Oggi sul centrale di Wimbledon si sono incontrati..Jannik Medvedev Djokovic Alcaraz..
Nole e Alcaraz avevano finito il loro allenamento..Jannik e Medvedev stavano x iniziare il loro
Sinner e Medvedev sul Centrale di Wimbledon: allenamento show, poi il video col cellulare
Nel silenzio irreale del tempio del tennis 4-4 in 36’ di gioco. Ultimi momenti di relax per il numero uno al mondo, che dà spettacolo con il russo e poi si improvvisa turista nel tempio del tennis, sotto gli occhi di Vagnozzi e Cahill
Alla fine anche Jannik Sinner si ferma per godersi il momento. Il Centrale di Wimbledon è praticamente vuoto, sugli spalti ci sono solo fotografi, qualche giornalista, e gli addetti all’All England Club in pausa curiosi di vedere in azione il numero 1 del mondo in quello che è considerato il tempio del tennis. .
Lui.come se fosse un pellegrino e non il migliore del globo, tira fuori il cellulare e riprende quello che gli sta attorno per immortalare il momento. Aveva appena finito di dare spettacolo in un allenamento contro Daniil Medvedev, contro cui lo scorso anno proprio sul Centrale si era fermata la sua corsa, ma questo momento, questa quiete prima della tempesta che è Wimbledon nei giorni che precedono il torneo, andava immortalato.
Con Medvedev in campo è finita 4-4 in 36’ di gioco. I due arrivano in campo interrompendo la sfida tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, che li avevano preceduti nell’allenamento sul centrale con uno spettacolare 5-5. Si riscaldano con un auricolare nelle orecchie, parte di una registrazione in cui ai due viene chiesto di commentare i loro colpi in campo.
Poi cominciano a fare sul serio, perché da modalità allenamento si passa a modalità partita. Sinner è una sfinge, Medvedev più scherzoso ma comunque determinato. Il Centrale è vuoto, ma la solennità di Wimbledon si respira comunque: giocatori e rispettivi staff sono tutti in bianco. I colpi salgono di livello e potenza. il quarto gioco in cui Medvedev riesce a tenere il servizio è una maratona in cui gli schemi saltano così tanto che ad un certo punto i due dimenticano il punteggio, incerti se un colpo del russo sia uscito o meno.
Vagnozzi e Cahill guardano dai lati del campo contenti di quello che vedono, con l’australiano che indossa un cappellino da pescatore (ovviamente bianco) che ad un certo punto ricorda che mancano 10’ alla fine. Dopo l’ottavo gioco è il momento delle foto e di staccare la spina: foto di rito, Medvedev che gioca a tennis-bocce col suo staff e Sinner che per qualche secondo si sente turista in quel tempio del tennis che si sta preparando a dominare.
entre Court, Wimbledon 🌱🇬🇧
Forza 🦊
Prima allenamento con Medvedev sul centrale poi l'incontro con Bublik
Jannik Sinner, Paul Mescal, and Joe Keery at Gucci’s London dinner, in honour of Jannik.
..tre ragazzi giovanissimi...con grande talento e visione innata..
..ci sarà, come al solito, chi criticherà ogni passo di jannik..
perchè Loro,questi tre giovani, sono riusciti a fare cose ed avere ingegno, che altri non riuscirebbero a fare...
stare a guardare e copiare è sempre più facile e meno faticoso del darsi da fare in un quotidiano..
costa sacrificio ,energie..e allora per taluni è più semplice sminuire il lavoro di altri, piuttosto che impegnarsi in qualche modo alla propria riuscita personale...
meglio agire da sanguisughe che da formichine operose!!!
e questo vale per tutto...
nonna mi diceva.." se non fai..niente ti viene regalato..agisci e fai del tuo meglio"



..io aspetto sempre le interviste di Vagno e di Cahill
Perché sono quelle che contano..
Sono le loro parole,le loro sensazioni,le loro motivazioni ed emozioni che aprono lo sguardo a tutto tondo del mondo Jannik..
Si il suo Mondo che è diventato anche il nostro..
È la realtà vera e reale..
Chi parla fuori..ciancia come si dice dalle mie parti..
E il team non ha bisogno di ciance o supposizioni..
Loro vivono in prima persona ogni minuto questa immensa avventura...
Loro contano
Il resto sono chiacchiere 









Vagnozzi: "Sinner pronto per Wimbledon. E speriamo che Cahill ci ripensi..."L'allenatore di Jannik a pochi giorni dal via del torneo di Londra: "Il ko del Roland Garros? Fastidioso, ma resta una partita di tennis. A Darren facciamo spesso delle battute perché resti,
vedremo...
Oggi proviamo il Centrale con Medvedev"
L'allenatore di Sinner Simone Vagnozzi racconta alla Rai le ore di avvicinamento di Jannik a Wimbledon (30 giugno-13 luglio), terzo Slam della stagione. "Jannik sta bene, siamo a Londra da un paio di giorni, si sta allenando duramente e contiamo di arrivare pronti per il primo turno a Wimbledon - racconta Vagnozzi -.
Gli effetti della sconfitta al Roland Garros? La delusione è inevitabile, ma la nostra stima in lui è aumentata dopo quel giorno perché ha lottato alla grande e in fondo si parla di una partita di tennis. Se guardiamo a cosa succede nel mondo, dobbiamo pensare che siamo dei privilegiati. Il tifo per Alcaraz a Parigi?
Abbiamo le case vicino a Wimbledon, ci andiamo a piedi in 10 minuti. Alterniamo sedute di palestra ad altre di tennis. Oggi per fortuna possiamo allenarci sul Centrale con Medvedev. Un privilegio che credo concedano solo ad Alcaraz e Djokovic. Se stiamo provando a convincere Cahill a restare anche l'anno prossimo? Certo, ogni giorno buttiamo lì una battutina. Vedremo più avanti se funzionerà.
Di sicuro l'intesa con Darren e tutto il gruppo è speciale. E questo è molto
C'è una rivalità tra Italia e Francia che pesa, poi Carlos è stato bravo a caricare la gente. Ma credo sia stato più di aiuto per lui che un problema per Jannik. A volte avere il tifo contro è uno stimolo. In fondo a Roma era toccato allo spagnolo".
Se stiamo provando a convincere Cahill a restare anche l'anno prossimo? Certo, ogni giorno buttiamo lì una battutina. Vedremo più avanti se funzionerà. Di sicuro l'intesa con Darren e tutto il gruppo è speciale. E questo è molto importante, anche perché spesso finiamo col passare insieme intere giornate
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Quando la tua forza è sempre stata la determinazione abbinata al lavoro, una forte convinzione che ti porta dritto verso gli obiettivi, si deve continuare così senza ascoltare nessuno, inclusi coloro che ti hanno esaltato ma che sono prontissimi a buttarti giù alle prime difficoltà. Parole e musica di Jimmy Connors, pronunciate nel corso del suo podcast settimanale Advantage Connors nel quale si è soffermato sul momento di Jannik Sinner dopo la bruciante sconfitta a Roland Garros e la prematura uscita di scena ad Halle, per mano di un Bublik in stato di grazia. Due sconfitte che hanno alimentato non poche critiche intorno al n.1, con Alcaraz sempre più vincente in questa fase della stagione, la sua preferita. “Jimbo” ha sottolineato quanto l’ambiente (giornalisti inclusi) del tennis sia volubile, prontissimo ad un voltafaccia repentino, situazione che ha vissuto sulla propria pelle.
“Per Sinner sarebbe meglio mettersi i tappi per le orecchie e non ascoltare nessuno, non leggere la stampa, non ascoltare programmi o qualsiasi cosa succeda e farsi gli affari suoi” afferma l’ex n.1 del mondo statunitense. “Per quanto siano veloci a farti crescere e portarti sul piedistallo, sono ancora più veloci a buttarti giù. È qualcosa che ho vissuto sulla mia pelle, mi hanno messo fuori gioco quando avevo solo 27 anni. Avevo vinto i miei titoli, ero lì a competere ma per loro non potevo vincerne altri. Dicevano che stavo diventando troppo vecchio, non ero abbastanza bravo rispetto a questi nuovi ragazzi che stavano emergendo. Se commetti l’errore di ascoltare a queste cose, ti butterai giù in fretta. Devi sempre tenere bene a mente chi sei, cosa sei e cosa hai da offrire, e continuare a lavorare dritto sulla sua strada. Se continui a lavorare e a impegnarti, ciò che sale può scendere, ma quel che scende rimbalza e torna su, a vincere. È normale nel tennis sia così”.
Connors sprona Sinner a considerare la sua sconfitta a Parigi come un momento bruciante, ma assolutamente positivo: “Non sto dicendo che sia giù in questo momento, ma perdere non è mai bello. Jannik ha perso la finale al Roland Garros, ok, ma voglio dire, è uno dei tornei più importanti! È arrivato lì quasi a vincerla”.
Per “Jimbo” nemmeno la sconfitta di Halle è una sorpresa in assoluto: “Si passa subito all’erba dopo Parigi, è un cambiamento grande. La superficie è diversa e il movimento sul campo è diverso. Anche la palla rimbalza in modo diverso. Ho la sensazione che Sinner, con la settimana di allenamento che ha appena fatto prima dell’inizio del torneo, sarà pronto per giocare a Wimbledon. Non ho alcun dubbio in merito” conclude l’americano.
Il 72enne Connors ha vinto due edizioni dei Championships di Wimbledon (1974, 1982), gioielli scintillanti tra i suoi 109 titoli ottenuti nella sua lunghissima carriera, ancora record assoluto di successi nell’era moderna della disciplina.
Marco Mazzoni
"Effetto Sinner": due professori della LUISS studiano il fenomeno azzurro
Cesare Amatulli e Matteo De Angelis, docenti ordinari di marketing dell'ateneo romano, hanno analizzato Sinner da un punto di vista non strettamente sportivo. La prefazione al libro è del presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi
di Paolo Rossi | 25 giugno 2025
Quale è la lezione, alla fine? La lasciamo al presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, che, nella quarta di copertina, afferma:
“Abbiamo l’asseverazione di come Jannik Sinner abbia davvero prodotto una sorta di miracolo, da qualunque punto di vista lo si voglia osservare. E noi della Fitp non possiamo che esserne orgogliosi”.
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Due professori universitari decidono di occuparsi del fenomeno Sinner? Beh, è solo l’ultima ed ennesima conferma che il nostro campione azzurro ha “bucato” tutti gli schermi, come suol dirsi nel gergo televisivo. Cesare Amatulli e Matteo De Angelis, docenti ordinari di marketing della Luiss di Roma, quindi non proprio super esperti del mondo della racchetta, hanno mandato alle stampe “Effetto Sinner” (consumi responsabili e nuovo Made in Italy oltre lo sport) perché anche loro folgorati sulla via di Damasco dal leader del tennis mondiale.
Domanda: cosa potranno aver aggiunto, alla ormai già nutrita narrazione? Ebbene, la risposta è semplice: la lettura del buon Jannik da un altro punto di vista, non prettamente sportivo. Senza voler “spoilerare” il saggio, potremmo – alla fine della lettura – immaginare che Sinner sia come Milone di Crotone, atleta che cambiò comportamenti, abitudini e valori guidando (così vuole la leggenda) alla vittoria i crotonesi sui sibariti. Questo accadeva nel VI secolo A.C., oggi invece vediamo certificato come un atleta che proprio non vuole essere un personaggio, lo diviene alla fine suo malgrado. E gli autori ci spiegano il perché: Jannik è un modello che crea valore proprio perché nega il percorso che il sistema vorrebbe attribuirgli. Lui si distingue dallo spettacolo effimero fondato sull’imitazione e sulla ripetizione di formule scontate.
Se questa premessa vi ha incuriositi, val dunque la pensa di dare una scorsa al tomo che, edito dalla stessa Università (la Luiss), è stato inserito nella collana ‘Armi segrete’, selezione di saggi verso l’era della transizione. Che cosa vuol dire? Si tratta di temi che si rivolgono al futuro (sostenibilità, digitale, inclusione, tecnologia) e si leggono come manuali ma sono in realtà testimonianza di una rivoluzione dai nuovi atteggiamenti progettuali.
Dunque, Sinner fa la rivoluzione anche in questo campo, che lo sappia lui stesso oppure no. E, come asserisce nella prefazione il professor Michele Costabile, “a leggere questo saggio si impara e ci si diverte, e soprattutto si riflette come i grandi avanzamenti richiedano ‘forza tranquilla’ che rende autentica la temperanza”.
Quale è la lezione, alla fine? La lasciamo al presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, che, nella quarta di copertina, afferma: “Abbiamo l’asseverazione di come Jannik Sinner abbia davvero prodotto una sorta di miracolo, da qualunque punto di vista lo si voglia osservare. E noi della Fitp non possiamo che esserne orgogliosi”.
L'intervista a Vagnozzi e Cahill
Wimbledon, Vagnozzi: “La chiave è stata il coraggio di Sinner”. Cahill: “Se rimango? Chiedetelo a Jannik”
e jannik ha già parlato poco dopo..
"la scommessa ..e Rimane"
“Una qualità incredibile di Jannik è riuscire a mettere da parte le cose negative e dare il 100%” spiega il coach Simone Vagnozzi la vittoria di Sinner su Alcaraz nella finale Slam in Church Road
Jannik Sinner è il primo tennista azzurro a trionfare a Wimbledon. Dopo undici mesi a dir poco travagliati, dalla positività fino alla sospensione, il rientro con le finali perse con Alcaraz a Roma e al Roland Garros, il numero 1 del mondo ha battuto il suo miglior rivale che veniva da due titoli e venti match vinti in Church Road. Gli allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill spiegano come è potuto succedere.
D. Darren, hai iniziato con Jannik a Wimbledon tre anni fa. Ora finalmente avete vinto Wimbledon. Sei soddisfatto di questi tre anni? Cosa pensi? Qual è la chiave?
DARREN CAHILL: “Dire “soddisfatto” sarebbe un eufemismo, credo, dopo gli ultimi tre anni che ha avuto. Anche tre anni fa, quando siamo arrivati qui e abbiamo iniziato, credevamo che avesse un buon gioco per l’erba. Ma aveva mai vinto una partita su erba prima? Non credo. Non sono sicuro”.
SIMONE VAGNOZZI: “Nelle qualificazioni”.
DARREN CAHILL: “Per il modo in cui gioca, come serve, come si muove, credo che una volta che ha imparato a sentirsi più a suo agio nel muoversi sull’erba, abbiamo creduto che avesse un gioco veramente adatto per questo tipo di superficie. Poi, quell’anno specifico, ha lottato contro Novak nei quarti. È riuscito a vincere un paio di set. Poi lo ha affrontato due anni dopo. Abbiamo pensato che la partita che ha perso in tre set secchi fosse forse più equilibrata di quella persa in cinque set, perché gli ultimi tre set sono stati piuttosto facili per Novak.
“Ma il suo gioco è migliorato continuamente, e i suoi risultati lo dimostrano. Sì, dire che siamo felici sarebbe un eufemismo enorme per ciò che è riuscito a fare negli ultimi anni. È un grande merito per lui, per Jannik”.
D. La partita contro Grigor, quanto è stato difficile per voi entrambi e poi dopo aver dovuto affrontare il problema al gomito, come siete riusciti a farlo riprendersi e ripartire in questo modo?
DARREN CAHILL: “È stata una grande sfida per noi, in realtà, perché ha avuto una piccola fortuna, senza dubbio. Ma stava iniziando ad entrare nel match. Nei match al meglio dei cinque set, non sai mai cosa può succedere. Nel box avevamo comunque molta fiducia che sarebbe riuscito a tirarsi fuori da quella situazione, e sentivamo che stava iniziando a giocare nel modo che volevamo. Ma qualsiasi cosa può succedere sull’erba. Se Grigor avesse continuato a giocare a quel livello, allora sì, avrebbe avuto buone possibilità di chiudere la partita.
Ma noi nel box abbiamo sempre avuto fiducia che sarebbe riuscito a uscire da quella partita. Però sì, ha avuto un po’ di fortuna. Gli abbiamo continuato a ripetere che nei tornei del Grande Slam, nel tennis maschile, sono sette partite, al meglio dei cinque set. Nessuno va avanti in un torneo così senza qualche intoppo, che sia un infortunio, un po’ di fortuna o riuscire a superare un problema nei primi turni. Ogni giocatore ha la sua storia in uno Slam. Forse questa sarebbe stata la sua.
Quindi l’abbiamo presa per come veniva, messa da parte, e il suo compito principale era concentrarsi sul suo prossimo avversario. Se battevi il prossimo avversario, allora andavi avanti e ti godevi il torneo. L’ha fatto. È lo stesso modo in cui ha affrontato la sua sconfitta a Roland Garros. Ha capito per cosa fosse quella sconfitta, ha compreso di aver giocato una partita incredibile a Roland Garros, ma è stato sconfitto alla fine da un giocatore più forte. Non aveva mai giocato una partita sulla terra battuta migliore di quella che ha giocato lì. Quindi sapeva che stava migliorando come tennista, ed è riuscito a metterla da parte e concentrarsi sul giorno successivo. Questa è una qualità piuttosto rara. Un grande impegno da parte di Jannik”.
D. Mi chiedevo, dall’esterno sembra che lui sia assoluto campione nella capacità di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, dato che può perdere un match a Roland Garros in quel modo e poi essere di nuovo in pista poco dopo. È una cosa naturale per lui? L’ha sviluppata nel tempo? È qualcosa che si può sviluppare?
SIMONE VAGNOZZI: “È difficile, sicuramente. Dopo Parigi è stato difficile. Ma ne abbiamo parlato tanto. Gli abbiamo detto che eravamo molto orgogliosi di ciò che aveva fatto a Parigi. Siamo arrivati qui con l’obiettivo di fare un buon torneo. È partito davvero bene. Ha avuto una settimana di allenamenti davvero ottimi prima del torneo, quindi eravamo davvero fiduciosi che sarebbe riuscito a fare un buon torneo qui. Ma sicuramente la sua forza mentale è molto forte. Siamo fortunati a lavorare con un ragazzo così che ogni giorno va in campo con la giusta mentalità, con un buon atteggiamento. Siamo davvero orgogliosi di lui”.
D. Parlando delle emozioni di Jannik, non credo che l’abbiamo mai visto urlare “Let’s go” durante un match o restare con le mani sui fianchi come ha fatto nel secondo set. Mostra più spesso questa emozione a voi, o forse è stata una cosa particolare oggi, che dimostrava quanto fosse importante per lui questa vittoria e quanto fosse coinvolto?
DARREN CAHILL: “Oggi era importante per tanti, tantissimi motivi. Carlos ha avuto la meglio su di lui nelle ultime cinque partite. Hanno giocato delle partite incredibili, e Jannik ha avuto delle opportunità in forse quattro delle cinque partite che hanno giocato per batterlo. Ma non è riuscito a vincere.Quindi oggi era importante non solo perché era una finale del Grande Slam, non solo perché era Wimbledon, e non solo perché Carlos aveva vinto le ultime cinque partite contro di lui. Aveva bisogno di questa vittoria oggi. Quindi sapeva quanto fosse importante chiudere quando aveva le opportunità.
Con questo, penso che tu abbia visto un po’ più di energia da parte sua nei momenti cruciali e un po’ più di concentrazione per stringere i denti e assicurarsi che, quando fosse stato avanti, avrebbe chiuso la porta contro Carlos. Ha fatto un lavoro straordinario in questo senso”.
SIMONE VAGNOZZI: “È stato davvero coraggioso oggi, nei momenti importanti è stato davvero coraggioso”.
DARREN CAHILL: “Ne abbiamo parlato. Puoi dirlo tu. Era il terzo set, 3-4, 30-pari, ace con la seconda palla?”
SIMONE VAGNOZZI: “Sì. E la risposta su break point con il rovescio lungo linea”.
DARREN CAHILL: “La partita di oggi è stata una partita di momenti, di chi sarebbe salito in cattedra nei momenti decisivi e avrebbe fatto qualcosa. A Roland Garros è stato Carlos, e oggi è stato Jannik. Quindi non potremmo essere più orgogliosi di lui”.
D: Simone, sono curioso di sapere cosa pensavi dopo il primo set.
SIMONE VAGNOZZI: “Ho detto a Darren che a Parigi abbiamo vinto il primo set, proprio come Carlos ha vinto oggi il primo set. Quindi ho detto: “Probabilmente è un buon segno” (ridendo).
DARREN CAHILL: “Non ero d’accordo con lui”.
SIMONE VAGNOZZI: “Non preoccuparti, è un buon segno. No, sicuramente Jannik ha avuto un buon inizio, ma Carlos ha giocato quattro game incredibili. L’unica cosa che ho detto a Jannik dopo il primo set è stata di essere meno prevedibile, soprattutto con il servizio, perché stava usando solo il servizio largo o il servizio alla T. Non stava mai puntando al corpo. È diventato un po’ più imprevedibile e questo ha sicuramente aiutato Jannik a mantenere il servizio un po’ più facilmente nel primo set. Ma ha sempre avuto la giusta fiducia. Penso che abbia iniziato i primi tre giochi in modo non proprio pulito, ma poi da quel momento ha iniziato a giocare davvero bene”.
D. Carlos è entrato qui e ha detto che non era affatto sorpreso che Jannik avesse superato il Roland Garros. La gente dirà che un campione del genere, ovviamente, è stato in grado di superarlo. Vedendo dall’interno, c’è stato un momento in cui sei rimasto sorpreso di come sia riuscito a trovare un modo per affrontare mentalmente la situazione, dato che è ancora molto giovane a questo livello?
DARREN CAHILL: “È un’ottima domanda, e una domanda a cui avremo difficoltà a rispondere, perché io non ce l’avrei fatta. Penso che per la maggior parte degli atleti normali che si trovano in quella posizione e si trovano 0-40, 5-3 nel quarto set, match point per vincere il Roland Garros, e certamente il suo anno è stato – non so quale sia la parola giusta per riassumerlo – ma è stato impegnativo per tutti. Poi mettersi in quella posizione e perderla, sì, è una qualità che ha come persona, e lo ripeto, parlo sempre dei suoi genitori e della sua educazione, della sua educazione con i piedi per terra e del modo in cui tratta le persone che lo circondano.
È un brav’uomo. È un bravo ragazzo. Ha sempre il sorriso sulle labbra. La persona che si vede sul campo da tennis, con la sua concentrazione e la sua attenzione ai dettagli, non è la stessa persona fuori dal campo. È un ragazzo che ama divertirsi, che scherza sempre e che ama stare in compagnia delle persone che lo circondano. Cucina. Combina pasticci. Commette errori in continuazione. Noi ne ridiamo. È un bel gruppo di persone. Si diverte come qualsiasi altro ventitreenne. Ma ha una mentalità sul campo da tennis che è speciale, ed è per questo che lui e Carlos stanno facendo quello che stanno facendo”.
D. Puoi fornirci qualche informazione in più sul lavoro mentale di cui ha parlato Jannik durante la cerimonia? Hai lavorato in modo specifico con uno psicologo per superare il dramma di Parigi?
DARREN CAHILL: “In realtà, puoi parlare un po’ di Riccardo”.
SIMONE VAGNOZZI: “Puoi tu”.
DARREN CAHILL: “Il nostro ruolo di allenatori non è solo quello di occuparci dell’allenamento, della tecnica, della tattica e dell’aspetto emotivo. Il nostro ruolo, e quello di qualsiasi allenatore, che si tratti di una squadra di calcio, di basket o di tennis, dato che le squadre di tennis stanno diventando sempre più grandi, è quello di assicurarci che tutti trattino tutti nel modo giusto all’interno della squadra e che la cultura all’interno della squadra sia buona. Io provengo dal mondo del football. Quindi, la mia esperienza con il football australiano mi insegna che dobbiamo assicurarci che tutti siano allineati e che tutti rimangano al loro posto, che ci scambiamo informazioni, che ci diamo una pacca sulla spalla quando facciamo qualcosa di buono, ma che ci siano conversazioni aperte in cui sentiamo che tutti possiamo migliorare. Queste cose accadono ogni giorno.
“C’è un grande detto: “Sii brillante nelle cose fondamentali”. Jannik è così. Non rendiamo le cose troppo complicate. Ci assicuriamo che capisca come sta cercando di diventare un tennista migliore e da dove verranno questi miglioramenti. Poi ci mettiamo all’opera e lo facciamo giorno dopo giorno. Abbiamo delle ripetizioni che facciamo durante l’allenamento che sono noiose da guardare, ma ne abbiamo bisogno perché dobbiamo affinare le abilità per assicurarci che quando ha un break point nel quarto set e non ha ancora preso un secondo servizio di rovescio lungo la linea, abbia la sicurezza di farlo e di rompere il servizio, cosa che ha fatto. Quindi queste piccole cose sono davvero importanti all’interno di una squadra. Penso che sia questo che aiuta a costruire quella forza mentale, quella convinzione e quella consapevolezza che lui sa che quando le cose si fanno un po’ difficili, tutto il lavoro che ha fatto lo aiuterà a superarle. Quindi costruire quella convinzione gli dà la fiducia necessaria per agire”.
D. So bene che Simone sta cercando di spingerti a rimanere con Jannik. C’è qualche possibilità che riconsideri la tua decisione per la fine della stagione?
DARREN CAHILL: “Non voglio rispondere a questa domanda (sorride). Sai una cosa, devi chiederlo a Jannik. Chiedilo a Jannik. Sarete alla conferenza stampa con lui?”
D. Sì.
DARREN CAHILL: “Dio ti benedica” (ridendo).
D. Darren, con tutta la tua esperienza nel tennis, quanto valuti questa rivalità come livello di spettacolo e i livelli che hanno raggiunto?
DARREN CAHILL: “Credo che la qualità del Roland Garros sia stata una delle migliori partite che abbia mai visto nei miei 25 anni di carriera come allenatore e giocatore. Ci sono state partite fantastiche, ovviamente, ma quella è stata speciale. Il primo game è durato12 minuti. Quindi abbiamo avuto cinque set di quel dramma. È stata una delle partite più belle di tutti i tempi. La rivalità è già incredibile, e penso che possa migliorare con questi due giocatori che si spingono a vicenda. Penso che ci siano altri giocatori più giovani che stanno emergendo e che si faranno strada, quindi non sarà solo uno spettacolo a due. Ci saranno altri giocatori, che attendiamo con ansia. Ma è difficile paragonare questa rivalità a quella che abbiamo appena vissuto. È stata un’epoca d’oro per il tennis con Novak, Roger, Rafa e Andy. Hanno dominato per 20 anni. Incredibilmente dominanti, hanno vinto tutti quei tornei del Grande Slam. Per vincere un Grande Slam a quei tempi, bisognava battere uno di loro nei quarti, un altro in semifinale e un altro ancora in finale. Questi ragazzi hanno ancora molta strada da fare, ma hanno iniziato incredibilmente bene. Incrocio le dita affinché abbiano davanti a sé altri 10 o 15 anni fantastici e disputino altre partite incredibili. Ma non li paragonerò ancora a ciò che abbiamo appena visto”.
Di seguito, Simone Vagnozzi con la stampa italiana.
D. Simone, considerando come arrivate a questo torneo, con tutto quello che era successo nel team e con quella finale, ha un sapore speciale? È stato più complicato, diverso? State godendo di più?
Vagnozzi: “Posso dire quello che provo io: è lo Slam più speciale che abbiamo vinto con Jannik. Tre mesi fermi, arrivavamo da Roma e Parigi con due finali perse sapete bene come. È la prima volta che piango finita una partita, quindi sì.”
D. Quanto la rivalità con Alcaraz è un punto di riferimento per Jannik?
Vagnozzi: “Sicuramente non andiamo in campo pensando solo a lui, però non vi nego che in quei tre mesi che abbiamo fatto lontano dai tornei abbiamo pensato a cosa migliorare per essere competitivi sulla terra soprattutto contro Carlos. È qualcuno che ci dà delle motivazioni per andare in campo e migliorare delle cose, perché lui ti espone a delle problematiche che magari altri non riescono a fare.”
D: [Vanni Gibertini] È possibile spiegare in poche parole in cosa è diverso Jannik dagli altri giocatori? Perché l’impressione è che veramente pensi in una maniera diversa. Quello che è riuscito a sopportare l’anno scorso, quello che è riuscito a sopportare quest’anno… È possibile sintetizzare in poche parole perché sembra che funzioni in una maniera diversa?
Vagnozzi: “Penso che abbia una qualità incredibile: quando entra in campo, riesce a mettere da parte tutto il resto. E quindi riesce a dare il 100% di quello che ha sul tennis in quel momento lì. Poi esce dal campo, ha qualche problema fuori, ma riesce a mettere da parte tutte le cose negative che ci sono in quel periodo o magari anche belle, perché uno si può anche rilassare troppo. Penso che questo sia molto complicato da trovare, una qualità che ci nasci. Sicuramente la migliori, ne parliamo spesso, ma ce l’ha.”
D. L’esperienza con Dimitrov com’è stata? Cosa c’è stato da imparare in quella giornata un po’ folle?
Vagnozzi: “Quando succede una cosa del genere a un ragazzo ancora giovane come Jannik non è semplice da gestire. Ti domandi, ‘quanto mi sono fatto male?, se spingo anora mi faccio più male?, tutti questi pensieri che ti limitano un po’ nel giocare. Poi, siamo stati fortunati, inutile dirlo. Però io e Darren eravamo convinti di poter comunque vincere la partita. Due pari nel terzo, doveva chiuderla Dimitrov, quindi… Non era finita e dal giorno dopo abbiamo cercato di fargli capire che doveva giocare con quello che aveva. Abbiamo fatto il test e giorno per giorno si è sempre sentito meglio. Oggi penso fosse se non al 100% al 99%. Abbiamo gestito tutto. Un grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato, il dottore, anche il fisioterapista della Federazione. Anche se eravamo solo io Darren a metterci la faccia, c’erano tante persone dietro che ci hanno dato una mano e le ringraziamo.”
D. Quando si arriva sul tetto del mondo, vincendo un torneo come questo, quanto si può pretendere ancora, quanto si può far migliorare Jannik? Spesso hai detto che ti sorprende perché riesce a imparare velocemente. Cosa si può fare ancora adesso, su cosa lavorerete? Perché con Djokovic è stato perfetto, oggi negli ultimi tre set quasi…
Vagnozzi: “È uno sport che appena ti siedi ti passano davanti. Ora una settimana in cui si prenderà una vacanza, si godrà questa vittoria, poi si torna in campo. Come ho sempre detto, se un giocatore entra in campo in allenamento senza un obiettivo tecnico, tattico, fisico dove poter migliorare, è difficile rimanere a quei livelli. Quando ci ritroveremo a Monte Carlo, ci sarà da lavorare, migliorare su piccole aree. Sono dettagli ormai, non è più come tre anni fa quando c’erano tante cose da migliorare. Ma il servizio può diventare ancora più continuo, le variazioni sul servizio, la transizione a rete, l’uso della smorzata. Tante piccole cose che penso fondamentali per un giocatore per tenere alta la motivazione.”
D. Nei giorni precedenti vi siete allenati con Vasamì e Basile. Da tecnico che impressione hai avuto?
Vagnozzi: “Due ottimi ragazzi con voglia di fare, di lavorare, buon talento. Ora ne abbiamo tanti in Italia, il presidente sarà sicuramente contanto. In Italia c’è un movimento incredibile, partito da lontano, con tanti tornei, tanti ex giocatori che hanno iniziato a fare gli allenatori. Supertennis TV che ha portato il tennis dentro casa di tutto è stata importante. E i risultati dei ragazzi: io allenavo Marco Cecchinato quando ha fatto la semi a Parigi, era tanto tempo che un italiano non raggiungeva una semifinale in uno Slam. Quando un ragazzo che viene dai Challenger fa quel risultato, tutti gli altri…ha dato la spinta per crederci a Matteo Berrettini, poi è arrivato Matteo e ne sono arrivati altri dandosi la spinta a vicenda. E poi ci sono ragazzi come Jannik che danno l’esempio di volersi migliorare, di come stare in campo in allenamento – fa bene a tutti i giovani.”
G.S. e M.S.
https://www.ubitennis.com/blog/2025/07/14/wimbledon-vagnozzi-la-chiave-e-stata-il-coraggio-di-sinner-cahill-se-rimango-chiedetelo-a-jannik/?fbclid=IwY2xjawLiBItleHRuA2FlbQIxMQABHjUPj07YQwawtb2BlNaI6TrRBSWCP23SlFvoSV_qWb6jxe2BnZ3i2TZtzpWY_aem_ZGWk7BthunecQTlkoKQEng
Wimbledon, Vagnozzi: “La chiave è stata il coraggio di Sinner”. Cahill: “Se rimango? Chiedetelo a Jannik”
e jannik ha già parlato poco dopo..
"la scommessa ..e Rimane"
“Una qualità incredibile di Jannik è riuscire a mettere da parte le cose negative e dare il 100%” spiega il coach Simone Vagnozzi la vittoria di Sinner su Alcaraz nella finale Slam in Church Road
Jannik Sinner è il primo tennista azzurro a trionfare a Wimbledon. Dopo undici mesi a dir poco travagliati, dalla positività fino alla sospensione, il rientro con le finali perse con Alcaraz a Roma e al Roland Garros, il numero 1 del mondo ha battuto il suo miglior rivale che veniva da due titoli e venti match vinti in Church Road. Gli allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill spiegano come è potuto succedere.
D. Darren, hai iniziato con Jannik a Wimbledon tre anni fa. Ora finalmente avete vinto Wimbledon. Sei soddisfatto di questi tre anni? Cosa pensi? Qual è la chiave?
DARREN CAHILL: “Dire “soddisfatto” sarebbe un eufemismo, credo, dopo gli ultimi tre anni che ha avuto. Anche tre anni fa, quando siamo arrivati qui e abbiamo iniziato, credevamo che avesse un buon gioco per l’erba. Ma aveva mai vinto una partita su erba prima? Non credo. Non sono sicuro”.
SIMONE VAGNOZZI: “Nelle qualificazioni”.
DARREN CAHILL: “Per il modo in cui gioca, come serve, come si muove, credo che una volta che ha imparato a sentirsi più a suo agio nel muoversi sull’erba, abbiamo creduto che avesse un gioco veramente adatto per questo tipo di superficie. Poi, quell’anno specifico, ha lottato contro Novak nei quarti. È riuscito a vincere un paio di set. Poi lo ha affrontato due anni dopo. Abbiamo pensato che la partita che ha perso in tre set secchi fosse forse più equilibrata di quella persa in cinque set, perché gli ultimi tre set sono stati piuttosto facili per Novak.
“Ma il suo gioco è migliorato continuamente, e i suoi risultati lo dimostrano. Sì, dire che siamo felici sarebbe un eufemismo enorme per ciò che è riuscito a fare negli ultimi anni. È un grande merito per lui, per Jannik”.
D. La partita contro Grigor, quanto è stato difficile per voi entrambi e poi dopo aver dovuto affrontare il problema al gomito, come siete riusciti a farlo riprendersi e ripartire in questo modo?
DARREN CAHILL: “È stata una grande sfida per noi, in realtà, perché ha avuto una piccola fortuna, senza dubbio. Ma stava iniziando ad entrare nel match. Nei match al meglio dei cinque set, non sai mai cosa può succedere. Nel box avevamo comunque molta fiducia che sarebbe riuscito a tirarsi fuori da quella situazione, e sentivamo che stava iniziando a giocare nel modo che volevamo. Ma qualsiasi cosa può succedere sull’erba. Se Grigor avesse continuato a giocare a quel livello, allora sì, avrebbe avuto buone possibilità di chiudere la partita.
Ma noi nel box abbiamo sempre avuto fiducia che sarebbe riuscito a uscire da quella partita. Però sì, ha avuto un po’ di fortuna. Gli abbiamo continuato a ripetere che nei tornei del Grande Slam, nel tennis maschile, sono sette partite, al meglio dei cinque set. Nessuno va avanti in un torneo così senza qualche intoppo, che sia un infortunio, un po’ di fortuna o riuscire a superare un problema nei primi turni. Ogni giocatore ha la sua storia in uno Slam. Forse questa sarebbe stata la sua.
Quindi l’abbiamo presa per come veniva, messa da parte, e il suo compito principale era concentrarsi sul suo prossimo avversario. Se battevi il prossimo avversario, allora andavi avanti e ti godevi il torneo. L’ha fatto. È lo stesso modo in cui ha affrontato la sua sconfitta a Roland Garros. Ha capito per cosa fosse quella sconfitta, ha compreso di aver giocato una partita incredibile a Roland Garros, ma è stato sconfitto alla fine da un giocatore più forte. Non aveva mai giocato una partita sulla terra battuta migliore di quella che ha giocato lì. Quindi sapeva che stava migliorando come tennista, ed è riuscito a metterla da parte e concentrarsi sul giorno successivo. Questa è una qualità piuttosto rara. Un grande impegno da parte di Jannik”.
D. Mi chiedevo, dall’esterno sembra che lui sia assoluto campione nella capacità di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, dato che può perdere un match a Roland Garros in quel modo e poi essere di nuovo in pista poco dopo. È una cosa naturale per lui? L’ha sviluppata nel tempo? È qualcosa che si può sviluppare?
SIMONE VAGNOZZI: “È difficile, sicuramente. Dopo Parigi è stato difficile. Ma ne abbiamo parlato tanto. Gli abbiamo detto che eravamo molto orgogliosi di ciò che aveva fatto a Parigi. Siamo arrivati qui con l’obiettivo di fare un buon torneo. È partito davvero bene. Ha avuto una settimana di allenamenti davvero ottimi prima del torneo, quindi eravamo davvero fiduciosi che sarebbe riuscito a fare un buon torneo qui. Ma sicuramente la sua forza mentale è molto forte. Siamo fortunati a lavorare con un ragazzo così che ogni giorno va in campo con la giusta mentalità, con un buon atteggiamento. Siamo davvero orgogliosi di lui”.
D. Parlando delle emozioni di Jannik, non credo che l’abbiamo mai visto urlare “Let’s go” durante un match o restare con le mani sui fianchi come ha fatto nel secondo set. Mostra più spesso questa emozione a voi, o forse è stata una cosa particolare oggi, che dimostrava quanto fosse importante per lui questa vittoria e quanto fosse coinvolto?
DARREN CAHILL: “Oggi era importante per tanti, tantissimi motivi. Carlos ha avuto la meglio su di lui nelle ultime cinque partite. Hanno giocato delle partite incredibili, e Jannik ha avuto delle opportunità in forse quattro delle cinque partite che hanno giocato per batterlo. Ma non è riuscito a vincere.Quindi oggi era importante non solo perché era una finale del Grande Slam, non solo perché era Wimbledon, e non solo perché Carlos aveva vinto le ultime cinque partite contro di lui. Aveva bisogno di questa vittoria oggi. Quindi sapeva quanto fosse importante chiudere quando aveva le opportunità.
Con questo, penso che tu abbia visto un po’ più di energia da parte sua nei momenti cruciali e un po’ più di concentrazione per stringere i denti e assicurarsi che, quando fosse stato avanti, avrebbe chiuso la porta contro Carlos. Ha fatto un lavoro straordinario in questo senso”.
SIMONE VAGNOZZI: “È stato davvero coraggioso oggi, nei momenti importanti è stato davvero coraggioso”.
DARREN CAHILL: “Ne abbiamo parlato. Puoi dirlo tu. Era il terzo set, 3-4, 30-pari, ace con la seconda palla?”
SIMONE VAGNOZZI: “Sì. E la risposta su break point con il rovescio lungo linea”.
DARREN CAHILL: “La partita di oggi è stata una partita di momenti, di chi sarebbe salito in cattedra nei momenti decisivi e avrebbe fatto qualcosa. A Roland Garros è stato Carlos, e oggi è stato Jannik. Quindi non potremmo essere più orgogliosi di lui”.
D: Simone, sono curioso di sapere cosa pensavi dopo il primo set.
SIMONE VAGNOZZI: “Ho detto a Darren che a Parigi abbiamo vinto il primo set, proprio come Carlos ha vinto oggi il primo set. Quindi ho detto: “Probabilmente è un buon segno” (ridendo).
DARREN CAHILL: “Non ero d’accordo con lui”.
SIMONE VAGNOZZI: “Non preoccuparti, è un buon segno. No, sicuramente Jannik ha avuto un buon inizio, ma Carlos ha giocato quattro game incredibili. L’unica cosa che ho detto a Jannik dopo il primo set è stata di essere meno prevedibile, soprattutto con il servizio, perché stava usando solo il servizio largo o il servizio alla T. Non stava mai puntando al corpo. È diventato un po’ più imprevedibile e questo ha sicuramente aiutato Jannik a mantenere il servizio un po’ più facilmente nel primo set. Ma ha sempre avuto la giusta fiducia. Penso che abbia iniziato i primi tre giochi in modo non proprio pulito, ma poi da quel momento ha iniziato a giocare davvero bene”.
D. Carlos è entrato qui e ha detto che non era affatto sorpreso che Jannik avesse superato il Roland Garros. La gente dirà che un campione del genere, ovviamente, è stato in grado di superarlo. Vedendo dall’interno, c’è stato un momento in cui sei rimasto sorpreso di come sia riuscito a trovare un modo per affrontare mentalmente la situazione, dato che è ancora molto giovane a questo livello?
DARREN CAHILL: “È un’ottima domanda, e una domanda a cui avremo difficoltà a rispondere, perché io non ce l’avrei fatta. Penso che per la maggior parte degli atleti normali che si trovano in quella posizione e si trovano 0-40, 5-3 nel quarto set, match point per vincere il Roland Garros, e certamente il suo anno è stato – non so quale sia la parola giusta per riassumerlo – ma è stato impegnativo per tutti. Poi mettersi in quella posizione e perderla, sì, è una qualità che ha come persona, e lo ripeto, parlo sempre dei suoi genitori e della sua educazione, della sua educazione con i piedi per terra e del modo in cui tratta le persone che lo circondano.
È un brav’uomo. È un bravo ragazzo. Ha sempre il sorriso sulle labbra. La persona che si vede sul campo da tennis, con la sua concentrazione e la sua attenzione ai dettagli, non è la stessa persona fuori dal campo. È un ragazzo che ama divertirsi, che scherza sempre e che ama stare in compagnia delle persone che lo circondano. Cucina. Combina pasticci. Commette errori in continuazione. Noi ne ridiamo. È un bel gruppo di persone. Si diverte come qualsiasi altro ventitreenne. Ma ha una mentalità sul campo da tennis che è speciale, ed è per questo che lui e Carlos stanno facendo quello che stanno facendo”.
D. Puoi fornirci qualche informazione in più sul lavoro mentale di cui ha parlato Jannik durante la cerimonia? Hai lavorato in modo specifico con uno psicologo per superare il dramma di Parigi?
DARREN CAHILL: “In realtà, puoi parlare un po’ di Riccardo”.
SIMONE VAGNOZZI: “Puoi tu”.
DARREN CAHILL: “Il nostro ruolo di allenatori non è solo quello di occuparci dell’allenamento, della tecnica, della tattica e dell’aspetto emotivo. Il nostro ruolo, e quello di qualsiasi allenatore, che si tratti di una squadra di calcio, di basket o di tennis, dato che le squadre di tennis stanno diventando sempre più grandi, è quello di assicurarci che tutti trattino tutti nel modo giusto all’interno della squadra e che la cultura all’interno della squadra sia buona. Io provengo dal mondo del football. Quindi, la mia esperienza con il football australiano mi insegna che dobbiamo assicurarci che tutti siano allineati e che tutti rimangano al loro posto, che ci scambiamo informazioni, che ci diamo una pacca sulla spalla quando facciamo qualcosa di buono, ma che ci siano conversazioni aperte in cui sentiamo che tutti possiamo migliorare. Queste cose accadono ogni giorno.
“C’è un grande detto: “Sii brillante nelle cose fondamentali”. Jannik è così. Non rendiamo le cose troppo complicate. Ci assicuriamo che capisca come sta cercando di diventare un tennista migliore e da dove verranno questi miglioramenti. Poi ci mettiamo all’opera e lo facciamo giorno dopo giorno. Abbiamo delle ripetizioni che facciamo durante l’allenamento che sono noiose da guardare, ma ne abbiamo bisogno perché dobbiamo affinare le abilità per assicurarci che quando ha un break point nel quarto set e non ha ancora preso un secondo servizio di rovescio lungo la linea, abbia la sicurezza di farlo e di rompere il servizio, cosa che ha fatto. Quindi queste piccole cose sono davvero importanti all’interno di una squadra. Penso che sia questo che aiuta a costruire quella forza mentale, quella convinzione e quella consapevolezza che lui sa che quando le cose si fanno un po’ difficili, tutto il lavoro che ha fatto lo aiuterà a superarle. Quindi costruire quella convinzione gli dà la fiducia necessaria per agire”.
D. So bene che Simone sta cercando di spingerti a rimanere con Jannik. C’è qualche possibilità che riconsideri la tua decisione per la fine della stagione?
DARREN CAHILL: “Non voglio rispondere a questa domanda (sorride). Sai una cosa, devi chiederlo a Jannik. Chiedilo a Jannik. Sarete alla conferenza stampa con lui?”
D. Sì.
DARREN CAHILL: “Dio ti benedica” (ridendo).
D. Darren, con tutta la tua esperienza nel tennis, quanto valuti questa rivalità come livello di spettacolo e i livelli che hanno raggiunto?
DARREN CAHILL: “Credo che la qualità del Roland Garros sia stata una delle migliori partite che abbia mai visto nei miei 25 anni di carriera come allenatore e giocatore. Ci sono state partite fantastiche, ovviamente, ma quella è stata speciale. Il primo game è durato12 minuti. Quindi abbiamo avuto cinque set di quel dramma. È stata una delle partite più belle di tutti i tempi. La rivalità è già incredibile, e penso che possa migliorare con questi due giocatori che si spingono a vicenda. Penso che ci siano altri giocatori più giovani che stanno emergendo e che si faranno strada, quindi non sarà solo uno spettacolo a due. Ci saranno altri giocatori, che attendiamo con ansia. Ma è difficile paragonare questa rivalità a quella che abbiamo appena vissuto. È stata un’epoca d’oro per il tennis con Novak, Roger, Rafa e Andy. Hanno dominato per 20 anni. Incredibilmente dominanti, hanno vinto tutti quei tornei del Grande Slam. Per vincere un Grande Slam a quei tempi, bisognava battere uno di loro nei quarti, un altro in semifinale e un altro ancora in finale. Questi ragazzi hanno ancora molta strada da fare, ma hanno iniziato incredibilmente bene. Incrocio le dita affinché abbiano davanti a sé altri 10 o 15 anni fantastici e disputino altre partite incredibili. Ma non li paragonerò ancora a ciò che abbiamo appena visto”.
Di seguito, Simone Vagnozzi con la stampa italiana.
D. Simone, considerando come arrivate a questo torneo, con tutto quello che era successo nel team e con quella finale, ha un sapore speciale? È stato più complicato, diverso? State godendo di più?
Vagnozzi: “Posso dire quello che provo io: è lo Slam più speciale che abbiamo vinto con Jannik. Tre mesi fermi, arrivavamo da Roma e Parigi con due finali perse sapete bene come. È la prima volta che piango finita una partita, quindi sì.”
D. Quanto la rivalità con Alcaraz è un punto di riferimento per Jannik?
Vagnozzi: “Sicuramente non andiamo in campo pensando solo a lui, però non vi nego che in quei tre mesi che abbiamo fatto lontano dai tornei abbiamo pensato a cosa migliorare per essere competitivi sulla terra soprattutto contro Carlos. È qualcuno che ci dà delle motivazioni per andare in campo e migliorare delle cose, perché lui ti espone a delle problematiche che magari altri non riescono a fare.”
D: [Vanni Gibertini] È possibile spiegare in poche parole in cosa è diverso Jannik dagli altri giocatori? Perché l’impressione è che veramente pensi in una maniera diversa. Quello che è riuscito a sopportare l’anno scorso, quello che è riuscito a sopportare quest’anno… È possibile sintetizzare in poche parole perché sembra che funzioni in una maniera diversa?
Vagnozzi: “Penso che abbia una qualità incredibile: quando entra in campo, riesce a mettere da parte tutto il resto. E quindi riesce a dare il 100% di quello che ha sul tennis in quel momento lì. Poi esce dal campo, ha qualche problema fuori, ma riesce a mettere da parte tutte le cose negative che ci sono in quel periodo o magari anche belle, perché uno si può anche rilassare troppo. Penso che questo sia molto complicato da trovare, una qualità che ci nasci. Sicuramente la migliori, ne parliamo spesso, ma ce l’ha.”
D. L’esperienza con Dimitrov com’è stata? Cosa c’è stato da imparare in quella giornata un po’ folle?
Vagnozzi: “Quando succede una cosa del genere a un ragazzo ancora giovane come Jannik non è semplice da gestire. Ti domandi, ‘quanto mi sono fatto male?, se spingo anora mi faccio più male?, tutti questi pensieri che ti limitano un po’ nel giocare. Poi, siamo stati fortunati, inutile dirlo. Però io e Darren eravamo convinti di poter comunque vincere la partita. Due pari nel terzo, doveva chiuderla Dimitrov, quindi… Non era finita e dal giorno dopo abbiamo cercato di fargli capire che doveva giocare con quello che aveva. Abbiamo fatto il test e giorno per giorno si è sempre sentito meglio. Oggi penso fosse se non al 100% al 99%. Abbiamo gestito tutto. Un grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato, il dottore, anche il fisioterapista della Federazione. Anche se eravamo solo io Darren a metterci la faccia, c’erano tante persone dietro che ci hanno dato una mano e le ringraziamo.”
D. Quando si arriva sul tetto del mondo, vincendo un torneo come questo, quanto si può pretendere ancora, quanto si può far migliorare Jannik? Spesso hai detto che ti sorprende perché riesce a imparare velocemente. Cosa si può fare ancora adesso, su cosa lavorerete? Perché con Djokovic è stato perfetto, oggi negli ultimi tre set quasi…
Vagnozzi: “È uno sport che appena ti siedi ti passano davanti. Ora una settimana in cui si prenderà una vacanza, si godrà questa vittoria, poi si torna in campo. Come ho sempre detto, se un giocatore entra in campo in allenamento senza un obiettivo tecnico, tattico, fisico dove poter migliorare, è difficile rimanere a quei livelli. Quando ci ritroveremo a Monte Carlo, ci sarà da lavorare, migliorare su piccole aree. Sono dettagli ormai, non è più come tre anni fa quando c’erano tante cose da migliorare. Ma il servizio può diventare ancora più continuo, le variazioni sul servizio, la transizione a rete, l’uso della smorzata. Tante piccole cose che penso fondamentali per un giocatore per tenere alta la motivazione.”
D. Nei giorni precedenti vi siete allenati con Vasamì e Basile. Da tecnico che impressione hai avuto?
Vagnozzi: “Due ottimi ragazzi con voglia di fare, di lavorare, buon talento. Ora ne abbiamo tanti in Italia, il presidente sarà sicuramente contanto. In Italia c’è un movimento incredibile, partito da lontano, con tanti tornei, tanti ex giocatori che hanno iniziato a fare gli allenatori. Supertennis TV che ha portato il tennis dentro casa di tutto è stata importante. E i risultati dei ragazzi: io allenavo Marco Cecchinato quando ha fatto la semi a Parigi, era tanto tempo che un italiano non raggiungeva una semifinale in uno Slam. Quando un ragazzo che viene dai Challenger fa quel risultato, tutti gli altri…ha dato la spinta per crederci a Matteo Berrettini, poi è arrivato Matteo e ne sono arrivati altri dandosi la spinta a vicenda. E poi ci sono ragazzi come Jannik che danno l’esempio di volersi migliorare, di come stare in campo in allenamento – fa bene a tutti i giovani.”
G.S. e M.S.
https://www.ubitennis.com/blog/2025/07/14/wimbledon-vagnozzi-la-chiave-e-stata-il-coraggio-di-sinner-cahill-se-rimango-chiedetelo-a-jannik/?fbclid=IwY2xjawLiBItleHRuA2FlbQIxMQABHjUPj07YQwawtb2BlNaI6TrRBSWCP23SlFvoSV_qWb6jxe2BnZ3i2TZtzpWY_aem_ZGWk7BthunecQTlkoKQEng
"Lavorare bisogna. Lavorare se si vuole essere contenti nella vita", scriveva Mario Rigoni Stern, cantore - tra le altre cose - di montagne e silenzi. E il lavoro è il valore e la filosofia che unisce la famiglia Sinner. Un'etica. Che in montagna scandisce i giorni e forma il carattere e che i Sinner hanno fatto loro da tempo, trasmettendola con l'esempio al talento azzurro oggi ignaro di scorciatoie, tanto nella vittoria quanto nella sconfitta, che solo da quella strada passi la via verso il successo.
Rifugio Fondovalle (Talschlusshütte), Val Fiscalina. Questo il luogo da cui tutto è partito. Una locanda gestita dai suoi genitori Hanspeter e Siglinde, ai fornelli il primo con la madre ad accogliere gli ospiti. Salutati entrambi quando venne il momento di partire per Bordighera, gli anni trascorsi tra nevi silenzi e stoviglie si sono attestati col tempo come veri e propri anni di formazione. Caratteriale, più che sportiva. E di valori trasmessi senza troppe parole, ma con un esempio quotidiano che si rinnovava giorno dopo giorno.
Oggi Hanspeter ha lasciato i fornelli della Talschlusshütte per unirsi al team del figlio come cuoco: "Per vent’anni papà ha lavorato al rifugio. Adesso, anche per stare più insieme, ha cominciato a viaggiare con me. Lui ama cucinare, io posso curare bene l’alimentazione e soprattutto possiamo recuperare un po’ del troppo tempo in cui siamo stati lontani". Tempo che Sinner ha premura di non sprecare quando capita di tornare ai suoi luoghi di sempre. Tempo lento, a cui basta poco per acquisire valore: una passeggiata tra i boschi, una discesa sugli sci, poca e giusta compagnia, e silenzio e semplicità.
Sono radici salde, quelle che l'altoatesino ha qui piantato, che distanza e neve non riescono a gelare. E che Sinner continua ad aggiornare anche al fianco di suo fratello Mark, adottato dai suoi genitori e più grande di lui di tre anni. Con lui, oggi istruttore dei Vigili del Fuoco, il legame è forte e alimentato da passioni condivise: "Lui è una persona su cui posso sempre contare", ha più volte sottolineato il n.4 del mondo. A differenza di papà Hanspeter, ormai a pieno titolo parte integrante del team, la presenza nel box del n.1 azzurro del fratello è meno frequente ma non per questo meno preziosa. Voltarsi e ritrovarli accanto a sé è per lui fonte di ispirazione e serenità. Nonché il modo migliore per lanciarsi all'assalto del mondo senza mai dimenticarsi delle proprie radici.
di Ronald Giammò | 28 gennaio 2024
Emozione Vagnozzi: “Giornata speciale, per la prima volta ho pianto a fine match”
Il coach di Jannik Sinner racconta le sensazioni provate dopo la finale con Carlos Alcaraz che ha regalato il primo titolo a Wimbledon al numero 1 del mondo
di Francesca Paoletti | da Wimbledon | 14 luglio 2025
Dopo una vittoria del genere coach Vagnozzi fissa già gli obiettivi per le prossime settimane:
“In questo sport non puoi mai sederti, altrimenti gli altri ti passano davanti. Se in allenamento non ti poni un obiettivo tecnico, tattico o fisico è difficile poi rimanere a certi livelli.
Ora prenderà qualche giorno di riposo e quando ci ritroveremo a Montecarlo riprenderemo a lavorare sulle piccole aree, su dettagli che ormai fanno tutta la differenza del mondo.
Col servizio può diventare più continuo, può aggiungere variazioni, può migliorare sulla transizione a rete, sulla smorzata, su tante piccole cose che credo siano fondamentali per un giocatore di questo livello”.
E’ uno Slam speciale, per la prima volta ho pianto”. E’ il giorno più bello dello sport italiano, e Simone Vagnozzi fatica a trovare le parole ideali per raccontare la gioia e l’orgoglio per il traguardo appena raggiunto: “Vincere Wimbledon è speciale – spiega in conferenza stampa - , è lo Slam più speciale vinto con Jannik. Stiamo vivendo emozioni incredibili, soprattutto perché arrivate dopo una stagione particolare, tre mesi di stop e le finali perse a Roma e Parigi. Sicuramente è uno Slam molto, molto speciale. È la prima volta che piango a fine partita”.
L’ammirazione per Jannik travalica il rapporto coach-giocatore: “Quando entra in campo ha una qualità speciale – spiega - , è in grado di mettere da parte tutto il resto. Mette il 100% di quello che ha sul tennis e mette via tutte le cose negative o anche positive che gli capitano fuori dal campo e nella vita privata. E’ una qualità innata che sicuramente ha migliorato negli anni ma è nato così ed è una qualità importante”.
Perché Jannik Sinner è il campione che nessuno di noi ha ancora capito
Jannik non è solo il tennista perfetto per il nostro tempo. È, forse, il tennista necessario.
In un’epoca che confonde la velocità con il progresso e la visibilità con il valore, lui è un invito a rallentare. A fare bene le cose. A non barattare la profondità per l’istantaneità. Il suo modo di stare al mondo è un’opera di sottrazione: niente fronzoli, niente clamori, solo sostanza, solo verità. Eppure non è solo l’atleta a impressionare. È l’uomo. Quello che parla poco ma ascolta molto.
Che ha portato l’etica del lavoro alpino nei templi sacri dello sport globale. Che ha attraversato le tappe senza cercare scorciatoie, come se ogni fatica fosse necessaria per meritare la vetta.
Un giovane che ha saputo costruire grandezza senza sfigurare l’anima. Oggi l’Italia ha visto qualcosa che forse non aveva mai visto prima. Un suo figlio che vince il torneo più antico, più elegante, più esigente del mondo. Ma soprattutto, ha visto la nascita di un simbolo diverso. Non una mascotte, non un miracolo passeggero. Un simbolo profondo, strutturato, capace di unire generazioni, di parlare sia alla pelle che alla coscienza.
Perché Jannik Sinner, a quasi 24 anni, è già molto più di un atleta. È un’idea. Quella che la bellezza può ancora nascere dal rigore. Che il talento può convivere con la sobrietà. Che si può essere grandi senza essere rumorosi, e rivoluzionari senza essere aggressivi. La sua vittoria a Wimbledon è l’inizio di qualcosa. Non di una carriera - quella è già ben avviata - ma di un tempo nuovo, in cui potremmo misurare i nostri sogni non più sulla base della prepotenza, ma della coerenza. Dell’eleganza.Dell’intimità tra ciò che siamo e ciò che facciamo. In un mondo che corre, Sinner ci insegna a camminare dritti. E in quel passo leggero, silenzioso e determinato, ci ricorda che il vero trionfo non è mai solo arrivare in cima, ma arrivarci rimanendo fedeli a se stessi. E forse, oggi, qualcosa dell’eternità ci ha sfiorati. Sulla pelle. Sull’erba. Nel cuore.
Ringrazio Lo Monaco per questo articolo.. pubblicato su Tutto sport
io ne ho condiviso questa parte
..molto emblematica e
Veritiera..
Questa foto è ovunque. L’ha scattata lei.
Si chiama Corinne Dubreuil. Ed è una grande fotografa sportiva. Gli scatti più iconici del tennis sono suoi.
Anche questo: Jannik Sinner, che si abbandona in un abbraccio tenero con il padre, dopo la vittoria a Wimbledon.
Dice Corinne:
“Nel tennis veicolare le emozioni che attraversano i giocatori e le giocatrici è la cosa che mi piace di più. In qualche modo questo può assomigliare alle emozioni che ciascuno di noi può avere nella sua vita. Mi piace mostrare il loro lato umano, forza e debolezza”.
Ecco la sintesi perfetta del suo desiderio in uno scatto.
Jannik Sinner si sta godendo il suo trionfo. Il ‘sogno dei sogni’, come lo ha definito lui con la consueta capacità di sintesi. Nel mentre, i coach del vincitore vengono chiamati a parlare con la stampa. E ciò che ne esce, ascoltando le parole di Darren Cahill e Simone Vagnozzi, è un quadro molto chiaro sul significato del primo Wimbledon italiano. “Alcaraz – spiega Cahill – aveva il comando della loro rivalità con 5 successi di fila, anche se almeno in 4 occasioni avrebbe potuto perdere. Vincere questa finale non è stato solo vincere i Championships, è stato anche mostrare al suo avversario che quel trend non rappresentava la realtà. Jannik aveva bisogno di questa vittoria”. Una vittoria in un torneo che a un certo punto gli stava sfuggendo di mano. “Contro Dimitrov – continua Cahill – è rimasto aggrappato alla partita coi denti, ma noi eravamo fiduciosi che qualcosa potesse cambiare. Del resto, nessuno vince uno Slam senza uno spavento, un piccolo inciampo, che sia un infortunio da superare o un po’ di fortuna da qualche parte. Ognuno ha una propria storia da Slam: dopo essersi salvato con Dimitrov ci siamo detti che questa poteva essere la sua”.
La caduta con il bulgaro (con conseguente dolore al gomito) ha fatto il paio con la caduta di Parigi. Metaforica sì, ma non meno dolorosa. “Con Jannik – racconta Vagnozzi – abbiamo parlato a lungo di quel match: il concetto è che doveva prevalere l’orgoglio per la sua migliore partita in carriera su terra. È chiaro che stiamo parlando di un giocatore dalle straordinarie doti mentali: noi siamo fortunati a poter andare in campo ogni giorno con un atleta capace di mantenere questa attitudine”. Tornando a Londra, qualche parola del coach marchigiano ha aiutato durante il confronto: “Gli ho detto che era troppo prevedibile al servizio, non serviva mai al corpo. Doveva cercare più variazioni e dal secondo set in poi lo ha fatto”. Come fosse facile. “La rivalità con Carlos – chiude Cahill – è una realtà che ci accompagnerà a lungo. Si spingeranno a vicenda, vedremo tra una decina d’anni fin dove saranno arrivati”.
https://www.facebook.com/reel/1370171464066555
Cahill rimane...rimane rimane..
Jannik ha vinto la scommessa
Vincere Wimbledon..per cui.decide Jannik..
Cahill rimane..anche se girerà meno..ma rimane


Hanno scommesso che se Jannik avesse vinto Wimbledon, Cahill sarebbe rimasto. Infatti, come dice nell'intervista, gli starebbe bene anche se lo guidasse dall'Australia (suo paese di origine) e se non fosse sempre presente...Cahill rimane




Kate: "Sei un'ispirazione"
Grazie per essere venuti, è stato un onore giocare di fronte a voi" esordisce Jannik.. "Sei un'ispirazione per tutti, anche per loro" risponde la principessa Kate indicando i figli che rivelano di giocare a tennis