Teatro Romano
⏰Ore 21. 00
🎟️Biglietti su ticketone.it
☎️Infoline 0773-414521


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Ancora a cinquecento metri d’altezza! Robert Plant, standing ovation a Lignano
Folk, scale arabeggianti, montagne mistiche, nebbie del nord, viaggi onirici, riarrangiamenti da un dirigibile che non atterrerà mai
Pubblicato 3 giorni fa il 27 Agosto 2023Da Massi Boscarol
LIGNANO – Ci sono concerti e Concerti. Ai primi ci si prepara, si parte, si ascolta in autoradio i pezzi preferiti, si arriva, si beve una birra, si entra, si ascolta, si applaude, fine, si ritorna a casa. Ai secondo (quelli scritti con l’iniziale maiuscola) ci si prepara da mesi, spiritualmente, si contattano gli altri iniziati che vi parteciperanno, si parte e il viaggio avviene spesso in religioso silenzio, si arriva, ci si guarda attorno, si attende l’illuminazione, si ascolta. E poi una parte di noi ritorna a casa, un’altra se ne và da un’altra parte, ad un’altra altezza.
Pochi dubbi: quello di Robert Plant, leggendaria voce dei Led Zeppelin, all’Arena Alpe Adria di Lignano fa parte a pieno titolo dei secondi. E lo si capisce sin dall’attesa, dove gli adepti più sfegatati sono già in fila sotto un sole cocente: metallari attempati in tenuta all-black, vestiario ethno-mistico con vistosi arabeschi che decorano panciotti, la maglietta consunta con il dirigibile che, nell’anima di inguaribili nostalgici, ancora vola.
Si contanto sulle dita di una mano artisti i quali, usciti da un gruppo che fa venire i brividi al solo nominarlo, hanno saputo crearsi una carriera solista degna di tal nome senza scadere mai nel patetico. Così come le reunion a metà, con Jimmy Page, e di quelle sonorità riproposte con straordinaria efficacia che riecheggiano nella notte subtropicale di Sabbiadoro .
Mezzo secolo fa, i sopracitati con J.P. Jones e John Bonham, virano verso il folk: accezione che il nostro riproporrà con straordinario successo per i successivi cinquant’anni. III e i suoi cavalli di battaglia: parte il riff con l’acustica distorta a guisa di sitar imbracciato da Thor: è Friends! Applausi che si trattenevano nella mani da tempo immemore possono finalmente prendere sfogo in una catarsi liberatoria.
L’intelligenza di chi, oltre ad aver composto capolavori, ha saputo gestire un’immagine che vieppiù volte ha travalicato il trascendentale che si concretizza, ancora una volta, lungi dall’essere una caricatura di sé stesso, in uno show adattato ad un signore che sul passaporto vede alla voce date of birth 1948. Nell’era in cui anche i grandi, anche quelli del jazz, si presentano live con basi e strumenti campionati, la banda Plant è tutta rigorosamente live dove spiccano le chitarre dal suono volutamente sporco e la voce pulita ora in duetto ora solista di Suzie Dian, protagonista di arrangiamenti di squisita fattura con la fisarmonica di altri classici, uno su tutti The rain song, da pelle d’oca.
L’eterna passione per il folk britannico e americano, il Galles, la collina d’oro di Bron-Yr-Aur, le montagne nebbiose e mistiche, gli spiritual e il blues arcaico, gli standard e gli omaggi ai suoi coetanei della West, Coast, a Doc Watson, Donovan, Moby Grape. Everybody’s Song dei Low, il pezzo più riuscito.
La classe non è acqua e vola ancora a cinquecento metri d’altezza, come da manuale di istruzioni: siparietto finale di chi non ha da tempo più nulla da dimostrare e gradi alcolici pub britannico style con And We Bid You Goodnight, quando già prima era calato il vero sipario con la bomba Gallows Pole. Standing ovation finale.

https://www.diariofvg.it/2023/08/27/ancora-a-cinquecento-metri-daltezza-robert-plant-standing-ovation-a-lignano/?fbclid=IwAR3fBFbLOJMeHzqxIfTGYTFDaXDFwA0H8QbGtz87seFn_wj85ncsZYl7LvU




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bellissimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii💕..questi sono incontri memorabili e indelebili..e poi dicono che sono ultra fan!! e certo che lo sono Robert lo si adora e Whoopi lo adora ancora di più!!!..
https://www.cronachemaceratesi.it/.../whoopi.../1783084/...
https://www.cronachemaceratesi.it/2023/08/30/whoopi-goldberg-robert-plant-e-lincontro-stellare-a-villa-quiete-la-magia-di-sferisterio-e-leopardi/1783084/?fbclid=IwAR3-27iDzmQ3z7JMilQ8TtoQ2jbal8jKD7cjtNRkUynZKsLXumPDnLn6rCM











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WHOOPI GOLDBERG INCONTRA ROBERT PLANT E GLI CONFESSA LA SUA PASSIONE

di Capital Web

Robert Plant ha tenuto ieri un concerto allo Sferisterio di Macerata. L’ex frontman dei Led Zeppelin ha incontrato, per un caso fortuito, l’attrice Whoopi Goldberg, che alloggiava nel suo stesso albergo.

IL CONCERTO 'SAVING GRACE' DI ROBERT PLANT

Robert Plant è in Italia in questi giorni per le date dei concerti che lo stanno vedendo protagonista per il progetto “Saving Grace“, insieme a Suzi Dian.

Il 28 agosto c’è stata la data a Macerata, un’esibizione intima, che ha visto la band composta da Plant e Suzi Dian alla voce, Oli Jefferson alle percussioni, Matt Worley al banjo e chitarre acustiche e Tony Kelsey al mandolino, attingere da un repertorio di musica ispirata al paesaggio onirico delle marce gallesi, con brani che hanno attinto dalle diverse influenze di Plant, in particolare dalla sua eterna passione per il folk britannico, per gli spiritual e il blues tradizionale.

L'INCONTRO TRA PLANT E WHOOPI GOLDBERG

Il nostro Luca de Gennaro ha raccontato un curioso aneddoto avvenuto proprio la sera del 28 agosto, dopo il concerto di Plant.

Whoopi Goldberg, grande attrice di Hollywood, uno dei pochi personaggi che possono fregiarsi del titolo di EGOT (coloro che hanno vinto i premi più importanti per le carriere artistiche: Emmy Award – Grammy Award – Premio Oscar – Tony Award) si trovava a Montecassiano, nelle Marche, quando le hanno detto che nel suo stesso albergo alloggiava anche la leggenda degli Zeppelin. Robert Plant per l’attrice è un idolo assoluto, ha quindi deciso di scrivergli una lunghissima lettera a mano, con carta e penna, per confessargli quanto lui e la sua musica fossero importanti per lei. Quando stava per terminare quella lettera, Plant è entrato nella hall dell’hotel, dove si sono incontrati.

A quel punto hanno cominciato a parlare per ore e sono stati insieme fino a notte fonda.

Cosa si siano detti non è dato sapere, ma siamo certi che sarà stata una serata indimenticabile.

https://www.capital.it/articoli/robert-plant-macerata-whoopi-goldberg-incontro/

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https://www.rollingstone.it/musica/live/nel-folk-senza-confini-di-robert-plant-gli-zeppelin-sono-unappendice-e-va-bene-anche-cosi/781663/


IN STATO DI GRAZIA

Nel folk senza confini di Robert Plant, gli Zeppelin sono un’appendice (e va bene anche così)

Ieri sera al Teatro Romano di Ostia Antica il rocker, in forma nonostante gli anni che passano, ha chiamato a raccolta il mondo intero per esorcizzare il fantasma della band che l’ha reso famoso. Missione compiuta

Nel folk senza confini di Robert Plant, gli Zeppelin sono un’appendice (e va bene anche così)

Robert Plant

Foto: Denise Truscello/Getty Images

Da un po’ di anni a questa parte, potremmo dire in realtà dall’inizio del nuovo millennio, Robert Plant è andato incontro alla quarta fase delle propria carriera, quella che potremmo definire della riscoperta delle proprie origini musicali. Dopo la prima, quella con i Led Zeppelin, aveva provato ad allontanarsi completamente dal fantasma del gruppo, inizialmente addirittura rifiutandosi di eseguirne i brani dal vivo. Poi, per quasi tutti gli anni ’90, in qualche modo aveva cercato di far pace con un passato per lui fino ad allora più ricco di eventi da dimenticare che da riportare stancamente in scena: un ritorno in compagnia del vecchio amico Page che però era stato in grado di portare la musica degli Zeppelin verso quelle sonorità arabeggianti o world music per le quali gli originali sembravano in qualche modo essere nati. Un’evoluzione che Plant ha continuato a portare avanti senza il chitarrista dai primi anni 2000 attraverso nuove composizioni e, soprattutto, cover spesso sepolte da cumuli di polvere ma che per lui significavano molto.

Ecco, il progetto Saving Grace, nato improvvisamente un po’ come tutti quelli di Plant, sembra quello che più si addice non solo all’età del vecchio leone inglese, ma anche la parte finale di un percorso iniziato in qualche modo con Led Zeppelin III e passato attraverso tutte le fasi della sua vita. Grazie alla condivisione dei brani con la bravissima Suzi Dian (che gli permette di inglobare nello show anche le sfumature del suo progetto con Alison Krauss) e a una band in grado di supportarlo sul materiale di ognuna delle sue vite, Plant sembra infatti aver trovato finalmente il mondo che gli appartiene. Un mondo fatto di folklore, di leggende e di tradizione, ma anche di musica nera in tutte le sue varianti: dal blues al soul fino al jazz. Uno spazio vitale in cui, ancora una volta, gli viene più facile attingere da materiale altrui, più o meno noto, che da quello della band che l’ha reso una celebrità. Perché comunque, dopo essersi rappacificato con quella parte della sua vita, l’unica sicurezza a un suo concerto è che lo spazio per quell’epoca sarà comunque sempre un’appendice e non lo scheletro portante dello spettacolo.

Fin da principio al Teatro Romano di Ostia Antica abbiamo la conferma dell’ottimo momento vocale attraversato da Plant, già evidente nelle date precedenti: il timbro è immutato e le celebri urla, inevitabilmente centellinate, sanno ancora mettere i brividi. Non una cosa scontata, visto che in passato non sempre le cose sono andate così, oltre alla conferma ulteriore di una consapevolezza ormai pienamente raggiunta. E all’insegna dell’equilibrio è anche la scaletta, che pesca soprattutto da brani altrui, ma che allo stesso tempo recupera gemme tanto del repertorio solista che di quello degli anni ’70. È il caso di Down to the Sea, da Fate of Nations, così come Rain SongFriends o Four Sticks, tutte riarrangiate per sembrare parte di un unico album autobiografico.

Il Teatro Romano di Ostia Antica fa il resto. Plant declama a più riprese il suo amore per la città eterna, affermando che ogni volta che vi fa ritorno abbia la sensazione di trovarsi in un secolo diverso. Qualcosa di simile a ciò che fa lui per noi, regalandoci lo stesso senso di eternità. Anche il suo pubblico sembra aver finalmente accettato il fatto di non trovarsi di fronte a un artista nostalgico o alla riproposizione di vecchi cliché da dio del rock. Tutte cose risposte in un vecchio armadio all’indomani dell’esibizione dell’O2 Arena. «L’ho fatto per una sera e non lo farò mai più», aveva giurato. Logico che anche a Ostia a farla da padrone siano le magliette dei Led Zeppelin e che ogni volta che il nostro accenna a un qualsivoglia brano della loro discografia, la gente scoppi di gioia. Tuttavia, se una volta le richieste erano continue (così come le lamentele a fine concerto), oggi si gode di tutto quello che arriva. Perché, oltre ad aver compreso che Plant abbia tutto il diritto di non scimmiottare quello che fu solo per farci contenti, è davvero emozionante vedere che il fuoco di un tempo sia ancora lì, anche se sotto altre spoglie.

Basta guardarlo negli occhi per comprendere che Plant oggi sia un uomo felice e un artista libero da qualsiasi tipo di costrizione. E te ne accorgi ancora di più quando, senza preavviso, ti butta lì un “babe, babe” o accenna qualcuna delle vecchie mosse di un tempo strizzando l’occhio come a dire: sotto sotto sono sempre io. In questo senso, uno dei momenti più significativi della serata resta l’esecuzione di Satan, Your Kingdom Must Come Down, traditional di cui aveva registrato una cover per Band of Joy, che si conclude con la parte finale di In My Time of Dying. Doppia voce, banjo, chitarra slide e batteria prima jazzata e poi fragorosa e sonorità che sembrano provenire da ogni continente del mondo: la sintesi perfetta del percorso di cui sopra.

Sopra il teatro romano, oltre a un numero imprecisato e talvolta fastidioso di aerei, non può che aleggiare inevitabilmente il fantasma dei Led Zeppelin. Uno spettro che, per una sera, Plant è riuscito a esorcizzare.

https://www.rollingstone.it/musica/live/nel-folk-senza-confini-di-robert-plant-gli-zeppelin-sono-unappendice-e-va-bene-anche-cosi/781663/


..aspettando Ostia...🥰



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