https://youtu.be/jVQCggPmr-I
da "archivio storie"..
"Posso pagare il campo?": quando Jannik Sinner si allenò al Tennis Club Trani
Il presidente Giuseppe De Vincenzo: "Gli chiesi solo una foto e l'amicizia: ieri gli ho inviato le congratulazioni"
la sua storia è passata anche da Trani: nel 2019 l'allora 17enne Jannik, scelse la terra rossa del Tennis Club Trani per allenarsi in vista della sua partecipazione al prestigioso Challenger di Barletta, dove uscì di scena al secondo turno.
Pinuccio de Vincenzo, titolare del Tennis Club Trani, conserva di quel ragazzino (oggi supercampione di tennis) un simpatico ricordo: "In occasione del Challenger tour di Barletta nell'aprile 2019, Jannik venne ad allenarsi al Tennis Club Trani, insieme ad altri professionisti molto più affermati di lui. Ricordo con piacere questo suo allenamento – racconta De Vincenzo - perché di tutti i giocatori presenti all' allenamento, fu l' unico a venire da me per pagare il campo. Io gli "dissi basta una foto e rimaniamo in contatto": avevo capito di avere di fronte un campione. Ieri gli ho mandato un messaggio di auguri, nell' attesa che presto torni a trovarmi al Tennis Club Trani".
Pioveva e il mio era l’unico campo coperto. È un campo in terra: è una bella coincidenza che il primato mondiale sia arrivato al Roland-Garros. Lui è arrivato insieme a un gruppo di giocatori, si sono allenati per tre ore e fu l’ultimo ad andarsene, probabilmente perché era il più piccolo. Per questo ebbe l’onere di passare il tappeto al campo per sistemarlo e rimanemmo solo noi due. Fu in quel caso che mi chiese quanto dovesse pagare. Io gli risposi di farci una foto, credo di aver fatto bene.
In effetti è esposta nel campo dove si è allenato e che gli ho dedicato: ora il campo 4 è intitolato a Jannik Sinner.
Ai tempi si notava qualcosa di diverso in lui rispetto agli altri tennisti?
Colpiva molto più forte degli altri. L’ho notato per tutto l’allenamento. Gli altri li conoscevo più o meno tutti perché spesso vengono qui. Da me veniva sempre ad allenarsi Andrea Pellegrino (numero 159 del ranking Atp, ndr). Lui si portava al seguito qualche professionista. Quella settimana si allenò qui anche Jacopo Berrettini (numero 540 del ranking Atp e fratello di Matteo, ndr).
"Nell'aprile del 2019 lo vedemmo allenarsi nel nostro Tennis Club Trani a sparare mazzate di battute e diritti, più o meno tutti pronosticammo che prima o poi il giovanotto spilungone sarebbe potuto entrare nei primi 10 al mondo...Ma così forte come sta diventando adesso non se lo aspettava davvero nessuno!
https://www.ilgiornaleditrani.net/video-sinner-il-predestinato-dalle-bordate-a-trani-al-ribaltone-in-australia/
https://www.traniviva.it/sport/posso-pagare-il-campo-quando-jannik-sinner-si-alleno-al-tennis-club-trani/
sempre dal mio "Archivio Sinner"..
"Quando Sinner giocava con la GoPro in testa"
Danilo Pizzorno, video analista dei big, ha lavorato con Jannik adolescente e racconta la genesi del campione: "Era uno scricciolo ma aveva un’enorme voglia di arrivare, faceva i colpi a vuoto in cameretta"
Danilo Pizzorno, 59 anni, torinese, è un coach (da tre anni di Liudmila Samsonova, numero 15 Wta e uscita agli ottavi agli Us Open contro Iga Swiatek) e soprattutto il miglior video analista del tennis mondiale. Diciamo soprattutto perché di solito succede così: un giocatore ha un problema tecnico, il suo coach per motivi diversi non riesce a risolverlo e allora chiama Pizzorno. "Houston, abbiamo un problema", insomma: solo che quando c’è di mezzo la racchetta Houston è Danilo. Il tecnico italiano arriva, riprende con la videocamera, studia la biomeccanica, analizza in profondità il gesto e di solito trova la soluzione. Questo vale per i tennisti professionisti, ma accade pure che Pizzorno si occupi dei ragazzi in formazione, gli junior.
E fu così che qualche anno fa conobbe Jannik Sinner: "L’ho seguito un po’ tra i 14 e i 16 anni e mezzo. Era uno scricciolo. Mi aveva stupito subito la lettura delle situazioni: capiva prima intensità e altezze e andava senza paura incontro alla palla. In allenamento lo feci giocare con una GoPro in testa proprio per valutare meglio questa sua qualità e capire come si muovesse verso la palla: c’era una differenza abissale con gli altri ragazzi che fecero la stessa prova. Un giorno all’isola d’Elba Sinner disputò un test-match con Uros Vico, che stava chiudendo la carriera da giocatore prima di iniziare quella da coach. Uros serviva e Jannik rispondeva con i piedi sulla riga.
Un fenomeno, considerando la giovane età". E poi a conquistare Pizzorno è stato il lato umano di Jannik: "Sinner è un ragazzo molto intelligente con un’attenzione fuori dal normale. Ha una passione smisurata. Una sera venne a dormire a casa mia, la mattina presto mi svegliai perché sentii dei rumori. Era lui che faceva i colpi a vuoto in camera. Aveva un’incredibile voglia di arrivare". Per riuscirci ha lavorato tanto: "Il rovescio è il colpo naturale. Sul dritto abbiamo perfezionato il timing per arrivare a un movimento veloce ed efficace. Da piccolino, quando caricava il servizio, le ginocchia si avvicinavano e faticava a spingere in verticale per la sua struttura. Ciò che conta nella battuta non è dove sono posizionati i piedi, ma come trasferiscono la verticalità a tutto il corpo e al colpo".
Pizzorno ha seguito altri grandissimi giocatori. "Ho preso spunto da Gil de Kermadec, ex tennista francese, che era stato il primo ad applicare la video analisi al tennis - racconta Danilo seduto in prima fila sull’Arthur Ashe -. Aveva un archivio pazzesco sui giocatori del Roland Garros. Per me era un mondo affascinante, anche perché mio padre era un grande appassionato di fotografia e da piccolo entravo nella camera oscura per studiare certi meccanismi. Ho iniziato lavorando per tanti anni con Riccardo Piatti e il suo staff. La prima esperienza è stata con Ivan Ljubicic quando era numero 50 Atp.
Poi un giorno Riccardo mi disse che avrei dovuto aiutarlo con un ragazzo che a suo avviso sarebbe arrivato in cima al mondo: era Nole Djokovic. Dovevo filmarlo per migliorare il servizio. Per me è fondamentale stabilire un feeling umano con il giocatore, che deve fidarsi, altrimenti il lavoro rischia di essere inutile o comunque richiede tempi più lunghi. Chiesi a Nole quale fosse il suo campione preferito, rispose che era Sampras e facemmo dei confronti tra i loro movimenti per motivarlo. Questa strategia funzionò. Più il tennista cresce, più si entra nel dettaglio e quindi viene cambiato anche il gesto che deve essere funzionale a una giocata. Raonic era tra i primi dieci del mondo, ma usava pochissimo la mano sinistra nel rovescio bimane. Lo aiutammo.
Ci disse: 'Toccatemi tutto, ma non il servizio'. Poi mi chiese lui di farlo, perché si era reso conto di poter battere in modo ancor più letale. E divenne n. 3 Atp. La tecnica può compensare la problematica di un’esecuzione. Un giovane, invece, ha bisogno di costruirsi e ampliare il suo bagaglio. E poi va aiutato a non disperdere energie fisiche e prevenire infortuni giocando decontratto". In carriera Pizzorno ha filmato più di 30.000 tennisti: dai top player fino ai giocatori di circolo, perché farsi videoanalizzare da lui è un esperienza gratificante anche per i quarta categoria. E per lui: "Dà un senso a ogni cosa. La felicità di un terza o quarta categoria che migliora un colpo, è uguale alla soddisfazione del numero 1. Il tennis è di tutti".
https://www.gazzetta.it/Tennis/atp/slam/us-open/09-09-2024/alle-origini-di-jannik-sinner-danilo-pizzorno-racconta-il-n-1-al-mondo.shtml?refresh_ce
https://www.primocanale.it/sport/36946-messina-quella-volta-che-sinner-venne-a-genova-in-treno.html
Messina: "Quella volta che Sinner venne a Genova in treno"
"Un'emozione incredibile". Da grande appassionato di tennis Stefano Messina, presidente di Assarmatori, è ancora impressionato quando rivive il capolavoro di Jannik Sinner all'Australian Open.
"Ho ancora la pelle d'oca - racconta - ha fatto qualcosa di incredibile portando l'Italia sul tetto del mondo. Ma devo dire che questo ragazzo non mi sorprende più perché lo seguo da tanto e l'ho visto crescere in maniera esponenziale".
Messina ricorda quella volta che Sinner venne a Genova per il Memorial Messina che ormai da tempo rappresenta il secondo torneo di tennis più importante d’Italia dopo gli Internazionali di Roma. "Era il 2019. Aveva appena perso a New York, prese l'aereo in Economy e atterrò a Malpensa. Da lì in corriera a San Candido a trovare i genitori ma stette un solo un giorno poi prese il treno in seconda classe per venire a Genova. Questo per far comprendere la sua serietà ma anche i sacrifici che fanno i tennisti perché quelli top guadagnano molto gli altri niente".
Ma il successo di Sinner non arriva per caso. "Assolutamente no - continua Messina - è la sintesi di un lavoro straordinario fatto dalla Federazione negli ultimi vent'anni. Basti pensare ai successi delle ragazze dalla Errani alla Schiavone, passando per la Pennetta, la Paolini e la Vinci. E poi Musetti, Fognini, Berrettini e ora anche Arnaldi: dobbiamo essere orgogliosi del tennis italiano. E poi non dimentichiamoci della Liguria: Musetti è tesserato per il Park, Arnaldi lo è stato per il TC Genova, Sinner è cresciuto a Bordighera, Fognini è di Arma di Taggia e Arnaldi di Sanremo. E poi c'è il centro di Piatti a Bordighera dove Sinner è cresciuto e dove si "sfornano" campioni".
(Nella foto da sinistra il maestro Riccardo Piatti del centro di Bordighera dove è cresciuto Sinner, Stefano Messina, Sinner e Mauro Iguera)
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https://www.casalenews.it/sport-tennis/quando-jannik-sinner-gioco-allo-sport-club-nuova-casale-49600.html
https://www.eurosport.it/tennis/sinner-alle-origini-del-campione-il-torneo-di-provincia-che-svezzo-jannik-a-16-anni_sto20062413/story.shtml
Siamo nel maggio 2018, Jannik Sinner ha 16 anni e sotto l'ala protettiva di Riccardo Piatti sta vivendo il passaggio più delicato della sua carriera: quello da junior a tennista professionista. In un Futures piemontese avviene la metamorfosi: il talento altoatesino stupisce, conquista i primi punti Atp e getta le basi per il futuro da campione. Questo è il racconto di chi c'era
Roncalli, il compagno delle mille avventure con Sinner, presente anche lui al Futures di Casale, conferma la versione di Stefanini: "Jannik era più piccolo di noi, ha iniziato un po' come mascotte. Piatti, che all'epoca seguiva Raonic, lo aggregava alle nostre trasferte come sparring per fargli respirare il più possibile il tennis che conta. Durante una di queste, in Serbia, non riuscii neanche a entrare nel tabellone di qualificazione, ma non si perse d'animo: un ragazzo senza il suo spirito avrebbe approfittato di quella settimana per allenarsi un po’ e fare vacanza, lui, invece, si iscrisse ad un Open in un posto sperduto pur di giocare partite e accumulare esperienza. Non mi scorderò mai la nostra conversazione dopo il primo suo primo punto Atp vinto a Sharm, qualche mese prima. Era contento, ma già parlava del suo obiettivo più importante: diventare n° 1 del mondo. Sembra assurdo, ma in quel momento, all'inizio di tutto, in uno spogliatoio ai confini del tennis, lui aveva già tutto chiaro. Glielo ripeto ogni volta che ci vediamo. Ho ancora i brividi".
Ma torniamo a Casale. Il secondo turno del Futures offre il match più atteso: la sfida Next Gen tra Moroni e Sinner. "Hanno giocato tante volte a livello Junior e ha sempre vinto Filippo - racconta papà Ivo - Erano amici da bambini. In famiglia abbiamo sempre nutrito simpatia e affetto per Jannik fin dal loro primo incontro a Brunico". Nonostante il tifo di casa, ovviamente schierato dalla parte di Moroni, il ragazzo di Piatti passa 7-6 6-3. E' la prima volta che Sinner centra i quarti di finale in un torneo Itf, la prima volta in cui guadagna 2 punti Atp, la prima in cui infila due vittorie consecutive in un torneo pro. La metamorfosi da junior a tennista vero si sta compiendo e il primo ad accorgersene è proprio Jannik.
"La carriera è fatta di tappe anche molto distanti tra loro nel tempo, soprattutto all'inizio - spiega Roncalli, il "Professore" - Jannik ha accelerato i tempi fin da subito. Alla fine di quell'anno, il 2018, era più o meno a quota 700 e ci confessò ad una cena che nel 2019 voleva vincere un Challenger. L'abbiamo preso per matto. A febbraio vinse il primo a cui partecipò, a Bergamo. Alzava sempre l'asticella e, ascoltando le interviste di oggi, non ha mai smesso".
Superato il secondo scoglio, Sinner si ritrova davanti il talentuoso novarese classe 1998 Giovanni Fonio (n°667 del mondo). "Lo conoscevo abbastanza bene, ad un torneo ci eravamo allenati insieme - sottolinea Fonio - La cosa che mi impressionò più di tutte rispetto all'ultima volta che ci eravamo visti, non più di tre mesi prima, era un clamoroso miglioramento generale, dalla tecnica agli aspetti tattici. Mi ricordavo di un bambino che giocava bene, a Casale era maturato. Vinsi comunque la partita in due set, doppio 6-3. Dopo il match point andai dal suo maestro Volpini a congratularmi per il grande lavoro fatto su quel 16enne. Allora Lorenzo Musetti era considerato uno dei prospetti più importanti del tennis italiano, grazie alla sua straordinaria carriera junior, ma Sinner non era da meno. Non mi sbagliavo...".
Sinner lascia, dunque, Casale direzione Milano per l'ultimo Bonfiglio della sua carriera. Tra un anno e mezzo, proprio all'ombra della Madonnina, dominerà Alex de Minaur alle Next Gen Finals 2019 da n° 95 del mondo. La scalata è appena iniziata...
https://www.eurosport.it/tennis/sinner-alle-origini-del-campione-il-torneo-di-provincia-che-svezzo-jannik-a-16-anni_sto20062413/story.shtml
Quando Jannik Sinner giocò allo Sport Club Nuova Casale
Il campione altoaltesino partecipò al primo torneo Itf Città di Casale – Memorial Giuseppe Manfredi, dove conquistò il suo primo punto Atp
E' accaduto cinque anni fa al primo torneo Itf Città di Casale – Memorial Giuseppe Manfredi, disputato nel maggio 2018: in quell'occasione il giovanissimo Sinner entrò nel tabellone principale grazia a una wild card, vinse al primo turno contro Jacopo Stefanini (6-3, 6-1),al secondo Filippo Moroni (7-6, 6-3) per poi cedere nei quarti di finale contro il novarese Giovanni Fonio (6-3, 6-3).
Un'ulteriore curiosità: ieri nella pagina della Coppa Davis su Tik Tok c'era la foto del primo punto Atp conquistato da Sinner in carriera che si riferiva proprio a quel torneo giocato allo Sport Club Nuova Casale.
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https://azinforma.com/quando-i-campioni-del-tennis-passarono-da-avezzano-quella-semifinale-tra-sinner-e-arnaldi-destinata-a-restare-nella-storia-della-citta/
dal mio "Archivio Sinner"..
"Quando Sinner giocava con la GoPro in testa"
Danilo Pizzorno, video analista dei big, ha lavorato con Jannik adolescente e racconta la genesi del campione: "Era uno scricciolo ma aveva un’enorme voglia di arrivare, faceva i colpi a vuoto in cameretta"
Danilo Pizzorno, 59 anni, torinese, è un coach (da tre anni di Liudmila Samsonova, numero 15 Wta e uscita agli ottavi agli Us Open contro Iga Swiatek) e soprattutto il miglior video analista del tennis mondiale. Diciamo soprattutto perché di solito succede così: un giocatore ha un problema tecnico, il suo coach per motivi diversi non riesce a risolverlo e allora chiama Pizzorno. "Houston, abbiamo un problema", insomma: solo che quando c’è di mezzo la racchetta Houston è Danilo. Il tecnico italiano arriva, riprende con la videocamera, studia la biomeccanica, analizza in profondità il gesto e di solito trova la soluzione. Questo vale per i tennisti professionisti, ma accade pure che Pizzorno si occupi dei ragazzi in formazione, gli junior.
E fu così che qualche anno fa conobbe Jannik Sinner: "L’ho seguito un po’ tra i 14 e i 16 anni e mezzo. Era uno scricciolo. Mi aveva stupito subito la lettura delle situazioni: capiva prima intensità e altezze e andava senza paura incontro alla palla. In allenamento lo feci giocare con una GoPro in testa proprio per valutare meglio questa sua qualità e capire come si muovesse verso la palla: c’era una differenza abissale con gli altri ragazzi che fecero la stessa prova. Un giorno all’isola d’Elba Sinner disputò un test-match con Uros Vico, che stava chiudendo la carriera da giocatore prima di iniziare quella da coach. Uros serviva e Jannik rispondeva con i piedi sulla riga.
Un fenomeno, considerando la giovane età". E poi a conquistare Pizzorno è stato il lato umano di Jannik: "Sinner è un ragazzo molto intelligente con un’attenzione fuori dal normale. Ha una passione smisurata. Una sera venne a dormire a casa mia, la mattina presto mi svegliai perché sentii dei rumori. Era lui che faceva i colpi a vuoto in camera. Aveva un’incredibile voglia di arrivare". Per riuscirci ha lavorato tanto: "Il rovescio è il colpo naturale. Sul dritto abbiamo perfezionato il timing per arrivare a un movimento veloce ed efficace. Da piccolino, quando caricava il servizio, le ginocchia si avvicinavano e faticava a spingere in verticale per la sua struttura. Ciò che conta nella battuta non è dove sono posizionati i piedi, ma come trasferiscono la verticalità a tutto il corpo e al colpo".
Pizzorno ha seguito altri grandissimi giocatori. "Ho preso spunto da Gil de Kermadec, ex tennista francese, che era stato il primo ad applicare la video analisi al tennis - racconta Danilo seduto in prima fila sull’Arthur Ashe -. Aveva un archivio pazzesco sui giocatori del Roland Garros. Per me era un mondo affascinante, anche perché mio padre era un grande appassionato di fotografia e da piccolo entravo nella camera oscura per studiare certi meccanismi. Ho iniziato lavorando per tanti anni con Riccardo Piatti e il suo staff. La prima esperienza è stata con Ivan Ljubicic quando era numero 50 Atp.
Poi un giorno Riccardo mi disse che avrei dovuto aiutarlo con un ragazzo che a suo avviso sarebbe arrivato in cima al mondo: era Nole Djokovic. Dovevo filmarlo per migliorare il servizio. Per me è fondamentale stabilire un feeling umano con il giocatore, che deve fidarsi, altrimenti il lavoro rischia di essere inutile o comunque richiede tempi più lunghi. Chiesi a Nole quale fosse il suo campione preferito, rispose che era Sampras e facemmo dei confronti tra i loro movimenti per motivarlo. Questa strategia funzionò. Più il tennista cresce, più si entra nel dettaglio e quindi viene cambiato anche il gesto che deve essere funzionale a una giocata. Raonic era tra i primi dieci del mondo, ma usava pochissimo la mano sinistra nel rovescio bimane. Lo aiutammo.
Ci disse: 'Toccatemi tutto, ma non il servizio'. Poi mi chiese lui di farlo, perché si era reso conto di poter battere in modo ancor più letale. E divenne n. 3 Atp. La tecnica può compensare la problematica di un’esecuzione. Un giovane, invece, ha bisogno di costruirsi e ampliare il suo bagaglio. E poi va aiutato a non disperdere energie fisiche e prevenire infortuni giocando decontratto". In carriera Pizzorno ha filmato più di 30.000 tennisti: dai top player fino ai giocatori di circolo, perché farsi videoanalizzare da lui è un esperienza gratificante anche per i quarta categoria. E per lui: "Dà un senso a ogni cosa. La felicità di un terza o quarta categoria che migliora un colpo, è uguale alla soddisfazione del numero 1. Il tennis è di tutti".
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AMBESI OA SPORT
Schoenegger a SuperTennis: "Sinner ha sempre avuto qualcosa in più"
L'intervista realizzata dall'inviato di SuperTennis Roberto Cozzi Lepri al primo maestro di Jannik Sinner in occasione del suo successo all'Australian Open 2025
04 febbraio 2025
Da piccolo Jannik Sinner teneva la racchetta sempre con due mani, sia per il diritto che per il rovescio, e mirava alla sagoma del suo primo insegnante di tennis, Andreas Schönegger, amico di suo papà con cui aveva lavorato all'Hotel Kreuzberg al passo Monte Croce. Gli tirava addosso e se lo colpiva, rideva di gusto.
"Sua mamma mi aveva chiesto di inserirlo in un corso, d'estate. Già allora si vedeva che aveva qualcosa di diverso dagli altri. Ogni giorno stare con lui è un divertimento" ha raccontato Schönegger a SuperTennis.
Clicca sul video per l'intervista intregrale realizzata da Roberto Cozzi Lepri, inviato di SuperTennis a Sesto Pusteria in occasione della finale dell'Australian Open 2025 vinta da Sinner sul tedesco Alexander Zverev
https://www.supertennis.tv/News/Atp/sinner-intervista-primo-maestro-hans-schoenegger
Schonegger: “Sinner personaggio interessante già a quattro anni. Quando se n’è andato non abbiamo parlato”
"È il numero uno perché è il più forte di tutti", ha detto il primo maestro di Jannik. "Vi racconto un aneddoto dei suoi primi tornei"
È il numero uno del mondo perché per il momento sicuramente è il più forte di tutti nel circuito. Lui non sbaglia, ha la grinta, anche se sta male vince ugualmente e questo dà fiducia. Per il momento ci sono pochi che riescono a batterlo“.
Poi si sofferma sui primi ricordi di Jannik Sinner: “Suo papà è un bravo giocatore di tennis, forse è stata fortuna, perché probabilmente a casa ha trovato una racchetta e ha provato a tirare le palline. Sicuramente prima ha iniziato a sciare, poi a quattro anni sua mamma mi ha chiesto di inserirlo in un corso, per capire se riuscisse a fare qualcosa. Quando è venuto non c’era dubbio che ce l’avrebbe fatta. Sicuramente aveva quel pizzico in più rispetto agli altri. Già a quattro anni non voleva fermarsi ed andare avanti e finita l’ora chiedeva, a differenza di tanti altri, di continuare. Quando io gli chiedevo se non volesse tornare a casa lui mi rispondeva che avrebbe aspettato suo papà tornare da lavoro e poi avrebbe giocato ancora un’oretta con lui. A quell’età per me era fantastico, si vedeva che aveva qualcosa in più a livello di testa“.
C’è spazio anche per un simpatico aneddoto: “Ogni giorno con lui era un divertimento, perché stava spesso a rete e quando mi colpiva saltava in aria e rideva. Poi ha cominciato a giocare i piccoli tornei con il suo berrettino e i suoi capelli. Non è che facesse ridere, ma era un personaggio già lì molto interessante. Già a quell’età riusciva a fare risultati. Non sapeva nemmeno contare i punti e aveva vinto, io gli dissi di stringere la mano al suo avversario e lui mi chiese perché. Quando gli spiegai che aveva vinto era contentissimo“.
nfine una chiosa sul loro rapporto: “Il nostro rapporto è proprio familiare perché conosco i genitori che hanno lavorato per tanti anni con me. Abbiamo fatto anche qualche partita di golf assieme, ogni tanto andiamo a mangiarci una pizza. Lui comunque si dedica ai suoi amici, è rimasto com’era quando è partito a 14 anni. Un personaggio fenomenale. Non mi ricordo quando se ne andò. Il papà era tranquillo, per la mamma è stato più difficile, ma io in quel caso con lui non ho parlato, era una decisione sua. Per noi è un problema quando non gioca, è una cosa bellissima seguirlo tutto l’anno. L’anno scorso a San Candido abbiamo fatto un corso con 130 bambini e ho dovuto chiudere perché non c’era più spazio. Più che i bambini erano i genitori a spingere“.
https://www.ubitennis.com/blog/2025/02/04/schonegger-sinner-personaggio-interessante-gia-a-quattro-anni-quando-se-ne-andato-non-abbiamo-parlato/
Sinner e il suo primo maestro: "Non sapeva ancora contare i punti quando..."
Sinner, le parole del suo primo maestro
"Sua mamma mi aveva chiesto di inserirlo in un corso, d'estate. Già allora si vedeva che aveva qualcosa di diverso dagli altri. Ogni giorno stare con lui è un divertimento". Così Andreas Schonegger, primo maestro di tennis di Jannik Sinner, che in una recente intervista ha spiegato: "Quando ha deciso di entrare in un circolo? Suo padre è un bravo giocatore, Jannik a casa ha trovato una racchetta e ha provato. Quando è arrivato non c'erano dubbi che ce l'avrebbe fatta. Aveva già a quell'età, a 4 anni, quel pizzico in più degli altri, non voleva fermarsi. Finiva la sua ora e chiedeva di continuare. Gli dicevo 'Jannik non vai a casa?', e lui rispondeva "No, aspetto mio papà che viene a prendermi e gioco un'altra oretta con lui'. Si vedeva che lui con la testa aveva qualcosa in più. Nei piccoli tornei con i suoi capelli e il berrettino era già un personaggio. Ricordo che non sapeva ancora contare i punti quando vinse la sua prima partita". Cosa prova Schonegger nel vedere Sinner vincere così: "Per noi è un problema quando non gioca, sembra quasi tempo perso. È una cosa bellissima seguirlo tutto l'anno. Il nostro rapporto è familiare, conosco molto bene la famiglia, ho lavorato molto insieme. Quando Jannik viene da noi mi chiama e andiamo a mangiare una pizza. È rimasto come era. Lo ricordo quando è andato via a 13 anni e lo ricordo uguale, Jannik è un personaggio fenomenale. Lui non sbaglia, ha la grinta anche se sta male vince ugualmente, pochi lo possono battere al momento".
https://www.corrieredellosport.it/news/tennis/2025/02/04-138130693/sinner_e_il_suo_primo_maestro_non_sapeva_ancora_contare_i_punti_quando_
https://www.livetennis.it/post/403105/andreas-schonegger-racconta-gli-inizi-di-jannik-sinner-nel-tennis/