domenica 6 marzo 2022

35..♥ღ♥ DAL MIO DIARIO:..”Ciao Anima mia..posso raccontarti una favola?


 "Il cielo era stellato, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva se sotto un cielo così potessero vivere uomini senza pace."

(Fëdor Dostoevskij)


dedico queste parole..queste note
a tutti quei popoli oppressi da invasori senza scrupoli...
a noi Italiani che in una epoca, che pensavamo oramai superata,
abbiamo sofferto un invasore brutale
al quale abbiamo risposto con tutte le nostre forze..
al popolo ucraino,
al popolo russo, che in qualche modo ha una gabbia dalla quale difficile uscire,
a tutti quei popoli che si sono visti togliere dignità
ma non il coraggio
..siamo in Guerra..una guerra non solo di bombe
ma anche di valori e prospettive
è una Guerra di civiltà..
essere liberi con tutte le nostre contraddizioni
o voler sottostare per paura ad essere per sempre ingabbiati e perdere la dignità.
..la Pace è un messaggio di vita ma bisogna conquistarla a qualunque costo..
se a noi Italiani e non solo, non fossero venuti in soccorso militare le forze alleate a quest'ora avremmo uno status ben diverso..
ricordatelo sempre
Il cantautore britannico ha interpretato “Russians”, brano del 1985 in cui si scagliava contro la Guerra fredda.
La musica è basata su Lieutenant Kije Suite, Op. 60 (part II "Song") di Sergei Prokofiev
Una risposta di Sting al famoso argomento usato durante la guerra fredda secondo cui le armi nucleari erano necessarie all'occidente come deterrente alla minaccia sovietica.
La risposta ("E se anche i russi amassero i loro figli?") è ovviamente provocatoria e vuole sottolineare che anche dall'altra parte la paura di una guerra nucleare era la stessa.
"Oppenheimer's deadly toy" (il giocattolo di morte di Oppenheimer) è la bomba atomica della quale il fisico statunitense Robert Oppenheimer è considerato uno dei padri. Dopo la guerra Oppenheimer divenne un fiero oppositore dell'utilizzo delle armi nucleari.
“Ho cantato solo raramente questa canzone nei molti anni trascorsi da quando è stata scritta, perché non avrei mai pensato che sarebbe stata di nuovo rilevante”, ha scritto Sting. “Ma, alla luce della sanguinosa e tristemente sbagliata decisione di un uomo di invadere un vicino pacifico e non minaccioso, la canzone è, ancora una volta, un appello alla nostra comune umanità”. La dedica del cantante è “per i coraggiosi ucraini che combattono contro questa brutale tirannia e anche per i molti russi che protestano contro questo oltraggio nonostante la minaccia di arresto e imprigionamento. Noi, tutti noi, amiamo i nostri figli. Fermate la guerra”.
In Europe and America, there's a growing feeling of hysteria
In Europa e in America, c'è un crescente senso di isteria
Conditioned to respond to all the threats
Condizionato a rispondere a tutte le minacce
In the rhetorical speeches of the Soviets
Nei discorsi retorici dei sovietici
Mr. Krushchev said we will bury you
Mr. Krusciov ha detto ci seppellirà
I don't subscribe to this point of view
Io non condivido questo punto di vista
It would be such an ignorant thing to do
Sarebbe una cosa così ignorante da fare
If the Russian love their children too
Se il russo amano i loro figli troppo
How can I save my little boy from Oppenheimer's deadly toy
Come posso salvare il mio bambino da giocattolo mortale di Oppenheimer
There is no monopoly of common sense
Non vi è alcun monopolio del buon senso
On either side of the political fence
Su entrambi i lati della barricata politica
We share the same biology
Condividiamo la stessa biologia
Regardless of ideology
Indipendentemente dell'ideologia
Believe me when I say to you
Credetemi quando vi dico:
I hope the Russians love their children too
Spero che i russi amano i loro figli troppo
There is no historical precedent
Non vi è alcun precedente storico
To put the words in the mouth of the president
Per mettere le parole in bocca del presidente
There's no such thing as a winnable war
Non c'è cosa come una guerra può vincere
It's a lie we don't believe anymore
E 'una bugia che non crediamo più
Mr. Reagan says we will protect you
Il signor Reagan dice proteggeremo voi
I don't subscribe to this point of view
Io non condivido questo punto di vista
Believe me when I say to you
Credetemi quando vi dico:
I hope the Russians love their children too
Spero che i russi amano i loro figli troppo
We share the same biology
Condividiamo la stessa biologia
Regardless of ideology
Indipendentemente dell'ideologia
What might save us me and you
Che cosa ci potrebbe salvare me e te
Is that the Russians love their children too
È che i russi amano i loro figli troppo


“Dove le parole non arrivano... la musica parla.”
"Where words fail ... the music speaks.



Karen Shragg - Pensa come un albero
Pensa come un albero,
sii pronto per ogni stagione,
dai riparo ai viandanti,
resisti a un periodo freddo,
e rinasci al primo segnale di primavera.




"Lloyd, mi sento naufragare in questi giorni tempestosi"
"Cerchi di trovare un pensiero leggero a cui aggrapparsi, sir"
"Ma non sarebbe meglio cercare di andare lontano da qui?"
"A volte bisogna accontentarsi di stare a galla e conservare le forze, sir"
"Conservarle per cosa?"
"Per non andare alla deriva quando le acque si calmeranno, sir"
"Tornerà il sole. Vero, Lloyd?"
"E quando tornerà, vedremo nuove terre inesplorate, sir"


Potremmo volare così in alto
Lascia che i nostri spiriti non muoiano mai
Nel mio cuore sento che siete tutti miei fratelli
Crea un mondo senza paura
Insieme piangiamo lacrime di felicità
Guarda le nazioni trasformare le loro spade in vomeri da aratro
Potremmo davvero arrivarci
Se ti importasse abbastanza dei vivi
Fai un po' di spazio
Per creare un posto migliore



Quante strade deve percorrere un uomo
Prima di chiamarlo uomo?
Quanti mari deve navigare una colomba bianca
Prima che dorma nella sabbia?
Sì e quante volte devono volare le palle di cannone
Prima che vengano banditi per sempre?
La risposta, amico mio, è soffiare nel vento
La risposta è soffiare nel vento
Si e quanti anni deve esistere una montagna
Prima che venga lavato al mare?
E per quanti anni può esistere certa gente
Prima che gli sia permesso di essere liberi?
Si e quante volte un uomo può girare la testa
E far finta che semplicemente non veda?
La risposta, amico mio, è soffiare nel vento
La risposta è soffiare nel vento
Sì, e quante volte un uomo deve alzare lo sguardo
Prima che possa vedere il cielo?
E quante orecchie deve avere un uomo
Prima che possa sentire la gente piangere?
Sì, e quanti morti ci vorranno finché non lo sa
Che sono morte troppe persone?
La risposta, amico mio, è soffiare nel vento
La risposta è soffiare nel vento


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"Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell'anima! ... ."
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche


Non c'è risata più bella di quella che nasce complice di uno sguardo tra due veri amici.
There is no more beautiful laugh than that which is born an accomplice of a look between two true friends.



Sembrava che avessero intorno una bolla invisibile nella quale nessuno poteva entrare a meno che non lo volessero loro.



..in questi giorni fermare gli attimi
con una foto rubata
è lo sguardo sul Mondo..
è una emozione catturata..l'attimo di momento
l'attimo di una vita...
e afferrare quell'attimo vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.
..in these days, stop the moments
with a stolen photo
is the look on the world ..
it is an emotion captured .. the moment of a moment
the moment of a lifetime ...
and grasping that moment means aligning the head, the eye and the heart. It is a way of life.
good morning friends💞


..in questi giorni fermare gli attimi
con una foto rubata
è lo sguardo sul Mondo..
è una emozione catturata..l'attimo di momento
l'attimo di una vita...
e afferrare quell'attimo vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.
..in these days, stop the moments
with a stolen photo
is the look on the world ..
it is an emotion captured .. the moment of a moment
the moment of a lifetime ...
and grasping that moment means aligning the head, the eye and the heart. It is a way of life.


L’occhio dovrebbe imparare ad ascoltare prima di guardare.

“Ogni guerra è un sintomo del fallimento dell'uomo come animale pensante.”
John Steinbeck (1902-1968), C'era una volta una guerra, 1958

. È spuntato il giallo del sole e mi ha stretto nel suo respiro e mi ha condotto insieme a tutte le foglie e i fiori nel prato più luminoso. Come stavo bene, come rideva il corpo nella luce dorata dell'invisibile

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stasera un abbraccio da tutte e a tutte le donne...
ma anche a tutti gli uomini..
..leggere una pagina di un libro non è solo sfogliar pagina
è sfogliar vite vissute
sentimento intimo e condiviso
sentirsi"persone universali nel sentimento bello della considerazione dell'essere umano..
condividerne i passaggi, le sconfitte e le vittorie.
parteciparsi come persone senza distinzione ne pregiudizio
ne violenza..
essere donne è essere persone
essere uomini è essere persone..
le differenze vengono create da intelligenze contorte e distorte..
un abbraccio dalla Musa..
Una poesia di Wisława Szymborska
senza tempo né luogo, che entra dentro come la lama di un coltello. e la dedico a tutte le donne e a tutti gli uomini..
perchè sono persone uguali nel voler un Mondo più giusto..
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Se provassimo a sostituirne il titolo con "Ucraina", il significato rimarrebbe inalterato.
Questo 8 marzo voglio dedicarlo alle donne ucraine in fuga sotto i bombardamenti, costrette a lasciare le loro case, per mettere in salvo i bambini con ogni mezzo, alle donne ucraine che ricevono in custodia bambini sconosciuti da altri genitori, pronti a combattere per la pace nel loro Paese, alle donne ucraine che invece non possono abbandonare le loro abitazioni perché madri di figli disabili, intrasportabili, che rimangono esposte ai missili e alle bombe, alle donne ucraine vittime di stupri e sevizie di guerra.
Ma voglio dedicarlo anche alle donne russe che, come Yelena Osipova a ottant'anni, sfidano gli arresti e scendono in piazza a manifestare contro la guerra, o che, come la direttrice del teatro statale di Mosca, Elena Kovalskaya, abbandonano il proprio incarico in segno di protesta.
Fragili e delicate all'esterno, nascondono all'interno forza e vitalità, come le mimose.
Le donne non presenziano alle trattative di guerra, ma è un dato di fatto che continuino ad essere ovunque la si subisce, opponendosi con amore, resilienza, coraggio e speranza.
(Vietnam, Wisława Szymborska)
tonight a hug from all and all women ...
but also to all men ..
.. reading a page of a book is not just turning the page
is leafing through lived lives
intimate and shared feeling
to feel "universal people in the beautiful feeling of the consideration of the human being ..
share the steps, the defeats and the victories.
participate as people without distinction or prejudice
no violence ..
to be a woman is to be a person
to be men is to be people ..
differences are created by twisted and distorted intelligences ..
a hug from the Muse ..
A poem by Wisława Szymborska
without time or place, which enters inside like the blade of a knife. and I dedicate it to all women and men ..
because they are equal people in wanting a fairer world ..
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If we tried to replace its title with "Ukraine", the meaning would remain the same.
This March 8 I want to dedicate it to Ukrainian women fleeing under the bombings, forced to leave their homes, to save the children by any means, to Ukrainian women who receive unknown children from other parents in custody, ready to fight for peace. in their country, to Ukrainian women who, on the other hand, cannot leave their homes because they are mothers of disabled, intractable children, who remain exposed to missiles and bombs, to Ukrainian women who are victims of rape and torture of war.
But I also want to dedicate it to Russian women who, like Yelena Osipova at the age of eighty, defy arrests and take to the streets to demonstrate against the war, or who, like the director of the Moscow State Theater, Elena Kovalskaya, leave their position in protest sign.
Fragile and delicate on the outside, they hide strength and vitality inside, like mimosas.
Women do not attend war negotiations, but it is a fact that they continue to be wherever they suffer, opposing with love, resilience, courage and hope.
(Vietnam, Wisława Szymborska)





"Le donne sono straordinarie, Lloyd"
"Non sempre, sir"
"Beh, di sicuro sono delle gran combattenti, forti, incrollabili"
"Spesso sì ma ogni tanto no, sir"
"Stai forse dicendo che le donne sono esattamente uguali a tutte le altre persone, Lloyd?"
"In realtà sto chiedendo come mai debbano ancora lottare per farlo capire, sir"
"Che sia un otto marzo privo di aggettivi inutili, Lloyd"
"E ricco di pensieri concreti, sir"

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Buongiorno anime belle💞
"Le Donne da sempre sostengono l'altra parte del Cielo"
Onore alle donne ucraine onore a tutte le donne di questo nostro Mondo così ferito e tormentato
Un eroe un personaggio principale
è di una storia o di un’avventura
fuori dal comune, ma le donne
ucraine non sono tali perché sono
persone come tante altre
che, senza clamore né ambizioni
o egoismi fini a se stessi,
in silenzio partecipano accanto
degli uomini per difendere la libertà
di autodeterminazione del proprio
paese. Non hanno paura di mettere
in pericolo le loro vite per difendersi
dai censori e sistemi di sorveglianza
che costringono a sottostare a chi
ha il potere, abrogando
la libertà del popolo di autogestirsi,
di obiettare, di pensare, di parlare
nel modo ritenuto più opportuno.
Certo la guerra non appartiene alla storia
della donna, ma oggi con il loro coraggio
invitano l’umanità a mettersi
al loro fianco perché il loro
sacrificio non venga mai dimenticato.
Allora ne parlo:
dell’occhio verde di un demone in un cielo dai colori vivaci.
Un occhio che sbircia dal sonno di un bimbo.
L’occhio di un emarginato che la paura con l’entusiasmo rimpiazza.
Tutto è iniziato con la musica,
con le cicatrici lasciate dalle canzoni
sentite con gli altri bambini nei matrimoni d’autunno
Gli adulti che facevano musica.
Definizione dell’età adulta: la capacità di suonare
Come se apparisse nella voce una qualche nota nuova,
responsabile della felicità,
come fosse innato questo talento negli uomini:
poter essere sia cacciatore che cantante.
La musica è il respiro caramellato delle donne,
l’odore di tabacco sui capelli di uomini cupi
che tirano fuori il coltello per combattere il demone
che ha appena rovinato il matrimonio.
Musica che oltrepassa il muro del cimitero.
Fiori che crescono dalle tasche delle donne,
scolaretti che sbirciano nelle camere mortuarie.
I sentieri più battuti conducono al cimitero e all’acqua.
Nella terra ci nascondi solo le cose più preziose –
l’arma che matura con l’ira,
i cuori di porcellana dei genitori con il loro scampanellio
da coro scolastico.
Certo che ne parlo
degli strumenti a fiato dell’ansia,
della cerimonia di nozze, memorabile
quanto l’entrata a Gerusalemme.
Riponi sotto il tuo cuore
il ritmo da salmo spezzato dalla pioggia
.
Uomini che ballano così come spengono
gli incendi delle steppe con gli stivali.
Donne che si aggrappano ai loro uomini mentre danzano
come se non volessero lasciarli andare in guerra.
Ucraina orientale, fine del secondo millennio.
Il mondo è pieno di musica e di fuoco.
Nell’oscurità pesci volanti e animali cantanti danno voce.
Nel frattempo, quasi tutti quelli che si sono sposati allora sono morti.
Nel frattempo sono morti i genitori di persone della mia età.
Nel frattempo, la maggior parte degli eroi è morta.
Il cielo si apre, amaro come nelle novelle di Gogol.
Echeggiando, il canto di chi miete.
Echeggiando, la musica di chi porta via i sassi dal campo.
Echeggiando, non si ferma.
Serhyi Zhadan è uno dei poeti e romanzieri più famosi dell’Ucraina,





"Oy Khodyt Son Kolo Vikon" (Il sogno passa davanti alla finestra). È uno dei testi più antichi dell Ucraina, una ninna nanna in cui il sogno chiede al sonno dove possono riposare e il sonno risponde nella casa calda dove canteranno per cullare un bimbo. Il pezzo avrebbe - ha rivelato la cantautrice - ispirato Gershwin per la melodia di Summertime.
È ancora più importante, in momenti come questi, quando un popolo paga per i giochi delle grandi potenze, la condivisione con le culture altre. Ognuno di noi dovrebbe provare a farlo, perché nel nostro piccolo l’incontro, la mescolanza, lo spazio lasciato all’altro sono la chiave della felicità. E non importa dove tu vada, si piò viaggiare anche da fermi. Anche semplicemente ascoltando una canzone come questa.


“Un sorriso è felicità, due sorrisi sono complicità.”💞


FIGLI DI UN DIO MINORE
in onore ad un attore fantastico ..in onore a tutti noi..
Di cosa parla questo libro, ed il film e le varie versioni teatrali da esso tratto, ce lo dice direttamente la protagonista, una ragazza sordomuta:
“…il mio cervello capisce molte cose, e i miei occhi sono le mie orecchie.
Le mie mani sono la mia voce e la mia lingua.
Il mio modo di esprimermi, la mia capacità di comunicare, sono notevoli quanto i vostri. Forse di più, perché io posso comunicarvi con un’immagine un’idea più complessa di quella che voi potreste spiegarvi reciprocamente con cinquanta parole…”
Almeno per sentito dire, questo titolo, questa definizione: “Figli di un Dio minore”, è entrato nell'uso comune, ma non tutti ne conoscono la genesi.
Sicuramente la conoscono tutte le persone sordomute: “Figli di un dio minore”, libro e film, è stata il punto più alto dell’orbita raggiunto dal pianeta delle persone diminuite nell'udito e nella parola.
Nei primi anni ’80, dopo l’exploit seguito al successo di critica e di pubblico registrato dal film, non si è mai più discusso così a lungo e diffusamente, in pubblico ed in privato, sui sordi, sull'essere sordi, sulla lingua dei segni, sulla sordità: definizioni, modalità di insorgenza, piani operativi di recupero, welfare apposito, leggi ad hoc.
I sordi erano l’attualità, erano trendy, erano l’argomento di discussione perenne, sui giornali ed in tv, dovunque si parlava di sordi.
Non so quanti degli stessi sordi in effetti conoscono il romanzo, in realtà è un testo teatrale, a firma di Mark Medoff, edito nel 1980: devo dire che sarebbe rimasto un testo sconosciuto ai più, relegato nel giro delle compagnie teatrali dei circuiti underground, nei tour artistici – culturali d’avanguardia americani, non fosse stato per l’apoteosi succeduta al successo del film.
Perché è un libro tosto, difficile da leggere, da digerire.
Parla di sordi, parla della difficile condizione di sordo, parla di come sia arduo per il sordo recuperare la propria autonomia, realizzare la propria personalità, ritrovare la propria identità di persona.
L’input primitivo, il punto iniziale, la linea di partenza, è data dalla fiducia in sé stessi, dal proprio livello di autostima, dalla cieca e ostinata ricerca di un equilibrio interiore, che permetta di spiccare non dico il volo, ma almeno superare con un balzo iniziale la palude, il divario tra la condizione negletta, svantaggiata, arretrata di partenza, per approdare felicemente su una lingua di solida terra sotto i piedi.
La società linguistica dominante invece non solo non agevola, ma in nome di un pregiudizio tanto infondato quanto diffuso, aizza la disistima nel sordo, potenzia le barriere comunicative anziché allentarle, è mono comunicativa e mono culturale, cieca e sorda ad ogni lasciapassare, rafforza gli ostacoli sul cammino dei sordi.
Non costruisce ponti, non agevola il traffico per i sordi, ma blocca, devia, obbliga su percorsi considerati a priori gli unici adeguati alla condizione di sordo.
I sordi li lascia indietro.
I sordi non li reputa all’altezza, anzi peggio, i sordi sono definiti minorati mentali, tout court, e quindi un fastidio, più da assistere, tollerare e tenere a bada, che supportare all'integrazione.
Libro e film, insieme, sono stati un testo miliare, una tappa fondamentale nel cammino dei sordi di tutto il mondo verso l’autonomia, hanno incentivato all'autostima, hanno spronato i sordi a credere maggiormente in sé stessi, sono stati la “madre” di tutti i libri e di tutti i film a seguire sulla condizione sorda.
Il film tratto dal libro, poi, è un vero e proprio cult per la generazione sorda a cui io stesso appartengo.
Per quelli della mia generazione, all’epoca dell’uscita del film baldi 20nni o poco più, costretti nelle scuole dirette ai fini speciali per sordomuti, alcuni di questi poco più di ghetti, se non veri e propri lager e luoghi di tortura, dolore e sfruttamento, poco istruiti per non dire del tutto ignoranti, costretti spesso a ripetere a sproposito gli anni delle scuole dell’obbligo, “Figli di un Dio minore” è stato il riscatto, la rivalsa, la vendetta covata per decenni e mai pienamente realizzata, è stata la rinascita, la resurrezione, l’idea stessa di riabilitazione completa del nostro onore e della nostra intelligenza, mortificata, calpestata ed umiliata dall'inizio della nostra storia.
Il testo in sé si riduce ad una tenera, delicata e “diversa” storia d’amore tra il professore udente di un liceo per sordi James Leeds, interpretato sullo schermo da William Hurt, e la ragazza sorda Sarah Norman, sempre sullo schermo magistralmente interpretata da Marlee Matlin, attrice sorda per davvero e non per finta.
Sarah, pur essendo dotata di intelligenza e capacità “normali”, si occupa delle pulizie, è relegata, e con il proprio avallo, in un ruolo inferiore, umile, dimesso, anche se con la sua intelligenza e preparazione potrebbe aspirare a ben altro.
Le hanno inculcato a forza il concetto che una persona sorda semplicemente “non può” e basta, per definizione.
Il professore si accorge delle “normali “potenzialità della ragazza, ne intuisce la ritrosia ad evidenziarle perché da sempre le è stata negata la validità della sua intelligenza, a cominciare dalla sua stessa famiglia. Sarà l’amore sorto tra i due, la dedizione sincera del suo compagno, a darle la forza di credere maggiormente in sé stessa e nelle sue capacità, e di estrinsecare al meglio le sue notevoli possibilità: perché in fondo la ragazza sa benissimo qual è la verità, e lo dice chiaro.
La ragazza ha capito perfettamente tutto: sa che i meno fortunati che sono stati, per così dire, creati male, da un Dio meno capace, sono in realtà tutti gli ignoranti di questo mondo, udenti e sordi insieme, arrogantemente chiusi nella bolla della propria ottusità.
Sono loro i veri emarginati, trattati peggio degli altri perché considerati diversi, inferiori, meno degni degli altri. I sordi, invece, sono costretti ad “ignorare”, ed è ben diverso, non è una loro scelta.
Riesce davvero difficile separare il testo di Mark Medoff dal film omonimo, come è sempre impossibile non accostare il romanzo “Via col vento” di Margareth Mitchell con il film omonimo della coppia Clark Gable-Vivien Leigh
Con questa interpretazione, la splendida attrice sorda Marlee Matlin vinse l’oscar, l’oscar di Hollywood, quello vero, quello degli udenti, e divenne un simbolo, l’icona mondiale dell’orgoglio sordo.
Tutti noi sordi, maschi o femmine, ci innamorammo di lei, ci rivedemmo in lei, con tutto il rispetto affermo qui e ora che per i sordi di tutto il mondo ha fatto molto più Marlee Matlin che tanti altri.
Ed infine, me lo chiedo spesso: noi sordi siamo ancora figli di un Dio minore?
Questo Dio si è deciso a crescere e a diventare maggiore, o siamo almeno cresciuti noi, affrancandoci dalla sua, a volte ingombrante, presenza?
Personalmente, mi rispondo così: se solo lo vogliamo, noi sordi non abbiamo bisogno di alcun Dio.
E lo affermo con il massimo rispetto del sentimento religioso di tutti.
...artista sordomuto..
Bruno Izzo..

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– Che bel regalo.– Non capisco. Non c’è la scatola! E nemmeno il nastro con il fiocco!–
Jack, la scatola e i nastri non c’entrano.
È il contenuto che conta!–
No, Sora! Quel che conta, ciò che è davvero speciale, è il gesto di fare un dono.
Desiderare nel profondo del cuore di fare felice qualcuno.
Kingdom Hearts II
buongiorno anime belle💞
- What a nice gift. - I don't understand. There is no box! Nor the ribbon with the bow! -
Jack, the box and the tapes don't matter.
It's the content that matters! -
No, Sora! What matters, what is truly special, is the gesture of making a gift.
Deeply wanting to make someone happy.
Kingdom Hearts II
good morning beautiful souls


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Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia,
é che l’uomo dalla storia
non ha imparato niente.
Hegel
...mi addolora una certa avversità per un popolo che stà lottando per la sua libertà
per molti ancora non è ben chiaro del pericolo che corriamo...
c'è uno Stato aggredito e c'è qualcuno(non un popolo)
che lo vuole distruggere...con ogni mezzo..
le divergenze non si placano con le aggressioni militari..
in qualsiasi parte del Mondo..
voglio comunque credere sempre
nel buongiorno oltre tutto e tutti


Mosca..
Il Clemino chiede spiegazioni all'esercito sul bombardamento ospedale di Mariupol..
dichiarazione di ammissione di colpevolezza..
..risposta a quanti da più parti in queste ore mettono persino in dubbio sull'attacco di Mosca all'ospedale..
dando credito ad un possibile attacco ucraino al loro stesso popolo..
.deprorevoli entrambi
i primi perchè hanno dimostrato,e non oggi, il loro modo di fare e archittettare guerre,
i secondi, quelli che riescono persino a speculare sui morti, che non si sà bene per quale spirito di intenti non vogliono pensare che un signore come Putin sia dalla parte del torto..
..io credo che quando ci sono aggressioni con le armi..da ogni parte provengano
la ragionevolezza degli intelletti si è presa una lunga pausa di riflessione..
dobbiamo recuperare tutti il senso della ragionevolezza..
altrimenti veramente spero che arrivi il Diluvio Universale..

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UCRAINA: Storia di Odessa, porto franco italiano sul mar Nero
Non tutti sanno che nell’Ottocento è esistita una sorta di Hong Kong dal tricolore italiano sul mar Nero. Si tratta del grande porto commerciale zarista, oggi ucraino, di Odessa, che deve la sua fondazione all’intraprendenza tutta italiana, o meglio di un gruppo di originari del Regno delle Due Sicilie.
Odessa, detta anche la “Perla del mar Nero”, è la capitale marittima dell’Ucraina, nonché una destinazione turistica molto gettonata per le spiagge, la gastronomia, la vita notturna e il patrimonio artistico. Già nell’architettura della città è possibile riconoscere lo stile del barocco italiano. Ma negli anni successivi alla sua fondazione (1794), anche le insegne dei negozi e i nomi delle vie erano in lingua italiana. Andiamo però per ordine.
La fondazione
Alla fine del Settecento, nel corso di una delle tante guerre perpetrate contro l’Impero ottomano, gli zar si impadronirono delle sponde settentrionali del mar Nero, trovandovi un territorio in larga parte disabitato. Un giovane nobile napoletano di nome José De Ribas, ufficiale al servizio di Caterina la Grande, nonché suo amante (uno dei tanti), conquistò nella zona un forte turco (Khadjibey) che dominava una baia naturale. Poiché non c’erano porti russi sul mar Nero, l’ammiraglio De Ribas, figlio del console spagnolo di Napoli, propose alla sovrana di edificare qui un grande porto commerciale. L’iniziativa era di grande valore strategico: un porto sul mar Nero non sarebbe mai stato bloccato dal ghiaccio durante l’inverno, a differenza di quelli sul mar Baltico.
Il 2 settembre 1794 Caterina la Grande sancì così la fondazione della città con decreto imperiale. Il nome di Odessa fu scelto da De Ribas, su ispirazione del nome di una antica colonia greca sul Mar Nero (Odessos) e della leggenda del viaggio di Ulisse (Odysseus).
Identificato un nome e un luogo, non restava che edificare una città da zero. Mancavano tuttavia gli abitanti e, soprattutto, del personale qualificato per le attività del porto. De Ribas invitò dunque armatori, commercianti, tecnici, artisti e artigiani italiani, perlopiù dal Regno delle Due Sicilie, che diventarono presto la prima classe dirigente della nuova cittadina.
Una città a guida italiana
Nel 1797 si contavano a Odessa circa 800 italiani, pari al 10% della popolazione totale. I primi negozi (pasticcerie, panetterie, farmacie, cantine), così come la gestione del porto furono all’inizio un monopolio italiano. I contratti marittimi venivano siglati in italiano, preso a lingua franca. Anche il primo libro stampato in città fu in italiano, presso l’unica tipografia, gestita a sua volta da un italiano.
Non solo il governatore De Ribas, che morì nel 1800 (il suo ritratto si trova oggi presso il Museo d’arte occidentale e orientale di Odessa), ma anche i vertici dell’amministrazione cittadina erano italiani. Tra i connazionali che visitarono Odessa ci fu persino il giovane Giuseppe Garibaldi, a quel tempo capitano di un mercantile che collegava questo porto pontico con Genova e Marsiglia.
Il tramonto dell’animo italiano della città
Gli italiani rimasero una comunità influente nel corso di tutto l’Ottocento, ma il loro peso venne gradualmente ridimensionato dall’arrivo di nuovi immigrati tedeschi e austriaci (invitati da Caterina II, anche lei tedesca di nascita, con generosi incentivi), seguiti a ruota da francesi, greci e numerosi ebrei provenienti da tutta la Russia, attratti da un clima di maggiore tolleranza nei loro confronti. Queste comunità mantenevano le loro tradizioni, creando anche associazioni culturali importanti da un punto di vista storico.
I greci ebbero a Odessa la loro carboneria (Filiki Eteria), che pianificò e finanziò la lotta per l’indipendenza della Grecia dal dominio ottomano. Gli ebrei vi crearono un centro culturale sionista con cui finanziarono l’acquisto di terreni in Palestina per costruire villaggi e università del futuro Stato d’Israele.
Questo melting pot di nazionalità andò a formare la città economicamente più dinamica dell’Impero russo, grazie anche al regime di “porto franco” (e annesse esenzioni fiscali). La città si distingueva non solo per l’attività del porto, ma anche per i suoi primi impianti industriali. A Odessa si producevano lo champagne, la birra e il cognac, che venivano distribuiti in tutta la Russia e anche all’estero. Lo scrittore Mark Twain visitò Odessa nel 1867, durante la prima crociera di lusso transatlantica della storia, e fu talmente impressionato dalla sua industriosità, che gli sembrò di trovarsi tutt’al più in una città americana.
Fino alla rivoluzione bolscevica, Odessa fu anche la città più moderna e innovativa dell’Impero russo, grazie alle sue intense relazioni commerciali con l’Europa. Infatti, fu a Odessa che apparve la prima macchina con motore a scoppio, il primo tram elettrico e volò il primo aereo. L’Odessa British Athletic Club vinse anche il campionato di calcio di tutte le Russie grazie ai giocatori inglesi residenti in città.
Tracce architettoniche
Di questo passato rimane traccia soprattutto nell’architettura. La celeberrima scalinata Potëmkin (immortalata dal film di Ejzenštejn) e diversi palazzi furono realizzati dall’architetto Boffo, mentre il teatro dell’Opera fu realizzato dal collega Bernardazzi. Un percorso urbanistico che ricorda da vicino quello intrapreso da San Pietroburgo a suo tempo con altri architetti italiani.
L’ultimo grande imprenditore di Odessa, prima della sovietizzazione della città fu anch’esso italiano, di origini siciliane: Arturo Anatra, proprietario della più grande compagnia di spedizioni marittime del mar Nero, fondatore di una delle più grandi fabbriche di aerei della Russia zarista e dell’Odessa Aero Club. Fu un grande mecenate di istituzioni culturali. Purtroppo, dovette fuggire all’arrivo dei bolscevichi, che distrussero le sue fabbriche e dissacrarono la sua tomba di famiglia.
Nell’Unione Sovietica la comunità italiana si ridusse, assimilandosi. Oggi, la sua storia si trova non solo impressa nell’architettura, ma anche nella memoria degli abitanti di Odessa, che sono considerati la popolazione più aperta, ironica e raffinata d’Ucraina, anche grazie all’influenza italiana.
Il Teatro dell’Opera di Odessa, che nell’Ottocento rivaleggiava con il Marinskij di San Pietroburgo e il Bol’šoj di Mosca, offre tuttora un repertorio prevalentemente di compositori italiani.
Odessa città napoletana, dove l’italiano era lingua ufficiale
Nel 1794, Giuseppe De Ribas, nato a Napoli da un nobile spagnolo al servizio dei Borboni, fondò la città di Odessa, in Ucraina, organizzandone il porto, la flotta e il commercio, rendendola una città importante per il Mar Nero e il Mediterraneo.
Al posto di Odessa “città leggendaria”, come la definisce Charles King, docente di Affari internazionali della Georgetown University di Washinghton, nel suo recente libro Odessa (Einaudi 2014), sorgeva un villaggio, Khadjber, abitato dai tatari. De Ribas entrò in contatto con questo lembo di terra quasi fortuitamente, in quanto Ufficiale di collegamento al servizio dell’Ammiraglio Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, principe e amante dell’imperatrice Caterina, il cui obiettivo, dopo la sconfitta dell’impero ottomano, era di estendere verso ovest il grande impero russo.
De Ribas ribattezzò il villaggio Odesso, in omaggio alla vecchia colonia greca che si estendeva sulla costa. Luogo di incontro tra la civiltà orientale e quella occidentale, multiculturale per la sua stessa natura geografica, situata alla foce di grandi fiumi, tra cui il Danubio, divenne presto il cuore pulsante dell’impero meridionale della zarina Caterina, la quale per la sua stessa forza ed importanza geo-strategica ribattezzò il villaggio al femminile, Odessa.
Ben presto, ad Odessa si costituì una colonia italiana, che nel 1850 contava circa tremila di abitanti, quasi tutti di origine meridionale. Rilevante fu il contributo che questa comunità diede alla fondazione, allo sviluppo e all’economia dell’impero russo. L’italiano rimase lingua ufficiale dell’attività economica della città. Cartelli stradali, passaporti, liste dei prezzi erano scritti in italiano, e la comunità italiana diede un grande contributo alla cultura della città alle porte del Mar Nero, soprattutto nell’ambito dell’architettura. Il napoletano Francesco Frapolli fu nominato architetto ufficiale della città da Richelieu, nel 1804 e fu lui a progettare la monumentale Opera di Odessa e la famosa Chiesa della Trinità.
La famosa canzone O’ sole mio fu scritta e composta ad Odessa da Giovanni Capurro e Eduardo Di Capua che in quel tempo si trovava nella città russa. La musica si ispirò ad una bellissima alba sul Mar Nero e dedicata alla nobildonna oleggese Anna Maria Vignati Mazza. Il brano non ebbe immediato successo a Napoli, salvo poi diventare famosa sulle sponde del Mar Nero e da lì divenire canzone patrimonio della musica mondiale.
Inoltre, grandi attori teatrali come Tommaso Salvini, Ernesto Rossi ed Eleonora Duse contribuirono alla formazione dell’Opera di Odessa, facendo della città la più europea e mediterranea dell’impero russo.
Tuttavia, il peso della colonia italiana diminuì progressivamente nella seconda metà dell’Ottocento (nel censimento del 1900 la comunità italiana contava solo 286 unità), ma l’impronta italiana nella città è evidente tutt’oggi.
Odessa, città di frontiera tra est e ovest, in realtà vanta radici nell’Italia meridionale. Ieri come oggi, la costa del Mar Nero rimane una regione di frontiera tra l’Europa occidentale e quella orientale. Ripensare alle radici comuni aiuterebbe a guardarsi con fratellanza e unione.

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Concato in una domenica bestiale..
cantava una giornata spensierata
quel modo di dire "bestiale" come un qualcosa di inaspettato, bello,sorprendente..
oggi ..questa domenica si ritrova a vivere un altro tipo di bestialità..
..nessuna gita al lago ..
solo rumori assordanti di missili
e cavaderi..in riva "a quel lago"...
..oggi poteva essere per molti una giornata veramente piena di freschezza, libertà..sole sul volto e vento nei capelli
ma per quei molti c'è solo il cielo plumbeo e odore acre di dolore...
sotto bombe gluster..(Bombe a grappolo)..messe a bando
ma che la Russia stà usando..
e ci sono prove di uso su tutta l'Ucraina..
Mykolaiv ne è la prova
ci sono immagini e video che ne dimostrano l'uso..

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faccio una premessa...
..per tutti i giornalisti e corrispondenti deceduti sotto le bombe di infami guerre..un abbraccio e gratitudine
e per quelli che stanno scrivendo "che cosa è andato a fare lì ..si è attirato le bombe addosso...hanno fatto bene a colpirlo
dico che sieti dei miserabili omuncoli e fifoni parolai..
meritate sabbie mobili che ingiottano il vostro animo odioso e pochezza umana..
Ucraina, video-reporter americano ucciso dalle forze russe vicino a Kiev
Due suoi colleghi sono rimasti feriti mentre filmavano i profughi in fuga da Irpin. Il capo della polizia: "Cercano di uccidere i giornalisti che mostrano la verità sulle atrocità in Ucraina
Un video-reporter americano, il 51enne Brent Renaud, è stato ucciso dalle forze russe e due suoi colleghi sono rimasti feriti a Irpin, nei sobborghi di Kiev. Lo annunciano le forze di sicurezza ucraine. I giornalisti stavano filmando i profughi in fuga quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud, colpito al collo, è morto sul colpo, mentre i suoi due colleghi sono stati portati in ospedale.
La testimonianza: "Stavamo filmando i profughi in fuga" In un video sui social si può ascoltare la versione di uno dei due giornalisti feriti che descrive come i russi abbiano aperto il fuoco, colpendoli. "Abbiamo attraversato un ponte, stavamo filmando i rifugiati - racconta -. Abbiamo preso un passaggio, qualcuno ci ha offerto di portarci all'altro ponte. Abbiamo attraversato il checkpoint e hanno iniziato a spararci addosso. L'autista ha fatto inversione, hanno continuato a sparare, il mio amico Brent è stato colpito e lasciato indietro. Ho visto che gli hanno sparato al collo, siamo stati separati, poi io sono stato messo sulla barella e portato qui".
Renaud sarebbe caduto sotto i colpi di arma da fuoco sparati dall'esercito russo. A darne l'annuncio, su Facebook, è stato Andriy Nebytov, capo della polizia della regione di Kiev, secondo quanto riporta Ukrinform. "Gli occupanti stanno cinicamente uccidendo anche i giornalisti dei media internazionali che cercano di mostrare la verità sulle atrocità delle truppe russe in Ucraina - scrive sul social media -. Un corrispondente di 51 anni del New York Times è stato ucciso a Irpin".
Il giornalista ucciso non era in missione per il Nyt "Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud. Era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi". Lo scrive il New York Times in un comunicato dopo l'uccisione di Renaud a Irpin. "Anche se aveva collaborato con il Nyt in passato (più recentemente nel 2015) non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano. Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi perché è stato trovato con il tesserino del giornale che gli era stato dato per una missione anni fa", si legge ancora nella nota.
I make a premise ...
.. for all the journalists and correspondents who died under the bombs of infamous wars .. a hug and gratitude
and for those who are writing "what did he go there for ... he drew the bombs on him ... they did well to hit him
I say that you are miserable homunculus and cowardly worders ..
you deserve quicksand that injures your hateful soul and human paucity ..
Ukraine, American video reporter killed by Russian forces near Kiev
Two of his colleagues were injured while filming refugees fleeing Irpin. Police chief: "They try to kill journalists who show the truth about atrocities in Ukraine
An American video reporter, 51-year-old Brent Renaud, was killed by Russian forces and two of his colleagues were wounded in Irpin, in the suburbs of Kiev. Ukrainian security forces announce this. Reporters were filming fleeing refugees when they were caught by gunshots at a checkpoint. Renaud, shot in the neck, died instantly, while his two colleagues were taken to the hospital.
The testimony: "We were filming the refugees on the run" In a video on social media you can hear the version of one of the two wounded journalists describing how the Russians opened fire, hitting them. "We crossed a bridge, we were filming the refugees - he says -. We took a ride, someone offered to take us to the other bridge. We crossed the checkpoint and they started shooting at us. The driver turned around, they continued. to shoot, my friend Brent was shot and left behind. I saw that he was shot in the neck, we were separated, then I was put on the stretcher and brought here. "
Renaud would have fallen under the gunshots fired by the Russian army. The announcement was made on Facebook by Andriy Nebytov, chief of police of the Kiev region, according to Ukrinform. "The occupiers are cynically killing even international media journalists who try to show the truth about the atrocities of Russian troops in Ukraine - he writes on social media -. A 51-year-old New York Times correspondent was killed in Irpin."
The murdered journalist was not on a mission for the NYT "We are deeply saddened by the death of Brent Renaud. He was a talented photographer and director who had collaborated with us in the past years." The New York Times writes it in a statement after the murder of Renaud in Irpin. "Even though he had collaborated with the NYT in the past (most recently in 2015) he was not on a mission to Ukraine for the newspaper. Initial information reports that he was working for us because he was found with the newspaper card he was given for a mission years ago ", reads the note again.

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..il mio abbraccio da cuore a cuore a tutti i miei amici/amiche vicini e lontani..
Esiste un’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà e a volte non puoi cambiare le cose, ma puoi sempre decidere come viverle
..
e le sfide sono ciò che rendono la vita interessante...Superarle è ciò che le dà significato.
buona domenica anime belle...💞

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...vedendo alcune immagini di questa infame guerra
mi sembra di essere "entrata in un libro di storia"..
non come Alice ma come personaggio reale
che ha ancora dentro la memoria ricordi di "quella guerra"
raccontata da mia nonna
e anche da mio padre
un padre conosciuto adulto ma che ha vissuto da bambino quel lontano 1940..
bambino come i tanti bimbi ,79, che sono stati uccisi in Ucraina,
bambino come i tanti bimbi uccisi in guerre infami che forse sentivavamo lontane dal nostro "mondo quotidiano e permissivo"..
bambino che ha visto i nemici in faccia, come mia nonna,
che ha udito le bombe sopra il tetto di casa..
mia nonna e mio nonno sono riusciti a proteggerlo,
come sono riusciti a proteggere se stessi ed altri come loro
che sono stati "rifugiati" nella stessa loro Terra..
io ho capito bene quali siano state le loro sofferenze
o perlomeno ho cercato di immedesimarmi
ma anche io le ho assimilate come cose orami passate e lontane nel tempo,
avvenimenti che sentivo oramai così estranei perchè il nostro benessere di libertà e di dolore sono stati acquisiti e riposti in un cassetto o baule oramai ammuffito che mai più avremmo aperto..
ma qualcosa mi ha riportato a quei racconti ed oggi come non mai,
li ho sentiti vicinissimi
tanto vicini che mi fanno paura...

Quando si lotta contro il momento presente,
in realtà si lotta contro l’intero universo.
e allora
Ascolta la voce del tempo, non sprecarlo
.. voglio prendermi un pò di questo tempo..
mi voglio "ascoltare e voglio ascoltare il tempo altrui"..
mi prenderò tutto il tempo necessario
per mettere un attimo in pausa
il correre di questo tempo..
..il tempo dell'ascolto..
..mi ritiro a "leggere il libro del tempo"...
e comincio da oggi..
..pausa



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“Non siate indifferenti, non omologatevi e stupitevi del male altrui”
non perdete l'umanità e non lasciate prevalere comportamenti e atteggiamenti d'odio verso gli altri.
Liliana Segre
Ed è in basso che si guarda. Nelle strade, nei campi, nei sotterranei. Feriti, morti che ti urtano alla vista. Uomini smarriti, e coscienti
“La guerra è una malvagità –
Lella..
"Do not be indifferent, do not approve and be surprised by the evil of others"
do not lose humanity and do not allow hateful behaviors and attitudes towards others to prevail.
Liliana Segre
And it is below that she looks at herself. In the streets, in the fields, in the basements. Wounded, dead that bump into your sight. Lost and conscious men
"War is evil -
Lella ..
Conosco bene il rumore dei carri armati, perchè mi terrorizzano
Conosco bene le immagini della distruzione,
perchè ne ho viste tante.
Conosco bene il vestito nero di chi uccide..Ma so anche del vestito nero delle madri che piangono i loro figli
perchè succede ancora..
conosco bene i giochi e le promesse dei potenti,
perchè ho aspettato tanto.
conosco bene l'ingiustizia..
perchè ancora è troppo presente..
conosco molto bene cosa vuol dire sognare..
perchè non ho smesso mai di farlo..
I know the sound of tanks well, because they terrify me
I am well acquainted with the images of destruction,
because I've seen so many.
I know well the black dress of those who kill ... but I also know of the black dress of mothers who mourn their children
because it still happens ..
I know well the games and promises of the powerful,
because I've waited so long.
I know injustice well ..
because it is still too present ..
I know very well what it means to dream ..
because I never stopped doing it









Quando Battiato cantò le gesta di “Shakleton”
"Mi sbatte contro le mura del tempo
/Sentinella, sentinella, che vedi?".
Il compositore siciliano colse tutta l'inquietudine, il coraggio e la generosità di quell'avventura, della quale affiorano oggi i resti con il ritrovamento dell'Endurance.
Il brano era “Shakleton” (senza la “c”) che inizia con la voce di Manlio Sgalambro, autore dei testi insieme a Battiato. La musica che introduce il brano è "Plaisir d'amour" di Johann Paul Aegidius Schwarzendorf (1785). L'album è Gommalacca, 1998.
Nella versione originale la canzone è divisa in due parti. La prima intitolata La Storia è il testo di Sgalambro che racconta la famosa spedizione della nave Endurance e del leggendario capitano Shackleton.
La seconda parte è Il Ricordo. Le parole sono in tedesco, firmate da Fleur Jaeggy, collaboratrice di lunga data del cantante, come Sgalambro d'altronde.
Una catastrofe psicocosmica
Mi sbatte contro le mura del tempo
Sentinella, sentinella, che vedi?
Una catastrofe psicocosmica
Contro le mura del tempo
Durante la grande guerra nel Gennaio del 1915
All'estremità settentrionale un forte vento
Spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti
Imprigionando per sempre la nave dell'audace capitano Shakleton
Shakleton
Su un piccolo battello, con due soli compagni
Navigò
Fino a raggiungere la Georgia Australe
Mentre i 22 superstiti dell'isola Elefante
Sopportavano un tremendo inverno
Alla deriva, alla deriva
Verso nord, nordovest
Profondità 370 metri
72° di latitudine est
Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani
Per sopravvivere
Ma il 30 Agosto 1916, il leggendario capitano
Compariva a salvarli con un'altra nave
E' stato ritrovato il relitto dell'Endurance, la nave del Capitano coraggioso cantato da Battiato
La nave si era inabissata 107 anni fa durante una spedizione in Antartide. L'esploratore Ernest Shackleton riuscì a salvare tutto l'equipaggio
E'stato ritrovato dai droni sottomarini, 107 anni dopo l'affondamento, il relitto dell'Endurance, la nave dell'esploratore Ernest Shackleton che si era inabissata nel mar dell'Antartide. Shackleton riuscì a portare in salvo il suo equipaggio nonostante il tragico naufragio.
Il relitto è stato individuato e filmato sul fondo del mare Weddell, a Est dell'Antartide, a oltre 3 chilometri di profondità nelle acque più fredde del pianeta: è in buone condizioni - si vede chiaramente il nome Endurance a poppa - e in posizione verticale. Lo storico ritrovamento è stato annunciato dalla spedizione Endurance22 che ha mostrato anche le prime immagini.
L'Endurance, una nave di legno lunga 144 piedi (circa 44 metri) a tre alberi, fu teatro di una famosissima avventura di sopravvivenza.
L'esploratore Shackleton partì con un equipaggio di 27 persone dall'Inghilterra nel 1914, per attraversare l'Antartide per primo, in piena età eroica dell'esplorazione del Polo Sud.
La spedizione era stata preceduta da quelle del norvegese Roald Amundsen, che nel 1911 fu il primo a raggiungere il polo, e di Robert Falcon Scott, che però morì dopo esserci arrivato. Shackleton non riuscì ad arrivare al Polo, ma riuscì a salvare tutto il suo equipaggio, diventando un eroe in patria.
Varata in Norvegia il 17 dicembre 1912 dai cantieri navali Framnaes Schipyard con il nome di Polaris, la nave era dotato di 3 alberi e di un motore a singola elica che consentiva una velocità media di 10 nodi (circa 19 km/h), progettato per le esplorazioni artiche.
Le sue dimensioni erano di 43,9 m di lunghezza e 7,6 m di larghezza per una stazza di 350 short ton (320 tonnellate).
Costruita per conto di armatori norvegesi che la volevano destinare a nave da crociera nel Mar Glaciale Artico, per problemi economici venne venduta due anni dopo il varo, nel 1914, sottocosto, all'esploratore britannico Shackleton, per l'importo di 11.600 sterline.
Ribattezzata Endurance dal nuovo proprietario, salpò verso l'Antartide il 1º agosto dello stesso anno per iniziare la spedizione trans-antartica imperiale, raggiunse i mari australi dopo 5 mesi di navigazione.
La sua vita tra i ghiacci perenni fu molto breve, infatti rimase bloccata nel pack il 19 gennaio 1915 e dopo alcuni mesi di agonia dovette essere completamente abbandonata dall'equipaggio il 27 ottobre per affondare definitivamente il 21 novembre, dopo ben 281 giorni dall'incagliamento.
Della gloriosa nave riuscirono a sopravvivere solo 3 lance: la Stancomb Willis e la Dudley Docker due cutter a vela e la James Caird classica baleniera lunga sei metri con la quale Ernest Shackleton partendo dall'isola di Elephant percorse 650 miglia nautiche di avventurosa traversata nei mari antartici fino a raggiungere l'isola della Georgia del Sud da dove erano partiti 522 giorni prima, per chiedere soccorso permettendo così di salvare tutto l'equipaggio.
Elephant Island al largo della costa dell’Antartide è diventata famosa per aver ospitato i membri della spedizione Endurance per quattro mesi nel 1916. Shackleton e i suoi uomini arrivarono sull’Isola dopo che la loro nave era stata distrutta dal ghiaccio marino.
L'esploratore si rese subito conto che quel luogo inospitale era fuori dalle rotte delle navi e decise di partire per cercare aiuto. Navigò per 1290 km verso la vicina isola della Georgia del Sud con una manciata di uomini, mentre il resto dell'equipaggio restò a Elephant Island, cacciando foche e riparandosi in tende di fortuna. Dopo quattro mesi furono tutti recuperati da una nave giunta in loro soccorso.
Elephant Island al largo della costa dell’Antartide è diventata famosa per aver ospitato i membri della spedizione Endurance per quattro mesi nel 1916. Shackleton e i suoi uomini arrivarono sull’Isola dopo che la loro nave era stata distrutta dal ghiaccio marino.
L'esploratore si rese subito conto che quel luogo inospitale era fuori dalle rotte delle navi e decise di partire per cercare aiuto. Navigò per 1290 km verso la vicina isola della Georgia del Sud con una manciata di uomini, mentre il resto dell'equipaggio restò a Elephant Island, cacciando foche e riparandosi in tende di fortuna. Dopo quattro mesi furono tutti recuperati da una nave giunta in loro soccorso.
L'Endurance rimase intrappolata nel ghiaccio marino per mesi prima di affondare nel 1915. Il progetto per ritrovare la nave perduta è stato avviato dal Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT), utilizzando una rompighiaccio sudafricano, Agulhas II, dotata di sommergibili telecomandati. La ricerca è stata finanziata da un donatore anonimo.
Il capo della missione, il geografo polare Dr John Shears, ha descritto il momento in cui le telecamere sono atterrate sul nome della nave come "sbalorditivo". "La scoperta del relitto è un risultato incredibile", ha aggiunto. "Abbiamo lottato contro il ghiaccio marino, le bufere di neve e le temperature fino a -18°C".
Per oltre due settimane, i sottomarini avevano setacciato un'area di ricerca predefinita, prima della scoperta di sabato proprio nell'anno in cui ricorre il centesimo anniversario della morte di Shackleton, sepolto nella Georgia del Sud nel cimitero dei pescatori di Grytviken.
La nave ha lo stesso aspetto di quando è stata fotografata per l'ultima volta da Frank Hurley, nel 1915. Gli alberi sono abbassati, il sartiame è aggrovigliato, ma lo scafo è ben messo. Si vedono danni a prua, presumibilmente nel punto dell'impatto con il fondale. Ci sono le ancora. Dagli oblò, spuntano le stoviglie e gli oggetti delle cabine.
Dalle buone condizioni si deduce che in Antartide non ci sono i “mangiatori del legno” presenti in altre aree, ha commentato la biologa Michelle Taylor dell'Università dell'Essex. “L'Endurance, che sembra una nave fantasma, è cosparsa di un'impressionante diversità di vita marina: anemoni, spugne di varie forme, stelle fragili e crinoidi”.
Al di là dell'interesse storico e scientifico, il ritrovamento è importante anche per un altro motivo. Il Mare di Weddell è permanentemente ricoperto da uno spesso ghiaccio marino, lo stesso che ruppe lo scafo di Endurance. Recuperare la nave è stata dunque una sfida che ha visto coinvolti studiosi di varie branche, vinta anche perché nell'ultimo mese è stata registrato lo spessore minimo del ghiaccio dagli anni '70 a oggi.
Adesso che cosa accadrà? Il relitto resterà dove si trova: è un monumento designato ai sensi del Trattato internazionale sull'Antartide e non deve essere spostato. Nessun reperto fisico è stato quindi portato in superficie.




Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia,
é che l’uomo dalla storia
non ha imparato niente.
Hegel
...mi addolora una certa avversità per un popolo che stà lottando per la sua libertà
per molti ancora non è ben chiaro del pericolo che corriamo...
c'è uno Stato aggredito e c'è qualcuno(non un popolo)
che lo vuole distruggere...con ogni mezzo..
le divergenze non si placano con le aggressioni militari..
in qualsiasi parte del Mondo..
voglio comunque credere sempre
nel buongiorno oltre tutto e tutti

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