oggi voglio parlare di cucina...rilassamento e musica..
"Chiedo sempre consigli e lezioni di cucina a papà Hanspeter, che era qui a Monte Carlo questa settimana. Ne ho subito approfittato per chiedergli come si preparano gli spaghetti alle vongole, sarà il mio prossimo test.
Sono abbastanza migliorato come cuoco, anche se faccio più o meno le stesse cose ogni volta. Dopo una partita, appena torno a casa, apro il frigorifero perché solitamente ho una gran fame oppure, se sono in hotel, mi sdraio sul letto perché è la cosa più comoda e vicina"
Sulla musica: "Sono troppo pigro per farmi una mia playlist, anche se ora ho l'abitudine di arrivare in campo ascoltandola, ma completamente a caso. In Coppa Davis Sonego ci ha fatto una testa così con 'Pepas'. Ho finalmente acquistato una tv a schermo gigante e posso vedermi il Gran Premio di F1 come si deve, sto anche scegliendo la serie da guardare. Guardo sempre le gare degli altri. Mi piace studiare come gli altri giocatori trovano soluzioni per uscire dalle difficoltà. Il mio tablet è sempre sintonizzato sul tennis"
Capita ogni tanto di incrociare Musetti e Bolelli sul pianerottolo, perché abitiamo nello stesso condominio.
Jannik Sinner...anno 2022
Il racconto a "Un giorno da Pecora" di Adisa Yahya, che con il tennista ha condiviso banchi e libri: «Era calmo, capace e ambizioso. E non faceva copiare»
«Una volta, quando io e Jannik eravamo compagni di classe, a lui cadde una pallina da tennis dallo zaino. Io la raccolsi e gli dissi: firmamela per favore, così quando sarai famoso potrò metterla all’asta. Lui non disse nulla, si fece una risata e la firmò». A parlare, ospite di Rai Radio1, a Un Giorno da Pecora, è Adisa Yahya, compagna di liceo di Jannik Sinner, che oggi ha raccontato a Giorgio Lauro e Geppi Cucciari il periodo delle superiori passate con il tennista altoatesino. «La pallina però non l’ho affatto venduta, la terrò per mio figlio, magari porterà fortuna anche a lui se un giorno vorrà giocare a tennis», spiega la donna. Adisa ricorda Sinner da studente: «Era un ragazzo molto calmo, capace e riservato. Non parlava molto e si concentrava solo sul suo lavoro». E non faceva copiare: «Molto poco, ma da noi non si copiava quasi per niente». «Era timido, infatti ero sempre io che provavo a parlargli. Lui era sempre concentrato e ambizioso, quando veniva a scuola aveva sempre tanto da fare e da recuperare – ha concluso a Un Giorno da Pecora – non perdeva molto tempo con noi a chiacchierare».
"Studioso ma simpatico", Jannik Sinner raccontato dal compagno di banco Raphael Mahlknecht
Raphael Mahlknecht, azzurro di Telemark, ha ricordato gli anni da compagno di banco di Jannik Sinner in un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. "Si alzava alle cinque e impiegava due ore per venire a scuola a Bolzano, ma non si è mai lamentato. Era studioso e preciso. Aveva già la mentalità da campione".
Raphael, il compagno di banco di Jannik Sinner: “Ha sempre avuto la stoffa del campione”
Una testimonianza interessante che racconta l'adolescenza del campione azzurro
La loro storia nasce in periodo adolescenziale: “Dopo un anno trascorso in una scuola superiore in val Gardena, ho deciso di trasferirmi all’istituto tecnico economico Walther di Bolzano. Lì ho conosciuto Jannik. È stato il primo ad accogliermi nella mia nuova classe e a farmi integrare con gli altri compagni”. Certo non è stato facile fare presa su un carattere schivo come quello dell’attuale numero 3 del mondo. “Inizialmente l’ho trovato un po’ timido, ma, con il passare dei giorni, tra di noi è nata una vera e sincera amicizia. Caratterialmente era un ragazzo abbastanza serioso, non amava scherzare troppo. Ciononostante, quando si lasciava andare, diventava simpatico e divertente. Come compagno di banco non potevo chiedere di meglio: ci aiutavamo moltissimo. Quando aveva bisogno lui, sapeva di poter contare su di me e viceversa”.
Anni spensierati quelli per Mahlknecht assieme a Sinner, con il quale dovette “separarsi” in anticipo in concomitanza con l’ascesa sportiva del ragazzo di San Candido. “Sono stato suo compagno dalla seconda alla quarta perché Sinner, l’ultimo anno, non lo ha frequentato a Bolzano. I suoi appuntamenti sportivi, infatti, non gli permettevano più di conciliare i due impegni. Ha fatto molti sacrifici per proseguire il proprio percorso di studi ma, ad un certo punto, non è più riuscito a proseguire con la scuola a Bolzano”.
Una qualità che ha sempre contraddistinto Sinner fin da giovane è la sua totale abnegazione nelle cose che fa, assieme alla sua disponibilità al sacrificio. “Lui è di Sesto Pusteria, un paese che dista quasi due ore da Bolzano. La mattina, per arrivare in orario a scuola, prendeva con il treno prima delle 5. E faceva ritorno a casa in serata, dopo le 19. Insomma partiva e tornava da Sesto Pusteria con il buio. Eppure non l’ho mai sentito lamentarsi. Passava moltissimo tempo sul treno e sulla corriera. Ma, essendo una persona capace di adattarsi, utilizzava questo tempo per studiare”.
Un predestinato sì, ma non per caso secondo Mahlknecht. “Devo ammettere che ha sempre avuto la stoffa del campione. Mi ricordo che un giorno, una nostra compagna di classe ha trovato una sua pallina da tennis e gli ha chiesto di autografarla, confessandogli che un giorno, quando sarebbe diventato famoso, l’avrebbe messa in vendita online. Questo perché Jannik, già durante le superiori, aveva qualcosa di speciale ed è per questa ragione che sono convinto possa diventare il numero uno al mondo“.
La passione per lo sci li accomuna, anche se non sono mai riusciti a sciare insieme. “No, non ho mai avuto questa fortuna. Così come non l’ho mai sfidato a tennis. Un giorno mi disse che tra il tennis e lo sci scelse il primo, non perché lo appassionava di più, ma perché il tennis, a differenza dello sci, poteva essere praticato durante tutto l’anno. Per fortuna ha fatto questa scelta, altrimenti non sarebbe diventato il campione che è in questo momento“.
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