sabato 24 giugno 2023

59..ROBERT PLANT LA Più GRANDE VOCE DEL ROCK E NON SOLO..(.INTERVISTE ..FOTO.. e CITAZIONI VARIE anni 70 80 90 anni 2000.)compreso intervista su stupefacenti


 l'intervista dove parla anche dei suoi problemi alle corde vocali..

quando un dottore inglese disse a robert che era finito come cantante..nel 1990
per fortuna Robert non ha perso la sua voce..e quel dottore si sbagliava..
è una intervista toccante, molto intima..
e parla della musica come la sua compagna...compagna di un viaggio non ancora terminato..
l'intervista è del 2019..
ieri come oggi come domani
Dan Rather si siede con Robert Plant, il leggendario frontman dei Led Zeppelin, per una conversazione ponderata che tocca i testi più personali di Plant e le storie dietro alcuni dei successi più duraturi del rock.

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Di Federico Falcone
che ringrazio..
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𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞
Quel giorno, a Tampa, erano presenti 57.000 spettatori. In un solo colpo i Led Zeppelin batterono il precedente record d’affluenza detenuto dai compatrioti Beatles (otto anni prima, allo Shea Stadium di New York City, i baronetti portano 55.600 spettatori paganti). Secondo le stime il botteghino registrò circa 275mila dollari di incassi, una cifra pazzesca considerando il periodo storico
Un concerto per conquistarli tutti: quando i Led Zeppelin infuocarono il Tampa Stadium con uno show memorabile
Un concerto per conquistarli tutti: quando i Led Zeppelin infuocarono il Tampa Stadium con uno show memorabile
Di Federico Falcone -16 Marzo 2020
“E’ un pò come il nitrato di amile. Come un assalto al quale non sei preparato. Non sapevo quanta gente ci sarebbe stata. Non avevo idea di cosa sarebbe sembrato. Non c’era nessun altro che i Led Zeppelin, noi quattro, e tutte quelle persone fin dove arrivava lo sguardo…”
Ecco come Robert Plant, cantante dei Led Zeppelin, descriveva il concerto al Tampa Stadium. Erano passati pochi anni dagli esordi della band che avrebbe cambiato per sempre il volto del rock, influenzando indistintamente chiunque sarebbe venuto dopo. La dimensione del successo della formazione britannica andava di pari passo con la folla che gremiva arene e stadi dove questa si esibiva. I primi quattro dischi di Plant e soci (ognuno dei quali portava un numero progressivo, fino a IV), avevano determinato a un’eccezionale escalation di vendite ma anche plasmato il volto di un gruppo che, se pur con pochi anni di attività, era già da considerarsi all’interno dell’Olimpo degli Dei a sette note.
Non solo, la fama di bad boys che si trascinavano dietro Robert Plant, John Paul Jones, Jimmy Page e Jason Bonham, alimentava ogni giorno di più interesse, curiosità e fanatismo attorno gli autori di “Stairway To Heaven” e “Black Dog”. Il pubblico degli Stati Uniti, giunto in Florida da ogni angolo del paese dello zio Sam, affollò il concerto con una voglia di esaltazione collettiva incredibilmente contagiosa. Non c’era un posto libero, neanche per un spillino. Il calore dei kids presenti allo stadio era perfettamente coerente con l’umidità registrata nell’aria, attestata intorno al 70%. A ciò si aggiunga la distesa di asfalto fuori la struttura, dove la gente si era affollata in attesa di entrare allo Stadium, e ben si potrà capire il “calore” dei fans.
“A volte salivi sul palco e dicevi: Porca puttana! Da dove vengono tutti questi? Ma di solito appena cominciava la performance te ne dimenticavi, perché avevi altro a cui pensare. Non c’era nessuno nella band che vomitasse nei camerini, ma eri comunque nervoso prima di uscire e questo faceva aumentare l’adrenalina. Bisogna tenere presente che non sono stati 60mila da un momento all’altro. Sono stati mille, cinquemila, diecimila, ventimila e così via. Ricordo di essere tornato al Madison Square Garden dopo avere suonato davanti a 60mila spettatori e di avere pensato ‘Hmmm, è minuscolo’ “. John Paul Jones.
Artefici del memorabile concerto al Tampa Stadium del 5 maggio 1973 furono Peter Grant e Danny Goldberg, rispettivamente manager e consulente della band. Il tour nei più grandi stadi degli Stati Uniti era un successo annunciato ma, una volta arrivati nella “Terra dei sogni“, le previsioni superarono le aspettative. La Zeppelin-mania era già inarrestabile. Le rockstar viaggiavano a bordo dello Starship, aereo brandizzato con cui si spostavano da una gig all’altra.
“Lo Starship costava appena 14mila dollari in più (del Falcon a nove posti), perché la Boeing voleva farsi pubblicità e così via. Abbiamo pensato: Beh, perché no? Avremo un Boeing 720. Il primo giorno, a Chicago, l’avevamo parcheggiato accanto all’aereo di Hugh Hefner. Tutta la stampa era lì, e qualcuno mi ha detto: beh, come pensate che possa essere paragonato a quello di Mister Hefner? Ho risposto: il suo in confronto sembra un modellino“. Peter Grant.
“L’avevamo fatto nella forma più spoglia, ma poi la cosa è cresciuta. C’erano più luci, quindi dovevi indossare abiti che le riflettessero un pò di più. Se ti fossi aggirato per un palco bene illuminato in jeans e t-shirt, non sarebbe stata una bella vista. Faceva parte della tradizione Zeppelin parlare di cosa avremmo indossato prima di andare effettivamente in scena. Quindi a volte c’erano tre di noi in jeans e uno col completo bianco. I vestiti scintillanti sono diventati all’ordine del giorno. Avevo quella stupida giacca coi pon-pon perché quelli che avevano confezionato il costume da drago di Page sono arrivati con un furgone pieno di vestiti e noi tutti abbiamo cominciato a dire: oh, quello sembra divertente“. John Paul Jones.
Quel giorno, a Tampa, erano presenti 57.000 spettatori. In un solo colpo i Led Zeppelin batterono il precedente record d’affluenza detenuto dai compatrioti Beatles (otto anni prima, allo Shea Stadium di New York City, i baronetti portano 55.600 spettatori paganti). Secondo le stime il botteghino registrò circa 275mila dollari di incassi, una cifra pazzesca considerando il periodo storico.
Il concerto fu un gigantesco delirio collettivo. Il palco prendeva fuoco a ogni solo di chitarra di Page, tremava sotto la batteria dirompente di Bonham, oscillava a ogni vibrazione del basso di Jones e si eccitava a ogni armonizzazione vocale di Plant. La folla, totalmente su di giri, non ebbe un attimo di respiro con una scaletta che condensò al massimo tutte le hit composte dalla band fino a quel momento. Anche a distanza di tutti questi anni si parla di quel concerto come uno show nello show, quello in cui i Led Zeppelin riscrissero la storia. Ancora una volta.
Setlist:
Rock and Roll
Celebration Day
Black Dog
Over The Hills and Far Away
Misty Mountain Hop
Since I’ve Been Loving You
No Quarter
The Song Remains The Same
The Rain Song
Dazed And Confused
Stairway To Heaven
Moby Dick
Heartbreaker
Whola Lotta Love
The Ocean (encore)
Communication Breakdown (encore)








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https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/musica/2023/07/23/robert-plant-o-la-leggenda-la-voce-dei-led-zeppelin-il-30-agosto-a-taormina-lintervista-81f9fd41-a92d-4888-b8bc-f24e387575f4/?fbclid=IwAR26OZHyO2gmq2xRMrMCTO7NcMo5yznHjDs6Jte7hoiUfFZw5kEIOsT_KiU


E' una leggenda vivente, iconico..Mitico
un Grandissimo!!!!
lo adoro🥰 io sarò a vederlo ad Ostia Antica il 3 settembre
Robert Plant, o la leggenda. La “voce” dei Led Zeppelin il 30 agosto a Taormina. L'INTERVISTA
Porterà al Teatro Antico il suo progetto «Saving Grace», in una delle sette tappe italiane
Il 30 agosto Robert Plant si esibirà al Teatro Antico di Taormina, in uno dei sette concerti che terrà in Italia tra la fine di agosto e i primi di settembre. La leggendaria voce dei mitici Led Zeppelin presenterà al pubblico siciliano il progetto Saving Grace, nato nel 2019, che vede sul palco oltre a lui la cantante Suzi Dian, Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino e chitarre acustiche) e Matt Worley (chitarre e banjo).
Chiusa nel 1980 la sua esperienza con i Led Zeppelin, dopo la morte di John “Bonzo” Bonham, il batterista di cui era grande amico, Robert Plant ha intrapreso una carriera solista lontana dai clamori dei mega concerti che lo avevano visto, tra la fine degli anni Sessanta e tutti i Settanta, assoluto protagonista con Jimmy Page, John Paul Jones e Bonzo della scena rock mondiale. Solo una volta il gruppo cedette alle lusinghe del mercato che ne chiedeva (e continua a farlo anche oggi in maniera insistente) il ritorno sulle scene. E fu il 10 dicembre del 2007, giorno in cui si tenne all’02 Arena di Londra il concerto per ricordare il patron della Atlantic Records, Ahmet Ertegun. Fu, neanche a dirlo, un successo strepitoso, al posto di Bohnam suonò il figlio Jason. Si pensi che a fronte dei 21mila biglietti disponibili, le prenotazioni in sole 24 ore si dice furono 20 milioni. I biglietti vennero sorteggiati.
Si parlò di altri appuntamenti, ma Plant ha detto sempre no, rinunciando, si favoleggia, anche a un’offerta di 200 milioni di dollari. Plant, infatti, aveva fatto la sua scelta, pur continuando a collaborare sporadicamente con i vecchi compagni di strada. La morte del figlio Karac Pendragon di 5 anni e la progressiva perdita della potenza vocale, ma anche l’amore per le sfide, lo indussero a riconsiderare la sua vita e le sue priorità e da qui un progressivo ritorno agli esordi, ai temi del folk britannico, ma anche al blues, con puntate anche nel country e il recupero di brani di Donovan, Everly Brothers e Doc Watson. L’incontro, poi con alcune delle interpreti femminili più brave in circolazione, lo hanno rafforzato in queste sue scelte. A partire dalla compianta Sandy Denny, componente dei Fairport Convention, ad Alison Krauss e ora a Suzi Dian.
L’incontro virtuale con Robert Plant avviene nel tardo pomeriggio, tra un suo trasferimento e l’altro di questa lunga tournée in giro per il mondo.
I suoi progetti musicali più recenti comprendono spesso delle donne, può raccontarci della sua esperienza con Suzi e con altre donne nella sua musica?
«Io non ne faccio una questione di genere, anche se riconosco che con le donne mi trovo molto bene a cantare. L’importante è capirsi e avere una sorta di comunione d’intenti. A guidarci dev’essere lo stesso scopo, lo stesso risultato. Ad esempio con Suzi questo legame c’è ed è molto forte. Insieme abbiamo vissuto tante avventure, che hanno fatto emergere questa consonanza. Così com’è accaduto con Alison Krausse, stella del country e del bluegrass. Ammiro molto l’approccio che le donne hanno con la musica, in particolare a livello di armonia e dinamica. Per me l’importante è che le persone che fanno parte di un progetto si sforzino di dare il proprio contributo in maniera genuina».
Ci parli di questo nuovo progetto, a cominciare dal nome, Saving Grace?
«Saving Grace, la grazia che salva, ha salvato prima di tutti me. Sono onorato di farne parte, sono amici, persone oneste e speciali, che mi hanno dato una grande mano. Prima dei Led Zeppelin io avevo fatto parte di un gruppo folk rock, gli Hobbstweedle, in cui trattavo elementi connessi con Il Signore degli Anelli e avevo sperimentato una dimensione molto simile. Quindi, adesso è come tornare alle origini e grazie a questi musicisti molto bravi che mi hanno accolto tra di loro penso di avere ottenuto la grazia. Chi mi conosce, poi, sa che amo confrontarmi con musicisti di altre generazioni diverse dalla mia, non faccio che imparare».
Prima con i Led Zeppelin e ora con i Saving Grace interpreta canzoni che appartengono ad altri periodi storici, altri contesti creativi.
«Mi piace molto questa cosa. Lo facevamo con i Led Zeppelin, pensi a un brano come “In My Time of Dying”, un brano della tradizione blues del 1926, che noi recuperammo facendone un brano di oltre undici minuti e che inserimmo in Physical Graffiti. Nei Saving Grace io e il gruppo ridiamo vita a vecchie canzoni e reinventiamo standard».
Da dove viene questa passione per il folk?
«Sicuramente dalla geografia (ride), sono nato vicino al Galles e ho sempre nutrito curiosità per quel mondo, il suo paesaggio e le sue leggende».
A proposito di donne, una delle artiste che lei ha più ammirato è stata Sandy Denny, dei Fairport Convention, che è stata l’unica musicista che ha cantato con i Led Zeppelin in quel capolavoro che è The Battle of Evermore.
«Quando Jimmy Page scrisse la parte musicale io pensai subito a Sandy per poterla cantare. Io e lei. Amavo la sua voce e la passione che metteva nella musica. Noi eravamo molto simili, non ci importava del successo anche se poi ci travolse, amavamo quello che facevamo. La sua voce è paradisiaca. Peccato sia morta, sarebbe stata una buona compagna di viaggio».
Tornando ai suoi inizi, prima di entrare a far parte dei Led Zeppelin, lei ha inciso in inglese una canzone italiana, “La musica è finita”, diventata “Our Song”, portata al successo da Ornella Vanoni nel 1967, parole di Franco Califano e Nisa (Nicola Salerno) su musica di Umberto Bindi.
«Siiiii! La musica è finita (ride), bellissima canzone. Quando me la proposero ebbi paura, non era facile da interpretare. Io in quel periodo immaginavo di essere un povero nero a New Orleans e aspettavo di essere prodotto da Allen Toussaint, invece mi proposero una tv ballad. Un bel brano, ma io aspettavo le ultime battute per poter essere Robert Plant (ride). In inglese il titolo era Our Song. Per interpretarla mi rifeci alla versione di Jack Jones, cantante americano famoso all’epoca. Qualche volta alla fine della giornata mi capita di cantare “La musica è finita” sorseggiando un buon bicchiere di vino bianco».
L’intervista volge al termine, ma Plant ha ancora qualcosa da dire sull’Italia e su Zucchero: «Sono felice di venire in Italia per suonare e voglio ringraziare Zucchero per le belle parole che ha usato verso di me raccomandando il mio tour. Mi piacerebbe tanto che ad una delle tappe venisse a cantare con me. Ciao».



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https://iloveclassicrock.com/the-story-of-kashmir-by-led-zeppelin/?fbclid=IwAR3_zKo7gEoLi5XzNsIkN-GkfTK--or-ABKROh62aShY_1giJg4evrC7YdA




La composizione onnicomprensiva era originariamente intitolata "Driving To Kashmir" , dopo un viaggio apparentemente senza fine attraverso il sud del Marocco. Per quanto riguarda la musicalità, la canzone è stata sfornata da una sessione notturna di Jimmy Page e John Bonham che li ha visti scambiare improvvisazioni, raggiungendo uno schema conclusivo da seguire.
La Storia Del Kashmir Dei Led Zeppelin
La storia del Kashmir dei Led Zeppelin | Adoro i video rock classici
I Led Zeppelin si esibiscono in Kashmir a Knebworth, 1979 - Led Zeppelin / Youtube
Ascolta Kashmir
su Amazon Music Unlimited (annuncio)
Per quegli intenditori di rock classico che sono malati e stanchi di sentire lodi per il rocker medievale dei Led Zeppelin "Stairway To Heaven" , ti prendiamo. Ha eclissato alcune delle composizioni più interessanti della band, tra cui "Kashmir" , che uscì su Physical Graffiti del 1975 .
Il colosso di una traccia è uno dei più caratteristici dei Led Zeppelin e, sebbene non si possa davvero dire che sia sottovalutato, non c'è niente di sbagliato nell'apprezzare a fondo la canzone indulgente. La composizione onnicomprensiva era originariamente intitolata "Driving To Kashmir" , dopo un viaggio apparentemente senza fine attraverso il sud del Marocco. Per quanto riguarda la musicalità, la canzone è stata sfornata da una sessione notturna di Jimmy Page e John Bonham che li ha visti scambiare improvvisazioni, raggiungendo uno schema conclusivo da seguire.
“Eravamo solo io e Bonzo. Lui ha iniziato la batteria, e io ho fatto il riff e le sovraincisioni, che alla fine sono state duplicate da un'orchestra, il che ha dato vita ancora di più. Sembrava così inquietante e aveva una qualità particolare. È bello cercare uno stato d'animo reale e sapere che ce l'hai fatta ", ha condiviso Page.
Jones è stato determinante nel creare l'inquietante insieme di sezioni orchestrali con il suo Mellotron, a cui Plant era legato, la sensazione surreale di perfezionare i testi e cantarli lungo l'arrangiamento ossessionante e mistificante che cresceva attraverso di lui. "È stato un brano musicale straordinario su cui scrivere e una sfida incredibile per me", ha detto Plant, sopraffatto dall'esperienza. "L'intero affare della canzone non è... non grandioso, ma potente: richiedeva una sorta di epiteto, o un'ambientazione lirica astratta sull'intera idea della vita come un'avventura e come una serie di momenti illuminati."
La band ha posato le parti organiche di archi e ottoni agli Olympic Studios di Londra, comprese le sovraincisioni degli strumenti principali. Il risultato è stato una pausa meditabonda e ritmica di una canzone che ha avvolto chiunque l'ascoltasse e ha messo in mostra la versatilità della band in un momento in cui gli artisti stavano cercando di fissare i loro sforzi su un suono singolare e "firma". Non c'è da meravigliarsi perché "Kashmir" è diventato uno dei brani più richiesti dei concerti dei Led Zeppelin e la dice lunga sui suoi creatori.








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Mentre Page è chiaramente orgoglioso della posizione elevata della canzone nell'eredità della band, Plant preferirebbe essere ricordato per un taglio dall'album Physical Graffiti dei Led Zeppelin del 1975 . "Vorrei che fossimo ricordati per 'Kashmir' più che per 'Stairway To Heaven'", ha detto una volta a Q . “È così giusto; non c'è niente di esagerato, nessuna isteria vocale. Perfetto Zeppelin.
Il classico di metà carriera è apparso per la prima volta nei primi anni '70 come una composizione su cui Page stava lavorando. Plant alla fine ha dedicato il testo alla traccia, ispirato da una lunga strada desolata che la coppia aveva percorso durante un viaggio del 1973 in Marocco.
"L'intera ispirazione è venuta dal fatto che la strada è andata avanti e avanti e avanti", ha spiegato Plant in un'intervista con Cameron Crowe di Rolling Stone . “Era una strada a binario unico che attraversava ordinatamente il deserto. Due miglia a est ea ovest c'erano le creste di Sandrock. Fondamentalmente sembrava che stessi guidando lungo un canale, questa strada fatiscente, e apparentemente non c'era fine: 'Oh, lascia che il sole mi colpisca in faccia, stelle per riempire i miei sogni...'”
Kashmir (Remaster)


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“Se trovi una melodia e ha qualcosa a che fare con te, non devi far evolvere nulla. Lo senti e quando lo canti anche le altre persone possono sentire qualcosa.
— così parlava Billie Holiday, La signora canta il blues
Kashmir Jimmy Page & Robert Plant


“Se trovi una melodia e ha qualcosa a che fare con te, non devi far evolvere nulla. Lo senti e quando lo canti anche le altre persone possono sentire qualcosa.
— così parlava
Billie Holiday, La signora canta il blues
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Band of Joy 1968
* This song is also known as " Adriatic Sea View" or "SeaView"*
This is probably one of the rarest songs you will ever hear. It was ONLY released on a promo tape that circulated in the Midlands in 1968.....
Robert Plant AND John Bonham PREZEP... ENJOY!!!
“Ma per me il concerto più
divertente
è stato quando The Band of Joy ha suonato Queen Mary Ballroom a Dudley. Una delle cover che suonarono fu "If I Were a Carpeneter" di Tim Hardin. Ma a differenza dell'originale, la loro versione si è sviluppata costantemente in un potente crescendo, ed è stato durante le battute finali della canzone, mentre Robert cantava "Marry me, Marry me", ha avvolto le gambe attorno a uno dei pilastri a lato di il palcoscenico ed emulato, quello che a tutti gli effetti, era un tremante al ginocchio. Quella fu l'ultima goccia per la mamma, che aveva assistito allo spettacolo. Con la borsetta appesa al braccio si è avvicinata al palco e sopra gli applausi si sentiva: 'John! Scendi subito da quei tamburi! Non stai giocando con quel ragazzo, è un pervertito!'”
- Mick Bonham, dal suo libro John Bonham: the Powerhouse Behind Led Zeppelin




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Grande video di Robert che parla di un provino per Jimmy.


Celebrando i cinquant'anni di 'IV', la collezione d'artista di questa settimana è dedicata alle icone del rock Led Zeppelin.
Tuffati e scopri un sacco di contenuti della band proprio qui, tra cui:
👉 La celebrazione di Dave Grohl della leggenda della batteria John Bonham
👉 La prima volta di Matt Everitt con Robert Plant
👉 Intervista di Roger Scott a Jimmy Page su 'IV'
👉 Sessioni BBC non archiviate e MOLTO ALTRO



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Robert Plant ha detto che John Paul Jones non ha mai conosciuto le canzoni della band per nome.
Robert Plant e John Paul Jones hanno trascorso più di un decennio a creare alcune delle più intramontabili musica rock mai scritte.
Basta non chiedere a Jones di nominarli per titolo o cantare il testo.
Plant ha detto che il bassista non li ha mai ascoltati ma li conosceva solo per chiave.
Jones e il fondatore @ledzeppelin @jimmypage hanno condiviso uno sfondo comune.
Erano entrambi musicisti di sessione molto abili e ricercati prima di fare squadra nella band.
Jones era un fante di tutti i mestieri. Come polistrumentista formato, ha composto canzoni, arrangiate e suonato basso, tastiere, mandolino e altro.
Jones era così in sintonia con la musica che non ha mai saputo i titoli delle canzoni o di cosa cantava Plant. Il cantante ha rivelato che il suo compagno di lunga data non ha mai ascoltato le parole che ha cantato.
Chiedi a Jones di ricordare la canzone in cui Plant cantava "All that luccica is gold", e probabilmente avrebbe problemi a tirarla. Come diceva Plant, bisogna metterla in termini musicali.
Digli che è la canzone su cui ha suonato cinque strumenti (tra cui tre registratori), e il suo cervello enciclopedico musicalmente ti direbbe che era "Stairway to Heaven. ”
Mentre Jones sembrava essere in qualche modo oscurato nella band, i suoi contributi alle canzoni dei Led Zeppelin erano sempre chiaramente visibili a livello superficiale.
Il suo posto nella band era nel profondo della musica. Le sue linee di basso integravano i ritmi di Bonham e aggiungevano una struttura melodica dietro i riff di chitarra di Page. Plant ha detto che Jones era così avvolto dalla musica dei Led Zeppelin che ha avuto poco tempo per imparare i testi o i titoli delle canzoni.
Nel 1979 i Led Zeppelin si erano praticamente intrufolati in due campi. I Jones e Plant relativamente sobri e i festivi Bonham e Page.
Il cantante e bassista hanno scritto la maggior parte delle canzoni su "In Through the Out Door. ”
Jones, all'epoca nuovo proprietario di un sintetizzatore all'avanguardia, si sentiva ispirato a scrivere diversi brani. La sua musica contiene diverse canzoni, tra cui Carouselambra, I'm Gonna Crawl, e All of My Love. ”
Jones potrebbe aver conosciuto la maggior parte delle canzoni dei Led Zeppelin per nome, ma crediamo che avesse un debole per le sue composizioni in "Through the Out Door".






Robert Plant dei Led Zeppelin ha dichiarato che l'arrivo di Elvis Presley nel Regno Unito è stata la sua "chiamata alle armi"
Elvis Presley è stato una figura significativa nella cultura giovanile degli anni '50 e Robert Plant ricorda l'impatto che ha avuto sul Regno Unito. Elvis Presley è stato un pioniere del rock and roll negli anni '50. Artisti come Chuck Berry e Little Richard hanno reso popolare il genere, ma Elvis ne ha fatto un fenomeno mondiale. Il suo carattere ribelle ha contagiato il cuore dei giovani ascoltatori, rendendolo una figura vitale per i giovani. Robert Plant dei Led Zeppelin era un adolescente quando ascoltò per la prima volta Elvis Presley nel Regno Unito, e descrisse la sua musica come una "chiamata alle armi". Secondo Robert Plant, la presenza di Elvis Presley nel Regno Unito è stata un campanello d'allarme per i giovani.
Mentre le canzoni di Elvis possono sembrare benigne oggi, negli anni '50 era considerato provocatorio. Non solo il rock & roll era visto come un tipo di musica ribelle, ma Elvis ha smosso le cose con il suo stile di esecuzione non ortodosso, che includeva un suggestivo movimento dell'anca e un rapido movimento delle gambe. Plant ha dichiarato in un'intervista a Jools Holland che la BBC non era gentile con la cultura adolescenziale all'epoca. Quando il cantante dei Led Zeppelin ha sentito per la prima volta la musica di Presley, in particolare "Hound Dog", l'ha descritta come un "oppio" che ha cambiato il corso della sua vita. "La BBC non era molto gentile con la cultura giovanile in quei giorni, ma ogni tanto su Two Way Family Favorites la domenica all'ora di pranzo, alcuni militari inviavano messaggi a mamma e papà e chiedevano una canzone", ha spiegato Plant.
“Era 'Hound Dog.'” Elvis. Questo era il tipo di impegno. Era un narcotico. Quando ho sentito il suono di quell'album, mi è successo qualcosa di strano. Sicuramente mi ha fatto sospendere la mia collezione di francobolli per un po'". La vecchia generazione era ancora piuttosto conservatrice all'epoca e non volevano che il pubblico più giovane fosse esposto a qualcosa di troppo scioccante. Plant in seguito dichiarò che la presenza di Elvis nel Regno Unito era una "chiamata alle armi" per la cultura giovanile. “L'intero affare di Presley era che lui era l'hepcat originale”, ha detto Plant a Charlie Rose nel 2005. “E quello che abbiamo sentito alla radio in Inghilterra ha superato tutta la pioggerellina e ci ha davvero dato qualcosa; la testa di tutti si è girata ei nostri genitori, come puoi immaginare, l'hanno rifiutato con tutto il cuore in
Presley ha attribuito gran parte della sua passione musicale e del suo successo ai musicisti neri che hanno avuto un impatto sulla sua carriera. Alcuni dei suoi brani, come "Hound Dog", erano cover di artisti black blues e R&B che ha trasformato in popolari brani rock-pop. Secondo Robert Plant, Elvis Presley ha aperto la strada agli artisti neri nel Regno Unito man mano che le persone si interessavano di più alla "black americana". "Credo che ci sia stato un cambiamento significativo verso la Black Americana nella scena pop britannica". Ero solo due o tre anni indietro rispetto a The Rolling Stones e The Pretty Things, e c'era un tipo incredibile di... "Ero a terra ad ascoltare il rhythm and blues dei Black", ha spiegato Plant a Rose. “Nelle tue città, avevi musica di New Orleans, Filadelfia, Chicago; così tante città diverse avevano così tanta musica assolutamente diversa da offrirci, e non me ne sono mai reso conto. "Ero assolutamente infatuato", ha continuato. “Beh, sai, c'è una specie di dolcezza sdolcinata nella musica pop britannica. Era da qualche parte tra Johnnie Ray e Pat Boone. Era qualcosa che stava accadendo, e con Presley che imitava la voce nera e portava un po' di musica nera nel mainstream, quello fu il primo, quello fu il tipo di antipasto, e poi un po' più tardi hai ha ottenuto tutte queste band nere americane che hanno iniziato a permeare.


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Robert Plant si esibirà con Saving Grace al concerto tributo a Bert Jansch
Robert Plant si esibirà con Saving Grace a Londra il 4 novembre in uno spettacolo tributo per celebrare quello che sarebbe stato l'ottantesimo compleanno di Bert Jansch.
I Plant si erano già esibiti in un altro concerto tributo a Jansch nella stessa sede, la Royal Festival Hall, quasi dieci anni fa, il 3 dicembre 2013.
Robert Plant e Alison Krauss hanno completato ieri il loro ultimo tour con un'esibizione all'RBC Bluesfest di Ottawa, in Ontario.
La coppia ha cambiato la scaletta del tour nelle ultime due settimane, aggiungendo "Stick With Me Baby" come prima canzone di encore prima di "Gone Gone Gone". L'unico altro grande cambiamento che è avvenuto alla scaletta durante il tour è stato l'aggiunta di "In The Mood" e "Matty Groves" nell'ordine di esecuzione dello spettacolo.
Cosa mangia Robert Plant a colazione mentre è in tour? Posso finalmente rispondere a questa domanda grazie a un utente di Twitter che afferma di aver cucinato la colazione per Plant a Portland, nel Maine, il 4 luglio . Apparentemente Robert. aveva due uova in camicia, un po' di pane di segale marmorizzato, hashish di manzo di mais e un po' di pancetta e cipolla.
Plant ora ha il resto di luglio e la maggior parte di agosto liberi fino a quando non inizierà il tour europeo con i Saving Grace a Portorose, in Slovenia, il 24 agosto. 



...𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐨 ....𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐆𝐫𝐚𝐧 𝐒𝐢𝐠𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐞 𝐢𝐧 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨...𝐞 𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐚 𝐮𝐧 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐮𝐦𝐢𝐥𝐭𝐚̀ 𝐝𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭...𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐔𝐨𝐦𝐨...𝐞 𝐦𝐢 𝐫𝐢𝐟𝐞𝐫𝐢𝐬𝐜𝐨 𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨..
..𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐚𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐓𝐨𝐮𝐫 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭..
𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐮𝐢 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐟𝐚.
𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐜𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐢 𝐋𝐄𝐃 𝐙𝐄𝐏𝐏𝐄𝐋𝐈𝐍...
𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐞..
𝐞𝐜𝐜𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨
𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭:
𝐀𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐜’𝐞𝐫𝐚 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐬𝐜𝐚𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫, 𝐈𝐧 𝐌𝐲 𝐓𝐢𝐦𝐞 𝐨𝐟 𝐃𝐲𝐢𝐧𝐠 𝐝𝐚 𝐏𝐡𝐲𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥 𝐆𝐫𝐚𝐟𝐟𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟕𝟓. «𝐐𝐮𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐜𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐮𝐞 — 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐞𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢. 𝐄 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚: «𝐌𝐚 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐭𝐚𝐦𝐨𝐫𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞, 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐚 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨». 𝐏𝐮𝐧𝐭𝐨.
«𝐍𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥'𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚»
𝐈𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 – 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭, 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐢𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 - 𝐡𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐞𝐫𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢, 𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐳𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐜’𝐞̀ 𝐬𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐭𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐢. 𝐃𝐚 𝐮𝐧 𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢, 𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐚𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐞𝐫𝐢, 𝐬𝐢𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚. 𝐏𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐳𝐳𝐚, 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐧𝐭𝐚𝐬𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐦𝐨𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐟𝐨𝐥𝐤. 𝐀 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐢 𝐢𝐬𝐩𝐢𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚, 𝐪𝐮𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐞 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 “𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞” 𝐦𝐢 𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨».
𝐋𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞
𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐯𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥 𝐟𝐨𝐥𝐤, 𝐬𝐮𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞. «𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 – 𝐬𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚 𝐥’𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 – 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐞̀ 𝐝𝐨𝐯𝐮𝐭𝐚 𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐠𝐞𝐨𝐠𝐫𝐚𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞. 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐚 𝟏𝟓 𝐤𝐦 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐦𝐢𝐚. 𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐨̀ 𝐞𝐬𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐢, 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐠𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢».
𝐈𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐟𝐨𝐥𝐤, 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐮𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚 𝐒𝐮𝐳𝐢 𝐃𝐢𝐚𝐧, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐨 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐧𝐨. 𝐒𝐮 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐝𝐲 𝐃𝐞𝐧𝐧𝐲, 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐮 𝐚𝐫𝐭𝐞𝐟𝐢𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐞 𝐟𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐭𝐫𝐚 𝐫𝐨𝐜𝐤 𝐞 𝐟𝐨𝐥𝐤 𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞. 𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐡𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐢𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐋𝐞𝐝 𝐙𝐞𝐩𝐩𝐞𝐥𝐢𝐧. «𝐄𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 – 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 – 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐢 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢, 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐨̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐨̀ 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞. 𝐇𝐨 𝐚𝐦𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞, 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚, 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢. 𝐂𝐚𝐧𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨: 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐞 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚, 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐢 𝐞𝐝 𝐞𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐢, 𝐚𝐯𝐞𝐯𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐜𝐞𝐥𝐞𝐬𝐭𝐢𝐚𝐥𝐞». 𝐃𝐨𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢, 𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐃𝐢𝐚𝐧, 𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐯𝐚, 𝐡𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐟𝐢𝐠𝐮𝐫𝐞 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐢, 𝐞 𝐥𝐮𝐢 𝐬𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚 𝐜𝐡𝐞 «𝐥’𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐜𝐜𝐢𝐨 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐧𝐨, 𝐝𝐚̀ 𝐮𝐧 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚, 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐧𝐚𝐦𝐢𝐬𝐦𝐨. 𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐥𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐚».
𝐋’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚
𝐍𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟔𝟕 𝐧𝐞𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐞𝐧𝐧𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐡𝐚 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫 𝐝𝐢 “𝐋𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐞̀ 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐚”, 𝐝𝐢 𝐎𝐫𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐕𝐚𝐧𝐨𝐧𝐢, 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐫𝐚 «𝐮𝐧 𝐩𝐨’ 𝐢𝐧𝐭𝐢𝐦𝐨𝐫𝐢𝐭𝐨». 𝐋’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐠𝐥𝐢 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́, 𝐝𝐢𝐜𝐞, «𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐝𝐨 𝐥’𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞. 𝐄 𝐦𝐚𝐠𝐚𝐫𝐢 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨, 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨, 𝐩𝐮𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐮𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐜𝐚𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐞».
𝐞 𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚
𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞 :
𝐬𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐫𝐚̀ 𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐭𝐢 𝐞𝐝 𝐚 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐓𝐨𝐮𝐫..
𝐞 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐡𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐮𝐭𝐨 𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐧 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨..
"𝐬𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞 , 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐢𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐧𝐞𝐢 𝐭𝐮𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐢: «𝐋𝐨 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧 𝐝’𝐨𝐫𝐚 𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐚𝐭𝐞». 𝐍𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐙𝐞𝐩𝐩𝐞𝐥𝐢𝐧, 𝐩𝐞𝐫𝐨̀, 𝐀𝐝𝐞𝐥𝐦𝐨...(𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐨𝐦𝐞..𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐫𝐨)..
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𝐒𝐮𝐜𝐜𝐞𝐝𝐞 𝐫𝐚𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐨𝐜𝐤𝐬𝐭𝐚𝐫 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐢𝐳𝐳𝐢 𝐢𝐥 𝐭𝐨𝐮𝐫 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐠𝐚. 𝐙𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐥𝐨 𝐡𝐚 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧 𝐩𝐨𝐬𝐭 𝐬𝐮 𝐓𝐰𝐢𝐭𝐭𝐞𝐫 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐢 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞: «𝐕𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐞 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐯𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐚𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐑𝐨𝐛𝐞𝐫𝐭 𝐏𝐥𝐚𝐧𝐭 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐫𝐚𝐜𝐞 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚, 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐢 𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐨𝐜𝐤. 𝐂𝐢 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞…».
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Se hai fatto la storia del rock puoi avere diversi approcci nei confronti del tuo passato. Abbiamo ancora negli occhi (e nelle orecchie) gli Who di Firenze Rocks che, qualche giorno fa, hanno celebrato sessant’anni di mito, con un approccio filologico e attento ai loro brani, prontamente apprezzato dal pubblico entusiasta. Presto vedremo a Milano Bob Dylan (il 3 e il 4 luglio): lui ha scelto un’altra via, da lungi. Pesca nella sua sterminata discografia, sì. Però poi trasfigura, cambia, modifica a piacimento. Esiste però una terza opzione: fare tutt’altro. E alla leggenda consacrare solo una piccolissima frazione del presente: ha imboccato ormai questo sentiero da tantissimo Robert Plant, l’Achille perennemente biondo dei Led Zeppelin, probabilmente la voce più importante del genere. Ma, dei fasti del Dirigibile, volato per dodici anni e sceso, ahinoi, a terra dopo la morte prematura del gran batterista John Bohnam, vuol sentir parlare poco e poco ne parla.
Anche stavolta, quando sbarcherà in Italia per sette date transitando a Roma (il 3 settembre a Ostia Antica) e Milano ( il 5 agli Arcimboldi). Il progetto si chiama Saving Grace: Plant scava nel repertorio delle sue passioni giovanili, tra traditional, ballate folk, echi blues, brani di Donovan e Moby Grape. E alla voce, insieme alla proverbiale sua, c’è la brava 33enne portoghese Suzi Dian: «L’ho fatto per salvare me — scherza il 74enne col suo accento da Inghilterra sempre profonda, anche se si trova nel lontano Montana. Non è un’operazione nostalgia folk, ma è un modo per preservarmi dalla ritualità, imparare e procedere a sperimentare con tutto lo scibile della musica». A queste parole, il primo pensiero è appunto quello: salvarsi dai Led Zeppelin, dall’obbligo di doverli cantare, di un’epopea che a Plant sembra piu che altro una zavorra. Al primo giro del tour c’era infatti solo una canzone in scaletta, peraltro a sua volta cover, In My Time of Dying da Physical Graffiti del 1975. «Qui potrebbero essercene anche due — dice Plant senza rivelare quali. E subito però puntualizza: «Ma saranno metamorfiche, potrebbero diventare altre, ogni canzone in questo tour è sottoposta a cambiamento». Punto.
L’unica altra concessione a quella formidabile stagione è quando si parla del suo rapporto con le donne (Suzi segue Alison Krauss, countrywoman con cui Plant ha fatto tour e dischi). Qui si rievoca Sandy Denny, splendida voce dei Fairport Convention in The Battle of Evermore, Led Zeppelin IV, morta a soli 32 anni, nel 1978: «Quel brano procedeva per canti e controcanti. E lei era perfetta. Come vorrei averla ancora con me». Punto e basta, Zeppelin archiviati. C’è tempo ancora per parlare del nostro Paese, di quando giovanissimo intonò «La musica è finita» dell’altrettanto compianto Umberto Bindi, nel 1967: «Ero quasi intimidito, solo alla fine si sente il vero Robert Plant». E di come spera di poter incrociare Zucchero, sempre prodigo di
complimenti
nei suoi confronti: «Lo invito fin d’ora a salire sul palco a una delle date». Niente Zeppelin, però, Adelmo...
https://notizie365.net/news/robert-plant-i-led-zeppelin-li-trasfiguro/AA1cXW3V?fbclid=IwAR3YgZUgfQHNc5QRhjagi5IIeBkpbm3wxYrhFzB4hP1LMJrc4wUwRXvkUe4
https://www.corriereadriatico.it/spettacoli/macerata_plant_frontman_led_zeppelin_sferisterio_ultime_notizie-7480059.html?fbclid=IwAR2svUB6zw2isZ6QDsQHqFbSQDfWPJFPJxpxRhFlJV2zUTEbi-pL5eqnJeA



Robert Plant si esibirà con Saving Grace al concerto tributo a Bert Jansch
Robert Plant si esibirà con Saving Grace a Londra il 4 novembre in uno spettacolo tributo per celebrare quello che sarebbe stato l'ottantesimo compleanno di Bert Jansch.
I Plant si erano già esibiti in un altro concerto tributo a Jansch nella stessa sede, la Royal Festival Hall, quasi dieci anni fa, il 3 dicembre 2013.
Robert Plant e Alison Krauss hanno completato ieri il loro ultimo tour con un'esibizione all'RBC Bluesfest di Ottawa, in Ontario.
La coppia ha cambiato la scaletta del tour nelle ultime due settimane, aggiungendo "Stick With Me Baby" come prima canzone di encore prima di "Gone Gone Gone". L'unico altro grande cambiamento che è avvenuto alla scaletta durante il tour è stato l'aggiunta di "In The Mood" e "Matty Groves" nell'ordine di esecuzione dello spettacolo.
Cosa mangia Robert Plant a colazione mentre è in tour? Posso finalmente rispondere a questa domanda grazie a un utente di Twitter che afferma di aver cucinato la colazione per Plant a Portland, nel Maine, il 4 luglio . Apparentemente Robert. aveva due uova in camicia, un po' di pane di segale marmorizzato, hashish di manzo di mais e un po' di pancetta e cipolla.
Plant ora ha il resto di luglio e la maggior parte di agosto liberi fino a quando non inizierà il tour europeo con i Saving Grace a Portorose, in Slovenia, il 24 agosto. 
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"L'ho scritto su un pezzo di carta sul treno": come i Led Zeppelin hanno trasformato un riff ripetitivo in una delle loro tracce più assassine
Black Dog è stato un inizio esplosivo e audace del quarto album dei Led Zeppelin, ma è nato da umili origini
Una presenza spettrale incombeva sulla realizzazione di IV dei Led Zeppelin , con Jimmy Page convinto che i fantasmi infestassero la casa di Headley Grange, dove la band ha registrato gran parte del loro album classico. Ma è stato un ospite del mondo reale che ha influenzato il titolo di Black Dog , l'esilarante apertura di IV che prende il nome da un anziano Labrador che continuava a vagare dentro e fuori dal parco.
La traccia ha avuto origine da un bruciante riff blues di John Paul Jones, il bassista influenzato da Tom Cat , una canzone dell'album Electric Mud di Muddy Waters che similmente ruota attorno a una leccata agile e ripetitiva.
Jones aveva scarabocchiato l'idea su un treno per tornare a casa da una prova alla rimessa delle barche di Page nel Berkshire. "Mio padre mi aveva insegnato questo sistema di notazione molto semplice usando valori di nota e numeri", ha detto Jones a Mojo nel 2007, "così l'ho scritto su un pezzo di carta sul treno".
Per Plant, Black Dog ha riassunto un modo in cui i Led Zep potrebbero lavorare in modo rapido ed efficiente. "A volte John Paul contribuiva con la parte principale di una canzone e poi sarebbe stato un arrangiamento piuttosto rapido di pezzi e pezzi in modo che la canzone si adattasse piuttosto rapidamente", ha detto Plant nel libro di Joe Smith del 1988 Off The Record .
Black Dog , tuttavia, potrebbe essere stata l'eccezione: ci sono voluti alcuni tentativi prima che la band si bloccasse nel suo ritmo irregolare. "In origine era tutto in 3/16", ha ricordato Jones in Classic Rock , "ma nessuno poteva starci dietro". Bonham, in particolare, ha lottato contro i ritmi mutevoli della canzone. "Ho detto a Bonzo che doveva continuare a giocare a quattro al bar per tutta la durata di Black Dog ", ha detto Jones. "Se passi un numero sufficiente di 5/8, arriva di nuovo sul ritmo."
Mentre questa interpretazione della canzone suggerisce che potresti aver bisogno di un maestro in matematica e notazione musicale per goderti la sua magnificenza, i brividi di Black Dog sono molto più viscerali. Rimane un'apertura esplosiva e audace di un disco classico.
https://youtu.be/6tlSx0jkuLM
https://www.loudersound.com/.../black-dog-led-zeppelin... 


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Buongiorno Mister Plant...😘
e buongiorno a voi anime belle
..quando c'è classe e fascino..
il tempo se ne compiace!!


..quando c'è classe e fascino..
il tempo se ne compiace!!

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Steven Davis e Robert Plant..

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“Ma per me il concerto più
divertente
è stato quando The Band of Joy ha suonato Queen Mary Ballroom a Dudley. Una delle cover che suonarono fu "If I Were a Carpeneter" di Tim Hardin. Ma a differenza dell'originale, la loro versione si è sviluppata costantemente in un potente crescendo, ed è stato durante le battute finali della canzone, mentre Robert cantava "Marry me, Marry me", ha avvolto le gambe attorno a uno dei pilastri a lato di il palcoscenico ed emulato, quello che a tutti gli effetti, era un tremante al ginocchio. Quella fu l'ultima goccia per la mamma, che aveva assistito allo spettacolo. Con la borsetta appesa al braccio si è avvicinata al palco e sopra gli applausi si sentiva: 'John! Scendi subito da quei tamburi! Non stai giocando con quel ragazzo, è un pervertito!'”
- Mick Bonham, dal suo libro John Bonham: the Powerhouse Behind Led Zeppelin







I Led Zeppelin hanno sempre avuto un rapporto un po' teso con la stampa. Anche se sono rimasti una delle più grandi band hard rock per la maggior parte degli anni '70, le feroci recensioni che stavano ricevendo da alcuni dei più grandi media del mondo non li hanno amati dalla critica internazionale. Sebbene la band avesse suonato in spettacoli sold-out in tutto il mondo, non erano mai stati quelli che avevano singoli a tutto volume in radio.
Quando gli Zeppelin iniziarono a fare il giro con i loro primi dischi, avevano apertamente evitato qualsiasi tipo di trasmissione radiofonica. Invece, hanno cooptato l'album come loro mezzo preferito, facendo del loro meglio per creare qualcosa che tenesse insieme come un insieme coeso piuttosto che scegliere singole canzoni alla volta.
Nonostante tutti i grandi dischi che hanno realizzato ogni anno, non c'è mai stato un singolo di successo tra di loro, con "Whole Lotta Love" che è stato trasmesso in radio ed è entrato nella top ten decenni dopo il fatto. Nonostante la band abbia fatto di "Communication Breakdown" uno dei loro primi singoli estratti dal loro album di debutto, hanno deciso di essere furbi quando hanno acquistato uno dei loro primi capolavori alla radio.
Proprio alla fine del loro album di debutto, "How Many More Times" è un'anteprima di ciò che sarebbe successo con i Led Zeppelin II, con un feroce riff blues e una delle urla più intense di Robert Plant. Sebbene ci sia stata qualche discussione sulla natura incisiva di "Communication Breakdown", gli Zeppelin hanno pensato di provare la stessa cosa con l'album più vicino, mentendo miseramente alle stazioni radio.
Sulla copertina del disco, gli Zeppelin hanno messo il time code della canzone alle 3:30, nonostante in realtà fossero otto minuti interi con la jam della sezione centrale. Anche se sarebbe stato facile fare un montaggio radiofonico per la canzone, la band non stava cercando di cannibalizzare una delle loro più grandi canzoni, scegliendo invece di dare il singolo alla radio nella speranza che i DJ non ne fossero più saggi.
Pur non essendo il tipo adatto alla radio, gli Zeppelin si sono esibiti quando hanno suonato la canzone dal vivo nei loro tour americani, abbattendo la casa con alcuni dei più selvaggi blues-rock concepiti dall'uomo. "How Many More Times" sarebbe anche diventato uno dei preferiti tra le altre rock band, con i Deep Purple che hanno praticamente rubato il ritmo e alcune delle note per il loro singolo "Black Night" solo pochi anni dopo.
Anche se gli Zeppelin non avevano molte possibilità di ottenere una canzone di otto minuti alla radio, non li ha sconvolti più di tanto. Durante la maggior parte dei loro anni di gloria, parte del loro fascino consisteva nel mantenere una certa mistica dietro la loro musica, chiudendo alcune delle attività più nefaste al pubblico e alzando sempre il naso a qualsiasi critico che osasse parlare male della loro musica.
Per tutto il pubblico radiofonico che si stavano perdendo, gli Zeppelin sono riusciti a superare a prescindere, diventando l'ispirazione principale per tutti, dagli Aerosmith ai Rush e alla fine diventando un punto fermo una volta che la radio rock classica ha iniziato a raccogliere il suo formato. Anche se le loro canzoni fossero al di fuori dei parametri delle canzoni radiofoniche standard, si sarebbero fatti strada verso la cima del mondo musicale in entrambi i casi.

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con sottotitoli in italiano
"It is the summer of my smiles. Tee hee. Now we're gonna feature, yet again, the, the ever impressive, the only man who wears onions on his shoulders, that I've ever met in my life. The amazing man of keyboards, John Paul Jones. You remember John Paul Jones? One day we'll get that spot light right. So we kept on travelling and we got to places that were dusty and lacked rain, but it had other elements that were quite fitting. Morroco is famous for many things, good moroccan, that is. So this is a song about the wasted wasted wasted lands, and if John's at the keyboards, it's called Kashmir."
May 18, 1975 - Earls Court
Kashmir
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Neal Preston, ‘I was Led Zeppelin’s tour photographer. The dove landed on Robert’s hand. Nobody else could have pulled it off without looking pretentious’
Neal Preston, 'Ero il fotografo del tour dei Led Zeppelin. La colomba è atterrata sulla mano di Roberto. Nessun altro ce l'avrebbe fatta senza sembrare pretenzioso'
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"""𝙏𝒖𝙩𝒕𝙖𝒗𝙞𝒂, 𝙨𝒂𝙥𝒆𝙫𝒐 𝒄𝙝𝒆 𝒆𝙧𝒂 𝒖𝙣𝒂 𝒃𝙚𝒍𝙡𝒂 𝒇𝙤𝒕𝙤. 𝑪𝙤𝒏 𝒍𝙖 𝙘𝒐𝙡𝒐𝙢𝒃𝙖 𝙚 𝙡𝒂 𝑵𝙚𝒘𝙘𝒂𝙨𝒕𝙡𝒆 𝑩𝙧𝒐𝙬𝒏 𝑨𝙡𝒆 𝒄𝙝𝒆 𝒔𝙩𝒂 𝒃𝙚𝒗𝙚𝒏𝙙𝒐, 𝙚̀ 𝙘𝒐𝙨𝒊̀ 𝒊𝙣𝒈𝙡𝒆𝙨𝒆 𝒆 𝒄𝙤𝒔𝙞̀ 𝙍𝒐𝙗𝒆𝙧𝒕. 𝙉𝒆𝙨𝒔𝙪𝒏 𝒂𝙡𝒕𝙧𝒐 𝒂𝙫𝒓𝙚𝒃𝙗𝒆 𝒑𝙤𝒕𝙪𝒕𝙤 𝙛𝒂𝙧𝒄𝙚𝒍𝙖 𝙨𝒆𝙣𝒛𝙖 𝙨𝒆𝙢𝒃𝙧𝒂𝙧𝒆 𝒑𝙧𝒆𝙩𝒆𝙣𝒛𝙞𝒐𝙨𝒐. 𝙍𝒐𝙗𝒆𝙧𝒕 𝒆𝙧𝒂 𝒖𝙣 𝙧𝒂𝙜𝒂𝙯𝒛𝙤 𝙙𝒊 𝒄𝙖𝒎𝙥𝒂𝙜𝒏𝙖. 𝑬̀ 𝒄𝙧𝒆𝙨𝒄𝙞𝒖𝙩𝒐 𝒕𝙧𝒂 𝒈𝙡𝒊 𝒂𝙣𝒊𝙢𝒂𝙡𝒊 𝒆 𝒉𝙖 𝙡'𝙖𝒔𝙥𝒆𝙩𝒕𝙤 𝙙𝒊 𝒒𝙪𝒂𝙡𝒄𝙪𝒏𝙤 𝙘𝒉𝙚 𝙘𝒂𝙥𝒊𝙨𝒄𝙚 𝙡𝒂 𝒏𝙖𝒕𝙪𝒓𝙖. 𝑪𝙚𝒓𝙩𝒐, 𝙥𝒐𝙩𝒓𝙚𝒃𝙗𝒆 𝒂𝙫𝒆𝙧 𝙥𝒆𝙣𝒔𝙖𝒕𝙤: "𝘾𝒐𝙢𝒆 𝒄𝙖𝒛𝙯𝒐 𝒔𝙚𝒊 𝒇𝙞𝒏𝙞𝒕𝙤 𝙨𝒖𝙡𝒍𝙖 𝙢𝒊𝙖 𝙢𝒂𝙣𝒐?" 𝑴𝙖 𝙥𝒆𝙣𝒔𝙤 𝙘𝒉𝙚 𝙘𝒊 𝒔𝙞𝒂 𝒅𝙚𝒍𝙡'𝙖𝒍𝙩𝒓𝙤. 𝑬̀ 𝒖𝙣𝒐 𝒔𝙜𝒖𝙖𝒓𝙙𝒐 𝒅𝙞 𝙘𝒂𝙡𝒎𝙖, 𝒄𝙤𝒎𝙥𝒓𝙚𝒏𝙨𝒊𝙤𝒏𝙚 𝙚 𝙧𝒊𝙨𝒑𝙚𝒕𝙩𝒐. 𝙉𝒆 𝒆𝙧𝒐 𝒇𝙚𝒍𝙞𝒄𝙚, 𝒎𝙖 𝙨𝒂𝙞 𝙪𝒏𝙖 𝙘𝒐𝙨𝒂? 𝙎𝒆 𝒔𝙚𝒊 𝒖𝙣 𝙛𝒐𝙩𝒐𝙜𝒓𝙖𝒇𝙤 𝙥𝒓𝙤𝒇𝙚𝒔𝙨𝒊𝙤𝒏𝙞𝒔𝙩𝒂 𝒏𝙚𝒍 𝒎𝙞𝒐 𝒔𝙚𝒕𝙩𝒐𝙧𝒆 𝒆 𝒏𝙤𝒏 𝒓𝙞𝒆𝙨𝒄𝙞 𝙖 𝙤𝒕𝙩𝒆𝙣𝒆𝙧𝒆 𝒖𝙣𝒂 𝒃𝙚𝒍𝙡𝒂 𝒇𝙤𝒕𝙤 𝙙𝒊 𝑹𝙤𝒃𝙚𝒓𝙩 𝙋𝒍𝙖𝒏𝙩, 𝒑𝙧𝒐𝙗𝒂𝙗𝒊𝙡𝒎𝙚𝒏𝙩𝒆 𝒅𝙤𝒗𝙧𝒆𝙨𝒕𝙞 𝙡𝒂𝙨𝒄𝙞𝒂𝙧𝒆 𝒊𝙡 𝙩𝒖𝙤 𝙡𝒂𝙫𝒐𝙧𝒐 𝒆 𝒂𝙣𝒅𝙖𝒓𝙚 𝙖 𝙫𝒆𝙣𝒅𝙚𝒓𝙚 𝙘𝒊𝙖𝒎𝙗𝒆𝙡𝒍𝙚."""
Per quanto ne so, sono l'unica persona che sia mai stata il fotografo del tour dei Led Zeppelin . Avevo solo 22 anni e conoscevo un lavoro di prugne quando è atterrato sulle mie ginocchia. Le persone spesso chiedono quanto fosse selvaggio, ma io dico sempre la stessa cosa: "Se stai usando 'selvaggio' come metafora del sesso e della droga, allora era più selvaggio - molto più selvaggio - essere in viaggio con REO Speedwagon " . Non dimenticare che ero stato assunto per fare un lavoro. Non ero lì per sedermi a consumare cose innominabili e scopare tutto con una gonna.
Questa è stata scattata durante un concerto al Kezar Stadium di San Francisco. C'erano due gabbie dietro gli amplificatori sul palco, ciascuna contenente sei colombe bianche. Ad essere onesti, penso che probabilmente fossero solo piccioni bianchi, ma li chiamavamo colombe, quindi atteniamoci a quello. Ad ogni modo, Robert Plant è un vero hippy nel cuore, quindi l'idea era che alla fine di Stairway to Heaven , avremmo rilasciato le colombe e sarebbero volate in aria come omaggio alla pace e all'amore.
Ma quando le gabbie si sono aperte, gli uccelli sono volati fuori e uno ha fatto un passaggio basso sul pubblico, quindi deve aver preso una boccata troppo profonda dell'aria di San Francisco - ricorda, era il 1973 e c'era un'alta probabilità di essere dosato da qualche morto. Comunque, è tornato sul palco e Robert ha teso la mano. La colomba vi si è posata sopra, per puro caso: non era un uccello ammaestrato. Rimase lì per circa cinque secondi. Sono solo contento che non sia finito sulla mano di Jimmy Page o che gli sia successo qualcosa di brutto.
C'è un protocollo quando sei sul palco: non calpestare niente, non muovere niente, non inciampare in un cavo, non toccare la macchina del ghiaccio secco, non respirare su nessun fottuto strumento . Sei costantemente monitorato da una dozzina di paia di occhi altrimenti noti come i roadies. Quella fase è il loro stato nazionale, la loro Città del Vaticano. Senza di loro al mio fianco, non posso fare il mio lavoro, che sia per i Led Zeppelin o per i Led Zepaga nella tribute band.
Si trattava di trovarsi nel posto giusto al momento giusto con l'obiettivo giusto. È stato lo stesso con una foto che ho scattato a Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr : ho premuto il pulsante proprio mentre Frank stava prendendo in giro Dean. Ma non sai mai se hai scattato una foto iconica in quel momento. Hai bisogno del vantaggio del senno di poi, perché non si tratta di ciò che pensi sia iconico, si tratta di ciò che pensa il mondo.
Tuttavia, sapevo che era una bella foto. Con la colomba e la Newcastle Brown Ale che sta bevendo, è così inglese e così Robert. Nessun altro avrebbe potuto farcela senza sembrare pretenzioso. Robert era un ragazzo di campagna. È cresciuto tra gli animali e ha l'aspetto di qualcuno che capisce la natura. Certo, potrebbe aver pensato: "Come cazzo sei finito sulla mia mano?" Ma penso che ci sia dell'altro. È uno sguardo di calma, comprensione e rispetto. Ne ero felice, ma sai una cosa? Se sei un fotografo professionista nel mio settore e non riesci a ottenere una bella foto di Robert Plant, probabilmente dovresti lasciare il tuo lavoro e andare a vendere ciambelle.


Robert Plant is promoting his latest release Manic Nirvana on the Today Show, aired on July 10, 1990.
Robert Plant - Today Show 1990 (Manic Nirvana)


Ancora qualche scatto misto da Knebworth, Robert che arriva per il sound check del giovedì, John con suo fratello Mick lo stesso giorno,

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Dopo lo scioglimento degli Yardbirds nel 1968, i Led Zeppelin furono formati dal chitarrista Jimmy Page, che riunì tre musicisti di immenso talento per completare la formazione stabile: Robert Plant alla voce solista, John Paul Jones al basso e alle tastiere e John Bonham dietro i tamburi.
Alla fine degli anni '60, i Led Zeppelin avevano pubblicato i loro primi due album ed erano già una presenza considerevole, rivaleggiando con i Rolling Stones e gli Who per il trono del rock. Classici di tutti i tempi come "Good Times Bad Times", "Dazed and Confused", "Whole Lotta Love" e "Ramble On" erano già arrivati, ma il meglio doveva ancora venire.
Durante i primi anni '70, i Led Zeppelin pubblicarono i loro album più apprezzati dalla critica e dal punto di vista commerciale, a cominciare da Led Zeppelin III. L'album è iniziato con una nota potente con "Immigrant Song" dal suono piuttosto violento e marziale, un brano che Plant vede come un successo "ridicolo" della storia per bambini.
"A proposito, che peccato che 'Immigrant Song' non sia facile da suonare per i bambini", ha aggiunto in un'intervista del 2023 con Vulture . “Tutti lo capiscono, giovani e meno giovani. È una grande canzone. Non solo leggermente ridicolo ma ridicolo. Considerando che l'abbiamo scritto a mezz'aria lasciando l'Islanda: un concerto incredibilmente stimolante e un'avventura, oltre la quale non ci saranno libri scritti.
"Ho pensato che 'Immigrant Song' fosse fantastico perché risale all'effetto del Medioevo sul mio essere", ha detto. “Sono seduto qui a guardare nell'oscurità dell'edificio costruito nel XV secolo. Non è un edificio elegante, è solo un edificio che è stato riportato indietro da migliaia di morti diverse. Lo so prima della Guerra Civile, prima che Cromwell passasse di qui, e prima che tutti si nascondessero. Prima, prima, prima, prima, prima, prima. Quel lato vichingo delle cose è molto divertente.
Altrove in Led Zeppelin III , la band ha portato la sua propensione per la complessità a "Four Sticks" . La canzone prende il nome dal suo ritmo di batteria incredibilmente difficile, che ha tenuto Bonham in uno stato di costante frustrazione durante le sessioni di registrazione. Durante la registrazione della difficile traccia, Bonham sarebbe diventato così impaziente che ha rinunciato a "Four Sticks" per suonare l'intro di "Keep a Knockin" di Little Richard.
Con "Four Sticks" fermo per un momento, la band ha deciso di lavorare sul ritmo tangenziale di Bonham. Con l'aggiunta delle strutture di chitarra di Page, la canzone è stata per lo più redatta entro 30 minuti, con il titolo provvisorio "It's Been a Long Time". Quando i testi di Plant furono finalizzati per l'album, fu ribattezzato "Rock and Roll".
"Pensavamo solo che il rock and roll dovesse essere affrontato di nuovo", ha detto Plant della canzone classica in un'intervista con Creem nel 1988. Non è stata una cosa intellettuale, perché non avevamo tempo per quello - volevamo solo lasciare che tutto uscisse fuori. Era una cosa molto animale, una cosa diabolicamente potente, quello che stavamo facendo.


“Robert Plant strutted across the stage. He swaggered, he is THE pop star, at all times totally compelling… more so to me than a Jagger, because it just doesn’t seem contrived for one moment. Plant’s voice was like a gorgeous instrument, he was physically and sensually taking the audience for his own. They wanted him to do it to them and he did.”
- From the May 7, 1973 Jacksonville concert review by Lisa Robinson (Disc magazine)
"Robert Plant si è pavoneggiato sul palco. Si è pavoneggiato, è la pop star, in ogni momento totalmente irresistibile... per me più di un Jagger, perché non sembra artificioso nemmeno per un momento. La voce di Plant era come uno splendido strumento, prendeva fisicamente e sensualmente il pubblico per sé. Volevano che lo facesse con loro e lui lo fece".
- Dalla recensione del concerto di Jacksonville del 7 maggio 1973, a cura di Lisa Robinson (rivista Disc).
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Entrambi gli artisti hanno dato un contributo significativo al genere rock, lasciando un segno indelebile nell'industria musicale. Mentre le preferenze personali giocano un ruolo cruciale nel determinare il proprio preferito, è essenziale esaminare obiettivamente i talenti e l'impatto di questi cantanti leggendari.
Artigianato impareggiabile dei Led Zeppelin
È difficile contestare l'eccezionale talento trovato nei ranghi dei Led Zeppelin. Ogni membro della band possedeva abilità straordinarie che elevavano il loro mestiere a livelli senza precedenti. Guidati dal magistrale lavoro di chitarra di Jimmy Page e dalla voce iconica di Robert Plant, la band ha tracciato un percorso che ha influenzato le generazioni a venire. L'impareggiabile sinergia e l'abilità musicale dei Led Zeppelin hanno consolidato il loro status di vero e proprio supergruppo, lasciando un'impronta eterna nella storia del rock.
Versatilità e portata: la supremazia vocale di Plant
Quando si tratta di versatilità e gamma, Robert Plant brilla senza dubbio. La sua abilità vocale ha attraversato vari stili musicali, passando senza sforzo da consegne potenti e impennate a sfumature delicate e piene di sentimento. La capacità di Plant di affascinare gli ascoltatori con la sua estensione vocale, la presenza scenica dinamica e il carisma senza pari rimane una testimonianza del suo status di uno dei più grandi cantanti rock di tutti i tempi. Il suo impatto sul genere è incommensurabile e la sua eredità come icona rock è saldamente stabilita.
Brian Johnson, il formidabile frontman degli AC/DC, merita un riconoscimento per il suo straordinario contributo al mondo della musica rock. La sua voce distinta e roca è diventata sinonimo dell'energia elettrizzante e del suono incisivo della band. La musica degli AC/DC risuona con il pubblico di tutto il mondo e la voce di Johnson si integra perfettamente con il loro marchio di rock and roll ad alto numero di ottani. Anche se potrebbe non possedere la stessa versatilità di Plant, la voce potente e grintosa di Johnson ha senza dubbio lasciato un impatto indelebile sul genere
Le preferenze personali modellano inevitabilmente le opinioni individuali. La bellezza della musica sta nella sua capacità di entrare in risonanza con ogni ascoltatore in un modo unico. Alcuni potrebbero trovarsi attratti dall'energia grezza e dall'intensità della voce di Brian Johnson, mentre altri potrebbero essere affascinati dalla versatilità e dalla gamma di Robert Plant. È fondamentale rispettare e celebrare opinioni diverse mentre ci si impegna in vivaci discussioni sulle leggende musicali.
..detto questo
io adoro la voce di Mister Robert Plant..è ammaliante..sinuosa..inconfondibile🥰





Percy At Home, Jennings Farm in Blakeshall England 1979🍋☮️
By Steve Wood☮️


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Robert Plant a New York, 1976.
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fra poco compirà 75 anni..una eterna giovinezza nell'anima..una vita che la Musica ha reso emozionante..grazie Robert ti meriti il meglio..hai lottato, hai gioito, hai sofferto ma tu sei su quel palco per donarci bellezza..



Spesso non pensiamo alle tragedie naturali che accadono a musicisti e artisti famosi. Eppure, in fondo, si tratta di persone comuni e, come tali, anche loro sono vittime dei colpi di fortuna. Robert Plant dei Led Zeppelin ha subito una perdita significativa alla fine degli anni Settanta.
"Nel 1977 abbiamo perso nostro figlio, Karac", ha detto Plant. "Aveva solo cinque anni. Avevo passato tanto tempo a cercare di essere un padre decente, ma allo stesso tempo ero davvero attratto da quello che stavo facendo negli Zeppelin". Karac era morto per un virus intestinale mentre gli Zeppelin erano in tournée in America.
Robert Plant was ready to quit Rock Music Forever
Plant ha aggiunto: "Così, quando si è ritirato, ho pensato: "Che senso ha tutto questo? Che senso ha tutto questo? Sarebbe stato diverso se fossi stato lì, se fossi stato in giro?". Così ho pensato al merito della mia vita in quel momento e se avessi o meno bisogno di dedicare molto di più alla realtà delle persone che amavo e di cui mi prendevo cura - mia figlia e la mia famiglia in generale. Quindi sì, ero pronto a darci dentro finché non è arrivato Bonzo".
Non sorprende che Plant abbia provato un enorme senso di colpa per non essere stato presente per aiutare la sua famiglia durante la tragica perdita del figlio. Sembra che fosse disposto a interrompere tutti i proventi degli Zeppelin per dedicarsi a una vita pastorale più orientata alla famiglia. Tuttavia, John Bonham ha contribuito a lenire il dolore di Plant.
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We often don’t think of the natural tragedies that happen to famous musicians and artists. Yet, at heart, they are ordinary people, and, as such, there are victims of the slings and arrows of fortune too. With that, Led Zeppelin’s Robert Plant suffered a significant loss in the late 1970s.
“In 1977, we lost our son, Karac,” Plant once said. “He was only five years old. I’d spent so much time trying to be a decent dad, but at the same time, I was really attracted to what I was doing in Zeppelin”. Karac had died of a stomach virus when Zeppelin had been on tour in America.
Plant added: “So when he bowed out, I just thought: ‘What’s it all worth? What’s that all about? Would it have been any different if I was there, if I’d been around?’ So I was thinking about the merit of my life at that time and whether or not I needed to put a lot more into the reality of the people that I loved and cared for – my daughter and my family generally. So yeah, I was ready to jack it in until Bonzo came along.”
Unsurprisingly, Plant had felt an enormous sense of guilt around the fact that he had not been around to help his family during the tragic loss of their son. It appears that he was willing to stop all proceeds with Zeppelin and instead turn to a more family-oriented pastoral life. Yet John Bonham aided in Plant’s grief.

Robert Plant - Unedited interview with JJ Jackson, MTV 1982



Robert Plant stops MTV Studios for the Guest VJ role.
Robert Plant - Guest VJ on MTV 1982
https://www.loudersound.com/features/robert-plant-first-post-led-zeppelin-interview?utm_content=louder&utm_campaign=socialflow&utm_source=facebook.com&utm_medium=social&fbclid=IwAR1t1NnasACFWufQy2OyeKlAjTwJ67EZDgOH5ZE3o1QnJm3aRDtqvXlaitc
è una intervista di qualche anno fà..
ma merita di essere riletta...
Come Robert Plant fece pace con la fine dei Led Zeppelin
Nel 1982, Robert Plant ha rilasciato la sua prima intervista post-Led Zeppelin, e Geoff Barton di Classic Rock era l'uomo con il registratore
È una giornata nuvolosa e piovigginosa del settembre 1982. Ho appena completato un'intervista con Robert Plant sul suo primo album da solista post- Led Zeppelin , Pictures At Eleven , e siamo fuori dal Blakes Hotel a South Kensington a condurre una sessione fotografica improvvisata con Ross Halfin.
Smentendo il suo inavvicinabile status di dio del rock, Plant è disponibile e collaborativo. Posa in questa e quella posizione, accovacciato in basso, allungandosi in alto, facendo sentire il mio corpo fragile e rigido al confronto.
Tuttavia, Plant deve scusarsi per non essere stato in grado di raddrizzare un braccio per un particolare colpo - l'eredità di quell'incidente automobilistico a Rodi nell'agosto del 1975 quando lui e sua moglie Maureen rimasero gravemente feriti, il che lasciò Plant per un po' costretto sulla sedia a rotelle. e che ha causato una pausa inaspettata nella carriera dei Led Zeppelin. Plant si rimbocca la manica e sussulta mentre mi mostra le sue cicatrici.
Troppo presto è finita e ci diciamo addio. Come gesto d'addio presento a Plant una foto che ho di lui che si esibisce in un recente concerto di basso profilo al Dudley JB's, nel cuore della sua amata Black Country.
Caro oh caro!" lui piange. “Guarda le borse sotto gli occhi. Ti dirò perché: lo spettacolo è stato due giorni dopo il mio compleanno. Stavo giusto cominciando a smaltire la sbornia. E quell'acconciatura! Mi ero appena tagliato i capelli. Sembra che indossi un soufflé.
Al momento giusto, Halfin tira fuori una copia del suo libro fotografico The Powerage e va all'ultima pagina. Ed ecco, c'è una foto di Plant nei suoi classici giorni da cintura urlante con i capelli lunghi, che saltella sul palco con i Led Zeppelin a Knebworth . Non puoi fare a meno di confrontare le foto del cantante al Dudley JB's e al festival nel 1979, e mettere a confronto l'oggi con l'allora.
"Mi firmi il libro?" chiede Halfin, impetuoso. Ma Plant è fin troppo disponibile e scrive, con notevole svolazzo: «A Ross. Sta migliorando! Roberto.' Plant va a restituire il libro, ma non riesce a distogliere lo sguardo dallo scatto di lui sul palco con Zep.
I suoi occhi si restringono, la sua fronte si aggrotta e dice: “Oh, non lo so. Devo farmi crescere di nuovo i capelli?'
Riflette per un momento e alla fine esclama: “Sì, perché no. Al diavolo!
Torniamo a un paio d'ore prima. Plant è appoggiato al banco della reception del Blakes Hotel. Telefono alla mano, borbotta qualcosa sul tentativo di procurarsi una copia del nuovo singolo di Billy Fury, Love Or Money, “for Jimmy”.
Rispetto al suo sgargiante personaggio dei Led Zeppelin, è una pianta più matura e sottilmente cambiata che mi sta davanti. I capelli sono corti, la sua faccia è un po' segnata e il suo modo di vestire (tuta kaki con zip e stivali da baseball bianchi a brandelli) è piuttosto anonimo.
Ci aggiorniamo al ristorante seminterrato. Plant fa strada verso un annesso appartato che ovviamente aveva riservato per l'occasione. Ci sediamo su cuscini bassi e morbidi e Plant ci versa il tè e ci offre dei biscotti. Sul tavolo davanti a lui c'è una copia di Fear & Loathing In Las Vegas di Hunter S Thompson , una cassetta di Roy Harper e un pacchetto di sigarette Winston finito a metà.
È uno scenario "vissuto" e mi viene in mente che Plant deve aver fatto un'intera serie di interviste oggi; che sono solo un'altra faccia sfocata sul nastro trasportatore giornalistico.
"No, in realtà sei la prima persona con cui ho parlato", rivela Plant con un sorprendente accento delle Midlands.
“Non è troppo disperato,” commento.
“No, non c'è disperazione. Non proprio."
Il tuo album Pictures At Eleven ha ricevuto buone recensioni. Ti ha sorpreso?
Mi aspettavo di ricevere una martellata da tutti. Non so davvero perché, perché sono orgoglioso di quello che ho fatto. Ma ci sono state così tante stroncature in passato quando ci ho provato davvero tanto, e ho pensato che non ci fossero molte possibilità che l'album fosse ben accolto.
Sicuramente i tuoi anni con gli Zeppelin devono averti reso immune alle scorie?
Questo è diverso: ora sono fuori da solo. Potrei dire che le persone dicevano alle mie spalle: "Ecco, è finito, non verrà fuori affatto con la merce". Per tutto il tempo in cui ho lavorato al Rockfield, nessun estraneo ha ascoltato il disco. Ma sapevo cosa stava succedendo, stava solo migliorando sempre di più.
La cosa più sorprendente è stata che così tante persone erano contente per me quando finalmente hanno ascoltato il disco. Persone che conosco da anni, persone che gestiscono club nel Black Country. Hanno sentito la cosa e si sono limitati ad annuire con la testa e hanno sorriso. Mi hanno dato la loro silenziosa approvazione, ed è semplicemente fantastico.
Mi conoscono da così tanto tempo che non mi lanceranno improvvisamente foglie di palma ai piedi.
Quanto tempo fa hai iniziato a registrare Pictures At Eleven ?
Lo scorso settembre [1981]. Cosy [Powell, uno dei due batteristi dell'album, l'altro è Phil Collins] è tornato da dovunque fosse. Era andato a fare immersioni: manicotti o pesce, non ricordo. Ma comunque, era lo scorso settembre e abbiamo messo insieme Slow Dancer e Like I've Never Been Gone .
E hai pubblicato l'album questo luglio [1982]. Dieci mesi: è un'inversione di tendenza piuttosto rapida per gli standard degli Zeppelin.
Sì... infatti abbiamo fatto quelle prime due tracce che ho citato in circa un giorno e mezzo. C'è così tanto dramma su Slow Dancer . È così meditabondo – e c'era così tanto da dimostrare, specialmente dal mio punto di vista. Doveva essere giusto.
Cosa sentivi esattamente di dover dimostrare?
Volevo solo essere responsabile di qualcosa che era in quel genere. Se non scriverò mai più niente del genere... volevo solo che fosse così ancora una volta. Prendine un po', allora! E ha funzionato con successo.
Quando esattamente hai deciso di andare da solo e registrare il tuo album?
Beh ... ovviamente ero seduto sul mio culo dopo che avevamo perso John [Bonham]. Stavo pensando: "Cosa succede dopo?" Non ne avevo idea.
Ovviamente c'erano gli Honeydrippers e tutto il resto, che andavano in giro per i club suonando roba di Otis Rush, ma è roba vecchia. Era ovvio che ne sarebbe venuto fuori qualcosa che avrebbe alimentato la mia brama... per... il dramma se vuoi, per l'umore, per espandere l'umore oltre a cantare Stormy Monday - cosa che, per inciso, ho fatto molto bene da JB's a Dudley per tre settimane fa.
Sì. Qualche giorno fa un fotografo locale ci ha inviato una tua foto sul palco.
Infatti il ​​fratello di Bonzo, Micky, ha filmato il concerto ed è davvero divertente. Avevamo provato a malapena... ma è stato grandioso per Robbie [Blunt, il chitarrista dei Plant], perché da quando il disco è stato realizzato sono circolate varie voci, persone che dicevano: “No, non esiste davvero; non è Robbie, è Jimmy.
Bene, lasciatemi mettere le cose in chiaro una volta per tutte: Robbie Blunt è una persona a sé stante e non è Jimmy Page.
Non vedo davvero come la gente possa pensarlo; Non credo che Robbie suoni affatto come Jimmy. Sono come gesso e formaggio. Jimmy è molto aggressivo nel suo approccio...
Hai consapevolmente cercato di fare in modo che Pictures At Eleven non suonasse come i Led Zeppelin?
Come puoi immaginare, ho fatto un milione di sforzi per provare a creare il mio suono individuale. A metà della cosa mi sono fermato e ho detto a Benji l'ingegnere, un ragazzo che era con noi da anni con Zeppelin, l'uomo dell'AP, gli ho chiesto: “È vicino? Perché se è vicino ci fermiamo!” E lui ha detto: "Oh no, l'umore è totalmente diverso".
Stavo solo cercando di allontanarmi il più possibile... ma poi di nuovo puoi allontanarti solo fino a un certo punto. Volevo lasciare gli Zeppelin così com'erano e... tirare le redini un po' a destra.
Ci sono somiglianze, ovviamente, ma questo deve essere dovuto al fatto che canto e scrivo, ed è così che ho cantato e scritto dall'inizio dei tempi. Dal momento che abbiamo pensato in bianco e nero, davvero.
Tanto per la cronaca, i Led Zeppelin sono morti e sepolti, vero?
Dopo aver perso John abbiamo rilasciato una dichiarazione in tal senso, ma tutti l'hanno letta come ambigua. Non riesco nemmeno a ricordare la formulazione di esso ora. Ma no, non ha assolutamente senso. Nessun punto. Ci sono certe persone di cui non fai a meno nella vita, non fai andare avanti le cose per il gusto di farlo. Non c'è uno scopo funzionale per far andare avanti le cose. Per comodità di chi? Nessuno, davvero.
Nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di John. Mai e poi mai! Impossibile. Ora ascolto roba degli Zeppelin e mi rendo conto di quanto fosse importante John. Quando ha suonato la batteria era proprio lì con la mia voce o qualunque cosa stesse facendo Pagey... non avresti potuto trovare nessuno con lo stesso tipo di ingrediente per far decollare la band come ha fatto John.
Nonostante tutta la merda che ha colpito il fan così tante volte... ne siamo usciti tutti insieme dicendo: "Non ci interessa, prendi questo!" E non inizi ad andare avanti con persone che non ne facevano parte. Impossibile.
Tutto ciò esclude qualsiasi tipo di collaborazione con Jimmy Page o John Paul Jones in futuro?
È sempre stato difficile collaborare con Jonesy perché non ha mai ascoltato i testi. Parlavo di una canzone e lui diceva: “Ora, quale canzone sarebbe? E io dicevo: "Sai, quello su Presence ". E diceva: "Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli, in che chiave era?" Sospiravo e dicevo: "Non ne ho idea, Jonesy".
Ma... mi mancano. E mi manca molto Jimmy. Ma siamo amici da anni e anni, e abbiamo avuto una relazione costruita su determinati standard. Anche se siamo totalmente dissimili, totalmente diversi, sapevamo esattamente fin dove portarci l'un l'altro. Quando stai con un ragazzo da 14 anni ti mancano naturalmente certe parti, musicalmente e dal punto di vista della personalità. Ma c'è ancora molta strada da fare prima che smetta di cantare, e in questo momento mi sto divertendo molto con i miei ragazzi.
Quando andrai in tour per promuovere Pictures At Eleven , di che dimensioni suonerai?
Non posso suonare in posti come il Birmingham NEC. L'unico gruppo che ho visto venire abbastanza bene lì è stato quello dei Dire Straits, e ho visto parecchie persone, tra cui Dylan, David Bowie e Foreigner . Quella dimensione del concerto è un po' fuori uso ora, almeno in Gran Bretagna. Voglio dire, quando gli Zeppelin hanno suonato a Earls Court nel 1975 il suono era orrendo, ma c'era una sorta di slancio furioso in tutto quel concerto che ci ha tirato avanti.
Non credo di avere comunque il tipo di pubblico che riempirebbe il NEC. Non so come mi trovo nello schema delle cose, davvero.
In confronto ai tuoi giorni 'solitari' alla Zep, ora sembri molto più aperto e disponibile.
Questo perché sono pronto a lavorare, sono pronto ad uscire e sono pronto ad alzarmi e farmi valere. Per me tutto è facile a meno che tu non lo renda difficile. E qual è il punto di essere difficile quando la musica dovrebbe essere un mezzo di espressione e contatto? Musicalmente, gli Zeppelin non erano al sicuro, ma avevamo un tale seguito che praticamente tutto era accettato... tranne che la gente voleva sempre i Dazed & Confused e non i Fool In The Rain .
È molto
divertente
al momento, molto piacevole. Imparo cose nuove ogni giorno, incontro nuovi tipi di persone nel settore e li sorprendo tutti, perché tutti pensavano che fossi una specie di demone.
Ti piacciono ancora i villaggi gallesi e tutto il resto? Bron Y Au…
Bronnariar .
È così che lo pronunci? me lo sono sempre chiesto.
Sì, mi piacciono ancora. Ma li attraverserò molto velocemente.
Questo articolo è originariamente apparso su Classic Rock 102.



https://youtu.be/bzEYNsFC2gE
ROBERT PLANT: "ECCO PERCHÉ PHYSICAL GRAFFITI È PER ME IL MIGLIOR ALBUM DEI LED ZEPPELIN"Secondo il leggendario frontman il doppio album del 1975 rappresenterebbe l'apice creativo della band fondata insieme a Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham
I Led Zeppelin hanno cambiato la storia del rock elettrificando il blues e rendendo quasi sovrumana l’idea stessa della classica formazione basso-batteria-chitarra-voce (grazie alla potenza della sezione ritmica di John Paul Jones e John Bonzo Bonham e alle qualità inarrivabili di Jimmy Page e Robert Plant) con otto album pubblicati in tredici anni tra il 1969 e il 1982. “Sembrava che ci fosse il vuoto ovunque” ha detto una volta Jimmy Page, “E noi siamo arrivati a riempirlo”.
A proposito del capolavoro dei Led Zeppelin, Stairway to Heaven, il pezzo più famoso della band, Page ha detto: «Tutte le band aspirano a fare qualcosa che duri per sempre, noi abbiamo fatto Stairway to Heaven. Non credo che potrò mai suonare meglio di così».
In una recente intervista con la rivista Rolling Stone, Robert Plant invece ha detto quale è sempre stata la sua canzone preferita: «Stairway to Heaven è molto piacevole, positiva, molto inglese ma non è la canzone definitiva dei Led Zeppelin» ha detto, «Kashmir lo è. Rappresenta tutta la grandezza dei Led Zeppelin e quel senso di esplorazione di territori musicali nuovi, un viaggio fuori dalla rotte conosciute verso le colline più lontane che io e Page abbiamo sempre fatto. Quella è la vera essenza della band».
Pubblicata su Physical Graffiti nel 1975, Kashmir è stata scritta da Robert Plant durante un viaggio da Agadir in Marocco attraverso il deserto del Sahara per raggiungere un festival di musica locale, immaginando la mistica regione tra le montagne contesa da Pakistan e India, un luogo simbolo dello spirito hippy dell’epoca.
I Led Zeppelin nel 1975 sono la più grande rock band del mondo, hanno trovato l’indipendenza creativa lasciando l’etichetta Atlantic e fondando la loro label Swan Song, Jimmy Page ha assunto il ruolo di produttore e la band crea un album monumentale, due vinili e quindici tracce per 83 minuti di musica in cui vogliono esprimere al massimo la loro creatività: «È stato un grande risultato» ha detto Robert Plant a proposito di Kashmir, un pezzo che i Led Zeppelin hanno sempre eseguito dal vivo dal 1975 fino agli ultimi concerti del 1980 e che è stato rifatto da Page e Plant con un’orchestra egiziana e un gruppo di musicisti tradizionali marocchini anche nell’album dal vivo Unledded del 1994, «Siamo riusciti a creare un brano potente e drammatico dal punto di vista musicale e poi a trovare il testo giusto e un modo per suonarlo senza sembrare eccessivamente pomposi». Grazie anche a quegli otto minuti e ventotto secondi di rock sovrumano, ispirato e travolgente, l’album Phsyical Graffiti debutta al numero uno in classifica in Inghilterra e al numero tre in America.
https://www.virginradio.it/news/rock-news/1280038/robert-plant-ecco-perche-physical-graffiti-e-per-me-il-miglior-album-dei-led-zeppelin.html?fbclid=IwAR3caXTucpNksNCDVn9V1_nKcuuhUOozesvU6tzqHF-De_LCE0IJvuWMw78



Robert Plant Che tempo che fa


Robert Plant: «Gli anni ’70 sono stati grandi, ma dovevo lasciarmi gli Zeppelin alle spalle»
In questa intervista, il rocker fa una cosa rara per lui: riconsidera il passato. Racconta com'è nata la carriera solista, spiega la vera storia del «dio dorato» di 'Almost Famous', ricorda John Bonham
DIKORY GROW
Sei mesi e rotti dopo l’inizio della pandemia, Robert Plant non se la passa malaccio. «Riesco ancora a respirare, non ho perso il senso dell’umorismo perverso, posso ancora a cantare», dice con quel suo modo di scherzare rimanendo impassibile. «Detto questo, non chiedermi che giorno è. Le giornate mi sembrano tutti uguali».
A inizio anno Robert Plant era negli Stati Uniti. Si preparava a entrare in studio di registrazione e a fare un nuovo tour. L’idea era tenere un po’ di piccoli concerti con i Saving Grace, il gruppo che fa, così dice lui, «folk-rock psichedelico portato sui Monti Appalachi». Il tour previsto in maggio è stato rimandato a ottobre e poi indefinitamente. «Pensavamo, chissà, magari questa pandemia passerà velocemente, ma era un’illusione. E così ogni impegno è stato posticipato, spostato, fermato, sospeso».
Il cantante ne ha approfittato per leggere, ma non per scrivere musica. «Con tutto quel che sta succedendo nel mondo non riesco proprio a scrivere, per lo meno canzoni. È come se la portata degli eventi fosse troppo vasta e la canzone popolare fosse un mondo a parte. Non siamo mai stati così sotto attacco, per lo meno dai tempi dell’influenza spagnola».
Al posto di pubblicare nuova musica, Robert Plant ha fatto una cosa inusuale per lui: si è guardato indietro. È cominciato tutto l’anno scorso quando ha raccontato storie dietro le sue canzoni nel podcast Digging Deep. Ora ha messo assieme una doppia antologia di materiale post Zeppelin intitolata Digging Deep: Subterranea, comprendente tre inediti. Le canzoni non sono raccolte in ordine cronologico e sentirle una dopo l’altra mostra il filo rosso che lega le musiche soliste di Plant dal 1982 in poi.
Plant è uno che non sta mai fermo e passa da un’avventura musicale all’altra. È quindi curioso che per una volta abbia voluto fermarsi e guardasi alle spalle. «Quando riascolto questi pezzi mi viene da pensare: ma il tizio che canta s’è mai preso una pausa?», dice scherzando. «È mai andato in vacanza? Che diavolo stava facendo? Perché a un certo punto non ha chiuso il becco e si è messo a studiare qualcosa di nuovo, chessò, matematica applicata o astronomia? Ma Digging Deep scorre che è un piacere. Sembra l’opera di un artista sicuro di sé, che tanto sicuro però non è mai stato. Ho solo cercato di scompigliare le carte per vedere che cosa sarebbe successo. Nessuno di questi pezzi è all’altezza di Masters of War di Bob Dylan o canzoni di quel genere. Sono fotografie del momento in cui sono nate in una sala prove al confine gallese».
È sabato sera in Inghilterra e Plant concede un’ora di conversazione a Rolling Stone, finché non comincia in tv la partita della sua squadra di calcio. A 72 anni d’età, è incline a lunghe riflessioni sulla sua storia. «C’è molta incertezza, ma anche spirito di squadra», dice della situazione nel Regno Unito. «Nessuno ha il libro delle regole, per lo meno non da quando gli Heptons l’hanno registrato nel 1973», aggiunge riferendosi alla canzone Book of Rules.
A che cosa ti sei aggrappato per andare avanti durante il lockdown?
Ho una famiglia e amici vicini e lontani, conosco i miei vicini da una vita, c’è aria di cameratismo, c’è dell’ottimismo. Siamo una comunità coscienziosa e ci prendiamo cura di chi non è forte quanto noi. C’è una consapevolezza che mi fa sentire bene. E canto. Ne ho bisogno. Non sono tutte canzoni di Elvis, di quei tempi non puoi suonare granché al pub. Ho fatto qualcosa con altri cantanti, distanziati. È stato bello. Non c’è niente di frivolo in questa faccenda.
Non potendo andare in tour hai pubblicato Digging Deep. La tua musica solista era decisamente differente da quella dei Led Zeppelin. Come pensavi di andare avanti dopo la fine della band?
Avevo 32 anni. All’epoca, i media erano convinti che a quell’età uno dovesse farsi da parte. E ovviamente gli Zep erano più grandi dei suoi quattro membri. Era difficile vedere le cose per come stavano e cioè che dopo un po’ sviluppi una forma di dipendenza e quando molli tutto nella testa avviene un cambiamento di tipo chimico. Per venire alla tua domanda, potevo fare qualunque cosa. Dovevo far partire un qualche progetto e cambiare di continuo per non sentirmi istituzionalizzato.
Sapevo che stavo dicendo addio agli anni ’70. Succedevano grandi cose in quel decennio. Mi hanno dato dolore e piacere in grandi quantità, ma dovevo guardare avanti.
In che misura il sound dei tuoi primi lavori era influenzato dai tuoi collaboratori?
È successo nei primi due, due album e mezzo, forse fino a Shaken ’n’ Stirred, quando abbiamo cominciato a cambiare le cose. Richie Hayward [dei Little Feat] è entrato nel gruppo dopo la morte di Lowell George, io sono andato con Ahmet Ertegun a New York e ho messo in piedi gli Honeydrippers con altra gente. Per me era tutto un grande caleidoscopio musicale a cui tutti questi grandi musicisti contribuivano. Per 11 anni avevo avuto un’incredibile relazione con solo quattro persone, non sapevo come avere ha che fare con i musicisti se non in quel modo. Avevo fatto parte di una società segreta e protetta, non sapevo nulla di come si tratta con tanti musicisti.
Sono sempre riuscito a stringere buoni rapporti coi musicisti e per questo motivo trovavo particolarmente stimolante continuare a cambiarli. La gente entrava nella band, usciva, altri musicisti arrivavano, qualcuno tornava. Il turnover è diventato sempre più veloce. Significa che ci si trova a lavorare a un progetto sapendo di non avere prospettive nel lungo periodo. A volte vengono fuori grandi cose.
Big Log è uno dei tuoi primi successo solisti. Hai detto quando l’ha scritto volevi che fosse potente, ma non pesante. Perché?
Quella canzone metta assieme intensità e bellezza. Volevo allontanarmi dalla musica che avevo fatto in passato. Era un’idea ridicola quella di scappare da qualcosa che era stato così importante negli anni ’70 e trovarsi nel 1982 a pensare che, ok, non sono esattamente Andy Williams, però…
Ce ne ho messo di tempo per arrivare al risultato, ho messo sottosopra la mia musica. E sono arrivato a porre le fondamenta della musica, anche se all’epoca non sembrava, arrivando fino a qui, fino all’ultimo concerto che ho fatto l’anno scorso con gli Space Shifters all’Hardly Strictly Bluegrass di San Francisco. È stato un viaggio vario e intenso, ma a volte è stato una merda.
Le canzoni non sono esposte in ordine cronologico nell’antologia, ma credo ci sia un filo conduttore, al di là della tua voce. È così anche per te?
C’è tanta energia. All’epoca mi piaceva qualunque novità, come la rivoluzione techno degli anni ’80 a cui ora guardiamo con orrore. O forse no, forse pensiamo: che diavolo stavi facendo, Robert? La risposta è: facevo musica con entusiasmo e in modo chiassoso. Era divertente. Qualcosa però ha funzionato. È una fase che per molto tempo mi ha imbarazzato. Specialmente quando è arrivato il 1993 e Fate of Nations, che è stato il disco della svolta per me. È che all’epoca non hai prospettiva, ti butti in qualunque novità.
Dreamland del 2002 rappresenta un’altra svolta. In quel disco cantavi pezzi come Song to the Siren di Tim Buckley e Darkness Darkness degli Youngbloods con grande profondità e usando uno spettro di musiche più ampio. Che cosa era successo?
Dalla metà alla fine degli anni ’90 ero stato in tour con Unledded e poi Walking into Clarksdale con Jimmy Page. Avevo capito che la musica potente, o derivante da essa, aveva fatto il suo corso, almeno per me. Cercavo un modo per uscirne. Facevo cover con un piccolo gruppo chiamato Priory of Brion che era un modo per non finire a suonare in una zona industriale tedesca di fronte a 15 mila persone che aspettavano Godot. Il mio manager mi disse che da quella roba nonavrebbe ricavato nemmeno una sterlina di commissioni. E io: benissimo, perché suoniamo per 200 persone a sera.
Quando sono nati gli Strange Sensation, Charlie Jones mi ha presentato Clive Deamer, che aveva lavorato con Roni Size e su Dummy dei Portishead. Volevo introdurre nella mia musica quel modo nuovo di fare i beat. Il modo di suonare la batteria [di Deamer] è stato fondamentale. Volevo rifare canzoni che amavo. La voce e le canzoni di Jesse Colin Young [degli Youngbloods] non erano solo inni per noialtri negli anni ’60, ma riuscivano ad essere brevi e significative. Ecco come mi è venuta l’idea di fare Darkness Darkness. In quanto a Tim Buckley, i This Mortal Coil che incidevano per la 4AD come i Cocteau Twins aveva rifatto la sua Song to the Siren in modo davvero evocativo.
Prima di allora non sarei stato in grado di fare cose del genere perché non c’entravano nulla col clima musicale e con i musicisti che m’accompagnavano. Mi ha dato modo di ripartire riconciliandomi con la musica da trip che amavo alla fine degli anni ’60 e rifarla con musicisti post trip hop inglesi, che erano davvero unici. Gli Strange Sensation sono in sostanza gli Space Shifters, a parte un paio di musicisti che se ne sono andati. La flessibilità nel loro modo di suonare ci ha dato modo di tradurre, di rivisitare quella musica.
Ogni tanto metti nei testi riferimenti ai Led Zeppelin. Canti di “dancing days” in Dance With You Tonight. E usi la frase “sing in celebration” e “the accident remains the same” in Great Spirit. Hai persino scritto per il tuo ultimo album un pezzo titolato The May Queen, che rimanda a Stairway to Heaven. Sono riferimenti voluti al passato?
Assolutamente sì. Ma la May Queen (la reginetta di calendimaggio, ndr) è sempre stata importante nella storia, nell’arte, nel folclore. Forse la citazione migliore sta in Charlie Patton Highway: “This car goes ’round in circles, the road remains the same”.
Ho notato.
Furbo bastardo. Ho pensato che fosse divertente, oltre a descrivere una scena vera. Il giorno in cui ho scritto la canzone ero a Como, Mississippi. Stavo andando a Clarksdale e mi sembrava che la strada girasse in circolo. Ero da solo e ascoltavo Patton alla radio.
Mi piacciono le citazioni. Mi piace l’idea di continuità. O forse non continuità, ma riferimenti a un’altra epoca. Ce ne sono tanti sparsi nei dischi.
La nuova New World mi sembra quasi un aggiornamento di Immigrant Song. La vedi anche tu così?
In un certo senso sì. Page e io abbiamo scritto Immigrant Song dopo un concerto in Islanda. Viene dall’interesse che provo fin da ragazzo per le invasioni che hanno interessato quelle isole, per le tribù e le culture che si sono avvicendate. Tutta l’Inghilterra settentrionale era una provincia vichinga. L’ultimo re danese ha lasciato l’Isola di Man, a nord-ovest di Liverpool, nel 1400-e-qualcosa.
Ho scritto New World dopo un viaggio nel South Dakota dove ho incontrato uno scrittore chiamato Kent Nerburn. È autore di una trilogia, il cui primo libro è titolato Neither Wolf Nor Dog. È roba che ti tiene inchiodato alla sedia. Parla di nativi americani e cultura anglosassone. Ho frequentato a lungo gli Stati Uniti, pensavo di essermi fatto un’idea della loro complessità, ma in ogni Stato ci sono centri urbani e rurali dove vive gente proveniente da ogni parte del pianeta. Ho cominciato a vedere posti come il Nord e il Sud Dakota e il Wyoming con occhi diversi quando ci ho passato un paio d’anni, specialmente quando non ero in tour, gravitando attorno a Austin. Sono diventato più consapevole della realtà di quei luoghi.
Che musica stai ascoltando?
Non ho un buon rapport con la radio inglese. Non voglio dire che la radio sia sparita, ma è diventata obsoleta, o quasi. A New Orleans ci sono un paio di ottime stazioni radio, ti scarichi la app e senti tutti i colori della Louisiana nella musica. Continuo ad ascoltare i Low Anthem, mi piacciono i pezzi con melodie forti. Sento quel che gira. Non molto tempo fa ero a Nashville e ho sentito molti nuovi cantanti e autori. Ascolto musica vecchia e nuova. L’ultimo di Dylan è pieno di cose belle e il pezzo che lo apre mi ha steso. È fantastico. È un epitaffio e un battesimo allo stesso tempo. Davvero forte.
So che durante la pandemia hai passato del tempo con Tony Iommi dei Black Sabbath, anche se non so se avete registrato qualcosa assieme. Avete messo all’asta una chitarra e posato per una foto, con le mascherine. Com’è stato rivederlo?
Ci siamo incrociati all’aeroporto di Nashville in gennaio o febbraio. Un tizio ci ha visti mentre aspettavamo il volo per l’Inghilterra e ha detto: “Grandi, vi siete riformati”. Forse pensava che si fossero riformati i Led Zeppelin o i Black Sabbath o una cosa come quando il tipo dei Guns N’ Moses è andato in tour con gli AC/DC. La cosa mi ha divertito e ho detto a Tony: tu potresti suonare Kashmir e io cantare Paranoid. Alla fine abbiamo fatto un evento di beneficienza assieme.
Lui è molto serio su questa cosa: sa che deve la vita a chi lavora in un ospedale vicino a casa sua, perciò partecipa a molte iniziative di beneficenza. Anch’io faccio qualcosa con il Servizio sanitario nazionale della zona dove vivo, mi ha sorpreso la mancanza di mezzi. Nel Regno Unito c’è un grande sentimento di riconoscenza verso il Servizio sanitario nazionale e i lavoratori della salute che hanno oprato senza protezioni adeguate in condizioni pericolose. Ecco perché abbiamo fatto l’asta. E Tony è un brav’uomo. Credo che ce l’abbia fatta.
Di recente abbiamo intervistato Cameron Crowe per i 20 anni di Quasi famosi, e ci ha raccontato di quando ha fatto vedere il film a te e a Jimmy Page e tu hai confermato che la frase «sono un dio dorato» è tua. Ma cosa volevi dire? Che significa «sono un dio dorato»?
Nella maggior parte dei casi, nel primo periodo dei Led Zeppelin, quello che dicevamo era puro intrattenimento comico. Credo che fossimo nel mezzo di un momento particolarmente ridicolo, forse al compleanno di Bonzo da qualche parte a Beverly Hills, e qualcuno aveva fatto una torta a tre piani. Eravamo a questo evento e John la mostrava a tutti, poi è arrivato George Harrison che l’ha colpita con una mossa di karate. Bonzo ha deciso che era il caso di rispondere, ed è successo di tutto, era un’altra di quelle situazioni… erano scherzi tra ragazzi. Mancava solo qualcuno che chiudesse la questione con un gesto ancora più privo di senso. Quindi ho aperto le braccia e proclamato quella cosa. Poi un pezzo di torta è casualmente finito sul mio naso, qualcosa del genere.
La settimana scorsa cadeva l’anniversario dei 40 anni dalla morte di John Bonham. Come l’hai ricordato?�
È una cosa enorme. Tante altre persone che mi erano vicine ora non ci sono più, ma lui è onnipresente perché abbiamo vissuto assieme una grande avventura. Le nostre strade si erano incrociate anche prima degli Zeppelin e sono sempre state esperienze caotiche finite nelle lacrime. Ma con gli Zeppelin riuscivamo sempre a tornare indietro: dividevamo la macchina, tornavamo dall’aeroporto e andavamo nelle nostre case al confine col Galles. Eravamo molto uniti, in senso lato, lo siamo stati fino alla fine. Venivamo dallo stesso posto, dallo stesso nido.
Vivo ancora in quella zona, quindi lo sento ancora presente. Tanta gente lo conosceva, come conosce me. Non siamo andati molto lontano, a parte qualche triste avventura. È ancora molto presente, è una cosa curiosa per chi vive da queste parti. Qui si ricordano soprattutto la sua presenza fisica e la sua personalità, ma nel mondo dellla batteria ha trasceso molti altri musicisti. Insieme a Jonesy (John Paul Jones), che dava al tutto molta classe, hanno fatto sì che gli Zeppelin fossero diversi dalle altre band del periodo, quei due avevano un modo di lavorare unico. Quindi sì, sono 40 anni ed è ancora una grande perdita per tutti. Ora, quando è notte, guardo il cielo nuvoloso. Sono sicuro che è in un pub da qualche parte a fare battute.
Era un batterista magnifico.
Sì. Suonava con grande feeling. Una sera siamo andati al Burning Spear, un club nero nel South Side di Chicago, per vedere Bobby “Blue” Bland e la sua orchestra. A un certo punto John è salito sul palco e ha suonato Further on Up the Road, Turn on Your Love Light e roba del genere, è stato assurdo. I musicisti sembrano dipendere da lui, perché aveva davvero tanto feeling. Era a suo agio con Bobby “Blue” Bland tanto quanto lo sarebbe stato anni dopo con Fool in the Rain. Era unico.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.
https://www.rollingstone.it/musica/interviste-musica/robert-plant-gli-anni-70-sono-stati-grandi-ma-dovevo-lasciarmi-gli-zeppelin-alle-spalle/533878/?fbclid=IwAR1Lr5csRbPqBECnCtMbACmhJBDkmz3Q6qHERSr9Efe2rNHYlYa4AF1V3PY


ROBERT PLANT: "WHOLE LOTTA LOVE CONTINUA A FARMI IMPAZZIRE, ANCHE QUANDO LA CANTANO GLI ALTRI"Il frontman dei Led Zeppelin, durante l'ultimo episodio dei suo podcast, si è espresso su coloro che cantano le sue canzoni
Il frontman dei Led Zeppelin, Robert Plant , durante l'ultimo episodio del suo podcast, Digging Deep , ha espresso la sua opinione su coloro che lo impersonano ed eseguono il suo materiale. Ha in particolare detto la sua sui vari gruppi che suonano " Slow Dancer " del 1982 dall'album Pictures at Eleven e l'intramontabile classico " Whole Lotta Love ".
"I n realtà ho sentito altre persone suonarle, anche se è molto raro che ascolti qualcuno che interpreta le mie canzoni. Ho sentito alcuni suonare "Whole Lotta Love" e cose del genere. È stato abbastanza interessante, quando le ho ascoltate, anche se e ho pensato: "Ah, e se la stessi cantando io adesso... la farei così ".
Plant ha poi aggiunto: " È una canzone che continua a farmi impazzire, wow. Raramente la ascolto fino in fondo, ma quando lo faccio continuo a rimanere impressionato e meravigliato da alcune delle cose [che continuo a trovare]. La gioia e la precisione , quando arrivi alla fine del mix, quando ascolti questo brano è come... wow; e nonostante le limitazioni (dell'epoca) continuano a venire fuori un sacco di cose. mixer funzionavano insieme, quindi dovevi costantemente silenziare le tracce o riaprire i canali messi in muto e se sbagliavi dovevi ricominciare tutto da capo ".
A questo punto, durante il podcast è possibile ascoltare l'intervistatore che incalza Plant su questa ultima frase: " Di per se è una vera e propria performance... "
Ascolta qui il podcast di Robert Plant "Digging Deep":
https://www.virginradio.it/news/rock-news/302218/robert-plant-whole-lotta-love-continua-a-farmi-impazzire-anche-quando-la-cantano-gli-altri.html?fbclid=IwAR1kQ2xb5FsiYK7lpd1fPQykqtEbUVk1QMPrBUNOJ09LWvjv5QpIzwMoANQ


Robert Plant Interview - The Tube (1982)

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John Paul Jones, secondo Robert Plant, non ricordava mai i nomi o i testi di nessuna canzone dei Led Zeppelin, ma li conosceva solo a chiave. Robert Plant e John Paul Jones dei Led Zeppelin hanno trascorso più di un decennio a creare alcune delle migliori musiche rock classiche. Alcune delle canzoni della band sono tra le più senza tempo mai composte. Non aspettarti che Jones li chiami o canti le canzoni. Plant ha affermato che il bassista non ha mai prestato attenzione a loro. Secondo il chitarrista Robert Plant, John Paul Jones non ha mai ascoltato i testi dei Led Zeppelin né conosceva le canzoni per nome. Jones e Jimmy Page, il fondatore dei Led Zeppelin, avevano un background simile. Prima di unirsi alla band, erano entrambi musicisti di sessione estremamente competenti e ricercati. Jones era un tuttofare, mentre Page era un compositore sottovalutato di opere complicate. Ha composto, organizzato, e ha suonato basso, tastiere, mandolino e altri strumenti come polistrumentista esperto. Jones era così in sintonia con la musica che non aveva idea di quali fossero i titoli delle canzoni o di cosa stesse cantando Plant. Il cantante ha confessato che il suo compagno di band di lunga data non ha mai ascoltato i suoi testi (tramite Louder): “È sempre stato difficile collaborare con Jonesy perché non ha mai ascoltato i testi. Parlavo di una canzone e lui diceva: 'Ora, quale canzone sarebbe?' E io dicevo: "Sai, quello su Presence". E diceva: 'Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli. In che chiave era? Sospiravo e dicevo: 'Non ne ho idea, Jonesy.'” Jones era così in sintonia con la musica che non aveva idea di quali fossero i titoli delle canzoni o di cosa stesse cantando Plant. Il cantante ha confessato che il suo compagno di band di lunga data non ha mai ascoltato i suoi testi (tramite Louder): “È sempre stato difficile collaborare con Jonesy perché non ha mai ascoltato i testi. Parlavo di una canzone e lui diceva: 'Ora, quale canzone sarebbe?' E io dicevo: "Sai, quello su Presence". E diceva: 'Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli. In che chiave era? Sospiravo e dicevo: 'Non ne ho idea, Jonesy.'” Jones era così in sintonia con la musica che non aveva idea di quali fossero i titoli delle canzoni o di cosa stesse cantando Plant. Il cantante ha confessato che il suo compagno di band di lunga data non ha mai ascoltato i suoi testi (tramite Louder): “È sempre stato difficile collaborare con Jonesy perché non ha mai ascoltato i testi. Parlavo di una canzone e lui diceva: 'Ora, quale canzone sarebbe?' E io dicevo: "Sai, quello su Presence". E diceva: 'Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli. In che chiave era? Sospiravo e dicevo: 'Non ne ho idea, Jonesy.'” quello sulla Presenza.' E diceva: 'Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli. In che chiave era? Sospiravo e dicevo: 'Non ne ho idea, Jonesy.'” quello sulla Presenza.' E diceva: 'Mi dispiace, non ho familiarità con i titoli. In che chiave era? Sospiravo e dicevo: 'Non ne ho idea, Jonesy.'”
Chiedi a Jones di ricordare la canzone in cui Plant ha cantato, "Tutto ciò che luccica è oro", e probabilmente farà fatica. Dovresti spiegarlo in termini musicali, come suggeriva Plant. Digli che era la canzone in cui ha suonato cinque strumenti (inclusi tre flauti), e lui ti direbbe che era "Stairway to Heaven". Jones sembrava essere un emarginato all'interno della sua stessa band. La voce di Plant, le abilità chitarristiche di Page e la batteria di John Bonham erano inconfondibili. I contributi di Jones alle canzoni dei Led Zeppelin erano sempre evidenti in superficie. Il suo posto nella band era nascosto nel profondo della canzone. Le sue linee di basso offrivano una struttura melodica dietro i riff di chitarra di Page, completando la batteria di Bonham. Jones, secondo Plant, era così assorbito dalla musica dei Led Zeppelin che aveva poco tempo per memorizzare i testi oi titoli delle canzoni.
Nella sua discussione, Plant ha fatto riferimento all'album Presence dei Led Zeppelin del 1976. A differenza degli album precedenti, Jones ha avuto relativamente poca voce in capitolo nella scrittura delle canzoni. Con un piccolo incoraggiamento da parte di Plant, si è ripreso alla grande con il lavoro successivo. Nel 1979, i Led Zeppelin si erano divisi in due fazioni: i generalmente sobri Jones e Plant e i festaioli Bonham e Page. La maggior parte delle tracce di In Through the Out Door sono state scritte dal cantante e dal bassista. Jones, all'epoca nuovo proprietario di un sintetizzatore all'avanguardia, era motivato a scrivere numerose canzoni. Diverse canzoni sono accompagnate dal suo modo di suonare, tra cui "Carouselambra", "I'm Gonna Crawl" e "All of My Love". Jones potrebbe aver riconosciuto la maggior parte delle canzoni dei Led Zeppelin per nome, ma supponiamo che avesse un debole per le sue composizioni In Through the Out Door.

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LA MUSICA È SEMPLICEMENTE LÀ PER PARLARE DI CIÒ DI CUI LA PAROLA NON PUÒ PARLARE.
IN QUESTO SENSO, LA MUSICA NON È DEL TUTTO UMANA.💖
Buongiorno splendente Zeppfamily
La musica è un fluido in divenire, un linguaggio evanescente; ascoltandola entriamo in un’altra vita e in un altro tempo. Siamo altrove.💞







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La band registrò questo per Led Zeppelin 4 , ma all'epoca pensavano che non fosse abbastanza buono. È stato incluso in Physical Graffiti per riempire il doppio album.
Jimmy Page e Robert Plant lo scrissero nel 1970 come pezzo acustico al Bron-yr-Aur, il cottage in Galles dove si erano recati dopo un estenuante tour negli Stati Uniti. Il cottage non aveva elettricità né acqua corrente.
I Led Zeppelin non l'hanno mai suonato dal vivo.
Plant ha registrato una versione con Tori Amos nel 1995 per l'album tributo dei Led Zeppelin Encomium . Plant è un grande fan di Amos e voleva ottenere una versione diversa della canzone facendola cantare mentre lui suonava la chitarra. Tori è anche un grande fan degli Zeppelin.
È stata un'idea di Robert Plant includere questa canzone nell'album, anche se non tutti erano d'accordo con lui. Dice Plant: "Tutti hanno riso quando ho suggerito di includere 'Down By The Seaside' in Physical Graffiti ". John Paul Jones in particolare odiava questa traccia
qui propongo quella di Robert e Jimmy in live del 1995
Down By The Seaside
qui è la session di prova
qui
Led Zeppelin - "Down By The Seaside" (Acoustic Version)


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Robert Plant dice che John Paul Jones non ha mai riconosciuto le canzoni dei Led Zeppelin per nome.
Plant e Jones hanno trascorso più di un decennio a creare alcune delle più leggendarie tematiche rock mai scritte. Solo non chiedete a Jones di chiamarli per titolo o di cantare le parole.
Plant ha detto che il bassista non le ascoltava mai, ma le conosceva dagli accordi.
Jones e il fondatore dei Led Zeppelin Jimmy Page condividono una radice comune. Entrambi erano musicisti di sessione esperti e molto ricercati prima di formare la band.
Jones era un jolly. Come multi strumentalista addestrato, ha composto canzoni, arrangiamenti e ha suonato il basso, le tastiere, il mandolino, ecc.
Jones era così preso dalla musica, che non ha mai imparato i titoli delle canzoni, o quello che cantava Plant.
Chiedi a Jones di dire la canzone dove Plant canta "All that glitters is gold" e sicuramente avrà problemi a ricordarla. Come ha detto Plant, devi metterlo in termini musicali. Digli che è la canzone dove ha suonato cinque strumenti (tra cui tre flauti) e il suo cervello enciclopedico musicale ti dirà "Stairway To Heaven".
Mentre Jones apparentemente è opacato dai suoi compagni, i suoi contributi alle canzoni della band sono chiaramente riconoscibili.
Il suo posto nella banda era molto dentro la musica. Le sue linee di basso completano i beat di Bonham e aggiungono una struttura melodica dietro i riff di Page. Plant dice che Jones era così coinvolto nella musica dei Led Zeppelin, che non aveva tempo di imparare titoli o testi.
Nel 1979, Zeppelin si era diviso in due
fazioni. Il relativamente sobrio Jones e Plant e il team hard partying di Page e Bonham.
Il bassista e il cantante hanno scritto la maggior parte delle canzoni in "In Through The Out Door". Jones, in questo periodo ha acquisito un sintetizzatore di ultima generazione e si è sentito ispirato a comporre alcuni argomenti.
Le sue interpretazioni sono alla base di alcune canzoni, tra cui "Carouselambra", "I'm Gonna Crawl" e "All My Love". Un genio musicale straordinario.
(Con informazioni su: KZAP, Sacramento)
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Il tempo in cui le stelle camminavano sulla terra,
alcune camminano ancora oggi,Robert Plant..🥰

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È come Bach, Mozart e Beethoven che guardano la gente che esegue la musica che hanno scritto. I Led Zeppelin saranno ricordati nei secoli.

https://www.ganjingworld.com/it-IT/video/1fptvkg5bkqkXjLL86kYk1KJM1t31c?fbclid=IwAR3Jlyikuy4dxYxJ0OFmGPnHmAYju0pY49lNnOkKScxw1LcSMhzz4sTb2jc




La leggendaria eredità della batteria di Bonham
L'abilità alla batteria di John Bonham continua a ispirare generazioni di musicisti. I suoi trucchi innovativi e la dedizione alla sua arte hanno giocato un ruolo fondamentale nel plasmare il suono unico dei Led Zeppelin. La capacità di Bonham di combinare perfettamente influenze di generi diversi e le sue collaborazioni con altri batteristi come Bill Harvey hanno lasciato un segno indelebile nel suo stile di batteria. Grazie al suo virtuosismo e alla volontà di superare i limiti, Bonham si è affermato come uno dei più grandi batteristi della storia del rock.
Nella sua giovinezza, Bonham ha stretto una stretta amicizia con il collega batterista Bill Harvey. Trascorrendo ore insieme in una roulotte dove Bonham conservava la sua batteria Ludwig Green Sparkle, i due amici si esercitavano senza sosta, attirando spesso le ire del padre di Bonham. Harvey ha ricordato i loro primi incontri, affermando: “Ci esercitavamo e suo padre impazziva… Diceva: 'Oh, siete di nuovo voi due. Vattene – vattene!'”
Trucchi alla batteria e opportunità inaspettate
La disponibilità di Bonham a sostituire il suo amico Harvey è diventata il catalizzatore di alcuni momenti indimenticabili. Dopo che Harvey ha litigato con la sua band, il Blue Star Trio, Bonham è intervenuto per esibirsi in un concerto al suo posto. Questa svolta inaspettata degli eventi ha portato alla collaborazione improvvisata di Bonham con Harvey durante un assolo di batteria. Il pubblico si è meravigliato dei loro duetti di batteria, ignaro delle ore di prove dietro le quinte. Harvey ha spiegato: “Tutti dicevano: 'Come hanno fatto?' Non si erano resi conto che lo avevamo provato per ore... e sembrava che fossimo rivali, che giocassimo l'uno contro l'altro".

Influenza e scambio di tecniche
L'influenza di Harvey sullo stile di batteria di Bonham non può essere sottovalutata. In quanto fan della big band, Harvey possedeva abilità e tecniche che Bonham ammirava. Harvey ha rivelato: "Anche se John era un batterista rock molto migliore di me, ero cresciuto come un fan di big band e potevo suonare alcune cose che lui non poteva fare". Questa reciproca ammirazione ha portato Bonham a cercare la guida di Harvey. Incuriosito dalla tecnica di percussione con le dita di Harvey, Bonham ha tentato di replicarla ma ha finito per ferirsi le mani. Tuttavia, questa battuta d'arresto non lo ha scoraggiato, come ha condiviso Harvey: "Ha usato quella tecnica su 'Moby Dick', che è stato uno dei primi assoli di batteria che ha registrato con i Led Zeppelin".


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Robert Plant Interview Swedish TV Part-2.wmv
Robert Plant Interview Swedish TV Part-1.wmv


This is a song from the last century.
June 29, 2005 - Nashville, TN
Robert Plant's Plantations: Heartbreak In Nashville 💔

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