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"i led zeppelin sono riusciti nel loro intento, quello di creare mistero e tanta curiosità su ogni lavoro che hanno prodotto..
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La scogliera dei giganti che ispirò i Led Zeppelin
Nell’estremo nord dell’Irlanda, là dove l’Atlantico si unisce all’Irish Sea, c’è un luogo incantato. Ci si arriva direttamente da Belfast costeggiando l’Atlantic Coastal Route, una strada punteggiata da castelli diroccati, antichi ponti sospesi sull’abisso e vecchie distillerie di whisky, in un paesaggio di struggente bellezza. È la Giant’s Causeway, una delle scogliere più belle del mondo. Una meraviglia formata da ben 40 mila colonne di basalto di forma ottagonale, modellate nel corso dei millenni dalla furia degli elementi.
Difficile credere che tanta simmetrica bellezza sia semplicemente opera della natura. È più facile pensare che sia piuttosto il risultato del lavoro di qualche misteriosa mano soprannaturale. La leggenda narra che in un’epoca il cui ricordo si perde nella notte dei tempi, da queste parti viveva Finn Mc Cool, gigante bonaccione, perennemente in lite con il suo dirimpettaio Benandoner, gigante prepotente che abitava dall’altra parte del mare, sulla costa scozzese, ma che Mc Cool non aveva mai incontrato di persona. Benandoner si divertiva a prendere in giro il gigante irlandese, urlando da una costa all’altra. Un bel giorno, il buon Finn perse la pazienza e decise di andare direttamente da Benandoner per dargli una lezione. Per attraversare il mare, costruì un sentiero utilizzando gli scogli che aveva a disposizione. A metà strada, però, si rese conto che la stazza del rivale era ben superiore alla sua. E così spaventato, ritornò correndo verso casa, inseguito da Benandoner. Nel frattempo, Oonagh, astuta moglie di Mc Cool, ebbe la geniale idea di avvolgere il povero marito in una coperta come fosse un neonato. Benandoner, rimase senza parole quando la donna gli mostrò che in casa c’erano solo lei e il suo bambino. Terrorizzato dalla mole del figlio, immaginò quanto fosse enorme il padre e non gli rimase che scappare verso la Scozia, distruggendo gran parte del selciato per evitare che Finn potesse raggiungerlo. Così sarebbe nata la Giant’s Causeway, oggi patrimonio dell’umanità che attira ogni anno migliaia di visitatori da ogni parte del mondo.
La ricerca scientifica parla invece di un evento naturale che ebbe luogo all’incirca 60 milioni di anni fa. All’epoca, infatti, la zona fu soggetta a un’intensa attività vulcanica. La lava, a contatto con l’acqua e l’aria, si raffreddò rapidamente creando le colonne esagonali basaltiche. Nello specifico, ci furono tre periodi di attività vulcanica che diedero luogo a diversi tipi di formazioni di basalto, Lower, Middle and Upper Basalts, e le rocce esagonali della Giant’s Causeway sono quelle formate nel Middle Basalts. Con il tempo e l’azione di mare e vento, alle rocce esagonali se ne sono aggiunte altre rotonde, oltre a una serie di formazioni laviche che si vedono ai lati della costa e della montagna. La zona fu scoperta ufficialmente nel 1693, ma solo nel 1771, la scienza stabilì che il fenomeno era stato originato dall’eruzione di un vulcano.
La magia del Selciato del Gigante, ispirò anche i Led Zeppelin che la scelsero come soggetto per la copertina dell’album, Houses of the Holy (1973): un paesaggio onirico, dai colori surreali, con decine di bambini biondi che si arrampicano sulle rocce esagonali della Giant’s. Il servizio fotografico da cui è stata ricavata la cover, è stato realizzato nel mese di novembre in condizioni climatiche estreme. Samantha e Stephen Gates che all’epoca avevano 5 e 7 anni, raccontano che, a dispetto della pioggia e del vento che soffiava forte, si divertirono tantissimo a lavorare come modelli per Jimmy Page e Robert Plant. Ma, forse, anche questa è una leggenda.
https://www.panorama.it/lifestyle/Musica/led-zeppelin-physocal-graffiti-recensione
https://www.youtube.com/watch?v=PD-MdiUm1_Y
https://legendarycover.it/copertina-houses-of-the-holy-quasi-fiasco-hipgnosis/
Il Mistero della Copertina di Houses Of The Holy, Hipgnosis e Led Zeppelin
Houses Of The Holy
Led Zeppelin – 1973
Copertina Originale: Hipgnosis Studio (Aubrey Powell)
Pittura a mano: Phil Crennell
VALORE VINILE DA COLLEZIONE
“Pensammo di mettere sulla copertina i passi, per aiutarvi a ballare” (Jimmy Page)
Primavera 1973.
I Led Zeppelin sono ormai un fatto assodato, il primo gruppo rock al mondo e una leggenda contemporanea: con il loro quarto album sono entrati in modo definitivo nel mistero.
Nonostante questo, nel 1973 le persone sbagliano a credere di conoscere davvero i Led Zeppelin.
E questo lo si capisce da due cose.
La prima è visibile in tutti gli scaffali dei negozi di vinili il 28 marzo 1973, giorno di lancio dell’album.
Tutti si aspettano Led Zeppelin V, ma si sbagliano. Ci trovano Houses Of The Holy.
Volevano chiamarlo V, ovviamente, e nessuno conosce il titolo perché, come i primi quattro album, la copertina di Houses Of The Holy ha solo un’immagine con nudi bambini biondi che si arrampicano su una grande scalinata in pietra.
Niente titolo, nome, logo.
Niente di niente.
La seconda è racchiusa proprio in quei bambini biondi.
A prima vista la cover di Houses Of The Holy sembra un’altra cosa rispetto a prima. A primo impatto non continua il mistero delle precedenti copertine dei Led Zeppelin.
E anche qui la gente si sbaglia.
Le prime volte di Houses Of The Holy
Oltre a dare un titolo vero e proprio all’album (prima volta), per la prima volta assumono il celebre studio fotografico Hipgnosis per creare la copertina.
Questo è importante, perché lo studio farà una delle più splendenti tra le 480 gemme realizzate nella sua storia (vincitrice di un Grammy come miglior cover nel 1974), e anche perché è la sesta miglior copertina di tutti i tempi per la rete televisiva VH1.
Rolling Stone la inserisce “solo” al 50° posto tra le migliori 100 copertine della storia.
Houses Of The Holy si trova tra il palazzo di Physical Graffiti, in 77ma posizione, e il dirigibile in fiamme di Led Zeppelin I, irraggiungibile in 37ma posizione.
Ma i numeri non contano.
La cosa stupefacente di questa immagine, il suo elemento più affascinante, è che ha rischiato di essere un vero fallimento.
Hipgnosis Studio nelle Houses Of The Holy
Non sappiamo se è l’Hipgnosis Studio a entrare nell’orbita dei Led Zeppelin o il contrario, è certo Aubrey Powell e Storm Thorgerson incontrano per la prima volta il gruppo nel loro studio a Oxford Street, Londra, un giorno di settembre 1972.
Houses Of The Holy è già registrato, pronto a diventare un altro grande album nella discografia dei Led Zeppelin.
Manca solo la copertina, l’ordine del giorno era quindi trovare l’idea.
Vista la fama del gruppo, Powell e Thorgerson non vanno lì impreparati e portano tre idee. Le spiegano a voce, scrivendo su fogli volanti, le discutono con il gruppo senza alcun disegno.
I disegni non avrebbero aiutato: disegnare le visioni che Powell e Thorgerson hanno per la copertina di Houses Of The Holy è ai limiti del possibile (o dell’impossibile).
Le tre idee principali per la copertina
- La prima idea è scolpire ZoSo in una fotografia scattata sulle Linee di Nazca in Perù, un altopiano con scritte e disegni tracciati nel deserto (idea splendida ma Thorgerson e Powell potrebbero averla bruciata pronunciando la parola “logo” o “scritta” mentre spiegano l’idea ai Led Zeppelin, come sappiamo ZoSo non è né l’uno né l’altra)
- La seconda idea è ispirarsi al romanzo “Childhood End”, in italiano Angelo Custode o anche Le Guide del Tramonto, un romanzo di fantascienza di Arthur C. Clarke del 1953. Nella storia, tutti i bambini escono dalla terra camminando verso lo spazio in una luce avvolgente e splendente.
- La terza, idea del solo Storm Thorgerson, è un campo da tennis elettromagnetico con una racchetta, il che fa arrabbiare Jimmy Page perché Thorgerson sta implicitamente dicendo che la musica dei Led Zeppelin suona come una racchetta. Il chitarrista dei Led Zeppelin la prende male e, piuttosto incredibilmente vista la fama che Storm godeva tra i grafici di copertine a Londra, lo licenzia. L’intero lavoro di copertina di Houses Of The Holy è affidato al solo Aubrey Powell.
Tutta la cover nelle mani di Aubrey Powell
Aubrey Powell ha già in mente la seconda idea, e vuole una famiglia vera per ottenere un effetto di somiglianza.
Papà, mamma e due fratellini, tutti completamente nudi, dovevano essere dipinti con colori accessi per dare un senso generale di brillantezza.
Le copertine di Hipgnosis nascono spesso da visioni oniriche (spesso sono veri sogni di Storm Thorgerson) o da pura immaginazione, l’idea non è quindi facile da realizzare.
I Led Zeppelin danno carta bianca a Powell e fissano un budget illimitato per la cover di Houses Of The Holy. A qualsiasi cifra, l’importante è avere la copertina per l’inizio del nuovo anno.
L’uscita dell’album infatti è prevista a gennaio 1973.
Da tre idee a una
Hipgnosis scarta subito la foto dagli altopiani di Nazca, in Perù, perché è di gran lunga la più complicata
Voleva dire percorrere i 10.000 km che separano Londra dal Perù per scattare un servizio fotografico che può durare giorni: andava trovata la luce giusta, l’inclinazione, creata artificialmente la scritta (non è una scritta!) ZoSo nell’altopiano per poi effettuare lo scatto da un aereo o un elicottero.
Oltretutto dovevano convincere le autorità peruviane a scattare foto in un luogo molto delicato come un sito archeologico. Il sito non era inoltre aperto al pubblico per molte ore. Se lo studio avesse fallito il tentativo non avrebbe avuto altro tempo per riprovare. Il rischio di ritrovarsi senza copertina era altissimo.
Hipgnosis Studio concentra gli sforzi sulla famiglia in un’ambientazione apocalittica, in stile Childhood’s End.
Aubrey Powell ci sta già pensando dall’inizio.
Lo scatto al Giant’s Causeway: una foto difficilissima
Anche la foto alla famiglia non è stata una passeggiatina. Anzi.
Aubrey Powell racconterà nel libro The Complete Hipgnosis Catalogue che è stata una foto terribilmente difficile da fare. Hanno seriamente rischiato di non riuscire a scattarla.
Per non rovinare il quinto album del gruppo rock più famoso del mondo, Hipgnosis cerca un posto vicino a casa per gli scatti.
Robert Plant gli suggerisce Staffa, piccola e splendida isola in Scozia.
Il cantante dei Led Zeppelin non sa che l’isola è disabitata e inaccessibile, per questo Powell sceglie un luogo molto simile a Staffa e altrettanto affascinante: le Giant’s Causeway (il Selciato del Gigante), un lungo percorso naturale di rocce vulcaniche in Irlanda del Nord.
Non ci sono termini adatti per definire il Giant’s Causeway. Oltre 40.000 colonne di basalto di varia altezza, talmente suggestive che hanno ispirato storie e leggende su giganti e titani che abitavano quei luoghi.
Powell vuole una foto all’alba oppure al tramonto. Soltanto in queste due finestre delle 24 ore c’è la luce giusta per la foto che ha in mente.
Ma siamo a inizio novembre e l’Irlanda del Nord non è la California.
Il tempo è terribile, piove ogni giorno e il vento è fortissimo. Le prove per lo scatto con tutta la famiglia proseguono inutilmente per cinque giorni e a un certo punto finisce anche il make-up. La squadra sarà costretta a usare vernice spray per auto.
Protagonisti dello scatto i piccoli Samantha e Stefan Gates, di 7 e 5 anni, e la loro madre. Il loro impegno è notevole, ma le condizioni sono molto difficili anche per un adulto. I due bimbi, passata l’onda di eccitazione e divertimento iniziale, iniziano a sentire la stanchezza oltre ad annoiarsi (che è ancora peggio se vuoi la collaborazione di un bambino).
Powell prende una decisione drastica.
Non sarebbe stata tutta la famiglia, ma solo i bambini.
La foto: solo due bambini per un collage
Powell sfrutta la somiglianza tra i due fratelli, carnagione bianca e lunghi capelli biondi, scattando foto ai bambini separati e creare il fronte e retro copertina con un unico collage. La simmetria è possibile grazie alla struttura ottagonale delle rocce che formano la scalinata.
Uno specchio in cui Powell scatta due sequenze di foto in bianco e nero, una per Samantha e l’altra per Stefan.
Il pittore Phil Crennell, noto collaboratore di Hipgnosis, dà il tocco onirico alla foto dipingendola con colori oro e argento una volta in studio. Sempre in studio, Powell crea 11 bambini, quanti se ne vedono sulla copertina di Houses Of The Holy, grazie alla tecnologia a disposizione.
L’immagine ha un’atmosfera surreale.
I bambini si stanno arrampicando, sembra quasi stiano annegando, per raggiungere la vetta della scalinata in direzione del cielo.
Il cielo ha una luce quasi impossibile, oro e arancione; sulla cima c’è una luce più forte che i bambini stanno cercando di raggiungere.
Tempo trascorso per le foto di Powell: un’ora. Nello stesso pomeriggio scatta la foto della copertina interna al Dunluce Castle, un castello in stato di rovina poco lontano dal Giant’s Causeway.
Nell’immagine, un uomo nudo tiene sollevato in alto uno dei due bambini (Samantha, nella foto originale), in direzione di un fascio di luce.
Samantha e Stefan Gates oggi cosa ricordano?
Oggi, Stefan Gates è uno chef di successo; Samantha ha due figli e vive in Sudafrica, a Cape Town. Samantha resterà legata al gruppo comparendo, tre anni dopo, nella copertina di Presence.
Entrambi ricordano con emozioni diverse i giorni delle foto per questa copertina.
Samantha ricorda che il freddo e la pioggia rendevano tutto molto scomodo ma anche divertente; Stefan ha raccontato al programma della BBC “Cookin in the danger zone” di essersi sentito più a disagio nel corso degli anni e di non saper spiegare il perché.
Ha ascoltato Houses Of The Holy per la prima volta pochi anni fa e quando l’ha fatto ha detto di essersi come tolto un peso dalle spalle.
Lo scatto per la copertina di Houses Of The Holy è una delle foto più complicate per Hipgnosis e ha rischiato di non riuscire, mandando in fumo la collaborazione con i Led Zeppelin.
Powell ricorda che Jimmy Page e il loro manager Peter Grant non erano molto entusiasti della copertina.
Quando Powell mostra loro le foto, i due erano quasi “in un altro pianeta”.
Inoltre, le difficoltà incontrate fanno slittare l’uscita dell’album di due mesi.
Comunque la band ha finalmente la copertina per il loro nuovo album e si prepara a mettere in fila un’altra pietra miliare del rock, oltre a riunire 100.000 persone in due date in quell’estate del 1973. Il record dei Beatles è battuto.
E ora qualche domanda. Perché “Houses Of The Holy”?
Perché l’album è stato chiamato Houses Of The Holy?
Jimmy Page ha spiegato che i primi quattro album sono numerati perché loro erano in quattro. Il titolo Led Zeppelin V dava troppo l’idea di “victory”, vittoria, con quella V egocentrica, e questo non gli piaceva.
Il titolo dell’album ha due interpretazioni:
Rappresenta il gruppo che suona nei locali davanti ai fan adoranti, locali che diventano quindi Houses Of The Holy (Case degli Dei, Case dei Santi), dove i santi sono i Led Zeppelin.
La seconda spiegazione, data da Jimmy Page in un’intervista del 7 novembre 2014 alla radio Siriu XM, è che ogni persona in un certo senso è una casa dello Spirito Santo, cioè ognuno di noi può aver dentro qualcosa di santo e di mistico.
Moltissime persone non credono molto a questi significati. Non nel 1973. Non dopo Led Zeppelin IV.
I lati oscuri e misteriosi di Houses Of The Holy sono legati alla copertina.
Ovvio.
Nel 1973 la critica e i fan sono nel pieno della speculazione su una maledizione nei loro confronti, dopo i simboli della copertina di IV e alcuni incidenti e scomparse tra gli amici del gruppo.
Il terzo significato di Houses Of The Holy
A partire da Led Zeppelin II quando si parla di Led Zeppelin si parla di mistero, e ogni album è l’occasione per spargere strane voci intorno alla band.
Il terzo significato di Houses Of The Holy, legato a Jimmy Page e Aleister Crowley, spinge l’album nel vortice che fa dei Led Zeppelin un gruppo oscuro, troppo misterioso e quasi maledetto.
Tutto sembra collegato alle case.
Al momento dell’uscita del quinto album, Page abita ancora a Boleskhine House, ex dimora di Crowley. Per questo motivo sembrano esserci ancora influenze negative.
Inoltre, il chitarrista dei Led Zeppelin in questo periodo tenta di acquistare anche l’Abbazia di Thelema, in località Santa Barbara vicino a Cefalù, un’altra delle case in cui Crowley abitò dal 1920 al 1923 prima di essere espulso dall’Italia per occultismo.
Page non riesce ad acquistarla, ma il parallelo tra le due case di Crowley e colui che Page considera un idolo è talmente visibili che i critici, studiosi e un numero enorme di fan iniziano a parlarne. Le Case degli Dei sarebbero allora le case più famose abitate da Aleister Crowley, ammirato da Page.
Alcuni fan fanno notare altri particolari in questa copertina. Cose se non inquietanti, sicuramente strane.
L’immagine dell’uomo nudo che solleva Samantha somiglia dannatamente troppo a un sacrificio umano.
Secondo, sempre Crowley nel 1899 entrò a far parte della società segreta Golden Dawn (Alba Dorata); il collegamento con la luce dorata di fondo dell’immagine di Houses Of The Holy è anche troppo evidente.
Come sempre non esiste conferma ufficiale alle interpretazioni più scomode dei loro album.
Jimmy Page nel corso degli anni curiosamente si è sbilanciato più su IV che su Houses Of The Holy.
Sul quinto album non dirà mai nulla.
Qualche dato sulla quinta sinfonia dei Led Zeppelin
Le registrazioni avvengono tra il dicembre del 1971 e l’agosto del 1972, dunque appena un mese dopo l’uscita di IV.
I Led Zeppelin sono inarrestabili.
Sempre sfuggenti, capaci di sorprendere i fan e soprattutto la critica (che già non vedeva l’ora di massacrare anche il quinto lavoro come i tre quarti di discografia tranne Led Zeppelin IV, considerato un capolavoro anche dai critici) con Houses Of The Holy il dirigibile vola sempre più in alto e si allontana ancora di più dall’industria discografica.
Sua maestà Atlantic Records ottiene un solo piccolo successo di marketing in questa copertina.
Una banalissima striscia di carta attorno alla cover di ogni vinile, con titolo dell’album e nome del gruppo. Per prendere il disco e ascoltarlo, una persona doveva strappare la striscia, distruggendo le scritte.
Sarà il loro ultimo album con l’Atlantic Records. Da Physical Graffiti in poi useranno la loro casa discografica, la Swan Song Records.
Le recensioni della critica sono contrastanti. Il pubblico invece divora l’album facendolo diventare il decimo album più scippato degli anni 70.
Houses Of The Holy non è la continuazione di nessuno dei tre album precedenti.
Tranne la voce di Robert Plant, il suono segna un’altra svolta rispetto al passato, l’album mixa sempre più stili e ha un nuova creatività che in pochi si aspettano.
I riff di chitarra di Jimmy Page sono sempre meno presenti e il modo di cantare di Robert Plant sembra più maturo, quasi mistico.
Per quanto riguarda il genere, gli Zeppelin si staccano sempre più dal blues.
Con D’yer Mak’er cavalcano il reggae, The Crunge è un tributo funk a James Brown e The Rain Song è fatta con il nuovo giocattolo di John Paul Jones: il mellotron.
No Quarter è così atmosferica che sembra una collaborazione con i Pink Floyd.
Over The Hills And Far Away e The Song Remains The Same sono pezzi rock fatti in modo alternativo dal gruppo.
Uno dei pochi esempi di rock zeppeliniano è The Ocean, tributo della band alle folle oceaniche di fan ai concerti.
Verso il sesto album
Ecco, un altro errore è pensare che la band si sia reinventata così, nel giro di due anni.
I Led Zeppelin mostrano un nuovo lato di genio ma era roba loro dall’inizio, infatti scrivono Houses Of The Holy in svariati momenti degli anni precedenti.
Lo compongono durante IV e nel mezzo di Led Zeppelin III.
Era già roba loro, benzina del dirigibile.
Semplicemente, volevano scoprirsi ai fan e alla critica in piccole dosi.
E se tutti pensavano di conoscere finalmente tutte le facce dei Led Zeppelin, si sbagliano di nuovo.
Manca poco a Physical Graffiti, nonostante la vacanza dei Led Zeppelin prima di un album ancora diverso e, se possibile, la riconferma di essere un supergruppo.
https://legendarycover.it/discografie/discografia-led-zeppelin/
La copertina di Houses of the Holy è considerata tra le più belle della storia del rock (è arrivata al 50° posto nella classifica delle cento migliori cover di sempre della rivista Rolling Stone), ed è ispirata al romanzo Le guide del tramonto (Childhood, 1952) di Arthur C. Clarke (1917-2008). Fu scelto lo studio Hipgnosis (celebre per le copertine dei
«Un giorno squillò il telefono, era Jimmy Page. "Ho visto la copertina di un album che avete fatto per una band chiamata Wishbone Ash", ossia Argus. "Vi piacerebbe fare qualcosa per i Led Zeppelin?" Risposi: "Sicuro. Qual è il titolo?" Disse: "Non ce l’ho." Replicaii: "Che musica è?" "Um, non te lo dico". "Di cosa parlano i testi?" "Non sono pronto a condividere queste cose con te". Tipico di Jimmy, molto esoterico e bizzarro. Mi disse: "Troviamoci entro tre settimane e venite con qualche idea. Lo sapete che tipo di band siamo".
Così andammo nel loro ufficio di Oxford Street e là c’erano il massiccio Peter Grant, il loro formidabile manager, e la band seduta attorno. In quei giorni eravamo soliti abbozzare idee su di un pezzo di carta. E una delle ispirazioni destinate a loro era Arthur C. Clarke. Aveva scritto un romanzo intitolato "Childhood's End". E alla fine di quel libro c'era questa immagine di tutti i bambini della terra che si alzavano in un grande tempesta di fuoco e salivano nello spazio. Storm ed io eravamo molto interessati a quel tipo di cose. Amavamo William Blake, Luis Buñuel e Salvador Dalì – l'immaginario surrealista e gli scritti esoterici. Così quel giorno presentammo ai Led Zeppelin questa ed altre idee. Per un motivo o per l’altro, Robert Plant era stato all'isola di Staffa, nel nord della Scozia. È all'altra estremità del Giant's Causeway e del Mare del Nord, dove ci sono tutte queste rocce ottagonali. E disse: "È quello. È il Giant’s Causeway. Questi bambini corrono sulle rocce del Giant's Causeway". E Jimmy continuò, "Riesco a vederla. Magica" [...].
Sopra: la scogliera Giant's Causeway nell'Irlanda del Nord.
Così tornai in Irlanda del Nord con il gruppo di bambini che avevamo scelto, le loro mamme, gli accompagnatori, i truccatori. Originariamente sarebbe dovuta essere una famiglia. Avevamo intenzione di usare un padre e una madre, nudi, un personaggio tipo Silver Surfer e due bambini, che sarebbero dovuti salire sulle rocce. Ma piovve a catinelle per una settimana e non riuscii a scattare la foto. Così dissi, "Ok, creerò un collage in bianco e nero, fatto tutto con i bambini, esattamente allo stesso modo dell’immagine di Arthur C. Clarke". Ma poiché era tutto pieno di rocce ottagonali, mi resi conto che potevi ritagliarle attorno e incollarle tutte assieme e fare un montaggio, ma che non combaciava mai. Allora lo dipinsi a mano. Lo scatto per la parte interna è un vecchio castello, molto vicino al Giant's Causeway, con l'immagine dell'uomo, completamente argentato, che sta sollevando in alto la ragazzina, come un qualcosa di sacrificale. Faceva molto Led Zeppelin. Davvero appropriato. Il ritocco richiese circa due mesi, per cui fui in ritardo per la copertina dell'album, e avevo Peter Grant che mi urlava in faccia. Avevano un concerto da qualche parte nel nord dell’Inghilterra e Peter Grant mi disse: ”Vienimi a prendere alla stazione con la tua macchina, e fa' in modo che le grafiche siano pronte. Non aspetterò oltre". Risposi: "OK, Peter" Così presi lui e Jimmy e guidammo alla Victoria Station. Aprii il bagagliaio della mia macchina, al cui interno avevo le due grafiche. Jimmy diede un'occhiata a quella per l'esterno e disse: "È meravigliosa". Io aggiunsi: "Mi dispiace, non sono riuscito ad avere la famiglia. Ma i bambini sembrano migliori!" Lui rispose: "Incredibile." Gli mostrai l'interno della copertina e disse: "Questa dovrebbe essere l'esterno della copertina". Io replicai: "No, no, no". Peter Grant, che è una montagna d'uomo, colpendomi al petto: "Abbiamo avuto quello che volevamo". Alla fine, li persuasi che l’esterno doveva essere l’esterno» 2. |
Album Houses of the Holy | |
Autore Led Zeppelin Genere: hard rock | |
Casa discografica e anno Atlantic Records 1973 | |
Studio grafico Hipgnosis |
La copertina di Houses of the Holy è considerata tra le più belle della storia del rock (è arrivata al 50° posto nella classifica delle cento migliori cover di sempre della rivista Rolling Stone), ed è ispirata al romanzo Le guide del tramonto (Childhood
«Un giorno squillò il telefono, era Jimmy Page. "Ho visto la copertina di un album che avete fatto per una band chiamata Wishbone Ash", ossia Argus. "Vi piacerebbe fare qualcosa per i Led Zeppelin?" Risposi: "Sicuro. Qual è il titolo?" Disse: "Non ce l’ho." Replicaii: "Che musica è?" "Um, non te lo dico". "Di cosa parlano i testi?" "Non sono pronto a condividere queste cose con te". Tipico di Jimmy, molto esoterico e bizzarro. Mi disse: "Troviamoci entro tre settimane e venite con qualche idea. Lo sapete che tipo di band siamo".
Così andammo nel loro ufficio di Oxford Street e là c’erano il massiccio Peter Grant, il loro formidabile manager, e la band seduta attorno. In quei giorni eravamo soliti abbozzare idee su di un pezzo di carta. E una delle ispirazioni destinate a loro era Arthur C. Clarke. Aveva scritto un romanzo intitolato "Childhood's End". E alla fine di quel libro c'era questa immagine di tutti i bambini della terra che si alzavano in un grande tempesta di fuoco e salivano nello spazio. Storm ed io eravamo molto interessati a quel tipo di cose. Amavamo William Blake, Luis Buñuel e Salvador Dalì – l'immaginario surrealista e gli scritti esoterici. Così quel giorno presentammo ai Led Zeppelin questa ed altre idee. Per un motivo o per l’altro, Robert Plant era stato all'isola di Staffa, nel nord della Scozia. È all'altra estremità del Giant's Causeway e del Mare del Nord, dove ci sono tutte queste rocce ottagonali. E disse: "È quello. È il Giant’s Causeway. Questi bambini corrono sulle rocce del Giant's Causeway". E Jimmy continuò, "Riesco a vederla. Magica" [...].
Sopra: la scogliera Giant's Causeway nell'Irlanda del Nord.
Così tornai in Irlanda del Nord con il gruppo di bambini che avevamo scelto, le loro mamme, gli accompagnatori, i truccatori. Originariamente sarebbe dovuta essere una famiglia. Avevamo intenzione di usare un padre e una madre, nudi, un personaggio tipo Silver Surfer e due bambini, che sarebbero dovuti salire sulle rocce. Ma piovve a catinelle per una settimana e non riuscii a scattare la foto. Così dissi, "Ok, creerò un collage in bianco e nero, fatto tutto con i bambini, esattamente allo stesso modo dell’immagine di Arthur C. Clarke". Ma poiché era tutto pieno di rocce ottagonali, mi resi conto che potevi ritagliarle attorno e incollarle tutte assieme e fare un montaggio, ma che non combaciava mai. Allora lo dipinsi a mano. Lo scatto per la parte interna è un vecchio castello, molto vicino al Giant's Causeway, con l'immagine dell'uomo, completamente argentato, che sta sollevando in alto la ragazzina, come un qualcosa di sacrificale. Faceva molto Led Zeppelin. Davvero appropriato. Il ritocco richiese circa due mesi, per cui fui in ritardo per la copertina dell'album, e avevo Peter Grant che mi urlava in faccia. Avevano un concerto da qualche parte nel nord dell’Inghilterra e Peter Grant mi disse: ”Vienimi a prendere alla stazione con la tua macchina, e fa' in modo che le grafiche siano pronte. Non aspetterò oltre". Risposi: "OK, Peter" Così presi lui e Jimmy e guidammo alla Victoria Station. Aprii il bagagliaio della mia macchina, al cui interno avevo le due grafiche. Jimmy diede un'occhiata a quella per l'esterno e disse: "È meravigliosa". Io aggiunsi: "Mi dispiace, non sono riuscito ad avere la famiglia. Ma i bambini sembrano migliori!" Lui rispose: "Incredibile." Gli mostrai l'interno della copertina e disse: "Questa dovrebbe essere l'esterno della copertina". Io replicai: "No, no, no". Peter Grant, che è una montagna d'uomo, colpendomi al petto: "Abbiamo avuto quello che volevamo". Alla fine, li persuasi che l’esterno doveva essere l’esterno» 2. |
Sopra: Arthur C. Clarke e il suo romanzo Childhood